Smile

Quando Boby mi fece questa domanda, non seppi rispondere immediatamente, ma come potevo? Avevo si e no, solo 10 anni.
“Cosa vuoi fare veramente?”
E’ una frase così semplice ma al tempo stesso, ha una complessità contorta che non ti lascia dormire la notte. Sul momento risposi che il mio sogno era quello di dimostrare ai miei genitori di valere, sarei entrata in serpeverde, mi sarei fatta molti amici purosangue e sempre per renderli felici, sarei diventata prefetto.

Invece tutto, allo scoccare dei miei 11 anni, divenne stranamente diverso e le linee guida dei miei genitori che prima vedevo tracciate con un inchiostro indelebile, andavano a sfumarsi sempre più: tassorosso, molti amici di sangue misto o nati da famiglie babbane e per rendere felice me, cacciatrice della squadra di quidditch e disegnatrice insieme ad una compagna corvonero che scrive per il giornalino scolastico.

Ma sai che c’è?

A me non importa se uno arriva da una famiglia senza entrambi i genitori maghi.
A me non importa essere prefetto per forza.
A me non importa seguire le linee dei miei genitori.
Ora saprei rispondere alla domanda senza pensarci troppo: voglio essere libera.
Libera di amare chi voglio, di farmi tanti amici e mangiare dolci babbani.
Libera di sorridere ai complimenti da parte di altre case, piangere per le cicatrici nell’anima e maturare come la donna che voglio e vorrò essere.
Una madre che insegnerà ai figli che l’amore è per tutti.
Questa per me è la libertà.
Volare in cielo con la mia scopa e con la mente, al fianco di Moor, la mia amata civetta bianca.