Hogwarts: Il Paiolo Magico - {Harry Potter GDR}

[VISITA MEDICA] - Leah Ashfield

CONCLUSA 16/08 - Armageddon

« Older   Newer »
 
  Share  
.
  1.     +2   +1   -1
     
    .
    Avatar


    Group
    Grifondoro
    Posts
    31,439
    Location
    Dal grande tendone di Bagy

    Status
    Anonymous
    CODICE
    <tr>
    <td>[URL=https://ilpaiolomagico.forumfree.it/?act=Profile&MID=7897930]Nate D.[/URL]</td>
    <td>Leah Ashfield</td>
    <td>[URL=https://ilpaiolomagico.forumfree.it/?t=77846655&st=0]16/07/2020[/URL]</td>
    <td>Si/No</td>
    </tr>


    Leah Ashfield - Grifondoro - Scheda
    Prefetta - III Anno - Narrato - Pensato - "Parlato" © Hoperus
    "Quell'insegna è proprio di cattivo di gusto," il sussurro di Emily le arrivò all'orecchio ben udibile. Davanti al banco d'accettazione attendevano in paziente ordine una donna sulla cinquantina che accompagnava un ragazzo in età da Hogwarts che non le sembrava di conoscere, e un omino anziano che doveva aver sbagliato ingresso. Dei crup, come cercava di spiegargli la stessa strega che aveva incontrato alla vigilia del suo primo anno a Hogwarts, si occupava il Thestral ipocondriaco. Tutti i presenti non rivolsero che una rapida occhiata a lei e alla sorella, dando a intendere di non aver udito le parole di Emily o di non averci fatto caso. La critica, doveva ammetterlo, non era nemmeno infondata. Niente dell'esterno del San Mungo poteva ricondursi a un buon gusto.
    "È solo un logo," tagliò corto Leah, che trovava eccessivo l'entusiasmo di Emily per i dettagli del mondo magico britannico che non conosceva.
    "Ed è verde," Emily le si affiancò, in volto il sorriso furbo che le compariva ogni volta che si parlava di quello specifico colore da quando le era capitato sotto mano il prototipo di una lettera mai terminata e mai spedita.
    "Non c'entra," rispose sulla difensiva, distogliendo lo sguardo per non tradirsi con una contrazione involontaria del volto.
    "No, che ti piaccia è un caso. Come l'abito da cerimonia, verde, gli occhiali che ti sei fatta regalare dal nonno, verdi, l'elastico che hai tra i capelli, verde," diede un colpetto alla coda per rafforzare il concetto, "O l'inchiostro per Erick". Emily rise sotto i baffi, ma Leah non le concesse la soddisfazione di ricambiare il suo sguardo ammettendo la sua colpa con gli occhi. Accelerò il passo, proprio mentre madre e figlio di allontanavano, per fermarsi solo davanti al banco di accettazione.
    "Buongiorno. A settembre frequenterò il terzo anno a Hogwarts, dovrei fare le visite richieste".
    "Buongiorno a voi care. Secondo piano. Troverai le targhette, non puoi sbagliare".
    "La ringrazio," Leah sorrise e ripartì verso le scale situate dietro la postazione della donna. Emily, che non aveva spiccicato parola ma le era rimasta un passo indietro, non impiegò molto ad affiancarsi. Nonostante fosse cresciuti di parecchi centimetri, in estate, la falcata della sorella maggiore era ancora nettamente più ampia, come l'altezza.
    "Non capisco perché non me ne vuoi parlare," Emily passò al tono accorato di quanto si lamentava. "Non ci sarebbe nulla di male se ti piacesse un ragazzo. Potrei aiutarti".
    Due mesi l'avevano ormai temprata alle sollecitazioni di Emily, e l'insistenza della sorella, lungi dall'ammorbidirla, non faceva che rafforzare la sua posizione. Voleva bene a sua sorella ma proprio non poteva capire. Certo, l'avrebbe aiutata con le migliori intenzioni, consigliandole questa o quella tecnica che con lei aveva funzionato senza davvero cogliere il punto, le profonde differenze caratteriali che segnavano il modo di avvicinarsi alle altre persone. Invidiava la spigliatezza di Emily, quel modo informale che aveva di fare con tutti riuscendo a entrare in confidenza e scherzare con gli sconosciuti come se li conoscesse da sempre. Lei non ne era capace. Seguendo i suoi consigli sarebbe andata incontro a delusioni per le quali difficilmente si sarebbe perdonata.
    "Se ci fosse qualcosa da dire te lo direi," tentò di dimostrarsi conciliante e farla cedere. Che poi era vero. Non aveva niente da dire in merito, niente che Emily si aspettasse almeno. Prima che sua sorella potesse replicare arrivarono alla porta. Leah le chiese con lo sguardo di mettere da parte le sue richieste, poi bussò.
    "Buongiorno, sono qui per la visita medica per Hogwarts," comunicò.

    tumblr_inline_n20y1ip1fx1rx48z5tumblr_inline_n20y1pMxPP1rx48z5tumblr_inline_n20y2vy58W1rx48z5


    Edited by _Zeno_ - 22/8/2020, 23:50
     
    Top
    .
  2.     +2   +1   -1
     
    .
    Avatar

    La nottola di Minerva inizia il suo volo sul far del crepuscolo

    Group
    Vecchie Fiamme
    Posts
    932

    Status
    Offline

    Eliza Darkmood

    Scheda
    5OiTr2d


    La sensazione che la mia carriera all'interno del San Mungo stesse andando a gonfie vele si faceva giorno più giorno più palpabile e questo mi rendeva molto soddisfatta di me stessa. A ricordare il primo giorno di tirocinio mi veniva proprio da sorridere: ero così insicura, impacciata e goffa che non credevo ce l'avrei fatta. Invece ero là ed ero pronta a gestire un'altra visita medica! Preparai il piccolo ambulatorio alla perfezione, in ogni suo dettaglio perché, così avevo notato, avere tutto sotto controllo mi aiutava a gestire l'ansia da prestazione e soprattutto esercitava su di me un grande potere calmante. Stavo lavorando sodo sulla mia pazienza e sul mio carattere e quello era certamente un periodo particolarmente positivo. Riguardai il manuale delle procedure, nonostante conoscessi già a memoria tutti i passaggi che dovevo seguire, per dare al mio futuro paziente il massimo della mia professionalità e il fatto, poi, che la specializzazione che avevo intenzione di prendere fosse Veterimagia mi investì di ulteriore entusiasmo e responsabilità. Lexie mi aveva spesso indicato Medimagia come una strada in cui avrei potuto avere successo e ammetto che un po' il dubbio su quella che sarebbe stata la mia decisione me l'aveva messo. Quelle esperienze mi avrebbero, quindi, senz'altro aiutato a chiarirmi le idee, almeno così speravo. Mi guardai attorno un'ultima volta per rassicurarmi che fosse ancora tutto al suo posto e chiamai il paziente di cui mi sarei scrupolosamente occupata. Feci accomodare una ragazzina molto graziosa, snella e con due grandi occhi verdi così chiari che per un attimo pensai fossero azzurri. Avevo un po' questo problema con gli occhi verdi, mi capitava anche con quelli di Justice, che nella mia mente si erano fermamente colorati di blu quando il francese faceva sfoggio di un orgoglioso verde. Il suo viso tondo era incorniciato da dei bellissimi capelli biondi, naturalmente lisci e che probabilmente non le davano le mille rogne che mi davano i miei. “Buongiorno e accomodati pure, sono Eliza Darkmood, mi occuperò io della tua visita, sei capitata in buone mani” le dissi sorridente, dandomi un colpetto sul petto per cercare di metterla a suo agio con la simpatia. Presi il suo fascicolo e cominciai a porle quelle domande burocratiche volte a confermare i dati già in possesso del San Mungo: “Lo so che è un modo un po' brusco per rompere il ghiaccio, ma ho bisogno di una conferma delle informazioni qui registrate” cominciai con un tono cordiale e facendole l'occhiolino. “Allora, il tuo nome è Leah Ashfield, giusto? Mi serve anche la tua data di nascita, non si sa mai che possa esserci un errore e la tua Casa di Hogwarts”. Aspettai una risposta della studentessa, così da procedere con le domande un po' più specifiche. “Sto per porti delle domande un po' più delicate, posso rassicurarti sull'anonimato di questi dati, che sono necessari per le analisi che devi fare. Ho bisogno di sapere il tuo gruppo sanguigno e il tuo peso. Hai contratto qualche malattia di recente? Sei affetta da qualche patologia o sei portatrice sana, da quel che sai? Mi dici qual è il tuo braccio dominante?” le domandai con serietà e compostezza. Queste ultime informazioni erano senz'altro molto intime e tendevo a porle con tutta la delicatezza possibile. Una volta raccolti tutti i dati su Leah, le porsi una pallina antistress da stringere con la mano del braccio oggetto del prelievo e mi bardai di tutto punto con guanti e mascherina, invitandola dolcemente a stendersi lungo il lettino e alzarsi la manica per scoprire appunto il braccio. Le strinsi con il laccio emostatico la zona del braccio sopra il punto che avrei bucato, la disinfettai aiutandomi con un batuffolo di cotone impregnato di betadine e presi l'ago, collegato al tubicino che avrebbe trasportato il sangue nella fiala. Infilai delicatamente l'ago nella vena, con una mano leggera ma ferma, eventualmente celere se la vena fosse di quelle che, come si dice in gergo, scappava, così da cercare di non far male alla giovane studentessa. Mentre il sangue defluiva, provai anche a confortarla: “Puoi distogliere anche gli occhi dalla scena e non ti preoccupare per il piccolo bruciore che senti, passerà presto, abbiamo quasi finito”. Slegai il laccio emostatico e il sangue iniziò a fluire nella fiala, nel mentre tenni sotto controllo l'asticella sul vetro che segnava la quantità corretta necessaria per l'esame. Una volta terminata la procedura, con il batuffolo di cotone, questa volta senza disinfettante, perché faceva sanguinare di più, tamponai la piccola fuoriuscita di sangue appena sfilato l'ago, così liberai la ragazzina da quella posizione. Pulito un po' il forellino con il cotone, applicai un cerotto, dicendole: “Non ti preoccupare, tra qualche minuto potrai toglierlo, è giusto per evitare che ti sporchi adesso che la puntura è fresca”. Presi il contenitore per le urine e lo poggiai sul tavolino vicino al lettino, dopo averlo pulito e liberato da ogni strumento utilizzato per il prelievo. “Sei stata bravissima, possiamo procedere con la visita e con le proposte imbarazzanti... devi solo riempire di urina quel barattolino. Vedi, c'è un segno, devi arrivare fin qui. Vai pure in bagno, è dietro il paravento” le dissi scherzandoci su un po', mostrandole la via per il bagno. Al suo ritorno, le avrei fatto trovare un bel pacco di biscotti, così da ritrovare un po' le energie per il passo finale che l'attendeva.
    Code © TheFedIvan


    Ciao mi occuperò io della tua visita medica!
    Interagisci pure con Eliza e rispondi alle domande che ti pone. Descrivi il punto di vista della tua pg durante gli esami, non hai nessun tipo di limite di caratteri ^^
     
    Top
    .
  3.     +1   +1   -1
     
    .
    Avatar


    Group
    Grifondoro
    Posts
    31,439
    Location
    Dal grande tendone di Bagy

    Status
    Anonymous
    Leah Ashfield - Grifondoro - Scheda
    Prefetta - III Anno - Narrato - Pensato - "Parlato" © Hoperus
    Dalla porta dell'ambulatorio uscì una ragazza giovane, sicuramente sotto i trenta anni, che la invitò a seguirla all'interno. Leah si voltò verso la sorella, e non ebbe bisogno di dire niente né di salutarla.
    "Ti aspetto qua," disse Emily, che prese posto su una sedia disposta contro la parete di fronte all'ufficio.
    "A dopo," la salutò, poi seguì la dottoressa oltre la porta. D'improvviso si scoprì tesa, non tanto come prima di una verifica per cui non si sentiva del tutto pronta, più come alla vigilia di un'interrogazione per la quale si era preparata a fondo e il suo inconscio la predisponeva alla possibilità che qualcosa, un dettaglio insignificante del quale non aveva tenuto conto, andasse storto. L'illuminazione dello studio riportò a galla vecchi flash dell'unica volta in cui aveva frequentato seriamente i reparti di un'ospedale magico. Era piccola, stava a Seattle, e sapeva di essere stata male solo per il racconto fatto da suo padre, di tanto in tanto da sua madre o dal nonno. Tutto ciò che di quei giorni rimaneva nella sua memoria erano le luci, bianche, asettiche, quasi accecanti, e ombre di adulti che la attorniavano di tanto in tanto. Non era un ricordo piacevole né spiacevole, le instillava però una certa apprensione perché sembrava qualcosa di mai accaduto o che, come in una strana visione, dovesse accadere.
    La dottoressa si presentò come Eliza Darkmood e la invitò a sedere con fare molto amichevole. Leah abbozzò un sorriso.
    "Grazie di avermi preso lei, sembra una brava dottoressa," rispose, issandosi sulla sedia posta davanti alla scrivania. Non aveva idea di come apparisse una brava dottoressa e come, di contro, se ne riconoscesse una pessima. La signorina Darkmood però si era impegnata per risultare simpatica, era perfino riuscita a farla uscire dal ricordo delle luci e le sembrava giusto comportarsi bene e dirle qualcosa che le facesse piacere. Del resto non aveva veri motivi per cui essere in ansia. Quell'estate non aveva avuto problemi, solo in due occasioni si era svegliata con un leggero fastidio alla gola che però era svanito da solo nel corso della giornata. Sua madre chiamava quel malanno in diversi modi, a seconda di cosa, secondo lei, avesse combinato di sbagliato il giorno di precedente. A volte si dimenticava semplicemente di asciugare i capelli prima di sedere sotto il getto dell'aria condizionata, e allora diventava una semplice gola fredda, oppure faceva il bis di gelato poco prima di andare a letto e allora in qualche modo il mal di gola glielo aveva procurato la sua golosità. Se gliene avesse parlato, di sicuro la signorina Darkmood le avrebbe confermato che quelle diagnosi erano completamente inaffidabili. Ma la dottoressa aveva altro da chiudere, incombenze più urgenti e serie della sua resa dei conti con la madre.
    "Va bene, mi chieda tutto quello che serve," disse, facendosi a un tratto seria quando la signorina Darkmood iniziò la visita. Ascoltò e appuntò ogni domanda in bella vista nella memoria, fino al momento in cui poté rispondere. Si trattava di quesiti semplici che non richiesero troppo tempo.
    "Sì, il nome è giusto. Sono Leah Ashfield, nata a Seattle il diciassette gennaio duemilasette. A Hogwarts sono stata smistata in Grifondoro". Passò poi alle domande delicate, che a lei invece erano sembrate giusto un po' tecniche (le era voluto qualche sforzo in più per ricordare il gruppo sanguigno), non fuori luogo.
    "Peso quarantotto chili, il gruppo sanguigno invece A-. Non ho malattie particolari e non credo di essere portatrice. O almeno non lo so. Di recente non sono stata malata. E sono mancina, quindi il braccio è il sinistro," concluse.
    Dopo aver ascoltato con pazienza, la signorina Darkmood le porse una pallina che Leah accettò con la sinistra. Mentre la dottoressa sistemava mascherina e guanti, raggiunse il lettino e sollevò meglio la manica per lasciar scoperto il braccio fino all'altezza della spalla. Lo sporse in direzione della dottoressa, continuando a stringere la pallina nel palmo con contrazioni regolari e delicate. Il sangue faceva parte delle tante cose che le causavano repulsione, ma il suo, per qualche ragione, sfuggiva a quella logica. Sentiva l'impulso di voltarsi davanti alle ferite di coetanei e compagni, anche se spesso si limitava a socchiudere gli occhi e reprimere una smorfia. Quando però vedeva scorrere il suo in un tubicino rimaneva affascinata. Sarebbe stato diverso se per estrarlo le avessero dovuto pungere la mano, o la porzione di pelle posta nell'incavo tra due dita. Quell'immagine le fece rivoltare lo stomaco e per alcuni secondi la pallina dovette sopportare una maggior quantità di stress.
    "Non c'è problema," rispose alla Darkmood. La morsa al braccio causata dal laccio emostatico svanì poco dopo la puntura, il tubicino, con sua meraviglia, si scurì, trasportando il sangue a una fiala che la Darkmood tenne d'occhio fino al raggiungimento della quantità necessaria. Per completare la procedura, la dottoressa chiuse il forellino sul braccio con un cerotto. Leah allora si alzò, fece scivolare la manica verso il basso, di nuovo al suo posto. Arrivava più o meno all'altezza di quel muscolo che per ignoranza chiamava spalla, ben al di sopra del punto in cui si trovava il cerotto cosicché era impossibile che si macchiasse.
    "Questa è sua," adagiò la pallina sopra il tavolino accanto al letto - riteneva ormai controproducente continuare a strizzarla - ricevendo in cambio un contenitore circolare dal coperchio blu che doveva riempire di urina. A quell'indicazione Leah sorrise sincera e imbarazzata allo stesso tempo. Quella era davvero una procedura delicata, non la fase delle domande. La comprensione della Darkmood se non altro la aiutò a non perdere tempo nella speranza che una procedura alternativa venisse scoperta nel mentre che si trovava la dentro, permettendole di saltare quella parte.
    "Grazie," biascicò in direzione della dottoressa, chiudendosi la porta alle spalle. Il cubicolo era piccolo, pulito e ben illuminato. Per i primi minuti le sembrò che al suo interno ogni suono, in entrata e in uscita, venisse amplificato. Per qualche istante rimase immobile a fissare il suo riflesso allo specchio, aspettando di sentirsi a suo agio prima di procedere. Nel complesso impiegò diversi minuti, ma finalmente, ignorata la consapevolezza che qualcuno fosse fuori dalla porta e sapesse cosa stesse facendo, uscì.
    "Scusi il ritardo," disse alla Darkmood, consegnandole la provetta.


    tumblr_inline_n20y1ip1fx1rx48z5tumblr_inline_n20y1pMxPP1rx48z5tumblr_inline_n20y2vy58W1rx48z5


    CITAZIONE
    A ricordare il primo giorno di tirocinio mi veniva proprio da sorridere:

    Io c'ero :riot:
     
    Top
    .
  4.     +1   -1
     
    .
    Avatar

    La nottola di Minerva inizia il suo volo sul far del crepuscolo

    Group
    Vecchie Fiamme
    Posts
    932

    Status
    Offline

    Eliza Darkmood

    Scheda
    5OiTr2d


    Le rivolsi un largo sorriso quando mi disse di ritenermi una brava dottoressa, voleva significare che ero riuscita a trasmetterle fiducia e tranquillità, due cose molto importanti per il benessere del paziente. "Il San Mungo offre sempre il meglio!" esclamai con allegria, cercando comunque di non apparirle arrogante in alcun modo. Dietro un camice si nasconde pur sempre un essere umano pieno di sfaccettature e insicurezze, ma se vogliamo essere dei bravi professionisti non possiamo assolutamente mostrare crepe, perché il paziente deve essere sicuro di essere finito nelle mani giuste e soprattutto che tutto andrà per il verso giusto. "Una Grifondoro? Oh la mia stessa Casa! Com'è andata con la Coppa delle Case quest'anno? Davvero ha vinto Corvonero? Siamo sempre sfortunati, ma si sa che a giocare con coraggio e audacia si fa sempre più fatica, anche se quelli come noi non conoscono nemmeno un altro modo di agire che quello! Serpeverde ultima? Almeno una gioia, dai!" dissi allegramente, immaginandomi il rosicamento tremendo della Rosenvinge, la paladina delle Serpi di 'sta ceppa. Segnai tutti i dati che Leah mi aveva comunicato con precisione, così entrammo nel vivo della visita medica. La pallina antistress visse qualche momento di particolare sofferenza nel pugno della giovane, che comunque tenne un comportamento che mi parve fiero e coraggioso fino alla fine. Qualcuno si spingeva a svenire o a piangere, ma Leah non lo fece e la procedura terminò nel migliore dei modi. Si era un po' imbarazzata per l'esame delle urine, non tanto forse per la questione in sé ma perché ci vedevo qualcosa di aristocratico in lei, qualcosa di dignitosa compostezza che la portava ad essere molto educata. "Non ti preoccupare, sei stata davvero bravissima, abbiamo quasi finito!" esclamai per incoraggiarla, mentre ricordavo me stessa alla sua età con un atteggiamento diametralmente opposto. Mai avuta particolare grazia, io. Al ritorno dal bagno, imbustai subito anche quella provetta di urine, così che Leah non dovesse tediarsi troppo con la vista dei suoi fluidi corporei, che diciamocelo, non sono mai un gran bello spettacolo. “Bene, ora possiamo dedicarci all'ultimo strazio... mostrami il braccio fanciulla” dissi simpaticamente, dopo aver preparato l'occorrente per il vaccino. Mi misi i guanti e inoculai il vaccino dalla boccetta, disinfettai la zona ed effettuai la puntura nel modo più celere e delicato possibile, seguendo tutti i protocolli del caso. Una volta terminato, disinfettai ancora quel punto. “Bravissima anche questa volta, ma non ci si poteva aspettare di meno da una compagna di Grifondoro" scherzai per alleggerire un po' l'atmosfera. “Tieni questo batuffolo premuto sulla puntura per un po’” mi raccomandai dopo, sempre con un sorriso sulle labbra. Misi a posto tutto il materiale utilizzato, gettando nel cestino quello monouso. “Abbiamo finito! Ricorda anche di mettere a riposo il braccio intorpidito e aspettare fuori un quarto d'ora, nel caso avessi subito delle reazioni. Ti ridò anche il volantino sull'Helianthus, così puoi dare una rinfrescata a eventuali effetti collaterali e agire tempestivamente. Sono comunque sempre a disposizione per le tue domande. Sei libera finalmente! I risultati ti arriveranno via gufo appena saranno pronti, è stato davvero bello conoscerti Leah e in bocca al lupo per tutto!” esclamai soddisfatta, salutando con affetto la ragazza e pensando a quanto fosse bello lavorare con i più giovani: potevi vederli crescere, evolvere e un po' partecipare alle loro grandi e piccole vittorie.
    Code © TheFedIvan


    Abbiamo finito, è stato un piacere conoscere la tua Leah! Alla prossima ^^
     
    Top
    .
3 replies since 16/8/2020, 17:42   149 views
  Share  
.
Top