Hogwarts: Il Paiolo Magico - {Harry Potter GDR}

«Vi Veri Universum Vivus Vici»

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    Vi Veri Universum Vivus Vici
    ♦ Nei testi che troverete in questa dashboard dedicati a un determinato personaggio verranno affrontate, talvolta, delle tematiche delicate. Saranno opportunamente segnalati con una dicitura rossa all'inizio. Vi prego, se siete persone sensibili, di saltare a piè pari la lettura.

    ♦ I contenuti sono stati creati da me e, per quanto possano apparir banali, scontati e insipidi, sarebbe alquanto spiacevole trovarli copiati, rielaborati e pubblicati a giro per l'universo mondo web. Evitate, per favore.

    ♦ Se volete lasciare un commento o scriver qualcosa, non mi offendo... Mi fa piacere! Questo è il mio spazietto all'interno del Paiolo e mi fa piacere se passate e lasciate un segno.

    ♦ Molto spesso, i post saranno dedicati ad alcuni utenti, ma non significa che non potete leggerli. Sì, lo specifico perché mi è stato chiesto... Non vi mangio mica, sapete? Come Nate, anche io sono vegetariana e amante dei dolci, molto meglio ♥
    Con la forza
    della verità
    in vita ho
    conquistato
    l'universo
    • Ore 16:00 autocommiserazione... Ore 16:30 fissare il muro...
    • Rivedere libretto universitario
    • Piangere lacrime amare sui codes delle case (prossima volta tutti sotto un ponte, dannati pg....)
    Nate Atlas Maccready


    Cormac Blackthorn


    Sibylla Circe Buonarroti
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    Edited by Atom ~ - 2/9/2023, 12:19
     
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    Eismal sat eg ute
    Ved fot av fjell
    Ved dagsvinn vitja meg
    Skugge heitir

    Eg stirde rakt
    Skugge, rakt attende
    I mitt innerste indre
    I mitt ytterste ytre
    Båe held blikket
    In solitudine mi sono seduto fuori
    Ai piedi del monte
    E alla fine del giorno è venuto a farmi visita
    Lo chiamano Ombra

    Guardavo dritto davanti a me
    L'ombra faceva lo stesso
    Nel mio io più profondo
    Nel mio io più esterno
    Entrambi ci scrutavamo


    Cormac Grimm Blackthorn
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    | From 2021 to 2023
    Cerca Sempre
    di fare ciò
    che è giusto
    non ciò
    che è semplice
    Tutta colpa di un Augurey
    Revisione Bacchetta - Dominic Wayland
    Patente di Smerializzazione.
    Esame - Diana Prince
    Merry Christmas darling
    Ariel Landasale
    Cold heart, warm drink
    Ariel Landasale
    Brevetto - Petitiometro.
    Brevetto - Blaise Frederiksen
    É tutta una questione di... Chakra!
    Felicity Walsh
    Someone new
    Jeffrey Zanest
    E se fossimo stagioni, saremmo l'inverno
    Jeffrey Zanest
    Insegnami come si fa a imparare la felicità
    Jeffrey Zanest
    Crow's Tears
    Julius Hawthorn
    Quando il sole è calato, e la luna è morta.
    Gabriel Rees Opheim
    Ojo de tigre y plumas de cuervo
    Vittòria Belen Nuria - Nate A. Maccready
    Feliz cumpleaños, lobo alfa
    Virròria Belen Nuria - Nate A. Maccready - Phoebe Blackthorn - Yukio Minamoto - Julius Hawthorn - Dominic Wayland
    Lynx's Eyes
    Julius Hawthorn
    Alaska
    Autoconclusiva - Con Nate Maccready
    David and Goliath become friends
    Kikilia Eike
    The Crow and the Lynx
    Julius Hawthorn
    No one know what it's like...
    Maia Harleton
    There's A Northeast Wind Coming
    Alain Kramer-Vilka
    Onward!
    Daniel Jackson
    Kastali Íss, Fegurð Eldsins
    Maia Harleton


    Edited by Atom ~ - 28/10/2023, 20:06
     
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    | From 2021 to 2023
    Chi meglio di me sa
    raccogliere i pezzi e
    rimetterli insieme?
    sono fragile, ma
    non è così facile
    spezzarmi
    Gennaio 2022
    Uscito da qualche giorno dai domiciliari, a Nate viene data la possibilità di revisionare la bacchetta che per tre anni è rimasta immobile. Dopo aver consegnato uno dei lavori che ha confezionato durante la prigionia e che ha potuto ultimare grazie all'ausilio di una vecchia conoscenza, Amelia Pond, si reca in Diagon Alley e si ferma da Olivander. Nel negozio conosce Dominic Wayland, ai tempi apprendista di Wanderwood, che revisiona la bacchetta e scommette con lui 500 galeoni sul funzionamento di un suo orologio.
    Febbraio 2022
    Grazie alla magia riacquistata, Nate riprende a muoversi meglio e a sistemare ciò che aveva lasciato in sospeso al villino della Ginestra, che viene ultimato definitivamente. Riesce a far risvegliare anche il vecchio maggiordomo meccanico creato dal bisnonno e comincia a riflettere su come potersi occupare di Ethan (Il ragazzino che ha portato con sé dall'America) per mandarlo a scuola. É in questo periodo che Nate riesuma la figura di Clockwork, e sotto quel nome compie alcuni furti.
    Aprile 2022
    Ritornato a frequentare Hogsmeade di tanto in tanto, in una serata che si prospettava particolarmente tediosa allo Speakeasy, conosce Medea Marine Grael. La prende un po' in giro, gioca con lei cercando di scoprire che tipo di persona sia e si congeda con poche speranze di rivederla.
    Qualche giorno dopo, sempre in Hogsmeade, recatosi a riparare alcuni meccanismi magici della casa di un vecchio inventore, fa la conoscenza di una ragazzina di nome Emily Mills, con la quale chiacchiera a lungo dei suoi problemi di adolescente, finendo per farvi amicizia e tornare a parlare con lei di tanto in tanto quando si reca nel cortile della casa per guardare Hogwarts da lontano.
    Verso la fine del mese riceve la visita di Dominic, che sembrerebbe venuto a riscuotere i suoi cinquecento galeoni, ma l'orologio è effettivamente rotto e Dominic si accorge che il Maccready ha qualcosa che non va. In effetti, lo stress di stare dietro a così tanti impegni e alla doppia vita che lo vede nei panni di Clockwork lo ha fatto ricadere in un giro poco raccomandabile. Nate ha ripreso a drogarsi, utilizzando la stessa mistura con la quale era stato manipolato dal suo mentore in America e ciò suscita nel mezzo ifrit una reazione che porta i due a scontrarsi violentemente. Non lo sanno ancora, ma hanno stretto così un' amicizia profonda e sincera che difficilmente si vedrà dissolta.
    Qualche giorno dopo, sul principiare di maggio, Dominic ritorna con un modulo di iscrizione universitaria. É il pagamento per la scommessa, frequentare una facoltà e laurearsi col massimo dei voti al posto di dare cinquecento galeoni. Nate accetta, non comprendendo in quel momento il vero proposito dell'amico: smuoverlo, farlo tornare a vivere, dargli un obiettivo differente. In università fa la conoscenza di nuove persone, come sperava per l'appunto Dominic, tra cui Vittòria Belen Nuria, che diventa presto una buona amica.
    Maggio 2022
    L'università è interessante, ma anche pericolosa. Durante una delle lezioni Nate viene ferito dal morso di uno squalo e per farsi curare finisce per tardare all'appuntamento con Ethan, che decide di andargli incontro sotto la pioggia. Nate lo attende dall'altra parte della strada, deve solo attraversare le strisce, ma a metà del percorso una macchina lo porta via, per sempre. In un solo istante, Nate perde qualsiasi scopo di vita e si rinchiude in sé stesso, lottando con la dipendenza e abusando in maniera lesiva del composto che prende il nome di Vanitas. Muta, dimagrisce, si indebolisce al punto da far peggiorare terribilmente la propria patologia cardiaca che da media passa a grave, con rischio di complicazioni ulteriori.
    In questo giogo nero in cui sprofonda sempre più, giunge un pomeriggio una lettera da parte di Medea, che chiede un incontro per un consulto riguardante un oggetto magico che ha acquistato in Ironvally. I due si incontrano dunque al Villino e alla giovane donna, intelligente e astuta, ci vuol ben poco tempo per scoprire che Nate non sia più lo stesso a causa della dipendenza. É la prima che dopo molto tempo gli tende la mano, lo aiuta a rialzarsi e gli sta vicino durante una delle crisi peggiori, ma gli affianca anche una persona.
    Giugno 2022
    Mael Kieran Grael non ci voleva andare al Villino, a quanto pareva, ma si ritrova catapultato in quel mondo di ingranaggi e vapore giostrato da un burattinaio dall'apparenza folle, che ha alti e bassi in cui pare essere un automa egli stesso. La loro convinvenza comincia con il botto, ma piano piano entrambi cominciando ad adattarsi l'uno all'altro e Nate ricomincia a stare un po' meglio, grazie alle cure del giovane. É Mael che lo invita a mandare domanda a Hogwarts come supplente per la cattedra di difesa contro le arti oscure e, oltre ogni previsione del Maccready, viene preso.
    Ma non è finita, una bambina si presenta alla porta del Villino, mentre Nate sta cercando di mettere da parte alcuni suoi affari. Il suo nome è Phoebe Blackthorn, sua cugina di secondo grado, che è stata mandata là perché a quanto pare non è rimasto più nessuno che possa prendersi cura di lei. Cormac, altro suo cugino e il padre della bambina Morrigan sono spariti nel nulla.
    Luglio 2022
    Prima di partire e mantenere una promessa fatta a una giovane donna di ironvalley, Nate organizza assieme a Mael una festa di compleanno a sorpresa per Medea, durante la quale una sua vecchia conoscenza si mostra per far comprendere che non se ne è mai andata. Lo spavento è tanto, ma Nate cerca di nascondere la questione e non farne parola con i due Grael. Parte per Ironvalley e al suo ritorno si reca in Alaska al faro che lo ha ospitato per qualche anno in cerca di indizi. Mentre è là, da lui va Gabriel Opehim, portando con sé una lettera del cugino Cormac. Affida Phoebe a Vittòria, credendo che questa faccenda della lettera porterà solo cose negative e si mette a scoprirne i segreti. Questa altro non è che una richiesta da aiuto mascherata da complesso rompicapo che solo molti giorni dopo Nate riesce a risolvere, attivando una passaporta che trascina lui e il suo migliore amico Dominic, che era andato a trovarlo, nelle terre ghiacciate dell'Islanda, al cospetto di Jacob Grimm, lo zio.
    Agosto 2022
    Salvatisi tutti e tre dal gioco malato di Jacob, rientrano in Inghilterra. Nate riporta Cormac a Vittòria come promesso e poi si smaterializza a casa. C'è solo un problema, è ridotto. É tornato come a quindici anni e Mael, santo uomo, riesce ad aiutarlo a tornare normale.
    Settembre 2022
    Credendo che finalmente i problemi di famiglia siano finiti, Nate principia a frequentare un uomo che ha conosciuto ad Ironvalley: Magnus Jorgensen per consegnare altri due anelli oltre a quello che l'uomo gli aveva commissionato in precedenza. Finiscono in intimità e questo evento suscita le ire di una persona che osservava i movimenti dell'artigiano dall'ombra. Da questo periodo comincia la vendetta di Lancaster.
    Ottobre - Novembre 2022
    Credeva di usarlo come difesa, non di affezionarcisi così in fretta da arrivare a vederlo come un punto di riferimento, Magnus Jorgensen comincia a tornare un po' troppo frequentemente nei pensieri di Nate, mentre combatte le rimostranze di Lancaster che, a mano a mano si fanno sempre più pressanti, giungendo addirittura a mandare una ragazza a rubare in casa: Robin Red, che Nate finisce per accogliere e aiutare, ma con la quale litiga dopo qualche tempo separandosi alacremente. Continuano le rivalse, fino al columine: si presenta all'ateneo e lo rapisce. Cercando di approfittare di una situazione disperata, Nate finge di stare al gioco e finisce in albergo con Lancaster, subendone la violenza, ma riuscendo a liberarsi, legarlo e torturarlo devastandogli la mente e rimuovendo qualsiasi ricordo riguardi lui e i suoi amici, abbandonando poi l'uomo in un vicolo e andando a rifugiarsi a casa del Wayland, ancora ricoperto di sangue.
    Il giorno successivo, nonostante i lividi evidenti e il trauma, Nate si reca in ateneo e ha un violento attacco di cuore a lezione, nonostante il Mehenis lo abbia riportato a uno stadio medio, lo stress è troppo. Viene raccolto da Magnus, che lo porta a casa e parla con lui, che gli confessa tutto.
    Dicembre 2022
    Una notizia arriva da uno degli informatori dei Grimm, il clan di cui si è scoperto parte in estate: Lancaster è stato trovato morto e attende di essere riconosciuto. Nate si sente crollare il mondo addosso per una seconda volta e, non sapendo come fare, chiede aiuto a Magnus. L'uomo lo accompagna, ma al finire di una giornata terribile tra loro nasce una violenta discussione che porta Nate a riconoscerlo come uguale ad Armand Lancaster. Ferito scappa, si rifugia al suo faro e sta anche per compiere un gesto folle. La provvidenza vuole che Dominic arrivi in tempo per impedirgli di saltare oltre il parapetto e lo riporti a un minimo di ragione.
    Gennaio 2023
    Anno nuovo, vita nuova? No. Robin ritorna nella peggiore delle condizioni e Nate nuovamente se la prende a carico, cercando di aiutarla e scoprire i suoi segreti. Nonostante una ragazza problematica in casa, la vita sembra riprendere a scorrere abbastanza bene. Il trauma che gli ha lasciato nel cuore Magnus è ancora vivido, ma Nate concentra tutto sé stesso nel cercare di aiutare Robin a rimettere insieme i pezzi della propria vita. Riprende a rubare frequentemente, conosce molte altre persone e finisce per fare un patto con una auror Marigold Ortega, per essere protetto e per incensurare completamente Robin.
    Aprile 2023
    Riceve una lettera che gli comunica che una persona che credeva d'aver perduto per sempre è ancora viva. La confusione cresce e Nate sente il bisogno di rimanere completamente solo. Forse peccando di egoismo, manda Robin in un appartamento che le compera a Londra e comincia a cercare indizi su Robert Blanchard.
    Maggio 2023
    Durante uno dei suoi colpi, Nate si infiltra in una villa. É qui che conosce Nathan Aaron Shepard, individuo che in un primo momento gli pare in procinto di togliersi la vita. Con lui parla, e spesso torna a chiacchierare con lui, rendendosi conto che sono addirittura colleghi universitari e stringendo uno strano rapporto affettivo con lui. Nate si affeziona a questo uomo un po' malinconico e vittoriano abbastanza in fretta, ma non capisce che dall'altra parte è quasi subito lo stesso. Verso la fine di maggio, quando oramai ha perso le speranze di ritrovare Robert e riappacificarsi con Robin, viene aggredito.
    21 Maggio 2023 - Nate viene aggredito assieme al cugino Cormac Blackthorn nel Campus Universitario e trasportato di emergenza dall'amico Dominic Wayland al San Mungo.
    22 Maggio 2023 - Uscito dal pronto soccorso, Nate viene trattenuto al Mungo senza una motivazione apparente.
    26 Maggio 2023 - La degenza di Nate viene prolungata a sua insaputa, ma vengono di nuovo consentite le visite.
    28 Maggio 2023 - Nate riceve la visita di Zoey Blanchet che si offre di allenarlo durante il periodo della ripresa.
    30 Maggio 2023 - Durante la notte, Nate riceve la visita di Magnus, i due riescono a riappacificarsi dopo un silenzio che durava da Dicembre 2022
    31 Maggio 2023 - Viene dimesso dal San Mungo e viene a conoscenza del fatto che il Villino della Ginestra sia quasi del tutto crollato. Va a vivere dall'infermiera Araminta Pepper, che si era occupata di lui anche nell'infanzia.
    3 Giugno 2023 - Di notte, Nate scappa dalla sorveglianza di Pepper e si reca al Villino per vedere con i suoi occhi cosa è successo alla villetta. Magnolia si è rotta, Cogsworth è da riparare, la casa è un cumolo di macerie. Recupera il baule con il laboratorio portatile e ritorna nella periferia londinese.
    5 Giugno 2023 - Nate "sfugge" alla sorveglianza di Pepper per una seconda volta e si reca da Nathan per mantenere una promessa. Gli viene proposto di andare a vivere con lui e Nate dice che ci penserà su.
    15 Giugno 2023 - Riceve una visita da Nathan, che in verità è uno dei suoi cugini mascherato grazie alla pozione polisucco. Viene aggredito e si difende ferendolo e scatenandogli contro il Golem. Quella stessa sera Nate imbastisce le difese nella piccola casa e manda il proprio patronus per avvisare Nathan, che si precipita a casa e gli promette di accoglierlo a villa Shepard il giorno dopo.
    16 Giugno 2023 - Nate si reca a villa Shepard e trova i resti della battaglia che si è consumata durante la notte e li prende dimora per qualche tempo, rinchiudendosi nel proprio consueto mutismo e recandosi a giorni alterni in università per allenarsi con Zoey.
    28 Giugno 2023 - Esce un articolo sull'accaduto e ci si chiede se il governo stia andando verso una crisi. Nate, rievocando i ricordi dell'aggressione, si rinchiude sempre più a Villa Shepard.
    5 Luglio 2023 - La LUM rafforza la sicurezza del campus, Nate continua a soffrire il rimanere troppo a lungo fuori da casa e continua a zoppicare nonostante la gamba sia guarita.
    12 Luglio 2023 - Robert Blanchard si presenta a Villa Shepard chiedendo di Nate.
    26 Luglio 2023 - Riceve la visita di Kharis Donovan, che porta una lettera da parte di Robin e ha un violento attacco di cuore. Nate deve rimanere a letto. Nathan, preoccupato, chiama la dottoressa del ragazzo che gli fornisce senza troppi problemi una ricetta per una versione molto più blanda della Vanitas, la pozione dalla quale Nate era dipendente.



    Nate Atlas Maccready
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    | From 2021 to 2023
    Quelli che invece
    chiamiamo folli
    Sono gli unici
    abbastanza arditi
    da vedere la verità

    Lucifer et vêpres Open
    Robert Blachard - Uno Sguardo Al Passato
    It's Our Time To Break The Rules Open
    Mirhys Atwood - Uno Sguardo Al Passato
    Un controllo ogni tanto, è sempre un bene.
    Revisione Bacchetta - Dominic Wayland
    Someday we'll be all that we need
    Medea Marine Grael
    Steampunk Bros
    Emily Mills
    Cinquecento motivi per starmi lontano
    Dominic Wayland
    Storia della magia... Che fatica!
    Charlotte Lewis
    Ojo de Tigre Y plumas de Cuervo
    Vittòria Belen Nuria - Cormac Blackthorn
    My patience is waning Is this entertaining?
    Medea Marine Grael
    Il Mitico Nate, L'intrepido Mael, gli strani coinquilini
    Mael Kieran Grael
    Voix de violon et piano, danse d'artisan et dame
    Medea Marine Grael
    If you were me, could you defend the given rights to all the men?
    Magnus Jorgensen
    Into the unknown ○ Prologue & Epilogue
    Vittòria Belen Nuria - Cormac Blackthorn - Phoebe Blackthorn
    Into the unknown ○ Interlude
    Autoconclusiva
    Into The Unknow • La mer et le phare
    Gabriel Rees Opheim
    So my consciousness is 25, but my body is 15 again, understand?
    Mael Kieran Grael
    Kage to kōri
    Yukio Minamoto
    Maple Tea
    Yukio Minamoto
    Feliz cumpleaños, lobo alfa
    Vittòria Belen Nuria - Cormac Blackthorn - Phoebe Blackthorn - Julius Hawthorn - Yukio Minamoto - Dominic Wayland
    Sakura Pie With Canadians Cherry
    Yukio Minamoto
    Eres de mi manada
    Autoconclusiva Vittoria Belen Nuria - Comparsa
    The Wolf's Den
    Magnus Jorgensen
    Le loup et les vêpres
    Magnus Jorgensen
    You're gone with the sin my baby and beautiful you are
    Magnus Jorgensen
    Steampunk Bros - Act II
    Emily Mills
    Pinky and The Brain
    Durlindana Opphenheimer
    You Don't Need Me
    Medea Marine Grael
    I'll always be around wherever life takes you
    Magnus Jorgensen
    Il cuore che pulsa nella fornace
    Robin Red Rose O'Sullivan
    The best therapist has fur and four legs
    Heron Deveraux - Marigold Ortega - Julius Hawthorn
    Tick Tock, Goes The Clock
    Autoconclusiva - VM 18
    The Benton Theft
    Autoconclusiva - Bottega Orologiaio - TW
    Let It Burn
    Magnus Jorgensen
    And Let It Be Ash
    Magnus Jorgensen
    Nothing ever comes without a consequence
    Magnus Jorgensen
    Alaska
    Autoconclusiva - Cormac Blackthorn
    Happee Birthdae Nate
    Robin Red - Rose O'Sullivan
    Le rougequeue et le phénix
    Robin Red - Rose O'Sullivan
    You shouldn't be here
    Pam Mendel - Michael Sant'Elia
    Frérot
    Mael Kieran Grael
    The Dream - Ninety
    Emily Mills
    Damn Lupin!
    Robin Red - Marigold Ortega
    Sooner Or Later Everyone Sits Down To A Banquet Of Consequence
    Iblīs Adham Al-Nadir e Mael Kieran Grael
    Dear Professor, you see... I'm in trouble.
    Levon Bresc
    Nana Korobi Ya Oki
    Emily Mills
    Carnation, lily, lily, rose
    Nathan Aaron Shepard
    Masque d'engrenage
    Nathan Aaron Shepard
    Ta Mort Ma Vie
    Naji Kamal - Cormac Blackthorn - Dominic Wayland
    Soccorso
    Pauline Ledrec - Dominic Wayland
    Friendship is the hardest thing in the world to explain.
    Zoey Blanchet
    I'll follow you way down to your deepest low
    Magnus Jorgensen
    I'll Keep Coming, and You?
    Nathan Aaron Shepard
    The Calm Before The Storm
    Nathan Aaron Shepard (?!)
    Wait for Me, I'm coming
    Robert Blanchard
    Sali ora o non te ne vai più
    Dominic Wayland
    C'è posta per te
    Kharis Donovan
    The Past Is A Lighthouse, Not A Port
    Rose O'Sullivan
    Resort Estivo 2023 - Andorra
    Evento di gruppo
    A Pink Champagne Corvette
    Robert Blanchard
    Leave The World Behind
    Rose O'Sullivan - Kharis Donovan - Robert Blanchard
    A Single Pale Blu Rose
    Nathan Aaron Shepard
    Here Comes The Sun
    Nathan Aaron Shepard - Robert Blanchard - Rose O'Sullivan - Kharis Donovan - Julius Hawthorn
    Hay Tres Cosas Que No Se Pueden Ocultar Por Mucho Tiempo: El Sol, La Luna Y La Verdad
    Vittòria Belen Nuria - Cormac Blackthorn
    I'm Only Human After All, Don't Put The Blame On Me
    Nathan Aaron Shepard
    Slow Growth
    Rose O'Sullivan
    Sailing Flowers Open
    Nathan Aaron Shepard
    Here Comes The Storm
    Robert Blanchard
    What Do You Advise, Hamlet The Great? Open
    Magnus Jorgensen


    Edited by Atom ~ - 31/1/2024, 20:42
     
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    E il cielo piano piano qua diventa trasparente
    Il Sole illumina le debolezze della gente
    Una lacrima salata bagna la mia guancia mentre
    Lui con la mano mi accarezza in viso dolcemente
    Col sangue sulle mani scalerò tutte le vette
    Voglio arrivare dove l'occhio umano si interrompe
    Per imparare a perdonare tutte le mie colpe
    Perché anche gli angeli, a volte, han paura della morte
    Che mi è rimasto un foglio in mano e mezza sigaretta
    Corriamo via da chi c'ha troppa sete di vendetta
    Da questa Terra ferma perché ormai la sento stretta
    Ieri ero quiete perché oggi sarò la tempesta.
    [...]
    Prima di te ero solo un pazzo, ora lascia che ti racconti
    Avevo una giacca sgualcita e portavo tagli sui polsi
    Oggi mi sento benedetto e non trovo niente da aggiungere
    Questa città si affaccerà quando ci vedrà giungere
    Ero in bilico tra l'essere vittima, essere giudice
    Era un brivido che porta la luce dentro le tenebre
    E ti libera da queste catene splendenti, lucide
    Ed il dubbio o no, se fossero morti oppure rinascite
    Maneskin - Torna a casa


    Edited by Atom ~ - 23/8/2023, 18:32
     
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    Rough gem - Part 1
    Nate Atlas Maccready | Luglio 2023 | Villa Shepard | |
    Eran passate si e no due settimane dal suo definitivo insediamento nella villa, ma lui e il maggiordomo continuavano a guardarsi in cagnesco. C’era qualcosa in quell’uomo che lo incuriosiva, forse partendo proprio dal fatto che lui per primo avrebbe adottato un comportamento simile, se qualcuna delle persone a lui più care avesse introdotto in casa un perfetto estraneo che, tra le altre cose, aveva mosso i suoi primi passi in quel luogo con il solo intento di privarlo di qualche oggetto prezioso d’arredamento. Ed è normale no? Certo, un ragazzino ti si infila in casa mascherato, si fa beccare con la refurtiva tra le mani in bilico su un divano, e poi torna; e continua, a tornare. Di notte, per accertarsi che il derubato stia bene, e la “vittima” di questo misfatto si affeziona, a mano a mano sempre di più ogni volta, fino a quando scopre la vera identità di chi si nasconde dietro quella maschera e poi… Il ladro sparisce. Per ore nessuno sa niente, la notizia però si allarga a macchia d’olio nonostante i giornali non dicano mai espressamente il suo nome. Doveva essere stato in quel periodo che il signor Crest aveva fatto le sue ricerche e si era fatto trovare davanti alla porta, poco dopo l’attentato, per comunicare al proprio protetto che il ladro, che ora aveva un nome, giaceva in un letto di ospedale sotto le cure di una talentuosa maga, rischiando di salutare per sempre quel mondo. Non era morto, per fortuna, ma era stato accolto in casa dopo una lunga serie di scontri che certamente avrebbero potuto provare anche il più stoico dei veterani della seconda guerra magica.

    Certo, Nate dalla sua non poteva presentare un buon curriculum. Un nome falso, una fedina penale non propriamente linda, e una serie di furti minori svolti in inghilterra sotto quel falso nome che per fortuna non erano mai giunti alle orecchie del reparto legislativo. O meglio, qualcuno c’era che sapeva chi fosse, ma Ortega non era mai stata un problema e, di certo, non era mai ascoltata. Una millantatrice, in poche parole, vista tra gli auror come il proverbiale don Chisciotte che s’infuria con i mulini. Inoltre, Clockwork non era il solo nome dietro al quale aveva nascosto il volto e che aveva dovuto rinchiudere in un armadio in fondo a un baule, ma questa è un altra storia che non verrà raccontata adesso.

    Quello di cui è forze bene discorrere, è come cercava di farsi piacere al maggiordomo, nonostante Nathan sostenesse che non fosse minimamente necessario. Non lo capiva nemmeno lui, perché ogni giorno sentiva il bisogno crescente di dimostrare di essere valevole, meritevole di tutta quella benevolenza, e neanche si questionava poi più di tanto, semplicemente: agiva.
    Cormac diceva che il terreno riarso da un ardemonio difficilmente si sarebbe sanato, Nate era di altra opinione e, soprattutto, cresciuto con ben altri studi alle spalle. Se avessero chiesto a lui, avrebbe risposto che un ardemonio era come una violenta ricaduta nucleare, come mai dopo ben trentacinque anni le piante ora invadevano le cittadine a settori che circondavano il quarto reattore di Chernobyl? Perché la vita e la natura non si fermano, si danno il loro tempo e riprendono. Questa, la sua teoria, comprovata in verità, ma erano studi babbani e là si parlava di magia. Vero, ma come era anche vero che ciò che s’era lasciato dietro era cenere, e la cenere era un ottimo fertilizzante. Quindi sì: inumidiscila con pioggerella leggera, sollevala attraverso il vapore, falla precipitare di nuovo, in un continuo e metodico processo atmosferico controllato che l’avrebbe fatta entrare a mano a mano nel terreno. Di nuovo, solo teoria. La pratica avrebbe poi dato dimostrazione se fosse vero o meno.
    Aveva la fortuna che i possedimenti Shepard vantassero un lago ampio e fondo, da cui tirar su l’acqua. A generarne un quantitativo simile solo con l’alchimia sarebbe morto dopo due ore. Inoltre, non era cieco. S’era accorto che il maggiordomo continuasse a imporre incanti che riportavano alla norma zone disastrate. Non aveva tutta quella conoscenza in erbologia, ma la vita stessa nasceva dall’acqua, no? Dunque…

    Non si erano incrociati, mai, Nate stesso cercava di operare quando lo sapeva altrove, ma prima o poi sarebbe capitato; e, difatti, due settimane dopo di questo silenzioso cooperare, se così si poteva chiamare, lo trovò di spalle e in solitudine intento a incantare il terreno. Quale occasione migliore, per tentare di parlare?
    Unico problema: quell’uomo gli faceva paura.

    «Posso aiutarla?»
    Un lungo sospiro giunse da parte di quell'uomo, e un’occhiata che non riuscì a interpretare, mentre lo contemplava togliersi la giacca e lanciarla nel suo limbo personale. Ogni volta che lo guardava con quegli occhi così scuri, quasi due pezzi di carbone, gli ricordava quello sguardo impietoso che era incastonato nelle iridi di Armand, e tutto diveniva più difficile. Parlare, soprattutto, diveniva difficile.
    “Certo” Esordì l’altro dopo quell’interminabile istante di silenzio, indicando una porzione di terreno “Sono Gregory, comunque, e dammi del tu. Inizia a rimpolpare d'acqua quel terreno lì”
    Erano abbastanza vicini al lago per consentirgli di usare quell’acqua. Inalò a fondo stendendo poi le braccia in direzione del bacino idrico, lasciando che la sua aura facesse il resto e portasse una grande bolla sopra di loro. Lasciò piovere silenziosamente, spostando l’acqua e le gocce lontano dall’uomo per non bagnarlo o infastidirlo nel suo processo; ma, dopo mezz’ora buona quel silenzio stava divenendo logorante.
    «Senta» esordì in un nuovo tentativo, trovando quasi subito risposta con un neutro: “Dimmi ragazzo”
    «Io... non credo di esserle molto simpatico e a giusta ragione... hm» esitazione, non riusciva davvero a guardarlo negli occhi, soprattutto adesso che l’altro si era voltato e lo rimirava da capo a piedi, era come rivivere quei momenti giudicanti che precedevano le percosse per non aver fatto a sufficienza. Il grosso disco d’acqua in attesa di precipitare, sospeso sopra di loro.
    “Suppongo che tu abbia la stessa sensazione con chiunque”
    No, aveva perfettamente ragione. Quella sensazione l’aveva quasi con tutti.
    «... Non sono esattamente il genere di individuo che può vantare la definizione di amabile, lo ammetto…» Altro lungo respiro, prima di buttarsi. «Senta. Io lo so di non meritarmi tutto ciò che Nathan mi sta dando, ma le posso assicurare che non... non è mia intenzione approfittare in maniera malevola di lui o dei suoi possedimenti... Come i cugini... O altri prima di loro» Quello mai, anche se da fuori si potesse dire il contrario.
    Lo vide muover la bacchetta per richiamare a sè un ampio faldone, che gli lanciò. Lo raccolse al volo, dischiudendolo e rimanendo di stucco. Tutta la sua vita, rinchiusa in quell’involucro di cartone. Lo guardò atterrito, spaventato, muovendo d’istinto un passo e lasciando andar giù l’acqua, che li bagnò entrambi fino al midollo.
    L'altro non si scompose minimamente.
    “Lo so perfettamente che non lo farai” Didascalico, quasi lapidario “Non gli farei avvicinare qualcuno così alla leggera”
    Deglutì di nuovo, la verità veniva sempre fuori, per quanto tentasse di nasconderla. Era ora di pensare a metter insieme le sue cose e lanciarle nel baule, e ricavarsi una stanza all’università magari.
    «Gli dirà tutto, hm?» Sconfitto, più che sconfortato, rassegnato.
    “Ne ho motivo?” Quella domanda non se l’aspettava.
    «Dipende se lei voglia fare sapere esattamente che scarto si è ritrovato in casa il suo protetto» Gli rispose con tono vuoto, mentre il suo sguardo si fermava sulla foto che gli avevano fatto poco prima del processo.
    “Niente di ciò che c'è lì dentro gli sarebbe di minimo interesse o modificherebbe in alcun modo il suo pensiero nei tuoi confronti” Acidulo, d’improvviso “Settimane che sei qui e ancora non t’è chiara questa cosa” Si fermò del tutto, girandosi in sua direzione e muovendo un passo “Potresti andare dentro la villa e schiantarlo, quando rinviene probabilmente ti chiederà scusa per aver fatto qualcosa di sbagliato e di conseguenza averti infastidito. Pensi davvero che cambierebbe idea per così poco?”
    Così poco? Così poco?! Un faldone che pesava quasi due chili. Lo innalzò, buttandolo nel proprio limbo e rabbrividendo.
    «Signor Crest.. Furto, complicità, droga, spaccio... raggiro di persone ed estorsione…» Cominciò il difficoltoso elenco delle colpe, che aveva dovuto scontare a Clovelly. Storse la bocca nell'aggiunger l'ultimo dettaglio di quella che gli sembrava un'infinita sequela di stigmate che lo avrebbero classificato marcio agli occhi di chiunque, anche d'un angelo.
    «E abuso, signor Crest. Di sostanze, ma anche di fisico» E molto probabilmente era il caso di principiare a pensare alle valigie e al come riuscire a tirar su il villino della Ginestra, anche se non ci era ancora riuscito.
    Ennesimo sospiro da parte del Crest, anche se più pesante e gravoso stavolta. Una mano che lo indicava, parole giunsero dritte al punto: "Ti sei divertito a farlo? Era un tuo desiderio farlo? Lo hai fatto con sadica gioia?" E ancora, incalzante "La volontà, ragazzo. Era tua volontà fare quelle cose?"
    Non lo fece quasi finire, innalzando la voce d'istinto e scoppiando in un concitato: «No!»
    "E allora non vale. Se io imperiassi Nathan e gli facessi lanciare il Crucio contro di te, lo riterresti responsabile? Lo odieresti e schiferesti perché ti ha fatto del male?"
    Cosa diamine stava dicendo, ovvio che «No!»
    "Che differenza c'è allora? Solo perchè con te hanno usato un altro mezzo e non un imperio, non è diversa come situazione. Sai fin dove si spinge la sua capacità di perdono, di guardare oltre se una persona è davvero volenterosa a cambiare?"
    E il discorso cadde, mentre lo guardava con occhi sgranati. Entrambi silenziosamente sapevano la risposta, ma per giungere a dirla ad alta voce ci sarebbe voluto molto tempo; almeno, per Nate. E lui, voleva davvero cambiare?


    Si ringrazia ~ Kharis per avermi dato le indicazioni su Gregory. Ogni interazione è stata concordata precedentemente con lei ~♥
     
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    «In fondo, chi meglio di me sa rimettere i pezzi insieme?
    Non si può pretendere altro che non sia la perfezione»
    Innalzò lo sguardo, non appena il rettangolo dell'incanto comunicativo si dischiuse innanzi a lui. Nel salotto dell'auror regnava il silenzio, intervallato solo dallo scoppiettio delle fiamme custodite nel ventre del focolare. Non riuscì neanche a dischiuder le labbra, che la voce di Nathan lo raggiunse:
    - Nate! Rose è qui con me, stai bene? Puoi dirci cosa succede? - Ed era complesso dal principio, provar a risponder in modo esaustivo a quella domanda senza che nessuno dei due si consumasse nella preoccupazione d'aver ora alle calcagna un mago capace e completamente privato del suo lume. Come Orlando, ch'aveva perso il proprio senno e questo s'era annidato tra i crateri della luna, lo stesso era capitato al Blanchard , per sua mano molto probabilmente. Ciò faceva di lui un'Angelica? Cosa aveva di angelico, chi liberava un colpo di pistola così vicino al cuore di chi credeva d'amarlo perdutamente nonostante tutto? Sentiva gli occhi già colmarsi di lacrime, ma li chiuse, respirando a fondo cercando di mantener la calma, aiutandosi con il ticchettio d'un orologio che percepiva vicino, portando le mani a chiudersi come in una specie di preghiera di fronte al naso, socchiuse gli occhi concedendosi cinque secondi, solo cinque, prima di parlare.
    - Ciao Nathan... - Esitazione, nel sentire che si trovasse già in compagnia di Rose e che quest'ultima probabilmente stesse ascoltando. Occhieggiò alle spalle dell'uomo. Calma, doveva esser quieto anche per lei, per placarle quell'ansia che sicuramente stava provando nel sentirsi di nuovo messa in un angolo e probabilmente grattandosi quella stigmate che sentiva impressa a pelle, quella della ragazzina problematica e inutile.
    - Ma petite dame, souviens-toi de ce que nous nous sommes dit, s'il te plaît. Tout ira bien, je serai bientôt de retour* - scandì lentamente, sperando che le lezioni pazienti di Newton su quella lingua alla fine non fossero finite nell'oblio e che lei avesse abbastanza presenza di spirito per comprenderlo; aggiunse poi: - Fa come dice Nathan, s'il te plaît - Per poi tornare a guardarlo e concedersi qualche altro secondo per contemplare quello sguardo che tanto gli ricordava i nuovi germogli all'inizio della primavera.
    - Sono da Magnus e... Robert lui... - Lo vedeva, lo sguardo del purosangue che si dilatava e saettava sul suo volto, osservando con crescente raccapriccio quell'orribile segno che portava ora e che appena curato non aveva potuto celargli del tutto. E vide anche le mani, che muovendosi chiedevano qualcosa di non detto, in modo che ne Rose ne l'auror "sentissero" e potessero parlare al contempo in un modo più intimo e segreto. Un linguaggio tutto loro, geminato come un fiore spontaneo in un giardino botanico. Sorriso lieve.
    Tutto bene?
    Innalzò le proprie all'altezza dello sterno, affinché le potesse vedere. Non a caso s'era seduto sul divano, dando le spalle alla porta.
    No, mi manchi.
    - Piccolo... il tuo volto... Cosa centra Robert? Perchè il patrono? -
    Anche tu, sono qui
    . Lo vide portar una mano sulla rosa sotto la camicia, all'altezza del cuore e lasciò andare un gemito, non sapendo come mascherare il calore e il riso di sconforto che affiorò tra le sue labbra, stremato e stanco, non riusciva a giostrar bene le emozioni che crescevano nel vederlo far quel gesto.
    Proseguì la voce: - Lo ho... Lo ho lasciato andare e lui è impazzito. Parlava come Armand, angel... Nathan. Parlava come lui e... Diceva che ero sotto la vostra influenza, che vi avrebbe fatto del male e io... L'ho disarmato, poi schiantato contro le ortensie blu e lui mi ha... ferito con un coccio e io... -
    Così come i gesti: mi sono sentito morire. Si sentiva ora il mondo cadere addosso, le parole rendevano reale ciò che era successo, cominciò a sentire il fiato accorciarsi, la necessità di rigettare bile sempre più impellente. Strinse i pugni cercando di non dar troppo a vedere lo smarrimento e il terrore, ascoltando ciò che l'altro diceva, entrambi consci che forse Magnus stesse ascoltando. Di nuovo a cercar quegli occhi che negli ultimi tempi donavano quiete e calma, notandone la luce apprensiva e preoccupata che ora li offuscava, nonostante dall'altra parte Nathan cercasse in tutti i modi di mantener un atteggiamento rilassato.
    - Mi dispiace tantissimo io l'ho visto un paio di giorni fa, è stato anche estremamente cortese, speravo di star migliorando ai suoi occhi... non sai quanto sono affranto per questa cosa, per tutto. Stiamo bene, andrà tutto bene, prenditi cura di te ok? So che sei nelle mani migliori... e hai fatto bene, ti sei difeso -
    No, non è vero... Ma la voce disse altro, era necessario esser veloci e precisi, cominciava sempre più a cedere e non voleva crollargli davanti e dargli così ancora più preoccupazioni. Aveva atteso troppo poco, ma il bisogno di vederlo e di sentirlo parlare era divenuto impellente.
    - Domani, per il thé, Magnus vorrebbe tu venissi qui per... Confrontarci, ha detto. Ce la fate senza di me... - E non sapeva se domandarlo o dar certezza alla sua ultima frase. Da quando osava sentirsi così fondamentale per qualcuno? Lui, la nullità?
    Ti prego.
    Verrei anche subito se me lo chiedessi.
    Non posso, non ora. Devi stare al sicuro, ma lo so, ti voglio bene.

    - Ma certo, sarà un piacere farvi visita. No, non ce la facciamo senza di te ma possiamo cavarcela finché non ti riprendi... posso stare con Miss Rose se a lei e... gentile "consorte" non dà noia -
    Cercò di sorrider di nuovo, ma gli venne ancor più dolore e la bile tentò la prima repentina salita.
    - D'accordo. Nathan mi scoppia la testa... Ci vediamo domani, ok? -
    Un sorriso dolce ed affettuoso, sembrava capace di poter dissipare le nubi che ora s'accumulavano dense nella sua mente, rendendolo incapace di proseguire e ragionare ulteriormente. Condusse indice e medio alle labbra, certo che lo stesse guardando, portandole poi allo zigomo sinistro laddove sempre gli posava un bacio quando s'incontravano.
    - Certo, a domani. Riguardati e salutami Ma... capo Jorgensen. -
    Ok, stava resistendo. Inalò a fondo. No. Si alzò in piedi, violento giramento di capo. Gemette, barcollando verso il corridoio, poggiandosi allo stipite. Cadi nove volte, rialzati dieci. Il titano in cucina ne era un esempio lampante, una roccia che però... Però qualcosa di umano aveva anche lui.
    Magnus... Aiutami ti prego... Un violento fiotto che riuscì a trattenere a stento, terribile.
    - Magnus... Aiutami -
    Mi affido a te, perché io ora non riesco a camminare o a esser forte come vorrei farti vedere che son divenuto. Non tanto, solo un po' di più rispetto a quando mi sono frantumato innanzi a te. Non farmi ancora male, so che mai me ne avresti voluto fare, siamo uomini, siamo umani. Aiutami, non lasciarmi solo... Ho paura.

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    * Mia piccola dama, ricorda cosa ci siamo detti, per favore. Andrà tutto bene, tornerò presto.
     
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    «In fondo, chi meglio di me sa rimettere i pezzi insieme?
    Non si può pretendere altro che non sia la perfezione»

    Forse Robert non aveva tutti i torti dopotutto.

    La frase risuonava nella sua testa con la stessa cadenza mortifera d'una campana che rintoccava un lutto. Sapeva sempre come fargli male, sembrava provarci gusto; quasi una rivalsa per non aver avuto ragione, per non esser stato obbedito a capo chino come era preteso. E perché lui era ritornato allora, perché si era trascinato di nuovo innanzi alla sua porta? Perché voleva che gli facesse male così? Che gli sbattesse in faccia la realtà come nessun altro era capace di fare, che gli ricordasse quanto piccolo e inutile era, soprattutto quando osava mettersi a confronto con il titano che sosteneva il loro mondo?

    Avresti voluto esserci tu, al suo posto?

    Per poi far cosa? Proteggerlo? Illuderlo di nuovo? Perché non poteva mai essere limpido e trasparente? E perché, di nuovo, lui continuava a caderci? Aveva ammesso la sua colpa senza nemmeno rendersene conto o averlo ancora del tutto realizzato, ma non se ne pentiva. Era stato uno sbaglio, l'ennesimo, andare a pestare i piedi del gigante che tutti sembrava tenerli al sicuro. Era come la Vanitas, il richiamo era costante, sempre presente. Potevi fingere di ignorarlo, ma c'era. Ed era un problema, il fatto di aver vissuto per più di sei mesi in casa di un pozionista. Gli ingredienti erano là, tutti meticolosamente etichettati. Sarebbe bastato passar dall'armadio svanitore e discendere le scale evitando di far scricchiolare quel dannato scalino; girare, entrare e uscire senza nemmeno esser visto. L'aveva vista fare centinaia di volte, poteva provarci, e se qualcosa fosse andato male, a chi sarebbe mancato? Un ragazzino problematico in meno, un fidanzato fedifrago che si puniva da solo, un amico per così dire, che altro non sapeva fare che regalare gioielli per far comprendere quanto percepisse importante qualcuno, un petulante mangia pane a tradimento che svaniva nel niente tra un respiro e l'altro. Ma poi, perché voleva contentarlo? Da morto cosa avrebbe potuto fare in merito? Valeva qualcosa? No, niente. Non poteva fare niente per loro e eliminando il problema alla radice forse Robert li avrebbe lasciati in pace, no? Giulietta che beve il veleno, molto probabilmente seguita dopo poco da Romeo. Aveva un senso? In quel momento della notte sì, lo aveva. Rinchiudersi, alla fine, lasciar di nuovo fare tutto a loro era l'unica soluzione. Che pretendeva di fare, eh? Di salvarli tutti da solo? Con quale esperienza, con quale allenamento, con quale arroganza...? Possibile che tutte le volte che cercava conforto dall'auror finiva per sentirsi sbriciolare ogni secondo che passava con lui? Dove lo trovava il coraggio di continuare a importunarlo? La prossima volta, piuttosto, si sarebbe lasciato uccidere. Anzi no, poteva farlo da solo. Vivendo una vita a metà, da automa. Non l'aveva già fatto, in fondo? E se sbagliava, putacaso, le dosi...Problema risolto alla radice.

    Si scostò piano dal corpo del purosangue che s'era addormentato contro di lui seduto sul divano e si alzò, muovendosi silenziosamente verso le scale. Acqua del fiume lete, mio splendido gioco di ingranaggi, un solo sorso e ogni tuo problema svanirà. Quanto era vero. Aveva sempre avuto ragione lui, l'ombra che ancora vedeva mischiarsi nella sua. Si fermò sulla porta, aveva sentito il respiro dell'altro cambiare di improvviso, agitazione nel sonno. Un altro incubo? Gli sarebbe passato, aveva Gregory, aveva Rose, aveva ... Lo sentì mormorare qualcosa. No, il problema era proprio quel nome che chiamava, il suo. Di nuovo, con più insistenza. Tornò a stringerlo, sentendolo rilassarsi immediatamente con la sua vicinanza. D'accordo. Un giorno ancora. Tanto sapeva dove quella boccetta nera fosse.

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    H o p e ~ ~ Kharis

     
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    Non si può pretendere altro che non sia la perfezione»

    Conta, Clockwork, CONTA!


    E c'era arrivato, alla fine, a casa. A quella vera, a quella che era solo sua, a quella che quando si era smaterializzato in cortile aveva fatto smuovere la lunga fila di campanelle argentee dal cristallino suono come a volerlo salutare. Quella era casa. Non l'altra. Non quella che era apparsa come un porto sicuro per una fugace manciata di secondi, salvo poi rivelarsi per ciò che era: l'antro dell'ennesima bestia.

    Morto un papa, dicevano, se ne fa un altro. Solo che...Solo che-Solo che-Solo che. Era come lui, era come lui, era come lui. E come poteva essere stato così sciocco, come poteva essere così misero da caderci? Perché diamine gli aveva fatto questo? Perché tutte quelle bugie, perché? Abuso-abuso-abuso.
    Come un disco rotto, quelle parole giravano in continuazione battagliandogli in anima e mente come terribile tempesta di titani. Bastardo, bastardo, bastardo! Continuava a pensare, risalendo il lungo vialetto di ghiaia che si snodava sotto il pergolato tra i cespugli di fiori e aromatiche. tesa la mano per aprire la porta, si fermò. No, anche in casa si sarebbe sentito in trappola. Giudicato, osservato. Da tutti. Costrutti, umani, no.

    Girò di nuovo su se stesso e il salto fu tremendamente lungo, tanto da ridurlo al canfino. S'aggrappò alla sponda della vecchia panchina che lo aveva visto tante volte piangere in silenzio, innalzando lo sguardo al vecchio faro che tanto aveva faticato per rimettere in sesto. Cielo plumbeo, alla pioggia ora si mischiava la neve. Filo di sangue a scendergli dalla narice per lo sforzo. Stai qui-stai qui-stai qui. Nella tua prima fortezza, quella contro chiunque, quella quando credevi che amare fosse impossibile. Stai qui-stai qui-stai qui.

    E tirò un calcio, liberando in quell'ultimo spasmo la rabbia che s'era aggiunta e che non sapeva come aveva fatto a contenere, mentre gli diceva addio.
    «CAZZO!» Urlò, facendo sollevare in un nugolo impazzito e spaventato di piccoli migratori che s'annidavano sui pini tutt'attorno. Il dolore al collo del piede era lancinante. S'accasciò seduto sui talloni, le mani giunte in grembo stringevano ancora l'orologio.
    Misero, debole, patetico, inetto, guitto. Era tutta una farsa, eri un burattino. Di nuovo, di nuovo un giochino.
    Sì, e allora?

    Sollevarsi in piedi, andare avanti. alzare lentamente la rotella di carica dell'orologio e avvicinarsi alla vecchia porta, dando sette giri. Porre in quella strana ansa rotonda, cerchiata da un ingranaggio, quell'orologio e girare altre sette. Muovere esitante un passo indietro, lasciar che il meccanismo costruito dieci anni prima muovesse e dischiudesse la soglia. Luce di lampada a olio che s'accese con uno scatto azionato dalla pressione del suo peso sulla prima mattonella. Misero l'alloggio, ma confortevole. Un letto, un tavolo, libri e le chiavi di una vecchia barca, che poteva dire se sarebbe partita. Voglio andarmene. Non ne aveva la forza, non ora. Abbandonò il peso sul letto. La mano doleva, i morsi e i graffi lasciati sul derma bruciavano come un marchio. Strofinò, disgustato d'improvviso, quasi a volergli togliere. Abuso, abuso, abuso... Voce profonda, sguardo rovente, che lo accompagnò nel cedere alla stanchezza. Sei solo di nuovo, ti sei fatto prendere in giro di nuovo, sei stato un idiota di nuovo, t'eri quasi innamorato di nuovo. Sei solo.
    Offuscato lo sguardo niveo s'era perso su una spilla.

    No, non sei solo.


    Dicembre 2022

    Gli parve d’udire una voce esterna, giungeva ovattata e lontana, come se riecheggiasse su pareti di pietra nel profondo del mare. Tese l’orecchio, le mani ancora premute al volto a schermare la vista, sentiva la schiena premere contro qualcosa, come se fosse disteso, con il freddo ad avvincerlo.
    “Lo hanno accoltellato – non lo so cosa è successo, merda, non ho le forze” Chi? Cosa stava accadendo? Perché sentiva di conoscere quella voce? “Cosa devo fare? Io sto qui” Dove? Non comprendeva, non riusciva a discernere tra ciò che poteva considerarsi reale e ciò che non lo era più. Era ancora sconvolto da ciò che aveva vissuto, da quella singola parola lasciata ad aleggiare nel salone da ballo che, ora riusciva a ricordarlo, era lo stesso che era stato palcoscenico d’una amara separazione, ai tempi della scuola.
    Il freddo svanì a poco, a poco, mentre il silenzio veniva sfiorato dal tenue sussurro di vento che sfiorava ampie fronde. Lasciò scivolare le mani, accorgendosi di avere una sigaretta accesa in angolo di bocca. Sollevò appena il capo. Erba, alberi, la frescura di un lago boschivo ad aleggiargli attorno. Era ancora a scuola, si disse, aveva forse meno di sedici anni. Una custodia nera aperta al fianco, il suo violino adagiato sopra, appena posato; qualche foglio di carta musica ricoperto di note e minuscole annotazioni era stato spazzato via da una placida folata, ma non se ne curò, preferendo tornare a rimirare il cielo che occhieggiava tra le fonde, in un piacevole gioco di luci. Non si rendeva più conto di sognare, per lui era come esser tornato là, a quei giorni che poteva dire più sereni; talvolta…


    «Quelle fanno schifo, Maccready» Lo trovò riverso con la schiena adagiata sull’erba morbida della sponda, irradiata dal sole pomeridiano di metà marzo, si principiava a sentire il torpore della primavera e l'erba s'inverdiva. Braccia conserte dietro la testa, caviglie incrociate e una sigaretta di marca economica tra le labbra, Nate appariva come uno strano essere sibillino, quasi un elfo silvano pizzicato a fantasticare su qualcosa d'umano, sguardo perduto alla volta cerulea, costellata da qualche sporadica ed esile nube candida. Non si mosse nemmeno, non provò neanche a negare, socchiuse le labbra lasciando andare un filo di fumo, e poi tirò. Lo sguardo in tralice nella coda dell'occhio lo guardava, e v'era solo apatia a renderlo opaco, sapeva che prima o poi sarebbe arrivato anche lui era inevitabile. Attendeva che privasse la sua casa di qualche punto, o che gli sequestrasse il pacchetto, e lo osservava come fosse manifestazione di poco conto, un fastidio passeggero che poteva benissimo essere ignorato.
    «Mi hai sentito?»
    Annuì a quella domanda, liberando il filtro dalle labbra e gettandolo tra gli steli. Si mise seduto, lasciando una gamba ben distesa e accostando l'altra al petto, per inclinarvi sopra la testa e adagiarvi la tempia, proseguendo nel suo rimiralo. Sembrava quasi volesse farsi beffa, provocare una reazione come quella che gli aveva suscitato facendogli notare una distrazione non di poco conto durante l'ultima lezione. Ed era stato allora che gli aveva detto che avrebbe abbandonato il corso, che preferiva seguire ben altro che un'insulsa materia datata destinata solamente a vecchi codardi, accendendo a sua insaputa in lui il desiderio di percuoterlo fin quando quei suoi occhi chiari non si fossero colmati di lacrime.
    «Lei non è qui per redarguirmi sul fumo, Professor Lancaster» Esordì, girando lo sguardo, apparendo ancor più apatico e annoiato di prima.
    «No, sei qui per parlare di ciò che è nella tua tasca destra, sto errando?»
    No, non sbagliava, ma come poteva sapere o avere intuito il vero motivo per cui si era avvicinato? Una lettera, arrivata all'inizio di febbraio, in cui la nonna del giovanotto parlava di una situazione spinosa accaduta durante le vacanze natalizie, che lo aveva visto ricoverato per una settimana in un ospedale no-maji a cercare di salvare il nonno con trasfusioni emergenziali. Il Maccready si era sentito male a lezione di recente, e aveva saltato i loro allenamenti privati. Il recente lutto doveva averlo indebolito emotivamente a tal punto da portarlo a cedere alla sua patologia, oltre che a evitarlo come la peste; eppure, sentiva che c’era anche altro.
    «Hai intenzione di insistere a farmi da cane da guardia, nevvero, anche se adesso nonno ha stirato e la villa ha fatto kaboom Esattamente. Quando c'era stato da decidere chi avrebbe vegliato sul ragazzo, m'ero proposto senza esitare perché credeva d'aver già la soluzione. Poi era entrato altro nel mezzo, una sorta di ossessione possessiva e protettiva che lo spingeva a voler sapere sempre e comunque dove il ragazzo si trovasse e con chi.
    «Tornerò ad allenarmi con te da domani» Disse, guardando ora verso il lago e perdendovi lo sguardo «Molto lusingato di vedermi riservata una simile accortezza, ma come vedi sto divinamente» Mentiva.
    La divisa non lo vestiva più, vi spariva dentro. Non lo vedeva quasi mai mangiare nel refettorio, studiava e fumava, non faceva nient'altro se non questo. Aveva perfino cessato di disegnare, il collega del laboratorio mi diceva che non creava più niente di competente da mesi, s'era rotto qualcosa dentro di lui. Suo compito sarebbe stato scoprire cosa, suo compito sarebbe stato aggiustarlo, eppure... In quelle condizioni egli era più facilmente manipolabile.
    «Ti va di raccontarmi che è successo a tuo nonno?» Chiese, avvicinandosi e cercando un dialogo con lui, una situazione confidenziale che abbassasse la barriera costante ch'era presente tra un docente e il suo allievo. Si sedette, ma lui non lo guardò nemmeno, portando la lingua a schioccare contro gli incisivi in un suono di sprezzo e sdegno.
    «Sai benissimo cosa è capitato a mio nonno, lo sa tutto il corpo docenti, ed è ciò che succederà a tutti quanti prima o poi; quindi...» E girò lo sguardo, allacciandolo a quello del Lancaster, sostenendolo con aria impertinente, come se ora si divertisse a comportarsi così nei suoi confronti. «...Perché devo ripetere la lezione, professore, quando ho già dimostrato di averla appresa? Non fumare, mantenere il cuore allenato, mangiare sano e praticare uno sport» Ed elencò ciò che per lui l’uomo aveva deciso che fosse, sollevando le dita sottili e lasciando poi ricadere la mano, così come il suo corpo sull'erba. Non stava seguendo nessuna di quelle indicazioni e l’uomo ci tenne a farglielo notare, suscitando in lui una breve risata amara, così empia da apparire teatrale, uscita da un dramma in cui non si poteva parlare di gioia.
    «Aver appreso la teoria non significa che io abbia desiderio di metterla in pratica» e alla sua domanda sul perché, egli gli riservò un nuovo quesito: «Sai anche questo, Armand. Perché continui a fare domande di cui già conosci la risposta?»
    E si alzò nuovamente, muovendo i propri passi in direzione del vialetto che serpeggiava tra le siepi punteggiate di fiori cerulei che bordeggiavano il lago.
    «Dove stai andando, Nate?» Chiese, con tono insofferente. Lo vide fermarsi, spiarlo da sopra la spalla. «Da lui» Lo ringhiò quasi, come se volesse sfidarlo a impedirglielo ancora una volta. «Voglio morire mentre guardo i loro occhi» Perché s’era reso conto di star sognando, si era reso conto di star soffrendo di una ferita, riusciva ora a discernere tra reale e non, di nuovo in liminale posizione. Se poteva sognare, se poteva muoversi all’interno di quella specie di delirio dato dal suo status allora lo avrebbe cercato. Tutti, li avrebbe cercati, dal primo all’ultimo. Medea, Mael, Vittòria, Cormac, Emily, Magnus, Robin e Nathan... Aaron. Tutti, per prendere commiato da loro. Se era così che doveva andare, avrebbe lasciato ch’accadesse. E se in passato egli era qualcuno che sempre fuggiva, che si nascondeva nella propria solitudine glaciale, perché credeva che nessun altro potesse comprenderlo, adesso si rendeva conto di esser cambiato, di star cambiando.

    Maggio 2023
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    «In fondo, chi meglio di me sa rimettere i pezzi insieme?
    Non si può pretendere altro che non sia la perfezione»
    Cinque minuti, solo cinque minuti. Aveva mimato con le mani, prima di allontanarsi e andar dall'altro capo della barca, a prua e sedersi là. Gli erano necessari per mettere in fila le idee, pianificare una cosa che era stata completamente casuale. In fondo, cosa aveva di diverso quel comportamento da quello che lui stesso aveva biasimato in Robert? Niente; o meglio, quasi niente. Era certo di star sbagliando, era certo di starsi imponendo con una persona più grande di lui, con notevolmente più esperienza e che era troppo gentile per dirgli che non era bello venir presi e sballottati da una parte all’altra del mondo conosciuto solo per una vacanza in barca. Però… L’espressione che aveva mentre salpavano, quella che gli si era dipinta in volto quando finalmente aveva nuotato per la prima volta in mare… Inalò una lunga boccata. Era sbagliata, quella? Gregory gli aveva detto che Nathan tendeva a essere estremamente accondiscendente perché aveva paura di esser lasciato solo, ma… Doveva stare più attento, non poteva permettersi queste levate di capo se era così. Nathan era gentile con lui perché era spaventato dal perderlo? Perdere lui?
    Si passò una mano tra i capelli, che s’erano sciolti di nuovo.
    Stava tradendo Robert? Pensiero invasivo.
    Gli salì il panico. Dovette gettare il mozzicone della sigaretta che s'era acceso in automatico e premere il pollice sulla palma opposta prendendo a guardarsi intorno ed elencare mentalmente le cose che vedeva, come gli aveva insegnato la Martin, ma dopo tre minuti, che andavano a sommarsi ai famosi cinque, ancora non riusciva ad acquietare l’animo.
    “Non lo sto tradendo, non sono mica finito a letto con Nathan…” Pensò, in uno strano ribollire dello stomaco.
    “In questo momento Robert mi spaventa, e non riuscire a gestirlo mi fa impazzire e quindi scappo” Ansia, ancor più forte. Che ore erano? Le undici. Era tardi? Linda aveva detto di scrivergli un determinato messaggio se il panico non smetteva…
    “ASMC” lo scrisse e lo inviò, andando a poggiare la fronte alla balaustra di ferro che bordeggiava la prua, gomiti premuti sulle ginocchia cercando di respirare mentre il panico aumentava a dismisura così come la consapevolezza di star sbagliando qualcosa. Lo aveva portato fuori, in barca cazzo, lontano dal suo legittimo compagno assenteista, e non riusciva a processare il dannatissimo motivo per cui ogni volta che erano soli fuori dai loro soliti contesti si sentiva così bene.
    Voco, incoming call.
    «Mi dispiace…» Inalò, cercando di parlare, mentre il quadratino mostrava la bionda con una tazza di thè e un pigiama oversize.
    “Il mio lavoro, per cui Shepard mi paga profumatamente, è anche questo. Panico?”
    «Fortissimo»
    “Per cosa?”
    «Non…» respiro indolenzito «Lo so»
    “ABC, che è successo?” Processo molto comune nella psicologia moderna. Si trattava di guardare l’evento, cosa c’era intorno e cercare da questo il motivo per cui il panico si scatenava. Le raccontò quello che poteva, mentre la donna sorseggiava.
    “Gli vuoi bene Nate, tanto. Il problema è che sei talmente abituato che quando vuoi bene a qualcuno questo poi ti maltratta, che vai in protezione. Il signor Blanchard non è stato tradito, e tu sei con una persona a cui sei affezionato moltissimo che ti fa stare bene, ti senti in colpa perché sei fottutamente fedele, ma non c’è niente di sbagliato nel voler passare il tempo con chi ti fa sentire sereno e bene”
    «L’ho rapito come Bob fa con me…»
    “L’hai preso di peso? Non sapeva dove andavate?”
    «No, gliel'ho detto, poteva rifiutare è quello il punto. Non rifiuta mai. Non vorrei che…»
    “Nate…” Voce amorevole d’improvviso “Non possiamo gestire tutto. Non possiamo pretendere di giostrare le azioni degli altri così al millimetro. Certo, c’è chi come il tuo compagno non ha compreso ancora che non può farlo, e ci siamo detti che vuoi aiutarlo a comprenderlo, no? Vuoi ancora allontanarlo?”
    «Hm,hm…» Mugugno di assenso.
    “E dunque. Se il signor Shepard ben consapevole di dove sareste andati è venuto con te senza rifiutare dolcemente come di solito mi dici fa, dove sta il problema? Non puoi, purtroppo, decidere per lui. Tu gli dai un contesto, gli dici come sei, poi devi dare a lui la possibilità di scegliere se rimanere o andare…” Si era abbassata la voce, cauta, consapevole di star toccando uno dei tasti dolenti.
    «Io…»
    “Se se ne va, avrai consapevolezza assieme alla sofferenza, che tu hai fatto tutto quello che potevi per dimostrargli quel che senti. Devi dirti che lo hai fatto, o continuerai a girare intorno a te come un uroboro, mi spiego?”
    Annuì, un gemito meno strozzato.
    “Ti voglio dopo la vacanza nel mio studio Nate, ora ce la fai?”
    Annuì ancora.
    “Prendi due pasticche. DUE. Se no dormi tutto il giorno domani. Poi rivediamo il dosaggio, ok?”
    «Ok, grazie Miss Martin»
    Sospirone “Linda. eccheccavolo” E la comunicazione s’interruppe.
    Lo raggiunse dopo aver mandato giù quelle dannate pasticche che sapevano di amaro, poggiandogli delicato una mano sulla spalla.
    «Angelo?» Voce leggermente preoccupata. «Scusami io ero…» Mentire, non mentire? Gregory diceva che Nathan si preoccupava che stesse bene, anche troppo talvolta, mettendosi automaticamente in secondo piano. «Stavo parlando con la Martin» Non doveva esserci menzogna tra loro.

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    ~ Kharis



    Edited by Atom ~ - 27/11/2023, 20:08
     
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    «In fondo, chi meglio di me sa rimettere i pezzi insieme?
    Non si può pretendere altro che non sia la perfezione»
    - Dormirò parecchio, scusami se mi agiterò, quelle pasticche mi calmano, ma non so perché mi fanno fare sogni strani - Confessò, mentre sentiva gli occhi sempre più pesanti. Si addormentò dopo poco.

    La musica lo raggiunse non appena dischiuse gli occhi, ancor fermo ed esitante nel corridoio, i piedi nudi piantati sulla sontuosa passatoia rossa. Conosceva il tema, gli erano familiari le note, ma esse suonavano diverse, come distorte. Rimbombavano lontane, echi che si allargavano come provenienti dagli abissi d'un profondo oceano, scivolando lungo le pareti di rame - verde di ruggine, crosta di salsedine - e andavano sempre più giù, giungendo da un apice che non riusciva a scorgere. Si avvicinò a un largo finestrone piombato, oblò contornato da scuro metallo, incorniciante paesaggio sottomarino, illuminato dai fasci di flebili luci al neon. Molti i colori, ma tutti freddi, tenui, intermittenza di numerose insegne che svettavano su costruzioni che non conosceva. Ritirò le dita dal vetro gelido, scorgendo solo in quel momento il suo pallido riflesso. Indossava l'abito che portava quel giorno, il lungo hanfu blu notte con le ortensie, e un brivido algido corse lungo la sua schiena. Era di nuovo quel giorno, forse? Cercò di ricordare la data che aveva scorto sul calendario alla sera, prima di uscire per ammainare le vele, ma non riuscì a visualizzarla, nel grande orologio che svettava sulla cima d'una di quelle torri sotto marine. Le cifre erano scomposte e disordinate, simboli che non avevano logica alcuna. Dove si trovava, perché era lì?

    In un gesto d'abitudine ben radicata, elegante il movimento, chiuse i lembi dell'hanfu e lisciò i polsini. Avanzò, accompagnato dal ticchettio soffice delle piante nude, che muovevano il tallone sottile sul tappeto amaranto. Nel corridoio era rorida penombra, rischiarata solo dalle luci esterne. Sul suo finire scorse una porta vetrata, mille colori traslucidi sostenuti da legno chiaro. Incerto, la oltrepassò, venendo accolto da sussurri tutt'intorno a lui, ma nella sale ove giunse non v'era nessuno.
    Allungò le dita, ancor più esitante, poggiandole sul corrimano della lignea e maestosa scalinata. Vi pose un piede e lentamente innalzò lo sguardo. La sommità della sala era meravigliosa cupola di vetro candido, riccamente decorata da motivi liberty neri e azzurri, centinaia di stelle. Oltre ad essa scorse sagome di grandi pesci, che nuotavano lenti e impigriti.
    Tutto sembrava rallentato, quasi sopito, ma la musica continuava a riecheggiare.

    - Vespero? -

    Abbassò lo sguardo sul culmine dei gradini, una pendola rintoccò alle spalle di un alto uomo. Pelle chiara, capelli color sabbia, labbra morbide e occhi neri come la pietra d'ossidiana, che scivolarono nei suoi donandogli un fremito. Un groppo gli si strinse alla gola, salendo dal profondo del petto in un preludio di singhiozzo, sfociare di pianto. Distese le labbra, sorridendo mestamente, sguardo affranto. Inclinò il capo in avanti, a malapena accennata riverenza di saluto, per tornare a guardare ancora in alto. Dischiuse le labbra, nel pronunciare quel nome che credeva di aver cancellato per sempre, gettandolo oltre il bordo della scogliera assieme a quel taccuino.

    - Aan... -

    Slittando piano sull'accento francese che ora gli riaffiorava tra le labbra.
    Lui giunse le mani dietro la schiena, grandi però così delicate nel tocco, sorriso ammirato nel vedere il ragazzo così ben vestito.
    - Ti è sempre stato bene, quel tipo di Hanfu, è il mio preferito - Melodico baritono, voce profonda che risuonava di melanconica nostalgia. Scese le scale, i piedi calzati da eleganti scarpe nere. Stese una mano, che lui accolse con delicatezza ed esitante timore, quasi potesse vederlo svanire ora che l'aveva così vicino.
    - Une dernière danse, mon cher? - Proposta dolce, prospettiva amara. E si sentì arrossire, abbassando il capo e dischiudendo le labbra per corregger la sua pronuncia, ora come allora, mai aveva imparato a metter i giusti accenti su quella lingua. Si lasciò attirare al suo corpo, adagiando al suo petto una mano candida, appariva così piccola a suo confronto.

    - Cosa ti succede, hm? - Si sentì domandare, e subito cercò di rifuggire a quello sguardo scuro che cercava il suo. - Non lo so più nemmeno io, cosa sta succedendo - Mormorò, la voce ancora oppressa da quel singulto dell'animo che a stento tratteneva, mentre muovevano i loro passi sul pavimento marmoreo - Sto facendo tanta confusione nella mia vita...Ho ritrovato una persona ma mi fa paura...Mi sfugge tutto di mano - Lungo sospiro, in quel lento ondeggiare, cercando di ricordar cosa fosse accaduto; ma, v'era solo una certezza: - Perché mi hai lasciato solo? - Alzò lo sguardo, trovando la sua bocca che s'incurvava in un mesto sorriso afflitto. - Non dispiacerti, va tutto bene... Davvero. Io... Io non ti ho mai fatto una colpa, ma... Vorrei saper se posso... - Cercò di scacciar via quel velo scuro, che era sceso a offuscare il luminoso sguardo, con un sorriso tirato. Sollevò le dita, sfiorando delicatamente il volto dell'uomo con nocche semichiuse, ancor più timoroso d'infrangere quell'apparizione.
    - Non puoi trovarmi, ma puoi andar avanti - Sussurrò lui, raccogliendo la sua mano e sfiorando la sua gota con la punta delle dita. Fermi, immobili al centro della sala, sotto la grande cupola. Ora come allora, in quel momento di sospensione che aveva rivelato tutto. Stesse parole pronunciate: - Non sei più da solo, lo comprendi questo, si? - Diverso il significato. Abbassò il capo, volendo stringersi a lui e lì rimanere fino all'ultimo respiro.

    - Nate? Piccolo, calmati è solo un incubo... -

    Fremette, sentendosi chiamare per nome. Udì uno scricchiolio, vetro che si crepava, ma non vi fece capo poiché perso nell'osservare l'uomo, che saliva lento i primi gradini. Tese il braccio, mano calda attorno alla sua.
    - Aaron, No! Io... Io non voglio tornare indietro - Confessò, cercando di trattenerlo, nello stringere appena le dita. Lui sorrise, sollevando le proprie per riavviare una ciocca ribelle dietro l'orecchio del giovane.
    - Devi - Sfumò, mentre nel suo ultimo baluginare abbassò la lancetta alle sue spalle, dando via a un tetro rintocco della pendola. Uno, un altro, che riecheggiarono nell'atrio ora vuoto. Scricchiolio che aumentò, tre battiti più veloci e qualcosa che cominciò a fischiare, vetro che cedette sotto un gravoso peso. E infine, lenti rintocchi nello scattare dell'ora. Chiuse gli occhi, non volendo più vedere nulla.
    - Je ne peux pas… - Lamento strozzato, singhiozzo.
    Portò una mano alla bocca, continuando a tener serrate le palpebre. Sopra di lui la cupola s'infranse. Mare tempestoso e gelido come morte invase l'atrio. Salì lento, inesorabile, lo avvinse. Si lasciò immergere e scivolò nel freddo, nell'algido abbandono di un qualcosa che non potrà mai più riavere. Aveva provato a vivere, ma non c'era riuscito. Aveva tentato in mille maniere, ma non ne era mai stato capace.

    - Va tutto bene, va tutto bene... ora passa, non è stato forte, ora passa... -
    Liberò un gemito, ritrovandosi subito stretto in un abbraccio confortante. Le immagini si sovrapponevano, sembrava il medesimo abbraccio che s'era appena sciolto nel sogno, ora di nuovo stretto nel mondo vero, quello in cui vivere. Faceva freddo, troppo freddo, ma quel profumo lo calmava. Si strinse e nascose il viso in quell'incavo che sembrava fatto per lui. Credeva di aver abbattuto tutti gli ostacoli, credeva di aver dimenticato, ma Nate non dimenticava niente davvero, mai.

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    Nessuno è in grado di dire cosa succede
    tra la persona che eri e la persona che diventi.
    Nessuno può disegnare la mappa
    di quella dolorosa e malinconica
    porzione d'inferno.
    Non esistono mappature del mutamento.
    Semplicemente si esce…
    Dall'altra parte


    Stephen King

     
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    E tutto va
    Come deve andare
    O per lo meno, così dicono.

     
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    27/12/2023

    Amami e lasciati amare, non permettere che buio e dolore ti inghiottano, che ti portino via da me...
    - Non mi farò portare via -
    Voce secca, resa rauca dall'urlo straziante che gli aveva quasi squarciato la gola.
    - Ti proteggerò fino a che avrò fiato -
    Continuò, distanziandosi un poco dal suo abbraccio, ma sempre tenendolo saldamente e guardandolo con rinnovata espressione, sguardo ch'ora poteva quasi bruciare di rabbia vendicativa.
    - Dovesse cadere il cielo -
    Ed era una promessa.


    Edited by Atom ~ - 29/12/2023, 19:46
     
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