Jesper Leonhard Von Raventlow

✧ Aspetto Fisico -

Nobile famiglia magica danese. Il primo rappresentante di tale vessillo viene mostrato mostrato durante il secondo secolo dopo Cristo. Di lì a poco la casata prese maggior potere arrivando anche a raggiungere il Re Ferdinando IV di Danimarca, di cui Anna Sofia Raventlow divenne sposa.

Era una notte tempestosa quando Jesper venne messo al mondo. La madre racconta ancora che per essere stato un giorno di metà aprile sembrava inverno inoltrato. Un sospiro, due sospiri, e nella grande dimora Von Raventlow urlarono tutti dalla gioia: era nato l'erede della casata.
Il padre, Alexei, era fermo nelle proprie decisioni. Il piccolo doveva portare il nome che avrebbe ridato lustro alla magica casata: Jesper (splendente). Mentre la madre, Alina, desiderava per lui un nome che potesse mostrare il carattere valoroso del piccolo: Leonhard.
Con gli anni che passavano e col bimbo che cresceva, i significati dei due nomi iniziarono a plasmare il piccolo Jesper, che già dalla tenera età sembrava avere l'ambizione del capo, di chi vuol comandare senza alcuna paura.
Ma l'unica cosa che preoccupava i coniugi Von Raventlow era la magia, all'età di 7 anni non si era ancora avuta la prima manifestazione.
Tutti temevano che il bello e fiero bimbo fosse maledetto. Che quel problema, avuto fin dalla nascita, altri non fosse che una maledizione lanciata sulla casata nobiliare danese.
Il bimbo, infatti, non era esente nemmeno da difetti fisici che la magia non era riuscita a curare. Aveva la gamba sinistra di 3 centimetri più corta dell'altra, e questo lo avrebbe portato a zoppicare per il resto della vita.
Questo difetto portò il ragazzo a venir escluso dai suoi pari. Ad ogni festa nobiliare, a cui anche il piccolo presenziava, si formava un gruppo di piccoli eredi, sempre pronti a schernirlo. Cercavano di renderlo ridicolo agli occhi degli altri, facendolo sentire non all’altezza del suo sangue blu.
Questo episodio si ripeteva sistematicamente ogni volta, a ogni festa o incontro. Jesper cercava di avvicinarsi a qualche altro bambino, nell’ingenua speranza di trovare un amico e un alleato, ma invano. In un primo momento veniva allontanato, per poi ritrovarsi accerchiato dal solito gruppo di bulletti pronti a prenderlo in giro, chiamandolo "zoppo" o “storpio”.
Queste continue prese in giro portarono il giovane a non fidarsi più degli altri e a chiudersi nella sua corazza. Jesper iniziò ad allontanarsi da tutti. Il suo cercare nuove amicizie mutò in un motto di poche parole: solo è meglio.
Iniziò così, per il giovane, un nuovo modo di pensare, non preoccupandosi più degli altri ma solo ed esclusivamente di sé stesso.
Altri anni passarono e la speranza della famiglia sembrava svanire sempre di più. A 8 anni, provarono anche a insegnargli le basi della magia per cercare di capire se ne fosse realmente capace, ma non successe nulla.

La svolta arrivò una mattina di dicembre, quando Jesper era alle prese con un gruppetto di altri bambini. La dura disciplina gli imponeva di non dar confidenza agli altri per non rischiare di far subire ulteriori contraccolpi al suo carattere già introverso, e lui cercava sempre di tenere le distanze, ma quel giorno dei bambini lo accerchiarono. Ridevano di lui, prendendolo in giro. Prendevano in giro il suo modo di camminare, di aggrapparsi al bastone quando la gamba minacciava di fargli perdere l’equilibrio. E fu quello che uno dei bambini calciò quel mattino, facendogli perdere l'equilibrio e facendolo cadere.
Jesper era a terra, non piangeva. Anzi, aveva più uno sguardo di sfida, come se volesse affrontarli uno ad uno. Jesper sorrise, e quello sembrò il segnale che suggerì al suo corpo di attivare il potenziale magico. Nel momento in cui il gruppo avanzò alcuni passi verso il bimbo, una luce esplose dal suo corpo, facendo schiantare il gruppo di bulletti lontano di alcuni metri. Jesper si rialzò, con il suo solito sorrisetto. Consapevole di cosa fosse accaduto, quel ghigno divenne anche più presuntuoso ed esclamò: «Non sfidate mai qualcuno, se non lo conoscete abbastanza».
La notizia dell'incidente venne subito riportata al padre, ma Lord Von Raventlow fu finalmente fiero del suo primogenito, nonché unico figlio. Jesper era il mago che tanto desiderava, con un potenziale magico molto promettente. Colui che crescendo avrebbe potuto seguire gli insegnamenti della scuola di Durmstrang e ritornare a cavalcare l’onda della nobile arte magica in famiglia.

Iniziò a imparare i primi incanti grazie al padre che, convinto delle capacità di Jesper, lo allenò quasi come fosse un atleta.
Ma la gioia del padre venne bruscamente spenta nel momento in cui la famiglia iniziò a perdere lustro e potere. La famiglia Von Raventlow, immischiatasi in un grosso giro di contraffazione di cimeli magici, dovette fuggire dalla Danimarca. Aiutato da un suo collega, Armand Castevet, Alexei trasferì la propria famiglia in un vecchio maniero sull’isola di Wight, a sud di Southampton.
Qui Alexei continuò la sua collaborazione con Armand Castevet iniziando a frequentare, con la propria famiglia, anche gli ambienti loschi londinesi dove Jesper iniziò a conoscere, o meglio, incontrare da lontano altri nuovi ragazzi.
L’Inghilterra però significava niente più Durmstrang, come voleva il padre, e a 11 anni il bambino avrebbe dovuto frequentare Hogwarts. Per Jesper era una novità, non sapeva quasi nulla di quell’accademia, anzi, le poche cose che conosceva riguardavano le quattro case in cui si poteva essere smistati, ma quale di quella sarebbe stata più adatta al giovane bambino?

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