Hogwarts: Il Paiolo Magico - {Harry Potter GDR}

No one said it was easy, no one ever said it would be this hard

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    Io e la pazienza, ora, ci stiamo inviando qualche cartolina.

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    Apro anche io la mia dashboard meglio tardi che mai! Ma siccome non so cosa scrivere, mi presento con delle canzoni, che forse sono più interessanti di me :pat:


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    can you hear me? spotify insp. by ms. atelophobia
     
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    We can't cry the pain away,
    We can't find a need to stay
    There's no more rabbits in my hat to make things right

     
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    E siamo solo mostri con una grande paura di trovare un bambino sotto al letto
    Come se dovessi mostrar di me quello che ancora, no, non sono stato mai.

    Sceglidiamartisempre
     
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    Summer VS il Pugnacio.
    Una diapositiva della lezione in corso.

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    ~ Kharis
     
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    Da mesi non piove e la siccità inghiotte tutto. Oggi però apro la finestra e le nuvole avvolgono la valle. Soffici, lattiginose e impalpabili, cariche di pioggia e delle aspettative che la giornata s’aspetta da me.
    Non piove da mesi e la terra si spacca. Enormi solchi segnano i campi come profonde cicatrici, come quelle stesse crepe che si sono aperte nel mio cuore quando, quel giorno, nel vento la tua voce è volata verso l’alto.
    Piove sul letto del fiume, dove l’acqua ha smesso di correre, come il sangue nelle tue vene. Qualcuno, quel giorno, mi ha detto che, quando si ferma il cuore, non si ferma l’amore. Quello continua a correre, perché non tiene conto della vita, ma si lega all’anima. È come un tatuaggio, che si imprime per sempre nella coscienza, ricordandoti la cesura che c’è tra la tua vita di prima e quella da ora in poi. Che ogni volta che lo guardi sorridi. Ripensi a quanto sei stato felice, ma anche ai lati positivi della vita.
    Piove nel cortile di casa, dove tracce di segatura si nascondono tra le fughe delle beole, quando tu, con l’ascia, preparavi la legna per l’inverno, dove adesso, invece, un cucciolo dorme beato, godendosi la frescura che interrompe l’aria primaverile.
    Piove sull’aia, dove le galline non ci sono più e al loro posto rimane il petricore e il muschio, verdeggiante testimone di un tempo che fu, che segnala che la bussola del cuore non andrà a perdersi.
    Nevica sulla cima della montagna. Posso vederla dalla finestra. Emerge dalle nubi, come un faro nella nebbia. Si staglia alta, enorme, imponente. Quella cima dove ho imparato a sciare, dove un pezzo di cuore si perde nei ricordi ogni volta che indosso un paio di sci e lascio che l’aria sferzi il mio viso, dietro una maschera di protezione e solitudine.
    Piove, in una dannunziana danza sotto la pioggia, di un’Ermione che non comprende l’amore dell’uomo che la brama. Piove come se del sangue risalisse dall’inferno per dare a questa purgatoriale realtà una parvenza di paradiso.
    Piove perché ne abbiamo bisogno. Perché l’acqua è vita e perché la pioggia può nascondere le lacrime meglio di qualsiasi altra bugia, meglio anche di un paio di occhiali da sole.

    2015-2023
    Manchi, ogni giorno sempre più ♥

     
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    Oggi ho ricevuto il saluto più bello del mondo: «e comunque, dall’ultima volta che ci siamo viste, sei dimagrita».

    Uno schiaffo di autostima, una volta ogni tanto.

    :frog:
     
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    Oggi gira così.
    Istinto omicida.
    Avessi una bacchetta, direi AVADA KEDAVRA.
     
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    #Summer2023
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    + Rubami la notte
    Pinguini Tattici Nucleari
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    + She's the one
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    + Here without you
    Three Doors Down
    can you hear me? spotify insp. by ms. atelophobia
     
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    Quei giorni in cui certe canzoni sembrano parlare di te. E anche Spotify, in macchina, mentre torni dal lavoro te lo ricorda esumando canzoni che nemmeno ricordavi più di sapere a memoria.
     
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    Cara mamma,
    vorrei chiederti come stai, ma forse non è la domanda adatta per iniziare una lettera che tu non avrai mai l’occasione di leggere. Lo dico con una certa amarezza, ma vorrei sapessi che non è stato facile – e non lo è tuttora! – crescere da sola. Sì, da sola, perché non penso che papà sia una presenza costante nella vita. Così preso da sé stesso e dalle sue preoccupazioni, a volte si scorda persino della mia esistenza. Quest’anno, ad esempio, si è dimenticato del mio compleanno. E dire che cade il giorno di Natale… è pressoché impossibile dimenticarsene. Ma vabbè, ormai ho imparato a convivere con il suo menefreghismo.
    Ci sono mattine in cui ancora mi sveglio sperando che la tua assenza sia solo un brutto incubo. Spero sempre di aprire gli occhi e di poterti ritrovare seduta ai piedi del mio letto, con un bicchiere di succo di zucca. “L’unico, Summer, perché lo zucchero fa male”, me lo ripetevi ogni mattina, ma poi io ne bevevo altro di nascosto e chiedevo a Bill di coprirmi. Se solo sapessi quanto zucchero in eccesso ho dovuto ingerire per addolcire l’amaro che mi hai lasciato in bocca…
    Sai, mamma, la vita non è per niente facile. Qualcuno potrebbe farmi notare che a tredici anni potrei saperne poco e niente della vita, forse a ragione, oppure no. Ma credo di saperne abbastanza per poterti spiegare quella tremenda sensazione che si prova quando si sta per morire ma la vita va avanti, lenta e inesorabile, pronta a fotterti sempre un po’ prima di riderti in faccia. Un po’ come quando cerco, con tutte le mie forze, di incamminarmi lungo quel sentiero lastricato che porta al cimitero dietro casa ma poi mi mancano le forze. Scendo le scale, le mani in tasca, il cuore in frantumi e ci provo in continuazione. Sono anni che tento di percorrere quei pochi passi, che però sembrano più difficili di una maratona. Il mio cuore mi dice di venire a trovarti, perché anche tu hai bisogno di compagnia, ma la mia ragione mi impone di non farlo. È troppo doloroso pensare che tu sei lì sotto, invece che seduta sul divano accanto a me, pronta a pettinarmi i capelli che si sono aggrovigliati dopo lo shampoo o a sgridarmi mentre mi rimpinzo dei cupcakes che cucina Bill. A proposito, papà ha deciso di tenere ancora con noi quell’inutile elfo. Crede che sia un buon amico per me e che faccia bene le tue veci. Ma si sbaglia, lo sai? anche perché sostituirti è impossibile. E poi non l’avrei mai creduto possibile, ma anche io ho un’amica. Si chiama Margareth, però lei è a Corvonero. Non pensavo di poter diventare amica di una persona tanto diversa da me. Margareth è buona, dolce e gentile. Ha sempre una parola o un gesto gentile per me e ha voluto provare a starmi accanto anche quando io non ho fatto niente di buono per lei. Mi chiedo cos’abbia visto in me, mamma, perché io fatico a comprendere come una persona tanto diversa da me possa avermi scelta. Io le voglio un gran bene e sono sicura che ti sarebbe piaciuta tanto, perché è buona e brava com’eri tu. E sorride sempre, cosa che a me viene un po’ difficile da quando te ne sei andata.
    Qualche giorno fa ho ricevuto una lettera da papà. Una delle sue solite pergamene telegrafiche in cui mi ricorda quanto sia importante che io onori il buon nome di famiglia. Stranamente si è dilungato più del solito, sottolineando l’importanza anche di avere dei bei voti e quanto per lui sia importante che io un giorno riesca a diventare Prefetto. Ti dirò la verità, mamma. A me non frega una morganazza secca d’essere Prefetto solo perché me lo chiede lui; voglio esserlo perché lo è anche Margareth e perché così i professori smetterebbero di sgridarmi sempre o di mettermi in punizione.
    Ci sono delle studentesse che mi hanno un po’ presa di mira. I maligni dicono che la colpa è la mia, che sono stata io a far divampare l’incendio, ma la verità è che l’odio nei miei confronti è dilagato per la scuola senza che io potessi farci molto. Ok, certo, odio Pam Mendel, perché mi ha trasformata in una zucca e perché ha parlato male di te. Ha persino detto che tu ti saresti vergognata di me. Sì, è anche vero che io ho parlato male di suo papà, ma che ne sapevo io che quella aveva dei problemi in famiglia? Quella è fuori di testa e ha deciso di sfogare tutta la sua rabbia su di me.
    A casa le cose non vanno tanto meglio che a Hogwarts. Papà ha mollato la Stronza. Te la ricordi, no? Capelli biondi, fisico da fotomodella, faccia da schiaffi…? Ecco, almeno di lei ce ne siamo liberati. Ma le cose non sono migliorate, anzi. È sempre peggio, perché in casa si è insediata quell’Elizabeth di cui mi parlavi, quella che tu una volta hai definito tua amica, la stessa amica che ha cercato di fregarti il marito in passato e che adesso, per onorare la tua memoria, c’è riuscita in pieno. Dovresti vederla come spadroneggia a casa tua. Vorrebbe essere come te. A volte fa finta di comportarsi come se fosse mia mamma, ma mi rendo conto di non piacerle. Sia lei che papà sarebbero più felici se io me ne andassi. Anzi, papà non vede l’ora che io faccia qualcosa di sbagliato per mandarmi all’istituto per maghi sovversivi in Belgio, così sarei lontana da casa e per un bel po’ non sarei fonte di problemi per nessuno. Peccato che, semmai dovesse spedirmi il Belgio, quel poco di bello che rimane della mia vita andrebbe inesorabilmente in frantumi. Ho già perso troppe persone per essere disposta a privarmi di altre. Non sono pronta a perdere Margareth. Ho già perso Matthew, mamma. Non mi parla più, quando mi vede in giro mi ignora e credo persino che esca con un’altra. Non che io sia mai stata davvero innamorata di lui, ma è stato il mio primo fidanzato, non è giusto che si rifaccia una vita. E poi zia Ismelda voleva me, non un’altra. Avremmo ereditato tutto, saremmo stati schifosamente ricchi e tutti ci avrebbero invidiati. Invece no, sono talmente stupida che l’anno scorso ho baciato un altro e così ho mandato tutto a puttane. Se mi impegno so essere più idiota di papà, devo riconoscerlo.
    Sai, mamma, qui a scuola non fanno che prendermi in giro perché l’anno scorso mi hanno trasformata in un pollo. Hanno rovinato il bellissimo abito che tu avevi messo per l’inaugurazione della nuova ala della fabbrica di papà trasformandolo in un orribile costume a forma di pollo. Se mi ha ferita l’aver visto il mio aspetto deturpato pubblicamente, ciò che mi ha lacerato l’anima è stato sapere che quell’abito che tu hai indossato è stato rovinato e non è più come quando lo avevi messo tu. Come ha detto quella stronza della Castel, che anche lei mi odia a morte, le cose si possono riparare con la magia, è vero. Ma il mio cuore sa che cosa ha passato il tuo vestito e, in tutta sincerità, l’ho riposto nell’armadio con tanta delusione addosso. Credo non sarò mai più capace di indossarlo.
    Non so nemmeno per quale motivo io ti stia scrivendo questa lettera, mamma. Ho perso ogni contatto con la realtà, ogni voglia di tornare a casa durante le vacanze estive. Tempo fa ho parlato con la professoressa di pozioni, la Graël. Le avrei voluto dire che odio casa e papà, ma non ho avuto il coraggio. In compenso è stata la prima volta che sono riuscita a dire la verità almeno per metà. Solo con il Caposcuola Tassorosso, Zacharie, sono riuscita ad aprirmi ed è stato stranissimo e assurdo, perché io non lo conoscevo neanche. Mi ha sorpreso, Zacharie: io volevo usarlo per i miei scopi e lui mi ha perdonata e ha scelto di essere mio amico. Vorrei avere la sua capacità di perdono, perché io ancora non riesco a perdonarmi per quella sera in cui ci siamo lasciate per l’ultima volta. Avrei voluto poterti dare un bacio sulla guancia, dirti quanto ti volevo bene o respirare ancora una volta il profumo dei tuoi capelli. Paradossalmente, la mia aura alchemica mi ricorda il tuo shampoo. Non ho ancora capito se è una cosa positiva o no.
    Tornerò a casa a breve, mamma. Non penso che questa lettera arriverà mai a te, per ovvi motivi. Non avrei il coraggio di aggirare la facciata della casa e vedere quel marmo così tagliente, smussato negli angoli, ma pungente per il mio cuore. E poi, se papà e quell’Elizabeth dovessero trovare questa lettera, potrei raggiungerti senza troppe difficoltà. Non sono ancora pronta per arrivare da te, anche perché non sono disposta a lasciare che Elizabeth faccia come se fosse a casa sua nella nostra villa. Forse finirà accartocciata nel caminetto della Sala Comune, oppure nel focolare che riscalda in dormitorio.
    Mi manchi, mamma. Manchi come l’aria che respiro. Mi mancano i tuoi abbracci, sentire il suono della tua voce o le tue favole della buonanotte. Forse sono solo una bambina troppo attaccata ai ricordi, ma credo sia tremendamente ingiusto dovermi privare di te. Non mi abituerò mai alla tua assenza; sarà un vuoto che imparerò ad avere all’altezza del cuore, ma che non riuscirà mai a sanarsi completamente, come un bicchiere che, quando arriva al colmo della sua capacità, straripa.
    Ciao, mamma, ovunque tu sia.

    S.

     
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    Erano passati un’infinità di anni da quando avevo scritto quella lettera. La conservavo nel cassetto della scrivania del mio ufficio a casa come se fosse un cimelio. Avevo solo diciotto anni quando l’avevo scritta con l’idea di darla a Elizabeth Murton. Lei frequentava ancora Hogwarts, io mi ero diplomato il giugno precedente, così i nostri incontri si erano letteralmente diradati. A causa della distanza avevo intensificato gli incontri con Kathleen, cara amica di Elizabeth, con la quale s’era venuto a creare un rapporto di amicizia e fiducia. Kathleen non era come Elizabeth, però: era timida, ben poco intraprendente e poco avvezza a prendere l’iniziativa. Non mi aveva mai sorpreso, né nel bene né nel male. Eppure, pur di non restarmene da solo, avevo scelto di frequentarla. Mio padre aveva indagato sul suo conto e sembrava che i suoi genitori, sebbene fossero immigrati dal Messico qualche decennio prima, fossero benestanti perciò avevo avuto il permesso di frequentarla. Solo che poi era accaduto l’irreparabile: mentre continuavo a frequentare Elizabeth, nella speranza che quei due anni di sua reclusione a Hogwarts terminassero il prima possibile, avevo iniziato a uscire più assiduamente con Kathleen e il nostro legame era sfociato in qualcosa di più di una semplice amicizia. Era stato dapprima solo sesso, poi Kathleen si era innamorata. Avevo scongiurato quel momento, dato che non avevo la benché minima intenzione di intraprendere nulla di serio con lei: Kathleen era un diversivo, un modo disimpegnato per ammazzare il tempo e sperare che i MAGO di Elizabeth arrivassero alla svelta. Ma poi, mi aveva dato la tragica notizia, e io avevo scritto una notte, dopo essermi sfogato e aver corso sotto forma di animagus per chilometri e chilometri, una pergamena per informare Elizabeth dell’accaduto. Peccato che non avessi mai avuto il coraggio di spedire quella lettera. Avevo lasciato che le cose andassero da sé, dando a Elizabeth di persona spiegazioni più superficiali e facendole solo delle grandi promesse, che non aveva preso molto bene la questione del mio matrimonio.
    Dispiegai la pergamena, lasciando che i miei occhi scorressero su quelle righe e la mia mente viaggiò all’indietro nel tempo, come se, con una Giratempo, la stessi riavvolgendo su sé stessa, per riviverla nella mia immaginazione.

    CITAZIONE

    Villa Sawyer-Butler,
    Ottery St. Catchpole
    14/09/2000



    Cara Beth,
    luce dei miei occhi, unico vero amore che io abbia mai conosciuto nella mia vita, ti chiedo di perdonarmi e lo faccio col cuore in mano. Avrei voluto che tu lo apprendessi diversamente, non in modo tanto brutale. Avrei desiderato essere il primo a parlarti del mio imminente matrimonio; detesto che qualche malalingua abbia parlato a sproposito prima del tempo con il solo obiettivo di rendere ancor più dolorose e difficili le cose tra noi.
    Forse dovrei dirtele di persona queste parole, ma per quanto io sia un uomo forte e determinato, sento di non aver sufficiente coraggio. Non riuscirei a guardarti dritto in quegli occhi meravigliosi per dirti quello che sta succedendo. Ma, per quanto possa risultare difficile, te lo chiedo spassionatamente: perdonami. Sii forte, Beth. Fatti forza, non lasciare che questa situazione ti abbatta.
    Voglio tu sappia che la scelta non dipende da me, anche se parte della colpa è, ahimè, anche mia. È stato mio padre a pressare affinché questa unione andasse in porto. Parla da settimane di galeoni, di eredità e di dote. Ti ho già spiegato quanto Tom Sawyer-Butler sia un avido e spietato ricettatore, oltre che un imprenditore di fama internazionale: di soldi non ne ha mai a sufficienza. Così eccomi qui, con un destino che non volevo e una diciottenne rimasta sciaguratamente incinta. Inutile che te lo dica, gravidanza indesiderata, almeno per me. Quando Kathleen me lo ha riferito, senza nemmeno avere il coraggio di guardarmi negli occhi, pensavo stesse scherzando. Credevo fosse uno di quei soliti test che fate voi donne, per studiare la reazione di noi uomini ed eventualmente farci la classica scenata di gelosia. Invece era tutto vero: aveva fatto un test di gravidanza. Il mondo mi è crollato addosso. Kathleen sosteneva che avessimo “commesso una leggerezza” la sera del ballo del settimo anno, la stessa sera in cui ho fatto carte false per darle un contentino e liquidarla il prima possibile per poter passare del tempo di qualità in tua compagnia e sgattaiolare fuori Hogwarts attraverso il passaggio segreto della Strega Orba. Perché era con te che volevo stare, così come gradirei fosse possibile anche adesso.
    Puoi immaginare la felicità che ho provato nell’apprendere come fossi finito in gabbia con le mie stesse mani. E, sì, se te lo stai chiedendo, sono fortemente sarcastico. Non sono pronto a diventare padre, né desidero esserlo. Sono ancora troppo giovane e ho troppe responsabilità sulle spalle per dovermi anche accollare il fardello di un figlio indesiderato.
    Credimi, amore mio, non so che cosa fare. Mi sento in trappola, come se m’avessero messo all’angolo con le spalle contro il muro e qualcuno stesse cercando di strozzarmi.
    Ho voluto provare a uscire con Kathleen, ma nel mio cuore ci sei sempre e solo stata tu. Mi sono accorto di non provare nulla per lei. Affetto, forse, ma niente di più. L’amore è ben diverso. La sensazione che ti fa sfarfallare lo stomaco, ti fa girare la testa e non ti fa dormire la notte, ecco, quella sensazione la provo solo quando ho te stretta tra le mie braccia. Kathleen, tuttavia, è troppo innamorata e troppo fragile per accettare un rifiuto da parte mia. Non so come venirne fuori, credimi, e non lo dico tanto per dire. Per di più, se ora la lasciassi, con una gravidanza, seppur indesiderata, in corso, risulterei agli occhi della società uno sciagurato, un poco di buono, un inaffidabile e irresponsabile traditore e la mia famiglia mi diserederebbe a vantaggio di Byron. Non fraintendermi, però, Beth: i soldi non li voglio per avidità, ma per mantenere la promessa che ti ho fatto, ossia consentirti quella vita agiata e da regina che ci siamo promessi qualche tempo fa.
    Amore mio, Beth adorata, questo non è un addio. Non interpretarlo come tale. È una piccola pausa, un momento di stand-by, una piccola parentesi dolorosa e obbligatoria che ci impone di staccarci l’uno dall’altro per qualche tempo, giusto quello necessario affinché io riesca a sistemare le cose.
    Non ho intenzione di passare l’intera mia vita con lei. Farò in modo di farle mantenere quel dannato bambino, avrà tutti i soldi necessari, ma non appena il bambino sarà nato io farò in modo di divorziare quanto prima.
    È con te che voglio stare, Beth. Con te che voglio trascorrere tutta la mia vita. Voglio aprire gli occhi al mattino e incrociare i tuoi, non quelli di Kathleen. È te che amo, non lei.
    So che suona ipocrita dirlo, forse mi manderai a quel paese per la proposta che sto per farti, ma ti vorrei presente al mio matrimonio. Ho bisogno che nel momento in cui si celebra l’amore, il mio amore sia presente. Cercherò il tuo viso tra la folla, te lo prometto. Dirò sì a Kathleen con la voce, ma col cuore sarà come se lo stessi dicendo a te, perché i nostri occhi si incontreranno. Un giorno, nemmeno troppo lontano, riuscirò a dirti di sì e a mantenere tutte le promesse che ti ho fatto. È un’altra promessa, lo so, ma quella che mi permetterà di mantenere tutte le altre.
    Perdonami, Beth.
    Perdonami davvero.
    Risolverò le cose, farò in modo che nulla possa allontanarci. Tu sentiti libera di fare tutte le esperienze che ritieni opportune; non sono nella posizione di recriminarti nulla. Ti chiedo solo una cosa: non dimenticarti mai di cosa siamo stati io e te. Dammi tempo e risolverò le cose. Lo farò per noi due.

    Tuo Sean


    Un nodo allo stomaco s’impossessò di me nel rileggere quelle parole così atroci. Era come se, d’un tratto, mi ero reso conto d’aver fatto la cosa sbagliata. Mi ero pentito di non aver mai spedito quella lettera, considerando com’erano andate le cose tra me ed Elizabeth, ma soprattutto valutata la morte che si era autoindotta mia moglie. Accartocciai la pergamena, lanciandola verso il cestino ai piedi della mia scrivania, ma senza centrare il buco. Osservai il foglio appallottolato girare sul bordo della plastica e poi ricadere sul pavimento, rotolando a pochi centimetri di distanza. Feci spallucce, ignorando quel macigno sotto forma di pergamena e mi richiusi la porta alle spalle; per lo meno quel bambino di cui parlava la lettera non era mai nato e io avevo potuto proseguire la mia vita senza troppi pensieri. Da lì a Summer ne sarebbe passata di acqua sotto i ponti, così, all'epoca, credetti inutile dover spedire quella lettera.
    Adesso che Elizabeth viveva a casa mia, quella pergamena non aveva più motivo di esistere, poteva anche essere distrutta. Ero riuscito a mantenere tutte le promesse che le avevo fatto e, nonostante il brutto destino che si era riservata mia moglie, io avevo perseguito i miei obiettivi nella loro interezza. E anche Elizabeth.


    Witch;

     
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    Per ogni fine c'è un nuovo inizio.

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    Summer Sawyer-Butler
    La dea della moda e dello stile: l'esclusiva autobiografia che tutti aspettavate!

    CAPITOLO 1

    Questa è l’autobiografia di Summer Sawyer-Butler e sarà il libro più interessante che leggerete nella vostra vita perché parla di me. E non è opera di quei Cat Kneazle e Dog Krup che si credono tanto furbi a scrivere sciocchezze sul conto della gente, senza nemmeno avere il coraggio di metterci le loro facce da culo. No, questa è scritta dalla vera, unica e autentica dea della moda e dello stile. L’unica vera e inimitabile Summer.
    Non si può scrivere niente su di me senza la mia autorizzazione, anzitutto. Altrimenti dico a mio papà, che è ricco e potente e fa sempre come dico io, di farvi arrestare e rinchiudere ad Azkaban, così poi posso portarvi le arance. Marce, così ve le scaravento sul muso e vi faccio diventare puzzolenti e schifosi. Ah, no fate già schifo, scusate!

    Tornando a parlare di cose interessanti, cioè di me: sono talmente importante e famosa che in tutto il mondo il giorno del mio compleanno, il 25 dicembre, tutti fanno festa: mangiano, si abbuffano, bevono, mangiano, si abbuffano, brindano e… mangiano l’ho già detto?
    Il cibo è importante nella vita: è fondamentale. Mi ha resa così bella, energica e meravigliosa come mi vedete. Mangiare rende felici e fa passare la noia, specialmente quando la Harper vi riempie di teoria durante le ore di Difesa, facendovi venire lo sbadiglio cronico. Vi farà sempre più belli e in salute. E più grassi, così se mi starete vicini io sembrerò sempre più bella di voi.
    I brufoli invece fanno schifo, ma io sono una dea perciò non ne ho. Voi, per sicurezza, fateveli venire per il motivo sopra citato.

    Se state leggendo la mia autobiografia saprete già quanto io sia fantastica, meravigliosa e divina. Sì, divina. Perché sono una dea. La dea della moda e dello stile, per essere precisa. E sono pure una queen. Del fashion. Dove passo io, la moda si inchina.
    Se siete sciatti, se vi guardate allo specchio e lui vi urla quanto fate schifo, beh… correte da me. Non ve ne pentirete. Prima darò man forte allo specchio nel farvi sapere quanto siete fetidamente schifosi, poi vi aiuterò a diventare a mia immagine e somiglianza.

    Vi starete chiedendo come faccio a essere così tremendamente bella. Non è solo perché la natura è stata clemente con me. Sono strepitosa perché sono superiore a voi è uno sporco lavoro e qualcuno deve pur farlo.

    Mooooorgana però, quanto è faticoso scrivere la propria autobiografia. Cioè, io guardo sta dannata pergamena e non so già più cosa scrivere. Sto foglio bianco mi mette un’ansia assurda, tremenda, indicibile, spaventosa e…
    Poi, oh, a vedere quella piuma che scartabella mi viene male al polso e devo agitarlo per fargli affluire il sangue e attenuare il dolore. Essere scrittora è più faticoso che essere divina.

    E comunque, so che state morendo dalla curiosità di scoprire la mia meravigliosa vita.
    Vi vedo già mentre mi idolatrate con una statuetta a mia immagine e somiglianza, con un altarino sul comodino dei vostri dormitori mentre vi inchinate a me in nome della moda e fate ammenda per i vostri peccati. Chiedo ai Grifondoro, in particolare, di lavarsi la coscienza: siete costretti a indossare il rosso contro la vostra volontà, colore che io, in quanto dea della moda, ho bandito ufficialmente dalla scala dei colori. Potrei perdonarvi, ma solo se mi fate un tributo: sacrifici, raga, voglio sacrifici. Carne umana (se poi è della Mendel ancora meglio!).

    Ci vediamo al prossimo capitolo.
    Mi si è scaricata la piuma.
    E poi qualcuno mi ha detto che devo farmi desiderare, perciò rosicate, plebei.
    Se non dormirete la notte fino al prossimo capitolo non sarà un problema mio.
    Non perdetevi il prossimo capitolo della mia autobiografia in cui vi spiegherò come fare a essere spettacolari come me. E vi presenterò quanto i miei amici siano stratosfericamente meravigliosi.

    Ps: chi non sarà menzionato fa chiaramente schifo per natura e per guarire può provare a superare le prove per entrare nell’Olimpo di Summer. Dal mio trono farò in modo di capire se siete idonei a stare al mio fianco o se mi potete baciare il culo siete plebaglia indegna.
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    Io e la pazienza, ora, ci stiamo inviando qualche cartolina.

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    H o p e ~
    La faccia di Summer e ciò che ha subito pensato dopo aver visto la sua pagella:

     
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    La faccia di Summer quando Adam l'ha colpita con il Flipendo. Confusione e dolore per i suoi piani saltati e per essere sembrata una sfigata agli occhi di tutti.


    La faccia che fa quando spiega a Meggie e Lizzie di come è una povera vittima incompresa.


    L'atteggiamento che ha con Leah quando dichiara che tanto "la stronza sono sempre io".
     
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