Hogwarts: Il Paiolo Magico - {Harry Potter GDR}

This is me praying that this was the very first page Not where the story line ends

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    Grazie a Echo_ per avermi taggata ^^ Adesso tocca a voi: AidenGK, Kasra;,
    Raë, Haiwan, crystal;, ~ SweetGirl.


    52miONB


    BASE
    nome: Eveline
    età: 13 anni compiuti il 18 Agosto.
    segno zodiacale: Leone.
    un tratto positivo: la sua ironia. (Non tutti potrebbero concordare.)
    un tratto negativo: l'insicurezza

    ABITUDINI
    una buona abitudine: preparare i libri per il giorno dopo, la sera prima di andare a dormire.
    una cattiva abitudine: rimanere per almeno un quarto d'ora/ mezz'ora a letto dopo essersi svegliata.
    un'abitudine della quale non riesce a liberarsi: parlare a vanvera quando è nervosa.
    una della quale si è liberato: mordere le punte dei capelli.
    di cosa ha paura: di rimanere sola.

    FAMIGLIA
    i nomi dei suoi genitori: Nora Evans e James Carter
    i nomi dei suoi fratelli: Cameron Carter
    il ricordo preferito dell'infanzia: tutti quelli in cui suo fratello la segue come un cagnolino perché ha paura che si possa mettere nei guai.
    il giocattolo preferito dell'infanzia: il castello di Hamtaro.
    membro preferito della famiglia: sua madre, perché per quanto alle volte sia davvero difficile non trovarla insopportabile, è quella con cui si confida e di cui cerca l'affetto se una giornata è andata male.
    una storia su questa persona: quando aveva sette anni, ben più temerarietà in corpo e il fuoco nelle gambe anziché la pigrizia a controllare i suoi arti, Eveline correva perché quello era il gioco che lei ed i suoi compagni di scuola avevano scelto. Due squadre, generalmente maschi contro femmine (come se non sapessero tutti chi fossero le più veloci), che cercavano di acchiapparsi a vicenda e irrimediabilmente ginocchia strusciavano sul terreno, vestiti venivano strappati, perché sì, erano tutti maledettamente competitivi. E lei ricorda con estrema chiarezza le volte che quella che finiva a terra era lei, ma salva e al sicuro nella zona 'neutra', eccetto quando ci è finita con una bruciatura che le lambiva l'intero avambraccio, ottenuta strusciando il braccio a terra per tutta la lunghezza della caduta.

    PREFERISCE
    caffè o tè? Tè, senza ombra di dubbio. Il caffè è troppo amaro. Anche con tre zollette di zucchero.
    farsi la doccia di giorno o di notte? Nel tardo pomeriggio e nei giorni più sfiancanti, ma non quelli che si chiudono con le ronde, perché si rilasserebbe troppo e faticherebbe a tenere gli occhi aperti.
    fare il bagno o la doccia? La doccia.
    tv o film? Tv. Ci sono troppe serie tv con cui impegnare il tempo e creare ship indimenticabili.
    scrivere o leggere? Leggere.
    amore platonico o romantico? Difficile. Ha una visione piuttosto idealizzata dell'amore ma al di là di tutte la fantasticherie, si accontenta del fatto che rimanga platonico. (O così si illude, ma d'altronde meglio qualche fantasia che la realtà è ben più crudele.)
    tè freddo o limonata? Tè freddo.
    gelato o frullati? Gelato.
    cupcakes o torte? Non direbbe no a nessuna delle due opzioni.
    spiaggia o montagna? Montagna.

    PREFERITI
    canzone: Enchanted, Taylor Swift.
    band: Bastille
    posto: casa.
    ricordo: era una giornata di sole durante una vacanza in Austria. Eveline aveva 8 anni, l'incapacità di stare ferma a guardare suo fratello giocare con i pezzi di una scacchiera formato gigante, e che lui voleva ordinare con perizia mentre lei voleva soltanto spostare a casaccio e portare distruzione nella partita in corso. Ovviamente poi ha 'vinto' lei.
    persona: Valery, la sua migliore amica senza ombra di dubbio. Ma anche Sam e Nick, che entrambi rappresentano e hanno rappresentato importanti figure di riferimento per Eveline.
    film: Dragon Trainer/Coco/The Avengers

    CURIOSITA'
    quattro canzoni che sono di sicuro nel suo iPod: 1 - 2 - 3 - 4
    quel posto dove, delle volte, si addormenta — chiaramente dove non dovrebbe: ah! Eveline non dormirebbe in nessun posto che non sia il suo letto.
    il gioco nel quale distrugge chiunque tenti di sfidarlo: Pictionary.
    la sua bevanda calda preferita nelle notti gelide, o nei mattini, o quello che volete: latte.
    cosa vuole diventare da grande: si accontenterebbe di avere gli amici ancora al proprio fianco.
    stagione preferita: Inverno.
    come e cosa disegna quando è al telefono con qualcuno: spirali oppure dei quadratini (di solito li colora all'interno.)


    Edited by ~Wonderland - 22/2/2023, 23:55
     
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    Hope and I  pray, darling, that you  will stay



    Eveline Lilac Carter - SHEET
    Un paio di baci scambiati alla rimessa e tutta una nuova serie di quesiti era scivolata con l’irruenza di un fiume ad incresparsi ed insinuarsi tra i suoi pensieri, sviando e trovando nuovo letto nella sua mente. Mesi spesi ad aggirarsi tra emozioni che aveva già provato, sentito eppure mai approcciato. Colori sfumati, mescolati e poi sempre più nitidi, vividi e brillanti. Aveva ignorato e nascosto ed allontanato, pensieri, persone e verità che accettare sarebbe stato come ammettere sconfitta. Un volto, una voce e una presenza che costantemente si intrometteva, invisibile e così scaltra che aveva impiegato mesi per comprendere come esattamente si fosse lasciata raggirare da un paio di occhi di zaffiro ed un sorriso che persino la sua ombra non avrebbe potuto privare del proprio bagliore. E con la realizzazione era arrivata la resa. Scomoda, incombente l’aveva guardata dall'alto della sua supponenza, ridendo ed ancora ridendo, suoni stridenti e sguaiati che avevano bruciato salati contro le palpebre serrate mentre in silenzio si urlava “stupida, stupida, stupida!”
    L’aveva affogata nell'alcool allora.
    Ogni sorso le aveva bruciato la gola, ogni goccia un difetto, un ostacolo, un risentimento, svaniti con il liquido ambrato che scivolava come fuoco giù per l’esofago, ed immagini slavate e frammentate era ciò che aveva ottenuto, con sottofondo di viste fuori fuoco, suoni ovattati ed insicurezze che avevano sfilato sopra i fumi dell’alcool, trionfanti nei loro carri e consistenza di voci insistenti che la nauseavano molto più di quanto la sua testa dolorante ed il mondo a vorticare con la vista, avesse fatto il giorno seguente.
    Sveglia con frammenti di sensazioni. Di rosso che si incastrava tra i polpastrelli, di calore che partiva dalla schiena e si espandeva a macchia d’olio fino a circondarle l’addome. Di ciglia bionde, pelle liscia e parole che si perdevano dietro ad un balbettio. Incapace di pensare, impossibile non provare ad incastrare assieme i pezzi che spigolosi ed affilati non volevano saperne di assemblarsi, combattendo con ogni fitta di dolore e digrignando i denti perché l’ignoto era più distruttivo della conoscenza nelle mani della persona sbagliata, aveva impedito alla luce del sole di rischiarare ed al vento di soffiare via i ricordi sbagliati, preferendo muoversi a tentoni tra le tenebre gocciolanti d’alcool ed una pila malandata stretta tra i denti. Avrebbe arrancato, e setacciato anche a costo di scomporre pezzo per pezzo la memoria di una serata persa sul fondo di una bottiglia. L’avrebbe aggiustata, legata con pezzi di spago sfilacciato e scotchata come un foglio sgualcito, strappato e macchiato fintanto che non si fosse allineata con un finale che non prevedesse la sua umiliazione ed i propri sentimenti calpestati. Erano tanti i percorsi che avrebbero potuto promettere un viaggio alla valle dei sogni infranti, pochi quelli che avrebbero raggiunto la vetta delle promesse mantenute e dei finali a lieto fine.
    Non che avesse importanza visto il fallimento e la mente che si era accordata a far combaciare il cumulo di pezzi spezzati per soddisfare la sua insicurezza, sbarrate le parti incongruenti, raffazzonato il resto. Ed il risultato l’aveva accettato, rimpianto e forse saputo incompleto, ma spinto dietro a scuse dovute, dubbi personali e certezze di rovina, aveva ricordato la rimessa e non dubbie promesse siglate con un bacio a fior di labbra. E consapevolezze che venivano cementate dall'assenza, aveva creduto d’aver avuto ragione fin dall'inizio. Sciocca ragazzina si era ripetuta fino ad avere i battiti accelerati, rapidi come le ali di un colibrì avevano sbattuto contro la gabbia toracica, ogni lacrima racchiusa da una prigione di ciglia ed ignorate quelle che erano riuscite a scappare. Ed era sempre sciocca, ma pure stanca e irritata, e l’atteggiamento del quale era stato oggetto, vie di fuga e sotterfugi per non incrociare il suo cammino avevano soltanto cementato il disastro che sapeva imminente. C’era amarezza nel sapere che non sarebbe nemmeno stato distruttivo nel modo, o crudele nel rimarcare le sue mancanze, ma dolcezza e dispiacere avrebbero abbellito il suo volto e le sarebbe sembrato soltanto più inarrivabile con la bocca piegata verso il basso e gli occhi che cercavano nei suoi le risposte. Ed intanto si sarebbe sentita così stupida.
    Il disco rotto della sua vita.
    Ed era meccanismo di difesa, quel sarcasmo che catturava ogni parola e la ammantava a proiettile, decisa a ferire prima che la prima goccia di sangue a cadere potesse essere la sua. Scudo che si corrodeva con battute senza spina, speranze spezzate sul fondo di occhi di zaffiro e nient’altro che una pozza tiepida raccolta ai propri piedi alla vista di dita tremanti e fiumi di parole accavallate che le urlavano contro i timpani, battevano contro il cranio per essere tradotte ed interpretate, e cos'altro aveva da capire se non un battito che era al ritmo con il suo?
    Labbra color cremisi e polpastrelli delicati contro gli zigomi, aveva scordato cosa volesse dire interrogarsi ad ogni respiro, fermarsi a riflettere per pensieri e idee che osava formulare ed avere.
    In quell'attimo solo la sensazione inebriante di trovarsi faccia a faccia con tutto ciò che si era arrovellata per mesi di avere, una speranza egoista che si era realizzata in occhi che la guardavano con meraviglia e labbra che avrebbe voluto baciare fino ad avere una mappa che avrebbe conosciuto come sua e sua soltanto. Qualcosa di prezioso che voleva vedere fiorire, sbocciare tra sterpaglie fatte di insicurezze e crescere tra rampicanti di dubbi.
    L’aveva promesso con mani intrecciate e sancito con una carezza di bacio.
    Wit beyond measure is a man's greatest treasure.

    credits e code © by Francis.



    You come around and the armor falls
    Pierce the room like a cannon ball
    Now all we know, is don’t let go

     
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    See the vulture circling dark clouds



    IOnEgZA
    Eveline Lilac Carter - SHEET
    Non ricordava con esattezza, quando avesse letto o sentito il primo commento che la collegava a Ryan.
    Mai abbastanza importante, rilevante o interessante per apparire sul giornalino scolastico, Eveline aveva vissuto quella forma d’anonimia come una vittoria, perché le attenzioni erano ingombranti pareri altrui che premevano ed urlavano per soppiantare i suoi, opprimenti giudizi che leggeva, interpretava eppure sempre fraintendeva per veri. Sentiva, temeva e lasciava che le si insinuassero sotto pelle, mai avendo appreso come schivarli. Le aveva credute critiche costruttive, parole incuranti che si armavano di sorrisi e sguardi compatenti, ed il suo scudo non era mai stato sollevato.
    All'ora non sapeva neanche che ne avrebbe avuto bisogno.
    Ed aveva finito per erigere un muro che era sarcasmo e volubili perdite di coscienza di sé, braccia incrociate e sopracciglio inarcato con scetticismo. Prendeva le distanze per vivere di una perdita accettata e presente piuttosto che futura ed imprevedibile. Rifuggiva e schermava, ed intanto le sue difese si risaldavano come scaglie d’armatura, interconnesse e sovrapposte, tenendo a distanza colpi di affilati sguardi e velenosi dardi di parole.
    Seconda pelle ed istintivo modo di porsi, Eveline aveva imparato tra errori di calcolo e soggetti d’ispirazione, maschere indossate ed aggiustate a chiuderle il volto ed i pensieri, raccolti, chiusi e legati, le corde perse al calar della notte e la sola compagnia di sé.
    Distanza affievolita con ogni grammo di fiducia guadagnata, le insicurezze le aveva indossate come una sottoveste che si celava allo sguardo, diramandosi, intrecciandosi e mai allentandosi.
    Molti soltanto compagni di classe, altri amici con cui condividere risate ed avventure, limitati quelli che a cui volesse rivelarsi, la barriera abbassata e l’armatura lasciata ad impolverarsi sul fondo di un qualche baule dimenticato tanto tempo addietro.
    Presenza ingombrante ed energia sempre in movimento, Ryan aveva mandato in corto circuito l’intero sistema che la teneva in piedi. Manomessi, rimossi e dislocati, gli ingranaggi si erano arrugginiti, caduti ormai inutilizzabili ai suoi piedi. Nonostante i tentativi di riassemblaggio, la sua testardaggine e la convinzione radicata che l’assenza si potesse prevenire con l’allontanamento, i pezzi sembravano incrinati o irrimediabilmente danneggiati dal contatto con Ryan. Complicato decostruire abitudini, impossibile diventare altro che già non fosse, si era destreggiata incerta tra affetto imprevisto, presenza che era sole a rischiarare il cielo nuvoloso che sempre si portava appresso, comprensione e meraviglia sul fondo di occhi che come riflettori le venivano puntati contro e con ogni attenzione, sguardo e risata, bacio ed affetto gratuito, la sicurezza levitava e le insicurezze venivano scavalcate ed illusoriamente, dimenticate.
    Allora i pettegolezzi si erano intromessi, come spettatori sgraditi seduti ad osservare lo spettacolo che era nato, cresciuto e sarebbe dovuto, rimanere privato. Pochi, piccoli ed insignificanti, avevano assunto la stazza di giganti, figure tracciate da lettere arricciate e parole colorate di supposizioni che poteva sentire diventare curiosa domanda ad ogni riga.
    Nati con il formarsi della loro relazione, mera amicizia se proprio così voleva definire quanto evolutosi nei primi tempi dalla sera trascorsa alla rimessa, erano stati sussurri e sguardi e li aveva avvertiti e mai processati o presi sul serio, solo voci, annotazioni che si erano create e lei aveva immagazzinato per un dopo che in fin dei conti non era poi arrivato.
    Non ce n’erano stati più, fossero scritti o parlati, eppure sembrava che ogni sguardo fosse una curiosità, ogni parola ruotasse attorno alla ragazzina che aveva osato puntare troppo in alto, ed era tutta insicurezza straripante che non era riuscita a tenere al proprio posto, recalcitrante e viziosa nel suo modo di ripresentarsi come un’idra a cui era stata tagliata la testa.
    A spirale il movimento che l’aveva catturata, ed ignorato, scacciato, quello aveva continuato a vorticare, risucchiando certezze e risputando dubbi e mancanze con la cadenza di una goccia di pioggia che si sussegue all'altra e così ne anticipa una che verrà. Schermo distorto di personali paranoie, appannato da pensieri e credenze incorrette, e così pettegolezzi, nella loro esistenza o fantomatica tale, che avevano incrinato una superficie già sottile, portando venature frastagliate a spezzarsi in lastre appuntite che lasciavano scie color cremisi a macchiarle la mente, pensieri frantumati abbandonati al loro passaggio e dubbi dissezionati con mano ferma mentre venivano donati di nuova soffocante vita.
    Era un disegno cui si doveva dare ordine, colorare gli spazi vuoti e posare fiocchi di neve tra le onde di quelli che erano più scuri e rischiavano di assorbire ed inglobare tutto il resto nelle loro spire. Sempre peccando di pazienza, agitazione a muovere ogni respiro, aveva ricordato il percorso già una volta percorso e così tante volte da allora ricalcato e così aveva ricucito, sedato e buttato giù per lo scarico ciò che era pesante nella sua inconsistenza, le aveva ghermito la mente in mancanza di mani con le quali aggrapparsi mentre pensieri sbocciavano tra parole colorate ed il sapore di speranza.
    E così la porta si era socchiusa, e tra oceani di sarcasmo speziati di umorismo e croniche insicurezze che stagionalmente prendevano nuove consistenze, peso e forma, Ryan si era ritagliato uno spazio che era unicamente il suo dominio.
    Il silenzio era durato il tempo di un bacio.
    Racconto privato narrato pubblicamente ed Eveline era “la ragazza” di Ryan ancora prima di esserlo diventata con i propri tempi e termini.
    Lei ricordata per il ruolo e non molto altro, la popolarità del Grifondoro l’aveva resa visibile per associazione, e se anche avesse voluto più attenzioni, non era così che se le sarebbe andate a cercare. Scrutinio che non esisteva ma poteva sentire accompagnarla ad ogni passo, un’ombra informe che tratteneva ogni gesto fino a che non era sufficientemente appropriato, creando spirali e vortici dai movimenti affannati che la tiravano e pretendevano la sua perfezione. Solo e sempre lei che ne guidava e tirava le redini, ed allora conosceva il lavoro, aveva memorizzato la routine, e l’aggiunta di un’incognita che era aiuto indiretto piuttosto che zavorra a spingerla sul fondo del baratro, le era bastato avere Ryan per sbrogliare ogni nodo, risanare ogni strappo, con ciascun sorriso, abbraccio, risposta tagliente ad accelerare il processo mentre il sole si faceva spazio tra le nuvole color antracite.
    Un passo, un altro ancora e con l’ignaro raggio di sole ad affiancarla, avrebbe scovato, appreso e conquistato ciascuno di quei pensieri infidi che catturavano la luce e la intrappolavano nella loro morsa.
    Suoi sarebbero rimasti, anche quando avessero preso la consistenza di parole, nel rivelarsi alla persona che l’aveva aiutata senza neanche saperlo.
    E solo per questo, credeva che non avrebbe mai sanato il divario a dividerla da Ryan. In debito prima ancora di aver aperto un conto che raccogliesse ogni commento tagliente ed atteggiamento scontroso mai rivoltogli, Eveline non avrebbe saputo dire come sarebbe riuscita a fargli capire quanto davvero ci tenesse.
    Sapeva tuttavia, che niente sarebbe mai stato abbastanza.
    Wit beyond measure is a man's greatest treasure.

    credits e code © by Francis.



    Help me piece it all together, darling
    Before it falls apart

     
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    From Eveline to Ryan

    In the form of a man eyes like gems
    And aura a sunset of dandelion and amber like shades
    Winds of words weaved in deeds,
    in silence he sits.

    Wandering cloud, and stormy brown eyes
    In a maze of thoughts she skips and glides,
    Away the mind, anchor the flesh,
    With a fist of clothes, her strayed soul rests
    Wavy hair softly combed
    He hums and calmly he expects

    Her worlds are two and he believes her truth
    Lilac dreams and charcoal thoughts
    Her eyes focus and adjust
    But bask in rays of sunshine is all she does

    Heal her eyes and seal her wounds
    a smile paints the world in shades of bronze
    Sunset on her lips
    Eyes softens, world shifts,
    her heart opens with a click.



    Written by me



    Edited by ~Wonderland - 10/9/2023, 18:13
     
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    And then the sea swept in and left us all speechless



    Ricorda una figura alta. Sebbene lei non sia arrivata ad esserlo.
    Le labbra non si tendono verso l’alto quando visita, ma il collo pulsa e si allunga e si dilata e Lysara si confonde ogni volta che le stia sorridendo. Ciocche rosse ed è sangue e colore naturale, ma palpita ed ancora sgorga anche se Thea ha smesso da tempo di respirare.
    L’aria è salata ed il sapore le è familiare; chiude le palpebre, un sospiro calmo e sta cantando, muove il busto al suono che culla e l’avvolge. Sa che la sta fissando, chiedendo e domandando senza articolare parole, ma Lysara non si è mai lasciata controllare e quella giustizia che comanda d'ottenere, lei non vuole promettergliela.

    Iridi sbiadite che un tempo brillavano come stelle, pungono anche attraverso palpebre serrate, mentre ondeggia al canto che si accompagna a sangue ed aria salmastra.
    Non se ne va neanche sapendo di potere.
    Le pettina i capelli, e le dita scivolano giù, ritornano alla cute e ci sono lembi di pelle e rosso è il colore che finiscono per assumere, i raggi della luna che evidenziano le tracce lasciate da dita scheletriche avvolte da guanti bordeaux.
    Non è tessuto lo sa.
    Canta sottovoce, si muove senza il vento a sospingerla e rimane composta e non trema. La razionalità delude e la voce di Thea è aspra ed il respiro stantio, ma le lettere cadono senza ritmo e sorride nel riconoscere la stonatura.

    And now I'm reaching out with every note I sing
    And I hope it gets to you on some pacific wind



    Si sveglia con l’ultima nota sulle labbra, ve la trattiene e la ingoia con inconscio represso ed un bicchiere d’acqua preso dal comodino. Si concede un battito, poi due e inspira. Il volto è composto, lo sguardo remoto e lei deve vestirsi.
    Sa di non essere pazza quando la saluta con un cenno del capo uscendo. Direbbe "stanotte, stesso posto, stessa ora", ma lo schema è comprovato e Thea è sempre stata puntuale.

    I've tried to leave it all behind me
    But I woke up and there they were beside me



    Edited by ~Wonderland - 10/9/2023, 18:16
     
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    They say I did something bad
    Then why's it feel so good?



    Per principio ha ascoltato, per proprie poche speranze personali ha aspettato, per giustizia ha cercato la bacchetta ed ha trovato un pugno vuoto e se l’è fatto bastare.
    Rigida la presa, ma risoluta la forza dietro al colpo, Kurt esibisce ancora un mezzo sorriso sghembo quando le nocche trovano il bersaglio e si spezzano all'impatto. Avrà un livido al più, non è nemmeno rotto gli dice, “potevi ritrovarti di peggio” fa notare, il silenzio si infrange ma è già nel corridoio adiacente e la visita in Infermeria viene prima dell’ufficio della Preside. La persona incaricata di passarle il messaggio non sembra concordare, mentre sbianca, balbetta e deglutisce e quasi supplica. “Ha richiamato pure Kurt?” la mancata risposta è tutto quello che aspetta per stringere le labbra e preoccuparsi di sistemare la mano.

    Il ragazzo l’aspetta fuori, gli occhi guizzano iperattivi ed è solo per dignità personale che crede si trattenga dall’allungare il braccio e trascinarla di peso in presidenza. D’altronde almeno mezz’ora è passata dalla convocazione e Lysara è piuttosto sicura che siano poche le persone in grado di assaggiare il potere e rimanere pazienti. Quasi ammira la compostezza del tono ed il volto severo, se solo la sedia in più fosse già occupata e lo sguardo non quello indirizzato ad un bambino incapace di comprendere il danno che ha fatto. “Se avesse convocato anche Kurt sarei già stata qui” così apre il discorso e così il ragazzo aspetta un’occhiata, pur desiderando di poter sparire per sola forza di volontà ne è certa, prima di lasciarle in un silenzio che non vede perché preoccuparsi di alleggerire. O riempire di scuse che non prova affatto, perché no, non sente rimorso così risponde, perfette delle spallucce ma è troppo composta per concedersele. I rimproveri sono prevedibili, le giustificazioni circa il mancato richiamo banali e consiglierebbe di trovarne di funzionali, magari pure vere. Risponde quando interpellata, è buona educazione ed il controllo le da sollievo dove l’occhio della donna ticchetta e le sue labbra tremano perché a quanto pare, dovrebbe scusarsi. “Quindi Kurt già ha fatto le sue a Cara?” e la sta fulminando, ma lei non comprende cosa avrebbe detto di così sbagliato e quasi sorride perché sa di non averlo fatto. Ma la punizione viene assegnata, i punti tolti e Lysara può soltanto congedarsi senza aver trovato la risoluzione che ricerca “se si fosse tenuto le mani per sé, non sarei nemmeno qui” sente l’aria crepitare e per un attimo, studiando gli occhi chiari della Gryningsdotter si aspetta altri punti sottratti, forse qualche parola maleducata. Ma anche lei si dimostra abile a mascherare e sopprimere, e Lysara ne rifugge lo sguardo solo per voltare la schiena senza aver riceveto il permesso.
    Difficile mostrarsi rispettosi, dove non se ne trova il motivo.

    I don't regret it one bit, 'cause he had it coming



    Edited by ~Wonderland - 10/9/2023, 18:17
     
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    I've always been told we hold black holes inside
    That know from the start that every star must die
    It seems too convenient to lose track of time



    I piedi perdono appoggio ed anche mentre cerca l’equilibrio con braccia che allarga e stende, gli occhi abbracciano il cielo e comprendono l’impatto che si prepara ad afferrarla. E così le affonda le unghie tra spalle e scapole e la tira dove il freddo è pronto a cingerle la schiena. Incalzante il vento, impreparata ad accogliere la caduta e la sconfitta con essa, sbatte contro la nuca e le risale beffarda la spina dorsale, aggrappandosi ed affondando la presa su pelle, muscoli ed ossa. Anche il respiro le viene strappato, ma l’impatto perde consistenza e la freschezza del ghiaccio il suo posto.
    L’aria si sospende, l’attimo indugia e se ignora il dolore, il mondo è bolla isolata ignorante d’ogni male.
    I pattini sfregano, danzano e scivolano contro la superficie che l’ha accolta, mentre il freddo pungente bagna vestiti e appiccica i capelli al cranio, e Lysara è insignificante parte di un'insieme di voci che si sollevano, domandano e cercano.

    È inconsistente, eppure visibile.
    Immobile in forma e vorticante in mente.
    I lividi sono sconfitta, il dolore il suo fedele compagno ed il sorriso premia la caduta.
    È morta temono, eppure respira commentano, Lysara chiamano. Ordini intrisi di panico e qualche lacrima di rappresentanza, ha a malapena aperto gli occhi che le parole le rotolano fuori dalle labbra; il tono è distante, la curiosità ne adombra il passaggio e ride quando ne vede le conseguenze.
    “Almeno sarei morta felice. Stavo ancora sorridendo, no?”
    Non comprende l’errore d’avere solo undici anni, eppure una così pacifica consapevolezza della morte.
    (Thea è stata privata anche di comprenderla; l'ha combattuta scalciando e non urlando, ma non capendo.)

    E pensa: via il respiro, via la corsa; se fosse quello che vuole, non sarebbe comunque una vittoria?

    Bring me the sun that gives it all its light
    I don't wanna just wait to die



    Edited by ~Wonderland - 10/9/2023, 18:18
     
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    It looks like empathy
    To understand all sides
    But I’m just trying to find myself
    Through someone else’s eyes

    So show me what to do
    To restart this heart of mine
    How do I forgive myself
    For losing so much time?

    Nine, Sleeping at Last

     
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    ♫ Stuck on this beauty: champagne problems by Taylor Swift (as per usual) ♬

    Your Midas touch on the Chevy door
    November flush and your flannel cure
    "This dorm was once a madhouse"
    I made a joke, "Well, it's made for me"

    How evergreen, our group of friends
    Don't think we'll say that word again
    And soon they'll have the nerve to deck the halls
    That we once walked through

    One for the money, two for the show
    I never was ready so I watch you go
    Sometimes you just don't know the answer
    'Til someone's on their knees and asks you

    "She would've made such a lovely bride
    What a shame she's fucked in the head," they said
    But you'll find the real thing instead
    She'll patch up your tapestry that I shred

    And hold your hand while dancing
    Never leave you standing
    Crestfallen on the landing
    With champagne problems

    Your mom's ring in your pocket
    Her picture in your wallet
    You won't remember all my
    champagne problems
     
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    Control, Halsey
    In ordine: Lys, Eve e Thea and then again




    The house was awake, the shadows and monsters
    The hallways, they echoed and groaned


    And I tried to hold these secrets inside me
    My mind's like a deadly disease


    I'm meaner than my demons
    I'm bigger than these bones


    I paced around for hours on empty
    I jumped at the slightest of sounds
    And I couldn't stand the person inside me
    I turned all the mirrors around


    I'm well acquainted with villains that live in my head
    They beg me
    to write them so they'll never die when I'm dead


    Edited by ~Wonderland - 3/12/2021, 18:23
     
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    my song/poem as Eveline

    I'm losing track of time
    Do I sleep or just rewind all the memories that weren't mine, but shouldn't they?
    'Cause I bought them once,
    yet they drift away

    Paid in tears and
    well-wishes
    twice and thrice

    "Always so greedy, so needy, wouldn't you say?"
    Lies I've told
    festering
    Bitter flowers
    Thorns and blood and that tragic sound

    Do not tell
    I'm trying,
    I'm bending out of time

    But show me you care
    And I let myself bare
    (Is it unfair?)


    Beat up with the words inside my mind
    Left memories behind
    Not mine (just once)
    Stop buying for my sanity

    Losing
    (Is this right?)



    Edited by ~Wonderland - 3/8/2023, 22:17
     
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    8usoHTu

    Thea <3

    Edited by ~Wonderland - 21/10/2021, 13:27
     
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    But time moves faster
    Replaying your laughter
    Disaster



    (Message in a bottle by Taylor Swift)


    Edited by ~Wonderland - 3/12/2021, 18:46
     
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    And the note from the locket, you keep it in your pocket
    Since I gave it to you
    There's a heart on your sleeve
    I'll take it when I leave
    And hold it for you


    (Run by Taylor Swift feat. Ed Sheeran)
     
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34 replies since 25/10/2018, 20:17   1579 views
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