Hogwarts: Il Paiolo Magico - {Harry Potter GDR}

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    Mago Provetto

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    ❝ Why me? ❞❝ Because you are strong enough to survive the fall. ❞



    L’inizio della fine
    C
    redeva di essere sulla via di guarigione. Credeva che le notti da quel punto in poi sarebbero potute scorrere placide come le acque di un ruscello. Ma quel giorno la pioggia batteva contro le finestre del suo cottage nel Black Dawn Cemetery. Il ruscello tornò fiume, e il fiume ruppe gli argini.
    La pioggia bussava con insistenza, chiedeva di entrare. E insieme alla pioggia, dall’altro lato del vetro grondante d’acqua, Eurydice vide i fantasmi di un passato non troppo remoto, e pensò che per lei non ci fossero più speranze.
    Il pensiero andò a sua madre, che non si faceva vedere da almeno due anni. Per lei, Eurydice era morta insieme al suo figlio prediletto. Quel pensiero ne trascinò un altro nel suo campo mentale: una ragazza morta a poche stanze di distanza da sua madre, da sola, senza il conforto di un ultimo abbraccio. Teneva tra le braccia un bambino, probabilmente il suo fratellino.
    Era così che moriva una sorella maggiore, cercando di proteggere il più piccolo. Lei era stata una sorella maggiore, era nata diciannove minuti prima.
    Aveva creduto di potersi perdonare, ma non ci riusciva. Che ci faceva ancora in piedi?
    Se ne rimase rintanata nel suo cottage per ore, perché per la prima volta da quando era ritornata a Londra sentiva di avere uno scopo. Le sue mani lavorarono il marmo senza tregua, fino a sanguinare. Le dita scivolavano su uno dei suoi lavori più belli, e nel mentre la sua mente si dissociava dalla realtà, tanto da non distinguere più il giorno e la notte, il bianco e il nero, se fosse il bene o fosse il male, a muoverla.
    Le ore successive le passò nel suo “giardino”, tra le rose rosa che aveva piantato prima di sparire dalla circolazione. Erano ancora lì, più vive di lei.
    E come se il suo corpo non sapesse cosa fosse la stanchezza, afferrata una pala, la scultrice prese a scavare freneticamente. La pioggia le lavava di dosso il sudore e le lacrime, ma non il dolore. Quello era appena sotto la pelle, come un veleno che strisciava. Era una mano che premeva intorno al cuore, e un desiderio selvaggio di poter portare indietro le lancette dell’orologio. Ma non poteva. Quell’impossibilità era intollerabile.
    Quando ebbe finito, Eurydice posizionò il suo miglior lavoro alla sommità della fossa che aveva scavato. Guardò attentamente, mentre i capelli incollati al viso erano diventati come una seconda pelle. Quell’immagine stampata nella retina era diventata la sua nuova realtà.
    Sulla lapide che aveva scolpito c’era il suo nome. Eurydice Hollows. Nata nel 2000. Morta “Per sempre”.
    «Eurydice, hai visto la mia pala? Se Alfie ne ha persa un’altra, giuro…» Dylan aveva visto la figura della ragazza dai cespugli di rose. Ma quando si trovò abbastanza vicino da guardarla in viso, si bloccò sul posto. Non bastava la pioggia a nascondere gli occhi rossi e incavati, né lo sguardo allucinato con cui la ragazza continuava a fissare la bara che aveva scavato per se stessa.
    «Dylan…» mormorò la ragazza, quando si accorse della presenza dell’uomo. Aveva sentito la sua voce a malapena. «È tutta colpa mia. È morta per colpa mia… Sono tutti morti…»
    «Che stai dicendo? Chi, è morto?» chiese Dylan, scuotendo la testa, allarmato.
    Ma non ricevette risposta. Fece appena in tempo ad afferrare Eurydice per i fianchi prima che si lasciasse cadere nella fossa. Se la strinse al petto, trascinandola lontano dalla fossa diventata una trappola di fango e acqua.
    Ma la ragazza continuava a fissare il suo nome sulla lapide, cercando di divincolarsi per tornare nel posto che le spettava. Al momento, le sembrava la cosa più naturale che potesse fare.
    Eurydice Hollows non sapeva più se fosse viva o fosse morta.
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    « When I grow up I want to be nothing at all »

    The end, My Chemical Romance
     
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    Every horror in his life that had crept through his dreams
    Swept his mad laughter to terrified screams!
    To escape the madness, he reached for the door
    But fell limp and lifeless down on the floor
    His voice was soft and very slow
    As he quoted The Raven from Edgar Allan Poe:
    « And my soul from out that shadow
    that lies floating on the floor
    shall be lifted…
    Nevermore. »
     
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