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V Per Vendetta
Capitolo 1
Prigione di Azkaban
Ad Azkaban c’era sempre un aria tetra di desolazione, giorno e notte era quasi sempre nuvoloso o c’era il temporale. Sembrava che il sole si fosse scordato di quel posto. Il rumore delle onde che sbatteva incessante sugli scogli con aggiunta di urla di pianti di dolore che si poteva udire nelle altre celle affianco alle mie, questi due rumori si unirono tra di loro formando una vera tortura per le mie orecchie. Non ne potevo veramente più, ogni giorno che passava sembrava come se fosse un anno, mi davano cibo scadente, era più quello che rigurgitavo fuori che quello che il mio stomaco riusciva a mandare giù. La mia chioma corvina si era cosi increspata tanto che poteva fare a gara con il pane secco che mi davano per chi fosse più duro e secco, per non parlare dei soliti interrogatori che mi facevano gli Auror “Dov’è Blake? …Dov’è Blake? …“ certo sempre meglio di rimanere ferma ed intrappolata in quelle stupide barriere erette dagli Auror. Perdevi la cognizione del tempo, era come se restassi intrappolato in un mondo surreale quasi fantastico dove decidevano loro quando farti smettere e come per farti ritornare nel mondo reale. Non facevano altro che ripetermelo, cambiavano le voci, ma non la richiesta, la verità è che io non lo sapevo veramente, un’attimo prima era lì a combattere con gli Auror abbattendoli come birilli dicendomi di andare via, cosa che feci sotto suo ordine e da li in poi non so più che fine avesse fatto. Ho girovagato ovunque per tutto il continente africano, ho chiesto anche ad Ahmed un mago amico di mia madre se lui sapesse qualcosa, ma non mi seppe dire nulla. Secondo me era morto altrimenti avrebbe smosso mari e monti per venirmi a salvare, per come era protettivo mio fratello ci avrei scommesso su. Mi mancava tantissimo, aveva sempre la risposta pronta, una soluzione a tutto, era sempre lui quello che faceva da pacere tra me e mia sorella, ma il ricordo che ho più nel cuore è quando giocavamo a Giobbiglie, gli chiedevo con la mia aria innocente con le treccine… ( si anche io sono stata bambina non ridete senno vi brucio ) “Blake che cosa vuoi fare da grande?“ e lui mi rispondeva sempre spostando i sui lunghi capelli neri e sorridendomi “ ….Il tuo angelo custode“. Ogni volta che mi veniva in mente quel ricordo, mi sembrava di riviverlo come se fosse la prima volta, c’era l’enorme quercia dove ci sedevamo sempre, lo stupido Crup di mia madre che ogni tanto veniva a darci fastidio non so perché, ma riusciva sempre a vincere lui ad avere la meglio su di me, non so se lo facesse apposta, ma vinceva sempre, però quando ero con lui riusciva a darmi una sicurezza, mi sentivo protetta anche fino all’ultimo secondo che sono stata a contatto con lui nella seconda guerra magica, mi capitava spesso di vivere quei ricordi, ma per poco tempo, perché a volte venivano interrotti da delle grida disumane di qualcuno in altre celle o dagli Auror. Ogni tanto mi interrompevano anche per il solo piacere di insultarmi, avevo perso la cognizione del tempo, non sapevo più quando fosse giorno e quando notte, che ore erano, dovevo uscire da quel posto non ne potevo più, ma ecco che nel bel mezzo di quei pensieri venni interrotta “Coooooooooooooooorbin“ mi senti urlare, mentre scossi la testa aprendo leggermente gli occhi. Avevo le palpebre secche, riuscivo si e no a muoverle, cercai di aguzzare al meglio la vista per vedere chi fosse aspetta, ma chi volevo che fosse se uno stupido/a Auror, a dire dalla statura doveva essere senz’altro uomo. Ebbi una conferma non appena mi si avvicinò cercando di alzarmi. Aveva davvero una gran forza, quella che avevo perso io nei primi mesi dopo svariati tentativi di scappare da quella specie di camicia di forza, “Piano…piano…” riusci a dire in tono molto strozzato, mentre lui sembrava non sentire quelle parole. Una volta riuscita a mettermi in piedi mi divincolai da quella specie di camicia facendolo fermare a guardarmi “Che cosa volete, vi ho già detto che non so dove diavolo sia finito mio marito lo volete capire?“, ripetetti sospirando. Mentre avevo le mani sul viso mi faceva male tutto, l’Auror si prese una pausa senza rispondermi per prendere fiato poco dopo “Sei libera Corbin …” si limitò a dirmi, mentre qualcosa dentro di me a quelle parole ebbe una reazione come una strana pulsazione. Il cuore inziò a battermi più forte e più veloce di prima, un brivido freddo lungo la schiena iniziò a scendere percorrendo tutta la mia spina dorsale, finalmente potevo tornare alla mia vita quotidiana, la mia dignità e soprattutto potevo prendermi la mia vendetta perché se pensate che Auror e traditori la passeranno liscia beh avete sbagliato di grosso.
15 Giugno 2006
Parco nazionale di Brecon Beacons ( Galles)
Una volta uscita da quel posto, mi sono presa qualche giorno di riposo per curarmi sia per il corpo come le mie unghie dove finalmente era tornato lo smalto nero sia per la mia pelle bianca e splendida , miei adorati stivaletti neri e tutte le comodità con cui vivevo prima non c'erano più, sono stata rinchiusa in quel posto dimenticato dal mondo ed infine ho cercato di curarmi anche la mente, ho cercato di dormire il più tempo possibile, ma non riuscivo avevo paura di sognare e di ritrovarmi ancora in quel mondo Onnirico creato dagli Auror . Avevo gli incubi e mi svegliavo molte volte di soprassalto come avvertendo di essere ancora li, certo non con il corpo, ma con la mente. Si avvertivo lo stesso disagio che provavo stando rinchiusa li dentro. Mentre passava il tempo iniziai a ricordare tutti i ricordi meno importanti di quelli con cui faceva sempre i conti quando ero in prigione, tra questi ricordi c’era il mio libro degli appunti in cui mi annotavo cose sulla Magia Oscura ed altre Tecniche dell’Occulto che avevo appreso nei miei anni da Mangiamorte. C’e scritto di tutto, cose che non potete nemmeno immaginare. Dove mi trovo ora? Sono in un bosco che i Babbani chiamano Riserva Naturale, è qui che avevo nascosto il libro pieno di appunti, non lo avevo di certo nascosto con un incanto o con qualche trucchetto perché è proprio quello che si aspettavano i miei ex compagni o meglio solo alcuni che erano a conoscenza del mio libro. Sicuramente c’era gente che voleva accaparrarsi quei miei appunti, per fortuna gli Auror non erano a conoscenza di quel libro altrimenti oltre i miei ex compagni avrei avuto anche loro alle mie calcagna e chissà che brutta fine avrebbe fatto quel libro. Forse quella era la prova con cui potevano incriminarmi non c’erano di certo favole scritto su quel libretto, il piccolo ruscello in cui correva l’acqua senza fermarsi, saltai leggermente le pietre che si trovavano nel bel mezzo, riuscì a superarlo, ma avevo gli stivali bagnati “Maledizione!!!” dissi guardando i miei stivali bagnati, ci tenevo ai miei stivaletti, ma per quello che stavo cercando avrei sicuramente chiuso un occhio o forse tutti e due. Davanti a me avevo una fitta boscaglia, alberi di ogni genere e stupidi animaletti che facevano su e giù per gli alberi. Cercai di fare mente locale sperando di ricordare dove fosse seppellito, ricordo che l’avevo sotterrato sotto un grande faggio lasciando un piccolo segno sulla corteccia si, ma qui era pieno di faggi come potevo ritrovarlo? Cercai di ricordare meglio magari qualche particolarità dell’albero o qualcosa che si trovava vicino all’albero “Ci sono!“, mi tornò in mente un particolare molto importante che era necessario per cercare di ritrovare il libro, vicino all’albero c’era una pietra a forma circolare che poteva assomigliare ad un piccolo tavolo bastava trovare quella pietra e avrei trovato tutto il resto.
Due Ore dopo …..
Dopo due ore di cammino non mi sentivo più le gambe, stavo per perdere la pazienza, ma ancor più la speranza nel cercare quell'oggetto a me tanto caro, ma non appena fini di percorrere tutto il promontorio ecco che riusci ad intravedere l’enorme faggio a cui mancava un pezzo di corteccia. Affianco c’era questa roccia, mi apprestai a raggiungere il mio amato obiettivo iniziando a scavare senza mai fermarmi, un po' per riposarmi a volte usavo gli utensili babbani, erano comodi. Appena fini buttai via la pala tirando su il baule. Tirai fuori la mia Bacchetta puntando verso il lucchetto “Alohomora“ e con una stoccata decisa il lucchetto si apri in un batter d’occhio. Con una mano tremolante aprì il coperchio del baule con l’ansia di non ritrovare più il libro che avevo lasciato li, magari mi aveva seguito qualcuno e derubato subito dopo. Il libro però era ancora li, tutto bello intatto nonostante le intemperie del tempo, il baule aveva protetto tutto. Lo presi molto delicatamente sfogliando le pagine, mentre potei respirare quell’odore di vecchio che emanava il libro sfogliando con le scritte di vari appunti. Mi lasciai scappare una lacrima che molto velocemente attraversò il mio viso delineando e lasciando una scia bagnata “ La vendetta è ufficialmente iniziata ….“ dissi a bassa voce smaterializzandomi via.. -
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Matthew 💚🐍. -
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Si Ringrazia Evelyn Nightfall
Lunghezza: Nove pollici
Flessibilità : abbastanza flessibile
Legno : di Ippocastano
Nuclei :radice di Aconito,e peli di Jarvey
La sua bacchetta è una sorta di Horcrux per lei, non riesce mai a privarsene, non riesce a vedersi con un'altra bacchetta che non sia la sua, non se ne priva nemmeno nei momenti di riposo. È sempre ben curata, ogni tre giorni la lucida, si è fatta intagliare il manico della bacchetta con delle scaglie di Drago e un piccolo Drago che padroneggia sulla parte più alta del manico, per la precisazione un Gallese Verde, lo si può riconoscere anche dalla sfumatura in verde il tutto in onore della sua patria il Galles. La bacchetta ha spezzato ben 17-18 vite , la più prelibata un giovane apprendista Auror ucciso senza pietà nella Seconda Guerra Magica, ogni tanto sente dalla Bacchetta come un qualcosa che le chiede di uccidere ancora, dato che per molto tempo è rimasta a secco per far calmare le acque, chissà che adesso non sia il momento giusto per tornare a spargere sangue.
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"Quando un amore finisce, uno dei due soffre.
Se non soffre nessuno, non è mai iniziato.
Se soffrono entrambi, non è mai finito" ~Minerva~
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-E lei ti manca?
–Ti dico solo che non vedo l’ora
che arrivi la sera per poter parlare di lei alle stelle,
che arrivi la notte per poterla sognare ~Minerva~
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Quando Uccidete qualcuno , accertatevi che prima sia morto veramente .
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.Ismelda & Philipp CorbinSerpeverde ~ AdultiV...per Vendetta
Finalmente avevo quel quaderno. Avevo paura che qualcuno l’avesse trovato prima di me, o magari che il baule non avrebbe retto alle intemperie e la pioggia avrebbe bagnato il libro; fortunatamente ebbi la buona idea di metterlo in uno fatto di ferro. La prima cosa a cui pensai, non appena uscii da quella prigione infernale. Solo grazie a quel libro, potevo tornare ad essere quella di prima ma, per farlo, avrei avuto bisogno di persone che la pensavano come me; molte purtroppo erano morte in guerra e di loro, restava solo il bel ricordo della gesta che avevano compiuto per cercare di preservare la Magia Pura e cioè combattere contro gli Auror. Avevo bisogno di aiuto, ma a volte anche io sbaglio, commetto degli errori, adesso, però, vi spiego il perché. Mentre pensavo a chi potesse darmi una mano, li declassai tutti ma, ecco, che ebbi un lampo di genio: ricordai che c’era un licantropo che operava insieme a Greyback e a degli altri lupi. Il suo nome era Paul. Di lui ricordo che era abbastanza cruento e anche uno dei pochi usciti vivi dalla Guerra, scappato alle grinfie degli Auror. Lo conosceva bene mio fratello, ma non sapevo come potesse reagire e, a volte, bisogna anche azzardare per arrivare ad un obbiettivo. Forse, se gli avessi parlato del Signore Oscuro e della mia idea di vendetta, avrebbe accettato senza problemi; avrebbe anche potuto reagire male credendomi un Auror o semplicemente un pericolo per lui. Grazie al mio modo di essere persuasiva, riuscii a farmi dire dove si nascondeva: nella periferia di Swansea nel Bosco Fitto.
Approfittai di un mio giorno libero. La temperatura era bassa ma, per fortuna, avevo un mantello nero che mi copriva e mi teneva al caldo, proteggendomi da quel freddo tagliente. Ad ogni mio respiro, si creava una nuvoletta di calore che fuoriusciva dal mio naso, disperdendosi nell’ambiente. << Lumos! >> Diedi una veloce stoccata alla mia bacchetta, facendola illuminare, in modo da poter vedere dove mettere i piedi. C’era uno strano silenzio, forse troppo intenso, come se il bosco avesse avvertito la mia presenza. L’unico rumore che si udiva, ero lo scalpicciare dei miei stivali neri, al contatto con le foglie secche. Dopo aver percorso vari metri, mi fermai bruscamente, mi girai di colpo, puntando il catalizzatore davanti a me, ma non c’era nessuno; eppure mi era parso che qualcuno mi stesse seguendo. Alzai di poco lo sguardo e notai un grosso pipistrello nero. Non ne avevo mai visti di quelle dimensioni da queste parti, mi parve strano ce ne fossero di così grandi. Scossi la testa, tornando su i miei passi e cercando di stare attenta, perché, in un attimo, ebbi nuovamente l’impressione che qualcuno mi stesse seguendo. Dopo vari passi, incontrai un serpente. Mi osservava, a pochi metri da me. Aguzzai la vista e notai che si trattava di una vipera; forse era giunto il momento di usare il mio potere. La guardai intensamente, mentre lei si era messa in posizione difensiva, irrigidendo la parte superiore del corpo e aprendo leggermente le fauci, da cui spuntavano due denti piccoli ma affilatissimi. Rimase a distanza, quindi iniziai a parlare (CIAO) “ HASS , AAYAA, HAA , AYAEEH “ (REGINA) “ HASSEEY , SSSS, EHHH, AAYAA,SEYYTHAA,HAA” (DEI) “ SSAH,SSSS,AAYAA” (BOSCHI) “ETHAA,AYAEEH,SSSSEYTHA,HASS,SETHAAA,AAYAA “ . (HAI) “ SEETHAAA ,HAA,AAYAA “ (MAI) “ SSSSEHHH,HAA,AAYAA” (VISTO) “ SAAHTHAY,AAYAA,SSSSEYTHA,SSSEYAA,AYAEEH.” (UN) “ ESSEYTHA, SEYYTHAA “ (MANNARO) “ SSSSEHHH,HAA,SEYYTHAA,SEYYTHAA,HAA,HASSEY,AYAEEH.” (IN ) AAYAAA,SEYYTHAA” (QUESTI) “ATHEYA,ESSEYTHA,SSSS,SSSSEYTHA,SSSEYAA,AAYAA.“ (BOSCHI) ETHAA,AYAEEH,SSSSEYTHA,HASS,SEETHAA,AAYAA“ Conclusi, guardando la vipera che rimase quasi sorpresa che io potessi parlare la sua lingua. Dopo pochi attimi di esitazione, mi ringraziò del complimento, visto che molti la disprezzavano e, aggiunse, che non sapeva nulla del mannaro. Poco più avanti, però, a qualche metro da noi, c’era una capanna dove, sembrava, abitasse qualcuno. Il serpente non sapeva chi fosse; secondo me era sicuramente Paul. Feci un lungo respiro e avanzai fino ad arrivare al punto che la vipera mi aveva indicato. Il camino ancora fumava, segno che sicuramente vi era stato qualcuno da poco, o forse no, dato che tutte le luci erano spente; era possibile si fosse accorto della mia presenza. << Tu chi sei ? >> Udii un voce fioca che proveniva dal buio; sgranai gli occhi, stando ferma a osservare e cercai di indirizzare la bacchetta, la cui punta era illuminata dal Lumos, per provare a vedere almeno il volto di chi mi stesse parlando, ma non vidi nessuno. << Sei tu Paul? >> Domandai, facendomi forza, ma quello che a malapena riuscii a vedere, era una figura maschile, molto alta. << So chi sei…e so chi era tuo fratello, ma cosa ti ha portato qui a disturbarmi? >> Si limitò a dire alzando di molto il tono di voce, con tono abbastanza adirato. Era un chiaro segno che non sembrasse essere molto d’accordo. << Sono qui per proporti di vendicare il Signore Oscuro … >> Non riuscii nemmeno a finire di parlare, che la sua voce sovrastò la mia. << E tu credi che io voglia vendicarlo? Una persona che pensa solo al proprio interesse, non merita nemmeno più di venire nominata e ora tu, farai la sua stessa fine … >> A quella risposta sgranai gli occhi, rimanendo in silenzio. Alzai lo sguardo guardando la luna che, ormai alta nel cielo, era diventata piena.
Il silenzio divenne assordante, mentre sembrava che Paul fosse sparito, fino a che non sentii un ululato, acuto, seguito da dei passi svelti, diretti nella mia direzione; degli occhi molto grandi e luminosi vennero velocemente verso di me. Si era trasformato e ora voleva uccidermi, non ci potevo credere, non potevo morire cosi.
La famiglia, si...Una cosa delle poche cose, forse, che non odio ma che...Riesco ad apprezzare per quello che mi ha dato. Una di quelle cose che fai incondizionatamente. Anche se, a volte, proprio quella famiglia, ti ha causato problemi o ti ha reso quello che sei diventato da adulto. Basta essere felici per quello che si è, per quello che si ha ed il gioco è fatto. Per me, era arrivato il momento di partire alla ricerca di un pezzo importante della famiglia Corbin, un pezzo che avevo conosciuto, durante i miei anni di studio ad Hogwarts, ma con la quale, in quegli anni, non sapevo di essere imparentato così da vicino. Fu così che, durante dei freddi giorni invernali, mi misi sulle tracce di mia cugina Imselda; una donna molto bella, degna del suo retaggio e dagli ideali identici ai miei, degni anch'essi, della famiglia di cui facevamo parte. Lasciai che il mio corpo mutasse, grazie alle mie abilità trasfigurative. Sul mio corpo si manifestò un sottile strato di peluria, che coprì la mia pelle, lasciando che le braccia sparissero e si allungassero, formando delle ampie ali nere, mentre le mie dimensioni diminuivano, facendo si che raggiungessi la grandezza di un grosso pipistrello. L'istinto animale, immediatamente, insieme ai sensi più sviluppati nella mia forma animale, mi condussero al limitare di un bosco, nella zona costiera del Galles. Un fitto bosco si presentò davanti ai miei piccoli occhi, illuminati dalla, ormai, fioca luce della sera, che stava lasciando spazio ad un cielo terso, dove la luna iniziava a intravedersi. Spiegai le mie ali e feci vari giri, in cerca di un movimento, in mezzo alle fitte fronde degli alberi. Non potendo solamente affidarmi al mio udito, potenziato dalla forma animale, planai sugli alberi e così potei vederla chiaramente; una figura ammantata, si muoveva, lentamente, mentre illuminava il suo cammino con la punta della bacchetta, così scesi e mi poggiai su uno dei rami bassi di un grosso albero, con l'intenzione di seguirla da vicino.
Non si poteva mai sapere quali creature si nascondevano in un bosco isolato come quello, nel bel mezzo del Swansea. La figura nascosta dal mantello, poco dopo, alzò lo sguardo e notò la mia presenza, poi riprese il suo cammino. Ti senti osservata cugina?! Una volta che la situazione sembrò tornare tranquilla, mi alzai nuovamente in volo, stiracchiando le ali e cercando un altro ramo su cui poggiarmi, mentre le mie iridi, che potevano vedere benissimo anche un ambiente poco illuminato, avevano scorto Ismelda, a pochi metri da un serpente - una vipera probabilmente - che la guardava con aria minacciosa. Appena il mio istinto mi suggerì di scendere a terra e trasformarmi, la udii parlare con quella creatura, che aveva già tirato fuori i suoi denti affilati, che si intravedevano oltre le fauci spalancate. Ismelda stava effettivamente dialogando con quel serpente, ma non riuscivo a comprendere il suo linguaggio, poi realizzai che potesse e sapesse parlare la lingua dei serpenti. L'essere rettilofoni era un'abilità rarissima, ma che si sviluppava soprattutto tra i maghi oscuri. In quel momento sentii un motto di orgoglio nei confronti di mia cugina. Una volta lasciata andare la vipera, sollevò lo sguardo. A pochi metri da noi, c'era una capanna. Per istinto scesi a terra e, nascosto nel fitto degli alberi, iniziai a mutare il mio aspetto, tornando il Philipp di sempre, con i miei abiti neri e il cappuccio sulla testa, che nascondeva le mie fattezze.
La mia bacchetta nella tasca interna del mantello, pronta ad essere sguainata al minimo segno di pericolo. Lentamente iniziai a seguire i suoi passi circospetti; qualcuno era stato da poco in quella abitazione, infatti, del fumo fuoriusciva ancora dal camino. Improvvisamente Imselda si irrigidì nell'udire una voce chiederle chi fosse. Rimasi nascosto dietro il profilo di un vecchio abete e seguii la conversazione. La luce proveniente dalla bacchetta di mia cugina non illuminò abbastanza davanti a sé, dando così l'impressione che, a parlare, fosse un fantasma. Ma non lo era, ed infatti, una voce maschile rispose alle sue domande, rivelando di conoscerla molto bene. Il tono dell'uomo non si rivelò per niente amichevole e la situazione iniziava a scaldarsi. Lo potevo sentire nelle vibrazioni dell'aria. Perché diamine sei venuta a cercare questo tizio da sola?! Sapevo che lei fosse una maga oscura esperta, ma c'erano creature che era meglio non affrontare mai da soli, creature che erano note per la loro letalità, essendo veloci e soprattutto spietate. Una singola minaccia fuoriuscì dalla bocca della figura misteriosa, nascosta dall'ombra data dal folto del bosco. Alzai la testa, scrutando il cielo e notando la luce della luna piena che si riversava tra i rami degli alberi, cercando di farsi spazio, illuminando a chiazze il sottobosco, ricoperto dal fogliame. Uscii dal mio nascondiglio, giusto in tempo per udire un terrificante ululato provenire da un punto imprecisato oltre la strega che aveva osato disturbarlo. Merda! Un licantropo! Corsi nella sua direzione, mentre i suoi grandi occhi gialli osservavano mia cugina con ferocia e falcata dopo falcata, stava per raggiungerla e dilaniarla. Senza un minimo di esitazione, strinsi tra le dita il mio legno di Tasso e tesi il braccio, incanalando tutta la mia energia magica lungo lo stesso e, puntatolo sulla creatura, disegnai una piccola emme, seguita da una esse, evocando la formula di un terribile incantesimo. Ardemonio!
Un fiume di fiamme, dalla forma mostruosa, raggiunse il mannaro, che ne finì avvolto, mentre la sagoma di mia cugina, illesa, era distesa a terra, probabilmente colta dallo schock. L'aria divenne quasi immediatamente irrespirabile, pregna del fumo rovente, che ancora proveniva dal corpo del lupo e dal resto del bosco, colpito dal mio incantesimo.
Agitai un'altra volta il mio catalizzatore, richiamando le enormi e quasi incontrollabili fiamme; ci voleva una grande energia per tenere testa a un incantesimo oscuro come quello e, per fortuna, per me era diventato quasi un gioco da ragazzi. La volontà di salvare Imselda fu più forte di qualsiasi altra cosa, in quel momento. Messa la zona al sicuro, mi avvicinai al suo corpo e mi chinai su di esso. Mi assicurai che respirasse, quindi la presi in braccio, guardandola per qualche secondo. Il viso, annerito dalla fuliggine, le mani abbandonate lungo i fianchi e nessuna bacchetta in vista. Deve esserle caduta! Pensai, così persi qualche minuto nella sua ricerca. La recuperai e, finalmente, potei smaterializzarmi lontano da quel posto maledetto.narrato - Parlato Ismelda - << Parlato Paul >> - Parlato Philipp - Pensato Philipp. -
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Video . -
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Sì, noi sì
Noi che qui
Siamo soli qui, noi sì
Soli qui
Fai di me quel che vuoi, sono qui
Faccia d'angelo
David di Michelangelo
Occhi ghiacciolo
Dannate cose che mi piacciono
Ci son cascato di nuovo
Ci son cascato di nuovo
Pensi sia un gioco
Vedermi prendere fuoco
Oh, sì, sì, ci son cascato di nuovo
Tu sei mia, tu sei tu, tu sei più
Già lo so, che poi lì
Che non so più poi chi trovo
Chi trovo
Sono qui
Fai di me quel che vuoi
Fallo davvero
Sono qui, fai di me quel che vuoi
Non mi sfiora nemmeno
Oh, sì, sì, me ne frego
Me ne frego
Dimmi una bugia, me la bevo
Sì sono ubriaco ed annego
O sì me ne frego davvero
Sì me ne frego
Prenditi gioco di me ché ci credo
'St'amore è panna montata al veleno
Oh sì, è instabile, fragile
È una strega, solo favole, favole
A far la scema, è abile, agile
Quel modo insospettabile
O mio Dio sì, lei
Che dice a me voglio te
Ma vuole quello che non sa di sé
Dai, vorresti che buttassi tutto quanto all'aria per te
Sì perché per un capriccio
Lo sai che è così
Non si può, non si può, come no
Non mi sfiora nemmeno
Oh, sì, sì, me ne frego
Me ne frego
Dimmi una bugia me la bevo
Sì, sono ubriaco ed annego
O sì, me ne frego davvero
Sì, me ne frego
Prenditi gioco di me ché ci credo
'St'amore è panna montata al veleno
È una vipera in cerca di un bacio che poi le darò
Io sempre in cerca di quello che ho perso
Perdendo le cose che ho
Amore dimmi qualcosa
Qualcosa di te che non so
Così mi prendo anche un piccolo pezzo di te
Anche se non si può
Fai quel che vuoi me ne frego
Me ne frego
Dimmi una bugia me la bevo
Sì, sono ubriaco ed annego
O sì, me ne frego davvero
Sì me ne frego
Prenditi gioco di me ché ci credo
'St'amore è panna montata al veleno
Ne voglio ancora
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In Italia ci sono LE cantanti e poi ce ELISA .... Immensa.
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" Dio mi ha dato una voce per cantare, e quando si ha questo non serve nessun altro trucco." Whitney Houston
Video.