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❝ Why me? ❞❝ Because you are strong enough to survive the fall. ❞
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.“Once, very long ago, Time fell in love with Fate. This, as you might imagine, proved problematic. Their romance disrupted the flow of time. It tangled the strings of fortune into knots. The stars watched from the heavens nervously, worrying what might occur. What might happen to the days and nights were time to suffer a broken heart? What catastrophes might result if the same fate awaited Fate itself? The stars conspired and separated the two. For a while they breathed easier in the heavens. Time continued to flow as it always had, or perhaps imperceptibly slower. Fate weaved together the paths that were meant to intertwine, though perhaps a string was missed here and there.
But eventually, Fate and Time found each other again. In the heavens, the stars sighed, twinkling and fretting. They asked the Moon her advice. The Moon in turn called upon the parliament of owls to decide how best to proceed. The parliament of owls convened to discuss the matter amongst themselves night after night. They argued and debated while the world slept around them, and the world continued to turn, unaware that such important matters were under discussion while it slumbered. The parliament of owls came to the logical conclusion that if the problem was in the combination, one of the elements should be removed.
They chose to keep the one they felt more important. The parliament of owls told their decision to the stars and the stars agreed. The Moon did not, but on this night she was dark and could not offer her opinion. So it was decided, and Fate was pulled apart. Ripped into pieces by beaks and claws. Fate’s screams echoed through the deepest corners and the highest heavens but no one dared to intervene, save for a small brave mouse who snuck into the fray, creeping unnoticed through the blood and bone and feathers, and took Fate’s heart and kept it safe.
When the furor died down there was nothing else left of Fate. The owl who consumed Fate’s eyes gained great site, greater site then any that had been granted to a mortal creature before. The Parliament crowned him the Owl King. In the heavens the stars sparkled with relief but the moon was full of sorrow.
And so time goes as it should and events that were once fated to happen are left instead to chance, and Chance never falls in love with anything for long. But the world is strange and endings are not truly endings no matter how the stars might wish it so. Occasionally Fate can pull itself together again. And Time is always waiting.”
― Erin Morgenstern, The Starless Sea. -
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Yuiccia
In risposta a: ♥
La qualità doveva essere migliore.
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He's more myself than I am.Whatever our souls are made of, his and mine are the same.
[ hermione + gregor ]
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.Helena CrowleyMi sembra sbagliato essere tornata qui, dove tutto è ovattato. In poche parole, non mi sembra vero aver trovato la forza di tornare a Hogwarts dopo le vacanze di Natale. Non dopo averlo conosciuto. Non dopo averlo stretto tra le braccia e cullato per placare i suoi singhiozzi.
Non la ritengo una colpa non voler stare qui quando per tre anni è stato tutto ciò che desideravo. Nemmeno riesco a sentirmi in colpa se non riesco a passare del tempo coi miei amici, perché ho la mente altrove. Capiranno, credo. Se hanno qualcuno per cui darebbero la vita, capiranno.
Non avevo previsto che riuscissi a volergli così bene. Non avevo previsto, essendo solo un altro maschio della mia famiglia, che in quei piccoli occhi incontaminati sarei riuscita a leggere tutto il mio futuro. E il mio futuro è accanto a lui, per proteggerlo quando ne avrà bisogno. È questo che fanno le sorelle maggiori, no? Onestamente ne so poco, ma d'istinto l'unica cosa che vorrei poter fare in questo momento è tornare a casa per badare che nessuno lasci su di lui le stesse cicatrici che hanno lasciato a me.
Forse il fatto che non sia nato donna sarà la sua salvezza. Almeno lo spero. Che il bastone rimanga solo e soltanto per me, e che quei suoi grandi e rassicuranti occhi azzurri non si riempiano mai di paura.
Ora, mentre lascio scivolare le dita su petali di lavanda che si perdono nel colore dei miei occhi, rimugino sul non aver mai capito prima il vero valore della famiglia, il legame di sangue che ti lega a qualcun altro. Per quanto io cerchi di allontanarmi, sarò sempre una Crowley. Fatta della loro stessa pasta. E per quanto proverò ad allontanarmi, ci sarà sempre il guinzaglio che tornerà a trascinarmi da loro.
E magari ora mi sta bene. Ora l'ho accettato. Che la mia pelle non sia per il cotone bianco ma per la seta nera, corvina come i miei capelli. Che io non abbia soltanto pelle, ma piume, ali, e la tempra di un corvo. Anche se sono lo spettro della famiglia. Anche se nessuno mi sente o mi vede. Così come loro sono la mia maledizione, io sarò la loro. E se serve a proteggere il mio piccolo George, non abbasserò mai più la testa.
Mio padre me l'ha detto, in un impeto di collera, che non sono sua figlia. Quindi, in fin dei conti, non è nemmeno mio padre. Non mi è importato. Anzi, mi ha fatto piacere. Conservo solo il sangue di mia madre e di non so chi, ma tanto basta a legarmi a George. Basta metà sangue. Mi fa rabbia solo l'aver sopportato i soprusi di qualcuno a cui nemmeno appartenevo, che non aveva per me che risentimento e umiliazione. Eppure ho sopportato, in nome di chissà cosa o chissà chi.
È strano come le cose possano cambiare da un momento all'altro. Fino a poco fa Hogwarts era il mio luogo sicuro, ora è il luogo che mi impedisce di prendermi cura di mio fratello. Spero che almeno zio Thomas faccia le mie veci e lo protegga come ha protetto me. Che gli porti regali, sogni, che lo spingano a crescere diverso da tutti loro.
Mi accorgo, dal calar del sole all'orizzonte, ch'è arrivato il momento di strapparmi ai miei pensieri.
Abbandono la mia postazione alla finestra, diretta al Lago Nero. Solo lui è rimasto la mia unica costante. L'unico luogo dove è sempre possibile trovarmi, soprattutto quando non me la sento di andare a lezione.
Prima di uscire, scorgo Remi addormentato a un tavolo con la testa sul libro. Anche ora che la mia vita sembra proiettata verso altre priorità, non posso fare a meno di pensare a quanto mi sia mancato. A quanto io abbia sempre bisogno di lui come amico e spalla. Anche se non glielo dico.
Lascio il ramo di lavanda accanto al libro e gli stampo un delicato bacio sulla fronte, nella speranza che il profumo calmante gli concili il sonno. Per studiare, dopotutto, c'è sempre tempo.Citazione sul finale al dolce Remi. del mio cuor.
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.Will you take a moment?
Promise me this
That you'll stand by me forever
But if, God forbid, fate should step in
And force us into a goodbye
If you have children someday
When they point to the pictures
Please tell them my name
Tell them how the crowds went wild
Tell them how I hope they shine
Long live the walls we crashed through
I had the time of my life with you
Long live the walls we crashed through
How the kingdom lights shined just for me and you
And I was screaming, "Long live all the magic we made"
And bring on all the pretenders, I'm not afraid
Singing long live all the mountains we moved
I had the time of my life fighting dragons with you
And long, long live the look on your face
And bring on all the pretenders
One day, we will be remembered
- Long Live, Speak Now (Taylor's Edition)
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.« Do you know how many people wouldn't blink if you died? »
Helena Sybil Crowley
2007 - 2023
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« Sono cresciuta sana come un pesce / Ma agli occhi di Dio eravamo esche
Ho abboccato al dolore / Sboccato per ore / Dovevosuonaresognare per andare altrove
Questo è un altro lunedì di sabato sera / Quindi, per favore, puoi lasciarmi sola?
Mi sento come un lupo quando è luna piena / Guardo la tempesta che distrugge il molo
Hai visto quanto è brutto il mare d’inverno? / Fortuna che c’ho sempre gli occhiali da sole
Non voglio compagnia neanche all’Inferno / La gente come me morirà da sola
La gente come me morirà da sola »
©. -
.« I remember that I stood on the library steps holding my books and looking for a minute at the soft hinted green in the branches against the sky and wishing, as I always did, that I could walk home across the sky instead of through the village. »
— Shirley Jackson, We have always lived in the castle
[ Dal diario di Nina Castevet, del 19/06/2023]
Vorrei che quei bambini la smettessero di chiamarmi “bocca di rana”. Più di tutto, vorrei un amico. Qualcuno che mi stia accanto, che giochi con me. Che me ne faccio di tutti questi giocattoli, se non ho nessuno con cui giocarci? È uno spreco.
[...]
Stamattina mi hanno tirato del fango nei capelli. Ci ho messo un’ora a lavarlo via. A volte mi chiedo quanto tempo ancora reggeranno le mie bugie.. -
.Or yet in wise old Ravenclaw,
If you have a ready mind,
Where those of witty mind and learning,
Will always find their kind.. -
.«Penso che la bellezza sia un inganno.»
«Come il giardino leopardiano?»
Non sapevo niente di giardini leopardiani, ma risposi: «Sì. Come il mare in un giorno sereno. O come un tramonto. O come il cielo di notte. È cipria passata sopra l'orrore. Se la si toglie, restiamo soli col nostro spavento».— Elena Ferrante
Edited by Beatrix. - 26/7/2023, 20:43. -
.Cassandra Harkness incontra Eurydice HollowsVersò il tè con pochi movimenti esperti; volute di fumo si alzarono nell'aria, Cassandra avvertì il lieve capogiro che si presentava ogni volta che un suo sogno stava per mescolarsi alla vita vera, prendendo forma. Erano passati anni dalla prima volta in cui era successo, ma ancora non si era abituata a quella sensazione.
L'aveva vista arrivare, coi suoi capelli corti fino agli zigomi e lo sguardo preoccupato, con la camicia rossa e la cappa blu mirtillo. L’aveva sognata. Ora le sedeva davanti con le mani tremanti, e Cassandra leggeva nei suoi occhi la necessità di guardare al futuro con speranza, ma senza riuscire a rinunciare a quel viscerale desiderio di lanciare uno sguardo indietro, per comprendere cosa si fosse lasciata alle spalle.
Aspettò che la ragazza buttasse giù fino all'ultima goccia del liquido ambrato, la bocca assuefatta al calore. Nel guardarla, le venne in mente un mazzo di garofani rossi, lasciato in un cimitero in un’umida giornata d’autunno. Poi le prese la tazza di porcellana dalle mani e lesse i rimasugli ammucchiati sul fondo. Era palese nelle foglie del tè, tanto quanto sul suo viso.
Scegliere tra le macerie e l'amore, facendo finta che la scelta non fosse scontata. Perché, in fondo al suo cuore, non lo era.
«Cosa vuoi sentirti dire?» le chiese, diversamente dal “Cosa vuoi sapere?" che chiedeva di solito.
«La verità» rispose la ragazza, ma era incerta, spaventata. Cassandra sentiva echi tutto intorno a lei, dei sogni di quella ragazza andati in frantumi. A ogni passo, aveva il terrore di conficcarsi pezzi di vetro sotto le piante dei piedi nudi. Brancolava nel buio, senza sapere dove andare. Ma la meta non era mai stata chiara come in quel momento, e la veggente sentiva a naso che quella ragazza aveva connessioni a lei fin troppo vicine. Non l’avrebbe sognata, sennò.
«La verità è che hai già tutte le risposte che ti servono: scappare non ti servirà a niente.»
Uno, due, tre respiri trattenuti.
«Non ho intenzione di scappare.»
Cassandra rise a quella risposta, e ricordò che aveva avuto la convinzione che un giorno si sarebbero sedute a quello stesso tavolino, per tutte le volte che l’aveva beccata a sbirciare dalla vetrina della sala da tè. Il The Parlour aveva accalappiato la sua curiosità dal primo momento, ma le ci era voluto un mese prima che trovasse il coraggio di entrare.
«Bugiarda. È l’unica cosa a cui pensi, ogni singolo giorno. Anche ora che le cose sembrano risolversi per il meglio, tu continui a escogitare modi per scappare dalla felicità che ti si presenta. È da stupidi, se chiedi me.»
«Come osa?» le chiese la ragazza, portandosi una mano al petto. Fece per alzarsi, sdegnata dal modo schietto di parlare della veggente. Ma, nell’alzarsi con tanta furia, urtò il tavolo e fece cadere la tazza sul pavimento. La porcellana si infranse ai loro piedi. Cassandra le afferrò il polso e lo strinse con forza. Fece tutto senza nemmeno doversi alzare, avrebbe potuto spezzarla con un dito. Ma, in quel frangente, la costrinse solo a voltarsi e a guardarla negli occhi.
«La vita non offre seconde possibilità, Eurydice. Non sprecare ciò che ti ha donato finora, è molto più di quanto sia stato concesso ad altri.»
Lei, a differenza di altri, ne sapeva qualcosa. A lei la vita non aveva offerto seconde possibilità, le aveva strappato la felicità dalle mani in una sola notte. Ma Eurydice non volle fermarsi ad ascoltare il resto di quel monito. Riuscì a divincolarsi dalla presa di Cassandra e si allontanò via a passi spediti. Si riversò in strada, incurante della pioggia che batteva sulla città; gocce esplose contro le vetrine della sala da tè, sull'asfalto, tra i suoi capelli. Sparì, pioggia che le nascondeva le lacrime.
La veggente raccolse un coccio di porcellana e lo lanciò dall’altra parte della stanza, lasciandosi scappare un grido disperato.
Come nel sogno, pensò. Proprio come nel sogno.« E allora sarà per sempre ma considerando
Che niente dura in eterno
Ci riempiremo di spalle per sembrare forti
Ballando, ma fuori tempo
E coi pensieri dipinti, i corpi, le sculture
Un angelo dorme tra le impalcature
Ti cola il trucco dagli occhi e finalmente vedo
Che belle le tue paure, paure
Dov'è che si impara l'istinto
Un fiore contro il diluvio
Non ha mai vinto
E com'è che mi lasci qui... »
— Un fiore contro il diluvio, Marco Mengoni. -
.L’inizio della fineCredeva di essere sulla via di guarigione. Credeva che le notti da quel punto in poi sarebbero potute scorrere placide come le acque di un ruscello. Ma quel giorno la pioggia batteva contro le finestre del suo cottage nel Black Dawn Cemetery. Il ruscello tornò fiume, e il fiume ruppe gli argini.
La pioggia bussava con insistenza, chiedeva di entrare. E insieme alla pioggia, dall’altro lato del vetro grondante d’acqua, Eurydice vide i fantasmi di un passato non troppo remoto, e pensò che per lei non ci fossero più speranze.
Il pensiero andò a sua madre, che non si faceva vedere da almeno due anni. Per lei, Eurydice era morta insieme al suo figlio prediletto. Quel pensiero ne trascinò un altro nel suo campo mentale: una ragazza morta a poche stanze di distanza da sua madre, da sola, senza il conforto di un ultimo abbraccio. Teneva tra le braccia un bambino, probabilmente il suo fratellino.
Era così che moriva una sorella maggiore, cercando di proteggere il più piccolo. Lei era stata una sorella maggiore, era nata diciannove minuti prima.
Aveva creduto di potersi perdonare, ma non ci riusciva. Che ci faceva ancora in piedi?
Se ne rimase rintanata nel suo cottage per ore, perché per la prima volta da quando era ritornata a Londra sentiva di avere uno scopo. Le sue mani lavorarono il marmo senza tregua, fino a sanguinare. Le dita scivolavano su uno dei suoi lavori più belli, e nel mentre la sua mente si dissociava dalla realtà, tanto da non distinguere più il giorno e la notte, il bianco e il nero, se fosse il bene o fosse il male, a muoverla.
Le ore successive le passò nel suo “giardino”, tra le rose rosa che aveva piantato prima di sparire dalla circolazione. Erano ancora lì, più vive di lei.
E come se il suo corpo non sapesse cosa fosse la stanchezza, afferrata una pala, la scultrice prese a scavare freneticamente. La pioggia le lavava di dosso il sudore e le lacrime, ma non il dolore. Quello era appena sotto la pelle, come un veleno che strisciava. Era una mano che premeva intorno al cuore, e un desiderio selvaggio di poter portare indietro le lancette dell’orologio. Ma non poteva. Quell’impossibilità era intollerabile.
Quando ebbe finito, Eurydice posizionò il suo miglior lavoro alla sommità della fossa che aveva scavato. Guardò attentamente, mentre i capelli incollati al viso erano diventati come una seconda pelle. Quell’immagine stampata nella retina era diventata la sua nuova realtà.
Sulla lapide che aveva scolpito c’era il suo nome. Eurydice Hollows. Nata nel 2000. Morta “Per sempre”.
«Eurydice, hai visto la mia pala? Se Alfie ne ha persa un’altra, giuro…» Dylan aveva visto la figura della ragazza dai cespugli di rose. Ma quando si trovò abbastanza vicino da guardarla in viso, si bloccò sul posto. Non bastava la pioggia a nascondere gli occhi rossi e incavati, né lo sguardo allucinato con cui la ragazza continuava a fissare la bara che aveva scavato per se stessa.
«Dylan…» mormorò la ragazza, quando si accorse della presenza dell’uomo. Aveva sentito la sua voce a malapena. «È tutta colpa mia. È morta per colpa mia… Sono tutti morti…»
«Che stai dicendo? Chi, è morto?» chiese Dylan, scuotendo la testa, allarmato.
Ma non ricevette risposta. Fece appena in tempo ad afferrare Eurydice per i fianchi prima che si lasciasse cadere nella fossa. Se la strinse al petto, trascinandola lontano dalla fossa diventata una trappola di fango e acqua.
Ma la ragazza continuava a fissare il suo nome sulla lapide, cercando di divincolarsi per tornare nel posto che le spettava. Al momento, le sembrava la cosa più naturale che potesse fare.
Eurydice Hollows non sapeva più se fosse viva o fosse morta.« When I grow up I want to be nothing at all »
— The end, My Chemical Romance. -
.Video
Every horror in his life that had crept through his dreams
Swept his mad laughter to terrified screams!
To escape the madness, he reached for the door
But fell limp and lifeless down on the floor
His voice was soft and very slow
As he quoted The Raven from Edgar Allan Poe:
« And my soul from out that shadow
that lies floating on the floor
shall be lifted…… Nevermore. ».