Hogwarts: Il Paiolo Magico - {Harry Potter GDR}

[PETSFESTIVAL] Ashfield Leah - Olib

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    NOME COMPLETO: Ashfield Leah
    NOME ANIMALE: Olib (Asticello)
    CAMERA BLINDATA: D349


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    "Non ti piace neanche questo?" sollevò un fiocco giallo, lo avvicinò prima al lato destro della testa, poi al sinistro, lasciando ogni volta all'asticello il tempo di specchiarsi e decidere se fosse adatto o meno.
    "Ti sta molto bene e si abbina alla mia maglia".
    Per tutta risposta Olib poggiò le mani nodose sulle ampie ali del fiocco e spinse verso il basso, costringendola a posarlo. Scese nell'incavo del lavandino, raccolse qualche goccia d'acqua dal rubinetto e se la passò tra i rametti spaiati che Leah aveva tentato di abbellire senza successo. I capelli di Olib erano asimmetrici per disposizione e per obbedienza alla conformazione della testa, vagamente romboidale, con due ciuffi grossi che spuntavano rispettivamente dal vertice alto e da uno dei due corti. Sul suo volto aleggiava una espressione di dubbio perenne, nella quale, però, a seconda dei casi Leah leggeva tante sfumature di sentimenti. A quell'ennesimo rifiuto si rassegnò: a Olib i capelli piacevano sciolti, liberi. In precedenza aveva tentato di sistemare il fiocco nella zona del collo, come papillon, ma neanche allora l'asticello era stato collaborativo e anzi si era opposto come maggior forza.
    "Aspetta, vieni," recuperò una salvietta dalla borsa e la inumidì.
    "Sarai comunque originale," deterse il viso dell'asticello con molta delicatezza. Dall'inizio della primavera il suo bisogno d'acqua era incrementato. "Non ho visto altri asticelli a scuola, non in compagnia di studenti," continuò a dire. Olib sembrava prestarle attenzione. "Con il fiocco però saresti più bello". Terminata la pulizia gettò la salvietta, fece salire Olib sulla spalla e tornò in dormitorio.
    "Credo che possiamo andare, è quasi ora". Sistemò l'astuccio degli elastici in borsa e, sempre con l'asticello sulla spalla, uscì in direzione del parco. Quella mattina negli spazi verdi del castello si sarebbe tenuta una sorta di competizione per animali babbani e creature magiche. Aveva riflettuto a lungo sull'opportunità di partecipare, tanto che alla scelta definitiva era giunta solo di recente. Non le importava tanto di vincere, quanto di avere un parere esperto sulla creatura di cui si prendeva cura ormai da mesi. Si trattava della sua prima esperienza come allevatrice e sperava di ricevere indicazioni, suggerimenti, magari qualche complimento sentito, da esperti imparziali, quali riteneva fossero i giudici scelti per un torneo.
    Non meno importante, quel concorso avrebbe permesso di trascorrere del tempo insieme a Olib in modo non convenzionale, lontano dal chiuso della sala comune.
    D'improvviso, mentre costeggiavano una parte della collina che affacciava sul lago, l'asticello si animò, passando dalla spalla destra a quella sinistra per osservare meglio gli alberi in direzione dello specchio d'acqua accanto a cui sorgevano.
    "Dopo la gara ci andiamo, ti va?" aveva avuto modo di portarlo in quella zona durante una delle rare escursioni effettuate nei primi giorni di clima sereno dell'anno, e in quell'occasione ebbe conferma di quanto gli piacesse. Rimase a fissare gli stessi alberi fino a che arrivarono al polo fieristico, anche dopo spariti, fino a quando, sentendo la voce della padroncina, tornò a concentrarsi su dove si trovava.
    "Siamo arrivati," Leah indicò l'ingresso e lo superò. Benché mancasse ancora qualche minuto alle nove l'area dell'esposizione brulicava di persone e animali, e il via vai non aiutava a comprendere chi fosse là in qualità di visitatore, giudice o partecipante. I miagolii sovrastano i versi di qualsiasi altra creatura, non per intensità, bensì per numero, come divenne chiaro appena raggiunse, seguendo i cartelli con le indicazioni, la zona degli stand. Ad Olib, o meglio, agli asticelli, era assegnata la zona degli unconventional pet. Lo stand nasceva accanto a quello riservato ai gatti, il quale seguiva lo stand dedicato a uccelli e piccoli animali. Leah non sapeva molto sull'allevamento degli animali e non avrebbe certo criticato gli organizzatore, ma sistemare i gatti in quel modo le sembrava bizzarro: da una parte avevano il cibo, dall'altra tiragraffi naturali come gli asticelli. Dovevano soltanto scegliere tra lo stomaco pieno e le unghie affilate. Con quel pensiero in testa, Leah si avvicinò al tavolo e scelse per Olib uno dei terrari, mentre con la coda dell'occhio osservava gli occupanti del tavolo accanto per decifrare i loro sguardi.
    "Questo è carino," disse. I terrari non differivano di molto l'uno dall'altro, la sua intenzione era solo di coinvolgere Olib ed evitare che si distraesse come suo solito. Quello scelto da lei era di forma rettangolare, lavorato in modo elegante e rifinito, nelle giunture, con del materiale di colore nero molto discreto. Si sviluppava in altezza più che in larghezza e apriva sul davanti mediante due ante in vetro chiuse in basso da una serratura circolare, anch'essa elegante. Non appena la aprì Olib si avvicinò e infilò la testa all'interno, dando prova della sua innata curiosità. Con molta cautela si issò all'interno e misurò a passi ampi ma lenti la nuova sistemazione, ancora spoglia.
    "Aspetta, dobbiamo sistemarlo," gli intimò, ma l'asticello ormai non ascoltava. A Leah piaceva indovinare cosa passasse tra le fronde di quella testolina lignea, e in quel preciso istante immaginò, come nel baloon di un fumetto, un Olib che discutesse con se stesso di come arredare la nuova dimora. Da un espositore poco distante dal tavolo, Leah raccolse un tappetto di muschio fresco e lo infilò nel terrario come meglio poté. Le maggiori difficoltà le riscontrò quando la copertura per il pavimento cozzò contro le gambe di Olib che, improvvisamente affascinato dalla terraformazione che avveniva rapidamente ai suoi piedi, rimase piantato a terra, formando un ostacolo attorno al quale il muschio si spiegazzò formando delle colline tutt'altro che naturali.
    "Dovresti spostarti da lì, altrimenti non riuscirò a finire," lo rimproverò. Olib le dedicò appena uno sguardo, mosse qualche passo di lato, poi lo riportò a terra, mentre lei, con le mani, appianava le zone montuose. La dimore di un'asticello non era niente senza un castello su cui arrampicarsi. Di piante in dotazione ce n'era una vastità. Si trattava per lo più di alberelli molto giovani, di varie altezze, forme, dimensioni, dai rami contorti, dritti come spighe e foglie delle più disparate tonalità di verde e dal taglio mai uguale. La colpì in particolare un arbusto dal tronco che accanto alle foglie assumevano venature verdastre simili a una delle matite colorate preferite di Olib. Aveva foglie di ordinario verde foresta, originali però nella forma, che negli esemplari più ampi ricordava, con un po' di fantasia, quella di un cuore. Scelse proprio quella pianta e, sollevandola, notò che la zona intorno alle radici era racchiusa all'interno di un sacco di iuta, o forse canapa. Guardando all'interno probabilmente vi avrebbe trovato anche un dispenser d'acqua, così da tenerla idratata e fresca.
    "Guarda cosa ti ho portato," infilò la pianta dentro il terrario, sotto lo sguardo di uno stupefatto Olib, che subito corse ad ammirare il nuovo pezzo d'arredamento. L'alberello misurava in altezza quanto il terrario stesso, Leah lo puntellò al meglio a terra, aiutandosi anche con qualche pietra ornamentale che recuperò al tavolo dello stand, e solo quando fu sicura della sua stabilità lasciò che Olib vi si appendesse. Mentre l'asticello studiava la nuova dimora, recuperò un recipiente d'acqua e infilò anche quello, in un angolo, facendolo affondare di qualche centimetro all'interno del tappetto di muschio per dare l'illusione che si trattasse di un laghetto. Per ultimo, la parte più schifosa. Recuperò il vasetto del cibo e, con l'aiuto di uno stecchetto, gli occhi semichiusi per il disgusto e il naso contratto come a voler escludere l'olezzo che era sicura sarebbe arrivato, rivoltò una parte del contenuto di insetti sul tappetto erboso. Quando ritenne sufficiente la quantità di cibo richiuse il vasetto e gettò via il rametto secco che aveva usato come spatola. Osservò con occhio critico l'interno del terrario, contò gli elementi presenti e fece un elenco a mente di ciò che Olib aveva nel terrario in dormitorio. Sembrava non mancare niente.
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    Ciao e benvenuto! Ho bisogno che tu mi risponda alle domande della steward argomentando ON GAME tutto ciò che bisogna sapere sull'animale, con almeno 2000 caratteri.

    P.s. : quando ho letto l'orientamento sessuale di questa pg sono morta dal ridere. GNA A FO'

    Riepilogo domande:
    E' l'asticello del Serraglio?
    Che caratteristiche fisiche peculiari ha?
    Ha qualche abilità o capacità speciali?
    E' stato regolarmente vaccinato e gode di buona salute?
    Come è diventato il tuo animale? (facoltativo:se vuole può anche raccontarmi qualche vostro aneddoto particolare.)


    Regole - Listino animali magici

    - Listino animali non magici - Caratteri
    Leyna Malstrom
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    Pensato
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    Tutto il Petsfestival era nato dall’ennesimo salottino improvvisato lì per lì da alcune streghe bene, ritrovatesi per una poco felice coincidenza (o forse no) al Serraglio Stregato. Apparentemente si erano coordinate in formazione quattro quattro due, con l’unico scopo dichiarato di comprare il cibo preferito dalla propria bestiola, ma, segretamente aspiravano a uccidere Miss Malstrom di noia. Ne era certa lei, da dietro al bancone.
    Non era un gioco lavorare per gli animali, per lei che prendeva tutto estremamente seriamente ma, quel giorno pareva essere stato destinato a improvvisate gare di bellezza nel locale principale del piccolo ma ben fornito negozio, solitamente animato da qualche tenero versetto di cucciolo o dal cinguettare allegro di qualche uccellino o dal frinire dei graziosi insetti in vendita e si era presto riempito delle loro ciarle importune.
    “Signorina…serva me! Allora…le faccio vedere una foto del mio Cocò, secondo lei …non è bellissimo? Certo che è bellissimo!”
    “Che stai dicendo! Ma non lo vedi? Il mio Falcon è decisamente più bello di quel pollo spiumato”
    Falcon il falco e Cocò la cocorita? Seriamente?

    L’aria iniziava a farsi sempre più viziata, l’atmosfera caotica, ed a un certo punto, la stessa Aylin, tappandosi le orecchie aveva deciso di rintanarsi nel magazzino dove Cassandra si era messa a catalogare i vari mangimi arrivati, a disporli ordinatamente, controllando le scadenze e dividendoli per animale di destinazione. Zabettavano le donne incessantemente ed Aylin disperata stava vagliando l’ipotesi di smaterializzarle in massa, quando, senza poter controllare i propri sproloqui solitari esordì con Tutto questo si potrebbe evitare se organizzassimo un concorso di bellezza.
    Detto, fatto! Ebbe la benedizione da parte della proprietaria e di lì a poco si trovò oltre che a svolgere le solite mansioni, ad aggiungere alla sua lista personale di cose da fare, quelle legate all’organizzazione del primo Petfestival. Alcune settimane dopo, il suo parlare solitario si era bello che concretizzato.

    A pensarci ora, a sangue freddo, non riesce a credere di essere stata in grado di tanto e girando per i padiglioni le sembra che lei e Cassandra abbiano fatto davvero un grandissimo lavoro di squadra, sia nell’allestire gli spazi sia nel pubblicizzare l’evento, sia nel disporre le zone dedicate che nello stilare il regolamento di partecipazione.
    Ma non c’è solo la voglia di levarsi gli altri di torno ad alimentare il suo fervore in quell’occasione che l’ha addirittura voluta costantemente al servizio dei partecipanti; c’è anche tanta voglia di mostrare ai visitatori che esperienza meravigliosa possa essere avere un animale accanto, avere un legame talmente saldo da essere perennemente fonte di compagnia e sostegno; insomma, molto più di quel che restituivano certe presenze umane ed evanescenti, a ben vedere. Ha dunque anche accettato di buon grado l’idea di indossare un camice bianco anonimo, con stampigliata sopra la scritta “STAFF” e di fare la steward per tutti coloro che han deciso di mettersi in gioco, proprio come avevano deciso di fare lei e Cassandra organizzando quella giornata.
    Con orgoglio porta appuntato al petto un cartellino plastificato riportante la scritta “Aylin Malstrom – Stewart – ho sempre un sorriso per te” ma, più che un sorriso naturale il suo, assomiglia a una semi paresi facciale, mentre cerca ancora di sincerarsi che nulla sia fuori posto e stringe al petto la cartelletta con i formulari che avrebbe dovuto compilare per i partecipanti di lì a poco.
    Ecco quindi alcuni aderenti all’iniziativa arrivare. Si premura quindi istantaneamente di accoglierli, dopo aver consegnato ad alcuni visitatori una mappa dello stabile dando loro il benvenuto.

    Infondo chi meglio di un proprietario potrebbe mostrare alla comunità magica il vero vantaggio affettivo di avere accanto un compagno peloso? O piumoso…o squamoso…o legnoso?!
    Fu proprio mentre era un po’ persa in queste divagazioni romantiche che nota finalmente una studentessa, una giovane e bellissima donna dai fluenti capelli biondo scuro e dagli occhi verdi e penetranti, intenta sistemare il suo asticello con tutto il suo corredo nell'apposito terrario messo a disposizione, nella sezione unconventinal pets della mostra. Sembrava essere spigliata, brillante, propositiva e coinvolgente; insomma, non tutti avrebbero dedicato tanti riguardi ad un asticello, declassandolo a pianta... neanche da vaso e trattandolo come se effettivamente fosse una pianta, senza riguardo, senza volerci creare nemmeno un dialogo perché in fondo cosa mai avrebbe potuto rispondere se non mille e mille cose diverse? Come se fossero solo le parole a esprimere significati e non le anime a vibrare. In ogni caso, queste prime sue impressioni sulla partecipante riuscirono a sciogliere quella sensazione di imbarazzo che Aylin aveva addosso, mentre s'avvicinava.

    Benvenuta Miss! Dunque, mi presento, il mio nome è Aylin Malstrom e sono qui per farle da assistente durante il concorso. Si senta pure libera di chiedermi ciò che vuole, anche di urlare il mio nome al vento in caso di bisogno, ma prima... avrei bisogno di tediarla con qualche domanda sul suo animale, in modo da iscriverlo alla competizione. Dunque
    ...

    Prese un pochino di fiato Aylin prima di continuare, approfittando di quel momento per studiare la bestiola e il suo stato di stress. Nulla sembrava disturbarla o turbarla e pareva abbastanza tranquilla, assolutamente non belligerante mentre prendeva confidenza con l'abitat, il che per un cane alla sua prima esposizione era davvero notevole.
    Se lo immaginava bene quanto quel via vai e quei suoni, provenienti da persone, altri animali, dalle aree espositive e dalla zona ristoro potevano essere fastidiosi, eppure la proprietaria aveva tutto sotto controllo, almeno apparentemente.
    Dunque Signorina, se deciderà di partecipare ho bisogno di porgerle qualche domanda sull'asticello che ci ha portato: per prima cosa mi dovrebbe confermare che sia stato preso al Serraglio Stregato; mi pare di ricordarmi di lei, e pure di lui, del gelosissimo LUI, ma preferisco chiedere nel dubbio, poi mi interessa una descrizione di quali siano le sue caratteristiche fisiche peculiari, se ha qualche abilità o capacità speciale, se è stato regolarmente vaccinato e gode di buona salute, e per finire -questa è la parte che preferisco- vorrei sapere come è diventata il suo animale; se vuole può anche raccontarmi qualche vostro aneddoto significativo, annoterò tutto nella vostra scheda personale.
    Prese quindi la matita bloccata dalla molletta a lato della cartelletta e attese che la giovane strega rispondesse alle sue domande, per poter scrivere tutto ciò che riguardava quella sua nuova coppia di partecipanti ed attendeva le risposte della ragazza, nella speranza di non averla travolta con tutte quelle domande così intime che tutto sommato riguardavano qualcosa di molto personale...non esisteva niente di più personale di un legame d'amicizia no? Gli amici sono ciò che ci determina, che ci rappresenta, che scegliamo. Aylin lo sapeva bene, per questo per lei era così difficile scegliere qualcuno da tenersi vicino, per questo aveva voluto lavorare in un immenso negozio di animali.


    © Severus91



    Edited by Leyna Malstrom - 9/7/2019, 20:31
     
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    Hi, stewarda!
    Nello schemino in basso al role scheme c'è anche un'immagine di Olib, nel caso volessi vederla prima/dopo/durante la lettura delle caratteristiche fisiche (è simile, non uguale) v.v

    Leah + Ashfield
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    "Ti vedo," la voce di Leah era divertita, come sempre quando Olib giocava a mimetizzarsi. Stava immobile tra i rami, fingendo di essere uno di essi, gli occhi ben aperti e fissi sull'oggetto della sua attenzione. Nel terrario all'interno dello stand, il suo sguardo spaziava dalla padroncina ai tavoli accanto e non sembrava soffermarsi su nessuno in particolare. Dopo mesi Leah credeva di essere finalmente riuscita a comprendere il perché di quel comportamento. Il suo non era un atteggiamento dettato dalla paura, di una preda che si finge morta per sfuggire a chi le da la caccia, somigliava più alle goffe imboscate progettate da alcuni personaggi dei cartoni animati: stava familiarizzando con l'ambiente, studiando le creature attorno, tutte o quasi sconosciute, pensando di non essere visto. "Non hai lo stesso colore della pianta, e agli altri rami mancano gli occhi," elencò con la naturalezza di chi espone dati oggettivi e incontrovertibili. Nemmeno allora Olib sembrò ascoltarla. Quando fingeva di essere un camaleonte poco mimetico diventava sordo e smetteva perfino di comunicare nel suo particolare linguaggio del corpo. Solo dopo aver raccolto dati a sufficienza tornava a essere Olib-il-pienamente-visibile-comunicante.
    Seguì ancora lo sguardo dell'asticello, curiosa di scoprire dove l'avrebbe condotta il filo invisibile dei suoi pensieri. Non ebbe però modo di continuare perché una voce la colse di sorpresa, facendole irrigidire i muscoli e voltare di scatto. Si ritrovò davanti a una donna molto bella, dai capelli castani, gli occhi di ghiaccio e il volto privo della minima imperfezione, dai lineamenti quasi familiari, di certo già visti. L'imbarazzo però le rendeva complicato stabilire dove avesse incontrare quella donna, o anche solo capire qualcosa di più complesso di dove si trovasse e perché. Capitava anche in dormitorio che delle compagne entrassero in stanza durante una conversazione solitaria con Olib e lei, per tutta risposta, si bloccasse, come prima reazione, avvampando alla sola idea che potessero pensare stesse parlando da sola. Sapeva che molte persone, forse tutte, parlavano con i loro animali senza ricevere alcuna risposta, spesso con vocine stupide, ma la cosa non l'aiutava in alcun modo a superare il blocco della novellina. Il fatto che la signorina Malstrom non desse a intendere di averla sentita le permise di riavviare i sistemi in un tempo ragionevole, registrare ogni raccomandazione ed escludere categoricamente la possibilità di urlare il suo nome.
    "Buongiorno signorina Malstrom," s'inserì in un momento di pausa. Stirò alcune pieghe nella parte inferiore della maglia, poi, dato che le braccia inermi e distese lungo i fianchi sembravano ornamenti stupidi, giunse le mani dietro la schiena. "Io sono Leah. Ashfield. Se avrò bisogno le farò sapere, grazie," preferì tenersi sul vago, non dire che avrebbe corso il rischio di perdersi tra gli stand nel corso di una ricerca disperata piuttosto che urlare il suo nome e attirare l'attenzione di tutti i presenti. Gli adulti tendevano a sminuire quel tipo di confessioni, cercavano di far capire quanto poco fosse fondata una sua paura, in genere senza riuscirci, perché se fossero bastate delle semplici parole a farlo sparire il problema non sarebbe neanche nato.
    La signorina Malstrom dimostrò subito di avere una memoria migliore, fornendole l'indizio per capire dove l'avesse già vista. Lei l'aveva servita nella sua visita al Serraglio, lei le aveva consegnato Olib e dato un sacco di indicazioni. Se non avesse rischiato di sembrare una pazza si sarebbe colpita la fronte con il palmo della mano, in segno di protesta contro chi faceva muovere a rilento gli ingranaggi all'interno della testa. L'esercizio maturato a lezione le permise almeno di prender nota di ogni domanda posta e non dover chiedere di ripetere.
    "Anche io mi ricordo di lei," esordì, sfoggiando il suo miglior sorriso. "Mi ha aiutata quando ho acquistato Olib al Serraglio Stregato. Olib è il suo nome," indicò il terrario. L'asticello era ben visibile tra le foglie e in quel momento sembrava dedicare tutta la sua attenzione alla signorina Malstrom. "Fa spesso così, si nasconde pensando di non essere visto. Credo. Però non è molto bravo, quindi non mi sembra un'abilità o caratteristica speciale," si pentì subito di averlo detto. Era un concorso, avrebbe dovuto tessere le lodi del suo compagno, non mettere in risalto le sue mancanze parlando a ruota libera. "È un gran cavaliere però! Gli piacciono le matite colorate, ha presente? Ne ho un astuccio pieno e se le lascio sul tavolo incustodite le afferra e corre via, per salvarle. Non gli piace quando le tempero per fare la punta. Appena l'ho capito ho smesso di farlo davanti a lui ma non se ne è mai scordato. Ne ha anche una personale, di matita, la sua preferita. È di colore verde, simile a lui; la tiene nel terrario. A parte questo non credo abbia altre abilità. Di caratteristiche fisiche particolari invece ne ha tante. Ha una spalla più bassa dell'altra e un braccio più sottile dell'altro. La mano sinistra ha tre dita, la destra solo due. La testa è quasi a forma di rombo, e con un po' di fantasia può ricordare una mano, per via dei germogli. La bocca non è perfettamente al centro, il muso sporge un po'. Sembra sempre offeso, oppure troppo sicuro di sé. Qualche volta lo rimprovero ma sembra sempre come convinto di avere ragione, per via del broncio che ha. È molto buffo," sul viso le comparve un sorriso sincero e involontario. A chiunque la conoscesse almeno un po' sarebbe sembrato inverosimile che un asticello così tanto strano appartenesse a lei, amante dell'ordine e delle linee perfette, invece era così, ed era affezionata a tal punto a Olib da non farci neanche caso. "Poi, cos'altro? è vaccinato, sì, altrimenti non credo me lo farebbero tenere in dormitorio, e non ha mai avuto problemi di salute. Quando sono andata al Serraglio non pensavo di acquistare un asticello," disse. Non aveva molto da dire su come Olib fosse diventato il suo animale da compagnia, c'era però una motivazione segreta di cui nessuno era a conoscenza. Niente di complicato, si trattava di uno scambio di sguardi difficile da raccontare in maniera credibile. "Li avevamo visti di sfuggita a Cura delle creature magiche, all'inizio mi ricordavano degli insetti e gli insetti non mi fanno impazzire," a dirla giusta ne detestava la maggior parte. "Il professor Patrickson mi ha fatto capire che non somigliano agli insetti, sono come alberelli, tipo, non fingono di esserlo. Però, ecco, non volevo comprarne uno, gliel'ho detto. Cercavo qualcosa di più normale, più semplice. Un animaletto morbido con tanti peli, ecco. Poi sono passata davanti al terrario di Olib e mi stava fissando, un po' come fa adesso, però in modo diverso. Si capiva dagli occhi che gli piacevo, che gli interessavo. Anche allora credo di aver pensato che fosse buffo e volevo conoscerlo meglio anche io. Non pensi male per quello che le ho detto," si affrettò a dire, "ero convinta quando l'ho comprato e sono molto felice di averlo fatto. Una volta, questo può valere come aneddoto, stavo studiando in sala comune, era tardi, io mi sentivo stanca e non avevo tanta voglia di continuare. Ero anche un po' nervosa, all'inizio dell'anno non mi ritrovavo molto con le materia magiche. Olib stava sul mio letto, come sempre, a giocare con la sua matita. Credo mi abbia sentito sbuffare o lamentarmi, allora si è avvicinato e mi ha ridato la matita. Quando gli ho detto che era sua, che poteva tenerla, con voce un po' brusca, si è seduto vicino a me, al lato del libro e si è chinato anche lui, come se stesse leggendo. Credo fosse il suo modo di farmi capire che anche lui poteva giocare nel modo in cui giocavo io, anche se in quel caso studiavo. Può sembrare strano, ma mi ha aiutata a concentrarmi, sapere che anche lui cercava di studiare," d'istinto di voltò a guardare l'asticello, un po' emozionata al ricordo di un'avvenimento che credeva di aver dimenticato.
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    Hi, Nate!
    Me lo sono girato tutto lo schemino, pure la pg, perchè quando stalkeri qualcuno o lo fai bene, con perizia o non lo fai, e io lo fo'. Eccome se lo fo'.
    Fingo anche accento toscano per depistarti ma vi sto guardando. E' per quello che sono sempre in ritardo cronico su tutto.

    Mi cospargo il capo di cenere per averti fatto attendere questa risposta, zorry. :(

    Nel tuo prossimo post, ti attende il giudizio, va pure nella zona, quando vuoi, anche subito con Aylin o in solitaria, sosta pure nella fiera se vuoi, a tua discrezione.


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    Ed ecco che la deliziosa studentessa, senza farsi problemi, le forniva tutte le informazioni che Aylin le aveva richiesto; senza battere ciglio e non solo, dimostrandosi molto disponibile le spiegava anche qualcosa delle loro giornate al dormitorio, aprendo una finestra sulla propria anima che lasciava vedere ad Aylin qualcosa di meraviglioso! Ci poteva scorgere note di gentilezza e di sensibilità; quando essa tentava di non attuare un comportamento che l'asticello dimostrava dargli sofferenza, ma anche grande spirito di osservazione, una capacità di compromesso invidiabile ed infinita dolcezza, che sarebbe diventata contagiosa se solo Aylin fosse stata un pochino di cuore tenero. Sorprendentemente lo era, a quanto pareva, al solo flautato tono di voce della signorina, che senza saperlo probabilmente già stava utilizzando il metodo corretto per aver a che fare con gli animali in tale circostanza, irradiando attorno a sé tranquillità ed essendo presenza di riferimento per Olib, il quale rispondeva prontamente con un gioco di sguardi infinito in favore della padroncina nonché per Aylin.
    Forse si sbagliava Ay. Magari era lei che voleva vederci quel legame? Si sa, a volte siamo più ricettivi verso i dettagli che vogliamo notare, eppure non riusciva a non sentire l'affiatamento fra i due. Curioso. Persino lei, che non aveva che goduto della loro compagnia per pochissimo tempo non poteva che ritrovare quella sensazione di famiglia ora, al centro di quel ring di gabbiette. Strano davvero, e l'esperienza insegnava alla donna che se una casualità si ripeteva due volte smetteva di essere una casualità.
    In ogni caso Ay si sentiva privilegiata, potendo constatare personalmente quanto bella fosse la vita di Olib con la sua padroncina e volentieri l'avrebbe ascoltata quella ragazza senza stancarsi mai, soprattutto visto che l'asticello in questione non veniva oggettificato, lasciato senza stimoli a germogliare avendo giornate tutte uguali ma era invece ricoperto di cure, destinato ad una vita ricca di momenti dove perché no, potesse avere una matita verde tutta sua.
    Si poteva evincere dalle calde parole di quella ragazza, quanto tempo e quanta attenzione avesse messo nel trascorrere istanti preziosi con il suo animaletto, collezionando una quotidianità fatta di tanti piccoli episodi importanti, imparando a cogliere del suo piccolo compagno di vita ogni dettaglio fisico e ne era sicura, fra mille lei sarebbe stata in grado di riconoscere.

    Risultava davvero straordinario come tanto affetto e simpatia potessero trasparire da una piccola creatura appena vista. Non era affatto un animale "banale" l'asticello e bastava essere un pochino come Leah per scoprirlo, per ricevere in cambio affetto e dedizione, già... peccato che di Leah Ashfield ce ne fosse solo una in due mondi, in quello magico e babbano. Se la sarebbero dovuta far bastare.
    Si perdeva ora Aylin pensando ai suoi bestiari e cercando di ricordare se e quando poteva aver letto di episodi simili a quelli riportati dalla ragazza, e con sua grande sorpresa non ne ricordava. Forse era la sua memoria ad essere fallace ma...vogliamo scherzare? No che non vogliamo, era pur sempre di Aylin che parlavamo.
    Scriveva veloce Aylin, nascondendo un po' la matita cin la mano per non turbare l'asticello, ed iniziò ad annotare in bella grafia ogni parola riferita, per evitare la perdita di qualsiasi informazione, e, al termine del prendere appunti Aylin si sentì davvero a suo agio nel mettersi a tirare qualche conclusione personale e a condividerla con la ragazza, ma non prima di aver svolto qualche formalità.

    Ti lascio un “questo” Leah.... Allungò la mano verso la ragazza, portando alla sua attenzione un piccolo oggetto tondo che aveva nel taschino frontale del camice, un piccolo disco, grande poco meno della sua mano Questo è uno di quei dispositivi babbani che si usano per avvisare quando le ordinazioni nei ristoranti take away sono pronte, così quando il giudice vi starà per chiamare in giudizio, avrete una decina di minuti di tempo per raggiungerlo; inizierà a fare bip, a vibrare e a illuminarsi per poi smettere di tediarvi quando sarete nelle vicinanze. Abbiamo scelto questo sistema in modo che nessun finite incantem potesse interferire, si sa mai, tanti maghi, tante bacchette, tanti animali. Quando inizierà a reagire portati pure alla postazione di giudizio nel padiglione 1, quella con il palco in parquet, non puoi sbagliare, vorrei accompagnarti, se me lo consenti. Vedi, ciò che mi hai riferito mi fa pensare che in qualche modo Olib innanzitutto sia in grado di distinguere i colori, visto che distingue la sua matita verde dalle altre; abbia auto-coscienza riuscendo a identificare ed accomunarsi al materiale ligneo di cui sono fatte le tue matite ed infine riesca ad entrare in empatia, non solo con le matite "sue pari" ma con te. Penso allora possa avere una complessa ed articolata sfera emotiva.
    Se non ti è di disturbo allora benché io abbia annotato tutto sulla vostra scheda partecipante, il vostro giudizio non vorrei perdermelo per niente al mondo.
    Fece una piccola pausa per non travolgere la ragazza con tutto quel marasma di ipotesi ed evidenziare le informazioni davvero importanti che invece doveva comunicare,

    Invece, se preferisci essere lasciata tranquilla con lui, non preoccuparti, posizionati pure su una delle postazioni e il giudice ti verrà subito incontro. Salvo incidenti, dovrei essere lì io pure...quindi non preoccuparti!
    Forse ora, a causa di quel piacevole incontro Aylin si sentiva davvero come fosse a casa sua, anzi, meglio che a villa Malstrom, dove non c’era nulla per la quale valesse la pena di emozionarsi.

    Benissimo allora! Mi pare che ogni punto sia stato sviscerato, grazie in ogni caso per la tua disponibilità! Devo ammettere che non vedo l'ora di vedere alla fine della giornata come vi classificherete. Andrà tutto bene Miss Ashfield, spero onestamente che vi portiate a casa qualcosa di bello da questa giornata! Un premio sarebbe l'ideale, ma magari anche qualche complimento... che fa sempre bene all’autostima!

    © Severus91



    Edited by Leyna Malstrom - 9/7/2019, 20:34
     
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    Il ritardo è passato inosservato, non avrei avuto il tempo di rispondere v.v

    Non ho salutato Aylin (e a un certo punto non la cito neanche) perché non sapevo se si sarebbe congedata appena entrata, nel caso rimedio con il prossimo post :sisi:


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    Più volte mentre parlava ebbe la netta sensazione che la signorina Aylin stesse scomoda a scrivere in quella posizione. In piedi e con solo una cartelletta come appoggio, doveva essere difficile riuscire a calcare la matita il necessario, non tanto da lasciare solchi scuri e profondi, ma neanche così poco da dover sforzare gli occhi per vedere i segni lasciati dalla grafite, e contemporaneamente non perdere una parola degli intervistati. Se fosse stata padrona della situazione le avrebbe offerto appoggio sul tavolo dei terrari, ma era ancora spaesata, là in mezzo, tra creature, animali ed essere umani, e non disse niente. La signorina Malstrom, poi, in quanto steward dell'evento non aveva certo bisogno del suo suggerimento per fare qualcosa all'interno della fiera.
    Aylin terminò di scrivere pochi secondi dopo la sua ultima parola, le consegnò un oggetto di piccole dimensione e le spiegò a cosa serviva. Leah lo prese nel palmo della mano e lo squadrò da vicino. Era un disco di plastica, schiacciato, simile a una moneta per forma, solo più alto. Conosceva quel tipo di dispositivi per averli visti nei supermercati e qualche volta in locali in cui si servivano molti clienti e far rispettare la fila diventava importante per evitare tensioni. Non sapeva ne esistessero versioni tascabili, la novità le fece piacere e le lasciava la speranza che i maghi stessero aprendosi alla tecnologia babbana, che a quanto pare tornava utile. Annuì alla spiegazione di Aylin e lo infilò nella tasca dei jeans. Segnale luminoso, sonoro e vibrazione, mandò a mente, con tutti quegli stimoli non correva certo il rischio di saltare il suo turno al padiglione. Quando era pronta a muoversi, la signorina Malstrom si lanciò in un discorso che non si aspettava ma la fece riflettere. Da tutte le cose che le aveva detto trasse considerazioni profonde a cui lei non aveva mai pensato o, meglio, che aveva sempre ritenuto scontate. Non aveva mai pensato, ad esempio, che Olib fosse incapace di distinguere i colori, come capitava a tante altre creature, e invece la signorina Malstrom prese quel fatto come importante, e così gli altri, circa la personalità di Olib e il suo mondo interiore. Quel genere di cose non faceva per lei, era più il campo di suo padre, che con le creature magiche ci lavorava, anche se per il MACUSA e non per il Serraglio. Si era limitata ad osservare l'asticello e cercare di capirlo. Come diceva sua sorella, la natura le aveva dato occhi grandi perché necessari a uno spirito di osservazione acuto come il suo.
    Quel lungo monologo fugò ogni dubbio sulla risposta che la steward attendeva. La signorina Aylin rispondeva al profilo di adulto che le piaceva: non le parlava come a una bambina, non ricorreva a strani scherzi che la mettessero in imbarazzo e trasmetteva un certo calore.
    "La ringrazio," cercò di scuotersi di dosso l'imbarazzo. L'attenzione di una steward rappresentava un traguardo a cui non pensava di poter arrivare. "No, va bene,," aggiunse a mo' di rassicurazione. "Mi farebbe molto piacere se ci accompagnasse. Anche a Olib, sono sicura," un'occhiata alla creatura le confermò che ancora teneva d'occhio la situazione dalla sua postazione privilegiata. La signorina Aylin disse che tutto era pronto. Una scarica improvvisa di ansia da prestazione la attraversò da capo a piedi, appena smorzata dall'incitamento della steward.
    "Ho deciso di partecipare per capire se sono abbastanza brava con Olib, non tanto per i premi," qualcosa, forse il paragone con suo padre che reggere dentro di lei, per via delle professioni affini, le rendeva spontaneo confidarsi con la signorina Malstrom. "Allora lo prendo e andiamo".
    Si diresse al terrario e avvicinò la mano alla pianta. "Olib, hai sentito? Dobbiamo andare," gli insetti erano ancora tutti a terra. Non aveva mangiato, forse era ancora sazio dalla colazione. Con calma l'asticello si divincolò dai rami che lo coprivano, scalò il palmo della mano e si issò sulla spalla sinistra, come di consueto. Leah non poté fare a meno di notare che il suo sguardo continuava a tornare alla signorina Aylin. "Credo si ricordi di lei," disse affiancandosi alla steward, poco prima di partire per la nuova destinazione. Il padiglione 1 si trovava all'interno di un grande complesso che sorgeva poco distante dagli stand in cui le creature effettuavano la prima sosta, proprio di fronte al luogo in cui la signorina Malstrom l'aveva intervistata. Si trattava di una struttura davvero grande. Leah riuscì a contare quattro porte, ma non era certa che fossero le uniche, dato che più avanti la folla saturava l'orizzonte rendendo complicato distinguere i dettagli dell'edificio. Accanto alla steward imboccò la seconda porta, contando dalla parte da cui era arrivata quella mattina, e si ritrovò in una vasta area che somigliava molto a una palestra babbana, di quelle grandi, dove si tenevano le manifestazioni sportive. In alto, agganciati per mezzo di spessi cavi, vi erano sospesi numerosi fari di forma circolare, non torce come si sarebbe aspettata da un evento magico. La modernità dei commessi del serraglio cominciava a piacerle. Disposti lungo il lato largo del capannone contò quattro, cinque, in alcuni punti sei pedane, palchi o quel che erano, e molti di più in lunghezza, tanti da perdere il conto. Una stretta all'orecchio le disse che Olib, fino a quel momento seduto, si era alzato, e rivolgeva la sua attenzione ora al soffitto, ora alle altre persone presenti o alle postazioni di giudizio. Leah immaginò che fosse quanto meno spaesato: quel posto era parecchio diverso da Hogwarts.
    "Guarda," indicò i fari in alto. "Ricordi i lampadari di casa mia? sono più sicuri delle lampade o delle torce del castello," disse, certa che quell'affermazione potesse rassicurare chiunque. "A Natale l'ho portato a casa, a Seattle," spiegò alla signorina Malstrom. "I miei genitori sono un mago e una strega, ma viviamo tra i No-maj, così Olib ha già visto qualcosa di elettrico". Olib si concentrò ancora sul lampadario, come per decidere se quanto detto dalla padroncina fosse vero oppure no. Alla fine sembrò convincersi. Rivolse poi la sua attenzione alle coppie padrone-creatura più vicine. Un ragazzo sulla trentina tentava di ammansire un gatto, una signorina decisamente più attempata invece faticava per sollevare il cane che doveva pesare almeno quanto lei e sembrava in soggezione per come nascondeva la testa sotto la zampa. Leah sentì Olib farsi vicino, quasi volesse nascondersi tra la massa di capelli che le ricadevano sulle spalle, e le dita appuntite premere sul collo, facendole avvertire come il pizzico di una zanzara sulla pelle.
    "Non ti piace questa zona?" chiese. Olib la guardò, con la sua espressione indecifrabile. Leah mosse qualche passo, cercando il modo di distrasse l'asticello fino alla chiamata. Per allora avrebbe dovuto trovare il modo di farlo tornare tranquillo come al solito. Ebbe anche modo di rimpiangere di non aver portato con se una matita. "Guarda là, tra poco dovremmo fare lo stesso," indicò una postazione poco distante in cui un ragazzo di qualche anno più grande mostrava al giudice una tartaruga. "Che ne dici se cerchiamo di capire cosa dobbiamo fare? Come fai di solito: nasconditi e osserva. Aspetta, ti aiuto," l'idea le frullava già da un po', ma a frenarla fino a quel momento era stata la paura e una certa rigidità mentale. Si era convinta di doverli colorare di verde, solo di verde, per forza di verde, ma in realtà agli asticelli piacevano gli alberi, i cui tronchi erano spesso marroni o castani. Si concentrò e cambiò pettinatura. Da un taglio liscio passò a uno decisamente mosso, quasi riccio, e il biondo si scurì fino a un castano simile a quello dei capelli della signorina Malstrom che era sicura stesse malissimo con il pallore del suo volto. "Nasconditi," sussurrò all'asticello, che obbedì. L'esibizione della tartaruga fu quantomeno noiosa, ma almeno ai partecipanti e alle creature non sembrava richiesta chissà quale dimostrazione di abilità. Leah lo fece presente ad Olib e l'asticello parve accogliere con sollievo la notizia e rilassarsi un po', allentando la presa sul collo della grifondoro. Stavano osservando l'esibizione di un coniglietto molto vivace quando un bip, una vibrazione e una lucina, tutte in contemporanea, l'allertarono. Era il momento di raggiungere la postazione.
    "Tocca a noi, hai completato l'analisi?" Olib scostò i capelli e si mise in piedi sulla spalla. Non sembrava impaurito. Leah riportò i capelli alla normalità e si avvicinò alla postazione libera più vicina. "Ora devo farti scendere," l'asticello scivolò dal braccio e atterrò sul piano di un cavalletto rialzato, che studiò con aria interrogativa. Sul bordo in alluminio, notò Leah, Olib si rifletteva distorto in modo molto buffo. Prima di poterglielo fare notare il giudice si avvicinò. Poteva avere la stessa età della signorina Malstrom, ma la sua figura era molto più sciatta e meno affascinante.
    "Buongiorno," salutò Leah con un sorriso caloroso che rivolse anche alla signorina Malstrom, lì accanto. "Lui è Olib e io sono Leah Ashfield," avrebbe voluto dire qualcosa di interessante e brillante, ma non le venne in mente niente e preferì stare in silenzio, evitando pessime figure.

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    Tranquillo, mi sarei adeguata comunque. Allora, al dato di fato Aylin s'azzecca e resta fino a che il giudice non saluta e si congeda con lui.

    Phillip Lawson - 32 anni - mezzosangue - Giudice abilitato per animali magici e non e relativi standard di razza
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    Quando fui contattato per fungere da giudice per questo evento, misteriosamente, mi si formò in groppo in gola. Certo, non temevo di non essere in grado di svolgere questo lavoro al meglio; nella vita avevo sempre ottenuto ottimi risultati sia nello studio della scienza veterinaria che nel campo dello studio delle creature magiche, avrei saputo identificare e catalogare la quasi totalità delle razze animali conosciute; eppure la qualifica di “giudice” mi piaceva poco. Giudice, come se io potessi stabilire se qualcosa creato dalla natura fosse corretto o meno, insomma, alla fine del mio percorso di studi avevo capito che sì ero un “giudice” per gli umani ma non giustamente per gli animali.
    Loro, gli animali, se ne fregavano giustamente abbastanza, la catalogazione era qualcosa che piaceva molto a noi esseri allo studio di quel mondo meraviglioso che era la fauna, a noi allievi sui banchi di scuola. In un certo senso io non ero mai uscito da Hogwarts non avevo mai smesso di guardare ed imparare, studiare, e spesso quando veniva scoperta una nuova creatura magica eccomi a ricominciare da capo, a chinare la testa sui libri, a parlare con chi aveva intervistato lo scopritore e a rendermi di nuovo allievo in fronte alla natura: maestra ed insegnante di vita. Insomma, "giudice" proprio come termine non mi piaceva, avrei preferito “classificatore”. Suonava meno pretenzioso, probabilmente, ma molto più incomprensibile e un pochino indirizzava il pensiero verso a certi articoli da cartoleria.
    Ero divertito da questo pensiero ed ero abbastanza di buon umore. Vedevo correre gli steward come palline da ping-pong impazzite e non potevo che gonfiare il petto di orgoglio. Avevo ottimi assistenti.

    Fra tutti i collaboratori, la Mastrom tuttavia mi inquietava, con il suo sguardo arcigno, mi ricordava certi gatti e, ne ero certo, era preoccupata della possibilità che potessi scambiare la mia posizione privilegiata per libera uscita e licenza d’insulto. Non era così. La rassicurai in merito, mentre preparavamo le postazioni.
    Le spiegai che doveva essere pronta in caso qualche animale si lasciasse andare al panico o sfuggisse alla presa del proprietario, deviato dal calore attirato da qualche ormone impazzito o ancora in caso decidesse di svisciare via. In quel caso, la prima cosa da fare sarebbe stare serrare tutte le porte e poi tentare di riacchiapparlo con la massima calma. Ascoltava, facendo strane espressioni, disegnando sul viso ora ansia, ora impassibilità ora superiorità, sdegno e ora – per chi diavolo mi hai preso? - .
    Erano tutti molto efficienti gli assistenti, si davano il cambio facendo in modo che gli animali non si incontrassero mai l’un l’altro, che si evitassero inopportune sfide fra nemici naturali. Facevano da scorta, aiutavano i partecipanti in mille modi che forse loro neanche vedevano: mantenevano puliti gli stand; portavano accompagnando a giudizio l’uno o l’altro animale quando richiesto; scortavano i partecipanti tenendo a distanza di sicurezza i curiosi che a volte provavano ad accalcarsi ai proprietari facendo sciame attorno all'animale, incuriositi; intrattenevano gli ospiti in giudizio in modo che l’operazione assomigliasse per loro a un grande gioco. Eppure, sapevo che in qualche modo i pets erano ben consci di ciò che stava avvenendo. Avrei anche potuto giurare che qualcuno si lasciasse andare a farsi distrarre solo per compiacerci e non per un vero senso ludico sbocciato improvvisamente.

    Una volta che tutto fu pronto, giunse il momento di maggior impegno da parte dei partecipanti. Iniziammo a chiamarli uno ad uno, ben cadenzati. La signorina che avevo ora in fronte, scortata dalla Malstrom, pareva essere una delle proprietarie favorite da Miss Malstrom stessa la quale appena giunse al mio cospetto si illuminò in volto, raccomandandosi di trattare bene quell'asticello. Cosa intendeva per bene e cosa avrei pagato in caso non fosse stata soddisfatta mi era oscuro, ma una cosa era certa: la donna non poteva azzannarmi. Non poteva...da contratto e mi rassicurai. Si avvicinarono quindi padrona e partecipante e la ragazza si presentò. L’assistente lanciò in fine un autoscribo in favore del blocco per gli appunti, mentre io mi occupavo di accogliere la proprietaria e di procedere con le formalità, ma non dopo aver almeno dimostrato un minimo di cortesia alla ragazza dai lucenti capelli castani e presentandomi a mia volta.

    Molto piacere di conoscerla Miss, io sono Phillip Lawson, ma se le è più comodo mi chiami pure Phil, non si preoccupi!

    Molto carinamente dunque la ragazza mi precisò che il nome dell'asticello che avrei esaminato era Olib e procedetti annuendo, scartando un piccolo specchio per pappagalli, preso fra l'oggettistica che mi era stata fornita dal Serraglio e glielo poggiai in fronte poco distante. Era un oggetto curioso, dal profilo tondeggiante, incastonato in una cornice metallica dai motivi floreali.
    Cercavo così di stimolare il lato curioso di Olib, limitandomi semplicemente ad abbassarmi per meglio studiarlo e lasciare che giocasse con l'oggetto.
    Sorrisi gentilmente alla ragazza, cercando di rassicurarla, non era davvero il caso di aggiungere stress allo stress e feci un piccolo gesto con il capo ad Aylin, invitandola a prendere posto anche più vicino all'animale in caso volesse. S'avvicinò senza alcun timore riferendomi che era uno dei suoi ex ospiti del negozio, facilmente si ricordava di lei. Curioso. Quindi questo piccino ha una memoria salda.... Lei annuii risposta e mi invitò a smettere di cincischiare.

    Mi agganciai quindi un piccolo microfono alla camicia, in modo che in filodiffusione partisse ed il commento di questo bellissimo esemplare che andavo a prendere in esame fosse udibile ovunque. Evitammo l’incanto sonorus per non inquietare l’animale, vista l’estrema vicinanza che dovevo tenere per poterlo meglio osservare.


    Signore e signori ben venuti in questa prima edizione del Petsfetival. Coloro di voi che fossero interessati, al momento potranno ammirare al padiglione uno un esemplare di asticello di nome Olib.
    Dovete sapere signori che questo è un esemplare davvero splendido!
    L'asticello è una creatura custode degli alberi che è diffusa nell'Ovest dell'Inghilterra, nella Germania del Sud e in alcune foreste della Scandinavia.
    È immensamente difficile da riconoscere, in natura, essendo piccolo e apparentemente fatto di corteccia e legnetti, con due piccoli occhi marroni.
    La sua dieta si compone di insetti, è una creatura pacifica e solitamente profondamente timida, ma altrettanto protettiva se l'albero nel quale vive è minacciato è noto che balza sul taglialegna o sul fitochirurgo che cerca di danneggiare la sua casa per proteggere la pianta usando le lunghe dita puntate.
    È nota la loro golosità per alcuni piccoli insetti detti porcellini di terra e spesso essi stessi vengono utilizzati come offerta di pace in caso di offesa all' habitat dell'asticello. Oltre a ciò si nutre di Onischi ma anche di uova di Fata e Doxy se ci riescono.
    Entrando nello specifico di questo soggetto possiamo vedere che è in fase di sviluppo, non ha raggiunto l'altezza massima di venti centimetri, ha foglioline verdi e rigogliose, assenti da imperfezioni o parassiti, non c'è traccia di macchie da stress, ha una bellissima chioma compatta e verdeggiante, senza buchi o come le chiameremmo noi "chiazze pelate" sintomo che lui abbia una vita serena e sia genericamente felice; certo non cresce uniforme o dritta ma questa sarebbe una stranezza vera. Il mondo magico universalmente accetta la catalogazione dell'asticello nel mondo animale per alcuni semplici motivi: dimostrano volontà, sono in grado di vocalizzare anche se non è una cosa che fanno spesso, possiedono una sfera emotiva che di solito non è di facile interpretazione, ma, come in questo caso, ci sono molti indizi che portano tutti insieme a un'ovvia conclusione: questo asticello è felice e la sua padroncina si sta prendendo cura di lui in modo egregio, attento e molto scrupoloso. Complimenti davvero ad entrambi e grazie per esservi prestati a mostrarci eleganza e la semplice ma complessa bellezza dell'asticello. Potete tranquillamente tornare al terrario ora, o a visitare il resto della mostra, non vi annoio oltre. Di nuovo grazie. Vi assegno un punteggio e in caso di vittoria del concorso verrete contattati prontamente dallo staff. Intanto vi aggiudicate sicuramente la nomination per il best in show, Olib è sicuramente fra gli animali che in questa fiera andrebbero visti!


    Schiacciai l'interrurrore del microfono e mi congedai salutando i partecipanti ed altrettanto fece la Malstrom. E' stato un piacere Miss Ashfield. Può tenere lo specchietto se lo desidera, lo consideri pure un gadget se vuole.

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    Edited by Leyna Malstrom - 26/5/2019, 17:30
     
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    "Piacere mio, Mister Lawson," il cognome del giudice non era così complicato da richiedere l'utilizzo del nome o una variante di esso, così preferì stare sul formale che l'occasione sembrava richiedere. La voce del signor Lawson aveva un che di rassicurante, eppure Leah non riusciva a non sentirsi in apprensione. Osservò con attenzione ogni gesto delle mani dell'uomo mentre scartava uno specchietto che consegnò a Olib. L'asticello ben conosceva gli specchi, si era visto riflesso in quello grande del bagno in dormitorio e in altri decisamente più piccoli che lei teneva in borsa e nel baule. Strinse le dita attorno ai bordi, ornati di foglie argentate, lo avvicinò al volto e dopo essercisi specchiato cominciò a muoverlo, ora a destra, ora a sinistra, in alto e in basso, caracollando di lato o in qualsiasi altra direzione ogni qualvolta non fosse soddisfatto. Sembrava quasi volesse includere nel riflesso se stesso, lei e la signorina Malstrom, appostata accanto a lui e intenta a spiegare al giudice che Olib era passato dal suo locale, tutti insieme. Leah osservò gli sforzi dell'asticello con aria divertita, fino a che il signor Lawson catturò la sua attenzione. La sua voce non giungeva da una direzione precisa, era amplificata e diffusa per tutto il capannone attraverso altoparlanti che Leah era sicura di non aver visto in precedenza. Non appena sentì il saluto rivolti ai presenti la temperatura sotto i capelli salì di diversi gradi e tutti i muscoli irrigidirono, pronti a posare al meglio in favore di chiunque avesse deciso di seguire le indicazioni del giudice ed avvicinarsi a vedere l'asticello esposto. La prima parte, una lunga lista delle informazioni sugli asticelli, la inorgoglì, poiché niente le era nuovo, al contrario di quanto seguì. Il giudice elencò una serie di caratteristiche - macchie, imperfezioni, parassiti - che da quel giorno sarebbe stata sua cura cercare con scrupolo maniacale. Per fortuna Olib stava bene, e ricevette i complimenti dal giudice.
    "La ringrazio per quello che ha detto, sono contenta che Olib le sia piaciuto," di fronte alla nomination di best in show si scompose per l'entusiasmo. Quell'esposizione si era rivelata un successo e una grossa spinta verso l'alto per morale e autostima. Con un ultimo regalo, lo specchio, il giudice li salutò e andò via, accompagnato dalla signorina Malstrom.
    "Arrivederci mister Lawson, arrivederci signorina Malstrom, grazie di tutto," la steward era stata davvero gentile e disponibile. Anche Olib li osservò allontanarsi, lo specchio stretto in mano e un tacito saluto dietro gli occhietti scuri. Leah attese qualche istante in postazione, poi fece salire Olib sulla spalla e la liberò. All'esterno il tempo offriva un piacevole tepore e Olib sarebbe stato senz'altro meglio all'interno del terrario. Nel resto della giornata fece solo un giro intorno a tutti gli stand, pranzò al tavolo e rimase a giocare con Olib al terrario. Non era certa di poter andar via a piacere: doveva attendere e capire, e poi il giudice aveva sistemato Olib tra le creature degne di essere viste, non poteva portarlo via prima del tempo!
    Quando lasciò la fiera il sole era già basso sotto l'orizzonte, l'aria piacevolmente fresca le instillava la voglia di stare ancora fuori dal castello. Doveva tornare, però, il giorno seguente la vita scolastica sarebbe ripresa come di consueto, incurante della sua voglia improvvisa di libertà.
    "Ti ci porto domani, agli alberi, ok?" disse ad Olib passando accanto al lago. "Ci staremo tutto il pomeriggio, promesso. Intanto oggi avrai da fare, devi sistemare lo specchio nuovo nel terrario," Olib se lo era proprio meritato, il regalo del giudice.
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    CODICE
    [color=black]<b>Nome: </b> Olib[/color]
    [color=black]<b>Categoria: </b> magico[/color]
    [color=black]<b>Colore:</b> verde/marrone[/color]
    [color=black]<b>Razza:</b> asticello[/color]
    [color=black]<b>Link foto animale per riferimento:  [URL=https://i.imgur.com/Mo1aDMx.jpg]click[/URL]</b>[/color]
    [color=black]<b>Stato emotivo animale: </b> sereno, vigile[/color]
     
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