Secret Santa 2016

Ethan Grant

IV anno • Grifondoro • studente • scheda

A dispetto dello spirito da Grinch di Eileen e Viktor, la sera del ventiquattro arrivò senza tentativi di furto del natale e Kenneth non avrebbe potuto essere più allegro. Aveva canticchiato una carola di natale per tutto il pomeriggio, e una volta tornato in dormitorio aveva continuato, cercando di coinvolgere gli altri due, che però sembravano sordi, o insensibili al fascino del natale. Mai Kenneth avrebbe creduto che qualcosa sarebbe riuscita a tenerlo lontano dalle prelibatezze della cucina dei nonni, dagli spettacoli improvvisati dello zio Ben e dal calore di tutti quanti i parenti che non vedeva l'ora di riabbracciare, eppure il secret santa era riuscito nell'impresa. L'evento organizzato dalla scuola non aveva in se niente di complicato, era anzi un semplice scambio di regali alla cieca, che di magico poteva avere, e non era scontato che fosse così, solo il dono in se. Così, quando mancavano dieci minuti alle otto, ignorando gli ultimi commenti cinici di Vik, abbandonò il calore del fuoco del dormitorio e si immerse in quello diverso e più piacevole dei corridoi del castello. Faceva freddo, come doveva essere a natale, ma Kenneth non lo sentiva. Lungo i muri erano sistemati addobbi a metà tra il vivo e l'incantato, e da ogni braccio di torcia pendevano ghirlande, collane di agrifoglio, e palline di vischio che avevano lo scopo di attirare lo sguardo dei curiosi che, come Kenneth, si attardavano ogni volta a scoprire le sorprese che vi erano celate. Quella sera non fece eccezione, e al suo arrivo in sala grande l'ora stabilità per l'appuntamento era scoccata da qualche minuto. Nella sala grande i tavoli delle casate erano stati spostati lungo i muri in modo da lasciare uno spazio grossomodo circolare al centro della stessa, all'interno del quale gli studenti si scambiavano i doni attorno a un grosso abete. Le decorazioni della sala fissavano uno standard di eleganza al quale Kenneth non poteva aspirare se non per il pacchetto che stringeva tra le mani, una scatola di forma cubica incartata nei colori più classici del natale, rosso e oro, e impreziosiva da un grande fiocco bianco posto in cima, nata dall'esclusiva fantasia della commessa di mondomago. Lui, invece, indossava un maglione piuttosto semplice, regalo anticipato della zia che era un omaggio alla festa e la casata allo stesso tempo: bianco panna sul petto, rosso lungo le maniche, con colletto dorato e una decorazione a forma di leone rampante dello stesso colore ricamata sul petto. Indossava anche un paio di jeans azzurri e scarpe da tennis di colore chiaro. Non era però l'abbigliamento a farlo sentire a disagio, quello lo trovava fantastico, quanto la destinataria. Rebecca Cooper, lo aveva appreso dalla lettera, era una ragazza della sua stessa casata Grifondoro, e nonostante negli ultimi giorni si fosse sforzato di ricollegare il nome a un volto aguzzando vista e udito, non aveva idea di chi fosse e come trovarla. Era imbarazzante ammettere di non conoscere qualcuno dopo un anno e tre mesi - o solo tre mesi nel casso si trattasse di una primina - di frequentazione degli stessi luoghi, eppure era così, e vedere gli scambi di regali altrui non fece che acuire quel sentimento. Per metterlo a tacere si mosse verso l'abete, confidando nella magia che agli eventi di Hogwarts faceva semplicemente accadere le cose che dovevano capitare. E infatti, quasi richiamata dalle stesse sue speranze, una strana, invisibile forza si mise in moto e lo spinse tra le coppie di studenti che si affollavano attorno all'abete. Tra questi notò delle ragazze che gli erano familiari: Freya, grifondoro conosciuta al falò, Rose e Ellenor. Per chissà quale scherzo del fato dovevano essere capitate tutte insieme per facilitargli la trasmissione degli auguri. "Ehi ragazze, buone feste!" augurò loro sventolando una mano per aria in segno di saluto, mentre i piedi si facevano guidare nella direzione preimpostata dal navigatore magico. Poi, appena dopo averle superate, senza riuscire a resistere all'impulso si voltò, sempre continuando a camminare ma opponendo una fiera resistenza che gli consentisse di dire per intero la frase appena pensata. "Mi raccomando, Ellenor, non mangiare troppi scarafaggi senza di me," scherzò, un largo sorriso divertito in volto e il tono di voce che saliva man mano che si allontanava.
Presto il gruppetto sparì tra i rami alle sue spalle e la sua avanzata si arrestò davanti a una ragazza esile dai capelli chiari. Facendo due più due, tirò a indovinare sull'identità della sconosciuta convinto di non poter sbagliare.
"Ehi ciao. Tu sei Rebecca, giusto? Io sono Kenneth, e anche se siamo entrambi grifondoro ci conosciamo per caso," il tono della voce era divertito ma la constatazione, per quanto ovvia, esprimeva ciò che realmente pensava e lo aveva disturbato fino a quel momento. Tra i buoni propositi per il nuovo anno avrebbe dovuto inserire anche lo sforzo di conoscere i suoi concasati per tempo. "Allora questo è per te," e così dicendo sollevò il regalo, pronto a consegnarglielo. "Spero ti piaccia."