Hogwarts: Il Paiolo Magico - {Harry Potter GDR}

Preside, devo confessarmi. Ha due minuti per un piccolo pulcino?

Per il preside Huxtable

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    Io e la pazienza, ora, ci stiamo inviando qualche cartolina.

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    Serpeverde
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    Mi trascinai, non senza incespicare a causa del vestito da pollo, verso l’ufficio di Huxtable. Lungo la strada, lastricata di insulti e di imprecazioni nei confronti di Evelyn Castel ed Emily Mills, per mia fortuna non avevo incontrato nessuno. Tuttavia, avevo disseminato una scia di moccio che non mi avrebbe fatta passare inosservata; a un certo punto alle mie spalle si era persino materializzato un elfo che aveva iniziato a spazzare il pavimento e a levare quel nauseabondo muco dal pavimento. Di tutta risposta, l’avevo mandato al diavolo.
    Quando arrivai di fronte all’ufficio di Huxtable sentii le mie gambe – o avrei dovuto dire “zampe”, visto il travestimento che quell’infame della Mills si era divertita a cucirmi addosso al posto della divisa? – tremare. Ero stata convocata diverse volte nell’ufficio del preside, ma non mi era mai capitato di recarmici con un costume da pollo e il moccio grondante dal naso. Ma, come si diceva, per tutto c’è una prima volta, anche per perdere la dignità di fronte alla più autorevole carica scolastica.
    Deglutii nervosamente e, subito dopo, pronunciai la parola d’ordine. I Gargoyle, che ormai dovevano aver imparato a riconoscere, si spostarono, aprendo di fronte a me la scala che m’avrebbe condotta al cospetto di Huxtable.
    Una zampa dietro l’altra, non senza fatica, risalii la chiocciola e mi trascinai di fronte alla scrivania del Preside. Con l’ala, che anticamente avrebbe dovuto essere la manica della divisa, andai ad aggiungere dell’altro moccio a quello che già avevo levato dal mio viso ma che, almeno in parte, si era incrostato e appiccicato alla base del mio naso e su parte della guancia destra.
    “Breside Huxdable, buodgioddo” esordii, con ben poca credibilità.
    Quel costume da pollo era qualcosa di altamente imbarazzante. Poco distante da me c’era il Cappello Parlante, che avrei volentieri mandato a quel paese per aver inserito Evelyn nella mia stessa Casa d’appartenenza.
    “Dono venuda gui berché Ebily Bills e Ebelyn Gasdel, le due Brefedde Tassoroddo e Serbeberde, mi hanno aggredita e disarbata. Ho baura e bisodno di brodezione” esordii, sperando che tra i primi provvedimenti che il preside Huxtable desiderasse adottare vi fosse l’opzione di togliermi di dosso quella maledizione e di trasfigurare di nuovo il mio costume da pollo nella divisa di Serpeverde.
    Deglutii, abbassando lo sguardo e assumendo un’aria costernata.
    “Bi haddo aggredita bendre ero disarbata. Se lei mi doglie guesda maledizione io bosso sbiegarle tutto e assuberbi le bie resbonsabilità”.
    Tirai su rumorosamente col naso, mentre del moccio cadde per terra, producendo un sinistro rumore. Provavo disgusto io stessa di fronte quella scena, per questo non riuscivo a trovare il coraggio di alzare gli occhi su Huxtable. Non almeno finché il mio aspetto non fosse tornato quello consueto di sempre.

    Summer Sawyer-Butler

    Serpeverde ◆ III anno ◆ 13 anni ◆ Scheda
     
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    Drew Tormod Huxtable
    «L'universo non è vuoto...
    Con l'arrivo di maggio, il professor Huxtable era sommerso di impegni in vista della conclusione dell'anno scolastico. Tra registri da controllare, esami GUFO e MAGO da organizzare, lettere da inviare, studenti vicini alla bocciatura da richiamare eccetera, le giornate del preside erano frenetiche e senza sosta. La sua scrivania era in uno stato che farebbe rabbrividire qualsiasi patito dell'ordine, con fogli, buste e pergamene sparse ovunque, e solo un piccolo spazio vuoto dove era appoggiata una tazzona di tè fumante e un piattino con su dei dolcetti rotondi colorati.
    "Oh abbiamo visite..." commentò tra sé e sé quando sentì il suono familiare del meccanismo dell'accesso alla presidenza attivarsi. Gli risultò strano che chiunque fosse l'ospite ci stesse mettendo così tanto a salire le scale a chiocciola. Chi sarà mai? Michael Sant'Elia? StellaGiulia Clarke? Oppure... "Signorina Sawyer! Qual buon vento." esclamò sorpreso, notando la bizzarra tenuta nella quale si era presentata dinnanzi a lui. Summer Sawyer-Butler era una figura familiare nella presidenza; di solito veniva convocata per aver combinato qualche guaio, ma in quel caso si era presentata senza alcun richiamo, cosa che - assieme al costume da pollo che indossava - suscitò la curiosità di Drew.
    La serpeverde era evidentemente mortificata da quella situazione, tanto che non osava nemmeno guardare negli occhi il preside. Quest'ultimo ascoltò in silenzio le prime parole proferite dalla ragazza, non senza difficoltà viste le sue vie aeree intasate. Ovviamente non ci pensò due volte a terminare l'effetto degli incantesimi subiti dalla ragazzina, detrasfigurando il costume avicolo nella normale divisa di Hogwarts e liberando le sue vie respiratorie.
    "Mi racconti fin dall'inizio... ha citato le signorine Mills e Castel, ho capito bene? Mi sembra strano un comportamento del genere da parte loro, d'altronde sono state elette prefette anche per la loro serietà. Venga, si sieda qui..." disse indicando la poltroncina che si trovava davanti alla scrivania, sulla quale la serpeverde si era seduta già diverse volte nel corso dell'anno. "Già che è qui... mi aiuterebbe a ordinare questi documenti in ordine alfabetico?" chiese, indicando una pila di fogli denominati "Lettere di richiamo I e II anno da inviare ai genitori". La presenza di due mani in più faceva proprio al caso suo in quel momento e la serpeverde era capitata a fagiolo.
    "Vuole un mochi? Me li ha regalati mio figlio quando è tornato dal suo viaggio in Giappone..." offrì poi indicando il piattino con i dolcetti colorati.
    ...L'universo è pieno di cose meravigliose».
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    Serpeverde
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    “…Sawyer-Butler” mormorai, a mo’ di correzione.
    Questa moda che tutti voi avete di storpiarmi il cognome deve finire! pensai illogicamente, come se l’errore in merito alla mia anagrafica fosse in quel momento la priorità assoluta. E, considerato il costume da pollo che Emily Mills ed Evelyn Castel si erano prodigate a cucirmi su misura, dubitavo lo fosse.
    Abbassai lo sguardo, fissando i piedi della cattedra, mentre il preside Huxtable, probabilmente spinto da magnanimità o forse solo perché il suo ruolo da dirigente lo richiedeva, con un tocco di bacchetta fece tornare la mia uniforme tale e quale a come avrebbe dovuto essere; anche il moccio era sparito. Per sicurezza, quasi a volermene sincerare ulteriormente, tirai su con il naso.
    “Le sembra strano perché sono furbe, profes… preside” esordii risoluta, scostando la potrona e sedendomici sopra. Non che il preside m’avesse invitato subito a farlo, ma ritenni opportuno trovare un posto in cui trascorrere gran parte del tempo che avrei passato in quell’ufficio. Perché avevo la sgradevole sensazione che la mia visita non sarebbe durata tanto poco.
    Mi sedetti con le gambe incrociate affondando nella poltroncina, come se quella fosse una visita di piacere e non una convocazione autoindotta. La mia non era di sicuro una postura adatta né al luogo in cui mi trovavo, né alle circostanze, ciò nonostante non lo ritenni un problema importante; ciò che contava in assoluto era mettere in difficoltà Evelyn ed Emily.
    “Se la serietà è disarmare una studentessa indifesa e accusarla di crimini che non ha mai commesso… sì, preside, sono serissime”.
    Alzai gli occhi al cielo. Avevo pronunciato quelle parole lasciando trapelare un profondo sarcasmo. Non che fosse un segreto l’ostilità che nutrivo nei confronti delle due inseparabili amiche, tuttavia quella volta avevo proprio il dente avvelenato, visto che non mi avevano nemmeno dato l’opportunità di difendermi.
    “Se vuole, come sempre, io sono disponibile a sorseggiare un tè con del Veritaserum, se è illegale me ne frego, preside. Sa, semmai non mi credesse…” suggerii con veemenza, certa che quelle parole avrebbero sicuramente fatto capire all’insegnante quanto fossero sincere le mie parole. La carta del Veritaserum avevo imparato a giocarla per cercare di far trapelare le mie buone intenzioni, anche quando queste ultime mancavano.
    Mi passai una mano tra i capelli, scostando il ciuffo che, nel frattempo, era caduto sui miei occhi.
    “Dunque, da dove dovrei cominciare? Sì, credo che il ballo di San Valentino sia il punto di partenza migliore”.
    Serrai un momento le labbra, facendomi pensierosa. Ero certa che il preside avesse avuto già diverse informazioni in merito. Io stessa avevo parlato apertamente della faccenda con la professoressa Graël, che non era solo la direttrice di Serpeverde, ma anche la vicepreside in carica, motivo per cui ero più che convinta che il preside sapesse già tutto.
    “A San Valentino mi sono comportata male. Non solo io, ma questo lei lo sa già. Io mi assumo la responsabilità delle cose che faccio io o che subisco io, non di quello che fanno gli altri. Io odio la Mendel, di Tassorosso, questo anche lo sa, giusto?”
    Cominciai con delle premesse piuttosto ovvie, come se l’odio che nutrivo nei confronti di Pam Mendel fosse propedeutico per comprendere la trasfigurazione alla base della mia divisa o il muco che colava copiosamente dalle mie narici.
    “A San Valentino, boh… dicono che l’amore è nell’aria, ma galoppava tanto astio nella Sala Grande. Ho litigato con la Mendel, poi la Castel cercava vendetta contro di me. La Castel, non so se lo sa, ma mi odia perché le ho fatto capire che lei ama Stradling. Cioè, si rende conto, preside? La Castel mi odia perché ho sbloccato la sua friendzone. Assurdo!”
    Mentre raccontavo, con particolare enfasi, saltellavo sulla poltroncina, che di tanto in tanto emetteva qualche rumore sinistro, come se una delle molle sotto il cuscino avesse deciso di saltare sotto il mio peso. Avevo le braccia spalancate al cielo in segno di sgomento, a voler sottolineare quanto trovassi assurdo il fatto che la Castel avesse deciso di odiarmi solo per averle aperto gli occhi.
    “Cosa?”
    Aggrottai le sopracciglia quando Huxtable, con estremo candore, mi chiese di aiutarlo a sistemare un plico di pergamene poco distante, alla mia sinistra. Mi voltai a guardare le scartoffie incriminate, con un sopracciglio inarcato.
    “E’ un modo gentile per dirmi che sono in punizione, preside?” domandai con perplessità, alzandomi senza aggiungere altro e andando, letteralmente trascinandomi, a recuperare le buste, sulle quali c’era la dicitura lettere di richiamo da consegnare ai genitori. Erano del primo e del secondo anno.
    “C’è anche quella per la Mendel, qua dentro?” domandai con sincera curiosità, sperando in una risposta affermativa. L’avrei scoperto se solo le avessi messe in ordine. Solo per saziare la bramosia di curiosità iniziai a prodigarmi nel riordinare quelle buste.
    “Dov’ero rimasta? No, la ringrazio ma declino la sua offerta preside, preside. Sembrano viscidi…”
    Osservai i mochi con aria sospettosa, prima di tornare a occuparmi delle buste e del mio racconto. La mia versione dei fatti doveva essere intessuta in maniera egregia per riuscire a mettere in difficoltà Evelyn ed Emily.
    “Ah, sì, le stavo dicendo che a San Valentino ho fatto una dedica alla Castel, che a quanto pare non ha apprezzato. Ho detto davanti a tutti che la Prefetto di Serpeverde mi bullizza quando siamo da sole. Non lo fa davanti a tutti, non ha il coraggio di far vedere le sue bassezze. A differenza mia, che sono onesta, lei agisce nella disonestà e colpisce alle spalle, per poi far ricadere la colpa su di me. Dà per scontato che voi professori ormai puniate me e ignoriate le sue azioni, me lo ha anche detto lei”.
    Non me lo aveva detto, chiaramente. Però l’avevo intuito io e avevo dato voce a quell’intuizione servendola al preside Huxtable su di un vassoio d’argento.
    “Ecco, così arriviamo alla giornata di oggi. Io non mai ho digerito la Mendel che mi ha trasformata in zucca, lo ammetto. Perché… merda, ma la A l’avevo già sistemata… uff! Questa da dove esce?!”
    Alzai gli occhi al cielo, incurante d’aver usato un’imprecazione inadatta all’ufficio del preside. Ma ormai, con tutte le punizioni che avevo preso nel corso dell’anno, anche Huxtable si era sicuramente abituato al mio frasario scurrile e non sempre adeguato al contesto, così non mi presi nemmeno la briga di scusarmi per essermi lasciata sfuggire quel merda.
    Mi prodigai nell’infilare la busta con la lettera A tra quelle che avevo già riordinato in ordine alfabetico, premurandomi di posizionarla al punto giusto. Solo dopo averla collocata, tornai a raccontare a Huxtable la questione.
    “Oggi ho pedinato la Mendel. Sembra da matti, ma no, non la pedino perché la amo. Sia ben chiaro! Cioè, l’ho pedinata perché ho capito che sta facendo cose illegali ultimamente e ne ho avuto le prove. Era nei pressi della Foresta Proibita, io volevo pietrificarla lì e poi venire a chiamare la prof. Graël per farla espellere e ottenere la mia vendetta. Poi vabbè, mi sarei presa anche io il cazziatone, ma amen. La Mendel sarebbe stata nei guai, sa che meraviglia?!”
    Con aria estasiata osservai il preside. Sembrava avessi appena avuto un’apparizione divina, invece mi stavo solo crogiolando al pensiero che Pam Mendel potesse venire castigata, senza soppesare l’opzione di aver appena ammesso di essere a mia volta stata clandestinamente in una zona proibita agli studenti.
    “A quel punto… PORCA MORGANA, NO!”
    Mi portai le mani alle tempie con un gesto disperato e le lasciai scivolare lungo le guance, trascinando la pelle del viso verso la bocca e fissando con orrore il pavimento. Le buste mi erano scivolate di mano ed erano andate a mescolarsi tra di loro sul tappeto sotto la cattedra. Per fortuna quelle riordinate erano ancora sulla scrivania di Huxtable, perciò tirai un sospiro di sollievo.
    Mi chinai per raccogliere frettolosamente, rimettendole sulla scrivania del preside.
    “Insomma, ce la farò a finire questo racconto… Dicevo? Ah, sì...” esordii, per tornare sulla strada principale della narrazione. Mentre giravo le buste e ne leggevo sul dorso i cognomi degli studenti, venendo così a scoprire in anteprima chi avrebbe ricevuto una lettera, mi chiesi come mai non mi fosse ancora venuta alla mano quella di Lachlann Drummond.
    Strano, sarà sicuramente in mezzo. Sarebbe una delusione sapere che non gliene viene spedita nemmeno una!
    “…la Mendel è finita su una trappola dei bracconieri. Lo sapeva che si aggirano nei pressi di Hogwarts?”
    Non c’erano realmente bracconieri; in verità la trappola l’avevo posizionata io, ma Huxtable questo non poteva saperlo.
    “Quando la Mendel ci è salita sopra ho sentito uno scatto, io mi sono fiondata in avanti per spintonarla via ed evitare di farla volare via, ma lei no… si è messa a urlare e invece che ringraziarmi ha iniziato, come al suo solito, a prendermi a pugni. Lo sa, preside, che la Mendel di Tassorosso è una persona violenta? Sembra una santa, ma non lo è. Guardi qui che livido mi ha fatto”.
    Lasciai per un istante perdere le buste e mi scostai la manica della divisa, alzandola e mostrando un livido che mi ero procurata nell’impatto con la caduta.
    “Poi la Mendel ha preso a dimenarsi, io mi difendevo e sferravo pugni e boh… il ramo si è tipo rotto, noi siamo cadute e la Mendel ha picchiato la testa. Io ho cercato di salvarla, a quel punto ho messo da parte tutte le divergenze, ma io non ricordavo la formula. Perciò ho cercato di tamponarla con la mia sciarpa e poi sono arrivate la Mills e la Castel, tutte trafelate, che mi hanno disarmata dicendomi che sarei andata ad Azkaban e che mi avrebbero fatto espellere. Poi mi hanno colpita con quella maledizione del naso, la Castel, che ha detto che me lo meritavo. E poi la Mills con quella storia del pollo. E la Mills mi ha anche raccontato di spiattellare in giro i segreti della mia famiglia. Lei è tipo una sorta di veggente, tipo una ciarlatana del genere, mi ha raccontato cose su mia… sulla donna che mi ha messo al mondo e… mi ha ricattata. Su una persona morta, capisce, preside? Ricattata! Non mi sento al sicuro… invece che punirci come si deve, portarci da lei o dalla prof. Graël, ci hanno aggredite, disarmate e hanno fatto del male anche a Pam Mendel, per far credere a chiunque l’avrebbe… avesse? Avrebbe… boh, insomma, ha capito… chiunque la vedeva che ero stata io a picchiarla a sangue. Ma non ho fatto niente!”
    Mi ero persino dimenticata delle buste da riordinare; le avevo accantonate su ltavolo e c. Avevo parlato concitatamente, trasportata da quella vicenda, che avevo naturalmente arricchito anche di particolari fantasiosi tanto per condirla al meglio e far passare anche alla Mills e alla Castel un brutto quarto d’ora. Avevo messo in discussione il loro modo di aver gestito le cose di fronte al preside. Mi sentivo davvero una divinità. Avrei scontato la mia punizione, certo, ero stata nella Foresta Proibita, ma almeno avevo dalla mia che Evelyn ed Emily c’erano a loro volta state agendo non come ci si aspetta da un prefetto e Huxtable, che mi aveva vista entrare in quello stato pietoso nel suo ufficio, sprovvista del mio catalizzatore, aveva avuto le prove che sulla storia del pollo e dell’aggressione non avevo mentito.
    Ahi, ahi, ahi… il distintivo quando me lo dai, Castel?

    Summer Sawyer-Butler

    Serpeverde ◆ III anno ◆ 13 anni ◆ Scheda
     
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    Drew Tormod Huxtable
    «L'universo non è vuoto...
    Il preside ascoltò in religioso l'intero racconto della serpeverde, che non si tirò indietro a descrivere ogni singolo dettaglio della sua versione. In questi anni Drew aveva imparato a conoscerla, e la cosa era sia un bene che un male per la ragazzina.
    Il bene è che Drew riusciva a vedere aldilà delle apparenze, sapeva che parte della colpa dietro ai suoi comportamenti e alle situazioni in cui finiva era da ricercare nell'educazione impartita dalla famiglia, nonché nella situazione familiare non proprio idilliaca in cui viveva. Il preside era certo che avesse potenziale per crescere e maturare come molti "teppistelli" avevano fatto nel corso degli anni che aveva trascorso a Hogwarts. Non era qualcuno di irrecuperabile, insomma.
    Il male era che ormai, dopo le sue visite mensili in presidenza, aveva più o meno capito quando crederle, quando non crederle e quando crederle solo parzialmente. Solitamente quando iniziava a parlare ininterrottamente come una mitragliatrice era segno che si era preparata a puntino tutto il discorso. Ancor peggio quando nel mezzo del discorso usava espressioni del tipo "mi assumo le mie responsabilità MA..." oppure "ammetto di essere parzialmente nel torno MA...". Insomma, alla fine di tutto il preside pensava che dicesse la verità per quanto riguardasse l'aver subito l'incantesimo del costume dalle accusate - se la serpeverde avesse voluto auto-infliggersi qualcosa per incastrarle avrebbe scelto qualcosa che non l'avrebbe ridicolizzata davanti a tutti - mentre tutto il racconto nella Foresta Proibita sembrava troppo... perfetto per darle ragione.
    "Convverrà, signorina Sawyer-Butler, che ho bisogno di sentire la versione dei fatti delle tre studentesse da lei citate prima di prendere dei provvedimenti. L'unica cosa di cui sono certo è che entrare nella Foresta Proibita sia contro le regole della scuola. La Foresta è un luogo pericoloso, dovrebbe ritenersi fortunata ad essere qui davanti a me più o meno illesa. Ora, siamo alla fine dell'anno, non ho molto voglia di organizzare una punizione di gruppo mentre tutto lo staff scolastico è obliterato di lavoro. Potrei lasciar scivolare questa infrazione... ma voglio vederci chiaro su quello che è successo." Il tono del preside non era particolarmente severo, però aveva smesso di organizzare le sue scartoffie per guardare dritto negli occhi la ragazzina, da sopra i suoi occhiali. A quel punto Drew aprì un cassetto e iniziò a rovistare, per poi prendere tre fogli bianchi e tre buste vuote.
    "Mi aiuti a scrivere il contenuto delle lettere che spedirò alle signorine Castel, Mills e Mendels per richiamarle nel mio ufficio." Ovviamente non aveva alcuna intenzione di spedire ciò che la serpeverde gli avrebbe fatto scrivere, era un test per vedere fino a dove si sarebbe potuta spingere... "Le ricordo che le lettere conterranno la mia firma. Quindi ci sto mettendo la mia faccia per dare voce alle sue parole." Voleva vedere se la Serpeverde sarebbe riuscita a essere seria e responsabile davanti al compito affidatole o se avrebbe continuato la sua scenata. Vediamo se Medea ha ragione sul suo conto, pensò il preside.
    ...L'universo è pieno di cose meravigliose».
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    Serpeverde
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    Parlai tutto d’un fiato, senza quasi mai lasciare al preside l’opportunità di replicare. Non volevo essere interrotta prima di poter tessere la mia enorme ragnatela. La trappola per Emily Mills ed Evelyn Castel doveva intersecarsi perfettamente con quella ordita per mettere nei guai Pam Mendel; se solo avessi fatto un passo falso, avrei rovinato l’intera operazione, un po’ come quando in un puzzle si dimostra sufficiente un pezzo sbagliato per mandare all’aria tutto il resto della composizione. Tuttavia, non avevo soppesato l’opzione che Huxtable potesse gradire di conoscere la versione delle altre tre studentesse in questione. Mi morsi la lingua, restando impassibile e fissando il preside con un finto sorrisetto di circostanza.
    “Certo, ha ragione. Ognuno ha diritto a un avvocato” risposi facendo spallucce. Non sapevo cosa volesse dire quella frase, ma mio padre la usava spesso e suonava alle mie orecchie come qualcosa di minaccioso; non vedevo l’ora di poterla usare in una situazione pratica e ora che mi si era palesata la possibilità di farlo non esitai un solo istante. Mi sentii forte e potente per un istante, salvo poi tornare ad ascoltare il preside con ossequiosa attenzione per cercare di capire quale destino mi stesse riservando.
    Cioè, io entro nella Foresta Proibita e non vengo punita perché è fine anno?! Tooooop! Lo dico sempre che sono la preferita della Graël, adesso lo sono anche di Huxtable!!!
    Soddisfatta delle conclusioni a cui ero giunta, annuii con aria remissiva, anche se dentro di me facevo i salti di gioia. Quelle affermazioni del preside erano una sorta di monito per il futuro, ma mi stavano anche sgravando dall’ipotesi che mio padre fosse informato dell’ultima malefatta. Speravo che Huxtable soprassedesse e che non avvisasse mio padre, ma, perché le mie speranze diventassero certezze avrei dovuto, avrei dovuto continuare a recitare la parte della studentessa costernata e dispiaciuta per quanto accaduto.
    “Posso farle regalare un paio di occhiali da mio padre, se vuole vederci chiaro” scherzai, in maniera del tutto fuori luogo. Mi resi conto che quell’affermazione infelice fosse un goffo tentativo di sviare l’attenzione del preside e indirizzarla altrove; quel vederci chiaro continuava a risuonare nella mia mente, rimbalzando da una parete all’altra del mio cervello vuoto e facendo un rimbombo quasi assordante. Il timore che Sean potesse venire a conoscenza di quanto accaduto, invece, mi spaventava davvero.
    Huxtable smise per qualche istante di sistemare scartoffie e si soffermò su di me, fissandomi negli occhi quasi stesse cercando di scrutare all’interno della mia anima alla ricerca di un barlume di sincerità. Ricambiai il suo sguardo con un sorrisetto ironico, lasciando trasudare una punta di disagio.
    Dannazione, cosa ha in mente? pensai, sulle spine.
    “Oh? Sì, sì, gliele scriva pure. Se vuole gliele detto io” mi offrii, poi, sollevata dal fatto che le lettere fossero indirizzate alle altre tre studentesse e non a Sean Sawyer-Butler. La paura che un gufo potesse becchettare al vetro del suo ufficio con pergamena recante il sigillo di Hogwarts mi aveva fatto perdere vent’anni di vita. E io nemmeno li ho vent’anni.
    “Certo. Le lettere conterranno solo la verità” confermai, convinta.
    “Allora: per la Mendel può scrivere che andava di frequente nella Foresta Proibita e che è stata sorpresa più volte. Io alla fine ho contribuito a far venire a galla il suo segreto e a metterla al sicuro da quelle bestie”. Feci una piccola pausa, prima di aggiungere accorata: “Lo vede? Tutti pensano che sono cattiva, ma in verità io l’ho fatto per il bene della Mendel. Per proteggerla da creature brute e cannibali”.
    Non avevo idea se ci fossero creature brute e cannibali nella Foresta Proibita; non seguivo Cura delle Creature Magiche e le mie conoscenze, pertanto, si limitavano a quanto contenuto nel regolamento o a ciò che ci era stato riferito da Prefetti e Capiscuola nel corso degli anni.
    “Per la Castel e la Mills la lettera non si discosta tanto: abuso di potere per vendetta personale, priorità a vendicarsi invece che a salvare la Mendel, gusto di far finire me nei guai perché fondamentalmente non mi sopportano e sono invidiose del mio successo e della mia popolarità… devo continuare?”
    Regalai un sorrisetto sarcastico in direzione del preside; avevo parlato con candore, ma avevo esposto quelle che erano secondo me le reali motivazioni per cui Evelyn ed Emily avevano gestito la situazione in quel modo. Feci spallucce, per poi aggiungere: “Io non sono una studentessa modello. Sono egoista, poco studiosa e non ho molto spirito di solidarietà. Ma, e questo glielo posso garantire con fermezza, non avrei mai gestito quella situazione in quel modo se fossi stata un Prefetto”.
    Annuii con vigore accompagnando quelle parole, giusto per convincere Huxtable della sincerità di quanto stessi dicendo.
    “Cioè, certo, le avrei punite, ma non le avrei messe nei guai. Non davanti a un’altra studentessa, per capirci. Quando si infrangono le regole, bisogna farlo da furbi, non da idioti. La vendetta, come dice sempre anche mio papà, è un piatto che va servito freddo. Io, ad esempio, avrei salvato la Mendel e poi avrei consegnato me stessa personalmente in pasto a un docente, fregiandomi della gloria d’averla colta con le mani in pasta. Mi sarei beata della conseguente popolarità che sarebbe scaturita da quel gesto e avrei fatto in modo di distruggere la credibilità di quella persona. Non l’avrei colpita da disarmata, quello è da vigliacchi. Credo sia una delle prime cose che ci ha spiegato la Harper quando abbiamo fatto lezione sui duelli”.
    Forse certi dettagli e certi commenti avrei potuto risparmiarmeli. Ero pur sempre al cospetto del preside, non della mia migliore amica. Ma, così facendo, speravo di riuscire a tirare acqua al mio mulino e di ottenere la clemenza del preside. L’unico vero obiettivo non era portare a casa una punizione, ma evitare che un gufo sopraggiungesse a Villa Sawyer-Butler.

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    Serpeverde ◆ III anno ◆ 13 anni ◆ Scheda


    Edited by Kiss The Rain - 25/9/2023, 12:41
     
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