Hogwarts: Il Paiolo Magico - {Harry Potter GDR}

[METAMORFOMAGUS][#029] Leah Ashfield

noda90/zeno

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    Utente: Nate D.
    Personaggio: Leah Ashfield
    Camera Blindata: CB D349
    Foto PG: Click

    Capacità di Metamorfosi: colore, lunghezza, forma dei capelli
    Avete già fatto il test?: No



    Tornare indietro a quel giorno non richiedeva un eccessivo sforzo di memoria. Due stagioni si erano alternate da allora, e che fosse pieno inverno ancora offriva a Leah consolazione dai ricordi. Indossare un cappello per coprire il risultato di un disastroso esperimento chimico in qualsiasi altra stagione sarebbe stato scomodo o avrebbe aggiunto stranezza alla stranezza. Anche i dettagli dell'accaduto erano vividi nella sua testa. Seattle si stava riprendendo dalle gelate che l'avevano flagellata nella prima metà di dicembre, e così la scuola in cui studiava Leah. Le strutture esterne e i campi sportivi erano ancora chiusi per impraticabilità, e agli studenti, come unico svago scolastico, restavano le ore di lezione nei laboratori. Quel quinto e ultimo anno nel programma era stato inserito un corso di chimica base. Per due mesi Leah e compagni avevano studiato nozioni in vista del giorno in cui sarebbero finalmente entrati in laboratorio. Leah si sentì fin da subito a suo agio tra le provette e gli alambicchi, e quando sui banchi lucidi iniziarono a comparire i primi componenti per gli esperimenti l'euforia sfuggì al suo controllo. Si trattava di elementi semplici, per lo più reperibili in un supermarket come aceto o bicarbonato di sodio, forse anche per quel motivo dopo le prime soluzioni replicare i consigli dell'insegnante perse qualsiasi fascino e la lezione scivolò nella noia. Trattandosi di sostanze innocue, e comunque potendo contare sull'autorizzazione a sperimentare, Leah iniziò a mescolare tutto con tutto come fecero anche tanti suoi compagni. In poco tempo nell'aula si moltiplicarono le richieste di aiuto e spiegazione. Quel momento critico per Leah arrivò al settimo miscuglio. Nel tentativo di creare qualcosa di nuovo e sbalorditivo, all'interno dell'ampolla finirono un po' tutti gli ingredienti a disposizione della ragazzina. Sulle prime il composto raddoppiò il suo volume, al che Leah, vedendo la provetta mezza vuota, aggiunse una polvere turchese che gli diede il medesimo colore e lo fece espandere senza controllo. In pochi istanti il composto fuoriuscì dalla boccetta e scoppiò in bolle che schizzarono di quella robaccia il volto di Leah. Ad attirare il docente al banco della ragazza fu però il denso vapore colorato dall'odore acre di aceto bruciato che si sprigionò copioso. Con un paio di pinze gettò tutto nel lavandino della classe e sommerse liquido e vapore sotto il getto dell'acqua del rubinetto, dopodiché mandò Leah nel bagno delle ragazze a ripulirsi il volto con il sapone. Lungo il tragitto e per l'intero processo di lavaggio la ragazzina riuscì a pensare solo alle macchie che le sarebbero potute spuntare. Già immaginava il suo volto deturpato da lentiggini turchesi e i soprannomi che i suoi compagni avrebbero inventato. L'insegnate aveva ripetuto alla nausea che niente di ciò che avrebbero potuto creare sarebbe stato tossico o nocivo, eppure l'odore spigionato dal suo barattolo non sembrava niente di umanamente replicabile. Desiderò di avere con se la borsetta, al sicuro nello zaino, in classe, e lo specchio con cui controllare le macchie del suo volto. Senza poter verificare l'entità del danno, continuò a strofinare le guance e la fronte fino quasi a spellarsi, poi, raccolto il coraggio, percorse al contrario il corridoio fino al laboratorio. Il suo ritorno tra i compagni fu salutato da grosse risate della maggior parte e lo stupore di qualcuno, compreso il docente. Non per le lentiggini, come scoprì dopo attimi di imbarazzo, confusione e rabbia, bensì per i capelli: turchesi come le macchie da lei immaginate, come il liquido esploso. Senza che se ne fosse resa conto lo stress aveva risvegliato in lei dei poteri, abilità innate che non sapeva di possedere, non conosceva e non poteva comprendere, così quell'atto involontario di magia venne declassato a semplice incidente. Neanche l'insegnante seppe come valutare quell'effetto collaterale, la sua risposta finale fu che con qualche lavaggio e un po' di tempo il colore si sarebbe sciolto fino a tornare del consueto biondo. Per Leah le conseguenze si esaurirono tutt'altro che in breve tempo, l'accompagnarono anzi fino alle mai così provvidenziali vacanze natalizie. Per cominciare, il laboratorio divenne off-limits per la quinta classe, e il cappello obbligatorio ogni qualvolta non fosse in classe, cosa che comunque non fermò i suoi compagni, già inferociti per la fine delle lezioni pratiche, dal ricordarle l'incidente nei modi più crudeli. Nonostante i suoi poteri si fossero rivelati, tutti in casa presero per buona la spiegazione dell'insegnante. In ogni caso il consiglio dell'insegnante si rivelò del tutto inutile. Per dieci giorni Leah lavò i capelli con cura anche più volte al giorno senza ottenere risultati se non nella ricrescita, di nuovo del biondo originale. Le settimane di vacanza le diedero abbastanza tempo per far crescere i nuovi capelli, e il giorno prima di tornare a scuola, accompagnata dalla parrucchiera da sua madre, chiese il caschetto più corto che avesse mai portato.

    Edited by Nate D. - 19/9/2018, 22:42
     
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    Nate D. ciao :D ascolta, per essere metamorf devi esserlo dalla nascita! non vale fare intrugli strani :D per quello basta scriverlo in scheda e stop ! ma rimarranno di un solo colore come se li avessi tinti insomma! se vuoi invece qualcosa di più particolare apri al wiz! :) se invece modifichi questo pezzo di background per adattarlo all'ereditarierà, allora va benissimo continuare la role :D
     
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    Il problema è che non sono stato abbastanza chiaro nel testo xD La mia intenzione è che Leah sia metamorf dalla nascita, ho usato l'incidente soltanto per movimentare la prima manifestazione(?) dei poteri. Nella mia testa i capelli diventano del colore del composto soltanto perché ha paura che le restino le macchie di quel colore sul volto. Non è una contaminazione, è come quando si descrive la prima magia accidentale a seguito di uno shock, ecco.
    Comunque se non va bene come espediente lo modifico, altrimenti aggiungo una parte in cui spiego meglio la cosa.
     
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    ahhh ok ecco non avevo capito, mi sembrava strano che tu non avessi capito quindi ho pensato di aver frainteso ma nel testo non è molto chiaro in effetti >__< sì se aggiungi un rigo per spiegarlo è meglio ! grazie :D riuppa quando hai fatto <3
     
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    Si si, l'errore è stato mio. Mi capita spesso di dare per scontati dettagli importanti v.v"

    Ho sottolineato la frase aggiunta così non sei costretta a rileggere tutto e giocare a trova le differenze. Se non basta aggiungo altro :3

    P.s. ho tolto una frase che a rileggerla ha confuso pure me sulle mie intenzioni iniziali ahah (sotto spoiler)

    In famiglia non si avevano notizie di abilità particolari, e comunque Leah non aveva mai mostrato predisposizioni particolari se non i normali scoppi di magia accidentale giovanile.
     
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    ok ora :D va bene così dai! inserisci questa parte di background in scheda :3 poi posta qui sotto l'ingresso in ufficio e ti faccio rispondere da un ministeriale <3
     
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    Leah + Ashfield
    Il primo mese di scuola non era ancora terminato, eppure Hogwarts aveva già dato un'accelerata impressionante alla vita di Leah. Undici anni di vita negli Stati Uniti, un padre e un nonno impiegati al MACUSA e mai neanche uno dei suoi piedi era stato all'interno della struttura ministeriale americana, poco meno di tre settimane nel Regno Unito ed eccola a percorrere i corridoi del ministero della magia inglese, diretta verso un ufficio nel quale avrebbe dovuto sostenere una specie di test che non sapeva né in cosa consistesse, né come si sarebbe svolto. Prima di partire aveva espresso i suoi timori al professor Moore, il quale si era detto sicuro che sarebbe riuscita a farcela da sola. Il capocasata di Gridondoro era certo anche della sua ipotesi sull'improvviso cambio di colore dei capelli di Leah, che una mattina si era svegliata con una chioma grigio ferro anziché bionda. In quella mattina Leah si era sentita per la prima volta una strega a tutti gli effetti, accettata in un mondo del quale faticava ancora ad apprendere regole e modi di comportamento. Per la prima volta in undici anni le sue stranezze non avevano suscitato ilarità, scherno o stupore. Per la prima volta era stata compresa, aiutata e indirizzata. Conoscere i motivi di ciò che le accadeva le aveva dato un immediato senso di sollievo, trasformatosi in orgoglio con il passare delle ore, man mano che la consapevolezza di essere nata con un abilità rara, seppur senza apparenti meriti, si era radicata in lei.
    Il giorno seguente alla scoperta, il capocasata di Grifondoro aveva fatto in modo di disporre un collegamento straordinario con il ministero, attraverso il quale Leah aveva viaggiato da un camino all'altro, cosa che l'aveva scioccata più di quanto sarebbe riuscita a esprimere a parole, fino a destinazione. All'arrivo si era trovata oppressa da mura imponenti, rivestite di lucide piastrelle nere. Il corridoio su cui si aprivano file interminabili di camini era percorso in entrambe le direzioni da centinaia di maghi. Seguendo il flusso principale Leah arrivò al banco dell'accettazione, dove un ometto grigio ma sorridente le spiegò cosa doveva fare e come raggiungere l'ufficio giusto. Con il senno di poi non sarebbe stato necessario memorizzare tutto il tragitto. A metà del viaggio, quando l'ascensore si vuotò, un impiegato del ministero, forse leggendo negli occhi la leggera agitazione che sentiva per essere in un luogo ignoto, si offrì di accompagnarla a destinazione. Dopo qualche esitazione Leah accettò. Le sembrò di percorrere una distanza infinita dietro il gentile impiegato, che parlò del suo lavoro per tutto il tempo senza che la ragazzina lo sentisse veramente. Dopo tante svolte tutte uguali, la sua guida si fermò davanti a una porta simile a tante altre e la salutò. Leah lo ringraziò e appena fu sparito bussò alla porta e attese la risposta che la autorizzava a entrare.
    "Buongiorno," salutò una volta dentro. "Mi chiamo Leah Ashfield. Dovrei sostenere il test per i metamorfomaghi." Appena pronunciata l'ultima sillaba, una morse le si strinse attorno allo stomaco. I dubbi e la paura di non riuscire a passare la prova era entrati nell'ufficio con lei.


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    Ayla era in ufficio già da un ora quando si ricordò della memo del giorno consegnatagli il giorno prima, che la informava che l'indomani si sarebbe tenuta una prova Metamorfomagus per ottenere il patentino ufficiale. Leggermente in ansia, visto che da quando era arrivata in quel dipartimento non gli era stata ancora assegnato nessun compito importante a parte compilare pile su pile di scartoffie senza fine, Ayla si era preparata per bene pronta a fare del suo meglio. Era seduta in quel momento, ottimo inizio visto la sua tendenza al caos mentre si muoveva ... o respirava.
    Dopo aver bevuto sorso di caffè, ormai freddo, ma ancora piuttosto buono, Ayla sentì fuori dalla porta la voce della segretaria che accoglieva la persona che stava aspettando.
    La donna si alzò con circospezione dalla scrivania e andò verso la porta per trovarsi davanti ad una giovanissima ragazzina dai capelli biondi e dallo sguardo vispo.
    < Buongiorno signorina Ashfield, io sono Ayla Allen, l'assessore che sta seguendo la tua pratica. > disse lei porgendogli la mano e stringendola con fare sicuro. Sapeva chi era, si era preparata e aveva preso la briga di ricordasi persino il nome. Per una come lei era tanto. Ayla fece accomodare la bambina nel suo ufficio e la esortò ad accomodarsi sulla comoda poltrona situata davanti alla scrivania. Ripreso infine il suo posto, era finalmente ora di iniziare a fare sul serio.
    < Allora signorina Ashfield, prima di avere una dimostrazione delle sue abilità devo porti qualche veloce domanda: Da quanto tempo sei in grado d’utilizzare tali poteri? Si sono sviluppati improvvisamente o magari in seguito a qualche avvenimento in particolare? Nella tua famiglia esistono altre persone in grado di modificare alcuni tratti del loro aspetto e se si, quali?>
    Erano tre semplici domande, ma molto importanti per capire chi era veramente Leah Ashfield e cosa sapeva fare.
    Quel giorno si prospettava molto promettente, non c'era alcun dubbio.

    © Noda90



    Hello ^^ ti seguirò io per questa role ^^ nel prossimo post ti ricordo che dovrai rispondere con un minimo di 2000 caratteri di solo narrato
     
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    Leah + Ashfield
    Leah venne accolta dala segretaria dell'ufficio, una donna dai modi gentili che ebbe la premura di scortarla fino alla vera porta interna, poco distante dalla prima. Ad attenderla, dietro la seconda porta, trovò una ragazza davvero giovane e di bell'aspetto. Mai prima d'allora nessun impiegato di nessun ufficio, babbano o magico, si era scomodato ad arrivare fino alla porta per accoglierla. Gran parte degli addetti che aveva conosciuto sedevano alla loro sedia, strillavano il loro permesso a entrare da una parte all'altra della stanza, sollevavano la testa il necessario per controllare i connotati dell'ospite e poi tornavano a immergerla nelle scartoffie imposte dal lavoro fino a che non erano costretti a interagire con chi stava loro davanti. Il benvenuto riservatole dalla strega che avrebbe seguito la sua pratica mise subito Leah a proprio agio, che ricambiò con entusiasmo la mano che le veniva porta.
    "Buongiorno signorina Allen, piacere di conoscerla," la donna fece strada verso la scrivania e la invitò a sedersi sulla poltrona dal lato dei clienti. Leah si accomodò e posò sulle ginocchia la borsa, una tracolla grigia in tela dall'aspetto volutamente vecchio, bordata di paillettes nere sul bordo superiore. Mentre attendeva l'inizio delle formalità, Leah ebbe il tempo di percorrere con lo sguardo l'ufficio e per la prima volta, notando quanto fosse differente rispetto all'atrium e tutti i corridoi fino a quel momento percorsi, non avvertì l'impulso di verificare che la fotocamera funzionasse per avere qualche scatto nuovo. Spartano, grigio e quasi deprimente, l'arredamento scelto per il luogo di lavoro sembrava tutto fuorché creato dai quei geni del cattivo gusto che erano i maghi britannici. Riusciva perfino a farle rimpiangere il carattere, tetro, opprimente ma pur sempre esistente, delle piastrelle nere che tappezzavano il resto della struttura.
    Guadagnato il suo posto, la signorina Allen diede il via al colloquio, riportandola sulla terra. Per iniziare avrebbe dovuto rispondere a delle domande. Nessun sapere teorico era richiesto, solo informazioni personali che Leah ritenne semplici. Solo l'ultimo quesito avrebbe potuto crearle qualche problema. Conosceva il ramo americano della famiglia tanto bene quanto era scarno quello inglese. Ora per il lavoro di Dom, ora per quello di Olivia, una volta a causa degli impegni della nonna materna, un'altra per i problemi scolastici di Emily o una malattia improvvisa, gli Ashfield non avevano mai trovato modo di riunirsi a lungo sotto lo stesso tetto. Leah sapeva di un soggiorno di qualche settimana dei suoi nonni a Seattle, ma risaliva a un periodo in cui era troppo piccola perché potesse ricordarlo, e la sua frequentazione dei nonni Ashfield più lunga e consapevole era vecchia di appena tre settimane, quando era stata ospite in casa loro, in Galles, nel periodo precedente all'ingresso a Hogwarts. Anche allora, con undici anni di vita di cui render conto, gli acquisti e tutti gli impegni, il tempo per approfondire era stato poco, e la sua unica speranza era che quel poco bastasse alla signorina Allen.
    Saldò la presa sulla bretella della borsa, fece mente locale per raccogliere tutte le informazioni e rispose.
    "I poteri si sono manifestati per la prima volta 9 mesi fa, a Dicembre, anche se allora non sapevo cosa mi stesse accadendo. La trasformazione - si può dire così? - credo sia stata causata da un incidente scolastico. Un composto chimico su cui stavo lavorando è come esploso, ricordo di essermi spaventata perché credevo mi sarebbero rimaste delle macchie in faccia e forse è stato quello a risvegliare i poteri. Per finire sono sicura che nel lato materno nessuno fosse un metamorfogo, della famiglia di mio padre invece non so molto, ma non ho mai saputo di nessuno con particolari poteri," si concesse un respiro più profondo degli altri. Aveva parlato quasi senza respirare e sentiva il bisogno di riflettere. Ripercorrendo le sue parole le sembrò di essere stata chiara, solo una cosa la turbava. "Spero basti," si affrettò ad aggiungere. A natale avrebbe davvero dovuto colmare le lacune sulla storia familiare.

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    Ayla fu molto interessata alla ragazzina che gli era davanti. Era carina e sembrava molto dolce, affabile e sicura di se. Caratteristiche che piano piano avrebbe affinato con il passare nel tempo e che sicuramente ne avrebbero fatta una ragazza pronta a spaccare il mondo in due quando sarebbe arrivato il momento. Per ora però Leah Ashfield rimaneva una bambina con insicurezze e paure normali per la sua giovane età e Ayla sperava di poterla aiutare almeno per quei pochi attimi in cui sarebbero state insieme. La donna emanò energie positive da tutti i pori e sfoderò un sorriso gentile, mentre la ascoltava raccontare la sua prima trasformazione e cercando così di rispondere ai quesiti chiesti.
    Ayla segnò tutto per filo e per segno le parole di Leah, per il rapporto che avrebbe dovuto fare a fine test. < Un evento emozionalmente inteso è piuttosto comune per far "scattare" i poteri sopiti. Molto bene> commentò lei, alzando gli occhi dal voglio e riportare lo sguardo sulla studentessa.
    < Adesso direi proprio che dovresti dimostrarmi una semplice metamorfosi, per vedere un po' come te la cavi con il controllo e così valutare il tuo potere> concluse lei, facendo un inequivocabile segno di procedere. Sarebbe stato interessante ora osservare veramente cosa Leah sapeva fare.

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    Molto bene :) ora c'è la Prova di trasformazione. Ricorda: almeno 5000 caratteri
     
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    Leah + Ashfield
    La signorina Allen sembrava nata per ascoltare i racconti di giovani maghi attanagliati dalla tensione. Per tutto il tempo della risposta non fece che sorridere e prendere appunti. Leah si sentì sempre piú a suo agio, e anche la poltrona diventò più comoda quando l'unico rilievo che l'impiegata del ministero ebbe da sottolineare riguardò la causa scatenante dei poteri e non la lacunosa storia di famiglia. Leah avrebbe preso come una beffa il dover tornare scuola soltanto per contattare i parenti in Galles e poi presentarsi al ministero e ripetere da capo l'esame. Sarebbe stato troppo.
    La signorina Allen sollevò lo sguardo dal foglio un'ultima volta e la invitò a eseguire una semplice trasformazione. Di colpo il peso della borsa sulle gambe diventò insostenibile. Leah si agitò un po' sulla poltrona per spingersi in avanti, fino a ritrovarsi seduta sul bordo del cuscino, i piedi ben piantati a terra. Il pavimento era tirato a lucido, vi posò la borsa e riportò lo sguardo sull'impiegata che le fece cenno di procedere appena pronta. Leah non sapeva quanto la signorina Allen fosse pratica di metamorfomagia, se l'avesse studiata o possedesse lei stessa i poteri, era però certa che di facile ci fosse ben poco. In lei i poteri si erano manifestati entrambe le volte in modo accidentale, senza la sua autorizzazione o richiesta. Non aveva la più pallida idea di dove si trovasse il punto di inizio di tutta la vicenda. L'ufficio del ministero viveva secondo regole sue, differenti dai canoni a cui Hogwarts l'aveva abituata. Nessuno, appena arrivata a scuola, le aveva detto: "ora agita la bacchetta e mostrami come fai a compiere magie". Ciascun insegnante le aveva inculcato a forza di teoria e ripetizione la sequenza di processi dietro al semplice atto di pronunciare un incantesimo e sventolare un ramo di legno lavorato a puntino. Pur con tutte le recriminazioni, giuste, giustissimi, il punto della vicenda non si spostava di un grado, la domanda restava la stessa: come avrebbe dovuto trasformarsi? Le sembrava di essere cristallizzata, immobile da troppo tempo in uno stato di passività che non le apparteneva. Trasse un respiro profondo per rilassare i muscoli del collo e far perdere qualche grado al cervello. La situazione inedita, il trovarsi a dover dimostrare delle capacità senza averle preparate in precedenza a una perfetta estranea, per quanto affabile e rassicurante, lo avevano mandato in tilt, i circuiti saltati avevano fuso insieme dati utili e inutili, che solo a lucidità ritrovata Leah riuscì a districare e riconoscere. Tutto lo sproloquio mentale che l'aveva bloccata aveva capovolto fine e inizio di tutto. Le sue conoscenze le fornivano un'unica base di partenza, la teoria scolastica della visualizzazione e concentrazione. Decise di partire da lì. In caso di fallimento, chiedere consiglio alla signorina Allen non sarebbe stato il peggiore dei mali.
    Nonostante tutto, la Leah perfezionista sopita sotto la superficie non le permise di rilassarsi e serrò per l'altra Leah le mani fino a far sbiancare le nocche per la tensione.
    Per cominciare Leah immaginò di essere a casa, a Seattle. Tra le mani reggeva una delle riviste di sua madre, di quelle in cui attrici e modelle posano davanti all'obiettivo di un fotografo per pubblicizzare dei prodotti o raccontare la propria vita. Tante volte Leah si era trovata a pensare se una determinata acconciatura sarebbe stata bene su di lei. Per avere la risposta non faceva che immaginare sé stessa con il taglio scelto, un processo che i maghi avrebbero chiamato visualizzazione. Le saltò alla mente il volto di una giovane attrice che le piaceva molto. Aveva capelli più scuri dei suoi ma comunque di un castano chiaro, mossi come lei non li aveva mai fatti e corti all'altezza delle spalle. Come test sarebbe andato bene. Pensò poi a tutti i passaggi che una parrucchiera avrebbe dovuto compiere per cambiare ogni parametro differente dai suoi e al risultato sostituì un processo magico più credibile che eliminasse dall'equazione ogni strumento non in suo possesso. Ad esempio, per accorciare i capelli sarebbero bastate un paio di forbici affilate di cui non disponeva. Aveva però il potere di rendere il tutto più sinistro, anche schifoso, e meno costoso. Per un momento immaginò di evocare un paio di forbici che li tagliassero per conto loro. Fu sufficiente perfino la sua poca esperienza magica a farle concludere di aver imboccato un vicolo cieco, stava sostenendo un esame per matamorfomaghi, non per evoca-quello-che-ti-pare-senza-bacchetta-maghi. La versione alternativa le permise di scoprire un lato sadico che non sapeva di avere quando, pensando che l'accorciamento fosse quasi una crescita al contrario, la sua mente le propose una sorta di radiografia della sua testa all'interno della quale venivano riavvolti delle migliaia di fili sottili che sparivano chissà dove. Il risultato fu comunque efficace e la Leah con i capelli alle spalle che si figurò non stava affatto male. Non restava che aggiungere qualche pigmento colorato al biondo ordinario. Per il secondo passaggio riuscì semplice evitare dettagli biologici di bassa lega pensando di lavorare con un pc particolarmente lento. Dal clic in un punto della testa, il colore castano si diffuse con lentezza per tutta la lunghezza del capello, fino alla punta. Il secondo passaggio andò a buon fine, tutto era come avrebbe dovuto essere, però, forse per l'abitudine di vedersi bionda o per il cambiamento repentino, non ben ponderato, l'insieme la convinceva poco. Pensò che aggiungendo il tocco finale l'aspetto sarebbe migliorato. I capelli lisci iniziarono a modellarsi e assumere le forme di onde dolci, pronunciate il poco necessario a distogliere l'attenzione dal colore nuovo. Con il quadro completo stampato in testa, Leah tentò di raggiungere lo stato mentale, allenato a lezione e diventato automatico, a cui ricorreva per scagliare gli incantesimi. Per un istante la fronte si aggrottò, tradendo la concentrazione, e quando il volto si rilassò Leah capì di aver terminato l'esercizio. Non sapeva però se fosse riuscito o no. Represse l'istinto di ricorrere allo specchio che stava nella borsa e si rivolse alla signorina Allen.
    "Ce l'ho fatta? Come ho i capelli?" in quel momento che la voce tradisse la sua impazienza non era importante.

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    Si preparò ad osservare la ragazzina, sistemandosi per bene sulla sedia. La vide concentrarsi al massimo, facendo anche qualche smorfia, la maggior parte delle quali probabilmente non le aveva previste ed erano pressoché spontanee, quindi si ritrovò a sorridere teneramente di quel vizio che aveva anche lei e lo faceva molto più spesso di quanto pensasse, sicuramente.
    La giovane iniziò a mutare ad una velocità abbastanza lenta rispetto a quello a cui lei era abituata, ma il tutto era ovviamente riconducibile alla sua giovane età, ma alla fine il cambiamento di colore e la forma variata dei capelli saltò visivamente all'occhio.
    Aveva sempre desiderato avere una capacità del genere, anche se, conoscendola, una giovane se stessa non consapevole di un potere del genere, sarebbe sicuramente morta di infarto con l'ansia che si ritrovava.
    Quando ebbe finito, Ayla le rivolse un sorriso soddisfatto. "Ogni volta che sostengo un esame di Metamorfomagus mi rendo conto di quanto vi invidio!" Scherzò per poi tornare al suo giudizio finale per quell'esame. Beh non c'era alcun dubbio che la giovane era una Metamorfomagus fino al midollo, anche se un po' timida nel mostrare i suoi poteri, ma quella era solo questione di carattere.
    "Complimenti, direi che può essere iscritta all'albo dei Metamorfomagus del ministero, la prova è andata più che bene!" Disse apponendo l'ultima firma sui dei documenti per poi passarli anche alla ragazzina per farglieli firmare. Mentre quest'ultima vergava il suo nome sulla carta, lei si chinò verso uno dei cassetti della scrivania e tirò fuori un rettangolino di plastica lucida "Ecco a te! Questa è la tua patente nuova di zecca. Mi raccomando, conservala con cura e non perderla!" Concluse chiudendo le pratiche firmate indietro e mettendole successivamente al loro posto.
    Il loro colloquio era finito, non restava altro che congedarsi, così la ministeriale si alzò e allungò la mano verso la giovane. "È stato un piacere, spero di rivederti presto" disse stringendole la mano per poi accompagnarla verso la porta.

    © Noda90



    Abbiamo quasi terminato, manca solo il post d'Uscita (di almeno 1000 caratteri di solo narrato) dove prendi on game la patente e lasci l'ufficio.

    P.s. Riceverai la patente Off game solo dopo che avrai concluso la role.
     
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    Leah + Ashfield
    Leah poteva solo immaginare quali capacità avesse sviluppato la signorina Allen per sedere dietro una scrivania del ministero della magia in così giovane età. Quasi sicuramente, si disse, sarebbe stata in grado di modificare i capelli, forse qualche tratto del viso e anche corporeo, con la magia, per quello sapere di essere invidiata da una strega adulta le fece piacere. Per una volta la grifondoro si lasciò guidare dall'euforia, raccolse da terra la borsa e, una volta aperta, vi frugò all'interno alla ricerca dello specchio.
    "Non le dispiace, vero?" chiese alla Allen, sollevando un disco grosso più o meno come il palmo della sua mano. Una volta aperto lo specchio si trovò davanti una Leah nella quale le riusciva difficile riconoscersi. Il primo impulso nel vedere il riflesso fu di tornare al colore e al taglio naturali, ma una riflessione più profonda le suggerì di agire secondo prudenza e tentare una nuova trasformazione lontano dagli occhi chi avrebbe potuto strappare in due la sua patente in caso di fallimento. L'esperienza tra i banchi di scuola le aveva insegnato a non agire d'impulso e davanti aveva un lungo weekend per esercitarsi a padroneggiare al meglio i suoi nuovi poteri. Ripose così lo specchio al suo posto e allungò la mano per prendere il documento che la signorina Allen tendeva verso di lei.
    Quella, più della lettera di ammissione ad Hogwarts, certificava non la sua essenza magica naturale, quanto il suo appartenere al cento per cento al popolo magico.
    No, non si preoccupi, non la perderò di certo!
    La signorina Allen terminò di compilare alcuni moduli poi si alzò e nel congedarla allungò la mano in segno di saluto.
    "Anche per me è stato un piacere, arrivederci," Leah ricambiò la stretta di mano e uscì dall'ufficio.
    codice role © Akicch; - want your own? Get it!
     
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    Ecco qui!

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