Hogwarts: Il Paiolo Magico - {Harry Potter GDR}

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Ems&Eve

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    La caposcuola si passò una mano guantata tra i capelli mentre si dirigeva nelle profondità dei sotterranei. La luna piena era sempre più vicina ed era terrorizzata. Come si sarebbe dovuta organizzare? Come avrebbe impedito agli altri di notare i visibili cambiamenti comportamentali che avrebbe avuto? Come avrebbe potuto evitare di prendersela con le persone? Nessuna risposta che si era cercata di dare era riuscita a rassicurarla e il fatto che non potesse parlarne con nessuno era anche peggio. I suoi genitori si sarebbero solamente preoccupati e non era pronta a raccontarlo ai suoi amici che, imperterrita, continuava a tenere a debita distanza. Non li ignorava ma si vedeva che c'era un muro tra loro in cui era impossibile fare breccia.
    Entrò a passo spedito nella sala comune ed udì il ridacchiare di alcuni studenti. Normalmente, non si sarebbe mai fermata ma quando la videro e smisero di ridere, Evelyn seppe che non si sarebbe schiodata di lì fin quando non avesse scoperto la motivazione e il fatto che avessero nascosto, di tutta fretta, quello che sembrava essere L'Urlo della Mandragola non fece altro che aumentare la sua determinazione. Avrebbe potuto semplicemente andare lì e strappare il foglio di mano al ragazzo ma questo presupponeva toccarlo e non lo avrebbe mai fatto, non in condizioni normali. Infatti, se avesse fatto quel gesto durante la settimana della luna piena era abbastanza probabile che lui si sarebbe già ritrovato sbattuto contro il muro. Così, riuscendo ancora a mantenere il controllo, non estraendo nemmeno il suo catalizzatore, pronunciò la formula magica Accio giornale. Appena concluse di parlare, esso volò tra le sue mani e la caposcuola lo iniziò a leggere. In un primo momento, le parole sembravano non avere senso ma poi ecco che una lettera, ricevuta mesi prima, le ritornò in mente.
    "Ho rivisto mia madre." "L'ho denunciata ed è stata portata ad Azkaban."
    Era stata una stupida. Si era concentrata così tanto sul suo dolore da non notare quello altrui. Da quando non vedeva Emily? Da quanto tempo non la vedeva sbucare da dietro i muri e tentare di coglierla di sorpresa come se lei non fosse in grado di percepire il suo odore da metri di distanza? Non l'aveva vista in Sala Grande né a lezione eppure solo ora se ne era resa conto.
    Accartocciò il giornale e lo lanciò nel fuoco del caminetto. Se verrò a scoprire che avete continuato a spettegolare di questo con chiunque, vi renderò la vita un inferno. Occhi gelidi e viso stoico fecero si che i ragazzi acconsentirono. Lo avrebbe fatto se avessero procurato dei problemi alla sua migliore amica. In fondo, era già maledetta, cosa poteva andare peggio?
    Detto ciò, lanciando un'occhiata al bracciale che condivideva con la tassorosso, si diresse a passi veloci verso l'uscita dei sotterranei ma, senza accorgersene, si ritrovò a correre e a fare appello a tutti quei doni che le erano stati concessi. Di solito tentava di mascherare la sua velocità o forza ma quando era in preda a forti emozioni si ritrovava ad essere più superficiale ma fortunatamente, durante quella corsa, non incontrò nessuno studente.
    Giunta davanti il bagno dei prefetti, pronunciò la parola d'ordine e spinse la porta. La stanza, completamente in marmo bianco, era mozzafiato ma Evelyn nemmeno se ne accorse. Tutta la sua attenzione era per la ragazza rossa seduta sul bordo della vasca sulla cui superficie galleggiavano bolle di vario colore. La serpeverde si tolse velocemente le scarpe e il maglioncino, rimanendo con la camicia che sbottonò leggermente data l'umidità del luogo.
    Hey sussurrò sedendosi al suo fianco e immergendo le gambe nell'acqua dopo aver arrotolato l'orlo dei pantaloni fino alle ginocchia. Ne vuoi parlare? le chiese osservando il giornale che aveva vicino a lei. Era un argomento difficile e non l'avrebbe mai costretta a fare qualcosa prima che fosse pronta. Ecco perché erano migliori amiche. Potevano essere diverse come il sole e la luna, il giorno e la notte ma rispettavano le loro differenze e i loro tempi e quello non sarebbe mai cambiato.


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    Era mattino presto, Emily stava uscendo per allenarsi nelle arti marziali sul lago nero quando arrivò Moor, la propria civetta delle nevi che la intercettò, lanciandole addosso e con poca grazia il giornale. C'era affinità tra loro, non si fece domande perché gli animali erano più sensibili ed emotivi degli umani su molte cose "ma che..." non si chiese come l'avesse capito, se per il risolino del tipo che gli aveva consegnato il giornale, o per via degli schiamazzi da parte di certi studenti lungo le mura del castello, sapeva solo che davanti all'uscita, aprì il giornale e il mondo lo sentì crollare sotto i propri piedi.

    Pezzo dopo pezzo... le mani cominciarono a tremare lievemente, sentì i polpastrelli ghiacciati e il sudore uscire da essi, succedeva così quando qualcosa non andava ed era veramente serio, lo sentiva dai polpastrelli e dal freddo che le stava percorrendo la colonna vertebrale, questa volta quello che la circondava cominciò a girare forte... da quando era salita su una giostra babbana? Si aggrappò al muro, facendo cadere a terra pagine del giornale e tenendo ben stretta quella su sua madre.

    Il giornalista aveva fatto nomi e cognomi, probabilmente era giusto dare un quadro generale e sicuramente avrebbe preso più lettori in quel modo, alla fin fine i Mills e i Breth erano due grandi famiglie che derivavano dalla nobiltà più pura, non che essere una contessa avesse mai cambiato la sua prospettiva di vita in effetti... ma tutti lì fuori sapevano che in quelle pagine si parlava di gente importante nella comunità magica, ma dentro le mura di Hogwarts, quanti si sarebbero soffermati sul problema vero, e quanti invece sul fatto che la caposcuola aveva una storia straziante da condire con sguardi compassionevoli?

    L'avrebbe dovuto mettere in conto.

    Indietreggiò, correndo e sfrecciando per i corridoi, raggiungendo così i bagni dei prefetti, senza guardarsi attorno o indietro, voleva solo togliersi gli sguardi da dosso!
    Non ricordò neanche più quante ore si fosse rintanata in quella stanza.

    Prima per urlare, poi per piangere e adesso invece fissava un punto non ben definito nell'acqua... la sirena si voltò verso di lei qualche volta e Mirtilla Malcontenta la fissava di tanto in tanto, facendo capolino, forse gelosa perché quel giorno qualcuno l'aveva spodestata dal suo piedistallo triste.

    La porta si aprì e sentì la voce di Evelyn che la fece trasalire, rimanendo immobile e di spalle, mentre di tanto in tanto muoveva i piedi tra le bolle di sapone immersi nell'acqua. "Eve..." aveva smesso di piangere ormai da qualche minuto o da qualche ora, questo non lo sapeva più, ma quando la sentì vicina, cercò di ricacciare le lacrime dentro, perché sentiva di non avere il diritto di soffrire tanto davanti a lei. Evelyn aveva subito una violenza a tutti gli effetti durante quell'estate, non poteva permetterselo... eppure perché stava crollando? Sentì i pezzi dell'armatura spaccarsi sulla sua pelle, facendo intravedere la sofferenza che stava provando da mesi "Eve" singhiozzò, portandosi i palmi sui suoi occhi sporchi di trucco colato per le lacrime versate "posso abbracciarti?" lo chiese, un tempo lo avrebbe fatto e basta, ma stavolta se ne fregò, aveva bisogno di conforto e aveva bisogno della sua amica.

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    Evelyn osservò gli occhi arrossati della sua migliore amica, ascoltò il piccolo sussurro che produsse eppure non pianse. Sembrava che si stesse trattendendo ma non ne comprendeva il motivo o forse non voleva comprenderlo perché sapeva che se lo avesse fatto, avrebbe dovuto convivere anche con quell'ennesima colpa. L'aveva allontanata, aveva creato un muro tra di loro e quello era il risultato.
    Non farlo. Non trattenerti con me. Fu quasi una supplica, un misero modo per farle capire che se anche il loro rapporto poteva sembrare mutato poteva sempre contare su di lei.
    Non seppe se furono le sue parole a farla cedere oppure se il suo dolore era così grande da non riuscire ad essere nascosto, fatto sta che Emily iniziò a piangere e forse, mesi prima, anche i suoi occhi si sarebbero riempiti di lacrime ma ora sembrava quasi incapace di piangere, come se avesse dimenticato come si facesse. Questo non voleva significare che guardare la sua migliore amica con il viso rigato di trucco a causa del forte pianto, non le spezzasse il cuore.
    Avrebbe voluto toglierle quel dolore eppure non sapeva come fare, non sapeva come aiutarla.
    NO! Quella semplice parola le rimbombò nella mente quando udì la richiesta della rossa. Non si sentiva pronta a quello, forse non lo sarebbe mai stata. Non voleva abbracciarla e si odiava per quello eppure, nonostante il suo viso fosse sbiancato e il suo corpo irrigidito a causa di quella domanda, non staccò gli occhi dalla tassorosso.
    Poteva essere così egoista da negarle anche quello? L'aveva ignorata per mesi nonostante tutte le lettere che le erano state inviate eppure si fidava ancora di lei tanto da aprirsi su una questione così delicata. Con quale diritto pensava che il suo dolore fosse più profondo di quello della tassorosso? Lei era stata trasformata in un licantropo ma aveva ancora una mamma che l'amava, nonostante fosse terrorizzata da lei, ma la sua migliore amica aveva dovuto subire di peggio. Sapere che la donna che avrebbe dovuto amarla sopra ogni cosa, l'aveva solo sfruttata o peggio. Ecco che si ritrovò a pensare che se le serviva un abbraccio, sarebbe stata felice di fare quel piccolo sacrificio per la sua amica. Non le importava se ogni volta che sfiorava qualcuno la sua mente ritornava a mesi prima. Avrebbe rivissuto quel momento centinaia di volte se significava aiutare qualcuno che amava. Erano entrambe spezzate eppure se per lei non c'era possibilità di ritornare integra, avrebbe fatto qualsiasi cosa per rimettere insieme i pezzi della sua migliore amica.
    Va bene.


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    Appena sentì il suo consenso per l'abbraccio che bramava dall'ultimo sogno fatto in estate, la ragazza staccò i palmi dagli occhi e voltando lo sguardo verso l'amica, si tuffò immediatamente tra le sue braccia, andando a stringere più forte che poteva uno dei suoi affetti più cari al mondo. Le dita toccarono lievemente la schiena, cercando di stare attenta e di evitare il punto della cicatrice, perlomeno il punto che aveva sognato durante la premonizione che non sapeva fosse effettivamente anche il suo stesso, o se era qualcosa che andava interpretato, ma chiuse gli occhi tra i singhiozzi "s-scusa" pronunciò a intermittenza "t-ti sto sbavando la magliaaaa... ahhhh" tirò su col naso, cercando di evitarle almeno lo smocciolamento, ma non mollò la presa per un solo istante.
    Si... ne approfittava "ho denunciato mamma, mi ha minacciato di morte, nonno anche mi vuole morta, ha detto o con loro o sotto terra" bofonchiò nei lamenti strozzati dalla sua stessa saliva, un macello quell'abbraccio, tremava, singhiozzava, tirava su col naso e il respiro assieme al cuore, erano velocizzati per l'emozione contrastante di quel momento, oltre che al momento liberatorio, seppur in parte.

    Passò qualche minuto in silenzio, mentre le lacrime smisero copiosamente di scendere lungo le guanciotte rosse.
    "Ultimo minuto... promesso" si diede una scadenza per quell'affetto tanto ambito, forse pensava che in questo modo avrebbe dato meno fastidio ad Evelyn, non sapeva quello che le passava per la testa ma stando tra le sue braccia in effetti, iniziava lentamente a sentirsi più serena.

    Aveva cercato di tirare fuori quello che poteva.

    Dopo un po' si allontanò da lei, standole però vicino col volto e alzò gli occhi azzurri verso i suoi "Eve... io..." so del tuo segreto. No, non glielo avrebbe mai detto, non così e non contro ogni tempistica, deviò perché sentiva fosse la scelta più giusta da fare e tirando su col naso ancora una volta, proseguì "io credo di aver fatto la scelta giusta, eppure fa così male" sussurrò con tono piatto. E cavolo se faceva male.

    Non aveva una figura materna, paradossalmente aveva trovato più figure materne tramite le docenti Stevens e Harper... ironico, ma fin troppo vero.
    "Ho chiesto alla professoressa Minori di non incontrarla più, ma fa male Eve... fa male, troppo male" ripeté ancora una volta del suo dolore, forse aveva bisogno di sentirsi dire che non era colpa sua e che la scelta presa era quella giusta. Suo padre glielo ripeteva allo sfinimento, ma il papà è sempre il papà, no? Sfiorò con l'indice la mano di Evelyn e attese un suo gesto o parola in completo silenzio. Aveva bisogno della sua migliore amica, della sorella che aveva trovato nel castello, di colei che più di tutte le amicizie lì dentro, sentiva vicina.

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    Quando il suo corpo entrò in contatto con quello della tassorosso, Evelyn si irrigidì completamente. Le sembrava che qualcuno le stesse stringendo intorno delle catene che le impedissero di respirare regolarmente. Avvertì il suo cuore battere velocemente per l'ansia che si trasformò in paura quando udì un ululato giungere alle sue orecchie. I capelli di Emily si tinsero di un orrendo rosso sangue e la caposcuola chiuse gli occhi per sottrarsi a quei ricordi. Le mani che le accarezzavano la schiena sembravano artigli affilati e un odore di terra le iniziò a pizzicare il naso. Nonostante ciò, rimase immobile a farsi abbracciare ma fu tutto ciò che fece. Non riuscì a ricambiare in quanto era troppo impegnata a combattere quei ricordi che stavano tentando di farla affondare.
    Spalancò gli occhi solo quando avvertì la mano di Emily avvicinarsi pericolosamente alla sua cicatrice. Era pronta a sottrarsi ed allontanarla da sé quando, con un movimento ben calcolato, la mano cambiò direzione. Sembrava quasi sapere di dover evitare quel punto ma non era possibile...giusto?
    Non...non è un pro...blema. Evelyn non balbettava mai ma anzi, la infastidiva chi lo faceva eppure eccola a non riuscire a comporre una frase senza sentir tremare la sua voce. Sapeva che non era giusto sentire quelle sensazioni sgradevoli mentre abbracciava la sua migliore amica ma era qualcosa che non poteva controllare. L'unica cosa che poteva fare era sperare che finisse in fretta.
    Non riuscì a trattenere un piccolo e basso ringhio quando sentì la minaccia che venne rivolta alla rossa. Non le importava se la sua famiglia fosse un gruppo di mangiamorte potenti, se le avessero fatto del male lei l'avrebbe vendicata. Ormai non era più una ragazzina indifesa che aveva paura persino della sua ombra. Era un lupo mannaro e se loro avessero fatto del male a Emily, lei non si sarebbe fatta molti scrupoli a punirli.
    Non ti faranno del male. Non lo permetteremo. La sua voce fu ferma grazie alla determinazione. Né lei, né i suoi amici, né suo padre l'avrebbero permesso su questo aveva la completa certezza.
    Finalmente Emily si allontanò e se il volto della tassorosso era arrossato, quello della serpeverde era di un bianco cadaverico. Fece scontrare i suoi occhi azzurro ghiaccio con quelli cielo della rossa e il cuore perse un battito. Conosceva quello sguardo. Le stava per dire qualcosa di importante e non seppe perché ma improvvisamente le vennero in mente i sogni che aveva fatto, la mancanza dei soliti gioielli in argento, la mano che le accarezzava la schiena tranne in quel preciso punto...come se sapesse. Era possibile che avesse messo insieme i pezzi? Era intelligente ma nemmeno lei era riuscita con due miseri sogni a farlo. Possibile che lei ne fosse stata in grado? Oppure aveva sognato altro? Forse aveva sognato la sua prima trasformazione.
    Mille pensieri le vorticavano in testa e quando Emily parlò non seppe cosa provare. Era sollevata che non avesse scoperto nulla ma le coincidenze erano troppe per essere ignorate. Però, visto che era ancora la solita Evelyn che preferiva fuggire invece che affrontare la realtà, decise proprio di ignorarle e concentrarsi sulla caposcuola al suo fianco.
    I miei dicono sempre che fare la cosa giusta, molte volte, equivale a prendere la scelta più difficile. Una frase da ex corvonero e da chirurgo affermato che poche volte si era applicata alla furbizia serpeverde di Evelyn ma sapeva anche che era vero. Lei tentava di prendere la strada più facile e che più le conveniva ma non tutti ragionavano così e ora anche lei era costretta a non poter più basarsi su quei semplici valori. Ora era tutto diverso. Lei era diversa.
    Non è colpa tua. Quante volte si era sentita dire quella frase? Migliaia. Quante volte ci aveva creduto? Nemmeno una. Lei sapeva che la colpa era sua, della sua superficialità riguardo i sogni della sua migliore amica ma la situazione di Emily era totalmente diversa dalla sua. Non potevano paragonarle. Non devi sentirti cattiva o in difetto perché hai deciso di proteggere te stessa e la tua famiglia. Molti pensano che bisogna sempre cercare il bene nel prossimo, che bisogna dare una seconda possibilità e se non lo fai passi come una brutta persona. Quella era la visione di molti tassorosso, una visione che lei non aveva mai capito. Per alcune persone non c'è redenzione. Alcune sono condannate a vivere nell'oscurità o peggio ancora, scelgono di viverci e tu hai tutto il diritto di allontanarti da loro.
    Quella donna non avrebbe mai avuto un briciolo di amore materno e sentirsi in colpa per una persona del genere era inconcepibile.
    Non hai fatto nulla di male, hai fatto ciò che è giusto ed è normale che ti senti uno schifo perché è tua mamma ma sai quante persone hai salvato facendo questo gesto?
    La guardò dritta negli occhi senza sottrarsi allo sfioramento di mani Ems, le hai impedito di continuare a far soffrire la gente e sono davvero orgogliosa di te perché, anche se era difficile, hai fatto ciò che era giusto per te e per gli altri. Farà male per un po' ma ne hai affrontate tante e supererai anche questa.
    Era certa di quello. Emily era una delle persone più coraggiose che conoscesse e avrebbe superato anche quella prova a testa alta.
    E io sarò accanto a te ad ogni passo. Non ti lascerò sola. Era l'unica cosa che poteva prometterle in quel momento, l'unica che potesse darle e sperava che fosse abbastanza.


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    "L-la decisione più difficile" ripeté, come se dicendolo ad alta voce avrebbe in qualche modo assimilato quelle parole per farle il più possibile sue. Ed era vero, tutto quello che Evelyn le stava dicendo, era vero... ma era difficile riuscire a guardare in faccia il dolore che in quel momento stava provando, doveva ancora metabolizzarlo e sapeva che ci avrebbe messo molto tempo ancora. La ferita che era riuscita a rimarginarsi un po', adesso si era aperta di nuovo e sgorgava da essa il dispiacere più denso. Gli occhi di Evelyn si alzarono verso i suoi, andando a dirle che era una persona coraggiosa e che soprattutto, con quel gesto, aveva salvato tante vite... ironico che non stessero parlando di criminali sconosciuti, ma di sua madre.

    "G-grazie Eve, sentirti vicina mi aiuta tanto" e anche questo era vero, forse tra le cose più vere dette in quel bagno umido.
    "Wow" accennò un sorriso mentre tirava su col naso e si asciugava le guance bagnate coi palmi "dovevo far carcerare mia madre per farti parlare di nuovo così tanto" ci scherzò su, poggiando uno sguardo a tratti divertito per la sua stessa battuta e l'avrebbe gettata in acqua, se non fosse una situazione seria e in quella sua condizione.

    "Mi imbarazza un po' tornare fuori, andare in mezzo alle persone e fare finta di niente, tutti sanno quello che ho fatto e che è successo... il giornalista l'ha addirittura nominato il crollo del mito. Crudele... non trovi?" e chi l'avrebbe sentita Summer? Le aveva promesso di lasciarla in pace, ma sapeva che sarebbe durato poco, non si fidava di lei e di certo avrebbe aspettato il momento giusto per parlare con Evelyn di sua madre, ma sapeva che non le avrebbe detto niente. Che fatica essere adolescenti.

    "Hai visto tanta gente" si morse il labbro inferire "col giornale?"

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    Sentirsi dire di essere stata utile, in quel momento così difficile per la tassorosso, fu un sollievo per la serpeverde ma quel sentimento ebbe vita breve visto che, le parole successive che le vennero rivolte, furono una doccia fredda per Evelyn.
    Sapeva che la caposcuola stava cercando di alleggerire l'atmosfera ma purtroppo aveva scelto il modo sbagliato. Il senso di colpa la investì in pieno, facendole ricordare come li avesse allontanati per tutta l'estate.
    Scusa se non ho risposto a nessuna delle tue lettere e nemmeno a quelle degli altri. Era la prima volta che affrontava l'argomento, che faceva riferimento a quelle missive che aveva letto così tante volte tanto da impararle a memoria. Decise che poteva almeno togliersi quel peso, consapevole che non avrebbe peggiorato la situazione tra di loro ma anzi, forse l'avrebbe solamente migliorata. Volevo rispondervi ma avevo la testa altrove. Era l'unica verità che poteva concederle in quel momento. Non un menzogna ma nemmeno una sincerità totalizzante. Un compromesso che non avrebbe fatto del male a nessuna delle due.

    Evelyn tentò di mettersi nelle scarpe di Emily ma le risultava difficile capire l'imbarazzo della tassorosso. Lei non aveva mai dato peso aquello che gli altri pensassero sul suo conto. Persino durante le due dediche ricevute durante il ballo di San Valentino non era preoccupata di ciò che il resto di Hogwarts pensasse di lei ma ciò che le importava era la propria opinione su sé stessa quindi, per la serpeverde, era difficile comprendere le emozioni che scuotevano la migliore amica. Pure in relazione alla sua licantropia, non le interessava se avessero avuto paura o l'avessero discriminata: era più forte, veloce e aveva sensi più sviluppati. Era superiore in tutto, quindi perché ritenersi inferiore? Odiava ciò che era ma riusciva comunque a vedere la realtà delle cose.
    So che è difficile ma quello che pensano gli altri sul tuo conto dice molto su di loro ma nulla su di te. Hanno tutti degli scheletri nell'armadio e preferiscono parlare di quelli altrui perché sono troppo codardi da affrontare i propri. Tentò di pensare al motivo per cui lei non fosse colpita, almeno la maggior parte delle volte, dalle varie parole che le venivano rivolte. Superbia ed orgoglio erano forse i motivi principali ma purtroppo erano due concetti che poco avevano a che fare con la rossa. Come poterla aiutare? Se potessi, ti direi come ignorare i commenti cattivi ma non credo ci sia un modo universale, solo ricorda che quello che pensano di te non ti definisce. Era l'unico consiglio che poteva darle su un argomento che era così estraneo da lei. Se però dovesse comunque essere troppo complicato andare in mezzo agli altri, nessuno ti costringe ad uscire da questo bagno. Possiamo rimanere per tutto il tempo che vorrai. Sarebbe rimasta per giorni lì se fosse stato necessario, non sarebbe sparita nuovamente nel momento del bisogno.

    Aveva visto qualcuno con il giornale ma decise di non rivelarglielo. Aveva la sensazione che sarebbe stato solo peggio. Io non mi creerei di questi problemi. Molti sono delle zucche vuote. A mala pena leggono libri scolastici, davvero pensi che si mettano a leggere, di loro spontanea volontà, il giornale? Hai un'opinione troppo alta degli altri studenti.
    Tentò di infondere, nel suo tono di voce, il solito sarcasmo che fino a pochi mesi fa l'aveva contraddistinta. Doveva tentare di essere quella Evelyn ancora una volta perché era di quella persona che Emily aveva bisogno e non della sua copia sbiadita.



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    Emily Mills
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    Eve si scusò a distanza di un mese ormai dall'inizio della scuola, dato che stavano a fine settembre, e il cuore anche se sapeva la vera motivazione e le conseguenze che aveva subito la giovane caposcuola serpeverde, lo percepì stranamente più leggero... forse aveva bisogno di sentirsi dire quella frase. Anche solo per un cerchio che doveva chiudersi... forse avevano bisogno entrambe di quel momento per incollare un pezzo dei cocci frantumati di Evelyn. Non sarebbe mai tornata come prima, ma era pur sempre un inizio, no?

    Ascoltò con attenzione le sue parole, cercando di prendere più consapevolezza possibile di quel momento e di quello che erano gli altri, forse era vero, le voci non l'avevano mai definita, tutti potevano avere una versione diversa di Emily nella propria mente, ma la realtà la si poteva trovare solo col confronto diretto e aperto, e a volte neanche con quello se si finiva ancorati ad un giudizio personale e non oggettivo.
    Tirò su col naso, girandosi verso Evelyn mentre mordicchiava il labbro inferiore e sospirando annuì "hai ragione" doveva farsi forza. Aveva Evelyn, Zacharie e i suoi amici, neanche gossip witch era riuscita a definirla e a distruggerla, doveva solo tirarsi su e saltare l'ennesimo cerchio di fuoco.

    Sorrise davvero per la prima volta, dopo una lunga pessima giornata era arrivata la sua amica del cuore e col suo cinico sarcasmo stava portando il sereno.
    "Ha ragione tua mamma" si asciugò le guance con i palmi delle mani e tirò fuori dall'acqua i piedi, mettendoseli sul bordo vasca "senza la mia Cip, Ciop sarebbe persa" si tirò su, barcollando lievemente e le porse la mano per aiutarla ad alzarsi "sono pronta ad andare a fare la ronda, ma da sola non ci riesco, mi accompagni...?"

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    Felpa nera, occhiali come cerchietto, jeans aderenti chiari e Adidas bianche.
    Spilla caposcuola sul petto, altezza cuore.
    Capelli sciolti e con lievi boccoli.
    Lucidalabbra rossastro.
    Anello confondente d'oro.
    Broom Clock, con dentro il Manico di scopa: Hunter.
    Ideale per il ruolo di cacciatore: Velocità:10 \ Accelerazione:10+ \ Controllo:10+ \ Stabilità:9.5 \ Resistenza:8.5 \ Comfort:10
    Collana Tassorosso.
    Zaino: stoffa nera, ma con lo stemma dei tassi sulla facciata in alto.
    Bracciale Porta Bacchetta con Catenella Lessie e Braccialetto Tracking Bracelet.


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    Capitano della squadra di Quidditch.
    Membro dei C.R.E.P.A 2.0 [✖] e A.E.T.E.R.N.A.
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    Osservò Emily elaborare le sue parole. La vide pensierosa come se tentasse, con tutta sé stessa, di capire ed adottare la visione del mondo della serpeverde. Quando la vide voltarsi verso di lei, dandole ragione, seppe che la strada era ancora lunga. Il modo in cui si mordicchiava il labbro, il lieve sospiro, erano tutti segni di come ancora fosse difficile lasciare andare l'opinione che gli altri avevano di lei ma, almeno, era riuscita a farle capire il suo punto di vista. Con il tempo, forse, non si sarebbe fatta ferire dalle parole del prossimo. Sapeva però che era qualcosa che avrebbe richiesto tempo, soprattutto per qualcuno sensibile ed empatico come la caposcuola tassorosso.

    Tentò di non assumere un'espressione più cupa del solito quando la rossa si riferì a sua madre. Il suo ricordo ancora le bruciava. Era lontana da lei eppure non poteva smettersi di chiedersi se fosse andata dall'altra parte del mondo anche per mettere più distanza da loro. Forse lo aveva fatto inconsapevolmente, in fondo non voleva ancora ammettere apertamente di essere terrorizzata da ciò che la figlia era diventata. La faceva soffrire? Certo ma avere Emily al suo fianco ridimensionava il tutto. Sua madre era spaventata dalla sua nuova natura ma, almeno, una madre ce l'aveva ancora. Era più di quanto molti potessero desiderare.
    La mano che le venne porsa la riportò alla realtà, strappandola ai suoi pensieri. Per quanto volesse allungare la sua ed afferrarla, si alzò senza accettare l'aiuto. Se avesse sfiorato ancora qualcuno, sarebbe nuovamente crollata proprio come aveva fatto sul treno. L'abbraccio era stato così lungo ed intenso che aveva la sensazione che anche un minimo sfiorarsi le avrebbe causato l'ennesimo attacco di panico e non poteva crollare in quel momento, proprio quando Emily aveva bisogno che lei fosse forte.
    Sempre le rispose, consapevole che, anche se spezzata ed a pezzi, avrebbe fatto tutto quello che era in suo potere per starle accanto.



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