Hogwarts: Il Paiolo Magico - {Harry Potter GDR}

Miti e leggende magiche

[quest per Jarvax]

« Older   Newer »
 
  Share  
.
  1.     +3   +1   -1
     
    .
    Avatar

    Millie Flora Lawrence

    Group
    Member
    Posts
    133
    Location
    Nashville, Tennessee

    Status
    Offline

    Non manca molto a primavera. Il mese di Marzo è quasi alle porte, tuttavia il tempo non accenna a migliorare, né a dare segnali primaverili. Da settimane, si alternano giornate serene a giornate uggiose, e quella di oggi è una di queste. Fa freddo, almeno un paio di gradi sopra lo zero. Il cielo non si vede perché le nuvole basse ne impediscono la visione, e il paesaggio attorno al castello di Hogwarts appare caliginoso. È primo pomeriggio, la scuola è gremita di persone, è tutto un cicaleccio di studenti. Alcuni camminano a passo svelto per i corridoi e le scale, verso le aule - per seguire le lezioni del pomeriggio - altri invece hanno appena finito, e si apprestano a dedicare le prossime ore a studiare le nozioni imparate a lezione, perlopiù nella biblioteca della scuola. In quest'ultima regna il silenzio al contrario degli altri spazi nel castello. In sottofondo si sente di tanto in tanto lo sfogliare delle pagine dei libri e qualche bisbiglio qua e là da parte dei ragazzi che vi si trattengono.
    La bibliotecaria, come sempre, è impegnata a riporre al proprio posto i libri che sono già stati consultati e lasciati in giro, sui tavoli, dagli studenti. Alcuni particolarmente grossi accatastati sul tavolo all'entrata della biblioteca, non sono ancora stati notati e risistemati dalla bibliotecaria. Uno di questi, rivestito di pelle spessa - probabilmente di drago -, un po' usurato - il cui titolo risulta essere poco leggibile "M_ti & l_ggen_e m_giche" - sembra appartenere addirittura al reparto proibito...



    Off// iniziate da qui. Rispondete tutti e tre a turno. Descrivete il vostro incontro in biblioteca e prestate attenzione al libro sopracitato. Attenetevi grosso modo alle descrizioni dell'intro. Quando avrete tutti terminato di rispondere, interverro' di nuovo io per masterare di conseguenza. Per il momento non c'è limite di mosse, vi aggiornerò in seguito.

    Per rispondere, ciascuno di voi ha a disposizione 3 giorni, dopo ogni risposta, a partire da ora.


    Edited by Undi - 2/4/2019, 21:23
     
    Top
    .
  2.     +2   +1   -1
     
    .
    Avatar


    Group
    Vecchie Fiamme
    Posts
    205

    Status
    Offline
    CATHERINE SCHNEIDER - Tassorosso
    Studentessa - I Anno - Narrato - “Pensato” - “Parlato” © Hoperus
    Era la fine di Febbraio quando Caschy, zaino alle spalle, aveva raggiunto con aria raggiante la biblioteca. Era felice per il semplice fatto che quella sarebbe effettivamente stata la prima volta che avrebbe studiato insieme alla sua amica Leah, la Grifondoro che si era fatta amica negli ultimi tempi a lezione. Oramai iniziavano un po’ a conoscersi: avevano superato insieme stancanti ore di lezione, a volte parlando del più e del meno, altre consigliandosi tra di loro, altre ancora aiutandosi a superare improbabili prove propostegli dai professori. Quel giorno però, oltre a studiare e a parlare di cose riguardanti quelle lezioni, Catherine avrebbe voluto anche fare due chiacchiere con Leah, così da approfondire ancor di più la loro amicizia.
    Aveva pensato questo mentre stava passando in mezzo ai chiassosi corridoi di quel normale pomeriggio di inverno. Avrebbe sicuramente preferito studiare fuori, all’aria aperta, ma le temperature ancora non lo permettevano, e l’unica gita all’esterno che si era concessa quel giorno era stata la sua solita (o quasi) rapida passeggiatina mattutina. La biblioteca era però un’ottima alternativa per concentrarsi sullo studio: tanti libri a disposizione e un silenzio quasi tombale, a parte i leggeri brusii e i rumori della bibliotecaria intenta a mettere a posto piccoli e grandi tomi sugli scaffali.

    “Elle, facciamo pausa? Volevo chiederti una cosa” disse Catherine spostando i suoi occhi color nocciola dal libro di Pozioni verso l’amica “Come funziona la moda? Tu sei sempre vestita e pettinata bene, io invece sono sempre così...” continuò, passandosi la mano tra i capelli arruffati. Decise di porgerle quella domanda un po’ per avvicinarsi agli interessi della sua compagna di studi e un po’ per sua personale curiosità. Non capiva proprio l’utilità di avere i capelli sempre in ordine, e le sembrava solo una perdita di tempo stare a pettinarsi la mattina, quando invece c’erano cose molto più importanti da fare. Quando doveva andare alle elementari aveva sempre più odiato il momento in cui suo padre la faceva stare ferma - anche dover rimanere immobile era una cosa che non sopportava - mentre le passava la spazzola sui capelli; aveva così deciso che lì, ad Hogwarts, avrebbe fatto a modo suo.

    bzAgp6Y
     
    Top
    .
  3.     +2   +1   -1
     
    .
    Avatar


    Group
    Grifondoro
    Posts
    31,439
    Location
    Dal grande tendone di Bagy

    Status
    Anonymous
    if you need a heroin, you can find it here link
    12 y.o.
    Mood
    metamorphmagus
    Library
    Instead of worrying about what you cannot control, shift your energy to what you can create.
    Leah + Ashfield
    Dopo averlo letto e riletto, il paragrafo di pozioni avevano finalmente trovato un suo senso e una posizione negli scomparti del cervello utili a stipare informazioni necessarie. La comprensione degli argomenti aveva richiesto fatica e tempo, e, pur avvertendo uno sbadiglio risalire la gola, segno che ormai la stanchezza cominciava ad avere la meglio, si sentiva felice, più felice di quanto non fosse stata solo il pomeriggio precedente, quando aveva passato tutte le ore libere dalle lezioni davanti al camino acceso della sala comune, per scacciare il freddo che, ostinato, avvolgeva il castello nonostante l'imminente arrivo di marzo, matita e foglio in mano a disegnare qualunque forma le passasse per la mente.
    Se era arrivata a preferire, per un solo pomeriggio, lo studio al disegno era per la presenza di Catherine. Studiare insieme a lei si era rivelato interessante come aveva immaginato, anche liberatorio, per il semplice fatto di poter sbottare insieme contro il professore di turno. La giornata non era ancora finita e già pensava a quando organizzare un altro pomeriggio di studi con lei, magari all'esterno, non in biblioteca, appena il clima avesse concesso loro temperature meno rigide e panorami sereni. In poche settimane lei e la tassorosso si erano avvicinate molto e in modo molto naturale. Quest'ultima era la cosa più stupefacente di tutte. Non le era mai capitato e probabilmente il merito era di Caschy e del suo modo di fare spontaneo. In qualche modo le rendeva semplice avere a che fare con lei, in sua presenza i meccanismi difensivi del cervello la mettevano in difficoltà molto meno che con chiunque altro.
    Immersa nei suoi pensieri com'era, rilesse più volte la stessa riga senza capirla: l'inizio di un nuovo paragrafo, ostico come i precedenti, non prometteva bene. Soffocò uno sbadiglio, impedendo che arrivasse alle labbra, e fece per tornare all'inizio, ma un bisbiglio di Caschy le arrivò nitido alle orecchie, superando il fruscio delle pagine sfogliate dai tanti studenti attorno a loro. La tassorosso voleva fare una pausa.
    "Certo, abbiamo già studiato tanto," chiuse il libro e lo allontanò appena da sé, per rivolgere lo sguardo a Catherine. All'improvviso si era fatta seria, di un serio diverso dall'atteggiamento tenuto durante lo studio.
    "Dimmi," la incoraggiò con un filo di voce, tentando di non far trasparire la preoccupazione per il cambio di tono della conversazione. Caschy le chiese di moda, del suo look, e un sorriso divertito, che esprimeva il sollievo per la leggerezza dell'argomento, le affiorò sulle labbra.
    "Ti interessa davvero?" spostò lo sguardo sui capelli di Catherine, ravvivati di fresco dal passaggio delle dita. Non si era mai veramente abituata al suo stile. Lo aveva ignorato, quello sì, per il piacere della compagnia di Caschy e perché alle persone cercava di non mostrare il lato maniacale del suo carattere. Se però avesse voluto una mano gliela avrebbe data volentieri, la sua borsa traboccava di forcine ed elastici.
    "Non sono sicura di sapere come funziona la moda," riprese, del tutto onesta. Leggeva riviste e blog, sfogliava profili instagram e foto, ma delle cose complicate come sfilate, negozi, marketing non è che si intendesse molto. "È una cosa complicata, penso. Ci sono gli stilisti, quelli che disegnano gli abiti, e di solito riescono a indovinare cosa piace alle persone. Poi ci sono le modelle che indossano gli abiti. Le persone le vedono e decidono se comprare l'abito, costano tanto però." Si fermò a riflettere. Forse non era tanto quello a interessare Caschy. Aveva parlato di loro due più che degli abiti in sé. "Non hai mai sfogliato una rivista? Un blog? Puoi vedere cosa indossano le persone famose e scegliere cosa ti piace, se preferisci i jeans stretti, larghi, larghi in basso, o invece un altro tipo di pantalone. Le camicie, di che fantasia e colore. Puoi leggere i pareri di persone esperte e imparare, anche cose che sembrano facili come abbinare i colori. Può essere utile per un sacco di cose, abbinare bene i colori. Io faccio così. Non devi comprare le cose più costose," si affrettò ad aggiungere. I suoi genitori tendevano ad accontentare le sue richieste, senza però assecondare i capricci. Se chiedeva un maglione la accompagnavano e lasciavano che fosse lei a scegliere, il prezzo massimo però lo stabilivano loro. "Devi solo trovare un modello come quello che ti piace. Si può fare anche per i capelli, prendere spunto dalle modelle e le attrici famose," si rese conto di aver sproloquiato a lungo, investendo Catherine con un torrente di informazioni non richieste. Le capitava sempre così quando un argomento la appassionava. Si sistemò sulla sedia e si impose di calmarsi e lasciar respirare le orecchie di Caschy, almeno un po'. "Stai pensando di cambiare taglio?" decise di spostare l'argomento e lasciar parlare l'amica. Non voleva rischiare di annoiarla più del libro di pozioni.
    codice role © Akicch; - want your own? Get it!
     
    Top
    .
  4.     +2   +1   -1
     
    .
    Avatar

    Love is the only thing we have that is only pure, that is not evil! The one thing just beautiful... ........... I exist for love

    Group
    Serpeverde
    Posts
    5,843
    Location
    Cagliari (Sardegna)

    Status
    Offline
    Serpeverde

    Edward Sullivan ~ Studente I Anno ~

    Narrato ~ Parlato ~ Pensato
    NSfID8B
    Brrr!
    Un brivido di freddo mi attraversò, non appena mi alzai, in quella mattina di fine febbraio. Anche Tiger, il mio gatto, aveva avuto freddo quella notte. Si era infilato sotto le coperte, accanto a me, svegliandomi leggermente e facendomi mugugnare il solito Tiger, stai fermo...m..ello! per poi girarmi dall'altra parte, mentre lui cominciava a emettere il classico suono delle fusa ad un volume leggermente fastidioso. Una volta in piedi, mi infilai subito qualcosa di più pesante e varcai la soglia del bagno, riscaldando per bene l'acqua, per farmi un bel bagno caldo. Per fortuna era presto, non mi alzavo mai tardi la mattina, solitamente prima di tutti gli altri, per poter fare tutto con calma. Terminato di riscaldarmi dentro la vasca, indossai un maglione di una tonalità di azzurro più scura di quello del cielo terso, e un paio di jeans. Terminai di fare colazione in Sala Grande e mi recai alla prima lezione del giorno. A fine mattina tornai in Sala Comune, cercando Lalith per domandarle se le andasse di studiare insieme in Biblioteca nel pomeriggio, ma non la trovai. Probabilmente era nel dormitorio a riposare o chissà dove. Tornai un attimo nella mia stanza e lasciai da mangiare al mio micio, visto che quando l'avevo lasciato dormiva ancora, poggiando, come sempre, le due ciotole colme di crocchette e acqua. Visto che faceva freddo, misi dentro la borsa uno dei miei berretti e dei guanti e così, mi recai al terzo piano.

    Mentre attraversavo i corridoi, i quali era impossibile trovare vuoti a quell'ora del pomeriggio, mi fermai un attimo ad osservare fuori dalla finestra. Il cielo era coperto da spesse nuvole grige, che nulla di buono promettevano, se non, probabilmente una grossa quantità di pioggia di lì a poco. Per poco non mollai l'idea di andare a studiare per fiondarmi fuori e godere dei dintorni, sicuramente deserti; mi sarei coperto bene e mi sarei fatto volentieri una bella passeggiata sino al Lago Nero, per poi tornare indietro a riscaldarmi davanti al camino della Sala Comune. Salendo le scale, dovetti aiutare una studentessa del terzo anno, che carica di libri, si era lanciata lungo la rampa di scale, quando questa si era improvvisamente mossa, cambiando la sua posizione, facendole perdere l'equilibrio, rovinando quasi a terra. Per fortuna riuscii a tenerla per un braccio per poi darle una mano a raccogliere i testi che le erano caduti lungo i gradini. La salutai con un sorriso e continuai per la mia strada.

    Arrivato alla mia destinazione, varcai la soglia e tutto quel parlare, correre, spingere, schiamazzare, terminò. La biblioteca, infatti, era uno dei pochi luoghi di Hogwarts, dove chi cercava silenzio, poteva trovarlo, quasi al cento per cento, fatta eccezione per qualche suono tipico di un posto pieno di libri e di persone che li sfogliano, scambiandosi una parola sottovoce ogni tanto.

    Appena entrato, salutai la bibliotecaria quasi senza volume nella voce, che in quel momento stava sistemando i testi, lasciati dagli studenti più sbadati, sopra i lunghi tavoli, a cui era possibile accomodarsi per leggere o studiare in santa pace. I miei occhi azzurri si poggiarono sul tavolo, posto all'entrata. Mi avvicinai e tra gli altri presenti, notai un libro dall'aspetto strano. Sembrava vecchio, foderato da una spessa pelle, dal titolo quasi illegibile. "M_ti & l_gg_e m_giche". Ci poggiai la mano sopra, pronto a sollevarne la copertina, quando alle mie orecchie arrivarono due voci concitate che chiacchieravano poco lontano. Senza sollevare la mano dal punto in cui si trovava, mi voltai e cercai con lo sguardo la fonte di quel chiacchiericcio insistente. Se fossero stati compagni più grandi, mi sarei guardato bene dal farmi notare e avrei continuato a fare quello che stavo facendo, cercando, magari, di non dare nell'occhio. Sedute in una delle prime panche, invece, vidi Caschy e Leah, che vicine vicine, come sempre, anche durante le lezioni, si stavano raccontando chissà quale segreto o avventura. Riportai per un attimo lo sguardo sul tomo che mi aveva incuriosito, rimpromettendomi di non lasciar perdere la faccenda e mi avvicinai alle due quasi sorelline, tanto era il tempo che passavano insieme. Senza che mi avessero notato, in silenzio, arrivai loro accanto e mi sedetti di lato a Caschy, lasciando un po' di spazio tra me e loro, per non essere invadente. Poggiai la borsa sul tavolo di fronte a me e mi girai, poggiando il gomito sinistro sulla superficie lignea e a voce bassa le salutai, mentre sentii Leah che si era lanciata in un lungo discorso su colori di vestiti o qualcosa del genere.

    Ciao Caschy, ciao...Leah, giusto?!

    Feci un leggero sorriso, in attesa della loro risposta, poi rimasi indeciso sul da farsi.

    Devo coinvolgerle o devo stare zitto e tenere per me il fatto dello strano testo?!

    Se mi fossi cacciato nei guai, mio padre sicuramente, non ne sarebbe stato felice. Però d'altro canto ero in Biblioteca a scuola, cosa mai poteva succedere di così negativo, che mi avrebbe fatto rischiare una punizione?

    Ahh, pazienza...

    Per un attimo, prima di rivolgere loro la parola un'altra volta, pensai che avrei sicuramente condiviso con Lalith quel momento, che chissà dove ci avrebbe
    portato.

    Ehi, ragazze, volete vedere cosa ho trovato su quel tavolo laggiù?! Presto, prima che la Bibliotecaria lo conservi...

    Dissi, indicandoglielo col dito, senza farmi notare dal resto degli studenti presenti in quel momento nella stanza, poi feci vagare il mio sguardo lungo i corridoi pieni di alti scaffali, in cerca della sua figura, ma non c'era traccia di lei in quel momento. Sicuramente era tornata a sedersi alla sua scrivania.


    Draco Dormiens Nunquam Titillandus
    CODE © Hoppander
     
    Top
    .
  5.     +3   +1   -1
     
    .
    Avatar

    Millie Flora Lawrence

    Group
    Member
    Posts
    133
    Location
    Nashville, Tennessee

    Status
    Offline

    Tra i babbani sono molto note le fiabe che trattano la magia. Non c'è persona che non conosca "il tappeto volante e l'araba fenice", "l'ultimo dei draghi "," il castello incantato "," il drago di ghiaccio "... e così via. Probabilmente per gli inglesi sono solamente fiabe, lo stesso però non è per i maghi e le streghe del mondo magico. Dietro ad ogni fiaba fantastica babbana si nasconde una realtà magica, leggende del passato, conosciute e trapassate nei secoli. Chi non conosce la storia del mago Merlino? È inutile dire che per i maghi, non è solo una comune storia di fantasia, ma che tra loro, Merlino è noto per le gesta che vanno ben oltre la nascita di re Artù e dei cavalieri della tavola rotonda. Qualunque libreria o biblioteca del mondo magico, dispone di validi libri che ne raccontano le vicende, dove l'uso della magia non è finzione, e dove gli animali mitologici fanno da sfondo al di là di qualsiasi immaginazione.

    Ad Hogwarts la biblioteca è ben fornita di opere del genere. Senz'altro la migliore in assoluto è proprio il grosso tomo dal titolo illeggibile, che passato tra le mani di migliaia di studenti nel succedersi degli anni ad Hogwarts, ha incuriosito le menti e spiegato fenomeni all'apparenza occulti. Molti degli studenti degli anni superiori al primo, conoscono - o perlomeno ne hanno sentito parlare - il libro in questione. Alcuni di loro dicono che il libro abbia un'anima, che è capace di attirare a sé i passanti del reparto proibito. Hanno raccontato di udire delle voci. Lara Ferguson - tassorosso al 4° anno - ad esempio, ha sentito una voce femminile dire
    - attraversa il ponte, spegni la macchina, appoggia le chiavi sul tetto di essa, e aspettami.
    Inizialmente la ragazza si spavento', era sola al reparto proibito, in cerca di un libro sulla difesa contro le arti oscure, e quella voce spettrale le mise terrore. Riuscì a capire che essa proveniva dal libro. Poggio' una mano sulla copertina di pelle, la sollevo' e la voce si fece più penetrante. Di colpo il libro si aprì da solo alla pagina numero 1202, una pagina bianca dove in alto vi era solo un titolo "il fantasma della sposa". Lara ricordo' di conoscere quella storia, da piccola ne era terrorizzata, la lesse per caso nel suo libro di fiabe, prima di andare a dormire.
    Il libro riesce a trovare la storia che fa al caso di ognuno: la storia che incute più terrore ad una persona, o la storia che la può trasportare in un'altra realtà, come racconta Tom Bonham - grifondoro al 2° anno -. Ha giurato di aver visto la biblioteca della scuola trasformarsi in un mare in tempesta. Lui si trovava su un galeone deserto, in balia delle onde ed una creatura marina mostruosa circondava l'imbarcazione, non aveva vie di scampo ed ha dovuto usare l'arguzia e la sua fidata bacchetta per tirarsi fuori da quell'orribile situazione.
    È ancora sconosciuta la verità sul libro, non è chiaro il modo in cui classifichi le storie da far leggere ai malcapitati, ma di certo sono tante le testimonianze di chi lo ha consultato ed è incappato tra le sue grinfie.

    favola



    Off// come ben vedete vi ho descritto la natura, le caratteristiche del libro e alcune testimonianze da parte di altri studenti (png). Da adesso in poi, dovrete raccontare come i vostri personaggi ne vengono a contatto. Sarete voi a decidere se verrete risucchiati dal libro, in un'altra realtà. Piacevole o spiacevole, uguale o diversa per ognuno di voi. Descrivete quello che succede e quello che vi si presenta davanti, pensieri e stati d'animo. Usate la fantasia e non dimenticatevi della magia.
    Avete come al solito, 3 giorni per rispondere dopo ogni topic. Per ulteriori info contattate in mp. ;)


    Edited by Undi - 6/4/2019, 15:58
     
    Top
    .
  6.     +2   +1   -1
     
    .
    Avatar


    Group
    Grifondoro
    Posts
    31,439
    Location
    Dal grande tendone di Bagy

    Status
    Anonymous
    if you need a heroin, you can find it here link
    12 y.o.
    Mood
    metamorphmagus
    Library
    Instead of worrying about what you cannot control, shift your energy to what you can create.
    Leah + Ashfield
    La biblioteca pullulava di studenti. Leah se ne rese conto guardando oltre le spalle di Catherine. File di uniformi nere, marchiate nei quattro colori tipici delle case di Hogwarts, sedevano dietro i lunghi tavoli. I loro bisbigli, prima incapaci di distrarla dallo studio, all'improvviso le sembrarono troppo forti, fastidiosi. Prima ancora di rendersene conto si ritrovò a squadrare i volti alla ricerca di connotati familiari. Non che sperasse di trovarne, anzi, era ciò che più temeva. Sarebbe stato difficile allontanare un compagno di classe desideroso di studiare insieme a lei e Catherine, con qualsiasi scusa. Le riusciva difficile dire no alle persone, però, egoisticamente, quel pomeriggio voleva studiare solo insieme a Catherine. In quell'istante una corvonero uscì da dietro uno scaffale, e tra la massa di capelli castani le parve di indovinare un volto familiare. Si accigliò, sentendo una punta di malumore salire a galla, ma subito tornò al suo posto quando la ragazza prese posto su una sedia distante dalle loro.
    Passò poco più di secondo, ed ecco una che una voce salutò e, per togliere ogni dubbio sulle destinatarie della sua attenzione, nominò sia lei che Caschy.
    Volse il viso di tre quarti e riconobbe Edward, un serpeverde del suo stesso anno. Era arrivato, se non proprio dalle sue spalle, da un punto cieco del suo campo visivo.
    "Sì, Leah. Ciao anche a te," si sforzò di essere cordiale e sorridere, nonostante il timore che ad attirarlo fosse stato proprio il libro di pozioni le suggerisse il contrario. Nel breve silenzio che seguì si domandò se qualcosa fosse trapelato dal suo volto, e se effettivamente lo avesse messo a disagio. Si sentì in colpa, pensò di dire qualcosa, ma Edward la anticipò. Diceva di aver trovato un libro in un tavolo poco distante. Da come tentò di spronarle prima dell'arrivo della bibliotecaria, dedusse che doveva essere convinto si trattasse di un volume di alto interesse. Seguendo la direzione indicata, Leah si stupì di individuare con tanta facilità il volume, come dell'avere la certezza interiore che si trattasse proprio di quello che intendeva Edward. Sembrava quasi che fosse dotato di quella vibrazione umana chiamata fascino, che in qualche modo la chiamasse.
    "Che ne pensi? Andiamo?" chiese a Caschy. La voce tradì una certa eccitazione. Il suo sguardo corse di nuovo al libro, poi sull'amica e di nuovo al libro, mentre si domandava se fosse possibile essere così interessata a un volume di cui ignorava titolo e riusciva a vedere solo una costola.
    "Andiamo?!" stavolta la domanda era rivolta a entrambi. "Non può farci male, no? Sta in biblioteca, a scuola," si rese conto che a parlare era stata la parte ingenua, cresciuta tra i No-maj, dove un libro era solo un libro e il pericolo maggiore era rappresentato da pagine particolarmente affilate capaci di graffiare la pelle. Nonostante ciò si fece coraggio e, lasciando libro e borsa sul tavolo, non sembravano di alcuna importanza, si mosse verso il punto indicato da Edward. Su un tavolo erano posati quattro libri, in ordine sparso, ma Leah prestò attenzione solo a uno. Il tomo doveva aver vissuto molto a lungo e molto male. La copertina non aveva il suo favore, come qualsiasi attrezzo del mondo magico realizzato in vera pelle di una qualche incolpevole creatura. Alcune lettere del titolo erano scrostate o cancellate, ma ancora, con uno sforzo minimo della fantasia, si poteva indovinare la scritta originale.
    "Miti e leggende magiche?" disse titubante. "Conoscete qualche leggenda?" chiese senza staccare gli occhi dal libro. La sua risposta personale sarebbe stato un secco no. Di storie magiche sapeva poco, fossero realmente accadute o inventate. Sollevò la sinistra e si bloccò a mezz'aria. Stava ancora combattendo contro se stessa. Sentiva come una forza che la stesse aiutando a superare tutti i timori e i dubbi a cui avrebbe prestato ascolto normalmente. Non era da lei prendere l'iniziativa a quel modo, davanti a un compagno conosciuto solo di nome e volto, e neanche lo era, mise a tacere la parte ingenua cresciuta tra i No-maj, sfogliare un libro potenzialmente incantato senza rifletterci troppo. Non era mai stata una bambina avventata o impulsiva, eppure resistere alla tentazione di aprire il libro diventava ogni secondo più difficile. Pollice e indice si sfiorarono quando, al culmine del conflitto interiore, ritrasse la mano, chiudendola appena.
    "Pozioni," una voce roca le parlò dritta al cervello, bypassando le orecchie. Sgranò gli occhi ma continuò ad ascoltare, l'attenzione al massimo grado. Sapeva, in qualche modo, che quella voce non era un semplice parto della sua fantasia. "Guardati intorno, guarda i tuoi compagni. Tutti loro sanno preparare almeno una pozione. Semplice, complessa, una qualsiasi! Quanti sanno di come la strega madre ottenne il potere di cavalcare il re delle acromantule e comandare i suoi figli?! Lascia che te lo dica: nessuno, potresti essere la prima!
    Di colpo sapere della strega madre le sembrò importante, più importante delle pozioni. Riaprì la mano e sentì come se la mente le si svuotasse, in modo simile a quando si prende una decisione sofferta, ma senza tutto il bagaglio di certezze che la rafforza, la scelta. Con mano sicura scostò la copertina e prese a sfogliare.
    "La regina silvana e il Jackalope dispettoso," lesse ad alta voce. "Buzz sei zampe e la rivolta degli insetti magici," rabbrividì e volto pagina. "Capelli d'oro e la bacchetta smarrita. Hanno tutti nomi bizzarri, non ne conosco neanche una," ribadì a voce alta. Come in risposta alle sue parole, le pagine del libro si animarono per scorrere a gran velocità, fino all'ultima. Restava un'unica ultima pagina bianca a coprire il lato interno della copertina in pelle. Per qualche istante fissò il foglio intonso, poi, sotto i suoi occhi increduli, si formarono parole scritte in una grafia ampia e spigolosa.
    In alto, al centro della pagina, comparve il titolo: L'unico mondo.
    E poco sotto.
    I tre ragazzini si chiesero nello stesso istante perché quella storia, come tante altre, non iniziasse con un rassicurante "c'era una volta". Erano ragazzini svegli, ma poco saggi. Se lo fossero stati avrebbero saputo che non tutte le storie iniziano e finiscono nel passato. Alcune non possono farlo e questa è una di quelle. Il mago che unirà i due mondi ha da venire.
    La mano invisibile smise di scrivere. L'ultima pagina venne voltata, ma quando si adagiò dietro di essa, a coprire la copertina, c'era un'altra ultima pagina, anch'essa bianca. Stavolta le parole comparvero troppo rapide per essere lette. Sfuggirono a libro e strisciarono sul banco, sulle sedie, sul pavimento e sugli scaffali carichi di libri. Tutto divenne nero sotto gli occhi increduli di Leah, che sentì tornare alla carica con prepotenza tutti i meccanismi difensivi, di panico e dubbio disattivati dal libro. L'inchiostro fece mutare rapidamente la biblioteca: scomparvero banchi e compagni, le mura vennero sostituite da spazi aperti, costruzioni babbane quali case, palazzi, strade asfaltate e oggetti adeguati a essere installati per le vie di un borgo No-maj: cartelli stradali e segnali luminosi, auto, edicole, negozi con insegne al neon o a led. Per un attimo Leah pensò perfino di essere tornata a casa, ma quella non era Seattle. Versava in uno stato di abbandono visibile, e gli edifici in alcuni punti mostravano segni di decadenza. Non solo, a spezzare il grigiore cittadino contribuivano, per quanto sembrasse strano, gli scaffali della biblioteca di Hogwarts, incastonati in punti impensabili dell'ecosistema cittadino fatto di cemento: tra un piano e l'altro di una casa, a coprire un incrocio, al posto di una porta o a separare un aiuola dalla sua vicina. Infine, guardando i suoi compagni, si accorse dell'ultima stranezza. La città, o quel che era, mancava dei suoni tipici di un centro cittadino, mancava della vita. Leah guardò i compagni accanto a lei e si sentì in colpa. Lei aveva sfogliato il libro, e al suo comando le pagine erano scorse per conto loro. Si guardò intorno, alla ricerca del libro o di un'uscita, quella della biblioteca, sicura che si trovasse da qualche parte. Non trovo né l'uno, né l'altra. Tentò di dire qualcosa, di scusarsi, ma non le riuscì di trovare niente di adeguato. Non sapeva che fare.
    codice role © Akicch; - want your own? Get it!


    Abbiamo optato per uno scenario poco magico per uscire un po' dal solito, ma lasciando comunque spazio a creature/avvenimenti/incidenti magici che sono sempre i benvenuti v.v
     
    Top
    .
  7.     +2   +1   -1
     
    .
    Avatar


    Group
    Vecchie Fiamme
    Posts
    205

    Status
    Offline
    CATHERINE SCHNEIDER - Tassorosso
    Studentessa - I Anno - Narrato - “Pensato” - “Parlato” © Hoperus
    Leah parve divertita dalla domanda che Catherine le aveva posto. In realtà la Tassorosso era davvero curiosa di tutto quello che c’era dietro alla moda e all’essere all’ultimo grido, nonostante la domanda paresse più uno scherzo che altro.
    “Io non so se vorrò mai essere alla moda, ma vorrei capire perché qualcuno ci tiene tanto.”
    Nel frattempo vide la sua amica che le osservava i capelli in disordine: chissà cosa aveva pensato di lei la prima volta che l’aveva vista.
    “Quindi, se ti va di spiegarmi un po’, vorrei anche sapere come funziona, visto che te di sicuro ne sai più di me” annuì, ribadendo il fatto che in quel campo non si sentisse nemmeno lontanamente esperta.
    Leah, non appena Caschy finì di parlare, iniziò a spiattellare all’amica una mole enorme di informazioni: stilisti, modelle, riviste, blog, e poi jeans, abiti e abbinamenti di colori. La faccia di Catherine, che inizialmente pareva molto interessata, cambiò forma, lasciando spazio ad una fronte corrugata ed uno sguardo confuso.
    “Wow, sai davvero un sacco di cose: io non so nemmeno cos’è un bloc” rispose Caschy, sbagliando la strana parola pronunciata dall’amica. Non possedeva un computer e aveva avuto poco a che fare con internet e tecnologia durante la sua vita, nonostante fosse cresciuta tra i babbani.
    Una domanda uscì subito dopo dalla bocca dall’amica, che probabilmente non si aspettava una reazione di quel tipo.
    “Come scusa?” le venne naturale rispondere. Aveva quel taglio di capelli praticamente da sempre, sin dal momento in cui aveva cominciato a ricordare. Non si era mai vista allo specchio con una chioma che non fosse più o meno di quella lunghezza e sistemata in quel modo. Chiederle se voleva cambiare look era un po’ come chiederle se voleva cambiare genitori, oppure cambiare il pianeta in cui viveva. Non si era nemmeno mai posta il problema, e non era certo un argomento da affrontare con quella leggerezza.
    “No, non ci stavo pensando, anzi, non credo di averci mai pensato” riprese poco dopo, con l’aria di chi ha ricevuto una proposta assurda. Per un attimo il silenzio prese il sopravvento. Nessuna delle due sapeva come portare avanti quel discorso, visto che non era certo un argomento di cui parlavano usualmente. Ma Caschy era convinta di ciò che stava facendo, e voleva davvero che condividessero qualche interesse che non riguardasse soltanto ciò che accadeva dentro a quella scuola.
    “Però ci penserò, alla fine che male ci può essere a cambiarmi un po’ i capelli?” disse, rompendo il silenzio. Pensava davvero ciò che stava dicendo, poiché si convinse che quello poteva essere un cambiamento accettabile nella sua vita.
    “Però voglio che sia tu a tagliarmeli se mai dovessi decidere di farlo” asserì, guardando l’amica con un sorriso. Già immaginava quanto sarebbe stata divertente la scenetta; inoltre non le sembrò male l’idea di passare dell’altro tempo con lei facendo un’attività del genere.

    Il tempo passava lentamente, e nulla di nuovo stava accadendo in quel freddo pomeriggio in biblioteca. Gli studenti passavano avanti e indietro, chi in cerca di libri, chi di un posto dove mettersi a consultarli o a fare i propri compiti. Ad un tratto, un volto noto si avvicinò alla loro postazione, prendendo posto proprio accanto a Catherine: era Edward Sullivan, un Serpeverde del loro anno.
    “Ciao Edward!” rispose la ragazzina, sorridendo a sua volta.
    Il suo arrivo non l’aveva turbata più di tanto, nonostante l’intento di quel pomeriggio fosse quello di studiare insieme a Leah. Se però avesse intuito che a Leah andava a genio la sua presenza sarebbe bastato ignorarlo un po’, e magari avrebbe capito che non era un ospite gradito, almeno in quel particolare frangente. Catherine, in qualche modo, fu contenta di vederlo seduto lì al loro tavolo: probabilmente si stava stancando di studiare, e fare un po’ di conversazione a tre poteva essere più divertente che sfogliare quei pesanti libri.
    Mentre pensava al modo migliore per intavolare una conversazione interessante, Edward la anticipò, parlando e indicando loro un libro che aveva notato prima di raggiungerle. La reazione che ebbe Leah fu del tutto inaspettata. Pareva eccitata all’idea di scoprire che cosa contenesse quel tomo, sebbene il Serpeverde non le avesse dato alcuna informazione a riguardo. Caschy si immaginò che tutta quella esaltazione fosse dovuta alla comprensibile noia che poteva aggredire dei poveri studentelli chiusi in una biblioteca, così decise di assecondare l’amica, felice anche lei di potersi distrarre qualche minuto.
    “Va bene, andiamo a dare un’occhiata!” sussurrò col tono di chi stava per affrontare un’avventura memorabile. Rivolgendosi anche al nuovo arrivato, la Grifondoro ripeté la domanda, in preda all’agitazione. Caschy iniziò ad insospettirsi: andava bene staccare un po’, ma vedere la sua amica così contenta ed agitata per una cosa del genere non le parve per nulla normale. Non l’aveva mai vista così, ma per la seconda volta decise di non curarsene troppo, scegliendo anzi di sorridere di fronte a quella strana reazione.
    Lasciando tutto al suo posto, decisero quindi di alzarsi per dirigersi in direzione di quel misterioso libro. Durante il breve tragitto Caschy si ricordò di una cosa che aveva sentito dire dal Serpeverde durante la prima lezione di volo, così gli si avvicinò parlando più piano che poté.
    “Ma tu sei il ragazzo di Southampton vero? Anche io vengo da lì, chissà se ci siamo già visti prima di entrare ad Hogwarts...” chiese pensierosa, rivolgendo uno sguardo interrogativo a Edward.
    Nel frattempo avevano raggiunto il libro, che si rivelò essere vecchio e consunto, con delle lettere del titolo illeggibili. Ascoltò l’amica leggere la scritta a malapena leggibile in copertina.
    “Non lo so, forse pensandoci qualcosa mi viene in mente, però non magiche” rispose alla sua domanda, senza però pensare davvero a nulla. Era più interessata da quello strano libro, che pareva come un magnete per la sua attenzione.
    Con quell’oggetto in mano, Leah pareva la bambina più indecisa di tutto il castello: allungò la mano, la ritrasse, e addirittura ad un certo punto sgranò gli occhi. Ci mise un bel po’, ma alla fine decise di aprirlo. Catherine fu felice di vederla prendere quella decisione, poiché anche lei ormai era troppo curiosa di sapere che cosa avrebbero potuto leggere dentro a quel tomo, benché non capisse il motivo di quel suo desiderio.
    Leah iniziò quindi a sfogliare le pagine, leggendo a voce alta qualche strano titolo a lei sconosciuto. Nulla di particolare fin lì, ma in quel preciso istante successe qualcosa di inaspettato, che fece strabuzzare gli occhi a Catherine. Le pagine del libro iniziarono ad animarsi e a girarsi da sole, fino a rivelare un’ultima, bianca pagina. Ad un tratto delle parole iniziarono a comparire sulla pagina, lasciando di stucco la Tassorosso: che diavolo stava succedendo? Si avvicinò ancora di più al libro, allungando la testa sopra la spalla di Leah, per leggere la storia che era comparsa. Non fece in tempo a finire che anche quella pagina prese a voltarsi, rivelando un’ulteriore pagina completamente vuota. Questa volta, però, quello che successe mandò la bambina completamente fuori di testa. Le parole, invece di rimanere sul libro, iniziarono ad invadere tutta la biblioteca, che iniziò lentamente a sparire sotto i loro occhi.
    “Cavoliiii!!!” si ritrovò ad urlare Caschy, con la paura che le attanagliava lo stomaco. Intorno a loro il soffitto e le pareti scomparirono, rivelando un’ambiente del tutto diverso da quello dove si trovavano fino a pochi secondi prima. Intorno a loro iniziarono ad erigersi palazzi e a comparire lunghe strade e negozi, automobili babbane e cartelli stradali, grigi marciapiedi e nero asfalto. Tutta la biblioteca era stata trasformata in una città. Non tutta in realtà, perché, guardandosi intorno, qualche scaffale era rimasto qua e là, incastrato in mezzo a quell’ambiente cittadino. Quello che però risaltava subito all’orecchio era il silenzio che c’era in quel luogo, che pareva, a differenza del libro magico, completamente inanimato. Sembrava che quella città fosse stata abbandonata ormai da tempo, congelata come se tutta la vita si fosse fermata da un momento all’altro. In più, guardandosi intorno, Catherine notò che quella non era l’epoca in cui era cresciuta lei: c’erano dei particolari che le fecero capire chiaramente di trovarsi in una città appartenente al passato, probabilmente a poche decine di anni prima del 2019.
    Non appena finì di guardarsi intorno e studiare l’ambiente circostante, osservò con aria sconvolta gli altri due compagni di sventura, riuscendo a trovare le parole solamente dopo un lunghissimo minuto:
    “Dove siamo finiti?”

    bzAgp6Y


    Edited by Jarvax - 12/4/2019, 11:38
     
    Top
    .
  8.     +2   +1   -1
     
    .
    Avatar

    Love is the only thing we have that is only pure, that is not evil! The one thing just beautiful... ........... I exist for love

    Group
    Serpeverde
    Posts
    5,843
    Location
    Cagliari (Sardegna)

    Status
    Offline
    Serpeverde

    Edward Sullivan ~ Studente I Anno ~

    Narrato ~ Parlato ~ Pensato
    NSfID8B
    Leah e Caschy mi salutarono, senza alzare troppo il volume delle loro voci. In quel momento, essere rimproverati dalla bibliotecaria era l'ultima cosa che volevo accadesse. Sentita la mia proposta sul libro misterioso, la prima a proporre di avvicinarsi per curiosare fu Leah. E tutti e tre, d'accordo, ci avvicinammo alla scrivania. Mentre percorrevamo i pochi passi dal tavolo in cui eravamo seduti la tassorosso si girò con aria pensierosa, porgendomi una domanda, in quel momento totalmente inaspettata.

    CITAZIONE
    “Ma tu sei il ragazzo di Southampton vero? Anche io vengo da lì, chissà se ci siamo già visti prima di entrare ad Hogwarts...”

    Mi avvicinai, per poterle rispondere quasi senza volume nella voce.

    Si, sono io...Dai?! Siamo della stessa città, non avrei mai immaginato di trovare qualcuno qui. Non saprei, non mi ricordo di averti mai vista prima... Sei mai entrata al Ministero della Magia?! Perché io...

    Ma interruppi la mia frase, essendo giunti davanti al grosso tomo che tanto ci incuriosiva. Tra i tre, pensavo di fare io il primo passo e aprire quelle pagine, invece Leah ne lesse il titolo avvicinandosi e ci porse una domanda sulle leggende. Scossi la testa e alzai le spalle.

    In questo momento non ne ricordo nessuna...

    La mano della ragazzina sollevò la copertina e cominciò a sfogliare il libro. Mi avvicinai per leggerne il contenuto, ma i titoli che lessi non mi ricordarono nulla. Giunto alla fine, il libro presentò un'ultima pagina bianca.

    Tutto qui?!

    Improvvisamente, però, sotto i nostri occhi, cominciarono ad apparire delle parole sul quel foglio, scritte in un modo imperfetto e leggermente sbilenco. Un titolo, che recitava: "L'unico mondo" e subito sotto delle frasi, che mi fecero deglutire nel momento in cui lessi le prime tre parole:

    "I tre ragazzini..."

    Come fa il libro a sapere che siamo in tre?!

    Girai la testa a guardare prima Caschy, poi Leah. Ho paura che non sia stata una brillante idea aprire questo libro...

    La mano invisibile terminò di scrivere il breve racconto e la pagina venne girata, rivelando un foglio, anch'esso bianco, che anticipava la copertina.
    Vidi delle parole incomprensibili apparire veloci davanti ai miei occhi, poi uscirono dal libro per finire tutto intorno alla biblioteca, strisciando sul pavimento, sui lunghi tavoli, dappertutto. La luce nell'enorme sala si abbassò, sino a diventare quasi buia. Rimasi immobile, non sapendo cosa fare. Le ragazzine erano ancora accanto a me, quindi non eravamo stati trasportati da nessuna parte, ma la biblioteca che poco prima era intorno a noi, scomparve, lasciando il posto a una città babbana. Ci ritrovammo lungo una via asfaltata, con marciapiedi pieni di cartacce, percorsa da alti palazzi. Tutto era illuminato da cartelli luminosi, insegne che si accendevano e si spegnevano, a cui mancavano delle lettere. Tutto era deserto e abbandonato. C'era troppo silenzio. Non si sentiva il suono dei motori, o il vociare delle persone che solitamente, all'improvviso, sbucava dalle vie parlando in modo concitato, o le urla di qualcuno che innervosito, parlava a voce alta al telefono, attraversando senza guardare.

    Mi avvicinai alle mie compagne di avventura e realizzai che non ci trovavamo più nella biblioteca. Non c'era più niente di quell'ambiente, nemmeno l'uscita, che pochi attimi prima era proprio accanto a noi. Prima che potessi dire qualcosa, Caschy parlò.

    CITAZIONE
    "Dove siamo finiti?"

    Non ne ho idea ragazze... Poi, feci due passi in avanti, portandomi davanti alle due bambine e presi la bacchetta in mano.

    Vado avanti io... Mi girai a guardarle e feci loro un cenno affermativo con la testa, mentre un'espressione determinata
    apparve sul mio viso.


    Vediamo di uscire da qui, in qualche modo!


    Draco Dormiens Nunquam Titillandus
    CODE © Hoppander
     
    Top
    .
  9.     +3   +1   -1
     
    .
    Avatar

    Millie Flora Lawrence

    Group
    Member
    Posts
    133
    Location
    Nashville, Tennessee

    Status
    Offline

    La biblioteca di Hogwarts aveva lasciato posto ad uno scenario di gran lunga differente. Il corridoio centrale della grande stanza, attorniato da mensole sorreggenti pesanti libri, aveva acquisito le caratteristiche di un'ampia strada. Le mensole alle pareti erano diventate alti palazzi e insegne luminose. L'ambiente attorno ai tre ragazzini aveva tutta l'aria di essere la tipica time square babbana, anche se nessuna segnaletica ne specificasse il nome. Il lungo viale babbano, era desolato, le auto presenti in strada sembravano essere state abbandonate lì per lì, come se in preda al panico, l'unico obiettivo era quello di fuggire lontano, al sicuro. Ma al sicuro da cosa? Nessun suono - se non quello del vento leggero che soffiava tra gli edifici -, nessun segno di vita, tutto era desolato. Il ragazzo fece un passo avanti con la bacchetta tesa davanti a sé, pronto a rispondere a qualsivoglia pericolo. I tre ragazzi dovevano trovare una via d'uscita, ma come in ogni città che si rispetti, le vie erano infinite. Lunghi rettilinei e numerosi incroci si incastonavano tra un palazzo e l'altro, sarebbe stato molto difficile prendere una decisione, trovare la giusta via per uscirne indenni...

    Pics-Art-04-18-12-17-25



    Off// la città in cui vi trovate, è molto grande e attorno al viale principale, si intersecano innumerevoli vie. Essendo solo in 3, e dovendo trovare una via d'uscita, l'unico modo per fare ciò, è dividersi. Edward prenderà l'iniziativa, dando indicazioni alle sue due amiche che inizialmente dubiteranno della cosa. Descrivete la situazione che vi si presenta davanti ad ognuno di voi. Spiegate quello che riuscite a trovare (indizi, oggetti, ecc.) ovviamente è inutile dirvi che ancora è troppo presto per trovare un modo vero e proprio per tornare alla realtà. ;)

    Al solito avete 3 giorni a testa per rispondere.
     
    Top
    .
  10.     +2   +1   -1
     
    .
    Avatar


    Group
    Vecchie Fiamme
    Posts
    205

    Status
    Offline
    CATHERINE SCHNEIDER - Tassorosso
    Studentessa - I Anno - Narrato - “Pensato” - “Parlato” © Hoperus
    Nessuno dei tre riusciva a capire il motivo per il quale fossero capitati in quel luogo, ma soprattutto dove si trovassero in quel preciso istante. Edward si propose subito per fare strada, bacchetta alla mano. Aveva un’espressione determinata, e sembrava voler trovare a tutti i costi un modo per uscire. Caschy, con l’aria spaventata, deglutì e tirò fuori a sua volta la bacchetta, cercando lo sguardo dell’amica per trovare un po’ di conforto.
    Il Serpeverde prese quindi ad avanzare in una direzione, probabilmente scelta a caso. Era una strada con l’asfalto rotto in più punti, dalle cui crepe usciva della vegetazione, intenta a ribellarsi a tutto quel grigiume portato dalla razza umana. Un passo dopo l’altro avanzarono tra le macchine abbandonate, con Edward in prima linea e le due ragazzine dietro di lui, spalla a spalla. Tutto sembrava tranquillo e normale, se non fosse stato per quelle librerie sparse qua e là, colme di libri di ogni colore e grandezza.
    “Forse sto sognando” fece Caschy ad un tratto, la voce tremante. Si dette un pizzicotto sulla guancia: era tutto troppo reale per essere un sogno.
    Mentre andavano avanti, cercando completamente a caso una via d’uscita da quello strano mondo, passarono accanto ad una libreria, proprio al centro della strada. La stavano per superare proprio quando, mentre Caschy si trovava a mezzo metro da essa, un suono spezzò l’inquietante silenzio di quella città. Balzarono tutti di lato, presi dallo spavento e con le bacchette in direzione del mobile ligneo.
    “Driiin... Driiin...” un telefono sembrava suonare proprio lì, in mezzo a tutti quei libri. Caschy aveva già sentito quel suono: era simile al suo vecchio telefono fisso, a cui suo padre era tanto affezionato. Rassicurata che non fosse nulla di pericoloso, la Tassorosso decise di avanzare verso la libreria, abbassando la bacchetta. Tra i libri, uno in particolare spiccava su tutti gli altri. Era rosso, e sulla copertina c’era scritto a caratteri cubitali: “RISPONDETE!”. Il suono sembrava provenire proprio da quel tomo.
    “È lui che sta suonando, forse ci dirà come uscire” disse ai suoi compagni d’avventura, tornando subito dopo a guardare in direzione della libreria.
    Incuriosita e senza aspettare i consigli degli amici, Catherine allungò la mano e tirò a sé il libro. Non appena quest’ultimo fu libero dalla stretta dei due volumi adiacenti, si animò di forza propria e si aprì a mezz’aria, galleggiando nel vuoto. Caschy indietreggiò, alzando nuovamente la bacchetta e sgranando gli occhi, pronta a difendersi. Il libro fece qualcosa che probabilmente nessuno di loro si sarebbe mai aspettato: in un battito di ciglia si trasformò in un telefono, di quelli vecchio stile, che suonava ancora più forte e insistentemente di prima.
    “Ok, rispondiamo” disse la ragazzina, alzando la cornetta senza pensarci due volte. Non fece in tempo a portarsi all’orecchio la cornetta che da questa una voce prese a parlare così forte che tutti e tre riuscirono bene a sentire ciò che stava dicendo. Era una voce profonda e metallica quella che parlava, e suonava molto inquietante:
    “I tre ragazzini presero a vagare per la città, ma non sapevano che l’unico modo per uscire da quel posto era dividersi, altrimenti ci avrebbero potuto mettere mesi, o forse anni, per tornare al loro castello”
    Il telefono, senza fare altri suoni, scomparì nel nulla, e così fece anche tutta la libreria. Caschy, di fronte a tutto questo, rimase senza parole. Edward invece, che sembrava decisamente il più determinato e coraggioso, prese così la parola, pronto a dare indicazioni alle due ragazzine.

    bzAgp6Y


    Edited by Jarvax - 21/4/2019, 03:45
     
    Top
    .
  11.     +1   +1   -1
     
    .
    Avatar

    Love is the only thing we have that is only pure, that is not evil! The one thing just beautiful... ........... I exist for love

    Group
    Serpeverde
    Posts
    5,843
    Location
    Cagliari (Sardegna)

    Status
    Offline
    Serpeverde

    Edward Sullivan ~ Studente I Anno ~

    Narrato ~ Parlato ~ Pensato
    NSfID8B
    Dopo aver fatto qualche passo avanti con la bacchetta tra le dita, mi girai ad osservare le mie due compagne di avventura. Caschy aveva l'aria spaventata e anche lei imitò il mio gesto, afferrando la sua bacchetta, girandosi poi verso Leah. Non potevamo stare lì immobili, non saremo mai usciti da lì in quel modo. Camminai dritto davanti a me. La strada era rovinata e presentava molti buchi, da cui fuoriuscivano svariati fiori o piante selvatiche, che si allungavano per pochi centimetri lungo l'asfalto ancora integro. Sarebbe stato meglio se al posto di tutto quel grigio, fosse stato tutto ricoperto dal verde, almeno ci sarebbe stato più colore in quello strano posto dove ci eravamo ritrovati. Dopo pochi passi trovammo delle macchine parcheggiate. Alcune erano integre, altre presentavano svariati danni o erano accartocciate le une sulle altre, come in seguito ad un incidente.
    I miei occhi poi, incrociarono le varie librerie che, a caso, erano sparse ai lati della strada. Stonavano con il resto del paesaggio, segno che qualcosa non andava di sicuro.

    Cosa ci fanno delle librerie in mezzo ai negozi, in una città desolata?!

    Proseguimmo, camminando lontani dal marciapiede. Stavamo quasi per superare una di quelle librerie, quando, improvvisamente, un suono fortissimo ci fece saltare per lo spavento. In realtà quel suono non era poi così forte, ma nell'immenso silenzio, in un primo momento sembrò molto alto di volume. Così ci ritrovammo tutti e tre con le bacchette puntate contro il mobile.

    Nell'aria, quel suono, simile ad un "Driin, driin" continuava imperterrito.
    Io non sapevo cosa fare, quindi mi girai a guardare prima Leah poi Cashy, alzando le spalle, senza, però, abbassare la guardia. Ma ecco che Caschy, stranamente, prese coraggio e si avvicinò alla libreria. Feci subito un passo nella sua direzione, per aiutarla nel caso qualcosa fosse andato storto.

    Stai attenta!

    Da quella distanza, a pochi passi da lei, vidi benissimo i suoi gesti e li seguii in silenzio. Un libro rosso attirò la sua attenzione. Sembrava ci fosse scritto qualcosa sopra. La ragazzina, infatti, lo afferrò tra le dita della sua mano, poi si girò verso di noi.

    CITAZIONE
    “È lui che sta suonando, forse ci dirà come uscire”

    Oh bene, cominciamo con i libri che suonano...

    Non so voi, ma questa storia non mi piace proprio per niente... Speriamo non faccia uscire nulla di strano, oltre a emettere questo fastidiosissimo suono!

    Caschy si girò nuovamente verso il libro e lo tirò, ma non appena questo fu libero dalla stretta degli altri accanto a sé si aprì da solo, alzandosi in aria. Feci un passo indietro, quasi nello stesso istante di Caschy e tesi il braccio verso il libro, nel caso fosse successo qualcosa di brutto. Ma dal libro non uscì nulla, invece, nel tempo di un respiro, si trasmutò in un oggetto strano. Probabilmente i miei conoscenti babbani sapevano benissimo di cosa si trattava, poi quello che successe dopo poco, mi fece capire che non si trattava altro che di un telefono, cioè quell'oggetto che usavano per comunicare, probabilmente di un tipo antico.

    Caschy decise di rispondere e non appena portò all'orecchio una parte del telefono, questo iniziò a parlare in modo che tutti noi sentissimo le sue parole. La voce non aveva niente a che fare con quella umana, bensì era meccanica e tetra nello stesso tempo.

    CITAZIONE
    “I tre ragazzini presero a vagare per la città, ma non sapevano che l’unico modo per uscire da quel posto era dividersi, altrimenti ci avrebbero potuto mettere mesi, o forse anni, per tornare al loro castello”

    Mentre il telefono e la libreria scomparivano davanti ai nostri occhi, mi girai subito verso le due ragazzine, abbassando finalmente il braccio, che cominciava a farmi male. La voce era stata chiara, era necessario dividerci perché riuscissimo a tornare dentro la Biblioteca di Hogwarts.

    Temo che non abbiamo scelta ragazze... Deglutii, più al pensiero di doverle lasciare sole che per paura che potesse succedermi qualcosa, una volta rimasto da solo.

    Credo che proseguirò dritto davanti a me, Dissi, indicando oltre il punto dove ci eravamo fermati. mentre una di voi andrà a destra e l'altra a sinistra. Feci una piccola pausa, poi conclusi.

    Tenete pronte le bacchette e se vi troverete in serio pericolo, chiamate forte il nome degli altri. Io farò lo stesso!

    Detto ciò, attesi giusto qualche minuto, dove l'indecisione sul seguire o no le indicazioni del libro-telefono, fece da padrone. Mossi quindi i primi passi, ritrovandomi da solo, lungo la strada piena di fossi e vegetazione.


    Draco Dormiens Nunquam Titillandus
    CODE © Hoppander
     
    Top
    .
  12.     +1   -1
     
    .
    Avatar


    Group
    Grifondoro
    Posts
    31,439
    Location
    Dal grande tendone di Bagy

    Status
    Anonymous
    if you need a heroin, you can find it here link
    12 y.o.
    Mood
    metamorphmagus
    Library
    Instead of worrying about what you cannot control, shift your energy to what you can create.
    Leah + Ashfield
    Già, dov'erano finiti? Caschy espose ad alta voce ciò che lei osava chiedere solo a se stessa, senza esporsi prima di riuscire a trovare una via d'uscita da un guaio della cui origine si sentiva pienamente responsabile. Edward le risparmiò la fatica di mettere insieme una risposta convincente che non sembrasse supplichevole e un tono di voce non troppo colpevole: neanche lui sapeva niente, com'era prevedibile. La sua voce però riportò a galla il ricordo della frase pronunciata poco prima, mentre la biblioteca spariva per lasciar posto a una metropoli decaduta.
    No, aprire il libro non era stata una buona idea. La realtà, prima ancora della considerazione del serpeverde, lo aveva reso palese. Anche lui però avrebbe potuto pensarci prima. Prima di disturbare lei e Catherine. Avrebbe potuto tirare dritto e lasciarle tranquille al loro pomeriggio insieme, invece aveva indicato loro il libro, quello aveva scelto lei e il resto era storia. Cercò di non pensarci, di allontanare pensieri negativi e sensi di colpa. Nessuno l'aveva accusata, nessuno che non fosse lei stessa, ed Edward si era addirittura offerto di andare avanti. La cosa le fece piacere e la infastidì in egual misura e non impiegò che pochi passi dietro al capogruppo, accanto a Caschy, per capire il perché.
    Da un lato muoversi significava pensare meno alle proprie responsabilità, agire e avvicinarsi a una possibile soluzione, dall'altra l'incapacità di prendere l'iniziativa rimarcava ancora una volta il dubbio che la tormentava dal suo smistamento: perché il cappello l'aveva smistata tra i grifondoro? La casa dei coraggiosi non aveva certo fatto un buon acquisto con lei, che in una situazione delicata seguiva un serpeverde.
    Infilò la mano in tasca ed estrasse la bacchetta. Si sarebbe fatta trovare pronta a qualsiasi cosa li attendesse. Sentiva per istinto che il libro avrebbe tirato loro qualche scherzo, un istinto affinato tra i banchi magici della scuola che li ospitava, in cui niente era casuale. Aguzzò la vista, attenta a non perdere alcun dettaglio della scena. Il suo sguardo si posò su un semaforo orizzontale lampeggiante, sospeso su un cavo non molto stabile tirato ai due lati della strada. Le lampade avevano conosciuto tempi migliori. La copertura in plastica era scheggiata e in alcune parti rotta del tutto. Al suo interno, le lampadine, benché fossero tre, rilucevano a intermittenza di due colori: quella a destra di rosso, le altre due di verde. Il ritmico alternarsi le ricordò di un sistema di comunicazione visto alla televisione babbana basato su punti e linee, e dei messaggi che in alcuni casi, tramite esso, si potevano trasmettere per via luminosa o sonora. Lei però non lo conosceva, il codice morse. Come spesso le accadeva, rimpianse le sue lacune. Desiderò averlo imparato e di poter dare corpo a quell'idea folle o accantonarla. Non avrebbe mai saputo se l'interpretazione di un messaggio luminoso avrebbe potuto allungare o accorciare la ricerca. In compenso, tenendo il naso all'aria non si accorse del ciuffo d'erba intricato che spuntava da una crepa dell'asfalto. Il piede destro trovò la resistenza di un fitto intreccio di fili e, prima di cedere, gli steli la fecero inciampare. In qualche modo riuscì a non cadere ma la scarpa le si sfilò dal piede.
    "Stupida," rimproverò se stessa per la distrazione. Rivolse una fugace occhiata a Catherine ed Edward. Entrambi la superavano di pochi passi. Evitò di richiamarli, raccolse la scarpa e lottando con i lacci la infilò al piede. Nel mezzo delle operazione la vetrina dell'edificio di fronte attirò la sua attenzione. Ricopriva in altezza l'intero piano terra, era scura e trasandata come tutte le altre. Nella parte superiore, però, brillava una luce rossa, un puntino, sferico, sospeso nel riflesso di un... semaforo. Dall'osservazione della figura ricavò l'impressione che ci fosse qualcosa di sbagliato. Si voltò e le si seccò la gola. Da quella posizione non si vedeva alcuna lampadina luminosa, solo la scocca in plastica dei vari alloggi. Terminò di allacciare la scarpa con calma, stando attenta al riflesso luminoso, che non subì alcun cambiamento. Notò, anzi, che a differenza delle luci del semaforo il punto rosso non lampeggiava, stava fisso. Strinse la bacchetta, pronta a reagire, e si avvicinò.
    "Hey," chiamò gli altri. La voce le uscì roca e bassa, quasi un sussurro che forse gli altri non erano neanche stati in grado di sentire.
    Anche da vicino la finestra rimase oscura, impenetrabile allo sguardo. Al piano terra, l'unico raggiungibile, la fila di finestra e porte a vetri continuava senza mancanze evidenti, a differenza dei piani alti, in cui molti vetri risultavano rotti, divelti o parzialmente crollati. Cercò allora di ripulirlo con la manica, benché non le sembrasse un problema di sporco. Sì, gli angoli erano rovinati, i battenti arrugginiti qua e là, niente giustificava però quel grado di oscuramento.
    Tentò di scrutare all'interno per la seconda volta. Schermò gli occhi con le mani sistemate a coppa ai lati della faccia e guardò dentro. Niente, se anche il punto rosso proveniva dall'interno non era in grado di capirlo. Si spostò leggermente e la punta della bacchetta strusciò contro la superficie riflettente. Seguì un tintinnio che fece schizzare il livello del panico. Si voltò di scatto, la bacchetta tesa, ma niente le era strisciato alle spalle. Impiegò qualche istante per accorgersi che il rumore era stato causato da qualcosa caduto a terra. Un oggetto circolare, di colore rosso, poco più piccolo del palmo di una mano, stava vicino ai suoi piedi, accanto alla vetrina. Lo raccolse e realizzò. La vetrina le diede la conferma: la superficie non rifletteva più alcuna luce. Il punto rosso si era condensato in quel bizzarro cerchio di plastica semitrasparente. Lo strinse nel pugno e, continuando a esplorare la strada con lo sguardo, corse dietro Edward e Caschy.
    "Aspettate," l'ultima lettera venne sovrastata da un trillo che squarciò la quiete della strada sconosciuta. Il panico la paralizzò. Si guardò attorno, impaurita, poi si costrinse a coprire alla svelta la distanza tra lei e i compagni.
    "Cos'è stato?" sussurrò, più per allentare la tensione che per reale ignoranza. Sapeva bene che quello era il trillo di un telefono, e sapeva altrettanto bene che non avrebbe dovuto essercene alcuno in mezzo alla strada di un borgo forse babbano ma di sicuro contaminato dalla magia. Catherine fu la più svelta a identificare la fonte sonora in un libro poco distante. Lo sfilò dallo scaffale e quello, per tutta risposta, si trasformò in un telefono a disco, antico, di quelli che lei aveva visto soltanto in alcuni film. Caschy sollevò la cornetto e dall'altro capo fuoriuscì la voce metallica di un narratore che Leah sospettava essere lo stesso che in precedenza aveva scritto l'incipit di quella bizzarra storia sul libro. Non diede informazioni preziose, solo un avviso chiaro e un po' inquietante per i risvolti. Dividersi non le sembrava affatto la scelta migliore, anche a volersi fidare della minaccia di impiegare forse mesi per trovare l'uscita. Di fidarsi di quella voce, poi, non è che avesse voglia. La voce smise di parlare, senza nemmeno dar loro modo di formulare una domanda, e il telefono sparì.
    Nessuno sembrava intenzionato a rompere il silenzio. Leah si domandò se anche gli altri stessero valutando i pro e i contro della prospettiva di dividersi. Sicuramente, si rispose. Non conosceva Edward abbastanza bene da indovinare le sue intenzioni, immaginava però che Caschy non volesse dividere il gruppo. Guardò lei e cercò di rafforzare la sua convinzione. A lezione non avrebbe esitato a seguire il percorso tracciato dal professore. Avrebbe obbedito, le riusciva bene non trasgredire alle regole. In un ambiente ignoto, però, restare uniti poteva salvarli.
    Il primo a esporsi fu Edward e il suo parere assestò una prima picconata all'idea che si era costruita. Posò di nuovo lo sguardo su Catherine per coglierne la reazione.
    "Che ne pensi?" le chiese. "Sei d'accordo? A separarci, dico."
    Tutto si riduceva alla scelta di fidarsi o meno di un libro. Un libro che li aveva trascinati in mezzo al nulla, senza preparazione e senza aver fornito loro strumenti o indicazioni valide. Eppure, proprio perché indifesi, si rese conto che il libro avrebbe potuto complicare le loro vite anche se avessero proseguito insieme, forse più che se non si fossero divisi. Assecondandolo, invece, potevano forse andare incontro a un destino benevolo o non troppo crudele.
    "L'idea non mi piace," disse ponendo fine al tormento interiore, "se però serve a uscire prima da questo posto, per me è ok separarci."
    Edward andò oltre, proponendo un piano d'azione. Benché nessuno l'avesse nominato leader, sembrava trovarsi a proprio agio nel dare disposizioni. Al momento di vagliare la via da scegliere, ricordò, o meglio sentì, di avere il cerchietto rosso in mano. L'istinto le suggerì di non prendere alla leggere il suo ritrovamento e le circostanze in cui ne era venuta in possesso. Ricordò il semaforo, di come l'unica luce, guarda caso rossa, fosse quella di destra. Poteva essere una semplice coincidenza, ma poteva anche non esserlo.
    "Credo andrò a destra," disse, poi rivolgendosi a Caschy: "per te va bene?"
    Con un cenno del capo fece capire di aver ascoltato ogni parola e raccomandazione di Edward, poi fece per voltarsi verso la direzione scelta.
    "Buona fortuna," mormorò a entrambi. Si voltò. Destra.

    codice role © Akicch; - want your own? Get it!


    Per il fato: se vuoi intervenire e incasinare il ritrovamento del cerchietto rosso con qualsiasi idea ti venga in mente, anche se ho risolto la cosa per continuare il post e arrivare dove si trovavano gli altri, non ho problemi a tornarci nel prossimo post v.v


    Edited by Nate D. - 25/4/2019, 21:00
     
    Top
    .
  13.     +3   +1   -1
     
    .
    Avatar

    Millie Flora Lawrence

    Group
    Member
    Posts
    133
    Location
    Nashville, Tennessee

    Status
    Offline

    I tre ragazzi avevano preso la difficile decisione di separarsi, di continuare la loro avventura, nonché fuga dalla città, divisi.

    Edward, che decise per tutti e tre cosa fare, dettò il da farsi, poi come le sue amiche si allontanò per la sua strada, dritto davanti a lui. Il cielo, come a Londra, non prometteva nulla di buono, infatti da lì a pochi secondi una grossa goccia di acqua cadde dall'alto e si posò pesante proprio sul naso del ragazzo. Stava arrivando un violento temporale. Questo avrebbe peggiorato la situazione in cui si trovavano gli studenti. Edward doveva subito trovare un qualsiasi riparo e continuare il suo cammino in un secondo momento, quando il maltempo si sarebbe placato.

    Edward cercherà un riparo dalla pioggia. Troverà un rifugio in un vecchio magazzino alla base di un alto edificio, in parte allagato. Il magazzino sarà buio e umido e per farsi strada Edward dovrà ricorrere alla magia per illuminare il suo percorso, ma si accorgerà che per qualche ragione la sua bacchetta non risponde ai suoi comandi. Dovrà scoprire se si tratta di un malfunzionamento momentaneo della sua bacchetta o se è proprio la magia a non funzionare all'interno dello scenario / città.


    Cashy sconvolta dall'accaduto lasciò parlare gli altri e come loro acconsentí alla scelta di Edward nel separarsi e proseguire per strade diverse.

    Cashy sceglierà la strada da percorrere (ovviamente non potrà essere la stessa degli altri due ragazzi, perciò restano da percorrere o la via a sinistra del quadrivio in cui vi trovate o quella parallela a quella di Edward che ti farà andare nella direzione opposta ripercorrendo la strada centrale all'indietro.) La via opposta a quella di Edward la porterà in direzione di una vecchia fabbrica dismessa, la via a sinistra lungo una strada al cui orizzonte intercetterà una figura umana confusa. Nel caso Cashy sceglierà quest'ultima, dovrà decidere se avvicinarsi alla figura o rimanere distante e nascondersi.


    La giovane grifondoro Leah, non era sicura che quella fosse stata una buona idea, probabilmente avrebbe preferito continuare in gruppo ai suoi amici, così da poter contare sul loro aiuto, qualora ce ne fosse stato bisogno. Tuttavia accettò la situazione, e decise di proseguire verso destra, lungo un viale parallelo ad un altro, al lato di un quadrivio in mezzo agli alti palazzi della città. Questo viale inizialmente si spingeva dritto per almeno un chilometro, alla fine di esso, gli alti palazzi cominciavano a scemare lasciando posto ad alcune casette a schiera, singole, con i giardinetti frontali alla strada principale. Via via che si proseguiva lungo il viale era facile individuare all'orizzonte una vasta periferia per poi mescolarsi confusamente in mezzo ad una landa desolata.

    Vi sono due possibilità per Leah: proseguire per chilometri e ritrovarsi lontana dalla città, con la possibilità magari, di trovare il modo di fuggire via, o provare ad entrare in una delle case a schiera e andare alla ricerca di oggetti utili alla sopravvivenza, nel caso il loro cammino sarebbe continuato per i giorni seguenti. Nel caso Leah scegliesse quest'ultima possibilità, riuscirà a trovare alcuni oggetti, quali: uno zaino, un acciarino, alcune merendine, un coltello da cucina, una torcia, alcune garze mediche. Potrà però sceglierne solo tre.

     
    Top
    .
  14.     +2   +1   -1
     
    .
    Avatar


    Group
    Vecchie Fiamme
    Posts
    205

    Status
    Offline
    CATHERINE SCHNEIDER - Tassorosso
    Studentessa - I Anno - Narrato - “Pensato” - “Parlato” © Hoperus
    Edward deglutì facendo uscire dalla sua bocca delle parole che non sembrarono piacergli. Secondo lui avrebbero dovuto ascoltare davvero ciò che aveva detto il libro-telefono, che con la sua magia aveva ammaliato Catherine, inducendola a rispondere a quell’improvviso suono. Leah invece, dal canto suo, sembrava molto incerta sul da farsi.
    “Non mi sembra una buona idea” le rispose la Tassorosso rabbrividendo “ma non voglio stare qui per anni. Forse ci conviene fare quello che dice la voce”
    Terminò la frase col terrore negli occhi, pentendosi quasi subito di ciò che aveva detto. Separarsi dagli altri non le sembrava un’idea ragionevole, anzi, tutt’altro. Dividersi poteva voler dire perdersi da soli dentro a quel mondo senza trovare mai più una via d’uscita, e infine impazzire.
    Mentre dentro di lei i dubbi crescevano sempre di più, i suoi occhi si posarono su qualcosa di rosso che teneva in mano la sua amica.
    “Cos’è quella cosa?” fece Caschy portando indietro la testa e sgranando gli occhi.
    Leah aveva in mano un cerchio rosso, apparentemente inutile. Si chiese subito se quello fosse un oggetto correlato al telefono da poco scomparso nel nulla, visto che aveva lo stesso colore.
    Non appena le ebbe risposto, Leah fece intendere di essere d’accordo nel separarsi per trovare una via d’uscita da quel posto desolato. Queste parole posero fine ad ogni dubbio di Catherine, che non disse nulla per contraddire le sue stesse affermazioni precedenti.
    Edward decise così che sarebbe andato avanti, mentre avrebbe lasciato le vie laterali alle due ragazze.
    “Certo Leah, va bene. Io andrò a sinistra” rispose Catherine. Nell’istante successivo la Grifondoro augurò loro buona fortuna e fece per voltarsi verso destra. Improvvisamente a Catherine venne in mente che quella poteva essere l’ultima volta che avrebbe visto la sua amica.
    “Hey” la chiamò. Con passo deciso si avvicinò verso di lei e, tutto d’un tratto, la strinse in un abbraccio, mentre una lacrima prese a scenderle sulla guancia.
    “Ciao, buona fortuna” le sussurrò all’orecchio, con una voce che tradì il suo stato d’animo. Cinque secondi dopo la lasciò, cercando di asciugarsi la lacrima senza farsi vedere e sorridendole da sotto la manica. Prese quindi la bacchetta dalla tasca e la alzò di fronte a sé, come le aveva consigliato Edward, dopodiché si rivolse a quest’ultimo.
    “Buona fortuna anche a te”
    Si girò verso sinistra e prese a camminare.

    Tre case diverse, un obiettivo comune: trovare un’uscita da quel posto. Se avessero avuto bisogno uno degli altri avrebbero dovuto urlare ad alta voce, con l’unica speranza che qualcuno li sentisse.
    Erano passati ormai almeno tre minuti da quando i ragazzini si erano divisi, e Caschy, impaurita e tremante, stava avanzando lungo la strada deserta, sobbalzando ad ogni minimo rumore o scricchiolio. Aveva superato ormai decine di macchine e negozi abbandonati, senza però trovare nulla di particolare se non qualche libreria sparsa qua e là. Mettendo un passo di fronte all’altro, teneva la bacchetta bene in mostra, così da sentirsi un po’ più sicura. Certo non avrebbe potuto fare granché con gli incantesimi che conosceva, ma un bel Gambemolli lanciato su chiunque avesse provato a rincorrerla, sarebbe forse servito a qualcosa.
    Sudava freddo mentre avanzava, e i palmi delle mani le diventavano spesso umidi. Come aveva fatto già un paio di volte, si fermò per un attimo a guardarsi intorno e per ovviare a quella fastidiosa sensazione alle mani. Si passò la mano destra sul vestito per asciugarla, poi fece lo stesso con la sinistra, abbassando lo sguardo per passare la bacchetta da una mano all’altra durante l’operazione. Una volta ripresa la bacchetta nella mano sinistra si decise a riprendere il cammino, così alzò di nuovo lo sguardo verso l’orizzonte.
    Sussultò di colpo.
    Proprio di fronte a lei, più avanti sull’asfalto, c’era una figura umana.
    La Tassorosso si bloccò, immobilizzata dalla paura. Se qualcuno l’avesse vista dal marciapiede avrebbe certamente giurato che fosse stata colpita da un incantesimo pietrificante. Paralizzata, con la bacchetta alzata e gli occhi fuori dalle orbite, fissò la figura che stava laggiù, in piedi. Per un minuto buono stette in quella posizione, senza riuscire a ragionare o reagire. Era sola e qualcosa era lì, forse un pericolo, forse qualcosa che l’avrebbe addirittura uccisa. Non appena riuscì a pensare qualcosa, prese lentamente a nascondersi dietro una macchina, le mani che tremavano inesorabilmente. Attraverso i vetri continuò ad osservare quella persona - sempre che tale fosse - per assicurarsi che non l’avesse sentita o non facesse movimenti strani, come ad esempio camminare verso la sua direzione. L’unica cosa che riuscì a notare è che sembrava tutt’altro che decisa nei suoi movimenti. Pareva disorientata, più di quanto non lo fosse mai stata Catherine. Questa, dopo averla studiata per un po’, decise di non classificarla come una minaccia vera e propria; decise così che si sarebbe avvicinata di nascosto per capire chi o che cosa fosse. Se questa non si fosse mossa, la bambina si sarebbe portata a circa venti metri da essa cercando di non fare rumore, anche se il respiro e la tremarella avrebbero potuta tradirla - senza contare quanto fosse sbadata nel fare le cose. Altrimenti si sarebbe fermata in attesa di vedere che cosa stesse facendo o dove si volesse dirigere.

    bzAgp6Y
     
    Top
    .
  15.     +1   +1   -1
     
    .
    Avatar

    Love is the only thing we have that is only pure, that is not evil! The one thing just beautiful... ........... I exist for love

    Group
    Serpeverde
    Posts
    5,843
    Location
    Cagliari (Sardegna)

    Status
    Offline
    Serpeverde

    Edward Sullivan ~ Studente I Anno ~

    Narrato ~ Parlato ~ Pensato
    NSfID8B
    Quando tutti e tre decidemmo di separarci, Caschy disse che sarebbe andata a sinistra, lasciando a Leah il percorso a destra. Rimasi ad osservare le due amiche che si abbracciarono prima di prendere ognuna la sua strada. Poi si girò verso di me, augurandomi buona fortuna.

    Buona fortuna ragazze...State attente! Dissi in modo risoluto e strinsi più forte la bacchetta tra le dita della mano.

    Cominciai a percorrere i primi passi dritto davanti a me. Alzai poi gli occhi al cielo, notando che le nuvole, grigie e pesanti, non promettevano nulla di buono. Continuai a camminare per qualche minuto e, improvvisamente, una grossa goccia mi cadde proprio sul naso.

    Oh no, non ci voleva la pioggia... Non ho nulla con cui ripararmi! Passai il dorso della mano sul viso, per scacciare la sensazione di umidità. Alcuni tuoni risuonarono in lontananza, segnalando che una grossa pioggia stava per abbattersi sopra le nostre teste e mi augurai che sia Caschy che Leah stessero bene e potessero trovare un riparo, oltre a non incappare in nessun pericolo.

    Le gocce aumentarono, cominciando a produrre un "pic pic" sordo sui miei vestiti e cominciando a inumidirmi i capelli.

    Non ho intenzione di ammalarmi, accidenti!

    Accelerai il passo, guardandomi intorno, in cerca di un riparo, ma i dintorni erano costituiti dal solito ammasso fatto di desolazione, macchine sfasciate, negozi chiusi e librerie piene di libri. Cominciai a girare la testa a destra e a sinistra, impaziente di trovare un tetto sotto il quale ripararmi; sarebbe bastata anche una piccola tettoia o l'insegna sporgente di un negozio. Ma niente, in quel punto, nulla faceva al caso mio. Finalmente, proprio davanti a me, vidi un palazzo altissimo, alla base del quale si trovava l'ingresso, per fortuna aperto, di un magazzino in disuso. Mi avvicinai, notando che la prima parte, che dava alla strada, era completamente allagata. Non potendo stare più sotto la pioggia, per non fare la fine di un pulcino e di conseguenza ammalarmi al cento per cento, decisi di entrarvi.

    Dovetti muovere piccoli passi, in modo da non allagarmi le scarpe, i piedi e i pantaloni. Percorsi alcuni metri all'interno, giunse chiaro un forte odore di umidità e la temperatura si abbassò di qualche grado. Man mano che mi allontanai dall'ingresso, mi ritrovai sempre più al buio, sino a che ogni fonte di luce scomparve e mi ritrovai immerso nell'oscurità. Intorno a me c'era un silenzio completo, interrotto solamente dal rumore della pioggia e da un lieve "plic plic" proveniente da qualche parte, lì dentro. A quel punto, senza poter vedere davanti a me non potevo certo proseguire. Distesi quindi il braccio in avanti, concentrando la mia energia magica sul mio catalizzatore; poi con tono deciso lanciai l'incantesimo per accendere la bacchetta, come una pila.

    Lumos!

    Questa si accese, giusto per dieci secondi, permettendomi, fiduciosamente, di percorrere altri cinque passi dritto davanti a me. Poi si spense improvvisamente. Buio pesto.

    Ma che succede?! Accidenti!

    Ripetei l'operazione, più di una volta, senza arrendermi. Riuscii ad addentrarmi per altri cinquanta passi. Non vedendo più l'uscita dietro di me, decisi di fermarmi. Senza illuminazione non potevo andare oltre. Davanti a me, ora, sapevo esserci diversi scaffali vuoti e il pavimento presentava oggetti non ben definiti, sparsi. Sarei sicuramente inciampato e mi sarei potuto fare molto male. L'umidità e il freddo, però, aumentavano, grazie all'acqua che mi si stava asciugando addosso. Tesi le braccia in avanti, stringendo forte la bacchetta e camminando alla cieca per almeno dieci passi, sino a che, con la mano sinistra, non arrivai a toccare una parete. Un punto di riferimento finalmente. Immobile e infreddolito, decisi di riprovare ad accendere la bacchetta e tentare di uscire da quel riparo non propriamente adatto senza i dovuti mezzi. Chiusi gli occhi un'altra volta e tesi il braccio davanti a me, concentrandomi sull'idea che la bacchetta si dovesse accendere. Sentii la mia energia magica fluire verso il mio braccio e poi verso il legno che stringevo tra le dita.

    Lumos!

    Nulla! Nessun punto luminoso si accese sulla punta del mio legno di pino.

    Proprio adesso doveva smettere di funzionare... Accidenti!

    Non sapendo bene cosa fare, decisi di aspettare lì qualche istante ancora. Magari avrebbe smesso di piovere nel frattempo. Rimisi momentaneamente la bacchetta nella tasca dei pantaloni e mi strinsi nelle braccia, massaggiandomi per scaldarmi.


    Draco Dormiens Nunquam Titillandus
    CODE © Hoppander
     
    Top
    .
23 replies since 2/4/2019, 10:38   710 views
  Share  
.
Top