Hogwarts: Il Paiolo Magico - {Harry Potter GDR}

Unaware of loss, nor aware of gain.

Giro panoramico nella mia testa -Nessun rimborso-

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    La bellezza è raramente dolce o consolatoria. Quasi l'opposto. La vera bellezza è sempre un po' inquietante.

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    È follia amare quello che tutti perseguitano




    In ginocchio non c’è modo di essere libero, da tempo ho deciso di oppormi agli schemi che mi vogliono servo e chiedo silenziosamente che tutte le mie destinazioni accettino quella che scelgo. Così posso respirare alla luce della sua finestra.

    Cerchi si espandono e inghiottono le persone per intero.
    Per metà delle loro vite questi dicono "buonanotte" a qualcuno che non conosceranno mai ed io ho una mente piena di domande che non mi fanno dormire ed ho un insegnante nella mia anima, lui. Così va la vita.

    Non mi avvicino di più, così non dovrai andartene, così potrò ritrovarti nella tua casa o a Hyde Park.
    Certi posti mi attraggono come la gravità.
    Se mai ci fosse qualcuno per cui restare a casa saresti tu.

    Tutti quelli in cui mi imbatto, chiusi in gabbie che si sono comprati, pensano a me e al mio girovagare in questa via che mi vede percorrerla giorno dopo giorno, ma io non sono mai quello che penseranno, non un ambulante, non qualcuno qui per dovere ma piuttosto per volere, per bisogno inciso nel cuore.
    Ho la mia indignazione, ma sono puro in tutti i mei pensieri; sono vivo mi sento parte di ogni luogo e a notte fonda sentirò gli alberi, stanno cantando con i morti, sopra di me

    Lascia che mi occupi io di trovare un mio modo di essere e considerami se vuoi, se puoi. un satellite, in orbita per sempre.
    Conoscevo tutte le regole, ma le regole non conoscevano me. Garantito.


    Nicholas




    Esperimento di scrittura di pensiero discontinuo, annoiato, autoricretivo, adorante tenuto insieme da Justice. I pensieri del personaggio corrono feroci come cani sciolti mentre nutre la propria ossessione dell'oggetto delle proprie attenzioni. Sono pensieri senza virgole o punti, frammenti di pensiero sconnessi che non sa o non vuole concludere, restano sospesi in un lungo elenco di parentesi aperte e mai chiuse in cui a dominare sono i se, i forse, i ma.
    Gli mancano le sue sciocche certezze, la sua quotidianità così stupida e forte così semplicemente se ne ricrea una diversa scandita dai ritmi di una persona che ama, a modo suo, come amano i folli.
     
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    Del giocatore non sappiamo mai abbastanza. Tant’è che, a ben vedere, non sappiamo proprio nulla. È un fantasma cammina tra di noi, un nick name più vivo che mai. Qualcuno parla di alcuni giocatori come se fossero usciti da secoli antichi; altri ne stimano l’operato, paventandone però il successo. Sembra anche che si debba mantenere quell’anonimato utile, di per sé, come al mondo intero. Non si può fare a meno di giocare, ma altri non possono che impallidire davanti alla parole intangibili e al loro impatto così paradossalmente reale.

    Del player conosciamo qualche alchemico intruglio. L’incantatore protegge le parole e la sua prole, come esse ama farsi corteggiare. Poco altro s'intuisce. Sfugge. Indomito. Bambino. Sognatore. Di lui non conosciamo quasi mai la vera sofferenza o ce la sbatte in faccia con nonchalance, tant’è che non ce ne accorgiamo nemmeno; altrimenti percorre vie traverse, ai più misconosciute. La sua follia è l’eleganza del vestito che porta disinvoltamente addosso. I suoi scritti si moltiplicano avanzandoo post dopo post, facendosi strada in un’incantevole milonga. Non passa giorno ch’egli voglia fare dire la sua a uno dei suoi personaggi. Sempre se abbia inteso vergarla su un messaggio. Il forum, dunque, è la sua casa, la nostra casa. È la dimora dove instilliamo ciò che un attimo prima non conoscevamo affatto.

    Facciamo esperienza di più mondi, in un mondo solo. Capita anche che chi riceva il messaggio mai sia pronto per altra o troppa verità, così il personaggio o lo si odia, o lo si ama, o gli si è indifferenti. A rigor di logica, sono ben pochi quelli che amano gli assoluti. E di conseguenza il destino spesso è bell’e che segnato.

    A tutti i giocatori della mia vita. A Armageddon Justice&Honor a Moira'sExperience, e a tutti coloro che in queste parole si possono rivedere. Le ho scritte così, brulle, senza schema o orpelli nel tentativo di dare forma a un pensiero per voi. Vi voglio bene, spero in questo modo di avere espresso qualcosa che resti come quello che avete scritto, nel tempo, è rimasto in me. Giuro che tutto questo nella mia testa aveva un senso e se non sono riuscita a esprimerlo sappiate solo che ci volevo provare.

    Edited by Leyna Malstrom - 12/11/2020, 23:08
     
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    Der Unterschied zwischen Vergangenheit, Gegenwart und Zukunft ist eine Illusion, wenn auch eine hartnäckige...

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    Mi pulii le mani alla buona e, con la lingua praticamente di fuori, feci per addentare lo spuntino. Ecco, ciò che vidi per caso, in una frazione di secondo mi riportò nell’ombra. Il mio sguardo capitò sulla figura amica di Erick Miller. Bloccato nel gesto di mordere la tavoletta fresca, cercai senza accorgermene di scorgere anche Andreus De Lagun, la solare Sorella Stravagaria della situazione. Poi di nuovo guardai Erick. Lui e Andreus De Lagun erano entrati insieme nel labirinto.
    La penna, il Cerchio di Pietre, loro due che ridevano e scherzavano… la penna, il Cerchio di Pietre, loro due che ridevano e scherzavano… Lizzie e Savannah con Erik Doyle e Cinthya Baker, Lea Holland. Lontani da me, troppo lontani per essere miei. Il mio migliore amico aveva regalato pure a me qualcosa a febbraio, non la penna dieci colori ma un regalo effettivamente del medesimo valore. E comunque, già l’amicizia di lui era il più bel dono che io potessi sperare a Hogwarts. In fondo, ne ero cosciente. Sapevo essere un undicenne non solo accomodante e integro, ma a volte anche dispotico e vile. Morale della favola, del cioccolato non ne avevo più la men che minima voglia. Lo ficcai in tasca assieme alla bacchetta. Ero ritornato così delirante che manco ci pensai a una fattura. Agghiacciante fu che non andai a seccare Andreus De Lagun, andai proprio da Erick Miller. Deglutii saliva e marciai nell’erba, forse con l’espressione allucinata del Barone Sanguinario. Per me, era un dramma, che affrontai in maniera sconveniente e aggressiva, insensata. Me la presi dunque con il mio migliore amico, perché lui era mio e di nessun altro, perché aveva fatto squadra con Andreus De Lagun senza considerarmi. Durante la marcia urtai dei compagni e non mi fermai finché non arrivai a lui, ufficialmente marchiato dalla mia testolina ostinata e infantile come “traditore”.
    Quali sono i motivi che ci portano ad agire contro i nostri stessi fratelli? Che cos’è la vera difesa contro l’oscuro? Io ce li avevo gli strumenti per difendermi da me stesso? La Cintura della Devozione l’avrei accettata sì, e che caos ne sarebbe derivato?
    Mi avvicinai al suo viso a pugni serrati lungo i fianchi, con aria minacciosa e incurante del contesto, ignorando che mi stavo esibendo in un puerile teatrino di cui designavo noi due come protagonisti. Ricordo di aver sentito l’odore del bambino a me tanto caro, l’odore personale e non replicabile delle persone che ti piacciono, anche perché è il tuo olfatto che gradisce quella determinata fragranza. È un fatto naturale, che spiega in parte perché ci leghiamo ad alcuni soggetti piuttosto che ad altri. Credo che Erick Miller si aspettasse qualcosa, che sospettasse un evolversi del mio minacciare, poiché invece che accostarmi a lui per abbracciarlo come al solito, volevo colpirlo e ferirlo. Mi conosceva e probabilmente arrivò a capire cosa volevo, e che agivo da folle.
    “… ma tu lo fai apposta! Sei uno stronzo Erick, mi hai rotto! Non ti voglio più!
    E sul serio in tale istante ero convinto di non volerlo più al mio fianco, che non era degno di far parte del mio “eccelso arem”. Quindi, forte del risentimento che mi dominava, lo caricai con una decisa spinta di mano al suo petto, attendendo l’impatto.
    Mi defilai dal giardino ansante, evitaI di salutare la Harper. Tremavo e mi veniva da piangere, ero spaventato e imbestialito, stavo male.


    Il divertimento venne meno quando le urla di Erick Miller disturbarono la mia quiete. Mi uccise la sua rabbia e allora spaventato dal dolore strillai io con la medesima ira nelle orecchie del grifondoro, sputando rancore.
    “E ALLORA BENE COSI’, MILLER! TI PIACCIONO LE GRIFONDORO ADESSO, EH!? TI PIACE STARE CON DE LAGUN? SIETE LIBERI DI STARCI, CAZZO, STATE ASSIEME E NON VENITEMI A ROMPERE LE PALLE!”
    Avrei voluto scendere da Andreus De Lagun, correre per le scale e andare a spintonare il serpeverde, come successe settimane prima. Suppongo che a quel punto ce le saremmo date della grossa. Ma non scesi, perché il mio animus me lo impedì, mi fece percepire la sua saggia disapprovazione.


    Risalii i gradini fino all’uscita, mi ricongiunsi ad alcuni serpeverde e dopo li salutai per pattugliare il corridoio come un condor che sorveglia le Ande. Frugai nella borsa e agguantai l’oggetto. Trassi un bel respiro, mi appoggiai al muro e ricacciai indietro il rancore per far spazio all’imperscrutabilità, che mi avrebbe permesso di rimediare a un errore che nel profondo ero cosciente di aver commesso. Altrimenti, avrei distrutto tutto. Scattai eretto all’istante quando lo individuai, e lo raggiunsi. Assai determinato a riappropriarmi di chi per me mi apparteneva, volli togliere a Erick Miller la possibilità di evitarmi.
    “Ciao”
    Gli sorrisi circa strafottente e scrutai i dintorni, intendevo elargire a chiunque di non mettersi tra noi, di allontanarsi. Feci ciondolare tra le dita l’oggettino perché attirasse la sua attenzione.
    “Sei stato… bravo, hai fatto un sacco di cose fiche! Sul serio”
    Mi complimentai in tono mellifluo e però ero sincero, e soprattutto ero sicuro di potermi riprendere il mio migliore amico. Senza di lui niente era bello uguale, spariva una parte di me a cui mi aggrappavo, e che non accettavo mi venisse sottratta da niente e da nessuno. Nemmeno da me stesso. Gli regalai un secondo sorriso, affettuoso, lasciai che capisse quanto in realtà stavo male e quanto bisognoso fossi di lui. Mi recò uno sforzo incredibile e mi infuriai. Tesi la mano libera in un gesto che fremeva di pace, indicai col capo il suo braccio. Appena Erick mi parve cogliere mi avvicinai ulteriormente e gli allacciai il Tracking Bracelet. Fui delicato e discreto nel sfiorarlo, ma quando arrivai a circondargli per intero il polso, il legaccio lo feci scattare con irruenza. Fu come allacciare delle manette.
    “Questo è per te, l’ho preso l’altra volta a Diagon Alley. Serve per sapere sempre dove siamo, se non siamo insieme, ovvio. Se no è da scemi”
    Accennai una risata e gli mostrai il gemello del bracciale incantato, il quale indossavo. Mi serve per sapere sempre dove sei, pensai. Giunsi al suo orecchio e scandii bene le parole in un sussurro. Le scuse mi uccidono.
    “Puoi farci anche le uova, con le grifondoro, se ci tieni tanto. Scusa se ho fatto la serpe”
    Non era un idiota, le mie intenzioni le deduceva, le limpide e le velate. Fra serpi ci si intende e sottintende.
    “Ti aspetto di sotto”
    Non vedevo l’ora di recuperare il tempo perduto con lui. Ma ahimè lo lasciai libero di scegliere se seguirmi subito oppure se incontrarmi dopo. Messo com’ero mi conveniva almeno provare a fingere che mi andasse a genio sia l’una che l’altra opzione.


    Interruppi il processo nel riconoscere qualcuno che si privò sventatamente della possibilità di assoluzione tramite attenuante supremo, l’agir per legalità. Io lo amavo, lui che era così diverso da me eppure simile per ambizione, eppure ancora un’ambizione di sfumatura differente dalla mia. Scioccatomi per la tarantallegra insolente mi portai la mano alla bocca e previdi il peggio che sì arrivò: venti punti in meno a serpeverde e assieme la sua meritata punizione personale. L’ho già detto, a questo mondo infedele essere leali non è che l’atto rivoluzionario per eccellenza. La concorrenza sleale comincia in classe. No, non mi aveva stupito che una docente usasse incanti a noi superiori e sconosciuti per addestrarci, il mondo è bastardo e così si sono amorevolmente e severamente curati di intendermelo famiglia e istitutori, professori a Hogwarts. Non c’è posto per un Erick Miller, te lo fanno a pezzi fra i denti e te lo rigettano morto. A questo serve il potere, a sottomettere e umiliare se incontri chi non è pronto ad accettare che si va avanti non per forza sotto la guida di un sovrano che è stimato. Ancor più rigida di adesso era la giusta concezione mia delle regole sul concesso e non concesso, la maestra s’era arrabattata per temprarci con fantasia quando io fossi stato in lei ci avrei stesi tutti con uno stupeficium immediato.
    Appesi i pugni ai fianchi facendo qualche passetto nervoso a destra e a sinistra mentre la udivo costernarsi dell’irrispettoso ardire del mio migliore amico. Venti punti in meno a serpeverde, e niente altro aveva ottenuto Erick Miller. La mia rabbia montava, impossibile fermarla, avevo il fuoco dentro, c’era di mezzo uno schifo di sconfitta per la mia casa. Faticai a comprendere la sua reazione, mi interrogai sul perché di un gesto tanto stupido, cosa lo meravigliasse della Cross che era Autorità. Pensai vagamente che si perdesse troppo attaccandosi ai grifondoro, non era mio solito sdegnarli però capivo che certi eroici tentativi sono tipicamente nel loro stile. In realtà poi, attaccato ai puri di cuore ci stavo pure io.
    Afferrai e incavai tutte le unghie nel morbido corpo di pezza del serpente, per evitare di farlo dopo con Erick. Sulla lingua di nuovo mi si depositò un nauseante sapore di bile, l’effetto costrittivo delle indecenti disfatte. Appena prima del trasporto fissai un attimo il serpeverde ribelle con l’alacre follia della detonazione in procinto. In aula rischiai di cadere nonostante fossi abituato alle passaporte da tutta la giovane vita.
    In qualche maniera ricavai tempo e spazio sicuri e preziosi per vomitare addosso a Erick, che aveva osato profanare la clessidra dei verdeargento. Avevo voglia di spaccargliela in testa. Con la punizione o con il mio dissenso esigevo che cogliesse l’antifona, che o è bianca o è nera, non può essere di entrambi i colori. Le persone, gli oggetti, vanno fortificati affinché non si rompano. Avrei voluto spedirlo a calci dalla Harper, non di certo incoraggiarlo all’errore, e lo avrei voluto fare subito. Sicuro che possedesse strumenti esatti per manifestare nel consono modo, in una successiva occasione, la sua intelligenza, che solo così ne sarebbe uscito a testa alta, più astuto di come vi era entrato, avanzai lento.
    “Complimenti, Mr Grifondoro…”
    Mantenni la voce sottile e le palpebre a fessura. Dunque mi accostai al suo viso, esplosi.
    “Che cosa cazzo credevi di fare?!? Eh?? Ci hai fatto togliere venti punti! Spiegami perché!!!”
    Inumidii le labbra, ormai completamente fuori controllo.
    “Tu mi hai rotto il cazzo! Tu la devi piantare di fare il grifondoro, Erick! Ci arrivi o no?? Lei lo può fare, mi capisci?! Lei, è la professoressa!”
    Aggiunsi nell’ammiccare verso l’alta, imponente figura dell’adulta. Quindi poi sputai sussurri concitati, veleno da serpe, lo avvicinai maggiormente esercitando sul suo gomito una breve ma decisa stretta con le dita.
    “… la prossima volta che ti chiedono di abbaiare tu abbaia, se ti dicono di fare cuccia fai cuccia”
    E se ti dicono salta, tu rispondi: quanto in alto? Per ultimo gli specificai l’importante, fondamentale assioma che sostiene il concetto di gerarchia. Che io ho sempre avuto ben chiaro in testa, quanto un lago senza fango, quanto l’effetto dell’Anatema Che Uccide. A questo serve il potere, e la vendetta va premeditata.
    “… finché non sarai tu l’insegnante di difesa contro le arti oscure...”


    E se anche mi mossi calmo, se anche aspettai a interpretare con precisione la situazione, ci misi un istante a perdere la pazienza nei confronti del mio amico. Assai spesso non mi riusciva di comprendere il suo modo di ragionare, e se arrivavo a capirlo non lo approvavo. Avevo l’impressione che per Erick Miller fosse tutto un gioco, insultare un’insegnante tutto un gioco, l’onore tutto un gioco, portarlo in casa mia, un gioco. Perché, mi chiesi, stesse apertamente fronteggiando un prefetto. Concentrandomi sulla scena, attento a carpire del mio prefetto qualsiasi minimo errore, nato per godere di una sua umiliazione, avvertii un pericoloso vortice di impulsività attanagliarmi: ebbi la brama di aggredirlo alle spalle, e mi domandai perché mai non farlo. Mi risposi, e non lo feci. Invece scossi appena il capo, sollevai la mano sinistra e la condussi alla gola, disegnando con le dita l’immaginario taglio netto della decapitazione. Il messaggio destinato a Erick Miller era perentorio: abbassa la bacchetta.


    Lo rimiro, si trastulla i biscottini fra le dita e mi sa di buffo, goffo, mi costringe a un senso di amore che provo vivido nei suoi confronti. Mi sfugge un razionale motivo eppure ora fotografo per me un istante che è l’immagine di Erick che osserva perplesso il contenuto dei suoi palmi e lo amo, di nuovo mi viene da ridere, da essere raggiante. Però giace altro sotto al mio affetto genuino, lo so, lo avverto, esiste, respira. Credo sia nato con me o assieme alla mia capacità di amare e magari l’ha anche preceduta. Giace altro, non da infastidire, non da farmi arrabbiare, ma c’è. Lei ha ciascuna pupilla grande oltre un metro. Adesso sta dormendo la Gelosia, spero si svegli tardi. Non riuscirà a separarci!
    “Ppfffhhh…”
    Mi vibra lo stomaco.
    Dai, lancia sti biscottini!
    Sto per insistere, vagamente a concludere che sarebbe meglio non fissare così a lungo lui che fissa perché mi accorgo di volergli troppo, troppo bene… bene da starci male a saperlo essere felice con qualcuno che non sono io. Finalmente getta e io posso distrarmi, seguo il tragitto della freccia scoccata.


    Ora però mi sento così vicino a Erick, tanto da potergli contare i capelli biondi sulla nuca, che tutto sembra giusto, e non ho nulla di cui preoccuparmi. Siamo maschi, tra noi non servono parole sdolcinate o complimenti al sapore di fragola. Tra noi rimbalzano parole di scherno e predominano i gesti fisici, veementi: ma so che io ed Erick ci capiamo, e so che lui è in grado di percepire dietro i miei insulti le dichiarazioni di affezione e attaccamento benevolo. È per questo che lo prendo in giro, e nel farlo mi schiero al suo fianco contro gli adulti incomprensibili che non ci sopportano e non fanno altro che stressarci riempiendoci di compiti e frustrazioni, con delle E mancate e delle T a sostituirle per giudicare la nostra preparazione scolastica. Quando crescerò diventerò un grande mago e i miei discepoli impareranno da me che cosa è corretto e cosa non lo è.
    Di lui gli avevo già parlato diverse volte mentre studiavamo in biblioteca. A essere sinceri erano anche occasioni di svago, un po’ come quella di adesso. Ci sforzavamo di rimanere seri e contenuti, di osannare il silenzio che la bibliotecaria e il luogo imponevano, a ogni studente accomodato sui tavoli in legno fra i polverosi scaffali. Spesso finivamo per sbuffare concitati e poi per scoppiare a ridere sommessamente, insieme, con le mani che tentavano di tapparci le bocche spudorate, a causa di una parola storpiata o di un termine buffo che leggevamo sui libri di studio. Qualche occhiataccia, ce la guadagnavamo.
    “Per le vacanze di Natale… vieni a trovarmi a Londra?”
    Sono tre mesi ormai che io non ho più un fratello solo, bensì due: uno di nome fa Ethelwulf Andromalius Maljoy e l’altro si chiama Erick Miller.


    Ti ho guardato in mille modi e sarei un disonesto a dirti che non ti ho amato in ognuno di essi.



    Erick e Ethelred



    Edited by Moira'sExperience - 25/12/2020, 01:11
     
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    Ti invado la dashboard per consegnarti il regalo di Natale ❤️

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    Se incontri una strega,
    devi sapere che ama il silenzio,
    così come ama la notte e le sue infinite stelle.
    .
    Se incontri una strega,
    non spaventarti:
    le sue emozioni sono intense, imprevedibili e mutevoli,
    proprio come quelle della luna
    a cui lei è legata.
    .
    Se incontri una strega,
    probabilmente non la comprenderai,
    basta che tu la lasci fare.
    .
    Parlerà dei misteri dell’universo,
    o senza alcuna ragione ti citerà una poesia,
    o parlerà tra sé e sé,
    …delle volte, neanche lei riesce a capire se stessa
    .
    Se incontri una strega,
    preparati,
    i tuoi giorni diventeranno magici
    e la quotidianità un’avventura.
    .
    Se incontri una strega,
    devi sapere che lei fa l’amore come una tempesta di vento…
    a volte scatenata, a volte leggera,
    calma come una piuma,
    che si posa sulla terra.
    .
    Se incontri una strega,
    non ti preoccupare,
    lei ride dei drammi
    e piange con i fiori.
    .
    Se incontri una strega,
    tieni presente che lei vedrà nei tuoi occhi la bellezza
    che hai sempre temuto.
    Vedrà il tuo potere, le tue sofferenze
    e ogni tuo sogno.
    .
    Se incontri una strega,
    e dormirai accanto a lei, goditi il viaggio…
    ti porterà nei suoi sogni pieni di voli pindarici ed incontri fantastici..
    Al risveglio non sarai più lo stesso.
    .
    E infine, se incontri una strega,
    stai attento!
    Potrebbe essere che per un fugace istante,
    tu possa confonderla con una donna normale.
    .
    (Carla Babudri)
     
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    La tua busta
    con i due francobolli gialli e rossi
    ho piantato
    in un vaso di fiori

    Voglio
    innaffiarlo ogni giorno
    voglio che germoglino
    le tue lettere

    Belle
    e tristi lettere
    lettere
    che di te hanno l’odore

    Avrei dovuto
    farlo prima
    non ora
    che l’anno si è inoltrato.

    (Erich Fried)
     
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    Io sto bene. Di questo rapporto a distanza non è la mancanza che mi spaventa.
    Casomai è quel senso d’ansia che mi prende ogni volta che mi arrendo ai possibili ritorni, alla chance di una vita ipercorretta.
    Ti immagino che rientri da quella finestra che lascio aperta e mi sconvolgi i piani per la nottata perché solo di notte sei costretto a vivere. E io accetto.
    Ma tu sei via. E intanto che ti aspetto, accumulo illusioni nei cassetti.
    Le fatture le tengo archiviate per data e utenza insieme a un quaderno su cui traccio scarabocchi dell’assenza e ventuno differenze fra me e te da colmare, ogni sera, per riuscire a dormire. La polvere continua a posarsi dappertutto, forse sei tu.

    Che poi è per questo che sono ancora qui: per offrirti una scusa per tornare.
    Mi tengo pronto, sempre, e forse non è un male che viviamo separati, così tu puoi mancarmi e io riesco a inventarmi che io stia bene. Lo stesso spero di te Adam.


    Leon
     
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    Labirinto, pb 2020, la mamma di Erick

     
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    Vorrei illudermi che sia stato il vento a farti tremare sotto al mio sguardo stanco, ha battuto sui vetri e i vetri nel telaio, il telaio ai tuoi timpani e gli spifferi ti hanno raggiunto nell'anima. E' stato quello a trascinarti via dal tuo sonno? A farmi credere che forse il tempo saprà ricostruire qualcosa oramai caduto? E' stato il vento? Devo pensare più a bassa voce o ti sveglierai.
    Vorrei illudermi sia stato un caso il perderti ogni volta ed ogni volta ed ogni volta non potere fare a meno di cercarti.
    Sono ancora qui per te, siamo scesi da quel galeone in un clima perfetto.
    Ora sei qui disteso nel tuo letto.
    E sono ancora qui per te
     
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    Ore 12,30 circa
    Interrogazione/colloquio di Letteratura Italiana
    Classe PG1
    Argomento : Alighieri Durante detto Dante

    Cassandra :” Senti Erick, Dante, a un certo punto della sua vita, è disperato perché pensa di essere caduto nel peccato. Sapresti continuare?

    Risposta: “ Si, Dante è convinto di aver commesso peccato, per la precisione tre peccati,che rappresenta con tre bestie che lui chiama fiere. Uno è il leone, la superbia legata alla sua personalità; un’altra, la peggiore di tutte è una lupa che non si sazia mai, la brama di potere, legata al suo ruolo politico di Priore; la prima che incontra però, è una lince, che lui chiama lonza e che rappresenta la lussuria. “

    Domanda :” Benissimo. Una precisazione: perché teme di aver peccato di lussuria?”

    Risposta :” Perché, a dispetto di quanto sostenuto nel Dolce Stil Novo, forse ha pensato a Beatrice non proprio come a una donna Angelo, ma tipo...( pausa)... tipo nuda “

    Aggiungo che Erick di fondo é sempre un mona
     
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    Der Unterschied zwischen Vergangenheit, Gegenwart und Zukunft ist eine Illusion, wenn auch eine hartnäckige...

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    Febbraio 2021, II anno

    "Adesso aprite tutte le tende e chiudete la porta. Io reciterò la prima preghiera e voi non direte niente, non farete niente, cercherà di parlarvi ma anche se così sembrerà non sarà lui a farlo. Cercherà di provocarvi usando la voce di lui, i ricordi di lui. Non dite niente, non fate niente, e soprattutto non prestate attenzione all'Entità"



    Peccando di arroganza e ignaro di tutti i processi per così dire cognitivi di un poltergeist, non riuscii a persuaderlo a concentrarsi esclusivamente su di lei, perciò mi meritai il caos della creatura addosso, la quale decise infine di puntarmi con un cancellino che mi colse di sorpresa. Ricordo sollevarsi una nube dal colore giallo della luce, ma la luce non è oscurità, e così può anche accecare. Tossii due volte, oltraggiato, come se il mio affilato senso di autoconservazione e il mio olfatto reagissero a un olezzo nocivo. Quel che in breve cominciai a partorire fu il figlio deforme di un essere umano che aveva smarrito la sua lucidità. Abbassai l’arto con cui impugnavo la bacchetta, scostai la mano dalla bocca. Ero stato intaccato.
    Cosa ho fatto, mi domandai, e lo feci con l’orrore nel cuore. Mi chiesi perché avevo agito contro di loro, per quale assurdo motivo avevo creduto di dover correggere l’una e ferire l’altro quando l’unica cosa che contava era il loro vitale amore per me. Volevo strisciare, verme, ai piedi di lei, implorarle perdono per averla colpita, e piangere senza ritegno davanti a lui pur di guadagnarmi la sua assoluzione.
    Consideriamo che la malvagità, quella calcolata, venga posta al servizio della bontà: e allora essa meriterebbe ancora il suo nome?
    Delle mie stesse, traditrici emozioni, non ebbi ribrezzo, lottarvi mi fu impossibile perché me ne mancò il bisogno. Non si parli di scontro se non si concepisce un nemico. Io esistevo solo in funzione di loro due, di un loro scagionamento. La sete di vittoria, poi, la persi di conseguenza, e mi ridussi a un qualsiasi mero e fragile stelo d’erba di un praticello schiavo delle sferzate del vento. Il macigno di sentimenti che mi pesava dentro fu l’origine della morte della ragione e la mia, di morte. Rievocavo il tocco di lei e le risate con lui, e fui oltremodo terrorizzato dall’evenienza di non poterli più sentire. Io mi rivedo, adesso, come posseduto, un corpo che avrebbe potuto vomitare per cercare di espellere un demonio invasore, mangiare ragni ancora vivi, far soffiare i gatti al suo passaggio, ringhiare i cani, richiamare un vespaio ronzante in qualunque dimora si fosse stabilito, e muoversi a spasmi come sotto gli effetti di un’epilessia che in realtà non sarebbero stati che la reazione all’estraneo che lo abitava. La rabbia di Diaspro Bailey, che mi correva incontro, l’avrei accolta spudorato e senza neppure difendermi. Scesi gli scalini.
    “Scusami, scusami, scusami! Smetto di studiare, non vado più agli allenamenti, prometto!”
    Furono le mie indecenti parole di supplica per lei! Chiudevo gli occhi remissivo e poi tentavo di stringerla a me, proteggerla alla cieca da qualsiasi attacco!
    “Non lo so perché l’ho fatto, davvero, giuro…”
    E dunque davvero io non lo sapevo! Sbraitavo, urlavo afflitto da una febbre d’amore! Provavo a lanciare incantesimi per impedire a lui e a lei l’attrito coi cancellini, sbagliavo persino certe formule, completamente in balia del magma! Amavo con tutta la forza che avevo, con ogni vena ricolma di un flusso marcio! Mi augurai, disperato, che così potessero concedermi il loro perdono! Scappai dietro alla colonna per regalare a lui la mia anima in pena!
    “Erick, perché mi odi, perché, cosa ti ho fatto, dimmelo, facciamo pace, ti prego, per favore! No, lo so perché, ma non so perché l’ho fatto, ascoltami!”
    Cercavo di aggrapparmi ai suoi abiti, mi flettevo verso il basso, guidato da un subdolo istinto al volermi inginocchiare!
    Non ci fu vittoria per me, solo un pareggio e prostrazioni, atti umilianti sempre sotto lo sguardo del professore. Al suo esilio dei cancellini la mia vita riassunse il suo doveroso significato, mi vennero restituiti la ragione, i miei effetti personali e subito dopo altre emozioni, assai diverse dall’arrendevolezza e dal panico, gli altri ripresero a esistere soltanto in funzione di me. Uscii dall’aula di Trasfigurazione salutando con mal simulata quiete Kenneth Wallace. Per Erick Miller e Diaspro Bailey di nuovo esigetti una punizione.
    In dodici anni di vita, nessuna delle magie sperimentate mi plagiò come questa. Compresi ancor meglio rispetto a prima cosa sarebbe successo se ogni giorno al posto di lottare avessi ceduto alla stregua di un grifondoro: delirio, caos, morte.
    “Grazie, Professor Wallace, buona serata”


    Ethelred e Erick

     
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    La bellezza è raramente dolce o consolatoria. Quasi l'opposto. La vera bellezza è sempre un po' inquietante.

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    domani ti rispondo qui Moira'sExperience
     
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    L’amore infelice è la sofferenza più pesante, ma a sua volta l’amore infelice più pesante, il più tormentante, è quando l’oggetto dell’amore è tale che per sua natura non può essere amato, mentre per l’amante esso è l’unico oggetto ch’egli desidera con tutto il cuore.

    (Søren Kierkegaard)



    Io ti odio Ethered Magnus Maljoy. Odio te. Nel momento in cui avevo pronunciato quelle parole mi ero sentito irrimediabilmente leggero. Avevo sperimentato quella incredibilmente piacevole sensazione che di morale non ha nulla; l’essermi liberato di un peso insostenibile. Questo peso era il mio migliore amico o più precisamente ero io: io che dovevo obbedire, io che dovevo aderire alle sue aspettative e di nuovo io che molte volte mi sentivo oppresso con lui che s’aspettava che ringraziassi il docente di turno che mi aveva drogato, ammaliato, reso niente più che una cavia del proprio sadismo. Esigeva questo da me, voleva i sorrisi e io mi odiavo perché sentivo che per lui vacillavo nelle intenzioni sotto al ricatto mai pronunciato di non averlo MAI più accanto. Avrebbe fatto male, ne ero sicuro. “Ti odio” “restami accanto” “ti odio” “ti voglio bene “Ti odio” “non riesco a non tornare da te”. E se Andreus rappresentava la leggerezza, tutti i colori del mondo e i giochi di bambino, Ethered per me era quel qualcosa senza il quale il mondo non avrebbe avuto il minimo senso e persino i colori non avrebbero avuto corposità: in quel momento rappresentava la luce e il buio assieme. Tossiva e il suo sguardo si spense come se qualcuno avesse risucchiato dalla sua mente ogni idea, ogni lucidità, ogni felicità .
    Piangeva. Come le lacrime solcavano le sue gote io mi ritraevo innalzando un muro ed inorridendo. “Che cazzo si piange addosso a fare? Quale straordinario fatto sto vedendo svolgersi? Perché non mi interessa saperlo? E' divertente” Davanti al suo dolore ero altero, eretto, incurante del tremare della sua voce e delle sue espressioni distorte dalla sofferenza più vera. Ero felice dedito a quel divertimento turpe che coltivavo. Assaporavo quella tragedia che ti ricorda un viso di infante solcato da rughe di disperazione per futili motivi e gli regalavo il più tagliente e beffardo dei miei sorrisi. All’inizio in me ad essere onesti si era fatto strada l’imbarazzo, poi il ludibrio, poi avevo compreso quale fosse davvero il peso del mio carisma: quello di ferire e uccidere nell’anima senza nemmeno farci caso. Così guardai la Holland per la durata di un istante indistinto distaccandomi persino da lui e da una responsabilità che non volevo: non la volevo la sua sofferenza addosso.
    «Finiscila, Ethelred! Che…non lo sai? Non lo hai mai saputo? Se volevi un affetto senza profondità potevi farti amico uno dei tassi. Loro ti avrebbero dato solo il buono e il bello, i cupcake e le tortine spolverate di zucchero e poi ti avrebbero reso incapace di fare a meno di loro. E’ questo che vuoi? Allora vai. Lascia qui me e Diaspro e dedicati a loro. Ti infileranno nel loro fortino e sarai come loro, qualunque cosa siano» gli sbottai addosso senza mezzi termini usando un tono cantilenante che sapeva di presa per i fondelli.
    Odiavo il loro modo di fare, quella soffice bambagia in cui ti avvolgevamo con le loro carinerie e che ti faceva pensare che in qualche modo tutto sarebbe andato bene. Nessuno avrebbe avuto pietà per Ethelred e altrettanto non potevo averla io. Se lo avessi fatto, l’avrei distrutto.« Ti odio, ti odio e ti odio. Poi ti voglio bene, così capisci... io non posso fare niente in modo diverso e ora che piangi e di nuovo porti la faccenda su di te, sei solo STR… » Stronzo «Strano.»
    Eravamo ancora a lezione e la lezione richiedeva ancora si mantenesse una certa eleganza, nella foga del momento avevo ricoperto di parole poco gentili la Holland quindi mi contenevo, non volendo peggiorare di più la mia situazione.
    Nauseabondo, vomitevole sentimentalismo era quello che ci aveva regalato e per disagio incrociavo le braccia al petto guardandolo vacuamente e annoiato. Claire riteneva un giorno quell'espressione mi sarebbe valsa uno o più cazzotti. Esprimeva una superiorità immotivata, una incredulità di fondo. Avevo avuto delle scuse da lui una volta, più o meno: mi aveva regalato un guinzaglio che lui potesse tirare a suo piacimento e io avevo ringraziato. Così funzionava fra noi o almeno così credevo, ma in quel momento provai l’ebbrezza dell’esercitare potere sottomettendo qualcuno al livello tale che dal dolore non era riuscito neppure nei suoi amati incantesimi e in questo mi sentivo tremendamente lusingato.
    Che lo volesse o no, io ero la diva. Che lo volesse o no, Diaspro era la sua amata. Che lo volesse o no, ed ero certo non lo volesse, ci apparteneva.

    Gli impedì di inginocchiarsi, di rendersi ridicolo sostenendolo con le braccia in modo che il suo peso per intero venisse sorretto solo da me. « Perché…perché nemmeno io mi amo. Odio ogni cosa di me. Odio il non accontentarmi dei complimenti vuoti di chi per me non significa niente. Odio il mio viso e poi ti voglio bene. Hai mai voluto bene a qualcuno così intensamente, sei stato mai posseduto dalla gelosia, da pensare che avresti potuto fare qualsiasi cosa? Tu hai sconvolto la mia anima. Quante grandi amicizie si basano su un qualcosa che non si capisce?».
    In quel momento lo spinsi, lo spinsi lontano da me, aspirando una grossa boccata del suo profumo pregno di polvere di gesso. Cammina, alzati, urla. Non lascerò che nessuno faccia di te un debole, nemmeno io mi concederò questo lusso.
    Ethered
    Magnus
    Maljoy.

    Oggi scrivo il tuo nome nella pietra e lo scrivo con la mia sofferenza, la mia umiliazione e le tue lacrime. Non sono tuo e tu non sei mio, non è perché strisciamo che siamo peculiari ma piuttosto per quella capacità dei rettili di avvelenare persino le bestie più massicce. Amami, odiami, scriviamo la nostra storia e mostriamo al mondo che hanno ragione ad aver paura già dal sibilo sottile delle nostre lingue quando ancora nessuno è stato morso. La morte cinge con le sue fredde dita i cuori degli altri, dei pavidi. Questo è solo l’inizio amico mio, te lo giuro.
    Guardavo le sue spalle, mentre si apriva la via verso il dormitorio e pensavo dentro di me “ io sono Erick Miller e vi consegnerò un mago che saprà, se vorrà, salvare i vostri culi pesanti”.

    «Grazie Professore. E’ stata una delle più belle lezioni a cui io abbia mai preso parte, seriamente» Ed ero ammirato dalla sua figura maestosa. Ammirato ma oramai stravolto, passandomi la mano lungo i capelli scompigliati seguivo la via aperta dal mio compagno Serpeverde. Quattro cancellini mi avevano colpito ed ero certo che non fosse stata la Holland. Onorato dalla codardia dimostrata da qualcuno, non mi restava che distillare il veleno grazie al quale nessuno più avrebbe osato attaccarmi, nemmeno alle spalle.

    Babu_yawn se vuoi partecipare, sei la benvenuta.


    Edited by Leyna Malstrom - 15/3/2021, 01:26
     
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    Io mi rialzo, sempre.
    il problema non è quello... non è l'iniziare una rissa, assorbire i colpi o restituire la violenza.
    Il problema non è nemmeno restare da solo una volta che il caos ha trovato un suo silenzio, la sua fine. Non è nemmeno trovare il modo più efficace per ferire fisicamente il prossimo, facendo sì che non mi si pari mai più avanti.
    Il problema sono i pezzi di me che si frantumano ogni volta che cado, le persone che trascino a fondo con me, senza quasi accorgermene.
    Il problema è quello che diventerò pur di restare in piedi: io che posso sbirciare nel mio cuore, vedo la bestia rancorosa da sopprimere.
    Niente che tu possa amare, niente che tu possa meritare. Quale terribile colpa hai commesso per inciampare nel mio filo rosso del destino? Cosa perché ti si legasse attorno?
    Non ci può essere un amore soffice, fiducia, ma solo gelosia, possesso che mi renderanno ancora più tutto quello che non hai mai voluto, mai cercato e le tue mani si bagneranno di lacrime salate. Quelle lacrime le leccherò una per una, neanche il tuo dolore t'apparterrà più. Sarai mio, Mio. Credimi quando ti dico che t'amo, con le nocche rigide strette al tuo collo. Vedi...non esiste altro che la tua essenza, mi rialzo, un giorno vedrai e capirai.

    A Justice
     
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    Poche semplici cose da tenere a mente:

    - di tutto il viaggio importa la destinazione, non il percorso che si decide di affrontare;
    - di tutti gli amori, conta solo quello coniugale;
    - conta più chi ti conosce, rispetto a chi conosci tu;
    - i viaggi, solo quelli fatti con la passaporta;
    - l'appartenenza a un "che" ma senza un "perchè";
    - le onorificenze ma senza motivazione;
    - descrivere ciò che accade come se non parlassi mai del soggetto e l'evitassi;
    - meglio il prezzo, rispetto al valore e il titolo di sangue o lo status è preferibile al contenuto.

    Le narrazioni oniriche, inutili, non interessano a nessuno. Eppure Moira'sExperience, l'amo, quel momento in cui decidi di volermi uccidere il pg.
     
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