Hogwarts: Il Paiolo Magico - {Harry Potter GDR}

You can’t escape the boundaries of your mind... nor the consequences of your actions... and neither can she!

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    Credo, dentro di me, di non riuscire a considerare giusta una società in cui le persone devono affrontare tali difficoltà solo per sopravvivere...

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    Serpeverde
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    1 - I feel different... I can’t feel my body anymore... I see my memories... captured in little cubes...

    4 - Ogni volta che voglio scappare dalla realtà rigioco per l'ennesima volta alla serie di videogames in stile escape room "Rusty Lake - Cube Escape".

    8 - Ci posso fare poco, è il lago che esercita il suo richiamo su di me. Rusty Lake, Mental Health and Fishing... a place to empty the mind... reflect on the past... the present... and the future...

    7 - Alcune cose sono complicate, c'è davvero da scervellarsi per ore. Ma è proprio questo il suo bello. Probabilmente è uno dei giochi più belli a cui abbia mai giocato. Perdipiù, è pieno di riferimenti a Twin Peaks. I personaggi principali si chiamano Laura e Dale, anche se i nomi cambiano e l'atmosfera non è quella delle montagne del Washington e della quantità infinita di Douglas Firs che l'Agente Cooper vede la mattina del 24 febbraio 1989. Non ci sono le cherry pies del Double R Diner di Norma, non c'è Audrey Horne e non c'è nessuna rievocazione storica della guerra civile Americana. In compenso, anche qui i gufi non sono quello che sembrano. C'è poi nel nome stesso - cube escape - la serie di giochi è piena di cubi bianchi e neri. Un riferimento al pavimento della Loggia Nera? Basta darci un'occhiata per sentire Julee Cruise cantare al Bang Bang bar in poco meno di tre secondi.

    Let's make some memories

    Bene, ora che ho fatto un'introduzione senza un apparente senso logico approfitto di questo spazio per fare un disclaimer: benvenuti nella mia mente. Lo spettacolo è gratis, se volete vi faccio i popcorn. Normali o gusto caramello.
     
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    TRIGGER WARNING: BULLISMO





    A te, che hai pensato bene di umiliarmi davanti a tutti e dormi ancora la notte come una bambina.

    È successo anni e anni fa. Ero alle superiori, secondo anno. Verifica di matematica. Essendo DSA certificata (disgrafia nello specifico), ho il diritto ad avere il formulario durante la verifica. Salta su una mia compagna di classe, non ricordo le parole, ricordo di essere scoppiata a piangere. Aveva detto qualcosa sul fatto che non fosse giusto che avessi quei "diritti". Già, quei diritti. È un diritto perdersi completamente mentre ti parlano e dover annuire senza sapere una parola di quello che ti è stato detto? È un diritto non riuscire a scrivere senza provare dolore alla mano? È un diritto non riuscire a seguire una dettatura e di scambiare in continuazione le lettere nel farlo? È un diritto non riuscire a stare concentrata e sull'attenti per più di letteralmente 5-10 minuti? È un diritto avere un bisogno costante di dopamina e non riuscire a trovarla nello studio e nel lavoro accademico? Se tutto ciò è un diritto, allora prenditelo pure. Preferirei fare una verifica senza un formulario. Sarebbe più facile.
    Non sono più speciale rispetto agli altri, sono fatta in modo diverso. Neurodivergente, neuroatipica, ditelo come volete.
    Se ne avessimo voglia potremmo conquistare il mondo. Dovremmo solo avere dopamina a sufficienza.
    Il fondatore di Ikea era dislessico. È il motivo per cui i mobili hanno nomi strani. Così se li sarebbe ricordati. Sapere che i tavoli avevano nomi maschili norvegesi e le tende nomi femminili lo aiutava di più rispetto a un codice numerico. Provo solo risentimento verso quella persona e molte persone che incontrai in quel periodo della mia vita a scuola. Posso dire che da una parte la ruota gira per tutti, ma dall'altra mi hanno reso la persona che sono e ciò che aspiro a diventare un giorno.

    Grazie, perché voi sarete il boss finale nel mio primo videogioco. Sarà letteralmente impossibile empatizzare con voi. Perché è già così, non avete morale. Se non buttate giù delle persone più sensibili, non siete niente.

    No, non vi ho perdonato e dubito che lo farò mai. Vi ho rincontrato, ma se fuori siete lindi e splendidi, dentro siete marci e nemmeno un deodorante potentissimo può celare l'odore che vi portate dentro. Vi accompagna dovunque andate. Un giorno vi sveglierete e dovrete fare i conti con i vostri errori. Se mai dovesse succedere, mi piacerebbe assistere alla scena.
     
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    Temi sensibili nel testo di questa canzone


    Stoneman - Mord ist Kunst

    Neulich traf ich einen Mann
    Sah ihm seine Bosheit an
    Sah in seinem Angesicht
    Diese Welt, er liebt sie nicht
    Sie liebt ihn nicht zurück
    Nein, nicht in einem Augenblick
    Leise habe ich gelacht
    Und mir insgeheim gedacht
    (Und mir insgeheim gedacht)

    Mord ist Kunst
    Wenn es den richtigen trifft
    Egal ob mit dem Messer
    Dem Gewehr oder mit Gift
    Mord ist Kunst
    Sucht man den Richtigen aus
    Verdient er so wie jede andere Kunst seinen Applaus
    Mord ist
    Kunst

    Viele rufen "Ich, ich, ich"
    Alles bitte nur für mich
    Diese Welt gehört nur mir
    Alle ander'n stören hier
    In mir regt sich Widerstand
    Und es zuckt in meiner Hand
    Diese Welt gehört auch mir
    Und du bist fehl am Platze hier
    Du bist bald schon nicht mehr hier
    (Du bist bald schon nicht mehr hier)

    Mord ist Kunst
    Wenn es den richtigen trifft
    Egal ob mit dem Messer
    Dem Gewehr oder mit Gift
    Mord ist Kunst
    Sucht man den Richtigen aus
    Verdient er so wie jede andere Kunst seinen Applaus
    Mord ist
    Kunst

    Nicht aus einem Hinterhalt
    Ohne Liebe zur Gewalt
    Nein, ich bin auch kein Sadist
    Will doch nur was richtig ist
    Mord ist Kunst
    Wenn es den richtigen trifft
    Egal ob mit dem Messer
    Dem Gewehr oder mit Gift
    Mord ist Kunst
    Sucht man den Richtigen aus
    Verdient er so wie jede andere Kunst seinen Applaus
    Mord ist Kunst

    Wenn es den richtigen trifft
    Egal ob mit dem Messer
    Dem Gewehr oder mit Gift
    Mord ist Kunst
    Sucht man den Richtigen aus
    Verdient er so wie jede andere Kunst seinen Applaus
    Mord ist
    Kunst
    Kunst
    Kunst
    Kunst
     
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    _O_R_A_N_G_E__R_A_T_I_N_G_

    On my neurodivergent brain and what happens when my social batteries are low - a ode to squirrels.
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    Non sono esattamente la persona più simpatica del mondo quando le mie batterie sociali sono scariche. Accorgersene è facilissimo, basta vedere che risposte do. Di solito la loro durata è direttamente proporzionale a quanto mi sento a mio agio con le persone con cui mi trovo. Con alcuni miei parenti duro mezz'ora e poi ho l'eterno dilemma: faccio l'asociale guardando il telefono continuamente o dico a mia cugina che prima di commentare il mio corpo dovrebbe farsi un esame di coscienza e pensare prima di parlare, anche se esercitare il pensiero critico con due soli neuroni funzionanti è stancante? Se sono abituata e so di stare a disagio in certe situazioni, paradossalmente è più facile mettere su una maschera in quelle poche volte che mi sottopongo volentieri al contatto a suddette situazioni. Quando invece mi abituo a stare generalmente a mio agio, come accade con il lato paterno della mia famiglia estesa, è lì che succedono i casini. D'altro canto, si tratta pur sempre di pochissime occasioni, ma sono sempre occasioni da ricordare. Mia zia lo chiama "spinterogeno" e in questo sono simile a lei. In pratica è come se noi non avessimo questa parte nel nostro cervello e non riusciamo proprio a filtrare quello che diciamo, specialmente quando esauriamo le cosiddette batterie sociali e perdiamo la poca pazienza che abbiamo.
    Questa mia caratteristica mi ha portato ad avere pochissime persone che posso considerare "amici", ma quelle poche persone che sono riuscite a vedere oltre sono le persone più care che porto nella mia vita.
    Un'altra cosa che non ho mai capito è "prima il dovere, poi il piacere". Per me non funziona così. Non farò mai un compito se quel compito non m'interessa a sufficienza. Sono sempre stata estremamente selettiva, a scuola e all'universtità. Se invece prima di fare una data cosa mi diverto o faccio qualcosa di mio gradimento (basta anche un videogioco per 10 minuti), mi carico a molla e non mi ferma più nessuno. Ho sempre pensato di essere sbagliata. Non è così: sono semplicemente diversa. Ho sempre pensato di non essere in grado di affrontare il minimo quesito matematico e invece eccomi qui, dopo anni: sto imparando a programmare in diversi linguaggi informatici e la logica è uno dei miei passatempi preferiti. Curioso, no? Non appena ti allontani da chi ti dice che non sei in grado di fare niente nella vita, smetti di crederci e cominci a vivere veramente. Anche se vivere in città ha a volte fin troppi stimoli, per me ha rappresentato un salto in avanti in tutti i sensi. Emanciparmi dal mio paese è ancora lontano, ma comincio a vedere la fine del tunnel. Comincio a dire "Hey, ho trovato qualcosa che voglio fare nella vita, che so fare e per cui passerei volentieri delle ore attaccata al computer". Non è più un "Non so cosa fare della mia vita quindi passserò le giornate a contemplare il soffitto o a divorare serie tv". No, ora non è più così, ora voglio vivere. Voglio piangere, ridere, emozionarmi, arrabbiarmi e irritarmi. Voglio andare avanti e trovare il mio posto nel mondo. Se non lo trovo, lo cercherò altrove. Se non lo trovo dovunque, me lo creerò io.
     
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    Io sono l'abisso - Donato Carrisi


    "Mentre l'impiegata inseriva i parametri nel terminale, lei pregò di essersi sbagliata. Perché sarebbe stato terribile scoprire l'esistenza di uno schema. Il monitor, però cominciò a riempirsi di volti femminili. Avevano ben altro in comune oltre all'essere sparite nel nulla nell'ultimo decennio.

    << Incredibile >> commentò l'impiegata. << Sembrano... >>
    La cacciatrice completó la frase per lei:
    << ... sorelle >>."


    Edited by Schadenfreude - 4/10/2021, 01:36
     
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    Roter Sand - Rammstein



    Eine Liebe, ein Versprechen
    Sagte ich komm zurück zu dir
    Nun ich muss es leider brechen
    Seine Kugel steckt in mir
    Eine Liebe, zwei Pistolen
    Eine zielt mir ins Gesicht
    Er sagt ich hätte dich gestohlen
    Dass du mich liebst
    Weiss er nicht

    Roter Sand und zwei Patronen
    Eine stirbt im Pulverkuss
    Die zweite soll ihr Ziel nicht schonen
    Steckt jetzt tief in meiner Brust

    Eine Liebe, ein Versprechen
    Ach das Blut läuft aus dem Mund
    Und keiner wird mich rächen
    Sinnlos gehe ich zu Grund
    Eine Liebe, zwei Pistolen
    Einer konnte schneller ziehen
    Nun ich bin es nicht gewesen
    Jetzt gehörst du ihm

    Roter Sand und zwei Patronen
    Eine stirbt im Pulverkuss
    Die zweite sollt ihr Ziel nicht schonen
    Steckt jetzt tief in meiner Brust

    Roter Sand und weisse Tauben
    Laben sich an meinem Blut
    Am Ende gibt es doch ein Ende
    Bin ich doch zu etwas gut

    Roter Sand und zwei Patronen
    Eine stirbt im Pulverkuss
    Die zweite sollt ihr Ziel nicht schonen
    Steckt jetzt tief in meiner Brust
     
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    Was ist hier los? - Eisbrecher



    Was ist hier los?
    Was ist passiert?
    Der Magen denkt
    Das Herz pariert
    Was ist hier los?
    Ist das normal?
    Erst kommt das Fressen
    Und dann kommt die Moral

    Was ist hier los?
    Was?
    Was ist passiert?
    Was?
    Wie kann es sein, dass das hier keinen interessiert?
    Was ist hier los?
    Was?
    Was ist passiert?
    Was?
    Soll das so sein, dass hier rein gar nichts funktioniert?

    Wer nichts gewinnt und doch verliert
    Hat viel gelernt und nichts kapiert
    Es fängt nie an, es endet nie
     
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    Born this way - Lady Gaga



    Don't be a drag, just be a queen
    Whether you're broke or evergreen
    You're black, white, beige, chola descent
    You're Lebanese, you're orient
    Whether life's disabilities
    Left you outcast, bullied, or teased
    Rejoice and love yourself today
    'Cause baby you were born this way


    No matter gay, straight, or bi,
    Lesbian, transgendered life,
    I'm on the right track baby,
    I was born to survive.

    No matter black, white or beige
    Chola or orient made,
    I'm on the right track baby,
    I was born to be brave.


    Edited by Schadenfreude - 16/10/2021, 03:50
     
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    Io e le mie le mie modalità


    - Modalità Dio Supremo o modalità "Jeffrey Bezos":
    Posso fare quello che voglio ed è il momento in cui concludo più cose. Dura un'ora o anche di più, dipende se ho scadenze o meno. Quando finisce è come se avessi fatto tre Maratone di New York, perché effettivamente a parità di ciò che faccio in quei momenti è come se le avessi fatte.

    - Modalità Contemplazione, nota anche come "Well, well, look who's inside again" : salta fuori quando devo fare cose che sono noiose, come lavare i piatti o fare la lavatrice. È il momento in cui sono più scansafatiche e ogni cosa da fare sembra pari allo scalare l'Everest senza alcun ausilio.

    Modalità "RUN": simile alla modalità Dio Supremo con la differenza che dura di meno e faccio tutto di fretta. Insorge dopo un po' di tempo che sono in modalità Contemplazione o dopo che vedo pile di piatti e di vestiti sporchi. In questi momenti faccio le faccende che trovo molto noiose.

    Ce ne sono altre, ma non le so ancora catalogare. So solo che vivere nel mio cervello è estenuante, ma al tempo stesso sembra di stare in un luns Park continuo, solo un po' strano e molto diverso dai normali luna Park.
     
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    locandina


    Questo è stato senza dubbio uno dei film più belli che abbia mai visto. Non succede spesso che io pianga per qualcosa, è come se non possedessi più i dotti lacrimali, eppure oggi grazie a questo film è successo. Di solito ho uno sguardo apatico, cinico e quasi nichilista su ogni cosa che mi succede, ma al tempo stesso ho quasi paura di vivere. Quando riesco a tornare a contatto con le emozioni anche per poco, le sensazioni che provo sono indescrivibili. Ci sono sono ancora da qualche parte, sono solo bloccate e chiuse a doppia mandata con mille catenacci arrugginiti. Commovente e struggente, lo consiglio a chiunque.

     
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    Everything is so loud lately. The washmachine behind me, the fridge that decides it wants to let the whole world to know that it exists, the upstairs neighbours who think that 00:10 AM is a perfect time to rearrange the whole house and their forniture. Sometimes it is so loud it is basically impossible to even function properly. Sometimes, on the other hand, everything is so silent. Funnily enough, there's no in-between. It's one extreme or the other. And don't get me started on the ringing in the ears that this shit causes. Those are the worst. They're always there and you're a prisoner of your own mind. Sometimes it's so bad that I can't function at all, like I won't even be able to do basic stuff, without having white noise or brown noise in my headphones. At least those ones help. And when they don't help, it's in that time that Heavy Metal helps a lot. Kind of a strange thing of you ask, but what is it in my life that isn't at least a lil bit strange or bizarre?
     
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    A wolf in sheep's clothing - set it off

    Fee-fi-fo-fum, you better run and hide
    I smell the blood of a petty little coward
    Jack be lethal, Jack be slick
    Jill will leave you lonely, dying in a filthy ditch

    So could you
    Tell me how you're sleeping easy
    How you're only thinking of yourself
    Show me how you justify
    Telling all your lies like second nature
    Listen, mark my words, one day (one day)
    You will pay, you will pay
    Karma's gonna come collect your debt

    Maybe you'll change
    Abandon all your wicked ways
    Make amends and start anew again
    Maybe you'll see
    All the wrongs you did to me
    And start all over, start all over again

    Who am I kidding?
    Now, let's not get overzealous here
    You've always been a huge piece of shit
    If I could kill you, I would
    But it's frowned upon in all fifty states
    Having said that, burn in hell, yeah
     
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    Di solito non posto queste cose qui, ma volevo che ne rimanesse il segno, quindi inauguro un nuovo format

    Storia della magia - I lezione - I Anno



    Sophie R. P. "Ross" Clarke


    How the hell am I telling Mum I got sorted into Slytherin?!

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    «PARLATO» - PENSATO - NARRATO

    Ignorai completamente il sentirmi chiamare Rogue, cercando di non far vedere – con scarsi risultati – che fosse un nome che mi dava fastidio, concentrandomi piuttosto sul fatto di aver fatto un’affermazione giusta. Dopodiché, ascoltai il resto della spiegazione distrattamente, fino a quando non vidi la prof attirare a sé uno scrigno brutto come un certo Tassorosso, impolverato e talmente ricco di dettagli da far schifo. Ovviamente era una passaporta, così mi preparai mentalmente per il viaggio che di lì a poco avremmo affrontato. Alzai gli occhi al cielo, la sensazione sarebbe stata a dir poco terribile. Se i vestiti che mamma mette nella lavatrice potessero parlare della propria esperienza durante la centrifuga, probabilmente non sarebbe molto diversa da quello che proviamo noi tutte le volte che i prof decidono di farci affrontare un viaggio del genere. Non che qui ci sia molta possibilità, visto che non sappiamo ancora Smaterializzarci e a Hogwarts non si può. Non preoccupatevi, è il secondo punto nel mio piano di dominazione mondiale. Ma torniamo a noi, questi sono dettagli.
    «Non ti preoccupare! Stai bene ora?» Esclamai, appena atterrata davanti a quello che aveva tutta l’aria di essere un tempio greco. La povera Hallie non sembrava aver preso bene il viaggio, dato che sentii un peso improvviso sulla mia spalla, peso che scoprii subito appartenere alla mia amica Grifa. L’aiutai a rimettersi in piedi, per poi affrettarmi per raggiungere la Stevens. «Quanto era brutta quella Passaporta? Nemmeno mia nonna avrebbe una roba del genere!» Esclamai, ridendo leggermente, per poi alzare gli occhi al cielo quando scoprii di dover ascoltare ancora un altro pippone della Stevens. Cioè, se dovevamo stare ad ascoltarla che senso aveva avuto prendersi la briga di fare una passaporta talmente brutta da fare invidia a una certa professoressa di una certa materia che ancora non mi lasciava fare gli incantesimi nelle sue ore per un paio di pugni innocenti?
    Contrariamente a quanto pensavo, questa volta si trattò davvero di qualcosa di interessante, visto che quando la prof finì di raccontarci di come Tutankhamon salì al potere la sentimmo mormorare una frase strana... Animus evacuo? Evito? Boh, non avevo sentito proprio bene e non mi andava di chiederglielo. Fatto sta che dopo aver mormorato quell'incantesimo al suo fianco spuntò fuori niente di meno che Re Artù in persona. Certo, era la copia fedelissima, ma sembrava veramente lui in persona, circondato da un alone borgogna.

    «Cercare di non morire? EH?!» Esclamai, mentre sentivo le ultime cose che ci vennero dette e mi affrettavo a salire le scale.
    «L'ultimo che arriva è un Tassorosso!» Urlai, esternando la simpatia infinita che provavo per quella Casa, accingendomi a varcare la soglia del tempo assieme ad Hallie. Non appena fui all'interno dovetti coprirmi gli occhi per via di una luce intensissima che mi impediva di vedere qualsiasi cosa; intensissima e calda allo stesso tempo, mi abbracciava un po' come mia mamma mi aveva abbracciata priam che salissi sul treno. Questa sensazione non durò per sempre, però, anzi: fu sostituta subito da un brivido alla schiena per niente piacevole.
    «Ecco, dovremmo esserc...» Mi interruppi, rendendomi conto che la mia amica non era più di fianco a me. Non era dietro, davanti, a destra e nemmeno a sinistra. «HALLIE!» Urlai, sperando inutilmente di essere sentita. No, ero completamente da sola. Che cosa aveva detto la prof? Qualcosa a proposito di una porta da aprire? Ma l'unica porta che era lì era una porta senza maniglia! Cominciai a correre verso di essa, come se la mia stessa vita avesse dipeso dalla mia velocità. Provai a vedere se ci fosse stato qualche sistema o marchingegno per far scattare un qualche meccanismo, ma niente, a quanto pare ero condannata a stare per sempre in quella specie di infinito senza appunto... Fine?! La cosa ancora più brutta è che non ci si vedeva una mazza, scusatemi per lo scozzese, ma così era. Aspetta, forse non era poi così infinito sto infinito. Riuscivo a capire di trovarmi in una stanza pressoché quasi completamente buia, questo l'avevo capito. Mi sembrava di camminare su un pavimento in vetro trasparente, sotto di me vedevo un motivo a scacchiera, e davanti a me potevo vedere una chiave argentata, che oscillava tranquillamente ad almeno cinque o sei metri d'altezza. In quel mondo un po' strano mi sentivo terribilmente piccola e impotente, avrei voluto avere di fianco chiunque. Chiunque, ma non Maodhog, lui mai! Già aveva attentato alla mia vita una volta! Tsk! Provai a saltare con le braccia in aria, per testare quanto era distante la chiave. Fin troppo, visto che non mi ci avvicinai minimamente. Per di più, per tutta la stanza risuonavano continuamente delle musiche strane, decisamente inquietanti, che non mi mettevano per niente a mio agio. Per niente. Ad aggiungere altri elementi "cacarella immediata", c'era una porta che cambiava continuamente forma, assumendo prima una forma rotonda e panciuta, poi diventava un frigorifero babbano di ultima generazione, per poi trasformarsi in un armadio e infine diventare un portone in legno massiccio, probabilmente una sequoia o una quercia, dipinto di un verde smeraldo intenso. Rimasi incantata a osservare i cambiamenti della porta, mente due occhi grandi mi osservavano, spostandosi ogni volta che compivo un passo. Non vedevo molto, ma dove riuscivo a vedere vedevo che i muri erano in realtà delle tende grosse e pesanti, che sfumavano dal bianco in alto fino a tingersi di un rosso cremisi intensissimo in basso. La particolarità di quelle tende era che sembravano muoversi e lasciare una scia cremisi sul pavimento, che si rifletteva grazie al riflesso del vetro. Dopo aver capito che non c'era nessun motivo o sequenza logica nel cambiamento della porta, mi staccai da quella visione, che si stava facendo fin troppo ipnotizzante. Davanti a me vedevo un tavolino nero, completamente spoglio, con solo tre simboli incisi: sembravano... no, anzi, erano un sole, una luna... e una freccia verso l'alto. Com'è che lo chiamava papà? Ascendente? Effettivamente sembrava qualcosa che ascendeva. C'era qualcos'altro nella stanza? Avrei dovuto scoprirlo! Mi allontanai, chiedendomi il perché di quel motivo inciso sul tavolo. Non aveva un senso logico. Niente in quella stanza aveva un senso logico. Non dovetti camminare a lungo per trovare altro: dopo poco trovai davanti a me uno specchio, in cui potevo vedere il mio riflesso, prima normale, poi distorcersi in una maniera innaturale. Era ufficiale, ero completamente matta e mi avevano ricoverato al San Mungo. O almeno questo era quello che pensavo. Ignorai lo specchio, cercando di non pensarci troppo, tornando alla mia esplorazione. Questa volta trovai un armadietto bianco in un angolo, illuminato da una fioca luce azzurrina. Lo aprii, per trovarci dentro un bel niente, se non una leva un po' arrugginita. Ma cosa ci faceva una leva dentro un armadietto? La tirai giù, con molta poca fiducia, quando sentii un rumore strano e un meccanismo azionarsi nei pressi del tavolo. Tornai immediatamente al tavolino, dove vidi che era spuntato un cassetto che prima non esisteva minimamente, o che comunque non aveva dato alcun segno della sua esistenza. Era un mondo pazzo, quindi era plausibile che un cassetto avesse una coscienza propria, no? Ormai tutto era possibile. Questo cassetto, però, questa volta non era vuoto come l'armadietto. C'era una tavoletta e su di essa i 12 simboli zodiacali, anche loro incisi come il Sole, la Luna e l'Ascendente. Con un rumore secco vidi il segno dello Scorpione illuminarsi di nero, assieme al simbolo della Luna. All'improvviso, mi sembrò che la stanza si fosse allungata ancora di più. Si può sapere che diamine avevo fatto di sbagliato?! Ero completamente affranta. Mi allontanai un'altra volta, trovandomi questa volta davanti a una credenza in stile vittoriano, che poco aveva a che vedere con il resto della stanza. Fu allora che la realizzazione mi colpì. Forse c'era una maniera per uscire! Corsi rapidamente verso l'armadietto, vedendo un simbolo che prima non avevo notato, visto che avevo tirato la leva senza pensare. No aspetta, non c'era proprio niente prima. Adesso invece vedevo tre simboli: L'Ariete, in Verde, semplice e stupendo. Lo Scorpione, in Nero, elegante e stupendo nella sua semplicità. La Bilancia, in Argento e Blu Oceano, piena di dettagli, ricordava la luna piena che si staglia sul mare di notte e illumina il tragitto. Sapevo che l'Ariete era il primo segno dello Zodiaco, visto che io stessa per uno scherzo del destino ero nata il primo di Aprile. Ma se ricordavo bene, la Bilancia e lo Scorpione erano invertiti. Che cosa cavolo poteva significare? Dovevo controbattere e ribaltare l'ordine prestabilito per poter uscire di lì?
    Tornai alla credenza vittoriana e la aprii, dove trovai 12 tazze, ognuna diversa dall'altra, ma con alcune caratteristiche ricorrenti. Era curioso: Tutte le tazze erano bianche e avevano il rispettivo simbolo; ma quelle che rappresentavano l'Ariete, il Leone e il Sagittario con due righe rosse orizzontali e parallele all'altezza dell'attaccatura dei manici, mentre quelle che rappresentavano il Toro, la Vergine e il Capricorno erano decorate da un singolo filo d'erba grigiastro, quelle che rappresentavano i Gemelli, la Bilancia e l'Aquario erano praticamente trasparenti, annebbiati, se non fosse stato per il simbolo verde. Infine, le tazze del Cancro, dello Scorpione e dei Pesci avevano degli eleganti ghirigori blu, che ricordavano il mare. Presi in mano una di queste, per vedere cosa sarebbe successo. Per fortuna mi capitò tra le mani la tazza dei Gemelli, che si divise in due distinte tazze, che a loro volta si divisero ulteriormente, fino a ritrovarmi invasa da queste tazze sempre più piccole, oramai quasi impercettibili e tornate alla loro forma originale, nella posizione iniziale. Dico per fortuna, perché non volevo nemmeno attentarmi a prendere un'altra taza. Chissà cosa sarebbe successo con il Leone! Un Leone infuocato mi avrebbe divorata viva? Non avevo voglia di scoprirlo, poi avevo bene a mente i simboli che mi erano stati ribaditi dagli indizi precedenti. Decisi così di prendere l'Ariete, lo Scorpione e la Bilancia, in questo preciso ordine, lasciando le altre dov'erano. Le allineai una di fianco all'altra, quando sentii di nuovo il rumore secco di prima. Corsi di nuovo al tavolino: i tre simboli si erano illuminati nel giusto ordine e adesso la chiave sembrava più vicina di prima, anche se comunque era ancora troppo in alto da poter essere raggiunta con il solo sforzo delle mie gambe. Doveva esserci qualcos'altro in quella stanza.
    Rivolsi la mia attenzione agli occhi osservatori, che non avevano smesso di guardarmi per nemmeno una frazione di secondo. «No scusa eh, se per caso dovessi andare in bagno mi osserveresti pure lì?! Chiedo per un'amica, anche se qui non c'è nessuno!» Urlai, completamente al limite e con i nervi praticamente a pezzi. Doveva esserci qualcos'altro. Se consideravo la porta senza maniglia Sud e la porta cangiante Nord, voleva dire che secondo i punti cardinali l'armadietto si trovava a Sud Est e la credenza a Sud Ovest. Doveva esserci qualcosa negli angoli a Nord Est e Nord Ovest, era l'unica spiegazione logica! Dapprima corsi verso Nord Est, facendo ogni passo con la minima attenzione. Era vero che fino a quel momento non era successo niente e il vetro mi aveva sorretto, ma se avesse smesso di farlo come avrei potuto fare ad andare avanti? Per di più, non riuscivo minimamente a capire quale fosse la distanza tra il vetro e la scacchiera. Se si fosse rotto, molto probabilmente sarei morta, o ne sarei uscita paralizzata. Scenari che non volevo assolutamente immaginare, figuriamoci pensarci a lungo! Questa volta trovai davanti a me un orologio a pendolo in legno, di quelli di una volta, dipinto di nero. Probabilmente era lì già da prima, ma ero talmente concentrata da non essermi nemmeno accorta della sua presenza. Questa volta c'erano quattro intarsi triangolari. Provai a girarli: ognuno di loro aveva 4 numeri, e se spostavo ognuno di essi in modo che avessero un numero diverso, le lancette si muovevano secondo la somma. Quindi rappresentavano i minuti? Era questo che il pendolo voleva dirmi?
    «Ma c'è una maniera più veloce?» Pensai ad alta voce, quando mi accorsi che alcuni numeri brillavano rispetto agli altri, emettendo una luce argentea, molto simile alla chiave. Girai il primo triangolo, portandolo su un 6, e così via, fino a quando il pendolo non recitava i numeri "6 3 2 1". Come conseguenza, la musica smise di suonare, venendo sostituita da 12 rintocchi di campana e da un suono allegro, come se fossero appena scattate le dodici in punto, ma che in quel contesto risultava terribilmente lugubre. Sembrava di essere entrati in una chiesa, o di essere in un paesino terribilmente bigotto. Mi tappai le orecchie e chiusi gli occhi, non riuscivo più a sopportare quel suono, era ingestibile. Dopo un lasso di tempo che doveva essere durato un'eternità riaprii gli occhi: era comparsa una scalinata piccola e stretta, nera, con dei piccoli fiori neri intarsiati sulle due ringhiere. Non persi un secondo e salii subito lì, riuscendo ad arrivare abbastanza vicina per poter prendere la chiave.
    Prima di fare qualsiasi cosa, però, mi fermai: lì avevo la chiave, poco lontano c'era la porta, che continuava a cambiare; ma esattamente cosa avrei dovuto farci? Per l'ennesima volta guardai gli enormi occhi azzurri e quasi vitrei che mi fissavano, come se avessero potuto dirmi cosa fare. Ovviamente, così non fu. Cominciavo a sentirmi stanca di quella stanza, ero curiosa di vedere cosa c'era oltre. Afferrai la chiave, scesi di nuovo le scalinate e mi fiondai davanti alla porta. Dopo aver appurato che da sola non si apriva e che era effettivamente chiusa a chiave, la vidi mutare per l'ennesima volta. Questa volta era completamente bianca, e a vetri, ma guardando i vetri non riuscivo a capire cosa ci fosse oltre a quella stanza, erano rifrangenti e vedevo il mio riflesso, il mio volto stanco e confuso. Infilai la chiave con un gesto deciso, pronta a vedere cosa sarebbe successo. Mille dubbi, pensieri e domande cominciarono ad attanagliarmi, vedere cosa c'era oltre quella porta (Giuro che a un certo punto era mutata nella porta di una cantina di una vecchia casa!) sarebbe stata l'unica maniera per risolverli e tranquillizzarmi.

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    @yuiccia


    Le musiche strane che Ross sente sono tutte composte da Victor Butzelaar. Quando comincia a sentire le campane sente le campane che suonano al mio paese quando l'orologio segna il mezzogiorno, purtroppo non ho un audio perché non torno in quel posto di merda da un bel po' di tempo, immaginatevi le campane che suonano da voi se abitate nei pressi di un campanile.

    Edited by Schadenfreude - 22/10/2021, 03:20
     
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    Credo, dentro di me, di non riuscire a considerare giusta una società in cui le persone devono affrontare tali difficoltà solo per sopravvivere...

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    Quando studi e realizzi che l'Attacco dei Giganti è un riferimento vivente a Hobbes:

    Lo stato si configura come un monstrum (Leviatano è un mostro marino di cui nel Libro di Giobbe dell'Antico Testamento si dice che "Nessuno gli può essere paragonato"), come un titano il cui corpo è formato da innumerevoli corpi di uomini. Se si guarda con attenzione la stampa si nota anche che la città sulla quale il gigante vigila è ben ordinata, dotata di mura di cinta, ma quasi deserta: come dire che la pace dipende solo dall'opera del colosso.

    Disclaimer: nei prossimi giorni questa discussione sarà PIENA di riferimenti storici man mano che ripasso, è la mia maniera per tenermi controllata e al tempo stesso per ricordarmi le cose. Siccome ricordo quello che scrivo qui studio in questo modo. Gotta catch those maledetti CFU!
     
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78 replies since 1/10/2021, 12:34   1368 views
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