Hogwarts: Il Paiolo Magico - {Harry Potter GDR}

Uno specchio per l'anima

Julian\Adam

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    Julian si rendeva conto di essere la causa della sua stessa sofferenza. O meglio, era il panico il suo dolore maggiore, non solo quello provocato dal bullismo,era una cosa che si portava sempre dietro. Non poteva farci niente, solo aspettare che un giorno sarebbe sparito. Ecco perchè aveva bisogno di dirlo prima ai suoi amici a Hogwarts come Pam che aveva mostrato una compresione dolce alla rivelazione. Ora il Corvonero non poteva più rimandare anche se i suoi genitori non avevano mai voluto che si sapesse per proteggerlo.Mamma,papà, vi sono grato per avermi protretto dalle malignità altrui però non tutti sono cosìpensò guardando un punto indefinito nel corridoio del settimo piano. Julian sentiva di aver bisogno di protezione anche a scuola,non voleva vivere situazioni come quella del Ballo di Natale di tre anni fa o peggio. Qui si sentiva più affine agli altri ragazzi che conosceva. Certo, questo valeva sopratutto per il suo primo ragazzo, Ted, ma anche per i suoi amici. Che erano aumentati con la sua nuova conoscenza di Rey, con lei aveva avuto un'incontro molto utile per cercare le origini dei suoi attacchi di panico. In genere a Hogwarts incontrava persone che,come lui, erano in qualche modo diverse. Ne aveva parlato con Adam,il suo amico Grifondoro ma non avevano approfondito il discorso.
    Le sue riflessioni furono interotte da un gruppo di ragazze chiaccherine del settimo anno intente a parlare di chissà quale pettegolezzo. Una di loro si staccò dal gruppo e venne verso di lui.Sei Julian Stein, vero? Io sono un'amica di Ophelia e ,lei mi ha parlato di te,tu sei...uh...decisamente disperato. Quella frase venne accolta da un insieme di risatine.Ah, Ophelia comunque se sei venuta qui solo per prendermi in giro avresti potuto rispiarmiarti la faticadisse ironico Julian. Non sono qui solo per prenderti in giro ma dirti che lei ha lasciato la scuola l'anno scorso,non te l'ho detto prima perchè di solito non perdiamo tempo con i pazzi. Arrivederci,perdente. Dopo un altro scrosio di risatine, le ragazze se ne andarono. Julian si pentì di essere stato amico di una Serpeverde più grande e di averle mostrato la sua vunerabilità. Comunque non pensò troppo alla cosa quindi continuò a camminare e si fermò davanti a uno specchio perchè gli mostrasse la propria bellezza.
    «Comprendere gli altri è intelligenza, comprendere sé stessi è saggezza.»
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    Adam Basset-Thorne | 12 y. o. | II anno | Scheda

    Si muoveva come un plotone di nubi, le mani sempre in tasca e quel passo d'inerzia. Aveva gli occhi a mezzo servizio, fessure con cui limitava l'ingresso al mondo reale. Pensava. A volte a tutto, molte altre a niente; solo rumore grigio per le cose non dette, le discussioni in sospeso, i conti da saldare. Era la sua condanna e il suo più grande punto di forza. Adam Basset-Thorne era sempre arrabbiato. Dietro quella patina impalpabile, tra i sospiri e i buoni propositi, i nervi brillavano.

    Non comunicava niente, quel viso spoglio.
    Procedeva a capo chino, guardando solo a dove stesse mettendo i piedi; il mantello come i capelli, ondeggianti ad ogni scambio tra la scarpa destra e la sinistra. Non aveva bisogno di alzare la testa. Quelli come Adam annusavano l'aria, le risatine, gli scalpiccìi... aveva già capito molto prima di sentirla parlare. Erano un gruppetto di ragazze, non più di cinque. Gli stavano venendo incontro.
    Non dirmi che andrai da quello sfig-
    Non voglio niente
    Liquidata come il tizio e i suoi confratelli che la domenica mattina citofonavano per il giornalino marxista. Si sfaldarono per farlo passare - forse per paura di farsi calpestare. Era un treno merci, il Grifondoro: lento ma inarrestabile.
    Non le guardò neanche.
    Non sapeva nemmeno a cosa si stessero riferendo.

    Lo capì dieci passi più avanti, l'unico momento in cui si convinse ad alzare gli occhi, a fermarsi, per constatare Julian Stein e il suo funerale quotidiano.
    Che t'hanno fatto, quelle?
    Analisi logica, pragmatismi... il solito. E il solito sospiro a seguire, più stanco che curioso. Cercava segni di scuciture, lividi, ogni indizio visibile di un eventuale scontro fisico.
    Non sembrava l'avessero menato.
    Beh? - lo spronò a sputare il rospo, fermo dinanzi al Corvonero.



     
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    Julian non poteva credere di mostrarsi vunerabile, di aver offerto la sua amicizia a una di quelle ragazze Serpeverdi che lo avevano anche spinto per farsi largo in corridoio. Non poteva credere sopratutto di aver avuto anni fa un attacco di panico in presenza di Ophelia, al suo terzo anno. Adesso tutto questo gli si ritorceva contro, perchè? Contemplava il fatto allo specchio come a interrogare se stesso. Emise un profondo sospiro,si portava sempre dietro il panico come un vicino invandente e fastidioso che non trovava modo di mandar via. Mi hanno preso un pò in girorispose ancora senza voltarsi come se stesse parlando con il quadro vicino allo specchio. Si accorse però che c'era qualcuno dietro di lui quindi si voltò lentamente e vide Adam. Si sentì quasi confortato dalla sua presenza e allo stesso imbarazzato nel spiegare la vicenda.Però,uh, volevano darmi una vera notizia. Sai..ehm...al mio terzo anno avevo incontrato una di loro e...ehm...è stato peggio di così. Provò disgusto al pensiero di come Ophelia avesse approfittato della sua fragilità. Si era presentata tutta gentile,invece ora scopro che ha detto a tutte le sue amiche ciò che è sucesso. Per questo ora c'è l'hanno con me. Io..non ci posso crederedisse scuotendo la testa in un misto di rabbia e indignazione.Certo,ora lei ha lasciato la scuola ma ci sono loro. Voglio dire, ho appena cominciato a confessare i miei problemi...forse è meglio che ne parliamo da un'altra parte. La sua razionalità da Corvonero aveva preso il sopravvento sulla rabbia e ora si rendeva conto di essere in un corridoio pubblico, da qui la richiesta di privacy.
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    Adam Basset-Thorne | 12 y. o. | II anno | Scheda

    Stimolava molte cose, Julian Stein. Ed erano tutte cose allocate agli opposti, come la compassione e la rabbia, che in Adam riuscivano a coesistere un po' come due coinquilini in un monolocale. E quando la Compassione e la Rabbia si scontravano finiva in pandemonio: niente era peggio di due coinquilini che s'accusavano l'un l'altro sui furtarelli, sulle pulizie del bagno, il latte nel frigo...
    E quando la Compassione e la Rabbia riempivano di sfiducia quegli occhi scuri, stanchi ed intolleranti, la sua mano forte si sarebbe stretta mille volte alla bacchetta, quella debole a far scattare l'impugnatura, con un piccolo click ad inquinare i silenzi, coi piedi che facevano ruotare tutto il corpo per orientarsi verso lei.
    C'era un bersaglio, una cattiva idea ed un sospiro seccato.
    Nucleo cangiante
    Non aveva il tono delle cordialità, né delle presentazioni; ma era come se stesse annunciando uno spettacolino all'amico, con il braccio d'offesa steso verso la ragazzetta che aveva dato inizio a quella breve concatenazione di eventi.
    Mirava l'alfa per divenire l'omega - chiudere dal principio.
    L'ho avuto con la lotteria - parole vuote.
    Come lo sguardo, i gesti lenti. Mirava a quelle risatine senza una vera spinta dal profondo, come se non volesse realmente spegnerle. Al contrario. Portarle al senso più estremo, più forzoso, dannoso.
    Rictusempra
    Sparato con la forza di tre nuclei: Aconito, pelle di Tebo, più la Corda di Cuore di Drago gentilmente impiantata dal Signor Vanderwood.
    La stupidotta avrebbe riso per qualcosa, finalmente. A crepapelle, finanche buttarsi per terra, contorcersi... farsela nelle mutande.
    Quante di loro si fossero voltate verso Adam, avrebbero trovato quel braccio teso e quella faccia di pietra, di chi non nascondeva la mano dopo aver scagliato il sasso. Era talmente immobile da volerlo rivendicare per intero, quel gesto.
    Se ne andranno loro da un'altra parte
    Non noi
    Parlava a Julian, ma per tono e crudità era evidente che volesse farsi intendere dal manipolo rosé.
    Non si sarebbe mosso neanche pagato.
    Che vuol dire confessare problemi?
    Lo chiese piantandogli due occhi increduli, più straniti che curiosi.
    Quali problemi?
    Per come la vedeva Adam i problemi non erano materia di confessione: si affrontavano di petto o si lasciavano perdere. Stavano a zero le chiacchiere, nel mondo ideale di Basset-Thorne.


     
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    Interessante, non ho mai visto una bacchetta simile. Julian osservò la bacchetta di Adam curioso senza chiedersi cosa ne avesse fatto ma grato per la distrazione che gli offriva. Certo,si avvicinava il momento in cui avrebbe dovuto dire a questo amico del suo problema quindi si stava preparando le parole nella sua mente,leggermente nervoso. Si sentiva come uno scrittore che non avesse idea di come scrivere bene qualcosa di brutto che poteva farlo rifiutare da più case editrici. A questo nervosismo si aggiungeva la curiosità verso la bacchetta del Grifondoro.Figo,io non ho vinto niente alla lotteria. Non aveva proprio partecipato a causa dei suoi attacchi di panico e sarebbe stato un bel modo per introddure il discorso quando fosse venuto il momento. Avere una base da cui partire rassicurò il Corvonero. Osservò Adam lanciare il suo incatesimo e il suo effetto. Julian comprese che era un vero atto di amicizia e questo lo fece accenare un sorriso, in fondo anche lui l'aveva fatto con Pix che l'aveva spintonato per le scale. Certo, quella era una situazione diversa in cui il panico gli aveva invaso la mente però nessun professore l'avrebbe disapprovato.Suppongo di doverti ringraziarerispose all'osservazione di Adam anche se pensava la punizione peggiore per quelle ragazze fosse essere com'erano. O almeno Julian sperava che un giorno si sarebbero rese conto di quanto subdole e maligne fossero. Per questo non aveva fatto niente e nella sua speranza c'era la sua saggezza di molto superiore alla sua età.Quando un amico cerca una parola di consolazione o una soluzione anche se nel mio caso credo ci sia poco da fare comunque è una cosa privata che per me è importante direspiegò ad Adam. Certo,ho degli altri aiuti ma qui a scuola è davvero difficile quindi ho bisogno del sostegno di chi mi sta vicino. Julian parlava in tono molto serio, si era sentito così solo finchè non l'aveva detto a Pam.Io soffro di attacchi di panico,per questo mi sento sicuro solo a frequentare certi posti qui a scuola
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    Adam Basset-Thorne | 12 y. o. | II anno | Scheda

    I suoi ringraziamenti, così come gli apprezzamenti per la bacchetta, la lotteria andata male e tutto il preambolo di quella vita disgraziata finirono in un ristagno d'acqua tra muriccioli di ceramica, in attesa che un sospiro s'agganciasse alla catenella dello sciacquone.
    Flush
    Sparì tutto in un'alzata di sopracciglia, mentre l'attesa del dunque corrodeva le distanze. Lo spazio tra ciò che non c'era e quel che sarebbe saltato fuori alla fine della matassa. Due parole assurde con una preposizione semplice in mezzo: Attacchi di Panico.
    Che?!
    Gli uscì con un paio di decibel in più, a rafforzare l'ignoranza, la mancanza dei concetti. Lo guardava come se avesse cominciato a parlare la lingua dei Centauri di punto in bianco.
    Attacchi di panico... ma che storia era? Si mise le mani in tasca, per pensare meglio. Inclinare la testa di due gradi invisibili, per squadrarlo senza battere ciglio, senza ritegno, con quell'insistenza spregiudicata dei giovinotti.
    ... e chi lo dice?
    Lo inforcava con occhi di ghiaccio.
    Occhi di gufo.
    Chi te le ha dette queste cose?
    Più sottile, ora, la voce.
    Quasi affilata.
    Come la lama per sfilettare i pesci, buona per diliscare i colpevoli e gettarli nell'umido. Non gli serviva una risposta: Julian Stein era il prototipo di eterno bambino che si fidava ciecamente degli adulti e le loro etichette. "Attacchi di panico" puzzava di cose da grandi, pesanti e complicate.
    Sospirò - non era una novità. Quel sospiro sapeva di punto e a capo.
    Lettera maiuscola.
    Ancora meglio: una parola intera.
    Tu devi FREGARTENE di cosa dice la gente
    Del panico, gli attacchi, delle caselle in cui venivano ficcati a forza quelli diversi. Glielo sillabò così lentamente da ricordare molto un'insegnante di sostegno snervato dal suo scolaretto sordomuto.
    La prossima volta tira fuori la bacchetta
    Aveva il mento bello alto. Il tono profondo e gli occhi spianati come i fucili.
    Falli venire a loro, gli attacchi di panico
    Quelli che aprono sempre bocca e non stanno mai zitti.
    Consigli in salsa Basset-Thorne... offre la casa


     
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    Lo so, non te l'aspettavi perchè io mi sentivo molto insicuro a dirlo in giro finchè non ne ho avuto proprio di fronte a...un' altra persona di recente quindi ho pensato di doverlo dire.Julian aveva disobbedito ai genitori a cui da tempo i magipsicologi del San Mungo dicevano di dirlo, almeno ai loro più stretti conoscenti. Sono sinceramente pentito di aveterlo tenuto nascostodisse ad Adam con sincerità e poi sospirò.Lo dicono i magipsicologi,i miei genitori e io stesso. Sicuramente non te l'ho detto per attirare l'attenzione, anzi se fosse per me me ne sarei stato nascosto. In passato Julian si era davvero isolato ma questo lo aveva fatto stare ancora più male, ragion per cui si era dato una mossa e si era trovato degli amici. Erano pochi ma buoni,in fondo tra le lezioni,le sue meditazioni e le terapie per gli attacchi di panico, non aveva molto tempo per essere più socievole. Si era dimenticato che era amico di Adam proprio per quella sua sincerità diretta e brusca con cui diceva le cose senza risultare tuttavia dannoso. Se lo ricordò osservando le sue reazioni.Ok, quando avevo cinque anni ed è morto mio cugino ho avuto un episodio che poi è stato classificato come attacco di panico perchè...uhm...sono fuggito urlando ma sì, potrebbe non essere il nome giustoammise annuendo. L'ansia e la paura erano le principale emozione in lui quindi forse erano solo messaggi che la mente gli mandava. Forse doveva solo imparare a intepretarli corretamente ascoltando se stesso. Queste riflessioni gli venivano per la prima volta facendo questa conversazione perchè imparava sempre qualcosa di nuovo da Adam. Accolse con calma anche le sue parole sucessive. Probrabilmente hai ragione ma con la mia insicurezza a volte è difficilericonobbe annuendo mentre, ancora una volta, gli si rivelava una verità a cui non aveva mai pensato. Si sentì libero dai vecchi preconcetti che lo avevano tenuto legato in catene di incertezze. Stava a lui decidere se accogliere la verità o no.Una volta ho tirato fuori la bacchetta con Pix, lo posso fare ancora. Bersagliare il poterlegeist di incatesimi per convicerlo a mollare la sua borsa era diverso di colpire un altro studente. In un caso c'erano delle conseguenze, nell'altro no. Julian non sarebbe mai stato così aggressivo però un incatesimo come il Rictusempra lo poteva fare. Questo avrebbe significato tradire i suoi principi ed essere falso con se stesso.Ci penserò ma nel frattempo mi fai vedere delle nuove possibilità
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    Adam Basset-Thorne | 12 y. o. | II anno | Scheda

    Era per tutte quelle cose lì che Adam Basset-Thorne non se ne andava a braccetto per i corridoi.
    Fiumi di piagnistei, di traumi, di drammi...
    Ecco cos'era la socialità: allargare le braccia come i cartonati del poligono, beccarsi una smitragliata e non sentire niente più dei fori. Buco più, buco meno.

    Aveva già a che fare coi precisini di classe e tutti i vanitosi della sala comune, una squadra di Quidditch che non lo lasciava giocare, due genitori inesistenti e un fratello bastardo, oltre ad un monte di compiti da recuperare...
    Julian Stein non era che l'ennesimo, piazzato lì dal destino per fare numero.

    Lo stette a sentire con un catatonico silenzio d'infermeria.
    Mandarlo a quel paese sarebbe stato facile - anche lecito - ma il Corvonero era la cosa che si avvicinava di più al concetto di amico. Uno scambia-favori; qualcuno con cui sentirsi meno solo e meno imbranato, qualcuno che non sparasse sentenze, senza l'etichettatrice e senza vagina.

    Sospirò, tanto per cambiare.
    E quando parlò si mosse nella stessa direzione degli occhi. Piedi, corpo, tutto quanto.
    Facciamo due passi...
    Non glielo stava chiedendo: era già realtà. Come un ordine soffuso, sempre sintetico. L'immobilismo lo distruggeva tanto quanto i problemi irrisolvibili.

    C'erano in ballo un cugino morto, un numero imprecisato di magipsicologi e due genitori oppressivi - mai fare affidamento sugli adulti. Si mise le mani in tasca, per pensare meglio. Non disse un accidente per cinquanta passi buoni di corridoio.
    Poi, come sempre, sganciò per direttissima un concetto basilare.
    Pratico e sfacciato.
    ... troppi discorsi inutili
    Non smise di camminare, né di tenere lo sguardo su un punto costantemente più avanti.
    Sentì di voler mettere più a fuoco la questione, senza cambiare registro, tono o ritmo. Perennemente grigio e in bilico, senza troppa forza, senza eccessi. Solo parole piegate al proprio servizio.
    Non reagisci mai
    Lo guardò per la prima volta dopo un'eternità; mezzo giro della testa e un'occhiata d'accusa, di quelle decise, secche, che non avevano bisogno dei sottotitoli.
    Tira fuori le palle
    Aveva alzato il mento di rimando, tornando fieramente a fissare il nulla, di fronte.
    Io l'ho fatto... - momento orgoglio
    Fece capolino un sorriso sprezzante, l'ombra sfuggevole di un confronto senza reali vincitori; ma si sa, i racconti si amplificano di volta in volta... consuetudine...
    Ho detto alla Clark che voglio giocare
    Quidditch, squadra di Grifondoro - sott'inteso.
    Aveva un discreto petto in fuori, il ragazzo.
    Davanti a tutti, eh
    Sembrava una folla infinta, la sala comune dei ricordi...
    Il rafforzativo da galletti, per dare l'esempio.

    Arendelle il bene che ti voglio...



     
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    Va bene. Julian era contento di non essere stato giudicato da Adam per i suoi attacchi di panico,felice di potarlo chiamare ancora amico. Era la prova che i suoi genitori avessero torto ma avrebbe scritto loro solo quando avrebbe avuto la possibilità di dirlo anche a Ted. Questo sarebbe sucesso se solo lui si sarebbe fatto vedere poichè voleva dirglielo di persona comunque aveva la sensazione che la faccenda non fosse ancora finita. Non bastava dire le cose a qualcuno anche se al momento gli bastava il sollievo di avere ancora Adam al suo fianco. Quindi gli disse tutto il resto zittendosi alla sua osservazione. Ok,non ne parlo più, queste cose per te non sono importantiosservò annuendo, conosceva il Grifondoro e sapeva che pensava in modo diverso dalle altre persone quindi non si era offeso o sentito sminuito nelle sue confidenze. Camminava al suo fianco chiedendosi cos'avrebbe detto. Sì, non lo faccio perchè mi hanno sempre detto che è meglio ignorare però non ne sono sicuro. Julian era naturalmente docile,paziente e mostrava una gentilezza fuori dal comune con tutti. Ma, da buon Corvonero, era disposto a cambiare il proprio punto di vista per vedere altri orrizonti. Ricambiava lo sguardo di Adam con interesse per ciò che stava dicendo pensandoci su.Tu hai reagito?gli chiese domandadosi quali fossero state le conseguenze. Ebbe un sorriso di ammirazione per l'amico, entrare nella squadra di Quiddicht non era da tutti, specialmente se si era molto giovani. Bravodisse un commento per poi aspettare la frase succesiva adattandosi al ritmo della conversazione.Sei stato deciso. Julian non voleva giocare a Quiddicht perchè aveva avuto un piccolo incidente alla sua prima lezione di volo e da allora si era convinto di essere adatto alle passegiate ma non allo sport.
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    Adam Basset-Thorne | 12 y. o. | II anno | Scheda

    Un passo davanti all’altro, le mani bene in tasca e dei lunghissimi silenzi: erano quelle le giornate di Adam. Il fiancheggiamento di Julian non era che un complemento, la bordatura fluorescente con cui si evidenziavano i periodi importanti. Se la vita fosse stata un enorme blocco degli appunti, quei due si sarebbero trovati tra uno scarabocchio e l’altro delle prime righe. La confusione degli inizi, l’approssimazione giovanile… la faccia tosta di uno e la condiscendenza totale dell'altro. Il crudo e lo stracotto. Male assortiti e male integrati... pertanto amici.
    Non vedo l'ora di essere al settimo anno
    Sparò quel colpo un po' all'improvviso, forse per cambiare discorso, forse per noia. Era un commento sterile e senza colore, l'elettrocardiogramma piatto dei desideri e degli entusiasmi giovanili.
    Nessuno sopra, niente rotture... ci pensi mai?
    Lo squadrò per un momento, prima di voltarsi a guardare gli scorci esterni da una finestra.
    Un giorno saremo noi i più grandi
    Spille, ruoli, responsabilità.
    Non ci aveva mai ragionato.
    Stette zitto per un po', scrutando quel futuro torbido a passo lento.


     
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    Io spero di arrivarci, rischio di essere bocciatosospirò Julian. Mentre lo diceva, ebbe la consapevolezza che poteva gestire il panico. I pochi strumenti che usava evidetemente non erano abbastanza. Doveva trovare altri modi per farlo. Per ottenere un'altra visita al San Mungo doveva scrivere ai suoi genitori. Non per farli preuccupare ma per chiedere loro di fare una consulenza con uno dei suoi magipsicologi. Ne aveva due, per essere solo un ragazzino di quindici anni. Presto ne avrebbe compiuti sedici quindi quale modo migliori per festeggiare il proprio compleanno se non occuparsi di se stesso?. Penso sopratutto alla mia futura carriera, vorrei diventare erbologo. Al settimo anno forse questa cosa del panico sarà diminuita se avrò gli strumenti giusti così potrò concentrarmi su altre cose positivedisse accenando un sorriso all'idea. Julian sentiva di aver sbagliato a pensare che Ted potesse essere sempre presente per lui quindi avrebbe fatto meglio a lasciarlo. Era più doloroso convivere con la malinconia della sua assenza.Per me mancano solo due anni
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