Hogwarts: Il Paiolo Magico - {Harry Potter GDR}

Secret Santa 2019

role di scambio regali

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    Charlotte Chambers
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    Cannie mi abbracciò, mi prese alla sprovvista ma alla fine ricambiai l'abbraccio, dopotutto era lei, la mia amica da anni. Se pensavo a lei pensavo ad Hogwarts, era praticamente l'unica che c'era sempre stata, anche quando io non c'ero. Apprezzò il mio regalo e questo mi fece tirare un sospiro di sollievo "sono contenta che ti piaccia, appena le ho viste ho pensato subito a te" sorrisi. Ciò che accadde dopo mi lasciò piacevolmente stupita: mi aveva fatto un regalo. Cannie uscì dalla tasca un pacchetto canterino: sulla carta vi erano dei piccoli elfi intenti a ballare e cantare. La solita pensai e mi scappò un sorriso. Scartai il pacchetto e al suo interno vi era una collana, che anche la Caposcuola Serpeverde aveva uguale. Un sorriso sincero e gioioso comparve sul mio viso "grazie Cannie" pronunciai con tono dolce. Non ero solita mostrare i miei sentimenti nè tantomeno esprimere gratitudine, come se tutto mi fosse dovuto. Eppure stavo leggermente cambiando, stavo iniziando ad essere più attenta agli altri, anche ai loro bisogni - ovviamente non di tutti, ma solo di pochissimi eletti - . "Adesso siamo gemelle" ridacchiai e mi legai la collana al collo, segno che avevo apprezzato il regalo. "Ciao Cannie e buon Natale" dissi di rimando mentre la vedevo farsi trascinare dalla magia del Secret Santa.
    La Sala Grande si era ormai riempita, diversi erano i volti a me conosciuti come Leah, che salutai con un gesto della mano ed un sorriso. Forse, tornare ad Hogwarts non era stato poi così tanto male. La forza misteriosa non si stava facendo sentire, che non avessi un mio Babbo Natale segreto? O forse, più semplicemente, questo non era ancora arrivato. Ero lì a non fare nulla quando vidi coloro con cui avevo condiviso un tour nei bagni del settimo piano. Mi avvicinai, stranamente allegra e dissi "Buon Blattonatale ragazze" sorridendo. Il gesto di Carrie-Anne mi aveva messo di buon umore, tanto che perfino la Caposcuola Corvonero mi stava quasi del tutto simpatica. "Anche a me Kharis, soprattutto senza schifi addosso" ridacchiai. Nonostante con la ragazza avessimo condiviso sangue ed interiora, non si era creato un vero rapporto, eravamo semplicemente legate dallo schifo per quella creatura e per la disavventura.
    Per la seconda volta quella sera, accadde qualcosa che mi sorprese: Kharis aveva fatto un regalo a ME! Era comprensibile lo facesse alle sue concasate, ma non mi sarei mai aspettata che lo facesse a me, una perfetta sconosciuta con cui non aveva mai parlato se non per coordinarsi negli attacchi. Sorrisi in un mix di gratitudine e sorpresa e presi il pacchetto con su scritto il mio nome. Lo scartai e trovai al suo interno una coppia di orecchini traduttori, li avevo visti nel listino di Mondomago quando cercavo il regalo per l'evento. Guardai la Caposcuola e le sorrisi, un sorriso sincero "Grazie Kharis". Mi ero già spinta troppo in là, soprattutto con qualcuno che proprio non conoscevo, ma quel regalo lo apprezzavo davvero. Era qualcosa di utile, che avrei indossato anche con piacere, che avesse imparato a conoscermi poco poco? Ma i regali non erano finiti: una volta che tutti scartammo il nostro, la Corvonero uscì un altro pacchetto che diede ad ognuno di noi. Anche questa volta lo scartai e al suo interno vi era quello che aveva tutta l'aria di essere un semplice telefonino babbano. In realtà, era uno specchio magico che permetteva di comunicare con i dispositivi a cui era legato.
    "Beh, sarebbe comodo averti nella prossima disavventura" era un complimento, molto velato, ma pur sempre un complimento. Ma che c'era nel succo di zucca?! "Sapete come sincronizzarli?" chiesi alla combriccola. Sapevo come funzionavano ma non sapevo come si configuravano, fino a quel momento nemmeno sapevo che bisognava farlo.
     
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    Nota: Sam ha cambiato taglio e colore di capelli verso metà novembre!


    Mittente: Samantha Jensen O'Connor
    Destinatario: Ryan Kenway
    Link dell'acquisto: :santaparrot:
    Breve descrizione dell'oggetto: Baule in legno di nocciolo a forma di parallelepipedo contenente tre pluffe in pelle.
    Altri regali: Per Eveline

    Sam viene anche sospinta verso Audrey




    Quando Sam varcò l’uscio della Sala Comune, quella sera, nei corridoi regnava già un sonoro brusio di eccitazione e fermento, più intenso rispetto agli anni precedenti. Fin da quando era entrata a Hogwarts aveva trascorso quasi sempre il Natale al castello, affascinata dalle decorazioni, dall’atmosfera e dal senso di indipendenza che le dava, sollevata, a volte, dalla quiete che regnava fra le mura. Quel dicembre invece pareva che molti più studenti avessero deciso di rimanere, forse complice anche il Secret Santa, perché alle otto, malgrado la cena fosse terminata solo mezz’ora prima, la Sala Grande era già stata riallestita dagli elfi, che avevano prontamente allineato le tavolate contro le pareti e spostato l’immenso albero in una posizione ancora più centrale.
    La Caposcuola aveva sentito gli otto rintocchi del campanile da parecchi minuti quando era uscita dal dormitorio: odiava arrivare tardi, fosse anche ad eventi così informali, ma i Blakeangers l’avevano incastrata fra poltrone e piante per un alterco con alcuni dei nuovi animali, e di lasciarli nelle mani del Fato non se ne parlava proprio.
    Così, un po’ esausta per quella sgobbata non prevista, si era affrettata a recuperare la confezione bordeaux decorata con boccini, pali del Quidditch e scope dorati – che quasi si confondeva con la tonalità principale del suo maglioncino, ora in netto contrasto con la sua chioma corta e scura -, la borsa con il dono per Eveline, ed aveva raggiunto i compagni nel salone principale. Parecchi avevano già scartato i propri pacchi e stavano chiacchierando con gli amici (in un angolo vide persino un paio di studenti del secondo anno baciarsi timidamente sotto il vischio, al che non poté fare a meno di storcere la bocca, in parte invidiosa, in parte a disagio per la loro età), così sondò con gli occhi cerulei la stanza alla ricerca della sua vittima. Aveva ricevuto all’inizio del mese un anonimo gufo con il nome di Ryan Kenway (la grafia le ricordò quella della Thorsen, cosa che le aveva fatto aggrottare le sopracciglia per la confusione dato che la ex-Professoressa non bazzicava più la scuola da tempo) ed aveva ringraziato Tosca per tanta fortuna: non aveva mai interagito davvero con il Grifondoro, ma si erano allenati e scontrati più volte sul campo da Quidditch ed era un ottimo Cacciatore, quasi al pari di Lara.
    La sua chioma bionda ed il modo di fare esuberante erano inconfondibili, e si diresse verso di lui con passo sicuro, sospinta poi con maggiore intensità quando si avvicinò all’abete. Presa in contropiede da quella magia inaspettata, soffocò un gemito stupefatto e poi ridacchiò fra sé e sé, finché non giunse alle spalle del Grifondoro.
    «Ehi, Kenway» lo apostrofò con fare sornione, picchiettandogli sulla spalla mentre sistemava il grosso bauletto lungo poco più di un metro, opportunamente incantato con una fattura alleggerente, sotto l’altro braccio. «Il tuo Secret Santa ha un pacco per te- ciao David!» aggiunse, quando notò con chi il ragazzo stesse parlando.
    Attese che Ryan si voltasse completamente, e a quel punto gli consegnò il dono: un cofanetto in legno di nocciolo contenente tre pluffe in pelle. Non sapeva se avrebbe voluto aprirlo di fronte a lei, ma nel caso si sarebbe trattenuta nelle vicinanze, fiduciosa che potesse piacergli. Nell’attesa osservò gli altri alunni, e a parte una studentessa con dei tacchi vertiginosi che trovò fuori luogo intenta a parlare con una Cannie adorabile nella sua tuta da elfo di Babbo Natale, la sua attenzione venne calamitata dalla chioma candida di Liz, ovviamente in compagnia di Amy. La Corvonero, oltre ai pacchetti del Secret Santa, reggeva un involucro rosso che sembrava destinato al pubblico, e prese mentalmente nota di andare a controllare una volta completata la propria missione.
    Poi, prima di poter decidere la sua prossima mossa, la forza di attrazione che regnava attorno all’albero si riattivò, e Sam venne sospinta all'indietro, approdando accanto a Sébastien e Audrey. Si morse la lingua, cercando di non assumere espressioni compromettenti, le pupille che facevano dall’uno all’altra: chi dei due era il suo Santa Claus? Sul viso di O’Keevan vi era un sorriso sufficientemente nervoso da farle intuire che all’amico fosse toccata la Prefetta (chiunque avesse fatto gli abbinamenti doveva averli osservati con attenzione, perché la coincidenza era troppo assurda), e che il proprio regalo l’avrebbe ricevuto proprio dalla Hastings. Poteva solo immaginare quanto avesse maledetto il destino quando aveva ricevuto la missiva con il suo nome scritto sopra.
    In pochi secondi il suo umore migliorò ulteriormente e stiracchiò le labbra tirandole all’insù, divertita più che mai da quella situazione. Sperava solo di non aver rotto l'atmosfera fra lei ed il Corvonero.
    «Non avrai mica qualcosa per me, Audrey?»
    Samantha Jensen O'Connor
    16 Y.O.| V year | Hufflepuff Headgirl & Seeker | Neutral Good | voice | ϟ

    wanna more? ➙ Hime©



    Edited by Kasra; - 25/12/2019, 00:15
     
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    Mittente: Audrey Hastings
    Destinatario: Samantha O'Connor :santaparrot: :santaparrot: :santaparrot:
    Link dell'acquisto (se comprato nel gdr):
    Breve descrizione dell'oggetto:
    » Detonatori abbindolanti
    Piccoli oggetti aventi zampette ondeggianti e un corpo a forma di clacson. Se lasciati cadere a terra, cominceranno a muoversi velocemente, producendo del fumo e un rumore assordante.
    » Spazzola arruffacapelli
    Invece di lisciare i vostri capelli, questa spazzola avrà l'effetto contrario e vi troverete ad avere una folta chioma indomabile e piena di nodi.
    Link all'immagine dell'oggetto (non obbligatoria): Spazzola

    Audrey HastingsPrefetta Serpeverde - scheda QJM230fQJM230fIl tintinnio del calice di vetro contro la superficie legnosa del tavolo di legno e qualche risata accompagnarono la fine della mia cena della Vigilia di Natale. Appena prima di alzarmi dal tavolo, tamponai brevemente l'angolo della bocca con il tovagliolo, eliminando qualsiasi traccia della leggera sbavatura del rossetto che si era formata negli ultimi minuti. Mi chinai per recuperare la busta in carta plastificata che avevo lasciato sotto il tavolo, contenente i due pensierini per O'Connor. O'Connor. Quando avevo letto il nome sulla lettera che mi era stata inviata dal Babbo Natale segreto per un istante avevo pensato ad un scherzo. Non ero stata subito sicura di che cosa comprarle. Il fatto che mi fossi lentamente affezionata a lei e ai nostri litigi mi aveva perfino portata a ponderare l'idea di farle un vero regalo, ma poi la mia parte ragionevole aveva fortunatamente preso il sopravvento e mi aveva impedito di sprecare in quel modo un'ottima occasione per farle uno scherzo. Dopo essermi alzata dal tavolo, mi diressi lentamente verso il grande abete illuminato, spostando lo sguardo da una parte all'altra della sala e soffermandomi ad ammirare per l'ennesima volta lo splendore generale. L'atmosfera serale, le luci dorate, e perfino il sottile nevischio che scivolava dal soffitto, rendevano la Sala Grande più bella che mai. Come ciliegina sulla torta, la partenza di quasi tutti gli studenti rendeva il luogo molto più piacevole e molto meno simile ad un mercato. Con la coda dell'occhio, notai gli elfi fare del loro meglio per spostare velocemente i tavoli e rendere l'ambiente più ampio. In mezzo al gruppone di studenti partecipanti al Secret Santa, avvertii quella strana forza attrattiva attivarsi e guidarmi in avanti. Avevo appena iniziato a compiere qualche passo quando mi arrestai di botto sul posto, notando una chioma verde che conoscevo fin troppo bene. O'Keevan. Improvvisamente irrigidita, sentii lo stomaco stringersi in una fastidiosa morsa, senza poter fare a meno di ricordare l'ultima volta in cui io e il ragazzo ci eravamo rivolti la parola. Da quel giorno l'avevo visto poco e niente, sempre e solo da lontano. Dopo il suo saluto, accennai un sorriso nervoso, per poi riprendere a camminare, intenzionata a superarlo e a mettere fine a quell'improvvisa quanto imbarazzante vicinanza. Ebbi appena il tempo di muovere un passo, prima di accorgermi del fatto che il ragazzo mi stesse porgendo un pacco regalo. Mi congelai nuovamente sul posto, realizzando finalmente la situazione nella sua interezza. « Oh » sussurrai, lasciando che lo sguardo scivolasse nuovamente sul ragazzo. Non ci eravamo quasi scontrati casualmente, era lui il mio Secret Santa. Davvero ottimo. Dunque era bastata la vista del Corvonero a fare andare il mio cervello in panne, senza farmi nemmeno notare che la forza propulsiva che aveva iniziato a guidarmi appena mi ero avvicinata all'abete si era improvvisamente arrestata quando mi ero trovata di fronte al ragazzo. Schiusi leggermente le labbra, ancora troppo sconvolta dall'assurdità della situazione per riuscire a formulare una frase di senso compiuto. A quanto pareva, il destino aveva deciso di farsi beffe di entrambi. « Non ci credo » commentai poco dopo, sinceramente, prima di accennare improvvisamente una risata, costringendomi a vedere il lato ironico della situazione e a smettere di assumere quella buffa espressione fulminata. Allungai dunque la mano sinistra per prendere il regalo, mordicchiando l'angolo della bocca per impedire alle mie labbra di aprirsi in un sorriso già alla semplice vista dell'involucro, chiuso a mano con evidente imprecisione. Era stato proprio quel dettaglio però a far nascere il sorriso che avevo provato a nascondere. « Chiuso a regola d'arte » punzecchiai quindi il Corvonero, indirizzandogli un'occhiata divertita. Il tono era scherzoso, non tagliente come le ultime volte in cui mi ero rivolta a lui. « La prossima volta che devo fare un regalo, so a chi chiedere per l'incarto » aggiunsi ironicamente. Riportai lo sguardo sul regalo, per poi strappare l'involucro esterno ad uno dei lati. Ne estrassi una confezione del Cespuglio Farfallino, composta da quattro boccette - tre oli essenziali e un profumo. Un sorriso piacevolmente sorpreso si fece strada sul mio volto, prima di estrarre l'ultima componente del regalo. Una collana, il ciondolo rigorosamente verde. « È bellissimo » sussurrai, più a me stessa che a qualcun altro, in un riferimento all'intero regalo. Il costante calore che avevo avvertito negli ultimi minuti all'altezza delle guance mi fece capire di essere perfino arrossita. Così, immotivatamente, per un semplice regalo. Salazar, quanto mi detestavo quando il mio corpo aveva quelle reazioni involontarie. Mi schiarii leggermente la voce, tornando a guardare il Corvonero. « Per gli oli essenziali e per il profumo sospendo il giudizio, perché devo ancora provarli » dissi quindi con un sorrisetto sornione sulle labbra, cercando di mascherare - o quantomeno attenuare - l'evidente entusiasmo manifestato nei confronti della sua idea di regalo. « La collana mi piace, questo posso già ammetterlo » gli concessi poi, sentendo la voce ammorbidirsi quasi involontariamente. Appena qualche istante dopo, il mio sguardo fu attirato dalla vista di una ragazza Corvonero del secondo anno, che si rivelò essere il Secret Santa di Sebastien e che si avvicinò per porgere al ragazzo il suo regalo. Come se mi fossi improvvisamente riscossa, ricordai di dover ancora consegnare il mio regalo. Proprio quando stavo per annunciare di volere andare a cercare la cara O'Connor, questa comparve al mio fianco. « Salazar, questa forza attrattiva funziona fin troppo bene » commentai, sorpresa dalla sua improvvisa comparsa. La ragazza, tutt'altro che stupida, ci mise veramente due secondi a fare due più due e a realizzare che fossi proprio io il suo Secret Santa. Alla sua domanda divertita, le indirizzai un sorrisetto divertito. « Indovina un po' ? È la tua serata fortunata » le dissi ironicamente, altrettanto divertita dalla situazione. Reggendo il regalo di Sebastien con la destra, inclinai il polso della mano sinistra verso il basso, lasciando scivolare fino alla mano la busta con i regali di Sam, che fino a quel momento avevo tenuto appesa al braccio per comodità. Mi rivolsi alla Tassorosso, cercando di mettere in atto un'interpretazione convincente. « Avevo pensato di sfruttare questo Secret Santa per giocarti qualche scherzo di cattivo gusto, ma in realtà i nostri recenti armistizi mi hanno convinta a regalarti qualcosa che sia seriamente utile » mi inventai di sana pianta, costringendo i miei muscoli facciali a rimanere impassibili per non farle capire che si trattasse di una frase improvvisata per indurla a fidarsi di me. Era vero il fatto che il mio odio nei suoi confronti si fosse lentamente trasformato in affetto, ma punzecchiarla o farla arrabbiare rimaneva comunque una delle cose più divertenti del mondo. Non avrei mai potuto sprecare un'occasione tanto ghiotta. La osservai scartare i due regali, uno dopo l'altro. « Oh, questi servono ad ordinare le stanze. Possono essere utilizzati solo una volta, quindi assicurati di averne veramente bisogno prima di usarli » le spiegai, dopo averle visto scartare i Detonatori Abbindolanti. Aspettai poi che scartasse anche la Spazzola Arruffacapelli, prima di commentare anche quel regalo. « Oh, questa è una spazzola con un comodissimo effetto lisciante e anti-umidità » mi inventai di sana pianta, annuendo leggermente col capo per risultare convincente. « Anche in questo caso purtroppo il potere ha una durata limitata e si esaurisce dopo tre-quattro volte di utilizzo » aggiunsi perfidamente, continuando con quella messinscena. « Quindi utilizzala solo per occasioni speciali. Appuntamenti, feste... ». Sapevo di avere ben poche speranze di vederla cadere in entrambe le trappole che le avevo teso, ma speravo che quantomeno una delle due funzionasse. Quanto mi sarebbe piaciuto essere un moscerino per potermi godere la sua reazione all'utilizzo di uno dei due oggetti.ὃς δὲ γυναικὶ πέποιθε, πέποιθ᾽ ὅ γε φιλήτηισιν

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    Ryan Kenway › scheda ‹ 
     
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    Narrato ♦ «Parlato»Pensato
     
    Dopo aver consegnato il sacchetto a David, Ryan si guardò intorno alla ricerca di una persona in particolare in mezzo alla folla che non aveva avvistato al suo ingresso in Sala Grande. Cercò con lo sguardo Eveline, ma non gli sembrò di scorgere una ragazza minuta, dai capelli castano scuro e con la spilla da prefetta attaccata al petto, il che gli fece materializzare sulle labbra una piccola smorfia nervosa, come se temesse che Eve non si sarebbe presentata di tutto punto per lo scambio dei regali. Istintivamente, portò la mano alla tasca dei pantaloni e strinse tra le mani la piccola scatola che aveva confezionato apposta per lei, con una cura che invece non si era degnato di riservare per il regalo del Tassorosso a cui aveva appena consegnato una barca di dolciumi. Pensava ancora che l'incarto non fosse importante quanto il regalo in sé, eppure, nel caso della Corvonero, si era sentito in dovere di fare tutto per bene, perciò aveva avvolto e infiocchettato il pacco al meglio delle sue scarse capacità manuali. Stava ancora navigando con lo sguardo su quel mare di studenti quando sentì un picchiettio sulla spalla, il gesto di qualcuno che stava cercando di richiamare la sua attenzione. Per un istante, fu convinto si trattasse di Eveline, ma girandosi si ritrovò in realtà il viso inconfondibile della caposcuola di Tassorosso, cosa che lo indusse a fare rapidamente mente locale sulle possibili malefatte che aveva compiuto e di cui Samantha potesse essere a conoscenza. Deglutì, non lo avrebbe mai ammesso, ma la O'Connor lo faceva sentire leggermente sulle spine ogni volta che lo fissava. «O'Connor! Che cosa ho fatto?» chiese subito in risposta al saluto della ragazza, salvo poi cercare di correggere maldestramente il tiro notato il bauletto e sentite le sue successive parole. «Ehm, volevo dire... che regalo mi hai fatto???» Questa sì che era una sorpresa, la caposcuola di Tassorosso era il suo Babbo Natale segreto! Non aveva pensato a possibili persone che avrebbero potuto ricoprire quel ruolo, ma la O'Connor era di certo quella che meno si aspettava. Sam gli consegnò il baule in braccio e, abituato com'era a maneggiare equipaggiamento sportivo, Ryan indovinò subito di cosa si trattasse, ma non si trattenne comunque dall'aprire il contenitore con una certa aspettativa. All'interno del baule c'erano tre pluffe in pelle di ottima fattura e il ragazzo ne estrasse una dall'alloggiamento per saggiarne peso, consistenza e resistenza. La fece volare su e giù dalla sua mano per qualche istante, poi sorrise soddisfatto a trentadue denti e lanciò la palla alla cercatrice. «Accidenti, è fantastico! Grazie mille, O'Connor, non me lo sarei mai aspettato!» Ryan le assestò una pacca sulla spalla e fu lì lì per abbracciarla, bloccandosi a metà strada rendendosi conto che magari la ragazza avrebbe potuto non apprezzare il contatto. Dopo qualche secondo di esitazione, scrollò le spalle e completò il gesto, provando a poggiare il braccio sulle sue spalle e a porre il collo accanto al suo. Se non lo avesse voluto, avrebbe avuto tutto il tempo di sfuggire alla sua presa, ma lei gli aveva fatto proprio un bel regalo di Natale e un abbraccio era il minimo che si meritasse, a parere del cacciatore. Prima di lasciarla andare in giro per la sala, comunque, le si avvicinò e le chiese qualcosa a voce bassa, col fare di un ricettatore che sta cercando di piazzare ad un eventuale compratore della merce illegale. «Ehm... hai mica visto Eveline in giro?»
     
    source
    “Don’t waste your time looking back, you are not going that way.”


    Edited by -Nymeria - 22/12/2019, 01:43
     
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    Amethyst Justice Lawson › scheda ‹ 
     
     
     
     
     
     
    Narrato ♦ «Parlato» ♦ Pensato     
    Amethyst_03
    Amethyst sentì Liz sussultare sotto le sue mani, colta alla sprovvista prima dal contatto inaspettato e poi dal ricordo della leggendaria blattagosta. Quando l'albina scoppiò a ridere, la rossa fece altrettanto e la lasciò andare dalla sua stretta, poi prese tra le mani i pacchetti che Liz aveva preparato per lei. Prima ancora di aprirli, però, Amethyst volle osservare la reazione dell'amica mentre scartava l'incarto, prendendo nel frattempo un cioccocalderone per poi portarlo alla bocca. Fu contenta di vedere che Liz avesse apprezzato il regalo, tanto da applicarlo subito alla sua bacchetta per sfoggiarlo. «Ovviamente te lo avrei preso, e non mi importa dei galeoni... Ti si erano illuminati gli occhi nel vedere la wand cover e la pietra! Dai, adesso voglio aprire il mio!» In men che non si dica, la Corvonero aprì entrambi i pacchetti e vi trovò all'interno un bellissimo globo lunare ed un modellino del sistema solare. La ragazzina non perse tempo a rigirarseli tra le mani mentre il viso si illuminava di un'espressione di genuino stupore. «Sono stupendi! Grazie, grazie, Liz!» Mentre stringeva ancora tra le mani i due oggetti, Amethyst si lanciò al collo dell'amica e la abbracciò, incurante degli altri studenti che circolavano ancora nella Sala Grande. Si staccò da Liz solo dopo aver udito la voce di Kharis, che chiedeva loro se si stessero divertendo. Era proprio buffo che la caposcuola le avesse raggiunte in quel momento: Amethyst aveva citato la blattagosta ed ecco che si presentava la Sterminatrice di blattagoste. «Kharis! Sì, molto, Blatto Natale ha appena portato il suo regalino a Liz!» Ricambiò il sorriso della caposcuola, ma quando Charlotte si unì al gruppo il cervello di Amethyst andò in confusione. La Serpeverde era bella e splendente come al solito, anche lei sfoggiò un sorriso allegro e salutò le ragazze augurando loro un "buon Blattonatale". In tutta risposta, Amethyst la osservò a bocca aperta come se le fosse appena apparsa di fronte la Madonna, poi si ricordò di avere una bocca e che fosse buona educazione rispondere ai saluti e belbettò qualcosa in tutta fretta. «C-Charlie!!! C-Ciao!!! C-Come va???» disse finalmente ripetendo fin troppe volte la lettera C. C come Charlotte. C come Cuore-che-batte-all'impazzata. Dopo quel breve momento di disagio, Kharis porse loro dei pacchetti contenenti dei regali che la caposcuola aveva comperato per il piccolo gruppetto che era nato dall'avventura nei bagni dei settimo piano. Anche Amethyst, ad onor del vero, aveva comprato loro qualcosa, solo non si aspettava che qualcun altro avrebbe fatto altrettanto. La caposcuola le aveva regalato un bellissimo diaro da viaggio e, non contenta, aveva anche aggiunto dei Mirror Phone che avrebbero permesso loro di tenersi sempre in contatto, dopo averli sintonizzati. Amethyst rimase a dir poco sbalordita, chissà quanti galeoni doveva aver speso Kharis! Rimase senza parole, sia per la bellezza e la straordinaria utilità degli oggetti, sia perché sinceramente colpita da un gesto così generoso. «Io... grazie mille, Kharis, tutto quanto è stupendo!» Mise momentaneamente da parte i doni per tirar fuori dalla sua borsa tre pacchetti verdi, tutti delle stesse dimensioni e con lo stesso peso e, guardando le tre ragazze, ne distribuì uno a ciascuna. «Anche io ho qualcosa per voi, anche se il mio regalo impallidisce rispetto a quelli fatti da Kharis... ma volevo lasciarvi un ricordo della nostra piccola - ehm -, "disavventura"!» All'interno delle scatole, le studentesse avrebbero trovato quattro scarafaggi a grappolo di cioccolata, ognuno con un gusto diverso, che avrebbero preso a muoversi esattamente come delle blatte viventi. Aspettò di godersi la reazione delle tre alla vista del regalo, dopodiché si avvicinò a Charlotte e, raccogliendo un po' di coraggio, provò a parlarle a bassa voce. «Ehi, Charlie... posso parlarti un momento in privato?» Amethyst aveva un regalo extra per lei, ma non se la sentiva di darglielo di fronte alle altre ragazze. All'assenso della Serpeverde, le due si defilarono per un momento dal resto del gruppo, raggiungendo un punto della stanza meno affollato rispetto a dove si trovavano prima. Improvvisamente, si rese conto di sentire molto caldo, anche se il caminetto era dall'altra parte della sala. «Okay, ehm... Scusa per la segretezza, non è nulla di che in realtà, solo che mi mette a disagio parlarne davanti agli altri. Io... non ho ancora avuto modo di ringraziarti per quello che hai fatto quella sera, nei bagni... Hai scelto di attraversare con me l'armadio anche se non eri tenuta a farlo e senza di te non so se sarei tornata dall'altra parte tutta d'un pezzo, perciò... Grazie, Charlie!» Parlò tenendo lo sguardo basso, alzandolo di rado per incontrare il volto della Serpeverde. Spinta da quel moto di coraggio, tirò fuori dalla borsa una scatola a forma di cuore contenente un assortimento di cioccolatini che aveva comprato insieme agli scarafaggi a grappolo, poi gliela porse sforzandosi di guardarla in faccia. «E... questa è per te!» Le guance le si colorarono della stessa tonalità di rosso del maglione che stava indossando e ancora una volta si meravigliò di quanto caldo facesse quella sera in Sala Grande.
    “I’d rather be hated for who I am than loved for who I am not.”
     
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    Link dell'acquisto (se comprato nel gdr): here
    Breve descrizione dell'oggetto: Balsamo Cambiacolore: Date una scossa alla vostra giornata utilizzando questa innovativa pozione per i vostri capelli! Disponibile in qualunque colore dell'iride, questa pozione vi permetterà di avere i capelli colorati per ventiquattr'ore: ottimo per chi vuole osare ma non troppo ma anche per chi vuole fare una "prova generale" prima di tingere permanentemente la sua chioma.
    Link all'immagine dell'oggetto (non obbligatoria): Regalo number 2!


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    Eveline Lilac Carter
    E
    veline era in ritardo. Per tempo perso a cercare la spilla, sopprimere dubbi su un regalo che più guardava e più era indecisa se consegnare o meno, perché c’erano cataloghi e listini in ogni angolo del dormitorio, gli ultimi che aveva buttato trovati nella trousse dei trucchi e nella tasca dell’accappatoio. Con una leggera ossessione per tutto ciò che era natalizio, si era messa a guardare quello o quell’altro prodotto, ne aveva fatto un confronto e perché non sarebbe stata felice non dubitando la scelta fatta, aveva ricominciato il processo e così di nuovo, fintanto che era arrivata alla vigilia di Natale e seppur fossero già incartati, blu la carta ed argento il fiocco, lei ancora si domandava se avesse fatto la scelta giusta. Ed in tutto quello aveva ignorato che avrebbe dovuto vestirsi appositamente per l’evento, e niente che potesse enfatizzare lo stato spettinato dei suoi capelli ondulati dopo aver sciolto le trecce, ma a modino e così un maglione in tema per le festività ed un paio di jeans a vita alta dopo, Eveline finì di infilare gli stivaletti ed osservandosi allo specchio per l’ultima volta, perché era in ritardo ma voleva assicurarsi di essere presentabile, si voltò verso il letto. La macchina fotografica trovò posto attorno al collo, i regali sottobraccio e tutto era pronto. Camminando a passo svelto, poi correndo per le scale che tutti lo sapevano erano così sicure quando decidevano di cambiare percorso, si arrestò per riprendere fiato raggiunta la soglia della sala grande. Neve che volteggiava nell’aria, luci brillanti ed il grande abete addobbato, ed Eveline aveva quasi dimenticato quanto fiabesca apparisse l’intera stanza con tutte quelle decorazioni. Un sorriso trovò spazio sulle sue labbra, il nervosismo del dubbio rimpiazzato da una certa euforia infantile che le faceva venire voglia di intonare carole natalizie. Avrebbe pensato dopo a cercare facce conosciute, per il momento si lasciò cullare dalla familiare spinta che l’avrebbe guidata verso Amy, le scuse che andavano formandosi sulle sue labbra pronte per essere esplicitate per quando la raggiunse e c’erano, proprio sulla punta di lingua, eppure lì rimasero, lo sguardo che si spostava dalla Corvonero alla Serpeverde. Conosceva Charlotte per lezioni condivise oltre che il secret santa di anni prima, ma sul momento ci pensò a malapena, troppo concentrata sulle figure e l’aria nervosa che quasi riusciva a toccare. Amy era arrossita per di più e...quella è una scatola a forma di cuore?! Merlino, ho interrotto una dichiarazione? Sgranando gli occhi, Eveline si ordinò di fuggire il più velocemente possibile onde evitare eventuali risvolti imbarazzanti. Perché aveva avuto a che fare con Frederick e Poppy e chiaramente fare il terzo incomodo non era il modo in cui avrebbe voluto trascorrere la serata. “Scusate! Giuro che vi lascio in pace in cinque secondi!” si voltò così verso Amy, un sorriso nervoso a piegarle le labbra “quindi ehm...secret santa a rapporto e ho una tempistica orribile a quanto pare, quindi be’ ecco i tuoi regali, spero ti piacciano!” Schiarì la gola, muovendosi da un piede all’altro “be’ buon natale ad entrambe!” E si voltò più veloce della luce, desiderosa di mettere quanta più distanza possibile tra la coppia e la sua persona, quasi pregando che il proprio secret santa le apparisse davanti per dimenticare l’imbarazzo provato nell’intrudersi in un momento così privato. In assenza di quello però, troppo codarda per consegnare il regalo ad un certo Grifondoro, Eveline si dedicò a cercare Sam, con la quale avrebbe avuto piacere di passare del tempo e magari scattare una foto, una volta le avesse consegnato il pacchetto. Sorrise con più sicurezza quando la individuò, intenta ad allontanarsi da Audrey e Sébastien, e pensò che avrebbe fatto lo stesso nel suo caso, appena scampata da una coppia non si sarebbe certo gettata a fare il terzo incomodo di un’altra. La raggiunse rapida, schivando le persone che le ostruivano il passaggio e le si fermò di fronte in un balzo “Sammie!” sapeva quanto odiasse il soprannome, ma ad Eveline risultava piacevole, pronunciarlo e sentirlo, perciò ormai ci aveva fatto il callo. “Sarei scappata anche io se mi fossi ritrovata a fare il terzo incomodo a quei due!” rise prima di tendere la scatola “e ti ho fatto un regalo. Niente di che, ma ho un problema a frenarmi quando vedo le cose a tema natalizio, perciò ecco qua!”
    Character sheet + Corvonero +Prefetta+ IV°Anno
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    Non c'è fretta ma voglio solo ansiarvi per ricordarvi che vi osservo :flower:

    Mancano ancora i post di scambio regalo di:

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    Spero che Erin e Sam non lo odino, è solo un ragazzo un po' più pazzo di quanto sembri normalmente :flower:

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    Al mio saluto i muscoli del corpo di Audrey si irrigidiscono, esprimendo solidarietà ai miei, che di ragioni ne avrebbero meno. Loro sapevano che il momento sarebbe arrivato, Audrey no. Audrey prova ad allontanarsi, e la mia idea si rafforza: non ci dovevo venire. Avrei dovuto rischiare e darle il regalo in privato. Non può finire bene, se dopo tanto tempo che non ci scambiamo una parola neanche mi vuole salutare. Sarebbe meglio finirla alla svelta e andar via, prima di cadere nuovamente nella spirale che mi ha portato a disertare le lezioni in comune.
    Prima di fare qualsiasi gesto è lei a parlare. Non può credere alla coincidenza.
    Lo so bene. Lo stupore espresso è lo stesso che ho provato all'apertura della pergamena, anche per ciò la risata che segue mi infonde un minimo coraggio.
    "L'ho detto anch'io quando ho letto il tuo nome," alcuni muscoli della faccia si sbloccano e arricciano i lati della bocca in una espressione di comprensione.
    Le consegno il regalo. Il mio sguardo si sposta dalla mano sinistra che lo riceve al volto. Lo attraversa una smorfia accennata, soffocata da un'eccesso di ragionamento a me familiare, però inequivocabile. Il modo in cui tormenta il labbro inferiore mi conferma che ho ragione. Non lo ha nemmeno aperto e già le piace. Realizzo di essere felice come se il regalo lo avessi ricevuto. Neanche le storture della carta esterna riescono a rovinare il momento. Non mi stupisce il commento di Audrey, da una precisa e ordinata come lei è normale. Il suo non è un rimprovero, né una presa in giro crudele. C'è della dolcezza nella sua voce, del divertimento nella battuta con cui dice che si rivolgerà a me per gli incarti di regali futuri. Sembra sia tornata la Audrey della festa di Pauline. Da quel che ho letto Silente era un teorico della forza dei sentimenti nella magia, perfino della loro superiorità su di essa, in alcuni casi. Se un mago del suo calibro ci credeva, forse queste cose non sono totalmente campate in aria. L'albero e la neve ci hanno riportati a quella sera. No, meglio, al giorno successivo. Hanno tagliato i mesi che separano i due giorni, tutto quanto successo, e lasciato solo il ricordo della serata alla villa.
    "Se la metti così allora non è il caso di precisare che quello è uno dei miei migliori lavori e so fare molto peggio," rispondo, tenendo il suo stesso tono leggero. Con mia sorpresa decide di aprire subito il pacchetto. Nella maggior parte delle mie simulazioni si allontanava senza aprire il regalo, negandomi ogni tipo di soddisfazione. Ottengo più di quanto sperassi. Solleva la collana e osservando il ciondolo dice di trovarlo bellissimo. Ogni traccia di tensione e paura mi abbandonano, sorrido e sento crescere soddisfazione e imbarazzo. La mano sale a grattare i capelli, come sempre quando sono nervoso o nelle rare occasioni in cui non so che dire. Per fortuna pensa Audrey a spezzare il momento, ricorrendo a quel suo modo un po' sbrigativo di fare che però è divertente assecondare, quando non è cattivo. Lascia trasparire un pizzico del suo vero pensiero dicendo l'opposto di ciò che pensa. In questo è molto brava.
    "Il profumo potresti anche provarlo," azzardo, "però non è importante ora. L'importante è che mi fai sapere cosa ne pensi. Devo capire se posso fidarmi delle essenze che preparano al cespuglio," dico, fingendomi davvero interessato. So per certo che i profumi del cespuglio sono migliori di quelli costosissimi che amano tanto i babbani, e che in realtà a me procurano una gran nausea. Seguendo il filo dei complimenti di Aud sposto l'attenzione sulla collana. Quella le piace per sicuro. "Senza nemmeno provarla?" chiedo, divertito e stupito. Mentre guardo il gancio che scivola tra le dita della sua mano penso di proporle di indossarla, per vedere come le sta. Sono sicuro le stia bene. Nonostante il verde abbia ormai un significato particolare, se non fossi stato sicuro che le avrebbe donato avrei scelto un altro colore. Il riattivarsi della spinta magica dell'albero stronca sul nascere il mio intervento.
    No, protesto in silenzio. L'albero mi ascolta a metà. Mi allontana da Audrey per mettermi di fronte al mio babbo natale segreto. Sono solo pochi passi, la mia sorpresa ha percorso di certo un tragitto maggiore, eppure nonostante ciò, nonostante veda ancora Audrey, se mi giro, e nonostante Erin mi stia di norma simpatica, non riesco a vederla come un'intrusione sgradita e di pessimo gusto.
    "Hey Erin, quasi non ti riconoscevo con i capelli legati," il tono di voce è quello piatto della mia versione seduta alla poltrona che si sforzava di non maltrattare i compagni di casa. Prendo il pacco che mi porge e ascolto le ragioni di una scelta tanto particolare per l'incarto. Con il dorso della mano tocco la superficie del foulard. La sensazione è piacevole, forse perché insolita essendo abituato a semplice carta.
    "Mi sembra un'idea grandiosa, sei molto originale," dico, e lo penso davvero. Penso, no, spero di riuscire a liberarmi tagliando corto il discorso con qualche complimento prima che la magia del momento con Audrey passi. Invece Erin rimane ferma davanti a me. Sento scorrere i secondi come se avessi orologi infilati nelle orecchie, poi, all'improvviso, attraverso l'impazienza crescente, capisco cosa devo fare. Afferro un lembo del fiocco tra indice e pollice, tiro e sciolgo il nodo. Rimuovo il foulard e vedo il regalo. Una macchina fotografica, e nonostante sia di per sé bellissimo il pensiero che l'accompagna, che Erin mi sussurra all'orecchio mentre sono ancora in tilt, è perfino più premuroso.
    Mi spiazza. Mi spiazza e, per un meccanismo perverso, invece di farmi tornare sui miei passi e indurmi a ringraziare Erin con il giusto calore, accresce il desiderio di tornare da Audrey.
    Il mio sguardo vaga dal regalo al foulard, attorcigliato intorno alla mano destra, a Erin, e quando si ferma, fisso sul volto della mia compagna di casa, la colpa ha preso il sopravvento. Mi costringe a pensare a qualcosa di adatto da dire, senza trattarla male o liquidarla troppo alla svelta.
    "Non so cosa dire," mi schernisco. Capita sempre più spesso di ritrovarmi senza parole. "Hai avuto tante idee, una migliore dell'altra. Grazie," dico. Un pensiero bizzarro mi attraversa la mente. Penso che non sia casuale, che sapesse che regalo farmi e perché e come suggerirmi di sfruttarlo primo ancora che mi vedesse parlare con Audrey. Mi chiedo come abbia fatto. Forse la storia della punizione si è sparsa. In questa scuola non si riesce a tenere nessun segreto. In situazioni come questa non è così male.
    "Spero che una foto basti," dico, pensando a quanto sia complicato il soggetto che intendo ritrarre. "Ti auguro il meglio con gli altri regali," indico l'altro pacchetto visibile. Sarà per qualcuno a cui tiene. Se lo merita, che vada bene. Il diplomatico se l'è cavate bene per l'ennesima volta. La osservo andar via, un po' rinfrancato e, forte dell'idea che mi ha dato, torno a rivolgermi verso Aud. La seconda delusione nel giro di poco tempo mi aspetta in agguato. Ha i capelli scuri e sta proprio accanto a lei.
    Ecco perché un albero capace di isolare babbi natale e destinatari sarebbe migliore di questo stupido abete spintonatore che assoldano anno dopo anno. L'abete dimensionale sarebbe discreto, non invadente. Fermo sul posto, riconosco la figura accanto ad Audrey.
    Sam. Sam e il suo nuovo taglio.
    Riconoscerla se possibile peggiora le cose, perché dopo tutto quel che ha fatto di recente per me non riesco comunque a scacciare la sensazione di profondo fastidio che mi assale. Una parte di me continua a ripetere che si tratta di Sam, un'amica più che una compagna di scuola, sempre gentile e disponibile, ma l'altra, grossa da far spavento, è pronta a mangiarsela. Dice una sola cosa, la stessa che mi ripeteva mentre mi trovavo accanto a Erin. Secondo lei Sam è un'altra intrusa e rovinerà tutto.
    Il momento è passato, penso. Dovrei accontentarmi del regalo che mi è stato fatto dagli spiriti del natale e dal dio del tempo, accontentarmi di aver rivisto la Aud della villa in Francia un'ultima volta e farmelo bastare. Dovrei evitare di fare altri danni. Infilo la mano con il foulard in tasca, amareggiato, e rigiro la macchina fotografica nell'altra. Il regalo di Erin si fa pesante, come fosse maledetto dalla mia compagna di casa per non farmi cedere dal proposito per cui me l'ha regalata. Immortalare persone e situazioni che vorrei ricordare.
    Dovrei accontentarmi, ma non mi va. Scelgo di dare ascolto all'altra parte, quella grossa da far spavento. Torno indietro, verso Audrey. Rivolgo un rapido saluto a Sam, con la mano destra ancora fasciata dal foulard.
    "Hey," la mia voce suona rigida, forzata, quasi non la riconosco.
    Stronzo.
    Ignoro me stesso e sposto lo sguardo su Audrey.
    "Hey Aud," faccio incerto. Continuo a rigirare la macchina fotografica tra le mani. "Erin mi ha regalato una macchina fotografica maledetta. Dice che devo fare una foto con l'ultima persona a cui ho fatto un regalo, altrimenti saremmo entrambi sfortunati. Per sempre," la guardo speranzoso. Temo rifiuti, soprattutto perché non siamo soli. La scuola e i compagni cambiano tutto, specie con lei.
    "Che dici? La facciamo? Non vorrei passassi un natale sfortunato".

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    Mittente: Durlindana A. Oppenheimer
    Destinatario: Leah Ashfield
    Link dell'acquisto (se comprato nel gdr): Cuddlechair
    Breve descrizione dell'oggetto: Poltrona coccolona. Se chi vi è seduto è triste, amareggiato o sofferente, i morbidi braccioli ne capteranno le vibrazioni negative, animandosi ed imprigionando l'individuo in un abbraccio di coccole sempre più intense ed estrose, fino ad avvolgerlo completamente ed impedirne ogni movimento. Per quanto possa sembrare innocua, è una vera e propria trappola, dalla quale è possibile liberarsi unicamente recitando la parola d'ordine.
    Link all'immagine dell'oggetto (non obbligatoria): 1 - 2 - 3 (la terza pic è Leah ormai irreversibilmente imprigionata negli amorevoli braccioli della poltrona xD)

    Durlindana Alwilda Oppenheimer
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    14 y.o. | prefetto | scheda
    N
    atale. Il periodo dell'anno per eccellenza in cui tutta la cattiveria del mondo sembra fermarsi, sfumando nel placido lucore di variopinte decorazioni natalizie e piacevoli effluvi di prelibate delizie culinarie. Giorni ricchi di sorrisi sfavillanti e buoni propositi, canti, famiglie riunite sotto un unico, sacrosanto tetto comune. Pieni di gioie semplici e genuine, come quella di scartare un pacco adornato di preziosa carta multicolore, promessa di giochi o ninnoli che ogni bambino dovrebbe possedere almeno una volta nella vita. Giorni che in casa Oppenheimer non erano mai stati celebrati a dovere, in realtà. L'aria di festa sostituita spesso da rapidi ed annoiati auguri fatti più per convenzione che altro, ai quali né sua mandre, né tantomeno Wykenandus Oppenheimer credevano fino in fondo, Dana era riuscita a scorgerne la specialità solamente dopo aver iniziato il proprio corso di studi magici ad Hogwarts, luogo in cui -al contrario di casa sua- quell'evento poteva finalmente trovare le meritate celebrazioni ed essere vissuto appieno, in ogni sua più rigogliosa sfumatura. E anche se in fondo si percepiva estranea a tutto quell'euforico entusiasmo, la piccola Prefetta Tassorosso aveva trovato il coraggio di mettersi in gioco, sfidando sé stessa in un'iniziativa che fondamentalmente prevedeva tutto ciò in cui lei era negata: rapporti umani e convenzioni. Eppure, lei, il motivo per partecipare a qualcosa di potenzialmente letale per la sua autostima lo aveva, lo aveva eccome! Qualcosa che esulava dal normale, qualcosa che nessuno lì, in quella stanza gremita di studenti ansiosi di dare e ricevere i propri regali poteva anche solo lontanamente sospettare. Qualcosa che avrebbe reso fiero suo padre, con ogni probabilità, se solo lo stesso avesse desiderato sentir parlare di magia. Se adesso si trovava in Sala Grande, avvolta nel suo grazioso abito dalla texture insolita ed eccentrica, con un pacchettino a Pois, era per l'unico, incontrovertibile, atavico, smisurato desiderio di regalare al mondo una microscopica parte di sé e constatare quanto, di quella piccola parte, potesse effettivamente piacere agli altri. La sua espressione era stretta in una maschera appena corrucciata, forse ansiosa di presentare la sua piccola creazione a colei che il fato aveva designato come destinatario del regalo. Avrebbe potuto indossare i suoi Whizspects, invece che tenerli come ornamento sulla cima della fronte. Magari sarebbe riuscita ad anticiparsi qualche informazione in più prima che il grandioso abete accanto a lei potesse operare la sua magia di attrazione magnetica, ma decise di non farlo, in virtù della volontà di lasciarsi andare e di essere diversa da quel padre che, probabilmente, a quest'ora avrebbe già consegnato il piccolo pensiero senza troppa cortesia, solo per dilegursi diretto ovunque lo portasse la propria ambizione. Un bel respiro fu necessario, invece. Non era abituata a circondarsi di persone, tantomeno scalpitanti, ed era certa di non conoscere quella Leah Ashfield di cui parlava la pergamena ricevuta qualche giorno prima. Non aveva idea se fosse una studentessa più giovane o più anziana, e, a dirla tutta, non le importava nemmeno. Era solo galvanizzata all'idea di poter regalare la sua Poltrona Coccolona a qualcuno che non fosse Rodolfo, il suo Cactus. Poteva quasi considerarla la sua prima presentazione ad estranei, no? Esporre un proprio brevetto al Ministero ormai era divenuto facile, quasi rilassante, dal momento che i ministeriali non si prodigavano in giudizi personali, limitandosi a convalidare il funzionamento oggettivo delle sue creazioni. Ma con uno studente sarebbe stato diverso, e questo lei lo sapeva. Con uno studente, vi era il rischio che il regalo non venisse accettato, o che fosse criticato in maniera tanto aspra da condurla alle lacrime. Era pronta, per questo? Lo era davvero? Prima di riuscire a rispondersi, percepì chiaramente una spinta costringerla ad avanzare dei passi verso il manipolo di giovanissima maghi di fronte a lei. Scacco matto, Dana. La festa era iniziata. Non poteva più tirarsi indietro e, delusione o no, sarebbe stata costretta ad affrontare le conseguenze delle sue scelte. Lasciò quindi che l'incantesimo guidasse i suoi passi verso una giovane dai lunghi capelli rosso acceso voltata di spalle, il fisico asciutto avvolto da pantaloni verdi ed una camicetta che la Oppenheimer trovò molto graziosa. Stava già parlando con una ragazza, quando l'indice pallido della Tassa pungolò la sua spalla destra, di modo da attirarne l'attenzione. Il sorriso che da lì a qualche millesimo di secondo stirò le labbra di Dana fu la cosa più tremendamente impacciata e sghemba sulla faccia della terra. «Leah Ashfield?» chiese da dietro due occhi pregni del vivido desiderio di sotterrarsi. «Scusa il disturbo, volevo darti il mio regalo... Sarei il tuo Babbo Natale Segreto, cioè, Mamma Natale. Nel senso, è ovvio che io sia una femmina, quindi...» Santo cielo. Tacque e si morse la lingua, prima di perdere in via definitiva ogni briciolo di dignità. L'istinto allo sproloquio era ben radicato, sì, specie quando si sentiva nervosa. «È per te.» tagliò corto, piegando senza preavviso il capo in avanti e fiondando il pacchettino sotto il naso della Grifondoro, nella viva speranza che lei lo prendesse. «Forse lo troverai un po' strano, e, nonostante all'interno vi siano le istruzioni, vorrei spiegarti personalmente come funziona. Sai, ho impiegato molto tempo ad idearlo, perché sì, è una mia invenzione. L'ho fatto io... Si tratta di una Poltrona Coccolona, o meglio, della sua versione rimpicciolita. Ti basterà praticare un Engorgio per riportarlo alle sue dimensioni originali... L'ho principalmente fatto per praticità: ti immagini un gufo trasportare una Poltrona a grandezza naturale? Ecco, sì, nella mia testa era piuttosto ilare come cosa, ma forse...» concentrata, Dana, concentrata e dritta al punto. «Una volta riportata alla sua grandezza, la prima parola che pronuncerai sarà la parola d'ordine per mettere fine alle coccole e, be'... liberarti dal suo abbraccio. » Okay, ora che ne stava spiegando l'utilizzo pareva aver acquisito un poco di sicurezza, poi, all'improvviso un fulmine a ciel sereno. Una consapevolezza tremenda, che la costrinse a portarsi entrambe le mani sulla bocca e a spalancare gli occhioni verde smeraldo verso la sua interlocutrice. Maledizione! «Oh, capperini. Ti ho appena rovinato la sorpresa rivelandoti cosa contiene il regalo!» e a quel punto sì che avrebbe desiderato sprofondare nelle viscere laviche del pianeta!
    “È lo stupore che ci obbliga ad evolverci.”


    Edited by _Jess_ - 24/12/2019, 03:50
     
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    1^ parte: Ryan
    2^ parte: O'Kings
    3^ parte: Eveline




    Malgrado fosse scattato sulla difensiva non appena l’aveva vista – al che Sam non poté non chiedersi se non fosse un sintomo della coda di paglia – Ryan si era rilassato in fretta ed aveva accettato il regalo con un immenso sorriso che la contagiò più di quanto non si sarebbe aspettata, il cuore che le batteva più forte nel petto per quello spettacolo di gioia genuina. L’ultima volta che si era emozionata e divertita tanto a scambiare i regali con qualcuno andava ancora alle elementari babbane, quando per Natale tutta la famiglia si riuniva in Irlanda, ed in quella si compiacque ancora una volta della decisione di partecipare al Secret Santa dopo cinque anni al castello. Avrebbe voluto ridere: era appena entrata in Sala e già il suo umore era schizzato alle stelle.
    Poi, più per istinto che non perché avesse effettivamente visto planare un pallone di cuoio verso la sua faccia, allungò le mani in avanti ed afferrò al volo la Pluffa che il Grifondoro le aveva lanciato, sistemandosela sotto un braccio.
    «Che sollievo!» scherzò, facendo roteare la sfera rossastra attorno al bacino. «Avevo paura che avessi già questo se-… t… ».
    A metà della frase, in uno slancio di euforia, Ryan l’aveva stretta in un amichevole abbraccio di ringraziamento, spiazzandola e facendo ardere le sue guance come non accadeva da secoli. Il suo primo impulso fu quello di staccarsi da lui e rigenerare la giusta prossemica, memore dei momenti rubati trascorsi con Nathan a Londra solo un mese prima e delle parole di Eveline, ma poi decise di lasciarlo fare, ricambiando con delle buffe pacche sulla schiena. Regalo apprezzato o meno, lei e Kenway non erano tanto in confidenza da potersi aspettare un gesto simile, e se da una parte quello slancio poteva venire interpretato come un sintomo del carattere espansivo del biondo, dall’altra la Caposcuola si ritrovò a pregare che la Carter tardasse ancora cinque minuti, terrorizzata all’idea che potesse dedurre la cosa sbagliata. Quasi Ryan le avesse letto la mente, Sam si sentì chiedere con fare cospiratorio se avesse visto la Corvonero, al che la O’Connor sciolse definitivamente l’abbraccio, gli ripassò la Pluffa e gli rivolse un sorriso di scuse.
    «No, mi spiace… però sono certa che verrà. Deve. Altrimenti non saprei cosa farmene di questo» e scoppiò in una bassa risata mentre sollevava il polso al quale aveva appeso un sacchetto dai colori sgargianti e fluo, intrecciati a formare sagome festose.

    […]

    Sam non aveva mai dato peso ai luoghi comuni, ma nell’istante in cui aveva notato il sorrisetto divertito sul viso di Audrey cominciò a pensare che in fondo ci fosse qualcosa di vero nel detto “A Natale sono tutti più buoni”. Non solo: la Prefetta aveva persino attaccato con un discorso ufficioso a proposito della tacita tregua alla quale erano recentemente giunte, al che Sam, porgendo il braccio libero alla Serpeverde per prendere il sacchetto che le stava allungando, sbatté le palpebre, perplessa e strabiliata. A malapena si era accorta del peso della busta, impegnata a scrutare la sua miglior nemica con somma curiosità, le labbra arricciate all’insù, i sospetti ingarbugliati all’interesse: stava dicendo sul serio? La stava prendendo in giro per l’ennesima volta? Forse avrebbe potuto concederle il beneficio del dubbio.
    Contrariamente a quanto avrebbe fatto in altre circostanze, la O’Connor appoggiò sul pavimento il pacchettino riservato a Eveline ed aprì quello di Audrey, osservandone il contenuto mentre la Hastings glielo descriveva.
    “No, non farlo. Trattieniti, non-”
    «Ahahah». Era stato più forte di lei. Avrebbe volentieri ascoltato la Serpeverde snocciolare una balla dopo l’altra a proposito dei Detonatori Abbindolanti, ma mantenere una faccia da poker non era mai stata una sua specialità. Le era andata male: se anche non fosse stata al negozio di Fany per gli acquisti avrebbe comunque riconosciuto quegli aggeggi strombazzanti a guscio, dato che ne aveva sequestrati un paio ad una Tassorosso del secondo anno non molto tempo prima. «Ci avevo quasi creduto, ma ti faccio i miei complimenti!». Lasciò che l’ilarità scemasse e che il timbro riacquisisse la sua consueta tranquillità, così da poter portare avanti la conversazione. «In effetti però non sarebbe male qualcosa del genere… prova a brevettarli, sono sicura che ci sarà un mucchio di gente che li comprerebbe, se non fossero monouso». Dopotutto esistevano diverse persone che non erano portate per gli incantesimi di pulizia, un congegno che ci pensasse al posto loro poteva essere parecchio comodo.
    Audrey però non si era limitata ai Detonatori, ma le aveva regalato anche una spazzola dalla linea semplice e pratica dai portentosi poteri a breve termine, della quale la Caposcuola era certa di non potersi fidare del tutto. A parte l’accenno a suoi possibili appuntamenti – cosa di per sé già assurda -, non ne trovò la descrizione troppo anomala, era un po’ come se la Hastings l’avesse sbeffeggiata per le sue solite acconciature. Che fare? Conservare l’oggetto senza dire niente? Provarlo lì davanti a lei?
    Massì, perché no? Con un gesto rapido e preciso, Sam allungò la mano e diede una lieve spazzolata alla chioma scura della Prefetta, mordendosi le labbra per reprimere le risa quando la chioma perfetta di Audrey si arricciò e scompose come non l’aveva mai vista.
    «Ti donano, davvero» provò a dire in tono serio, fallendo miseramente. «Vorrei averli anch’io così. Mi faresti questo onore?» la punzecchiò, porgendole l’arma del delitto affinché facesse lo stesso con lei. Sarebbero state pari così, giusto?

    «Comunque li ho apprezzati un sacco, davvero. Ti ringrazio» confessò sincera. La Hastings avrebbe potuto rifiutarsi di comprarle alcunché, eppure, nonostante tutto, aveva speso tempo e galeoni per procurarsi quei due scherzi. La sé di dodici anni non ci avrebbe mai creduto.
    Stava per partire alla ricerca di Eveline quando le iridi le scivolarono sulla collana con il ciondolo verde che Sébastien doveva averle regalato, e per quanto il lato meno nobile di lei premesse per stuzzicarla, decise di evitare, almeno in quel momento.
    «È bellissima» sussurrò. Non intendeva aggiungere altro o metterla a disagio, tuttavia, prima che potesse proporle di allacciargliela al collo, O’Keevan tornò sui propri passi con un foulard legato al polso ed una bizzarra macchina fotografica in mano, salutandola con una voce forzatamente cordiale che la mise subito in agitazione, il petto stretto in una morsa ferita. Lo scrutò confusa, sforzandosi di ricordare se per caso gli avesse fatto un qualche torto senza rendersene conto, ma dal modo in cui il mezzo-Ninfa guardava Audrey le fu palese che avrebbe preferito chiacchierare da solo con lei. In un secondo l’intento di improvvisarsi fotografa per i due svanì come fumo al vento e, con un ultimo, muto cenno, recuperò il sacchetto per la Carter si congedò dai compagni, le sopracciglia corrugate.
    Irrazionalmente si ritrovò a biasimare un po’ il Corvonero, d’altronde era al corrente dei suoi sentimenti e le sarebbe bastata un’occhiata per farle intendere che avrebbe gradito un po’ di privacy; gliel’avrebbe persino data di sua spontanea volontà, ma sentirsi così indesiderata per una piccolezza simile…!
    Prima che le sue elucubrazioni finissero per trascinarla nel reame della malinconia, la voce pimpante di Eveline la raggiunse, modulata nel soprannome che più di tutti detestava. Tranne se a dirlo era lei.
    «Eve! Cominciavo a credere che ci avresti dato buca» la accolse Sam, riaccendendosi di buonumore e sorridendo alla sua mise natalizia, del tutto intenzionata a sorvolare sull’accenno a Seb e Audrey. «Dici sul serio?» esclamò poi, sgranando gli occhi alla vista del pacchettino che l’amica le stava porgendo. «Anche io ti ho preso una cosina! Aspetta-» e le porse il sacchetto colmo di cibo zuccherino. «Puoi aprirlo quando vuoi, basta che lo tieni alla larga da tua mamma, ok?» le suggerì, consapevole che quella frase le avrebbe di certo fatto intuire cosa vi fosse contenuto. «Anzi, e se li scartassimo insieme? Ti va?» propose, impaziente di scoprire la reazione che Eveline avrebbe avuto alla vista di Rainbow Muffinhair, Bignè mutaspetto e dell’inquietante pacchetto maxi di dolciumi a sorpresa.
    Rimuovere la carta, tastare, immaginare era la sua parte preferita di quel rito, e ancora di più adorava stupirsi di ciò che le scatole ed i sacchettini contenevano, come in quel caso. Lei e la Carter erano amiche, ma non era certo tenuta a prenderle qualcosa per Natale; non aveva proprio preso in considerazione l’eventualità che le avrebbe comprato qualcosa né tantomeno poteva ipotizzare di cosa si trattasse, ma quando finalmente le sue dita sfiorarono la fredda ceramica della tazza con un sottile abete stilizzato si sciolse in un’espressione felice.
    «È carinissima Eve, grazie mille!» trillò, impedendo alle proprie braccia di stringere la Prefetta per non metterla a disagio con un contatto fisico non richiesto.
    “A proposito…”
    «Troverò un modo per usarla a colazione domattina, lo giuro» promise solennemente, prima di assistere allo spacchettamento dell’altra.
    «Ah, quasi dimenticavo… » cominciò, il tono mellifluo. «C’è un certo Grifondoro che ti stava cercando, poco fa. Secondo me dovresti andare a vedere cosa vuole». Era talmente palese che quei due si piacessero! Era da settembre che Sam aveva visto la testardaggine dell’amica crescere e irrobustirsi, e dopo la sua sventurata esperienza con il Fray trovava quell’amor proprio decisamente insensato. Almeno lei e Ryan potevano scambiarsi gli auguri sotto lo stesso tetto, Nate invece-
    “No, non ci pensare” si rimproverò ancora. Se si fosse concessa di interrogarsi su cosa stesse facendo l’ex-Serpeverde avrebbe lasciato il castello seduta stante, e non poteva.
    «Ma prima… direi che abbiamo trascurato la tua macchina fotografica anche troppo!»
    Samantha Jensen O'Connor
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    Edited by Kasra; - 25/12/2019, 09:34
     
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    Corvonero ~ II Anno ~ Scheda


    Narrato ~ « Parlato » ~ Pensato
    L'albina ripose la bacchetta al proprio posto, tutta contenta, mentre il corvetto continuava a sbatacchiare le ali appollaiato sulla testa della ragazza, che si chiese per quanto quel fiocco avrebbe avuto vita propria... forse almeno qualche ora, sembrava troppo ben fatto per poter essere frutto del lavoro di uno studente del secondo anno, magari era stato aiutato da qualcuno. Appuntò mentalmente di chiedere ad Edward chi l'avesse realizzato, poi si voltò verso Kharis, che si era avvicinata. A quanto sembrava, aveva anche lei dei regali per l'allegra combriccola del bagno.
    «Ehi, ciao!» la salutò immediatamente, sfoggiando un sorriso spontaneo che ormai sembrava quasi normale, quella sera. Elizabeth sembrava proprio adorare il Natale e perdere tutta la propria rigidità durante quella festa. Porse immediatamente sia a lei che a Charlotte, che le raggiunse poco dopo, il pacco coi cioccocalderoni dai ripieni più disparati. «Prendete pure tutti i cioccocalderoni che volete, sono anche per voi!» disse a entrambe, contenta di aver acquistato quei dolcetti. Non aveva pensato a comperare dei regali singoli, non si aspettava di ricevere nulla, per cui si sentì subito in difetto quando Kharis le porse sia il Mirror Phone che uno dei Libri da Viaggio, entrambi incartati. Sgranò gli occhi, quella sera particolarmente rossi, e poi la ringraziò. «Grazie. Io... io ho preso solo i cioccocalderoni, scusami» si scusò immediatamente, sentendosi in colpa per non aver ascoltato quella vocina che le aveva suggerito di acquistare qualcosa per ciascuno di quel bizzarro gruppetto. Arrossì violentemente mentre apriva i pacchetti, curiosa di scoprirne il contenuto. Il primo ad apparire fu il Libro da Viaggio, ed ebbe un improvviso deja-vu: una festa come quella, non ricordava quando, ma lì ad Hogwarts, e Kharis che le porgeva un regalo identico, ma per sentirsi fra loro. Lo aveva sognato, magari? La sua espressione si fece perplessa per alcuni secondi a causa di quel ricordo, poi vide che anche Amy ne aveva ricevuto uno e capì che era per permettere loro di comunicare a distanza. «Oddio, è stupendo, grazie mille, Kharis!» iniziò col dire, non avendo ancora idea di cosa contenesse il secondo pacchetto. Nello scartare il Mirror Phone, rimase definitivamente di stucco. La Caposcuola doveva aver speso una piccola fortuna per ognuno di loro, almeno secondo il suo metro di giudizio da nata babbana. «Oh! Assolutamente sì, sincronizziamoli!» rispose allegra per il semplice fatto che la ragazza volesse mantenere il gruppo in contatto. Era buffo che da un'esperienza così assurda e negativa fossero nate delle nuove amicizie! «Qualcuno sa come farlo?» chiese poi alle ragazze, dal momento che per lei era la prima volta. Aveva sentito parlare di quegli apparecchi, ma non aveva idea di come funzionassero davvero, né di come far avvenire correttamente la sincronizzazione; magari però Kharis aveva ricevuto delle istruzioni assieme agli oggetti, chissà!
    Notò solo dopo la reazione di Amethyst all'apparizione di Charlie. L'albina aggrottò le sopracciglia, squadrando prima l'una, poi l'altra. Quando si allontanarono insieme, le seguì entrambe con lo sguardo, non potendo fare a meno di domandarsi il perché di tanta segretezza. Provava uno strano fastidio che non riusciva a spiegarsi all'idea di sapere che fossero amiche, ma si era ripromessa di non pensarci almeno per quei giorni, così si sforzò di riportare lo sguardo sui regali di Kharis e provare a capire con lei come funzionassero. «C'erano mica delle istruzioni?» le chiese sottovoce, con un tono leggermente insicuro, quasi tremante. Per lei, che di solito era una maniaca della pronuncia perfetta, la cosa era piuttosto insolita.
    « Punterò in alto, come i rami degli alberi! »

     
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    Sorprendentemente, la caposcuola non si sottrasse al suo abbraccio, anche se il ragazzo poté comunque avvertire una certa rigidità per tutto il corpo della Tassorosso, che aveva preso a dargli delle pacche sulla schiena. Per questo motivo, decise di lasciarla andare dopo pochi secondi, ricambiando il sorriso di scuse che gli aveva riservato nel rispondergli che, no, nemmeno lei aveva ancora visto Eveline. «Capisco, non preoccuparti. Beh, spero per te che si presenti, allora, sarebbe spiacevole tenere il suo regalo per tutta la serata!» disse tentando di non dare a vedere che lui stesso tenesse alla presenza della ragazza all'evento. «Beh, ci vediamo più tardi, O'Connor!» "Più tardi", però, significò solo qualche minuto dopo. Rimasto da solo, il Grifondoro si era messo a vagare per la Sala Grande senza meta, finché non incontrò Steven, che aveva appena ricevuto un pacchetto pieno zeppo di cioccorane dal suo Babbo Natale segreto. Ad onor del vero, aveva anche intravisto Seb e Audrey, ma aveva preferito non impicciarsi e girare a largo, non aveva intenzione di interrompere qualunque cosa stesse succedendo tra i due. Il fratello acquisito lo fissò con lo sguardo di chi la sapeva lunga, intuendo la malinconia di Ryan per via dell'assenza di Eveline ma astenendosi dal fare commenti, grazie al cielo. I due trascorsero qualche minuto a scambiarsi i regali e a mostrare quelli che avevano ricevuto nel corso della serata quando il Tassorosso interruppe una frase a metà per indicargli un punto della stanza con lo sguardo.
    «Ehi, quella non è la prefetta che ti piace?»
    «Dove?!» chiese istintivamente, accorgendosi solo in un secondo momento delle esatte parole usate dal ragazzo. «E non "mi piace", okay?!»
    «Oh, no, assolutamente... Ha appena consegnato il regalo ad Amethyst Lawson di Corvonero, comunque. Si trova laggiù!»
    Ryan non se lo fece ripetere due volte e, fiondandosi tra la folla, cercò di farsi largo per intercettare Eveline prima che sparisse chissà dove. La folla di studenti, però, non lo aiutò per nulla, tanto che la prefetta aveva già raggiunto la caposcuola che gli aveva consegnato il regalo qualche minuto prima. Non volle interrompere l'incontro tra le due, perciò si limitò a passeggiare nei dintorni osservandole di sottecchi di tanto in tanto per tentare di indovinare a che punto fossero. Infine attese che le due finissero di scattare una foto insieme prima di lasciarsi trascinare dall'impazienza e presentarsi al cospetto delle due. «Ragazze... spero vi stiate divertendo! E ciao di nuovo, O'Connor! Grazie ancora per il set di Pluffe!» Il Grifondoro stringeva ancora sotto il braccio il piccolo bauletto come se fosse privo di peso, poggiandolo a terra solo dopo essersi deciso a dare il regalo ad Eveline. «Certo che questa è bella, comunque» esordì mentre il legno del baule poggiava contro il pavimento, «io sono arrivato in orario e tu in ritardo, la fine del mondo deve davvero essere vicina! In ogni caso... Avrei qualcosa per te.» Tirò fuori dalla tasca dei pantaloni una piccola scatola rossa con le renne e altri simboli natalizi, delle stesse dimensioni di un porta anelli. Allungò l'oggetto verso la ragazza e, abbozzando un sorriso un po' nervoso, esclamò: «Beh, buon Natale!»

    Scegliere il regalo per Eveline era stata un'impresa tutt'altro che semplice. Si era scervellato per circa un mese, senza trovare soluzioni che lo soddisfacessero al cento percento. Avrebbe dovuto regalarle qualche articolo di cancelleria? Era una Corvonero, probabilmente avrebbe apprezzato qualcosa di simile... ma lui non voleva regalarle un dannato quaderno, voleva optare per qualcosa di un po' più speciale, qualcosa che non avesse valore solamente a livello pratico... ma cosa regalare ad una ragazza che non si conosce benissimo e su cui si sta cercando disperatamente di far colpo, malgrado si possa tendere a negare la cosa all'infinito? Trovata un'opzione a lui congeniale, ma che comunque gli lasciava un cocente dubbio nella mente, prese il treno per Londra una domenica mattina e si avventurò per i quartieri babbani, arrivando addirittura a viaggiare con la metropolitana per raggiungere più facilmente il negozio che aveva in mente. Era piuttosto famoso a Londra, ne aveva sentito parlare anche per i corridoi della scuola e, dopo aver fatto qualche ricerca, aveva deciso di fare un tentativo. Scese alla Westminster Station e, sgomitando tra i babbani carichi di buste, attraversò l'omonimo ponte facendo lo slalom tra artisti di strada impegnati a spillare soldi ai turisti con furbi magheggi. Scese i gradini verso il lungo-fiume e, in men che non si dica, trovò l'insegna gigante del negozio in questione recante la scritta "Build-A-Bear". Appena entrato, si sentì investito dalla quantità di peluche che affollavano gli scaffali e dei bambini che scorrazzavo intorno in attesa di costruire il loro peluche. Avrebbe dovuto attendere in fila per almeno mezz'ora, ma già che era lì non era disposto a fare dietrofront: avrebbe costruito un peluche per Eveline anche se avesse dovuto aspettare per settimane, non avrebbe mollato così facilmente. Diede un'occhiata alle stoffe disposte nei cestini e, dopo un'attenta analisi, scelse quella di un pinguino, andando poi a prendere posto dietro un gruppetto di bambini chiassosi e irrequieti. Uno di essi, nel notare un ragazzone grande e grosso in un posto del genere, prese a sghignazzare divertito e coinvolse nell'ilarità gli altri mocciosi. Sarebbe stato facile estrarre la bacchetta e rimpicciolirli fino a farli diventare piccoli quanto formiche, ma si trattenne dal farlo e si limitò a tentare di nascondere il nervosismo con un sorrisetto ironico. Arrivato il suo turno, l'imbarazzo non poté che accrescere. Persino una delle commesse lo guardò storto appena si presentò davanti alla macchina con il cotone e gli chiese se stesse accompagnando un bambino. «No, il peluche è... per una mia amica» abbozzò rosso in faccia, era palese che, checché ne dicesse, le prese in giro che gli stavano indirizzando lo stessero irritando. Peggio ancora, quando la commessa gli chiese quale grado di morbidezza desiderasse per il peluche, si levò un ennesimo coro di schiamazzi quando rispose che "lo voleva extra-soffice". Evitò di personalizzare il peluche con particolari odori o suoni - che non avrebbero comunque funzionato ad Hogwarts - e l'ultimo atto del suo imbarazzo fu causato da una strana cerimonia che fu costretto ad eseguire alla fine della costruzione del peluche, con tanto di scampanellata finale per annunciarne la nascita. Scelse "Quake" come nome, sia perché si era ricordato che quello fosse il personaggio Marvel preferito di Eveline, sia perché gli ricordava il suono "quack", che trovò appropriato per un pinguino. Ma i pinguini fanno "quack", in ogni caso? si chiese mentre usciva dal negozio con Quake in braccio, talmente grosso da somigliare ad un bambino con qualche strano problema alle ginocchia. Decise di rimpicciolire il peluche per trasportarlo meglio per la città e quello gli diede l'idea per la presentazione.

    Quando Eveline avesse aperto il coperchio della piccola scatola, il reducio che aveva lanciato sul peluche si sarebbe infranto e sarebbe tornato alle sue dimensioni originarie, facendo ritrovare la prefetta con in braccio un peluche alto la metà di lei. Successivamente, le avrebbe porto una pergamena con l'attestato di nascita del peluche, recante anche il nome che aveva scelto per il pinguino gigante.
     
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    “Don’t waste your time looking back, you are not going that way.”


    Edited by -Nymeria - 26/12/2019, 01:39
     
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    Link dell'acquisto (se comprato nel gdr): https://ilpaiolomagico.forumfree.it/?t=77195457
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    - Un ciondolo d'ambra di piccole dimensioni x
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    VICTOR LEDREC ▾ HUFFLEPUFF

    Yeah, I can do serious, I can do mean | Tell a supremacist that I'm supreme | Oh, everybody's woke now, guess I'm just lost in a dream | But still, I'm predicting the future, I said this is how shit would go

    Fare dei regali agli sconosciuti era un modo per esorcizzare la mia paura verso il prossimo. Non avevo pensato al suicidio, né in quei bui momenti dopo il fattaccio, né tantomeno in quella disgustosa festa in cui tutto era luccicante.
    No, non c’era niente di luccicante. E un anno fa, quando tiravo su col naso per colpa di quel raffreddore che poi si rivelò Helianthus, avevo addosso molta più felicità di quel giorno. Avevo ricevuto il regalo per la mia vittima sacrificale quella mattina stessa. Al Cespuglio Farfallino avevano sempre degli oggetti interessanti da regalare alle ragazze e per questo né avevo approfittato. Avevo avvolto tutti e tre i doni all’interno di una scatoletta coperta di carta profumata di riciclo e mi ero recato in sala Grande con l’entusiasmo di una brugola arrugginita, eppure eccomi lì.

    -Nymeria


    Trascinato a forza verso una delle poche persone che non odiavo in quella sala. Amethyst era una tipa simpatica, aveva preso le redini del L.A.T.T.E. con maestria e da quando ero entrato in quella setta studentesca ero sicuro che le cose sarebbero state, finalmente, messe in ordine.
    Sospirai pesantemente, non per fastidio ma per stanchezza. Potevo vedere perfettamente, a poca distanza da me, la fonte di ogni odio. Il punto punto nevralgico della mia rabbia con quei suoi ricci neri e la faccia da schiaffi (per me, ovviamente). Volli concentrarmi di più sul mio Babbo Natale segreto con un sorriso non così tanto forzato da rovinarle la giornata. Lei, quanto meno, sembrava felice.
    Abbassai lo sguardo, rigirando il regalo che avevo portato che ovviamente non era per lei per concentrarmi nello scartare poco dopo quello poggiatomi dalla coronerò sulle mani.
    ”Grazie” mormorai con un sospiro, iniziando a scartare il regalo ”scusa del mio poco entusiasm-“ non ebbi il tempo di finire la frase che, alzando lo sguardo già la ragazza se n’era andata. Cercai di capire se fosse perché facevo puzza, o se si trattasse, piuttosto, di un tentativo di allontanarsi da quella nube di cosmica tristezza che il mio corpo aleggiava. Fatto stava che avrei voluto dirle grazie, perché il regalo mi piaceva veramente.

    Witch;


    Pensando a quanta rabbia sarei in grado di scrivere su quelle pagine, trasformando la mia rabbia e i miei pensieri in parole d'inchiostro magico su pagine infinite, forse era meglio che si fosse allontanata. Non avrei voluto dovermi trovare a dirle cosa avrei scritto su quelle pagine.
    Il mio corpo venne attratto verso un’altra ragazza nella sala.
    Elizabeth Parker non era una tipa che conoscevo. Avevo cercato qualche informazione in giro, avevo fatto un po’ di indagine di mercato per capire cosa le piacesse e cosa sarebbe stato meglio portarle come dono e, nonostante non sapessi i gusti della ragazza, mi ripromisi di sembrare il più normale possibile.
    “Elizabeth?” mormorai, attirando la sua attenzione per poi picchiettare sulla sua spalla. “Ciao, sono Victor, il tuo Babbo Natale segreto” sospirai, poggiando le il regalo fra le mani.

    code by thefedivan
     
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    i? A suo dire Sam era tranquillamente importante abbastanza da potersi permettere il pluralis maiestatis, ed una parte di Eveline doveva credere fosse quello il caso, perché non farlo avrebbe voluto dire angosciarsi per capire chi esattamente fosse incluso nella minuscola parola ed avrebbe negato fino alla fine dei tempi quale nome le fosse venuto alla mente.
    Consegnato il regalo nelle mani della Caposcuola e sorpresa del riceverne uno in cambio, Eveline non faticò a soffocare il bisogno di chiedere chiarimenti, non quando soltanto una cosa poteva trovarsi in quel pacchettino e senza un minimo di dignità rimasta, un sorriso entusiasta ad incurvarle le labbra, la voce le uscì di un tono più alto mentre esclamava “dolci!” L’apertura mancò di tutta la grazia e pazienza dimostrata dalla Tassorosso, perché Eveline non era mai stata tipo da apprezzare l’attesa, e magari poteva ringraziare di non avere della carta da bistrattare, perché fosse stato quello il caso, l’incarto si sarebbe già trovato in tanti pezzettini sul pavimento. Sbirciando l’interno del pacchetto, le sembrò alla sola vista d’avvertire lo zucchero circolarle già nelle vene, “grazie! Mia mamma non saprà nemmeno della sua esistenza!” probabilmente perché ne finirò metà durante il viaggio in treno. Lieta che anche il suo regalo fosse stato ben ricevuto, Eveline non aveva comunque dimenticato il dubbio nato ad inizio conversazione e con il modo in cui Sam aveva pronunciato “Grifondoro”, tutta insinuazione e soltanto un pizzico di tatto, il sospetto tornò in tutta forza per essere confermato. Eveline non era arrossita, non aveva affatto sentito il bisogno di difendersi da accuse prive di fondamento, e piuttosto aveva rilasciato un sospiro pieno di finta esasperazione, fissando Sam con uno sguardo che era tutto condiscendenza “ignorerò l’allusione perché falsa” e perché si sentiva ancora fin troppo esposta con le guance scottanti aggiunse “e se è così importante, mi troverà!” Sospirò nuovamente, un sorriso in volto che non avrebbe fregato la Caposcuola e sfilò la macchina fotografica dal collo, “guarda, solo perché è Natale ti abbraccio di mia spontanea volontà!” prima di avvicinarsi, piazzarle un braccio attorno alla vita e posizionando la polaroid di modo che non le sfuggisse dalle dita, esclamò “di’ cheese Sammie!” Una volta recuperata la foto e scossa per far prendere consistenza all’immagine, Eveline la passò alla Caposcuola. “Ecco a te!” e neanche il tempo di sistemare la macchina attorno al collo, né di chinarsi per riprendere i regali posati a terra, che il nervosismo le si insinuò sotto pelle all’arrivo di Ryan. Odiava non avere il totale controllo della situazione, venire destabilizzata da un’azione o una parola che non avrebbe potuto calcolare, e senza un motivo preciso, ecco cos’era per lei il Grifondoro. Rientrare nei binari del sarcasmo la aiutò a scrollarsi di dosso quell’orribile sensazione di sbilanciamento e seguendo con gli occhi il movimento con cui portò il bauletto a terra, ribatté “immagino ti sia accorto del ritardo perché mi cercavi” un sorriso indirizzato alla Tassorosso, come a ringraziarla dell’informazione. Ma eccola di nuovo, la sensazione di non avere più un pavimento regolare sotto ai propri piedi, il disequilibrio che raggiungeva tutt’altro livello mentre allungava la mano e recuperava il regalo senza mormorare una singola parola. Si liberò della polaroid posandola a terra con il resto delle sue cose, esitò soltanto un attimo ancora, “sei sicuro che sia per me?” lì sulla punta della lingua. Registrò il pinguino, solo quello, prima di spalancare gli occhi, la scatola caduta da qualche parte ai propri piedi, il peluche aumentato così tanto che pensò che poggiato a terra non avrebbe avuto problemi ad arrivarle ad altezza sterno. La mente totalmente bianca, non una singola parola logica a farsi strada sulle sue labbra, Eveline prese il bigliettino che le stava allungando, lo sguardo fermamente puntato sul pinguino, del tutto decisa ad ignorare la presenza di Sam, di Ryan e di tutte le persone che occupavano la sala. E mentre i pensieri tornavano in massa a riversarsi nella sua mente, Eveline arrossì, perché stava tenendo un pinguino quasi più grande di lei, Sam aveva assistito a tutta la scena, lei e una marea di persone di cui sentiva lo sguardo puntato addosso. Ed il cuore era così colmo di meraviglia e contentezza che pareva sul punto di scoppiare. La bacchetta presa dalla tasca dei pantaloni, Eveline la puntò contro il peluche per riportarlo ad una grandezza che le evitasse di inciamparci, e perché le sue guance erano così calde e non credeva di riuscire ad incrociare lo sguardo di Ryan senza arrossire ulteriormente, continuò a guardare Quake mentre spiegava “sarebbe stato un po’ ingombrante da portare appresso” un’esitazione e prima di perdere coraggio, gli si avvicinò, si sollevò sulle punte e sostenendosi con una mano sulla sua spalla, gli lasciò un bacio sulla guancia. “Grazie” sussurrò prima di allontanarsi veloce, chinarsi per prendere il suo regalo e tenderglielo armata di ironia perché altrimenti si sarebbe messa a farfugliare e non le pareva il caso di imbarazzarsi ulteriormente. Ancora non riusciva ad incrociare il suo sguardo. “Caso mai ti capitasse di essere il bersaglio di un altro aguamenti” non aggiunse che era autoregolante, che volendo avrebbe potuto usarla anche d’estate perché si sarebbe adattata di conseguenza. Abbassò invece il capo, stringendo il peluche contro il petto e cercando gli occhi di Sam per implorarla con lo sguardo di fare una battuta, dire qualsiasi cosa ma spostare l’attenzione da lei.

    Character sheet + Corvonero +Prefetta+ IV°Anno
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    CITAZIONE (Kooei @ 23/12/2019, 08:41) 
    Non c'è fretta ma voglio solo ansiarvi per ricordarvi che vi osservo :flower:

    Mancano ancora i post di scambio regalo di:

    Moth•° Armageddon Wrter Alexandra Duval Thranduil 11 Raë
     
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