Hogwarts: Il Paiolo Magico - {Harry Potter GDR}

Posts written by TheFedIvan

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    Declann Delia Drummond

    È strano il sangue di drago
    Lei prende fuoco se lui apre bocca e le dice "Ti amo"
    È sangue di drago

    Quel giorno mangiavo da sola, spezzettavo in tanti piccoli frammenti infinitesimali un biscotto per poi mangiarne le briciole per accompagnare il tempo che passava. Ero stranamente nervosa, non sapevo ancora per quale motivo, all'idea di essere intervistata. Ma non solo per il "perché" dovevo essere intervistata, ma anche il "da chi". Effettivamente, quando avevo saputo da Lukas che era stato intervistato per qualcosa che riguardava il ballo di San Valentino, non avevo rapidamente pensato al fatto che, probabilmente, sarebbe toccato pure a me. L'informazione, come tante altre, era passata in sordina nella mia mente, accantonandosi tra un ricordo e l'altro di punizioni di compagni di classe, compiti per non essere bocciata nuovamente e tante cose di vario genere.
    Quando, però, sentii la sua voce alzai la testa di scatto. Avevo i capelli neri, la prima volta che ci siamo incontrati e adesso avevamo entrambi i capelli biondi: una cosa in comune, pensai, gli occhi fissi su di lui che mi salutava con l'imbarazzo che non mi aspettavo mai d'avere da un mezzo-veela. Arrossii, lo sentivo perché percepivo ancora più freddo sulle guance e la punta del naso del solito (a causa della mia temperatura elevata) e mostrai un sorriso che non sapevo controllare. Sghembo e imbarazzato.
    Era il mio momento, magari avrei dovuto aspettarmelo o, forse, mi avrebbe chiesto di ballare in mezzo alla sala come i due scemi che eravamo stati quella stessa sera in cui ci eravamo incontrati per la prima volta, tra schiaffi e schiamazzi. "Ehi, Erick... Cialve a te!" La voce troppo acuta di chi non si aspettava di dover parlare così presto.

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  2. .
    PAULINE LEDREC ▾ guaritrice

    If the end of the world is near | Where would you choose to be?

    La voce di Victor riecheggiò nella sala con un riverbero tale da farle sentire il cuore pesante. La distanza che si era creata, nuovamente, fra loro era inconcepibile, la deriva che aveva portato Victor a far sparire tutte le sue cose dalla sua stanza a Les-Baux-En-Provence, nella tenuta dei Ledrec, non aveva mai fatto piacere a Pauline che, forse per buon cuore o forse per perbenismo, aveva sempre bisogno di badare al suo fratellino.
    Si ricordava ancora, poco dopo la fine dell'ultimo anno di Victor, che senza dir nulla aveva lasciato poche delle sue cose, principalmente quelle della sua infanzia, della loro infanzia insieme, a fare la polvere in una stanza lasciata con la porta chiusa a chiave, ma con le chiavi inserite nella toppa. Non le importava, di tutti i veri segreti che Mael le stava tenendo chiusi nei pugni dietro la schiena, che la serpeverde e la corvonero avessero un certo legame con quello che sarebbe stato il suo futuro marito era decisamente ovvio, ma il turbinio di tremori alla vista del fratello minore aveva cancellato con un colpo di spugna il suo timore.
    "Tu mi nascondi qualcosa," mormorò a Mael, senza smettere di guardare Victor. Non si sarebbe avvicinata, non era lei a dover cercare ancora una volta il contatto, non era lui che l'avrebbe fatto. Si rivolse in direzione del suo giovane e futuro sposo. "Fingerò di non averlo capito, per ora, ma non tagliarmi fuori dalle tue cose, non fare il mio stesso errore."
    Lei non aveva solamente tagliato fuori dalla sua vita Mael, sbagliando, erigendo muri di cui non sapeva nemmeno controllarne la stabilità, Victor ne era la prova, tangibile.

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    Personaggio: Pauline Ledrec de Lafevre
    Anni di studio: 2012-2019
    Casa: Serpeverde
    GUFO: ARSM MDM LOM CDCM ALC POZ
    MAGO: TRA DCLAO INCN
    Ruoli ricoperti: Caposcuola 2016-2019, Giornalista Eco di Hogwarts: Team Oroscopo 2014, Redattrice Eco di Hogwarts 2015-2019
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    VICTOR LEDREC ▾ cespuglio farfallino

    Si racconta di un uomo mezzo diavolo
    Tanto infame da uccidere una dea
    C'è chi dice sia figlio di uno scandalo
    Tra pirati di qualche dinastia

    Non avevo dimenticato il trascorso che avevo avuto con entrambe. Kharis, per prima, più grande, attirò la mia attenzione in quanto ultima persona con cui avevo avuto qualcosa di intimo di cui volevo effettivamente ricordare, negli ultimi tempi. La guardai attentamente, lo sguardo un po' annebbiato dall'alcool come l'ultima volta che ci eravamo incontrati. Sybilla, beh, lei era tutta un'altra storia. Stava blaterando qualcosa sull'essere morta e risorta, la cosa mi sembrava particolare e inquietante allo stesso tempo, ma la mia mente corse di fretta a far corto circuito con quello che mi aveva, effettivamente, diviso da lei. Era inutile che facessi lo sborone, lo strafottente, quella nostra storia, segreta e recondita, era una pugnalata mai ferita, forse l'ennesima, dopo il tradimento di Aibell.
    Ma con la migliore delle mie espressioni sagaci, me n'ero bellamente fregato, drink in mano e tutto l'interesse di rispedire al mittente qualsiasi cosa fosse stato il nostro tempo passato insieme. Con Kharis, invece, che attirò il mio interesse, mi fermai a riflettere: quello che c'era stato tra noi, recente, fresco e, come detto, degno di nota, aveva riportato alla vita qualcosa che forse non sapevo come spiegare, la certezza di essere vivi, entrambi, beh, tutte quelle fandonie che ho proceduto a generare nella mente per distrarmi dal fatto che, no, Samantha quella sera non c'era.
    Cazzo, quanto ero un casino. Ancor peggio di quanto ero prima, quando quelle mura le attraversavo a suon di pugni e marachelle. Mi chiesi cosa sarebbe stato se Audrey non avesse indagato sulla mia falsa piromania, smentendone i pregiudizi che mi hanno fatto riclassificare al rango di "tipo strano che fino ad ora studiato a casa". Scossi la testa, attirato via dai miei pensieri dalla voce sarcastica di Kharis.
    "Uh, perché, c'è pure Mael?" Mi guardai intorno con lo sguardo di chi vuole ostentare il disinteresse. "Non saprei, l'unico gran passo che gli auguro è quello al ciglio di un burrone."
    I miei occhi non corsero in direzione di mia sorella, non l'avrei potuta guardare con quell'anello al dito.

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    Personaggio: Victor Ledrec De Lafevre
    Anni di studio: 2016 - 2021 / Ha studiato a casa fino a maggio 2016
    Casa: Serpeverde (III/IV) - Tassorosso (V/VII)
    MAGO: CDCM INC TRA
    GUFO: ERB POZ MI SDM
    Ruoli ricoperti: Portiere serpeverde 2017 - 2018 / portiere tassorosso 2019 - 2021
  4. .
    LEVON BRESC ▾ ALCHIMISTA

    You better come get your man
    I think he wanna be way more than friends (what?)
    Way more than friends

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    La violenta necessità del Capo Auror di sottolineare il fatto che Zoey fosse sua sapeva dargli il voltastomaco. Rimase interdetto, osservando i suoi occhi da cane da guardia, lo sguardo severo di chi vuole imporre la propria presenza. Se avesse voluto, l'avrebbe dovuta invitare alla festa, e invece Zoey aveva scelto di andare con lui e, per quanto poco romantico, voleva rispettare il suo volere.
    "Hai tutto il tempo per stare in solitudine con qualcuno, ma non per ballare con me in Sala Grande, fai bene ad approfittarne," disse, facendo un occhiolino a Magnus piuttosto che a Zoey, per il puro gusto di sentirlo bollire nella sua zuppa da maschio alpha mentre camminava insieme alla ragazza proprio al centro della sala, le braccia di lei - un po' più alta - strette intorno al suo collo, poggiate alle sue spalle, le mani di lui sui fianchi della donna, in una carezza gentile e non famelica. Non serviva, non in quel momento.
    Quando si sentì ringraziare, lo sguardo perso nella trama dorata dei capelli di Zoey si spostò in direzione del suo sguardo. Uno sguardo Ledrec, che aveva saputo ben riconoscere, si nascose dietro la spavalderia di una donna guerriera che sapeva di star perdendo la propria armatura. Non chiese il perché, ma lo immaginò, per la sfacciata voglia di sentirsi al centro dell'attenzione, per il puro gusto di non dirsi di essere solo, averla fra le braccia come un il trofeo prezioso che era.
    Poi, gli occhi puntati nei suoi si fecero tristi, perché proseguì con una richiesta d'aiuto che Levon non si sarebbe mai aspettato. Un favore che non aveva bisogno di una richiesta per essere esaudito perché Levon sapeva perfettamente che quello del "piano B" era il suo ruolo. Lo era sempre stato, l'aveva sempre scelto per non portare l'effige di essere il piano A e poi disattendere le aspettative. Come aveva fatto con Ruairi. Sospirò piano, alla frase successiva della ragazza, ritrovandosi a sorridere. "Ci sarò, se me lo permetterai," disse debolmente, indicando con lo sguardo l'espressione torva di Magnus Jorgersen, il vero maschio che sarebbe stato, forse, capace di allontanarla da tutti gli uomini che le sono gravitati intorno. "Perché sai perfettamente che farà male." Disse, con la stessa serietà con cui sapeva pronunciare le cattive notizie. La musica terminò in un diminuendo di suoni, mentre i movimenti dei due si fecero più distanti. Lasciò andare Zoey in direzione del suo uomo, percorrendo ad ampi passi lo spazio che lo separava dall'open bar.

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    Personaggio: Levon Bresc-Munchausen
    Anni di studio: 2003-2010
    Casa: Grifondoro
    GUFO: MDM ASTR LOM ALC
    MAGO: INC POZ TRA
    Ruoli ricoperti: 1° Classificato Torneo Club dei Duellanti (2008-2010) - Professore di Alchimia (2017-Presente)
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    VICTOR LEDREC ▾ cespuglio farfallino

    Si racconta di un uomo mezzo diavolo
    Tanto infame da uccidere una dea
    C'è chi dice sia figlio di uno scandalo
    Tra pirati di qualche dinastia

    La festa era iniziata da troppo tempo e io, indeciso sul da farsi, ero rimasto all'esterno a fumare una sigaretta dopo l'altra, in disparte, col desiderio di distruggere il poco che rimaneva dei miei polmoni salvati dall'Helianthus ma non dalla vita. Mi ero aggirato in cerca di sguardi noti, Samantha, Eveline affacciata alla torre della sua sala comune o, forse, nel profondo del mio cuore, speravo di vedereAibell. Ma nessuno di quei visi mi ricordava le tre persone che avevo visto, ma soltanto lo spauracchio di quello che avevo deciso di abbandonare con troppa velocità di quanto meritasse. Avevo visto entrare i miei fratelli, MaelZoey, altri compagni di dubbio interesse come quello spocchioso di Sebastén e l'unica cosa bella, non meritata, che poteva capitargli Audrey, ma null'altro. Ero rimasto in disparte quando Mael si era inginocchiato, aveva dato un anello estremamente tamarro a mia sorella, o quando quel viscido del suo mentore alchemico si era limonato mia cugina. Costance era in disparte con un bicchiere in mano e tutti gli altri schiamazzavano come le mie compagne di casa nei Tassorosso.
    Quando entrai, sbraitando un "E' qui la festa?!" non mi curai assolutamente di non ricevere nessun convenevole, né mi premurai di prendere quel portachiavi disgustoso per non sapere se si sarebbe tinto di verde per la mia appartenenza primigenia alla casa di Salazar o giallo per la costrizione che ho subito.
    Corsi subito verso il banco degli alcolici, un bicchiere, una brodaglia che mandai giù senza interesse e, rapidamente, mi diressi verso Kharis ignorando bellamente chiunque stesse intorno a loro. Insieme a lei, una ragazza che si premurava di schiamazzare e ridacchiare. La riconobbi per le fattezze, squadrandola dalla testa ai piedi in tutta la sua figura, che se il mio sguardo obnubilato dall'esistenza non mi ingannava, doveva essere Sybilla Buonarroti.
    "Ragazze, buonasera," dissi avvicinando il bicchiere tra le due. "Posso unirmi a voi?"

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    Personaggio: Victor Ledrec De Lafevre
    Anni di studio: 2016 - 2021 / Ha studiato a casa fino a maggio 2016
    Casa: Serpeverde (III/IV) - Tassorosso (V/VII)
    MAGO: CDCM INC TRA
    GUFO: ERB POZ MI SDM
    Ruoli ricoperti: Portiere serpeverde 2017 - 2018 / portiere tassorosso 2019 - 2021

    Edited by TheFedIvan - 22/5/2023, 12:27
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    LEVON BRESC ▾ ALCHIMISTA

    You better come get your man
    I think he wanna be way more than friends (what?)
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    Assorto dal momento romantico che, per una qualche strana ragione era certo che non avesse mai vissuto, l'unica disattenzione del momento furono proprio le labbra morbide di Zoey sulle sue. Levon si mosse, distogliendo lo sguardo dalla coppia felice che, in quella Sala Grande che attraversava ogni giorno per lavoro, si era detta il "sì" definitivo.
    Levon strinse le mani intorno ai fianchi della donna, fasciando insieme al suo stretto vestito il suo corpo, gli occhi chiusi in un brivido che partiva dallo stomaco e raggiungeva le sue labbra. La strinse piano, scuotendo la testa prima di distaccarsi da lei: "Scusa se ti ho fatta attendere..." Aveva mormorato, facendole l'occhiolino prima di baciarla un'altra volta. Le piaceva, Zoey, nonostante sapesse perfettamente che non erano destinati a stare insieme, non erano destinati ad essere niente di più di quello che erano.
    Lui, ritornando con gli occhi in direzione di Pauline e Mael, era fuori posto un po' come lei, eterno scapolo in una vita mai solo ma mai legato a qualcuno. O meglio, a qualcuno era stato legato, negli anni della scuola, e non a caso tornava spesso con lo sguardo in direzione della porta. Ruairi aveva ricevuto la lettera, come tutti gli ex studenti di Hogwarts, si era sforzato di non immaginarlo entrare da quella porta come avevano fatto tutti quanti, ma lo vedeva sempre come un'ombra, manifestarsi nei suoi completi neri e la sua barba folta e perfetta già da quando aveva sedici anni. Scosse la testa, distratto dall'allontanamento di Zoey, volto a salutare i novelli sposini.
    Sorrise anche lui, congratulandosi sia a Mael che a Pauline del lieto evento, lasciando però spazio a tutti gli amici più vicini dei due giovani.
    Poi, osservò debolmente la sala, puntando lo sguardo sui ragazzini che erano stati suoi studenti - Audrey, Sebastien, Moore che adesso era anche suo studente alla LUM, fino a raggiungere la figura possente del Capo Auror.
    Una piazzata, qualche schiamazzo misto all'acclamazione per i novelli sposi, e Levon si rivolse in direzione di Zoey e si accorse che si era allontanata. Come una mosca in direzione di una zolletta, gravitava intorno al Capo Auror con il giusto giusto di chi vuole ottenere il frutto proibito ma è troppo in alto, oltrepassò a grandi falcate la sala per raggiungere un calice elegante pieno di liquore dolce, scoccare uno sguardo in direzione di qualcuno che, dal suo completo, non poteva non attirare l'attenzione del Bresc, fino ad arrivare al fianco di Zoey, di fronte a Magnus, completamente disinteressato all'educazione di non interrompere la discussione.
    Forse per aiutarla, forse per interessarsi ad un altro trittico amoroso, mosse il braccio intorno al fianco di Zoey, sorridendo sardonico, però, in direzione di Magnus: "E così, eccoci di nuovo tutti e tre..." Rise, il fascino della veela che si irradiava intorno a sé come fosse la sua stessa aura. "Ho interrotto qualcosa?"

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    Personaggio: Levon Bresc-Munchausen
    Anni di studio: 2003-2010
    Casa: Grifondoro
    GUFO: MDM ASTR LOM ALC
    MAGO: INC POZ TRA
    Ruoli ricoperti: 1° Classificato Torneo Club dei Duellanti (2008-2010) - Professore di Alchimia (2017-Presente)
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    PAULINE LEDREC ▾ guaritrice

    If the end of the world is near | Where would you choose to be?

    In un tempo che le era parso infinito e interminabile, gli occhi di Mael davanti ai suoi avevano manifestato tutto lo spettro dei sentimenti dell'essere umano. Pauline si strinse a lui, indossando l'anello al dito giusto di una mano tremante, gli occhi che si facevano lucidi insieme ai suoi che si obbligarono entrambi a chiudere per i baci continui e ripetuti che il Grael gli aveva dedicato. Quella gemma piazzata al suo dito brillava come la loro unione.
    "Ho detto sì, amore mio... L'ho detto." si era morsa le labbra nell'agitazione del momento, sovrastata dall'entusiasmo di Mael al ritmo di una musica che non sentiva più nemmeno nelle proprie orecchie. Lei si sentiva completa, non avrebbe potuto vivere altro se non quella linea temporale in cui aveva tutta la vita davanti e quella sua vita davanti doveva passarla con Mael al suo fianco. Un bacio la riportò alla realtà, Zoey nella sua splendida forma, fu la prima a farle le congratulazioni e gli occhi si rivolsero rapidamente a lei, un sorriso da parte a parte nello sguardo di chi, forse per una recondita intesa familiare, riconosceva avere qualche pensiero per la testa. "Grazie, cugina," le sorrise, poggiandole un bacio sulla guancia con emozione. Il suo sussurro fu un brivido che le scivolò lungo la schiena, un sorriso delicato sulle labbra ed uno sguardo di consapevolezza: "Non accadrà," le aveva detto, in un sussurro inaudibile.
    Un urlo alle sue spalle le fa voltare la testa, gli occhi rivolti verso Sebastien che schiamazza complimenti e congratulazioni e, con occhi rapidi, lo sguardo si rivolse proprio intorno a lui, alla ricerca di qualcuno che, non me ne voglia il giovane ex corvonero, era decisamente più importante per Pauline. "GRAZIEE!" Gridò, alzando il braccio tatuato verso quella voce. Dopo aver orbitato intorno all'entusiasta magizoologo col quale aveva contribuito a salvare il mondo dall'Helianthus, Audrey con la sua espressione da serpeverde col timbro fece finalmente sorridere Pauline. Sì, una delle più care amiche, una delle sue colleghe di casa, di staff, e all'inizio anche sua tutorata. Un concentrato serpeverdesco che le ricordava i vecchi tempi della scuola, così come la sua voce sibillina: "Chi ti dice che non sia stata io a farlo cadere nelle mie spire?" fece un'occhiolino ad Audrey, d'altronde entrambe per i loro partner avevano attinto allo stesso calderone di ragazzi-ricciuti-unpo'strambi-corvonero. Accolse le congratulazioni di Audrey con dolcezza, ritrovandosi lei stessa a scoccarle un bacio sulla guancia. Quel sussurro, dritto nelle sue orecchie, la fece scoppiare a ridere.
    "Se lo fossi, saresti la prima a saperlo, te lo giuro!" ridacchiò di nuovo, voltandosi per un istante a guardare Mael.
    Ai primi schiamazzi, entusiasmi, felicitazioni, si aggiunse anche la voce profonda di Vincent richiamando l'attenzione della coppia proponendo un brindisi. Pauline aprì entrambe le mani, effettivamente né lei né Mael si erano premurati di prendersi qualcosa da bere."GIUSTO! Brindiamo!" Indicò con un dito la zona dove poter prendere delle bevande, un modo anche molto semplice per fugare i dubbi sulla sua eventuale - e inesistente - gravidanza, accompagnandosi d'altronde con l'entusiasmo da pescivendoli che aveva entusiasmato tutto il viaggio verso Hogwarts.
    Ultimo, ma non per importanza la chioma rossa di Rosaleen si manifestò per congratularsi con entrambi. Non pensava, Pauline, che si sarebbe mai ridotta a mostrare in lacrime un anello come fanno le signorine in via di matrimonio dei film no-mag, ma quello che si ritrovò a fare fu una piega sfacciata della mano alla richiesta della giovane ex compagna di casa di Mael, mormorando un "Bello, vero?!"
    Dopo aver brindato, festeggiato, l'unica cosa che portò Pauline a rivolgere nuovamente lo sguardo a Mael, fu il germoglio del seme della discordia. Gli occhi verdi dell'ex caposcuola avevano puntato due ragazze che, fino a quel momento, non avevano comunicato tra loro e l'unica cosa in comune che potevano avere era il legame col suo futuro sposo. Kharis, compagna di casa e la sedicente cara amica Sybilla, stavano parlando in lontananza, non si erano avvicinate a fare le congratulazioni a Mael. Ed eccola, la vena serpeverde che si manifesta con lo stesso sopracciglio in elevazione di Audrey alla scenetta della proposta, germoglio che diventa una pianta, lo sguardo di chi non può per forza lasciarsi godere il momento giusto: "Mh, Mael..." attirò la sua attenzione, puntando poi lo sguardo verso le due. "Strano che le tue amiche non ti abbiano fatto le congratulazioni..."

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    Personaggio: Pauline Ledrec de Lafevre
    Anni di studio: 2012-2019
    Casa: Serpeverde
    GUFO: ARSM MDM LOM CDCM ALC POZ
    MAGO: TRA DCLAO INCN
    Ruoli ricoperti: Caposcuola 2016-2019, Giornalista Eco di Hogwarts: Team Oroscopo 2014, Redattrice Eco di Hogwarts 2015-2019
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    HTML
    <tr>
    <td>[URL= https://ilpaiolomagico.forumfree.it/?act=Profile&MID=2802355]TheFedIvan[/URL]</td>
    <td>PB</td>
    <td>17/05/2023
    21/05/2023</td>
    <td>Problemi personali che ovviamente non avevo previsto che mi tengono un po' lontana da casa. Farò in modo di rispondere sia alla quest che all'evento della reunion e prevalentemente da cellulare, vogliatemi bene e mandatemi good vibes. Rimango comunque reperibile.</td>
    </tr>
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    PAULINE LEDREC ▾ guaritrice

    If the end of the world is near | Where would you choose to be?

    Lei l'aveva scelto con timore, con la paura che non fosse la giusta persona. Lei o lui ancora non lo sapeva. In realtà c'era qualcosa nella sua mente che la faceva riflettere, continuamente, su quel giorno d'inverno in cui si erano baciati per la prima volta: c'era la paura di contestualizzare un'immagine eterea, di vivere dal vivo qualcosa che da tempo aveva solo sognato. Lui l'aveva vista crescere, soffrire, l'aveva tenuto a distanza quando, in realtà, aveva bisogno soltanto dell'amore che quell'unica persona era in grado di darle. Lo sapeva nel momento in cui si era vista, come spettatrice, in quella Sala Grande senza l'enorme albero di Natale, a ricordare quelle parole incomplete con cui aveva deciso di essere sua e soltanto sua. Il ballo era passato in secondo piano, i movimenti ormai rodati dei loro corpi uniti, le mani a stringersi sulla sua nuca all'unisono con quelle di lui che si stringevano ai fianchi.
    Pauline, emozionata com'era dalla bella musica e dal bel silenzio che era coperto soltanto dai loro sguardi, dai loro movimenti, dal giusto momento e tempo e spazio di stare insieme. Da quella posizione, oltre al bel viso del suo fidanzato, poteva vedere contemporaneamente le spire del tatuaggio serpeverde in un braccio e la lunga cicatrice del fulmine nell'altro. Due segni indelebili della sua vita sulla terra, come il volto di Mael, certezza della sua esistenza. La musica era piacevole, un ritmo che sapeva di conoscere ma non riusciva a vedere e si commosse, notando il bagliore liquido negli occhi di lui: lo guardò, in silenzio, come faceva sempre, sfiorandogli di tanto in tanto un ricciolo scuro con le dita poggiate dietro la sua testa.
    Una giravolta improvvisa, un corpo stanco di chi si è ripreso nel fisico ma non proprio nella mente, Pauline chiuse gli occhi, lasciandosi trasportare dai suoi movimenti gentili, un passo dopo l'altro, fino a quando non si fece trasportare, ad occhi chiusi, dalle sue parole. Le ricordava anche lei, l'incertezza di quel momento, la consapevolezza delle parole che aveva sputato in faccia a Lestat, la sua eterna indecisione nei confronti dell'ignoto.
    Senza accorgersene, Mael aveva distanziato, nel silenzio di Pauline, i loro corpi. Lei si era sentita nuda, fredda, stremata, le mani che tastavano l'aria dove si trovava lui.
    Si inginocchiò.
    Prese una scatola di velluto verde.
    Un anello.
    A Pauline mancò il respiro, il fiato che tremava mentre le mani ancora sospese in aria scivolavano lungo il corpo, in una stasi innaturale: il bagliore dell'anello che riverberava nella luce soffusa della Sala Grande. Si perse in quei piccoli luccichii in un tempo interminabile, il verde dello smeraldo, il grigio cristallino del diamante, il calore dell'oro.
    Prima di quel momento pensava che sarebbe morta, che avrebbe vissuto la sua vita come fantasma nella mente di chi l'aveva amata, come vivevano nella propria mente i suoi, le persone perdute, i ricordi passati.
    Erano piccoli, in quell'occasione, e in tutte le altre: erano sempre piccoli. Come quella coppia di specchi gemelli dove aveva fatto incidere la frase "Mi mancheresti anche se non ci fossimo conosciuti." per dichiarargli con parole complesse quanto fosse grande il loro amore. In un tempo infinito, in cui non sapeva più se lo sguardo di Mael si fosse tramutato in terrore per la sua mancata risposta, Pauline passò lo sguardo dal gioiello prezioso al suo portatore, percorrendo con gli occhi la strada che passava per la scatolina di velluto, le sue braccia, il suo viso.
    "N-non..." tentennò, pronunciando quelle parole con gli occhi che si facevano pozze umide. "Mael... io..."
    Non stava tentennando, non aveva dubbi, aveva solo certezze, consapevolezze che, in quel momento voleva pronunciare con le parole giuste, giuste com'erano state le sue. Una lacrima unica, incontrollata scivolò sul suo viso tutto teso per un sorriso, portò le mani alla bocca, trattenendo un singhiozzo.
    "Per sempre, sì, Mael... Sì." Disse, infine con fermezza, allontanando le mani dal viso, scuotendo la testa dall'emozione: non avrebbe trovato le giuste parole perché non esistevano. Erano parole intricate, difficili, come loro due. Un'insieme di lettere che da sole perdono significato e che insieme hanno vita propria.
    "Mael Kieran Graël... Ti voglio sposare!"

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    Personaggio: Pauline Ledrec de Lafevre
    Anni di studio: 2012-2019
    Casa: Serpeverde
    GUFO: ARSM MDM LOM CDCM ALC POZ
    MAGO: TRA DCLAO INCN
    Ruoli ricoperti: Caposcuola 2016-2019, Giornalista Eco di Hogwarts: Team Oroscopo 2014, Redattrice Eco di Hogwarts 2015-2019

    Gli Specchi Gemelli sono stati regalati in questa role <3
  10. .
    LEVON BRESC ▾ ALCHIMISTA

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    In ritardo, ma sempre con stile, Levon aveva raggiunto la Sala Grande con il suo giusto comodo. Una musica riverberava nel sottofondo della sala, le teste che danzavano, i movimenti di persone che non avevano perso il giusto momento per danzare e divertirsi al posto di chi, come lui, aveva troppe cose arretrate da correggere con un abito incredibile addosso.
    Zoey era sicuramente lì, ad ingannare l'attesa strusciandosi contro qualcun altro, ed era anche un atteggiamento corretto nei suoi confronti dato che, comunque, l'aveva fatta aspettare fin troppo e mentre raggiungeva la sala grande aveva osservato la sua immagine riflessa in qualche specchio disposto qua e la giusto per far vedere delle antiche cornici dorate. Indossava un abito color borgogna, elegante come sapeva fare solo lui, impreziosito da piccoli ricami dorati su un mantello che sapeva molto di moda magica e molto poco di moda babbana. Una camicia chiara stretta sul petto, qualche bottone gioiello, le unghie curate e gli occhi adombrati di kajal. I capelli stranamente in ordine per una situazione del genere. Quando raggiunse la Sala Grande le sue scarpe con la suola pesante non poterono coprire la musica romantica che aleggiava nella sala, il centro dell'attenzione tutta rivolta su qualcuno che si inginocchiava di fronte a qualcun altro.
    Rimase immobile, ad osservare la scena dall'esterno, Pauline che, prima di sentire la musica non aveva capito ciò che stava accadendo. Vide i movimenti dell'ex corvonero, il cugino di Medea, la grazia con cui si inginocchiava dopo aver pronunciato delle parole che, forse, lui non avrebbe mai pronunciato o sentito ricevere.
    Camminò rapidamente, incrociando il corpo flessuoso di Zoey interessato ad una danza con il sempre presente Capo Auror, distratti forse dagli scambi ambigui di sguardi per concentrarsi su ciò che stava per accadere. Osservò Zoey, attirando il suo sguardo, mimandole un "scusa il ritardo" senza far uscire suono, indicando la scena romantica con la testa e con il fiato sospeso per la risposta di Pauline.

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    Personaggio: Levon Bresc-Munchausen
    Anni di studio: 2003-2010
    Casa: Grifondoro
    GUFO: MDM ASTR LOM ALC
    MAGO: INC POZ TRA
    Ruoli ricoperti: 1° Classificato Torneo Club dei Duellanti (2008-2010) - Professore di Alchimia (2017-Presente)
  11. .
    PAULINE LEDREC ▾ guaritrice

    If the end of the world is near | Where would you choose to be?

    - Forse stai esagerando -

    Una vocina, un sussurro sibilante nella sua testa, una eco lontana che non aveva sentito da tanto tempo. Era giusto che fosse lì, che stesse immobile come una brezza fastidiosa, ad attendere la reazione di Lestat che per forza di cose non era stata quella che desiderava.
    Lestat era quella persona che non sapeva come definire: amico? Forse riduttivo, ma non di certo "il migliore", dandogli così un'importanza che per forza di cose non aveva. L'aveva dimenticato tempo prima, non le aveva chiesto di perdonarlo e lei, effettivamente, anche se non l'aveva chiesto l'aveva fatto perché per prima aveva perdonato se stessa per aver seguito un fuoco che non doveva esserci.
    Ma poi, quelle parole lasciarono una sorta di vuoto nella sua mente. Lei non aveva ricordi di quella sera, quel momento a cui le parole di Lestat si riferivano: non lo ricordava. L'altra, nella sua mente, forse sì, ma Pauline non aveva la forza di ascoltare quella voce che, in realtà, aveva una eco distorta e dissonante.
    "Lascio stare..." sussurrò in un fiato unico, sentendo la sua voce indebolita da una situazione che non conosceva. Perché lui sentiva di essersi avvicinato così tanto a lei senza che lei lo sapesse? Cosa c'era che Pauline aveva dimenticato? Annuì, a quelle parole perse nell'aria prima di dedicargli un sorriso, genuino, d'amica.
    Dopotutto, comunque, gli era mancato.
    "Ora che sei di nuovo come noi, evita di sparire. Potevo accettarlo da un vampiro tormentato, ma dal mio ex compagno di band no di certo." Gli sorrise di nuovo, facendo un gesto per allontanarsi dalla barca un po' troppo affollata, la voce di Mael che risuonò nella sua mente come una campana di una chiesa. Si girò verso di lui, un sorriso da un lato all'altro del viso: era forse in pace? C'erano tante domande alle quali non voleva rispondere, questo era certo.
    Si mosse piano, facendosi guidare dalla mano di Mael, poggiando poi un bacio sicuro e fermo sulle sue labbra: "Sto bene, non temere," gli fece l'occhiolino, irrimediabilmente mordendosi il labbro inferiore prima di stringere la mano alla sua. "Sono anni che non devi temere di... lui," lo indicò con la testa, "ho fatto la mia scelta, tanto tempo fa."
    Lo volle rassicurare con quelle parole dette in un sussurro che carezzava le sue labbra delicate, le mani intrecciate, nessuna malizia, semplicemente un tentativo di dargli la certezza che certi pensieri che l'avevano fatta titubare molto tempo prima non esistessero più da tempo.
    "Andiamo?"
    Raggiunsero il castello con una velocità incredibile, distratti dai pensieri, le mani intrecciate, lo sguardo sognante. Ad attenderli: Medea, la spaventosa cugina di Mael, terrore delle quattro case, regina indiscussa delle pozioni bolligginose, emblema sulla terra dell'arroganza dei serpeverde. O forse, semplicemente, il primo volto amico.
    "Wow Medea! E' tutto incredibile!" Esclamò, gli occhi che si facevano lucidi dall'emozione. Si avvicinò alla Vice-Preside, permettendosi di salutarla con un abbraccio. Poteva, erano imparentati da anni, ormai, se ne sarebbe fatta una ragione.
    Erano passati quattro anni da quando aveva messo piede per l'ultima volta ad Hogwarts, nella Sala Grande agghindata a festa. Recuperò il portachiavi che le spettava, che in un attimo si tramutò di verde. Si chiese se quello di Victor si sarebbe tinto di verde o di giallo dato il forzoso cambio di casa, ma dato che non lo trovò con lo sguardo cercò di non pensarci.
    Si rivolse poi, con sguardo sognante, proprio al suo accompagnatore: "Balliamo?"

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    Personaggio: Pauline Ledrec de Lafevre
    Anni di studio: 2012-2019
    Casa: Serpeverde
    GUFO: ARSM MDM LOM CDCM ALC POZ
    MAGO: TRA DCLAO INCN
    Ruoli ricoperti: Caposcuola 2016-2019, Giornalista Eco di Hogwarts: Team Oroscopo 2014, Redattrice Eco di Hogwarts 2015-2019
  12. .
    Declann Delia Drummond

    È strano il sangue di drago
    Lei prende fuoco se lui apre bocca e le dice "Ti amo"
    È sangue di drago

    Quello strano tremolio nella voce mi diede una scossa all’altezza della pancia che a quella giovane età non avrei avuto modo di identificare. Un calore che dall’ombelico saliva verso l’alto, un crampo leggero e impercettibile, non doloroso.
    Nella naturalità delle mie reazioni, cosa impossibile da manifestare dato il mio interlocutore, avrei sorriso, avrei tremato, mi sarei mossa in un qualche modo impacciato, ma l’unica cosa che feci fu lasciar scappare l’angolo della bocca verso l’alto, in un sorrisino che non sapevo contenere.
    Mi morsi il labbro inferiore, senza pensarci, ascoltando le sue parole che dall’indifferenza si trasformavano in uno strano imbarazzo.
    “Sì, fischiettare mi piace, è un modo diverso di cantare, ma questa è una dedica segreta alle mie compagne di dormitorio, stai sereno,” adoravo cantare, adoravo cinguettare, per me la musica era l’unica cosa che mi rendeva viva, reale, muovermi al ritmo, tutto quello che mi faceva sentire senza pregiudizi o imbarazzi. Non si poteva sbagliare, solo fare in maniera sempre diversa.
    Ma lui non poteva capirlo, nessuno poteva. Forse solo Lukas, se non fosse stato troppo impegnato a struggersi per mio fratello - piccola parentesi che fatico a considerare come valida, il fatto che qualcuno provi piacere a stare in compagnia di Lachlann -, avrebbe potuto capirlo.
    “Tranquillo, mi premurerò di non fischiare in tua presenza, mi hai già inibita abbastanza,” dissi, poi, salata, prima di sentirmi piantare in viso una scelta unidirezionale. Non rompermi una gamba era un modo stupido dei maschi di dirmi che saremmo stati amici? D’altronde, non avrei di certo rubato quel galeotto quaderno per scoprire a quale dei due sì aveva risposto.
    È più probabile che me la rompa da sola, la gamba, con una mazza da Quidditch, o volando giù dalla scopa,” aggiunsi, sminuendo quella sua velata minaccia. “Sono sicura che se facessimo a botte, comunque, vincerei io. Quindi… terrò i piedi a posto, per la tua incolumità.”
    Presuntuoso, lui, ma io sapevo esserlo di più, quanto è vero che mi chiamo Delia Drummond.

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    Edited by TheFedIvan - 23/5/2023, 00:52
  13. .
    Declann Delia Drummond

    È strano il sangue di drago
    Lei prende fuoco se lui apre bocca e le dice "Ti amo"
    È sangue di drago

    La notte a me non piaceva. Io ero una creatura di giorno, del caldo del sole sulla pelle, del correre e urlare senza che nessuno mi dicesse che non potevo farlo. Lui, invece, era l'ombra. Come il tono dei miei capelli e i suoi, il colore dei miei occhi e dei suoi, gli atteggiamenti miei e suoi. Giorno e notte, ecco cosa eravamo.
    L'istinto mi portò a dire: "Come fai a uscire senza che nessuno ti rimproveri?" Avevo chiesto, perché l'unica volta che avevo visto una ronda di caposcuola e prefetti avevo avuto i brividi fin sopra le punte delle orecchie screziate di scuro.
    Avrei voluto voltarmi, artigliargli il braccio con entrambe le mani e minacciarlo, con un sorriso, di rivelarmi se conosceva certi passaggi segreti, ma quello che feci fu un lento muovermi con la testa nella sua direzione, la schiena sempre dritta e rigidamente infastidita, gli occhi che si spaventavano a incontrare i suoi.
    "Mi vedi contraria a molte delle cose che dici, ma va bene così," alzai le spalle, come a voler ostentare una maturità che non avevo, muovendo la testa quanto bastava per far agitare le punte scarmigliate dei miei capelli. "Io preferisco il caldo, il sole, la gente, il rumore, evidentemente tutto quello che a te non piace," dissi, girando gli occhi verso di lui prima di scorrere la testa come una biscia, "Come me. Non ti piaccio. Mi sembra più che evidente."
    Alzai le spalle, in finto menefreghismo.

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  14. .
    PAULINE LEDREC ▾ guaritrice

    If the end of the world is near | Where would you choose to be?

    La mano formicolò all'unisono di quell'alone rossastro sul volto di Lestat che andava sbiadendo insieme alla resistenza degli occhi di Pauline che, debolmente avevano iniziato a lasciar scivolare via le lacrime. Chiuse quella stessa mano in un pugno, il tatuaggio che la segnava fra i serpeverde che si contraeva in tutte le sue sette spirali intorno alla mancina. Non era gelido, come l'ultima volta che aveva sentito la sua natura maledetta, immortale.
    La consapevolezza accompagnò l'alone rosso del bel viso di Lestat, fermo - secondo lei - ad una sempiterna età di sedicenne e nelle lacrime che carezzavano debolmente la guancia di Pauline c'era la consapevolezza che quegli occhi verdi l'avrebbero visto adolescente per l'ultima volta. A colpirla come se Lestat le avesse dato uno schiaffo di rimando fu il suo ringraziamento, il giusto ringraziamento che lei sentiva di meritare, il ringraziamento che suonava di scuse dette sottovoce per il tempo che aveva perso ad inseguire qualcosa che non era e non sarebbe mai stata sua.
    Lei, con il tempo passato a rimuginare su Lestat, si era convinta che il suo esserci e non esserci fosse un gioco, che il suo interesse a rifiutarla senza mai farlo per davvero fosse in qualche modo collegato ad una sorta di controllo, perché avere una persona che ti ama incondizionatamente è bello e crea dipendenza.
    "Avresti dovuto ..." Provava a parlare, ma la voce di Lestat - calma e pacata - aveva preso il sopravvento dopo la sua esondazione di parole, si zittii facendo una lunga pausa con la voce di lui in sottofondo. "Avresti dovuto", "avresti potuto" erano tutte cose che non esistevano e che non sarebbero mai esistite. "Avresti..." protestò debolmente e poi chiuse la bocca, quasi in apnea.
    Aveva pensato di seguirlo, per soli piccoli istanti, in quella sera di Carnevale dove si erano visti e, anche lì, Pauline aveva offerto la sua sofferenza in un piatto d'argento, con la mano ben aperta sulla sua faccia. Ben prima che il Morbo la prendesse, ben prima di aver visto la bellezza esotica del Mehenis cantare con melodia eterea solo per lei, lei avrebbe ceduto ad una vita di eternità insieme a lui e per una - non poi così assurda, dopotutto - paura era sempre rimasta in disparte.
    Il calore del suo viso si manifestò nel rossore delle guance, nelle pieghe del volto, nelle mani in movimento. La cicatrice al braccio destro bruciava, fuoriusciva dallo scollo smanicato del vestito e si diramava nella sua forma ramificata lungo tutto il braccio che, per l'occasione, avrebbe schiantato quella barca e tutti i passeggeri.
    Respirò pesantemente, come risvegliata da quella stessa scossa, muovendosi da un lato e dall'altro prima di fare un passo ancora per avvicinarsi, le mani che tremavano e si aprivano e chiudevano per il nervosismo. Non l'avrebbe detto ad alta voce, no, non l'avrebbe detto.
    Perché lui, come Mael, come Michael, come Zoey e i suoi fratelli, tutti per lei avrebbero dovuto essere vampiri e vivere per sempre, tutte le persone a lei cara avrebbero dovuto vederla invecchiare, morire, seppellire e in quel momento, nell'esatto istante in cui Lestat le aveva detto che anche lui, ad un certo punto, sarebbe morto, Pauline tremò, portandosi le mani ai capelli.
    "Sono passati sette mesi, dal Canto del Mehenis." Esordì, concentrandosi al cavillo più piccolo di quell'enorme elefante nella barca. "Sette mesi senza dire nulla, sette mesi senza nemmeno sapere se sei vivo oppure no. Sette mesi senza nemmeno pensare che IO potevo essere morta, che IO POTEVO NON ESSERE SOPRAVVISSUTA, CHE IO POTEVO NON ESSERE GUARITA!"
    Inspirò pesantemente, la gola che si rigava nel silenzio in seguito a quelle parole urlate con disperazione. Anche se quello che stava dicendo non aveva senso, anche se le sue parole avrebbero dato spettacolo non richiesto.
    "Io per anni ho fatto soffrire chi mi voleva bene per te," disse, più a Mael che a lui, più a se stessa che a Mael. "Ad inseguirti, per tutto il tempo, a vederti avvicinare e poi andare via, a vedere la tua immagine negli annuari e poi non vederti intorno a me. Non hai preso nulla, ma hai preso il mio tempo, la mia mente e ora che il tuo cazzo di tempo è di nuovo limitato come il mio pensi che possa perdonarti?" Perdonarlo, esattamente, di cosa? Perdonare se stessa, piuttosto.
    Lei, parlando, si era resa conto che non voleva delle scuse da lui. Le sue parole, tutto ciò che stava urlando come una scena da manicomio, era un'enorme, brutale, distruttiva richiesta di perdono a Mael. Perché in quel primo bacio non gli aveva detto quello che avrebbe voluto, perché in quegli anni era stata distante, perché tutto intorno a sé aveva creato un vuoto pesante da portare anche per chi amava incondizionatamente.
    Si voltò per un istante, come in cerca del suo sguardo, poi ritornò a guardare Lestat: "Che senso ha, urlare, parlare, discutere, ormai siamo entrambi mortali. Adesso puoi morire pure tu, come tutti noi, l'Universo non da' due volte la stessa possibilità di vivere in eterno." Disse, con un certo livello di rassegnazione nello sguardo, si avvicinò a lui, come a volerlo abbracciare, ma non lo fece: "Ringrazia il cielo che esiste Mael nella mia vita perché se avessi continuato a pensare a te, a quest'ora, sarei dannata in eterno. E sarebbe. Solo. Colpa. Tua." Un sussurro sibillino, accompagnato ad un abbraccio che l'avrebbe costretto a ricambiare, volente o nolente.
    "Sono felice che tu possa morire come tutti noi, ragazzino."
    Non era vero, ma era da tempo che aveva deciso di smettere di piangere per le persone a cui voleva bene.
    "Bentornato tra noi."
    Sorrise, infine, allontanandosi da quell'abbraccio, le guance rigate ma gli occhi asciutti.

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    Personaggio: Pauline Ledrec de Lafevre
    Anni di studio: 2012-2019
    Casa: Serpeverde
    GUFO: ARSM MDM LOM CDCM ALC POZ
    MAGO: TRA DCLAO INCN
    Ruoli ricoperti: Caposcuola 2016-2019, Giornalista Eco di Hogwarts: Team Oroscopo 2014, Redattrice Eco di Hogwarts 2015-2019
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    PAULINE LEDREC ▾ guaritrice

    If the end of the world is near | Where would you choose to be?

    Pauline sorrise, gli occhi che si erano abbandonati allo sguardo dolce di Mael: "Siamo tornati a casa, amore." Un bacio leggero, mentre debolmente si allontanavano da una Kharis che sembrava essere troppo triste per i ricordi che avevano di lei. Era stata una ragazza un po' schiva, sulle sue, Pauline non aveva mai avuto realmente grandi occasioni di fraternizzare con lei, ma c'era qualcosa che non andava.
    Forse, come lei, anche per Kharis quella scuola era un ricordo doloroso di tanti compagni morti. Guardò la spira serpeverde intorno al braccio, la cicatrice vistosa e indelebile nell'altro, anche lei era segnata da un passato che dipendeva da quella scuola, in un modo o nell'altro. Fanno bene ad allenarci al pericolo, è nella natura dei maghi mettersi nei guai. Aveva pensato, guardando le barchette senza smettere di lasciare la mano di Mael. Poi, in un attimo, gli occhi si puntarono in avanti. Una persona, una sola, l'ultima che non si era mai immaginata di rivedere. Non mollò la presa di Mael, perché non avrebbe permesso che certi ricordi del passato interferissero nel suo meraviglioso presente.
    Però lui era lì, Lestat era lì.
    Ancor prima di lui, il bel viso arrotondato di Giuliet, la ragazza che Pauline aveva invidiato fino a star male, la ragazza che non era mai potuta essere e che era giusto che non sarebbe stata mai. Solo adesso Pauline si rendeva conto di quanto infondati fossero i propri sentimenti, di quanto impercettibile fosse l'indifferenza di un amico vista con gli occhi di chi non aveva sentito altro che amore nel petto. Aveva dovuto sentirsi così, Mael, quando non stavano ancora insieme e Pauline aveva gli occhi per un altro, aveva dovuto sentirsi così lei stessa, nel rivedere un volto sempre uguale di un eterno sedicenne.
    "Mael," esordì, ritornando a guardarlo, la sagoma di Lestat che era più che un ombra nella sua visione periferica. Gli occhi lucidi di chi sa di stare guardando la persona giusta. "Devo andare a salutare un amico, puoi aspettarmi?"
    Un amico, sì, un amico. Quelle parole schioccavano nella lingua dell'ex serpeverde come se sapessero di cenere, la lingua secca di chi non beve da tempo. Abbandonò la presa della mano di Mael con delicatezza, con rispetto, facendo rapidamente dei passi in direzione di Lestat e Giuliet che, in un istante, sembrarono catapultarla nel passato.
    Si avvicinò, sempre di più, sempre di più, la barchetta ancora ormeggiata e ferma, lo sguardo di Pauline una maschera di silenzio. Salì sulla barca, i tacchi che risuonavano nelle travi di legno, la punta del vestito che iniziava ad inumidirsi, le mani che tremavano: "Ciao Giuliet," salutò prima la ragazza, con educazione, un sorriso cordiale. Forse lei nemmeno sa che esisto, si era detta, deglutendo.
    Poi, il rammaricato silenzio, gli occhi puntati nei suoi, nell'eterno sedicenne che era Lestat.
    "Ciao," serrò la mascella e senza accorgersene la mano corse in direzione della guancia di Lestat.
    Non una carezza: uno schiaffo.
    La mano che gli aveva colpito la guancia aveva rilasciato in Pauline una sensazione strana, diversa. Abbassò lo sguardo, gli occhi che controllavano se la mano avesse preso fuoco, perché lui era caldo. Una serietà di un volto maturo, volle cacciar via dalla mente quella consapevolezza: "Mi hai sempre trattata come se fossi un giocattolo, come se non vedessi quanto avevo sofferto per te, come se per te fosse divertente vedermi star male," avevo mormorato, la mano ancora aperta davanti a me. E' caldo. "Hai utilizzato i miei sentimenti per chissà quale tua strana e malata voglia di controllare qualcuno, sei scomparso e sei riapparso nei momenti più bassi della mia vita e io, stupida, continuo ancora a considerarti una persona importante per me."
    Aveva puntato gli occhi verdi nei suoi, lucidi di rabbia, la mano che scottava lungo il fianco.
    "Lo sei, ma forse non dovrei darti questa importanza. Mi hai fatto distogliere l'attenzione da cose ben più importanti e non mi hai mai dimostrato di tenere a me almeno la metà di quanto tenga io a te." Gli occhi si erano fatti lucidi, si era avvicinata a lui poggiandogli una mano sulla spalla. Non gli avrebbe permesso di parlare, la voce alta e rauca di chi è esausta, di chi ha troppe cose represse, di chi si è tenuta quelle parole nella mente a marcire per troppo tempo, per chi ha aspettato troppo tempo.
    "Ti voglio bene, ma vaffanculo."

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    Personaggio: Pauline Ledrec de Lafevre
    Anni di studio: 2012-2019
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