Hogwarts: Il Paiolo Magico - {Harry Potter GDR}

Declann Delia Drummond

È strano il sangue di drago
Lei prende fuoco se lui apre bocca e le dice "Ti amo"
È sangue di drago

Il fuoco era l'elemento degli Ifrit, quel calore, nonostante mi pizzicasse la pelle, era piacevole e consolatorio in un luogo così spento e angusto e freddo. Peccato che tutto quello che fu, successivamente, non aveva niente di rassicurante. Strinsi piano la lanterna, illuminando alla ben e meglio quello che avevo intorno, come a cercare una risposta, ma tutto ciò che ottenni furono fiamme. Sebbene fosse l'elemento che mi appartenesse, sebbene il fuoco non mi toccasse in alcun modo, gli abiti rimanevano comunque infiammabili e le mie conoscenze in fatto di incantesimi non soltanto scadevano sul ridicolo ma, se avessi potuto fare affidamento su qualcosa che aiutava l'acqua a vincere il fuoco, avrei di sicuro fallito.
Per prima cosa, agevolai i movimenti di mia cugina: mi piazzai di fronte ad Ailsa, nella sua folle idea di infilare i corni nelle bocche della verità inquietanti, difendendola col mio corpo sperando che i miei abiti non prendessero fuoco in maniera troppo rapida, in modo tale da rallentare le fiamme. Poi, però, l'intenzione di mia cugina era quella di spegnere le fiamme e non di... scappare?!
"Ailsa, ma che fai! Andiamo via da qui!" Cercai di urlare, optando per intervenire, nel frattempo che mia cugina avesse deciso di desistere dal diventare una torta di mele ben cotta, procedendo anche io col mantello della divisa, presumibilmente bagnato di pioggia, tenendolo stretto con una sola mano, mentre l'altra non abbandonava la presa sulla lanterna, a cercare di rallentare le fiamme. Avrei potuto anche toccare a mani nude il fuoco, ma non ero sicura che prendere a manate il muro avrebbe fatto di più che con un mantello zuppo d'acqua.
Ero nel panico, Farlann col suo scudo magico, poteva fare qualcosa e, invece, se ne stava lì impalato a fare chissà che. Quando vidi che Ailsa non era più troppo apertamente vittima del fuoco, osservandola sbattere con veemenza il suo mantello contro le pareti, guardai in direzione dell'apertura, cercando di capire se poteva avere qualcosa che non andasse. Mi ci avvicinai, se tutto fosse stato leggermente più sicuro di stare in una stanza piena di fiamme, cercando di attirare l'attenzione dei miei compagni con le braccia. "Ragazzi, forse è meglio andare!"

scheda / portfolio / dashboard

Declann Delia Drummond

È strano il sangue di drago
Lei prende fuoco se lui apre bocca e le dice "Ti amo"
È sangue di drago

Per un attimo mi dimenticai di dover fare un'intervista. Avevo perso troppo tempo a cogliere il confine del collo del corvonero che la sua voce era diventata un'ombra nel vuoto: non capivo bene che quello fosse l'innato effetto dei mezzi-veela, ma avrei dovuto capirlo dato che il professor Bresc faceva spesso lo stesso effetto.
Ora, tornando al presente, al qui e ora, mi spostai di lato per permettere a Erick di sedersi accanto a me, al mio tavolo, al tavolo dei Grifondoro. Una macchietta blu in un mare rosso che avrebbe potuto tingere tutto di un viola stupendo.
Metafore cromatiche a parte, la mia mano poggia sullo spazio della panca dedicato alla sua seduta, sorrido piano dicendo: "ti siedi qui o vuoi andare da un'altra parte?" Quale altra parte? Più appartata? Più lontana da sguardi indiscreti? Non lo sapevo, anche perché la mia posizione, con le gambe ben piantate sotto il tavolo dei Grifondoro, lasciava presagire che no, non avevo molta voglia di alzarmi-
Poi, d'un tratto, lui iniziò a parlare e io mi feci cauta e silenziosa, un sorriso accondiscendente e tanti, troppi, pensieri che vorticano nella testa.
"No, non credo che ci saranno domande che non mi piacciono..." tentennai, debolmente, curiosa di sapere cosa avrei dovuto vivere nei prossimi venti o trenta minuti. "Però, magari... potresti non mettere il mio nome. Che ne pensi?"

scheda / portfolio

Declann Delia Drummond

È strano il sangue di drago
Lei prende fuoco se lui apre bocca e le dice "Ti amo"
È sangue di drago

Le strane scoperte che avevo fatto mi lasciarono folgorata dalle intuizioni. Per questo motivo, mentre mio fratello si concentrava a guardare antichi e strani scudi, cercai l'attenzione di Ailsa,, avvicinandomi a lei con calma. Le poggiai una mano sulla spalla, la bacchetta ancora illuminata a fingersi una torcia. "Trovato niente di interessante?" le avevo chiesto, cercando di comprendere lo stato d'animo di mia cugina a partire dal suop sguardo. "Guarda lì," le dissi, poco dopo, puntando con lo sguardo verso il soffitto per farle notare la scala ancorata alla parete. "Sembra ci possa permettere di uscire da lì, dovremmo provare a staccare i pioli più bassi dalla parete, oppure... se è abbastanza lunga, capire come staccarla e scendere nel pozzo." Mormorai, come se le mie parole potessero risvegliare un antico mostro in quel luogo misterioso. "Non lo so, questo posto mi sembra sempre più spaventoso."
Nonostante questo, la verità era che avevo bisogno di una bacchetta amica, una luce che unita al mio Lumos mi permettesse di leggere per intero la scritta illuminata da quello strano riverbero della lanterna avvolta dai tentacoli. Le strinsi un lembo della giacca, cercando di indicarle con la testa il piedistallo che avevo osservato poco prima. "C'è una scritta, da quella parte, contro la porta di pietra. Magari illuminandola in due riusciamo a leggerla interamente e così possiamo avere qualche informazione in più. Mi aiuti?" Le chiesi, facendo un passo verso la lanterna e il piedistallo. Se Ailsa avesse accettato, la avrei condotta proprio in direzione della lanterna per mostrarle il mistero della luce e della scritta. Le avrei fatto vedere che puntando la luce contro la lanterna essa sarebbe stata riflessa come un faro contro il muro, rivelando una porzione di un'iscrizione realizzata con inchiostro nero o vernice nera, non credo importasse più di tanto. Le spiegai che con due luci, magari, - dato che né io né lei sapevamo utilizzare il Lumos Maxima e che l'unico che forse poteva farlo era intenzionato a osservare un grosso e pesante scudo maledetto - avremmo potuto leggere tutta l'iscrizione e avremmo potuto capire quale fosse il mistero che si nascondeva all'interno.
Con l'ausilio delle due luci, infatti, avrei anche osservato il resto della porta, cercando di capire cosa fosse e se potesse in qualche modo essere aperta.

scheda / portfolio / dashboard

Declann Delia Drummond

È strano il sangue di drago
Lei prende fuoco se lui apre bocca e le dice "Ti amo"
È sangue di drago

Non aveva importanza che quello strano folletto avesse fatto irruzione proprio mentre danzavamo. Non aveva senso, come non aveva senso che solo alla fine di quella serata dove avevo cantato, riso e abbracciato, avevo vinto il ballo con un cavaliere. Un cavaliere un po' imbranato, burbero, forse anche col cavallo zoppo, ma pur sempre un cavaliere.
Deglutii piano, quando le sue mani scivolarono da una postazione più modesta, le nostre mani intrecciate, ai miei fianchi. Come se tutto a un tratto quel ragazzino si fosse trasformato in un uomo, che sapeva dove sfiorare senza scadere nella volgarità, ma per cercare vicinanza. Come siamo piccoli in confronto all'enormità della sala e di quelle parole che rimbombano nella mia testa.
La magia di quel momento scosta il tarlo che, nella mia mente, viene innestato da Pix. Perché di brontoloni ne conosco uno solo e di tassorosso balbuzienti altrettanto e se le punte dei miei capelli non sono diventate del color del fuoco era solo a causa di quelle mani a farmi da cintura. Scossi piano la testa, sospingendomi in quella danza che, direi, stava guidando Adam e sentii un sospiro che non mi aspettavo.
Come faccio a sopportarlo? Non lo sapevo nemmeno io. E invece quella spinta dal centro del mio torace, dal collo del mio stomaco, dal fulcro dei miei bagliori d'Ifrit, mi accompagnò con tutta l'impossibilità di trattenermi. No, non ero io a parlare, a posteriori avrei riconosciuto gli effetti del Veritaserum? Non potevo saperlo, ma potevo sapere cosa dissi in quell'istante, mentre gli tremava la voce e a me tremava l'anima. Come quel sottile pezzo di legno che sostiene le due parti del violino.
"Perché mi piaci," dissi, rendendomi proprio in quell'istante che quello era un segreto che mi ero tenuta dentro e che non avrei voluto fare uscire. Perché i maschi si beano delle lusinghe delle femmine, e questo me l'aveva fatto capire tante e tante volte la mia sfortunata mamma, che aveva amato ed era stata abbandonata. "Ma questa sarà l'ultima volta che te lo dico." Un'altra verità, come un fioretto dichiarato baciandosi indice e medio uniti: da un lato e dall'altro.
Ma a me che importava, tanto sarebbe stata la prima di una lunga serie di batoste, forse fortunate, forse volte a fortificare una bambina un po' troppo ingenua. In quel momento pensai che volevo avere i capelli rossi, ma non rosso del fuoco di Emily Mills, ma rosso del sangue dei nemici di Grifondoro. Sorrisi piano, guardandolo negli occhi per scostarmi da quella vicinanza inappropriata e appropriata allo stesso tempo. Lo guardai perdendomi nel profondo delle sue iridi sperando che lui affogasse nelle mie. Era bello, quel momento. Volevo stamparlo nella mia mente.

scheda / portfolio / dashboard

Declann Delia Drummond

È strano il sangue di drago
Lei prende fuoco se lui apre bocca e le dice "Ti amo"
È sangue di drago

L'acqua non è per niente il mio elemento ed entrare dentro di essa all'interno di un trabiccolo babbano mi fa scattare il cuore in gola. Siamo in un luogo inesplorato e inquietante, una creatura di fuoco come me non può far altro che disconoscere ambienti e sensazioni del genere, così come l'oscurità profonda che ci ritroviamo a osservare. Nero, nero buio e profondo, nero come l'anima di certi tenebrosi compagni di classe. Scuoto la testa perché cerco la vicinanza di Ailsa ma la paura che mi scuote il corpo è troppo grande.
Quando arriviamo mi sembra di essere in una di quelle illusioni strane del professor Bresc, luci che si intrecciano e colori inappropriati, come se fosse frutto della nostra immaginazione più profondamente spaventosa e intima, quella dove nessuno vuole più entrare o non ha mai avuto il coraggio di farlo. Deglutisco per far liberare le orecchie, ma non funziona e quindi mi tappo il naso e soffio forte. Un sonoro scocco dalle orecchie mi risveglia ancor più che quella strana grotta, fatta d'acqua metallica e sabbia metallica e inquietanti scalini di pietra.
"Ma... che diavolo di posto è questo?" Mi lamento, l'incapacità di sapere cosa fare mentre tutti i miei compagni di viaggio scendono dalla macchina e si aggirano per quel luogo misterioso. Ultima, ma non per importanza (sì, me lo dico da sola), scendo dall'auto con fare meditabondo, mentre tutti quanti cercano di capire cosa siano quegli strani oggetti, io mi guardo intorno. Troppo buio, la luce flebile dei fanali di quella strana auto non aiuta e quindi anche io prendo in mano la bacchetta. Pronuncio la formula dell'incantesimo, "Lumos!" con fermezza, lasciando che dalla punta del mio catalizzatore si manifesti la luce necessaria per rendere la mia camminata un po' meno attempata e oscura.
Cerco di capire quali siano le vie d'uscita, se per caso ve ne fossero, così come cerco di capire da quanto tempo quel luogo sembra essere inabitato o, addirittura, abbandonato al suo destino. E se fossimo dentro il faro? Il pensiero scorre nella mia mente con una rapidità tale da non riuscire a controllarlo. Cerco qualche informazione, qualsiasi cosa che il mio sguardo da ragazzina possa considerare come valida, e poi, piano, mi dirigo verso quella strana lanterna.
Il piedistallo su cui poggia è in pietra, scolpito per somigliare a un tentacolo che avvolge l'intera lanterna. La osservo, la studio, avvicino la luce per capire di che si tratti. Tutto quanto mi sembra fin troppo misterioso.

scheda / portfolio / dashboard

Declann Delia Drummond

È strano il sangue di drago
Lei prende fuoco se lui apre bocca e le dice "Ti amo"
È sangue di drago

Non era una serata tranquilla. Il Tracking Bracelet, stretto al mio polso, aveva dato un segnale che non sapevo interpretare. Farlann, fuori dal castello dopo il coprifuoco, in una nottata di pioggia. Non mi piaceva affatto questa situazione: osservai, quindi, affacciandomi alla finestra per confermare la presenza di Farlann al di fuori dell'edificio e, con mia grande sorpresa, non era solo.
Ailsa, insieme a lui, a vagare di notte come dei veri bulli e questa cosa mi mandava in bestia. Scesi di corsa, cercando di colmare la distanza che ci separava e quando, dopo una serie di passaggi segreti, avevo raggiunto l'esterno, eccomi a seguire mio fratello e mia cugina nel momento più sbagliato di tutti.
Li seguivo in cerca di risposte che, in realtà, non riuscii ad avere. Avevo visto Farlann e Ailsa allontanarsi a un orario sbagliato, col clima sbagliato, nel momento sbagliato, ma erano così lontani da essere impossibili da raggiungere. Avevo sceso le scale con la velocità di un fulmine ma li avevo persi nell'oscurità della pioggia. Odiavo che avessero deciso di fare cose pazze fuori dalla scuola senza di me e proprio mentre stavo pensando a tutti gli insulti che potevo dedicare ai miei cugini (perché sì, erano cugini quando facevano cose senza di me!) la luce aveva bruciato sui miei occhi. Da dove diamine proveniva quella luce fastidiosissima?
Arrancai, camminando un po' nel vuoto, rendendomi conto che quella luce doveva provenire da un faro. Ma no, certo, dal faro.
Quale faro?
"La prossima volta che andate in giro fuori dal Castello sotto la pioggia, quanto meno avvertitemi!" Avevo detto, ricercando lo sguardo di Farlann e di Ailsa che, nel frattempo, mi aveva stretto la mano.
Mi sembrava tutto così strano, come se non fosse strana la presenza di una macchina babbana oltre che di Samantha e Lauren, completamente senza senso lì con noi.
Entrai dentro la macchina, seguendo mia cugina e mio fratello, perché se tanto eravamo lì, tanto valeva entrare nelle misteriose macchine babbane.

scheda / portfolio / dashboard

Declann Delia Drummond

È strano il sangue di drago
Lei prende fuoco se lui apre bocca e le dice "Ti amo"
È sangue di drago

“Grazie…” Il suo complimento mi colse impreparata. Avevo ancora tra le mani una ciocca dei lunghi capelli biondi di Ailsa quando sentii quel senso di vuoto allo stomaco. Grande, immenso, un buco nero pieno di stelle che mi risucchiava dall’interno. Trattenni per un istante infinito il fiato, guardando con la coda dell’occhio Emily sul palco che cantava in solitaria.
“Anche se la tua preferita sta cantando adesso?” Gli chiesi, senza pudore. Non sapevo di star dicendo forzosamente la verità a causa di un muffin avvelenato di pozioni, perché io spesso dicevo la verità così com’era, anche se spesso riuscivo a trattenermi. Lo guardai con la faccia da poker che sapevo fare meglio, con gli occhi fissi sugli angoli della sua bocca, poi sul suo naso, ma mai sui suoi occhi. Ailsa era splendida - anche lei mi aveva dedicato dei complimenti - e loro avevano ballato insieme, ma io non sapevo se avrei mai avuto il coraggio di chiedergli di ballare, ciononostante sentii i movimenti del mio corpo cullarmi nella musica, il mio elemento.
Una serie di esclamazioni e abbracci da parte di mia cugina rimbombarono nella mia mente occupata da un turbinare di pensieri come se le sue parole avessero concretizzato un incubo o un sogno. Il riferimento della distaccata dei Drummond al ballare insieme, io e lui, mi aveva provocato uno stordimento da schiantesimo e sentii le guance diventare fuoco vero.
Un sorriso a disagio.
Trattenni il fiato per un istante, incapace di guardare mia cugina, incapace di guardare Adam, capace soltanto si guardare un po’ più in là dei loro volti e delle loro spalle. Una sorta di guardo-non-guardo, insomma.
Nel momento in cui la conversazione deviò - grazie al cielo - su un bicchiere pieno di qualcosa di profumato, i miei occhi si presero di una luce nuova, il languore della pancia svuotata dall’adrenalina.
“Grazie,” dissi, di nuovo, sfiorando inavvertitamente la sua mano nel prendere il bicchiere che mi competeva. Bevvi piano dopo quel brindisi attempato, non sapendo a cosa brindare. Alla fine, quella cosa non era nemmeno alcolica e, forse, troppo poco zuccherata per i miei gusti.

scheda / portfolio / dashboard