Hogwarts: Il Paiolo Magico - {Harry Potter GDR}

hazte responsable de tu respiraciòn

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    Jean Henning Bresc & Willhelm Bresc (Gemelli) 1975
    Isobel Johanna Lohmann è da anni una giornalista intraprendente, amante del suo ramo lavorativo e con una vivace passione per il paranormale. Risulta essere molto informata su di esso, e nel suo piccolo cerca di indagare per risolvere piccoli misteri, mettere a tacere voci e andare a fondo su alcune questioni sovrasensibili. La sua ossessione più grande è la magia; si è spesso ritrovata ad essere protagonista in prima persona di bizzarri episodi per le strade di Berlino e non solo. Durante un periodo buio della sua vita, conosce un uomo misterioso quanto i suoi interessi, che prende il nome di Caspar. Si frequentano per dei mesi, arrivando al punto di conoscersi sempre meglio l'uno con l'altro. Lui si rivela presto essere un mago, motivo per il quale Johanna decide di mantenere un doppio gioco, per poter scoprire più cose possibili sul mondo magico in maniera più concreta e ravvicinata. E' sempre rimasta molto convinta della sua scelta, poiché il lavoro e la sua ossessione erano fondamentali per trovare equilibrio nella sua vita.

    La storia tra i due si conclude poco prima che lei rimanesse incinta; decide di tenere il bambino – il quale ben presto si scoprirà non essere solo uno. Nascono così il 27 settembre 1975 due fratelli gemelli, che presto prenderanno i rispettivi nomi di Jean e Willheilm.
    I due pargoli – riconosciuti dal loro padre biologico – iniziano subito a manifestare poteri magici, definendo così altri due futuri maghi entrati a far parte della numerosa stirpe dei Bresc. Infatti, dopo qualche anno dalla loro nascita, arriva una lettera alla loro madre da parte del Ministero della Magia tedesco, il quale comunica a Johanna di essere madre di due bambini aventi poteri magici. Pertanto, le viene proposto di essere privata della sua memoria e di cedere i due gemelli al loro padre, oppure di abbandonare il titolo da giornalista paranormale e intraprendere la medesima carriera nel mondo della magia. Ella si ritrova alle strette, prendendo così la decisione più conveniente: non rinunciare al suo tanto amato lavoro né tantomeno ai suoi figli. Durante gli anni successivi, però, Johanna si ritrova ad essere più indaffarata del previsto. Jean e Willheilm hanno bisogno di notevoli attenzioni durante i primi anni della loro vita – nei quali accresce sempre più anche la loro magia – e il suo lavoro non le permette di essere mai in casa a svolgere il ruolo di madre a causa dei numerosi spostamenti in giro per il mondo a lei richiesti. Si decide così di affidare i due gemelli al loro padre, Caspar, il quale è pronto ad accoglierli nella sua maestosa villa di famiglia in Francia.
    Jean trascorre quindi l'infanzia e l'adolescenza a Parigi, cambiando completamente tipo di ambiente rispetto ai primi anni della sua vita. Entrambi i gemelli si ritrovano a vivere anche con il loro fratello maggiore, Caspar Jr. Con quest'ultimo egli ha sempre avuto un rapporto freddo e distaccato, a differenza di Willheilm che lo ha sempre considerato come un esempio da seguire. Il classico sodalizio tra gemelli non è il caso dei due Bresc, i quali hanno personalità e visioni troppo diverse per poter avere un forte legame affettivo. Tuttavia, per tutta la durata della loro convivenza hanno sempre mantenuto – a modo loro – una forma di rispetto reciproco che non si è mai sbilanciata. La loro formazione accademica avviene nell'accademia di Beauxbatons, nella quale Jean si diploma mostrando una particolare predisposizione nel campo della manipolazione della mente, ma anche in archeologia e storia. Una volta compiuta la maggiore età, grazie anche alla vasta cerchia di conoscenze di suo padre, viene assunto al Ministero della Magia Francese nel ruolo di obliviatore.


    Bilius Jonathan Bresc 1982
    Il 5 Maggio del 2017, all'alba del suo 35esimo compleanno, un regalo in carne ed ossa bussa alla sua porta. Bilius riceve una strana visita da un signore sulla cinquantina, distinto nei modi, seppur curiosamente stravagante. L'uomo si presenta come Caspar Bresc Jr., presidente di una delle maggiori multinazionali tecnomagiche sul mercato mondiale. L'uomo, in totale tranquillità, asserisce di essere suo fratello maggiore, aggiungendo che la traccia magica presente sui suoi congegni, nonché la fattura, è un marchio di fabbrica indistinguibile.
    Le sue ricerche, operate nei due anni passati, hanno confermato la sua teoria. Bilius Alexsson è un Bresc, figlio di Caspar Bresc Sr., e il posto cui appartengono la sua mente e il suo corpo è il grande maniero Bresc, a sud di Parigi.
    Bilius Jonathan Bresc è pronto per tornare a casa.


    Lucas Darren Bresc 1988
    E'nato nella fredda londra invernale dall'unione extraconiugale di sua madre, Theresa Crawford, con lo scapolo più famoso del mondo, Caspar Bresc senior ma, fino agli undici anni, ha sempre ignorato la verità. [...]Lucas, in quanto ultimo (in ordine cronologico) figlio riconosciuto, ha avuto la possibilità di conoscere soltanto Levon, peraltro grazie ad un puro incidente fortuito da Ollivander (il famoso rivendibacchette la cui bottega è sita a Diagon Alley), e lo stesso Caspar senior, una volta compiuti undici anni e dopo aver scoperto di essere un mago.

    Gideon Lysander Pendragon 1989
    Gideon è stato concepito la notte del 31 Dicembre 1988 da Laura Macintosh e Caspar Bresc, durante una festa di pura follia alla quale Laura era andata solo per fare un dispetto al suo fidanzato, Christopher Pendragon. Durante quella notte Laura ebbe una storia di solo sesso con un uomo e mai, mai, mai nella vita avrebbe immaginato che da quella notte di follia sarebbe nato Gideon. Una verità inconfessabile che Laura si tiene stretta ormai da trent'anni e che non ha nessuna intenzione di rivelare a nessuno, sopratutto perché non crede nella possibilità che quell'uomo possa mai trovare suo figlio.

    Olympia Cosima Bresc 1990
    Olimpia è figlia di Lidia Mancini e Caspar Bresc. Nacque da una relazione extraconiugale che s'interruppe alla decisione di Lidia di non rinunciare alla gravidanza. La donna ha così cresciuto sua figlia insieme alla madre, Cosima Mancini, arrivata da Roma a Londra nel 1949, dopo la seconda guerra mondiale, per seguire un giovane soldato inglese di cui si era perdutamente innamorata. A suo dire la maledizione delle donne Mancini è quella di innamorarsi degli uomini sbagliati e non poté negare un certo rammarico quando venne a sapere che sua figlia aspettava una femmina. Tuttavia l'amò e la crebbe come una nonna italiana, cucinando e rassettando. Lidia dal canto suo ha lavorato fino all'ultimo giorno della sua vita, con l'ossessione di chi vuole riscattarsi. Quando nonna Cosima è spirata di vecchiaia anche Lidia l'ha seguita presto, non per una malattia, ma per un banale incidente stradale, quando Holly aveva 11 anni.


    Levon Bresc-Munchausenn 1992

    Edited by TheFedIvan - 8/5/2019, 19:17
     
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    mi sono innamorata di questa serie e di questi personaggi tanto da farci un fanvid, amateli pure voi basta stop addio
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    Settimo Anno

    endgame

    Sesto Anno - Sono tempi duri per i fratelli Ledrec: all'alba dell'ultimo anno di Pauline Victor, ormai riconfermato studente tassorosso per l'anno a venire, non rivolge la parola a Pauline da quel fatidico giorno in cui le loro strade si erano brutalmente divise. Era escluso raggiungere King's Cross da sola e, anche per l'ultimo anno della sua vita, la ragazzina ormai quasi donna riesce, insieme al suo amato Mael, a raggiungere lo Scompartimento n°002, in uno scompartimento pieno zeppo di primini.
    tumblr_ox23advjjM1wzypxlo1_500
    Durante l'anno svolge un tirocinio formativo presso Ollivander's: seguendo le direttive di Garrick Vanderwoord comprende come funzionano i catalizzatori e impara le basi per ripararli e assegnare quelli giusti (x - x)
    La prima lezione dell'anno, per la giovane serpeverde che all'alba del suo settimo anno ha finalmente deciso cosa vuole fare da grande, è la lezione di Pozioni: partecipa alla lezione insieme a Samantha e Jon, diplomatosi l'anno precedente ma che per concessione dei supremi della scuola ha avuto sprecato la possibiltà di recuperare ciò che gli mancava da completare l'anno dopo il diploma. L'evento più importante della lezione è la realizzazione della pozione polisucco: la ragazzina si ritroverà ad impersonare Jon e invece le sue fattezze saranno prese da Samantha.
    tumblr_mm812xPt8L1qe1l45o4_250Samanta > Pauline
    Era il momento. Non potevano più temporeggiare. I tre si guardarono in un misto di febbrile eccitazione e folle terrore e, dopo un collettivo cenno di assenso, inserirono i capelli gli uni degli altri nelle proprie fiale. Quella che Sam stringeva, nella mancina, si tinse di un placido verde menta, e si rifiutò di sbirciare che aspetto avesse assunto la propria, focalizzandosi solamente sull’essenza di Pauline. La consistenza, una volta fattala roteare nella boccetta, era la medesima di quando aveva prelevato l’infuso base dal proprio paiolo, ma ora le sue sfumature erano nettamente differenti, e pregò che non fosse disgustosa come temeva. Inalò profondamente, esalò, ripeté, e prima che potesse sopraggiungere qualche ripensamento, avvicinò l’ampolla alle labbra e la inclinò perché la pozione le scivolasse in gola, inghiottendo immediatamente per non vomitare e tentando di illudersi che si trattasse effettivamente di latte e menta.
    Non ebbe fortuna. La sensazione era una delle più spiacevoli in assoluto, non tanto per il sapore, quanto per la densità, estremamente viscida e grumosa contro il palato e le papille gustative, come uno yogurt pieno di muffa, andato a male. Strinse i pugni e gli occhi appannati da qualche lacrima di sofferenza, dando le spalle ai compagni mentre ogni parte di lei cominciava a dolere e a ribollire, gonfiandosi e sgonfiandosi, e le ossa si allungavano (con la Pozione Retringente non era stato affatto così intollerabile!), spingendo contro la pelle per fuoriuscire dal busto stretto e magro della ragazza e costringendo anche l’epidermide a mutare, a stirarsi. Avvertì capogiri e nausea ulteriore, percependo gradualmente il proprio corpo slanciarsi, allontanandosi da terra per superare l’altezza a cui era abituata, al punto da barcollare verso il lavandino per riprendere l’equilibrio e non cadere. Continuava a respirare per non rigettare l’intruglio schifoso, e poco dopo, rapido come era arrivato, il malessere sparì, permettendole di aprire le palpebre ed osservarsi nello specchio di fronte a lei. La prima cosa che la destabilizzò non furono gli occhi, di un verde scuro tendente al grigio a causa del maltempo, né le lunghe ciocche mosse e castane, ma la forma del viso, più allungata, adulta, eppure ancora conservante un pizzico di fanciullezza. Le sue labbra si erano assottigliate, tinte di un tono più scuro della pelle pallida di Pauline, e non riuscì a trattenersi dallo sfiorarsi il volto, dal tastarsi le braccia gracili, l’ileo appuntito. Sam si guardava allo specchio, e per la prima volta non vedeva il suo riflesso, ma quello della Caposcuola dei Serpeverde. Era la sensazione più strana che aveva mai provato in vita sua. Eppure era il proprio cuore che le tamburellava forsennatamente nella gabbia toracica.
    Tremante, estrasse la bacchetta in agrifoglio che la Ledrec le aveva dato, realizzando che davvero, come aveva spiegato Medea, la Pozione permetteva solamente di assumere le sembianze di un altro, lasciando immutata la propria anima: la dieci pollici, semplicemente, storceva il suo metaforico naso nella sua mancina (fortunatamente la De Lafevre era ambidestra), ed ipotizzò di sistemarsela tra i capelli se l’aula fosse stata sufficientemente tiepida, come era solita fare la Serpeverde quando c’era più calura del normale.
    Da parte sua, non si sentiva ancora pronta a fronteggiare gli altri, ma se si fossero attardati ulteriormente Medea li avrebbe strigliati a dovere: già avevano poco tempo, figurarsi se avessero perso preziosi minuti. Così, tremante, Sam infilò i calzini e le scarpe di Pauline e si impose di verificare che anche la trasformazione dei compagni fosse andata a buon fine.
    Forse si era sbagliata. Forse la più bizzarra sensazione era il ritrovarsi di fronte a se stessa, pur sapendo che quella non era lei, ma un ragazzone già diplomato dalle spalle larghe nei panni di un’adolescente.
    tumblr_o39p40kqaj1rhuy99o2_250Pauline > Jon
    Quello che le capitò, però, fu il dover interpretare Jon.
    La serpeverde si chiese in che modo avrebbe potuto imitare la voce del ragazzo, date le sue femminee corde vocali, e sembrò pensarci e ripensarci mentre procedeva verso il bagno dei prefetti dove si erano dati appuntamento. Le pozioni sembravano star raggiungendo la giusta consistenza, il perfetto equilibrio, il momento opportuno. Pauline ricevette un capello di Jon e lo introdusse all'interno della propria pozione che di tinse di un azzurro brillante, quasi elettrico, con delle pallide sfumature più scure. La serpeverde era un po' spaventata all'idea di doversi trasformare in Jon, ma quando tutti bevvero la pozione, anche lei mandò tutto giù di un sorso senza pensarci. Si diceva che il sapore della pozione polisucco fosse differente da ogni persona, che ne caratterizzasse la vera essenza. Come se si potesse descrivere una persona da un sapore, Pauline si sentiva un po' scettica a riguardo, soprattutto perché il sapore non sempre era oggettivo, chissà se la stessa Jon-Pozione sapeva di melograno anche bevuta da qualcun altro. Fatto sta che il sapore acidulo e dolce allo stesso tempo si rigirarono nella lingua della serpeverde mentre cercava di mandar giù quella sorta di blob compatto che era la Polisucco. Poco dopo. Iniziarono i tremori. Brividi inconsulti che la serpeverde volle sedare a tutti i costi ma senza risultato, la portarono ad alzarsi di non troppi centimetri dalla sua altezza. Lei era abbastanza alta, ma poco meno di Jon, quindi la sensazione delle ossa che si allungano la percepì fino all'ultina falange del piede. I vestiti di Jon erano comodi e larghi prima che avesse dovuto indossare le spalle larghe dell'ormai uomo, che fecero in modo di riempire il vuoto che quella larga camicia provava nello stare sopra le spalle strette della serpeverde. Quello che più la incuriosiva era, ovviamente, l'unica cosa effettivamente in più era quello. Sentiva i pantaloni - per lei piuttosto larghi - stringersi via via nell'essere riempiti dall'apparato del ragazzo al quale la serpeverde fece più possibile in modo di non pensarci. Al contrario di Jon, il cui primo pensiero fu proprio palparsi le tette, Pauline fece finta di non accorgersi di avere un pezzo in più. Non aveva toccato quello di Mael, non avrebbe sicuramente toccato quello di Jon.
    Nonostante tutto, la modifica del volto non fu dolorosa, dato che la metamorphomagus era abituata a quel genere di cambiamento. La sensazione che la spaventava fu la brezza che adesso le colpiva la nuca e le raffreddava le orecchie. Aveva freddo senza i suoi lunghi capelli a coprirle la testa. Si guardò allo specchio, passandosi una mano fra i capelli come immaginava avrebbe fatto un vanesio Jon, prima di scivolare con le dita sul petto che adesso riempiva la camicia con sensualità e mascolinità. Era un bel corpo quello di Jon, doveva ammetterlo. Soprattutto nel momento in cui lo doveva "indossare", sentiva tutti i muscoli tendersi come delle corde di violino e si sentiva quasi orgogliosa tanto quanto Jon lo era di se stesso.
    Se avesse dovuto vestire i suoi panni più del dovuto si sarebbe sicuramente divertita a fare pipì in piedi e l'elicottero in bagno, ma non era quello il momento. Comunque, si scambiarono le bacchette e la serpeverde fece un occhiolino a Jon, sorridendo con quella particolare malizia che pensavadi aver colto. "Lo so di avere un corpo perfetto, grazie Samantha~"
    Si diressero in direzione dell'aula e Pauline-Jon fu l'ultima ad entrare.

    Il soggetto avrà difficoltà a respirare per I successive cinque mesi. Ecco cos’era quell’estrema fatica che la vita le faceva sentire addosso. Un nuovo anno, una nuova vita, e forse un bagliore di speranza che le permetteva di sopravvivere.

    Nel momento in cui venne annunciata ufficialmente la possibilità di prendere parte ad una campagna sperimentale di cura contro l'Helianthus, la serpeverde accorse a farsi vaccinare nuovamente alla velocità della luce, sperando con tutto il cuore che anche Victor si fosse premurato di farlo.
    A superare il trauma dell'Ei Fu Logan Witefog nei confronti della Cura delle Creature Magiche fu l'approccio della serpeverde ad una simpatica lezione di primo soccorso coi pinguini, risvegliando in Pauline l'interesse per la materia, dovuto anche e fondamentalmente per colpa del fatto che, per diventare guaritore, è necessario avere i GUFO in CDCM. L'anno dei MAGO, la lontananza incolmabile dal fratello minore, lo stress della vita scolastica, portò la serpeverde a vivere quegli ultimi mesi del duemiladiciotto con la tensione alle stelle. Esempio lampante fu proprio la lezione di trasfigurazione seguita con il ritorno del figliol prodigo William Turner, nonché l'incubo dei suoi sonni peggiori. Il suo docente decisamente non preferito aveva fatto di nuovo irruzione della sua vita per insegnargli robe trasfigurative e durante la lezione un piccolo inconveniente fece decisamente traboccare la rabbia dal vaso instabile di Pauline. Dimitry, forse per scherzo, forse no, diamogli il beneficio del dubbio, si ritrovò a gettare una quantità di saliva gommosa sugli ormai lunghissimi capelli della serpeverde. Letteralmente diciassette anni di lunghezza deturpati da una melma puzzolente che fecero perdere la testa alla serpeverde la quale, in un gesto netto, recise tutti i propri capelli per gettarli in faccia al compagno di classe con tutta la rabbia che aveva in corpo.
    Sorrise, quindi, osservando come nel muovere la bacchetta fosse perfettamente in grado di controllare il suo burattino, muovendo in alto, poi in basso, da un lato, dall'altro, liberando la zampa dalla presa solo quando non sentì qualcosa di viscido colpirle la nuca.
    In un attimo mosse la testa, rimanendo a mezz'aria con il braccio di Kharis che seguiva ancora i suoi movimenti, sentendo come qualcosa iniziasse a sgocciolare lungo la sua schiena e poi, ovattata, la voce di Dimitry che cercava in qualsiasi modo, di chiederle scusa.
    Ma scusa di cosa, la ragazzina non aveva ancora realmente realizzato. O forse, la rabbia che aveva in corpo non poteva ancora essere facile da riconoscere, da sentire, da percepire. Quella strana sostanza viscida ed appiccicaticcia le aveva unto buonaparte dei capelli, gli occhi della serpeverde rotearono così tanto da ritrovarsi quadi capace di potersi vedere le cervella. Sentiva sgocciolare piano piano quello strano muco lungo la schiena, lungo i capelli irrimediabilmente danneggiati. O forse, c'era la remota possibilità di poterli salvare, soltanto che quella era la goccia che aveva fatto traboccare il vaso.
    "C-cosa succede..." la domanda si perse nell'aria, sentendo come un dolore all'altezza del petto. No, non stava male per i capelli, sentiva semplicemente di essere arrivata al limite.
    Si portò una mano alla nuca, saggiando con le punte delle dita l'umida puzza di stantìo pescioso che le era capitato addosso e si voltò, con la lentezza ed il demonio piazzato negli occhi verdi.
    "Che schiFO È QUESTA COSA PORCA MISERIA DIMITRY, CHE DIAVOLO HAI FATTO?!" si voltò di spalle, lasciando Kharis al suo braccio animalesco mentre le proprie membra si rivoltavano mentre sentiva il corpo fremere di emozioni contrastanti "È POSSIBILE CHE NON RIESCI MAI A FARE QUALCOSA DI LINEARE? ERA NECESSARIO APPESTARMI DI MUCO CHE SA DI PESCE? PORCA MISERIA, CHE SCHIFO" non riusciva ad avere la mente lucida in quel momento, sapeva di star facendo un dramma per niente, eppure gli occhi le si riempivano di lacrime, le labbra tremavano come se stesse piangendo un defunto. "NON NE POSSO PIÙ." esclamò, perentoria, poco dopo, puntano la bacchetta nella sua direzione prima di sbraitare "FORFICEM ADMITTO" agitando malamente la bacchetta. Quando dalla dimensione parallela la serpeverde richiamò le forbici lasciò cadere la bacchetta da un lato e con un gesto raccolse i capelli unti per tagliarli e, letteralmente lanciarli in faccia a Dimitry, accompagnato da un urlo secco, innervosito ma quasi liberatorio.
    Il docente aveva assistito alla scena e la serpeverde non aveva nemmeno ascoltsto le sue parole. In quel momento c'era soltanto lei e la sua evidente crisi di nervi. Raccolse le sue cose, bacchetta compresa, gettando le forbici sul tavolo prima di anticipare qualsiasi parola potesse dire il docente. "La mia lazione è finita. Io me ne vado."

    uooHomt

    tumblr_pkklsl30ry1xg4dh0o2_500"Marcel!" esclama, alzando un braccio per farsi notare da un ragazzo di non più di quattro o cinque anni più grande di lei. Indossa una camicia e dei guanti illuminati di una luce verde bottiglia, che si spegne nonappena alza lo sguardo in direzione della serpeverde. Sopra la camicia ed i pantaloni color kaki, indossa un grembiule di cuoio, anch'esso verde bottiglia, sul quale strofina i guanti sporchi di fuliggine nonappena si avvicina.
    Altra novità dell'anno è proprio la meravigliosa collaborazione tra Pauline ed il professor Bresc-Munchausenn nello svolgimento delle lezioni di Alchimia. Si reca, insieme alla promettende Eveline al Tempio delle Bestie per insegnare come si fa a forgiare una spada con l'utilizzo dell'aura. La serpeverde era riuscita ad ottenere il permesso di seguire contemporaneamente due anni di Cura delle Creature Magiche per liberarsi di questo inconveniente dei GUFO il prima possibile. Partecipa alla lezione con Dimitry, suo compagno d'anno e Samantha che, quell'anno, sembrava essere presente ad ogni lezione che la serpeverde doveva seguire.
    La cura per l'Helianthus, però, non aveva fatto effetto su tutti gli studenti di Hogwarts. C'era chi aveva preso questa cura sotto gamba, chi non si era realmente accorto del pericolo incombente e chi, per questo, non ce l'ha fatta. La cerimonia di commemorazione aveva reso triste tutta l'intera scuola e Pauline, quel giorno, perse una delle persone più care: Stephan Frost. Con lui se ne andava un migliore amico, un profondo legame e l'unica persona che conosceva il suo assurdo segreto.
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    Scosse la testa, sentendo le lacrime che pizzicavano la pelle delicata e scendevano sulla gota. Rimanevano immobili, le sei salme, circondate da un vetro trasparentissimo, un cristallo magico che gli donava un bagliore eterno. La serpeverde non fece in tempo a bloccare Audrey, disperata dalla dipartita di una giovane grifondoro del suo anno, e si avvicinò alla bara di Stephan per poggiare una mano sul vetro trasparente. "Mi mancherai" sussurrò, in un flebile rantolo, mentre serrava la mascella fino a rompersi i denti, teneva la mano così fortemente attaccata alla copertura della bara come se potesse romperla. Chiuse gli occhi e rilasciò la propria aura, osservando i bagliori che si tingevano di un arancio pallido, non più brillante come un tempo, consapevole di essere cambiata, di aver perso un pezzo. Rilasciò la propria aura ma non si sentì del gelsomino nell'aria, nessun profumo, nessun suono. Gli occhi della ragazzina si velavano di lacrime copiose mentre ancora ed ancora provava a lambire il suo corpo con la propria energia vitale, sperando di percepirne per un ultimo attimo un residuo ma niente. Nessun bagliore rossastro, nessun odore fastidioso di sangue. Niente. Solo silenzio interminabile come quello di quella stanza.
    La sua aura si spense come uno scocco di frusta, scomparendo senza dissolvenza ma in maniera brutale e gli occhi della serpeverde guardavano ancora ed ancora il viso di quel ragazzo che non sarà mai uomo. "Mi manchi" aggiunse poco dopo, inginocchiandosi e sedendosi a terra all'altezza del suo viso, lasciando scivolare la sua mano lungo il lato della bara, sedendovisi accanto come a volergli fare compagnia. Non si mosse. Rimase immobile poggiando la testa da un lato, inclinando leggermente il collo per fermarsi a guardarlo ancora un po'.

    Non si sveglierà, nemmeno se gli stai così appiccicata.

    "Non mi importa" sospirò nella sua mente, in diretta risposta alla voce di Geneveve "sei stata in silenzio fino ad ora, perché adesso?"

    Perché sembra che tu abbia di nuovo bisogno di me.



    Da quando Genevieve era tornata, nella sua mente non c'era mai silenzio, aveva dimenticato come poteva essere bello rimanere sola con i propri pensieri, e quasi quasi - sebbene fosse di nuovo sveglia da poco tempo - era convinta che non le fosse affatto mancata.
    La ragazzina indossava delle calze pesantissime sotto la divisa ed un maglione di qualche taglia in più (troppe, probabilmente) che le copriva letteralmente tutti gli abiti che indossava. Stringeva fra le dita intirizzite il pezzetto di carta che le ricordava il suo errore e quelle iniziali, A.P., dovevano essere sicuramente quelle di quell'uomo.

    Il secondo semestre della serpeverde comincia con il fenomenale incontro con Amaya Patrckson, nuovo (per poco, a quanto pare) docente di Cura delle Creature Magiche e sostituto della Armstrong, ormai andata anzitempo in pensione. Inizia il semestre con le lezioni del PG2. Genevieve aveva ricominciato a farsi sentire nella sua testa, pulsante di commenti sagaci e pensieri che alla giovane serpeverde non facevano altro che dare fastidio. La lezione di Incantesimi, l'ultima dell'anno con il suo amato Fredriksen, aveva portato la serpeverde ad apprendere una nuova tecnica: lo splendido incantesimo per volare che aveva terrorizzato il povero DImitry (tanto da non essersi presentato a lezione), ma che aveva permesso alla giovane serpeverde di assistere ad un momento magico: dopo sette dannatissimi anni, Mirach era finalmente riuscito a dichiarare il suo amore per Elena e questo, alla giovane, bastava per poter dire concluso il proprio anno scolastico (non era vero, dato che comunque avrebbe dovuto fare almeno un centinaio di recuperi prima di finirlo per davvero).

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    Pauline assistette in silenzio al generarsi di un sorriso bellissimo sulle labbra di Frederiksen. Sorrise di rimando, lamentandosi mentalmente di essere soltanto una ragazzina e di non aver alcuna speranza, mentre il docente si apprestava a spiegare di cosa avrebbero dovuto trattare in quella lezione straordinaria.
    Non che si aspettasse qualcosa di meraviglioso, ma trovarsi alla Torre di Astronomia aveva sempre un certo non-so-che di piacevole. Camminarono piano verso l'estremità massima dell'edificio, trovandosi coperti soltanto dal cielo, Dimitry a quanto pare non aveva intenzione di farsi vedere, e quando il docente annunciò di dover provare a volare la ragazzina comprese perfettamente per quale motivo.
    Mirach rivolse al docente un'espressione terrorizzata e da quella la Caposcuola serpeverde comprese che il docente non stava di certo scherzando. Tentare una magia antica quando si era ad almeno una ventina di metri da terra (o forse di più) era qualcosa che le instillava nell'animo un misto di terrore ed emozione che la portò ad aspettare, con impazienza, che gli altri due corvonero si fossero lanciati prima di provarlo. Sulla falsariga del Patronus, avrebbero manifestato la loro magia concentrandosi su essa stessa, abbandonandosi nel vuoto e spiegando le ali sperando che l'istinto facesse il suo corso.
    La serpeverde si lasciò scappare una risatina divertita all'idea che Medea sarebbe stata in grado di salvare la vita a quei miseri studentelli, eppure se era stata convinta dal bel docente di Incantesimi, qualcosa di possibilmente diverso dall'altruismo doveva averla mossa. Dopo una scena che a Pauline sembrò essere tanto la fine di un romanzo rosa terminato in splatter, vide prima Mirach gettarsi nel vuoto e poi vide la stessa Elena che, a quanto ricordava, di ali era già dotata in forma Animagus e quindi avrebbe avuto sicuramente molte meno difficoltà.
    Quindi, ripercorse i propri pensieri e cercò di ricordarsi se il proprio testamento era completo, quindi strinse il manico di scopa fra le mani e si avvicinò al vuoto. Non è che sapeva volare così tanto bene sulla scopa, quindi sapeva, semplicemente, che non avrebbe dovuto mollarla per nulla al mondo. Dopodiché, si mise lì, immobile, a guardare il vuoto al di sotto. Medea piccola piccola pronta a non salvarla e Fredricksen che la osservava a distanza di sicurezza.
    Quindi, diede le spalle al vuoto e si lasciò letteralmente cadere.
    Una scarica di adrenalina le pervase l'animo, mentre chiudeva gli occhi e, sulla falsariga del patronus, pensava a qualcosa di bello. Qualcosa di bello, qualcosa di positivo: cosa c'era di positivo? Cosa c'era stato di positivo in quegli ultimi anni?
    Non ci provava da tempo, ma forse... Forse non era più in grado di provare sentimenti positivi, forse non era più sicura di poter evocare un patronus. Beh, poteva pensarci un po' prima di buttarsi giù dalla torre, ma forse. Forse ormai era troppo tardi.
    L'istinto, l'unica cosa che poteva portarla a liberarsi da una morte certa. L'istinto e la magia che sarebbe fluita al di fuori del proprio corpo con o senza catalizzatore, che stringeva nell'altra mano. La sua bacchetta, la sua storica bacchetta magica che l'aveva accompagnata in quella vita all'interno di Howarts e che no l'aveva mai lasciata.
    Cosa avrebbe spinto la magia a liberarsi per tirarla fuori da quel guaio ancora non lo sapeva. Era come se il tempo si fosse fermato e forse, con gli occhi chiusi chiusi, non si era ancora accorta della magia che fluiva dal suo corpo come se fosse aura. Sentiva il vento non sferzarle più i capelli e gli occhi che si schiudevano non vedevano più il terreno in picchiata, ma l'ambiente circostante.
    L'istinto si era manifestato, gli occhi si guardavano intorno con meraviglia, una nube evanescente faceva in modo che il suo corpo avesse delle ali. Ali fumose, delicate, che la portarono a terra in un batter d'occhio.
    Cos'era ad averla spinta a generarle? Un pensiero felice.
    L'unico pensiero felice che aveva, in quel momento, era l'effettivo rendersi conto di essere viva.
    Era viva. Era sopravvissuta. Poteva andare avanti.
    Poggiò i piedi per terra e sospirò con le labbra piegate in un sorriso delicato. Alzando gli occhi in direzione del docente di Incantesimi, ancora sulla scopa.

    L'anno si conclude non senza i soliti miliardi di recuperi di incantesimi: alla festa di compleanno di Pauline, il suo diciottesimo compleanno, i fratelli Ledrec sembrano essersi riappacificati e la festa procede quietamente.


    Edited by TheFedIvan - 29/8/2019, 22:14
     
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