Hogwarts: Il Paiolo Magico - {Harry Potter GDR}

Posts written by TheFedIvan

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    COSTANCE LEDREC ▾ L.I.Q.A.

    E vorrei tornare indietro / Per fermare quell'istante
    In cui mi son sentito forte / Forte come un gigante

    Delle persone che l'avevano circondato negli anni di Hogwarts, una delle poche persone a cui aveva pensato era Aradya Cavendish. La ministeriale, di qualche anno più grande di lui, era sicuramente fin troppo impegnata per occuparsi di inezie di chi, come lui, per gestire il dipartimento del quidditch agonistico all'università non doveva fare poi troppi sforzi. Quella mattina, il sei maggio, quando si apprestava a rivoltare tutti gli abiti per cercare quello giusto, aveva buttato giù una lettera:

    Cara Aradya,
    sono sicuro che il lavoro al REDCM sia intenso, ma se per caso avessi voglia di andare alla Reunion degli Ex Studenti di Hogwarts, mi trovi lì. D'altronde, eravamo soltanto di qualche anno di distanza, perché non ricordare insieme i bei vecchi tempi?
    Un caro saluto
    Costance Ledrec


    Non avevano condiviso molto, se non una strana missione con ibridi animali inquietanti, ma poteva essere un'occasione. E poi, d'altro canto, era una bella ragazza ed è giusto che le belle ragazze vengano invitate agli eventi. A proposito di belle ragazze, Costance stava attendendo proprio sua sorella e sua cugina alla fermata del treno che veniva da King's Cross. Attese, prima di vedersi saltare addosso la sorella come uno pterodattilo, ritrovandosi ad accompagnare i movimenti in una leggera giravolta. "Sorellina!" Rise, baciandole entrambe le guance. Indossava un abito elegante e di un verde scuro, quasi nero. Da quando era tornato dall'America, aveva lasciato che i suoi capelli crescessero e, in quel momento, li teneva legati - debolmente - dietro la nuca. Allungò una mano verso Zoey, volendola aiutare a scendere dal treno, prima di incrociare gli altri bambini, compagnetti di classe di sua sorella scendere dal treno come se fossero degli Scout.
    "Zoey, cara, si vede che hai sangue Ledrec," le fece fare una debole piroetta, baciando la cugina su entrambe le guance, voltandosi poi per salutare Mael , lo storico fidanzato di Pauline. "Cognatino~" alzò una mano nella sua direzione per salutarlo, incerto su che tipo di saluto avrebbe preferito ricevere.

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    Personaggio: Costance Ledrec de Lafevre
    Anni di studio: 1999-2006
    Casa: Serpeverde
    GUFO: ALC ERB MINT
    MAGO: INC TRA CDCM DCAO
    Ruoli ricoperti: Battitore 2000-2006; Capitano 2003-2006
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    PAULINE LEDREC ▾ guaritrice

    If the end of the world is near | Where would you choose to be?

    NEL TRENO

    Pauline guardò Zoey, lo sguardo che cambiava direzione, il vago rossore nelle guance. Era troppo innocente, lo era ancora, per capire perché quel rossore nel parlare del Capo Auror e, probabilmente, finché Zoey non glielo avesse detto esplicitamente, non l'avrebbe scoperto. "Ma certo che sei la migliore! Io pure ti chiamerei, per qualsiasi cosa!" Ridacchiò, puntandole il dito contro: "Sei rossa, hai caldo? Beh, effettivamente c'è un po' tanta gente qui dentro!" Piccola, povera, illusa. Ignara.
    Il sorriso di Pauline non smetteva mai di spingere i suoi angoli della bocca in alto. Ancora con le mani poggiate sulle braccia di Michael aveva ascoltato le sue risposte senza smettere di guardarlo negli occhi: c'era una luce diversa, un brillio d'amore. "Almeno a qualcuno l'America ha fatto del bene!" Aveva riso, di gusto, intristendosi solo un po' perché la storica fidanzata di Michael fosse rimasta in America: così, avrebbe potuto avere il suo migliore amico tutto per sé! "D'Accordo, zero discussioni cupe, però un giorno prendiamoci un thé o un whisky incendiario, io e te, e mi racconti!" Rise, puntando gli occhi nei suoi: l'unica persona che conosceva i suoi segreti, l'unica persona che c'era sempre stata. Puntò un dito verso di lui: "Ci conto, eh!".
    L'ingresso del l'erede al trono, poi, l'accolse con una profusione di saluti che non si aspettava da Mael. O meglio, in qualche modo se li aspettava, ma c'era qualcosa che l'aveva meravigliata alle parole così romantiche che dedicava al suo ex concasata. Pauline guardò Jon, sorridendogli prima di abbracciarlo. "Mio cavaliere!" D'altronde, era stato il suo accompagnatore ad un ballo scolastico, anche se per una strana casualità in quell'occasione era pure comparsa la sua ex fidanzata. Pauline poggiò una mano sul suo braccio, un sorriso gentile: "Ne è passato di tempo... E' un piacere rivederti," aggiunse, distratta poi dal chiacchiericcio con Mael.
    "Oh, Medea, avrei un sacco voglia di vederla! Senza la sua magnanimità nel farmi partecipare all'ultimo anno alle lezioni di Pozioni, non avrei potuto iniziare il tirocinio al San Mungo." Ad accompagnare Jon, Bellefleur, caposcuola tassorosso ai primi anni in cui Pauline era a scuola. Compagna di classe di Giuliet. Non avevano avuto molta chiacchiera insieme le due, d'altronde la rinomata rivalità tra i serpeverde e chiunque altro nella scuola aveva reso facile impedire i rapporti tra i compagni. Nonostante questo, sfacciata come aveva imparato a fare, salutò la ragazza che doveva essere stata, secondo i suoi calcoli, in classe con Emily e Kyla. "Ciao! Che bello vedere pure te! Come stai?" D'altronde, l'aria di festa le avrebbe permesso di parlare pure con le pareti.
    L'ingresso di Dimitry nella sua visuale, la fece sorridere, si avvicinò a lui, entusiasta: "Dim!" Esordì, facendo per abbracciarlo: sì, aveva superato il fatto del polpo sui capelli, e tra l'altro erano anche ricresciuti, "Sei vivo! Quindi sei guarito anche tu, non è vero?!" Una domanda retorica, perché se erano ancora lì, a parlare, dovevano necessariamente essere guariti. "Non pensavamo che saresti venuto, è bellissimo rivederti!"

    ALLE BARCHE

    Il viaggio era concluso, avevano impiegato tutto il tempo che poteva servire e oltre, ma in realtà era passato in un baleno. Rivangando i vecchi ricordi del passato, i compagni che c'erano e non c'erano più, quelli che avevano vissuto all'estero e chi, come lei, era rimasta in Europa. Quando lo stridore delle carrozze avvertì che erano arrivati alla stazione di Hogsmeade, Pauline scese dal treno ricordandosi di stare indossando, comunque, delle scarpette con un tacco abbastanza consistente.
    La stazione di Hogsmeade era gremita di gente che, come loro, stava arrivando per rientrare ad Hogwarts. Pauline si guardò intorno, nella speranza di incrociare lo sguardo di qualcuno dei suoi fratelli. Di Victor nemmeno l'ombra, Costance, invece, la stava aspettando alla fermata del treno.
    "Fratello!" Le era saltata al collo, un abbraccio che ricordava il tempo passato insieme da piccoli e le avventure dei mesi precedenti. "Menomale che sei arrivato, stai d'incanto! Fai compagnia a Zoey, che qua siamo tutti troppo piccoli per lei!"
    Poi, rapidamente, la sua mano cercò quella di Mael, le era letteralmente sfuggito per andare a salutare Kharis, alla quale Pauline rivolse un sorriso: "Ehi, ciao Kharis!", si avvicinò a lei, l'odore di tabacco nell'aria. Non sapeva che fumasse, ma dato l'amicizia che sapeva esserci tra lei e Victor, non si sarebbe meravigliata se a portarla nella brutta direzione delle sigarette fosse stato lui. "Come stai? E' da tempo che non ci si vede!"

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    Personaggio: Pauline Ledrec de Lafevre
    Anni di studio: 2012-2019
    Casa: Serpeverde
    GUFO: ARSM MDM LOM CDCM ALC POZ
    MAGO: TRA DCLAO INCN
    Ruoli ricoperti: Caposcuola 2016-2019, Giornalista Eco di Hogwarts: Team Oroscopo 2014, Redattrice Eco di Hogwarts 2015-2019


    Edited by TheFedIvan - 9/5/2023, 11:03
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    PAULINE LEDREC ▾ guaritrice

    If the end of the world is near | Where would you choose to be?

    "Oh, amore mio, davvero? Eri in classe con me?" Aveva chiesto a Mael, sorridendo debolmente prima di scoccagli un bacio sulla guancia. Che melensi, che erano. Pauline rise, sistemandosi una ciocchetta disordinata di capelli che era sfuggita dalla messa in piega ordinata. "In ogni caso, non immaginavo che Mirach fosse uno sfasciafamiglie! Carrie-Anne stava con un così bravo ragazzo e lui gliel'ha rubata! Vorrei tanto ci raccontasse di questa sua avventura sentimentale, a modo suo è sempre stato un tipo un po' sulle sue... Ora sarà troppo impegnato a fare il professore secchione ad Hogwarts..." La cosa più divertente, di quel momento lunghissimo nel treno, era proprio fantasticare e ricordare tutti quei momenti passati.
    Era ancora debolmente assorta nei propri pensieri, gli occhi che correvano in direzione dei visi amici di chi, anni prima, aveva passato i sette anni della crescita di ogni mago insieme a lei. Ultimo, ma non ultimo, ad affacciarsi in quello scompartimento di scapestrati, tutti stretti e vestiti eleganti, accavallati gli uni agli altri per far spazio agli amici di una vita (Pauline, ovviamente, era seduta quasi in braccio a Mael), il volto che le aveva dato serenità in momenti in cui non pensava di poterla avere. Un amico, leale e duraturo, con il quale aveva avuto pochi scambi epistolari a causa della sua automatica chiusura al mondo, in quel periodo buio in cui aveva allontanato chiunque dalla sua vita, e il suo viso - ormai d'uomo - le provocò un sorriso da parte a parte del volto. Scattò in piedi, separando la distanza che la separava da Michael rapidamente e, in barba a qualsiasi gelosia, abbracciò uno dei suoi migliori amici. Nonché, effettivamente, uno dei pochi rimasti ancora in vita. "MICHAEL!" Esclamò, gli occhi che brillavano di emozione. Gli scoccò un bacio sulla guancia, saltellando sul posto come una bambina alla festa di compleanno: "Ci stringiamo, ti siedi con noi! E Lilith? Come sta?" Fece per sporgersi oltre la sua presenza, guardandosi intorno nella speranza di scorgere la tassorosso. "Come sta? Come stai? Che bello! Che bello! Che bello!"
    Battè le mani, gli occhi lucidi di felicità. C'erano quasi tutti, quasi tutti e Pauline non stava più nella pelle. Si voltò verso Mael che, proprio come lei - pescivendoli nell'anima - urlava cercando di attirare l'attenzione di un certo Principe, intravisto all'orizzonte. "E' arrivato il principino! Facciamo spazio a sua maestà!" Pauline si sbracciò, muovendosi quanto bastava per attirare l'attenzione dell'amico Jon.
    Probabilmente, qualche scompartimento più avanti, un certo Capo Auror avrebbe chiaramente sentito gli schiamazzi dei giovani. Pauline ridacchiò fra sé, rivolgendosi verso Zoey, la voce un po' più posata e contenuta: "Di questo passo se continuiamo a schiamazzare come dei primini il signor Auror-Jorgersen alla prossima missione non ci chiama~" Le fece l'occhiolino, rivolgendo di nuovo l'attenzione a Michael. "Dove sei stato fino ad ora? Che hai fatto? Come stai? Vivevi in America? Stai bene?"

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    Declann Delia Drummond

    È strano il sangue di drago
    Lei prende fuoco se lui apre bocca e le dice "Ti amo"
    È sangue di drago

    Errore, errore errore, errore errorissimo. Nell'istante in cui lo toccai col piede sorridendo, sentii il peso del mio sbaglio con il suo sguardo carico di odio e più mi faceva notare che non potevo toccarlo, più il desiderio di farlo mi faceva diventare le punte dei capelli della mia coscienza del colore del fuoco. All'esterno, invece, impietrii di fronte a quella battuta ghiacciata, malata di mente come quelli a cui piace toccare. A me non piaceva toccare le persone, quello era strano: solo alcune persone, quelle che volevo conoscere, quelle che volevo sentire e volevo far entrare nel mio raggio d'azione e di respiro. Rimasi immobile, rigida come una statua, le mani composte sulle ginocchia a contatto tra loro, i piedi che, irrimediabilmente, scivolavano indietro per nascondersi alla visuale del ragazzo. Eravamo distanti, lui stravaccato sul divano, io in bilico sul bracciolo come fosse il mio trespolo.
    Eppure, il livore che quel ragazzo portava dentro era inequivocabilmente reale, tangibile: non sapevo perché odiasse così tanto il mondo, perché detestasse così tanto la sua famiglia a tal punto da spruzzare disprezzo come se fosse veleno. Mi incupii, chiudendo gli occhi in imbarazzo ancora per la mia sfrontatezza: io potevo odiare Lui, papà, per aver sedotto mia madre e le mie zie e poi essere scomparso, ma lui, che motivo aveva di odiare i suoi genitori? Volevo scoprirlo per sperare, in qualche modo, di avere in comune il rancore per qualcuno di più grande e più alto, ma in realtà dal suo tono a me sembrava soltanto un ragazzino viziato.
    Atteggiamento da serpeverde figli di maghi, o da tassorosso troppo coccolati.
    Accigliata, lo guardai, schiarendomi la gola, sentendo la saliva acida che era risalita dal mio stomaco graffiarmi la laringe: "L'ho notato che non sei come gli altri," dissi, con un'inflessione rigata nella voce. "Tutti siamo diversi, rispetterò i tuoi spazi, ma farmi sentire sbagliata perché i miei spazi sono diversi dai tuoi è un insulto." Lo ammonii, a voce ferma e monocorde, gli occhi azzurri di nuovo nei suoi. Chiarore e oscurità.
    Ci fu un lungo silenzio, un momento in cui sentii di non stare più comoda al mio posto, in quello scomodo bracciolo e scivolai col sedere sul cuscino del divano quanto più distante da lui: forse per far scena, forse per mostrargli che, sì, stavo rispettando i suoi spazi. Eppure, adesso non lo guardavo, osservavo il salottino della nostra Sala Comune, le ghirlande, le coppe dei passati campionati e campioni di quidditch.
    "Cosa ti piace fare?" Gli chiesi, senza guardarlo perché all'ennesima domanda che gli avevo posto per "conoscerci", lui aveva risposto con il suo tono altezzoso e supponente, senza chiedere niente di me. Mi sciolsi i capelli, andando a coprire le orecchie a punta del colore scuro di quella che doveva essere la carnagione di mio padre, per non sentirmi poi così esposta.

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    Sembrava impossibile e invece ho anche pensato di fare una lezione che avevo già fatto l’anno scorso
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    Babbanologia: Valutazioni - Seconda Lezione [PB] E+ per Declann!
    https://ilpaiolomagico.forumfree.it/?t=79671887
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    PAULINE LEDREC ▾ guaritrice

    If the end of the world is near | Where would you choose to be?

    Il corso delle proprie parole e dei propri saluti era stato interrotto dall'ingombrante presenza formale del Capo Auror Magnus Jorgersen. Quando lui si avvicinò a tutti loro, Pauline non pensava che si sarebbe realmente ricordato di lei, alla fine nel Delaware era una delle tante addette a sanare i feriti e nonostante si fosse premurata di curare - e di svenire - più volte il Capo Auror, non aveva avuto poi così tanti contatti. "Salve Signor Jorgersen, le auguro un buon viaggio." Aveva detto, rivoltando rapidamente lo sguardo in direzione di Zoey. "Hai visto chi c'è?!" Aveva sussurato, senza fiatare ma soltanto con il labiale, con il tipico tono da comare che solo le cugine sapevano assumere, solo dopo che il Capo Auror si fosse allontanato. Ovviamente, Pauline non sapeva degli scambi sentimentali tra sua cugina e l'uomo più anziano, sebbene invece sapesse fin troppo dei passatempi di lei e del suo mentore alchemico (Levon), ma quello scambio di sguardi sembrò effettivamente sospetto.
    Il saluto gentile di Rose le illuminò gli occhi: si salutarono una volta che la giovane si fosse avvicinata, Pauline le dedicò un sorriso accorato. Era una brava ragazza e nonostante la sua storica rivalità con Audrey, Pauline sapeva essere gentile con entrambe. "Ho avuto qualche problema di salute, ma fortunatamente tutto si è risolto. Sono quasi morta in America, ma per fortuna non sono riusciti ad abbattermi!" Rise, ascoltando la conversazione con Mael. "Wow, sarebbe bello vedere qualche vecchia faccia da corvonero! E' da una vita che non vedo Jon, mi farebbe piacere!" Sorrise, ricordandosi quei vecchi tempi in cui, senza ancora stare con Mael, Pauline aveva avuto l'occasione di andare ad uno dei balli di fine anno con l'erede al trono Danese. Si ricordò quante persone aveva dovuto implorare di accompagnarla ai balli, prima di incontrare Mael: lo guardò, rendendosi conto che ne era valsa la pena.
    Con una strana aria sospettaSibylla si allontanò dal loro scompartimento, Pauline la osservò allontanarsi, premurandosi effettivamente di avere un certo sguardo gentile. A dire la verità, non aveva mai avuto nulla nei confronti della vera Sibylla e non poteva di certo sapere che quella che aveva davanti non era la compagnetta di classe di qualche anno più giovane di lei, ma il legame tra la ragazza e il suo fidanzato le faceva storcere il naso. Come lui aveva dovuto sopportare certe difficoltà di Pauline in molti anni, anche lei doveva arrendersi all'idea che prima di averlo come suo fidanzato doveva aver sciupato i suoi geni migliori con altre signorine. Scosse la testa, rivolgendosi a Mael: "Non è che ho messo in soggezione la tua amica?"
    Il rumore del treno era sempre qualcosa che la soddisfaceva particolarmente. Lì, seduti nel loro scompartimento, aveva capito che Victor - se si fosse degnato della sua presenza - e Costance - ancora alle prese con la messa in piega, avrebbe fatto la sua entrata ad Hogsmeade o, forse, direttamente ad Hogwarts. Mael tentò di rassicurarla con un abbraccio, con la sua solita affettuosità, ma gli occhi della serpeverde stavano ad indagare ed indagare, riguardo cosa sarebbe potuto essere realmente accaduto tra lui e quella Sibylla.
    "Beh, non potrei dimenticare Carrie-Anne, dato che era nello staff di casa insieme a me," alzò le spalle, lo sguardo di pietra che lasciava svelare le parole "non ti credo" e "mi devi una spiegazione più convincente" senza troppi misteri. "In ogni caso, Mirach era mio compagno di classe, so perfettamente certe paturnie non dette. Tra l'altro, Carrie-Anne non era fidanzata?" Aveva chiesto, con una punta di malizia. No, non le importava di certi intrecci. O forse sì. O forse quel sottolineare che Cannie fosse fidanzata era un avvertimento.
    Poi, per quanto riguardava Victor, il suo volto si rabbuiò: "Non saprei," un sospiro appesantito da certi ricordi. "Io e mio fratello non ci parliamo più tanto spesso. Potrebbe essere un problema, se per caso ci Audrey venisse alla festa con Sebastien, o peggio, se Aibell dovesse esserci. Non so, in cuor mio spero sia troppo indaffarato a trapiantare ramoscelli di rara natura per occuparsi di queste feste."
    Pauline, poi, all'immagine di Victor e Mael che si prendono a pugni, sorrise, alzando le spalle. "Beh, se dovessi assistere ad un vostro scontro non saprei per chi tifare!" Ridacchiò, scoccando una lieve seppur diretta frecciatina al fidanzato.

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    PAULINE LEDREC ▾ guaritrice

    If the end of the world is near | Where would you choose to be?

    Mael sapeva essere elegante anche senza indossare fronzoli ed intricati ricami argentati. Se n'era accorta quando l'aveva visto indossare quel completo blu che lo affilava come una lama di un coltello in ceramica. Bello, letale e in qualche modo fragile. Le loro mani erano intrecciate, se Pauline avesse attivato la visione dell'aura avrebbe visto quell'intricato scambio naturale di energia, dalla propria monocromatica a quella di Mael, variopinta. Un effetto di abbracci alchemici che capitava soltanto a chi aveva un profondo legame con un'altra anima.
    Quando Mael disse di dover aspettare una persona, Pauline era certa che fosse una ragazza. La guardò avvicinarsi, gli occhi che si facevano piccoli e giudicatori: quando davanti a sé si manifestò Sibylla Buonarroti, Pauline rimase con la bocca semi dischiusa. Un sospiro delicato fuoriuscì dalle labbra, lo sguardo che passava rapidamente da Mael alla ragazza e viceversa. Le dedicò lo stesso sorriso serpeverde che sapeva fare nei momenti in cui voleva sembrare serena, ma in realtà non lo era.
    Com'era possibile che i due fossero amici e che lei non lo sapesse? "Oh, Sibylla, ciao!" Esclamò, senza alcuna inflessione della voce: uno sguardo che poi ritornava a Mael prima di andare rapidamente su di lei. "Che piacere rivederti, sembra passato un secolo! " Si premurò di ricambiare il saluto, un sorriso gentile che nascondeva un'interesse a scoprire quello strano legame. Si voltò verso Mael: "Non sapevo foste amici!"
    Intravide Rose, da lontano, non la vedeva da tempo e anche se non avevano avuto molti contatti durante gli anni scolastici, aveva sempre avuto uno sguardo gentile nei suoi confronti. Le avrebbe fatto un ciao a distanza, con la mano, se avesse incrociato il suo sguardo. "In ogni caso, a proposito di serpeverde, spero proprio che Audrey si faccia vedere, il mio orgoglio di tutor potrebbe spezzarsi se non la vedo arrivare." Disse, più a se stessa e all'aria, che a qualcuno in particolare. Era così emozionata di rivedere molti volti amici, in cuor suo sperava di rivedere Victor, anche se da tempo non aveva sue notizie e il sorriso della Ledrec si fece ampio quando Zoey le annunciò che Costance avrebbe partecipato all'evento.
    "Ma infatti, conoscendolo si sta provando l'abito migliore da stamattina, altroché!" Rise, di gusto, alzando le spalle. Sentì un debole brivido, piacevole, alle labbra di Mael che si poggiavano sulla sua guancia, sorrise, voltandosi verso di lui con un sorriso da parte a parte.

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    Smetterò di taggare le persone? No.
    Edit per misunderstanding riguardo Robin/Sybilla <3

    Edited by TheFedIvan - 6/5/2023, 20:06
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    PAULINE LEDREC ▾ guaritrice

    If the end of the world is near | Where would you choose to be?

    Aveva pianto troppo e adesso troppo tempo era passato. Quando aveva ricevuto il biglietto per la reunion scolastica, Pauline aveva scosso la testa, abbandonando quell'invito nei meandri della confusione dei propri oggetti: l'aveva dimenticato, aveva perso il contatto con la realtà, eppure nel momento in cui la data si avvicinava, aveva genuinamente pensato "perché no?" con un entusiasmo che non pensava di avere mai avuto.
    Aveva chiesto, forse obbligato, Mael ad esserci, a rispolverare il suo abito migliore da sfoggiare per ritornare a grandi passi nelle sale di Hogwarts che, in realtà, lei non aveva mai attraversato più per davvero da anni, se non per qualche sporadica lezione insieme a Levon ai pargoli dei primi anni.
    "Immagina, quanto deve essere bello ritornare nel posto del nostro primo bacio!" Una cosa di una romanticheria melensa, aveva detto a Mael senza troppo pensare che avrebbe potuto rifiutare. Non contenta, si era premurata di scrivere una lettera a Levon, certa che l'avrebbe incontrato direttamente al castello dato che, negli ultimi tempi, a dare l'acqua alle pianticelle del suo appartamentino a Londra era stata lei. Gli aveva scritto che sarebbero arrivati col treno e che l'aspettava con piacere e, soprattutto, di non vestirsi troppo elegante per non fare sfigurare il resto della sala. "Chissà se verranno anche gli altri miei compagni... Dimitri, Mirach..." Avrebbe voluto aggiungere Stephan alla lista delle persone che sperava di rivedere e per un istante gli occhi le si riempirono di lacrime. Non l'avrebbe rivisto. Era nella sua mente, continuamente, era nella sua pelle con quella scaglia che lo ricordava. Un migliore amico che non avrebbe potuto dimenticare, in nessun modo.
    "Beh, a proposito di migliori amici... sarebbe bello che anche un certo Michael, o Lilith venissero alla festa, non credi?!" Stava fantasticando come una ragazzina alla propria festa di compleanno, gli occhi che si voltavano verso Mael mentre camminava - piedi scalzi - in giro per la stanza senza pensare attivamente a che movimenti stesse compiendo. Sarebbe stata una giornata speciale e quella rinnovata vita l'aveva aiutata ad affrontarla nel migliore dei modi.

    ~

    Aveva scelto un abito smanicato, di un profondo verde scuro, stretto in vita che si allungava verso il basso fino alle caviglie in una gonna a ruota, lunga e morbida. Tutto l'abito era decorato da dei ricami argentati, che ricordavano il connubio dei verdeargento di cui aveva sempre fatto parte, e che come dei rami abbellivano tutto il contorno dell'abito. Non aveva paura di mostrare le sue cicatrici, come non aveva paura di mostrare le sette spirali del tatuaggio serpeverde nel braccio opposto. I capelli, di media lunghezza, acconciati un po' morbidi sulle spalle, l'abito scuro che lasciava intravedere delle scarpette col tacco ma comode - era molto alta e non aveva alcun bisogno di indossare delle scarpe troppo alte per apparire e poi il tacito accordo di non essere troppo più alta di Mael era sempre in vigore. Raggiunsero il binario nove e tre quarti con largo anticipo, eleganti e fuori posto come soltanto dei maghi sapevano fare. Zoey, splendida come sempre non faceva altro che attirare sguardi come fosse una mezza veela, con quel suo vestito strettissimo e quel suo corpo da modella.
    "Cuginetta!" Le scoccò un bacino sulla guancia, abbracciandola con amore. "Sai se Costance verrà? Magari tu all'accademia lo vedi più spesso!" Rise, di gusto, scostando i capelli da un lato e l'altro, senza poi smettere di cercare e stringere la mano di Mael. "Non so dirti come sta andando, da quando siamo tornati dall'America anche la cosa più folle sembra essere tranquilla. E tu? Come stai?" Aveva poi chiesto, cercando di non rabbuiarsi a causa dei ricordi dolorosi e faticosi di quella mattinata americana, la cicatrice sulla spalla destra che ogni tanto formicolava. "Tutti gli auror sono innamorati di te?"

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    Declann Delia Drummond

    È strano il sangue di drago
    Lei prende fuoco se lui apre bocca e le dice "Ti amo"
    È sangue di drago

    "Magari è solo un modo per farti parlare, cretino." Avrei voluto dire, ma non lo feci. Puntai degli occhi colmi di strafottenza nei suoi, il suo sguardo da presa in giro stampato nel volto, scossi la testa roteando gli occhi all'indietro: "Magari è solo un modo per farti parlare, cretino." Lo dissi, senza pentirmi di aver accompagnato le parole con una piccola spinta con la punta del piede contro la sua coscia.
    Era difficile mantenere una distanza. Rimisi il piede al suo posto, al fianco del suo fratello gemello diverso, scuotendo la testa.
    "Non mi sfidare," bofonchiai, scuotendo la testa. "Sono molto meglio di quanto pensi, ma sei troppo chiuso in te stesso per capirlo." Scossi la testa, sbuffando sonoramente. Non ci riusciva, in nessun modo, a fare non tanto il simpatico, quantomeno il gentile. Quella battuta sulle scarpe mi aveva fatto ridere, ma aveva sotterrato tutto in qualche tono saccente e fastidioso, come se parlasse dall'alto del suo maledetto piedistallo solo perché è un po' più alto di me di qualche centimetro.
    "Si chiama voler conoscere le persone. Anche se l'avessi letto davvero," feci una pausa, per permettergli di capire che non l'avevo letto prima di specificare: "E non l'ho fatto perché anche quelli come me hanno dei margini di rispetto, te l'avrei comunque chiesto, perché è questo che si fa quando vuoi conoscere una persona."
    Mossi le mani unghiate aprendo e chiudendole con un fastidioso scricchiolare: sapeva infastidirmi con una sola parola e avrei voluto fosse di una squadra avversaria di Quidditch solo per salirgli di sopra con la scopa.
    "Ma forse tu sei troppo oltre noi comuni mortali per rivolgerci attenzione?" Chiesi, scimmiottando quel suo tono da presa in giro con occhi fissi nei suoi. Come due predatori che si contendono la stessa preda. Schioccai le dita senza rumore, per generarmi un po' di calore da sfregamento sulle mani che stavano gelando per il freddo di quella maledetta sala comune. Tirai su col naso.
    Poi, per addestrare il ragazzo ad interessarsi degli altri, sfoderai un sorriso cordiale. Uno di quei sorrisi che dedicavo a Phoebe o ad Ailsa: "E perché vuole che tu scriva?"

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    Valutazioni di Incantesimi: E per Declann
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    Declann Delia Drummond

    È strano il sangue di drago
    Lei prende fuoco se lui apre bocca e le dice "Ti amo"
    È sangue di drago

    Quando accennai un sorriso, mi ritrovai a premere le labbra per inibirlo, tenere a freno la risata, mentre gli occhi correvano a toccare il suo corpo e, solo secondariamente, la punta dei propri piedi. Avevo delle calzette color beige, con la pianta un po' sporca perché stavo sempre a camminare a piedi nudi. Mossi le dita, come se ondularle fosse un modo per contenere un sorriso genuino che, in qualche modo, mi aveva colpita come se Adam mi avesse detto che ero carina.
    No, non l'avrebbe detto, ma quando alzai lo sguardo finsi un'espressione seria.
    "Si dice il peccato, ma non il peccatore," un luogo comune che mi piaceva ripetere, un sorriso che adesso si faceva serio. Nessuna delle mie provocazioni aveva fatto colpo nei suoi movimenti, le dita dei piedi che - adesso ferme - bramavano di avvicinarsi a lui per toccarlo ma che, in qualche modo, erano forzate a rimanere lì, immobili, nel loro giusto posto alla giusta distanza da lui.
    "Odio le scarpe, mi stanno sempre scomode, anche se poi ho freddo non mi interessa." Lui, forse, non lo sapeva, ma io scottavo. Per la mia natura, germogliata dal fuoco, per la mia genetica, mezza umana e mezza ifrit, avevo sempre il calore nel sangue, la temperatura alta che cozzava col freddo di Hogwarts.
    Non poteva saperlo, non ci eravamo nemmeno sfiorati. Intrecciai le dita tra loro, le mani che si andavano a poggiare sulle ginocchia in un movimento che mi obbligò ad avvicinarmi un po' di più per stare comoda. Mai abbastanza, per i miei gusti.
    "Perché dici che quel diario è un impegno?" mi ritrovai a irrompere, poco dopo un silenzio pesante, nel corso dei pensieri di tutti e due. Non sapevo cosa passava nella testa di quel ragazzo che sembrava essere tormentato da troppi pensieri per persone della nostra età, solo molto dopo capii che ad infastidirlo era l'aver preso il quaderno e non l'avergli scritto sopra, ma di questo dubbio non avrei mai avuto risposta.

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    Declann Delia Drummond

    È strano il sangue di drago
    Lei prende fuoco se lui apre bocca e le dice "Ti amo"
    È sangue di drago

    Quando interruppe la vicinanza estenuante tra i nostri corpi ripresi a respirare come se fossi stata sott'acqua. I miei piedi ripresero a percepire il freddo attraverso le calze, i miei occhi per la prima volta si dedicarono a qualcos'altro che non fosse lui. Un rivoletto di fumo polveroso si alzò dal divano, poche ciocche color rosso che dipingevano i miei capelli come fossi uno stendardo semovente dei Grifondoro. Mi passai una mano fra i capelli, recuperando gli elastici che avevo ai polsi per bloccare i capelli che mi s'erano appiccicati al collo per il sudore del nervosismo. Una codina spennacchiata comparve sulla mia nuca, così come le orecchie appuntite, dalle punte scure, in bella vista e le corna ossute e scure sulla testa, ora non più nascoste dai capelli spettinati. Mi morsi la guancia dall'interno, sentii la pelle sottile che si staccava trascinata dai miei denti.
    "Eppure hai sempre l'aria di uno che vuole litigare," dissi, dura. Avevo glissato, con un sorriso che trasudava soddisfazione, il fatto che mi aveva negato di voler strappare il foglio con la mia richiesta d'amicizia. Non confermava il fatto che fossimo amici, ma che in qualche modo quella cosa non gli dava poi così tanto fastidio. "Dovresti essere un po' più gentile, almeno con chi è più grande di te." Sorrisi.
    Se mentiva, non mi importava, ero comunque soddisfatta, e cercai di sottolineare la cosa evidenziando il fatto che - effettivamente - fossi più grande di lui, che conoscessi quel Castello da più tempo di lui, una sorta di impacciato modo per mettere dei punti fermi.
    Quando si sedette sul divanetto, i miei occhi avevano smesso di seguire i suoi movimenti. Vero era che, in qualche modo, gli erano stati attaccati addosso con l'ingordigia di chi non vuole darla vinta al proprio avversario, ma come naturalmente attratti tornarono su di lui, ora pesantemente abbandonato sul divanetto.
    Se fosse stato Lukas, non avrei avuto problemi a sedermi proprio vicina a lui, i fianchi a contatto, la vicinanza dei corpi, ma aveva posto di nuovo una barriera che non sapevo valicare, che avevo disagio a percorrere. L'imbarazzo che mi faceva provare mia madre quando indicavo le persone per fare le mie domande.
    Quindi, proprio perché qualcosa mi attraeva a lui, feci qualche passo portando un piede sulla seduta del divanetto, mi issai in un movimento fluido per andarmi a sedere sul bracciolo del divano. Saremmo così stati vicini abbastanza da non avere un altro mobile a dividerci, ma lontani quanto lui mi aveva fatto capire.
    Non puoi toccare i capelli delle persone, Delia. Mi morsi il labbro dall'interno, gli occhi che correvano verso i miei piedi - coperti da delle calzette - che si poggiavano al centro esatto della seduta vicino a quella dove stava Adam. Avrei voluto chiedergli se avesse risposto alla mia domanda, se avesse riempito il quadratino di sopra o quello di sotto per dirmi sì, avrei voluto chiedergli perché non voleva strappare la pagina se non eravamo amici. Non gli chiesi nulla, perché avrei mostrato una dipendenza tale dalle sue risposte che mi avrebbe resa vulnerabile. Un silenzio teso, i capelli nuovamente biondi e pagliosi, lo sguardo blu nell'oscurità del suo.

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    Che poi in realtà io ho fatto più lezioni di quante ne avessi previste, devo ricordarmi questo topic per le prossime, che negligente
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    CITAZIONE (Nate D. @ 28/9/2022, 16:14) 
    CITAZIONE (TheFedIvan @ 27/9/2022, 21:50) 
    Ma il premio per il più scarso lo potete dare a me di default?

    Sicura di essere nel topic giusto? Che ci faceva Declann a lezione?
    Questa era la battuta che avevo pensato appena vista la notifica e che mi hai fatto sprecare. Ecco.


    MENZOGNE!
1078 replies since 23/1/2008
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