Hogwarts: Il Paiolo Magico - {Harry Potter GDR}

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    ♥ Minori

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    Of course I’ll hurt you. Of course you’ll hurt me. Of course we will hurt each other. But this is the very condition of existence. To become spring, means accepting the risk of winter. To become presence, means accepting the risk of absence.
    -Antoine de Saint-Exupéry

     
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    minori kiyomizu ▾ ufficiale inferiore auror

    BE GLAD OF YOUR HUMAN HEART. PITY THOSE WHO DON’T FEEL ANYTHING AT ALL.
    Minori rifiutò educatamente la bevanda offerta ed attese impaziente l'inizio della lezione. Non era mai stata brava ad aspettare. Si sentiva come un animale in gabbia e stare seduta su quella sedia non le sembrava così tanto diverso da quello.
    Solo quando una ragazza mora entrò in aula comprese il motivo dell'attesa. Dato il modo in cui il docente la salutò, scartò la possibilità che si trattasse di una studentessa: probabilmente era una sua cara amica.
    Quando si passò alla spiegazione, la mora si ricordò il motivo per il quale lei non avesse seguito alchimia durante i suoi anni a Mahoukotoro: troppo teorica e filosofica. L'insegnate della scuola giapponese incentrava quasi tutto sulla pura teoria e dato l'argomento così complesso, la piccola coreana comprese subito che quella materia non avrebbe fatto per lei. Solo studiare i testi dati da Levon era un supplizio per la mezzo-selkie. Non era tanto la difficoltà ma la staticità a darle problemi. Era iperattiva per natura e stare ore china su un libro, per lei, era impossibile. Per questo, quando udì la donna sostenere che Levon usasse, molte volte, la pratica per insegnare la propria materia, un sospiro di sollievo abbandonò le labbra della giovane auror.


    Quando udì il suo cognome, si alzò ed osservò gli altri ragazzi chiedendosi perché fossero stati divisi. Probabilmente, a causa delle loro capacità e visto che lei non sapeva nulla di quella materia, era plausibile che anche gli altri stessero nella sua stessa situazione.
    Entrati nell'ufficio, li fece accomodare e Minori lo osservò manifestare la sua aura che invase l'ambiente di un gradevole odore di lavanda. Quando lo vide avvicinarsi a lei e tracciare un segno sulla sua fronte, grazie all'aura raccolta sulle dita, seppe già quale fosse l'intento del docente e così, rimase immobile tentando di facilitargli il compito.

    Bianco. Ecco tutto quello che riusciva a scorgere. Camminare fu quasi istintivo per lei. Tutto fuorché rimanere immobile ed ecco che, appena fece i primi passi, iniziò a sentire l'odore di casa. Il cibo coreano che, per quanto ci provasse, lì a Londra non aveva lo stesso sapore di quello assaggiato in Corea; i fiori di ciliegio che amava osservare durante la loro fioritura ma tutto questo andò in secondo piano quando udì due voci femminili. Le voci delle persone che amava. Il tono austero e severo di So-Yoon le spezzò quasi il cuore. Per lei, era la persona che più si avvicinasse ad una madre. Ultimamente le sembrava più distante del solito ed anche se avevano avuto degli alti e bassi, avevano sempre superato tutto eppure, in un certo senso, si sentiva come se fosse ritornata al punto di partenza. Ecco poi giungere la voce di Caroline. L'americana, anche se non presente, fece spuntare un sorriso sulle labbra della mezzo-selkie che si guardò intorno come se si aspettasse di vederla lì, accanto a lei, dove era sempre stata.
    Le voci svanirono troppo velocemente per i suoi gusti ed ecco che delle scene iniziarono a prendere forma. Una piccola bambina, di neppure cinque anni, si era rifugiata nell'armadio con il viso pieno di lacrime. Braccia forti la avvolsero e la voce di So-Yoon le giunse nuovamente alle orecchie Mi dispiace ma non capirebbero. Era la piccola Minori a non capire. Perché doveva osservare inerme tutti gli altri bambini abbandonare l'orfanotrofio mentre lei era costretta a stare lì? Perché non potevano adottare anche lei? Perché siamo diverse mormorò la Minori adulta. Era una mezzo-selkie ospitata in un orfanotrofio babbano. Nessuno l'avrebbe accettata. Non l'aveva fatto sua madre, sangue del suo sangue, perché l'avrebbe dovuto fare qualche sconosciuto? Quel ricordo dimenticato da tempo si disperse in un vento fantasma e mostrò un'altra immagine. Una ragazza adolescente che era stata punita per aver risposto ad un docente che aveva mancato di rispetto ad un suo compagno di classe. Non lo conosceva bene ma non le interessava. Lei aiutava sempre chi era in difficoltà. La faceva sentire utile. Necessaria.
    Non riusciva a capire perché stesse vedendo proprio quei ricordi. Ne aveva così tanti da poter rivivere. Perché proprio quelli? Successivo ricordo e fu quest'ultimo a mandarla in ginocchio. Dopo che tutta la scuola era venuta a sapere della sua vera natura, era cambiata. La ragazza dolce, solare e battagliera era sparita per lasciare lo spazio ad un'ombra. Era fredda, inavvicinabile e disinteressata. Era il suo modo per difendersi, per non soffrire troppo alla consapevolezza che, la sua natura ibrida, aveva nuovamente portato tutti ad abbandonarla. Voleva solo andare lontano e non tornare più. Rifarsi una vita altrove ed essere qualcun altro e quale miglior modo se non sfruttare le sue capacità per racimolare soldi? Aveva preso parte a combattimenti illegali. Anni di arti marziali davano il loro frutto. Era brava, vinceva e mancava un ultimo incontro per raggiungere la somma desiderata ma purtroppo qualcosa andò storto. Vide la giovane avversaria cadere a terra e non rialzarsi più. Il sangue imbrattava le sue mani e il volto della giovane e in quel momento, dopo anni, la vera Minori ritornò a galla. Lei che voleva proteggere, aveva ferito. Si rese conto di aver toccato il fondo ma la cosa positiva era che ora poteva solamente salire. L'immagine della donna svenuta scomparve ma lei seppe cosa accadde dopo. Abbandonò quel tipo di vita e donò tutto in beneficenza. Non aveva guadagnato quei soldi con onore e non era giusto che li tenesse con sé.

    Varie emozioni si iniziarono a palesare in lei. Era arrabbiata per non essere come gli altri, per la sua diversità che non la rendeva mai abbastanza. Si sentiva in colpa per quello che aveva fatto ma una parte di sé sapeva anche che stava tentando di mettercela tutta perché lei era così, non si tirava mai indietro. Andava sempre avanti, fino alla fine.
    Solo in quel momento si rese conto che il paesaggio era cambiato. Il bianco era sparito per dare vita ad una città sottomarina. No, non una città qualsiasi ma la sua Seul. Riusciva perfettamente a respirare in quel mondo eppure, ciò che la sconvolse, fuorono le altre persone. Anche loro sembravano esserne in grado nonostante non disponessero di geni selkie come lei. Quando formulò quel pensiero, si osservò la pelle e con orrore la trovò grigia e viscida. Non amava farsi vedere nella sua vera forma. Lo permetteva solo a pochi eletti, quelli che, nonostante tutto, le erano rimasti accanto eppure le persone che le sfrecciavano intorno sembravano non interessarsi a lei. Nessuno sguardo di disgusto, nessun allontanamento. Le sue due parti, quella umana e quella selkie, si erano fuse in quel luogo sottomarino e per la prima volta non si era sentita rifiutata da nessuna delle parti. Era nel posto giusto.
    Volendo esplorare la sua città, iniziò ad incamminarsi senza una meta ben precisa eppure, quando si ritrovò davanti i cancelli neri che recintavano il vecchio ed austero orfanotrofio, il suo cuore perse un battito. Quella era la sua casa. Non ne conosceva altre. Ogni volta che ritornava da Mahoukotoro per le vacanze estive, ogni volta che ritornava da Londra, lei si rifugiava lì perché era il luogo della sua infanzia. Era ricco di ricordi negativi ma anche di altrettanti positivi. Non era stata una vita semplice ma era pur sempre la sua vita e questo non poteva negarlo. Lo aveva fatto in passato ma ora non più.
    Improvvisamente, apparvero in quel luogo varie figure.
    Sulla strada principale una donna asiatica, dai lucenti capelli neri portati a caschetto abbracciava una bambina di circa tre anni dalla pelle umana, il tutto mentre un uomo dai bellissimi lineamenti e lunghi capelli color cioccolato accarezzava la testolina della piccola e guardava la moglie e la figlia con sguardo sognante.
    Minori smise di respirare. La donna era quella della foto, Akane, quella che l'aveva abbandonata ancora in fasce ma perché la teneva tra le braccia? Perché erano insieme quando aveva preferito lasciarla in orfanotrofio? Si voltò verso l'uomo sconosciuto. Non sapeva chi era, non lo aveva mai visto eppure la bellezza disarmante, la stessa che lei aveva ereditato, le fece comprendere chi era. Il padre che ignorava l'esistenza della figlia. Alexander. Si chiese se quello fosse il suo vero volto o se fosse solo una proiezione della sua mente. Si chiese perché, anche se sott'acqua, avesse sembianze umane. In quel momento, non le interessò scoprirlo. L'unica cosa che era in grado di fare era osservare quella vita che le era stata negata. Un pianto isterico la costrinse a voltarsi verso l'orfanotrofio. Lì, fuori dai cancelli, ad osservare la famigliola felice c'era la copia della bambina che Akane stringeva tra le braccia ma era, allo stesso tempo, diversa. I vestiti erano più logori, era più magrolina, sul viso era impressa una sofferenza che non era giusto imporre ad una bambina di quell'età e la sua pelle era grigia e viscida. In quel momento comprese cosa stava vedendo. Da una parte vi era la vita che avrebbe voluto, che desiderava e che la portava a chiedersi chi sarebbe diventata se avesse avuto una famiglia come tutti gli altri; dall'altra parte vi era la sua vita reale, quella dell'orfanotrofio che era diventata la sua casa. Sogno contro realtà. Luce contro oscurità.
    L'auror corse verso la piccola in lacrime e l'abbracciò. La strinse e sperò che quel piccolo gesto potesse far sentire la bambina meno sola. Amata. Ignorò i tre a breve distanza tra di loro, non erano reali. Era una bella immagine ma falsa. Un sogno ormai irrealizzabile.

    Improvvisamente, una moltitudine di voci la raggiunse. Alcune erano conosciute altre no eppure il pianto della piccola era una costante. Quello continuava ad esistere nonostante tutto. Tutto d'un tratto una domanda sovrastò le altre:

    Chi sei tu?


    Una domanda semplice ma allora perché non sapeva cosa dire? Un'orfana, un Auror, una mezzo-selkie. C'erano così tante parole per descriverla eppure nessuna riusciva a racchiudere la sua vera essenza. Nessuna riusciva a raccogliere ogni parte del suo essere. Le ritornò in mente una conversazione avvenuta poco tempo prima alla LUM. Un ragazzo le chiedeva, al chiaro di luna, il significato del suo nome ed improvvisamente le cose si fecero più chiare.
    Guardò nuovamente la bambina che aveva smesso di piangere e la guardava con sguardo speranzoso.
    Minori le accarezzò la testa e rispose Sono la verità.
    Il suo nome racchiudeva una verità che teneva nascosta. Una punizione, da parte di Akane, per ricordarle l'inganno di Alexander. Le pesava quel nome eppure racchiudeva ciò che era. Una verità nascosta che aveva portato ad una serie di sfortunati eventi ma c'era anche altro. La verità del suo cuore che, nonostante tutto, era rimasto puro e forte tanto da voler dedicare la sua vita ad aiutare gli altri.
    Era un'orfana, una figlia non voluta ma era anche tanto altro. Aveva salvato vite, aveva creato una famiglia tutta sua, affrontava a testa alta tutte le difficoltà. Anche quella era una verità innegabile. Sono Minori aggiunse poco dopo e la bambina, per la prima volta, le sorrise.

    Improvvisamente, Minori si ritrovò ad abbracciare il nulla. La bambina era scomparsa così come la famigliola felice a soli pochi metri da loro. Si alzò confusa e tutto quello che riuscì a scorgere fu acqua. La circondava da ogni parte eppure non aveva paura. Il suo corpo era programmato per vivere in quell'ambiente e poteva avvertire distintamente l'aria giungere fino ai polmoni. Ciò che le fece iniziare a battere il cuore fin troppo velocemente e che la fece impallidire, fu ben altro. Guardandosi verso il basso notò le sue gambe unirsi lentamente per formare l'estremità di un qualche animale acquatico. No, non un animale acquatico qualsiasi: una foca. Mosse la sua parte inferiore e si sorprese che seguisse la sua volontà.
    Era una selkie completa eppure non era ciò che desiderava. Aveva sempre sognato di essere umana ma mai che la sua parte ibrida prendesse il sopravvento. Senza nemmeno accorgersene, avvertì l'aria non giungere più ai polmoni. L'acqua le invase la gola e respirare le risultò impossibile. Come era possibile? Era sempre riuscita a respirare nel suo elemento eppure, ora, sembrava rifiutarla proprio come lei aveva fatto con lui per tutta la sua vita. Forse stava avendo un attacco di panico a causa della sua trasformazione? Istintivamente, mosse la sua coda e posizionò le braccia verso l'alto. Doveva salire ed emergere altrimenti sarebbe morta. Muoveva il corpo in maniera fluida e continuava a muovere quella pinna con forza e vigore eppure più si impegnava più sentiva le forze mancare e l'aria diminuire. La vista si offuscò per la mancanza prolungata di ossigeno eppure, quando vide dei raggi del sole creare strani giochi di luce sull'acqua, comprese di essere vicina alla salvezza.
    Le sue mani furono le prime ad infrangere la superficie per poi essere seguite dalla sua testa. Quando fu riemersa, prese un profondo respiro e la vista si schiarì nuovamente. Si guardò intorno ed a breve distanza da lei vide la terraferma. In quel momento, qualcosa scattò dentro di lei. Aveva pensato di aver avuto un'attacco derivato dalla vista della pinna. Aveva sempre odiato la sua parte ibrida e rivedersi come un selkie completo l'aveva fatta perdere il controllo ma sapeva che non era vero. Era un Auror addestrato che sapeva come mantenere la calma in situazioni spiacevoli. No, l'acqua l'aveva rifiutata perché non era una selkie. Ora che vedeva quel liquido trasparente abbattersi contro la sponda, comprese che lei aveva bisogno dell'acqua e dell'aria. Non poteva rifiutare nessuna delle due perché non era completamente umana e non era completamente selkie. Era un ibrido e, per quanto quella condizione le pesasse, non avrebbe mai voluto cambiare quella realtà. Essere completamente umana era stato il desiderio della sé del passato ma ora non era più così. Sapeva che se la sua parte ibrida fosse scomparsa, il suo passato sarebbe cambiato e così anche il suo presente. Accettava la sua storia perché l'aveva condotta lì, in quel preciso momento. Senza la sua natura ibrida sarebbe mai diventata un Auror? Avrebbe mai salvato delle persone? Avrebbe conosciuto So-Yoon e Caroline? Probabilmente no ed ora, con il senno di poi, sapeva che non sarebbe mai stata pronta ad abbandonare quella vita che si era costruita così duramente. Non amava essere una mezzo-selkie ma lo accettava perché le aveva consentito di avere quella vita che ora tanto amava. Ecco perché l'acqua l'aveva rifiutata perché capisse che non poteva scegliere un mondo: lei era figlia di entrambi.


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    ALCHIMIA LUM - Manipolazione dell'Aura
    Ottobre 2023

     
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