Hogwarts: Il Paiolo Magico - {Harry Potter GDR}

Quel motivetto che fa...dudù dudù dudù

Il roler e dintorni (del pg)

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    CITAZIONE (Tudor/Seawitched @ 27/1/2019, 17:45) 
    ho fatto un test simile nel mio, è molto più lungo però, va pure a vederlo l'ho fatto su tre persone diverse ;)

    Magari è lo stesso che ho fatto io tempo fa, poi farò un salto :)
     
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    Nate D. grazie per il tag per fare questo giochino ^_^

    Leyna Malstrom per quando tirerai fuori lo studente :wub:

    Visto che tutti gli altri primini del corso 2018/19 sono stati già taggati lascio libero il campo "altri tags" :wub:
    Ho citato però StellaGiulia e Lalith Jules Montgomery Asteria_


    re8jlAU


    BASE
    • nome: Edward Sullivan
    • età: 11 anni
    • segno zodiacale: Vergine
    • un tratto positivo: E' molto educato.
    • un tratto negativo: E' molto riservato e si apre difficilmente col prossimo.

    ABITUDINI
    • una buona abitudine: E' molto ordinato.
    • una cattiva abitudine: Guardare storto chi urla o provocare i deboli (secondo lui)
    con scherzi o battute, ma mai niente di pesante o troppo violento.
    • un'abitudine della quale non riesce a liberarsi: isolarsi dal mondo per leggere
    o ascoltare musica.
    • una della quale si è liberato: Evitare di parlare con chiunque.
    • di cosa ha paura: non ci ha mai pensato seriamente. Forse, solo di deludere
    i genitori, sopratutto il padre.

    FAMIGLIA
    • i nomi dei suoi genitori: Evan Sullivan (padre). Nicky Merrick (madre).
    • i nomi dei suoi fratelli: è figlio unico.
    • il ricordo preferito dell'infanzia: il giorno dell'esame nella scuola paritaria
    babbana, era stato emozionante passare una giornata insieme ad altri bambini babbani.
    Aveva osservato tutto con interesse e curiosità.
    • il giocattolo preferito dell'infanzia: i suoi giocattoli erano per lo più libri,
    di cui guardava le figure sino a che non ha imparato a leggere. Non si ricorda nessun
    titolo in particolare.
    • membro preferito della famiglia: La madre.
    • una storia su questa persona: Nicky è sempre stata una madre attenta e
    premurosa, con dolcezza gli ha insegnato l'amore per la lettura e per la musica e
    naturalmente per le piante. Da quando Edward imparò a camminare, l'aveva portato
    con sé nel giardino, per fargli osservare in che modo si prendeva cura dei fiori,
    spiegandogli ogni cosa, nei minimi particolari, anche se sapeva bene che erano
    cose che avrebbe dimenticato presto. Ma a lei piaceva coinvolgerlo a mo di gioco
    nei suoi interessi.

    PREFERISCE
    • caffè o tè? Tè, con molto zucchero.
    • farsi la doccia di giorno o di notte? Di giorno e di notte, a seconda delle esigenze.
    • fare il bagno o la doccia? Il bagno, dove passa almeno mezz'ora a bagno,
    possibilmente nel silenzio più completo.
    • scrivere o leggere? Leggere, leggere e ancora leggere.
    • amore platonico o romantico? E' ancora piccolo per pensare all'amore.
    Simpatie, per ora. (In futuro forse, una via di mezzo,
    non ha esattamente un carattere romantico).
    • tè freddo o limonata? Tè freddo.
    • gelato o frullati? Gelati!
    • cupcakes o torte? Torte!
    • spiaggia o montagna? Entrambi! D'estate gli piace farsi il bagno al mare.
    In inverno preferisce gli spazi verdi, quindi la montagna.

    PREFERITI
    • canzone: Gentle Change
    • band: Angra
    • posto: La biblioteca di Hogwarts e la Sala Comune Serpeverde.
    • ricordo: In biblioteca ha fatto la sua prima conoscenza all'interno dell'Istituto,
    con StellaGiulia. In Sala Comune, ha conosciuto la sua compagna di casa Lalith.
    • persona: StellaGiulia (Tassorosso) e Lalith (Serpeverde)
    • film: Forrest Gump

    CURIOSITA'
    • quattro canzoni che sono di sicuro nel suo iPod:
    1. Angra - Gentle Change
    2. Nek - Fatti avanti amore
    3. Dream Theater - Far from heaven
    4. Dream Theater - The Silent Man
    • quel posto dove, delle volte, si addormenta — chiaramente dove non dovrebbe: da nessuna parte.
    • La sua bevanda calda preferita nelle notti gelide, o nei mattini, o quello che volete: Tè caldo.
    • cosa vuole diventare da grande: ancora non ha un'idea precisa, ma gli piacciono molto le piante e gli animali.
    • il gioco nel quale distrugge chiunque tenti di sfidarlo: nessuno.
    • stagione preferita: Inverno, decisamente.
    • come e cosa disegna quando è al telefono con qualcuno: telefono? Cosa è? Si mangia. Nulla quindi.
     
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    Approfondimento dal bg:

    La storia d'amore tra Lucy Goyle e Markus Knopfler
    Rating arancione




    Lucy Goyle

    ♔ Ravenclaw - Adulto Scheda
    j0LGDvu

    ♔ Narrato Parlato Pensato

    Le giornate in biblioteca passavano tranquillamente e le temperature stavano salendo. Maggio era ormai inoltrato e il mio compleanno si avvicinava. Erano anni ormai che mi ero abituata a passarlo da sola. Avevo perso i miei genitori e a Portree, la città scozzese in cui mi ero trasferita, non conoscevo nessuno. La mia non era stata proprio una scelta ma una necessità, di scappare, di allontanarmi dalla mia città natale e da quello che era successo, oltre che per evitare di cadere vittima delle minacce ricevute dagli assassini dei miei. Quella mattina trascorse senza particolari avvenimenti. A volte entrava qualche strano personaggio, in cerca di testi particolari, a volte, mai sentiti, che, nonostante la biblioteca fosse molto fornita, non erano presenti tra i titoli. Un pomeriggio però, entrò un giovane ben vestito, con un abito blu, una cravatta nera che si poggiava su una camicia bianca, nel cui taschino aveva posto una rosa rossa. Sul viso aveva una barba corta, ben curata, due occhi verdi dallo sguardo luminoso; le sue labbra erano sottili. Il tutto contornato da un cappello a cilindro, che gli dava un aspetto nobile, d'altri tempi. Si agirò qualche secondo per gli scaffali, poi, evidentemente scontento, per non aver trovato ciò che cercava, mi venne incontro. Io, come sempre, ero dietro la scrivania, vestita con un maglioncino nero, che mi lasciava scoperto l'ombelico (per fortuna dentro la biblioteca faceva abbastanza caldo da potermelo permettere); dei pantaloni in pelle e degli stivaletti dal tacco largo. Quel giorno avevo messo un rossetto molto scuro e legato i capelli (che ormai mi arrivavano oltre le spalle). Per lavorare erano più comodi così. Una volta vicino, mi salutò educatamente, con un accento tedesco. Sentii un fremito, quando le mie iridi incontrarono le sue, arrossii violentemente, mentre lui, in modo sicuro e senza vergogna, prese la mia mano e la baciò delicatamente, per poi presentarsi; il suo nome era Markus. Io...Io sono Lucilla Goyle, ma puoi chiamarmi Lucy! Piacere...
    Non era certo la prima volta che vedevo un bel ragazzo ma lui aveva qualcosa di particolare, un'aura che lo avvolgeva e che gli donava una bellezza indescrivibile. Per fortuna la mia voce non diede segno di tremolio o titubanza, ma la mia pelle reagì alla sua voce con un lungo brivido. Mi chiese a proposito di alcuni testi particolari e gli indicai la sezione adatta. Da quel momento, la mia mente non riuscì a concentrarsi più su niente. Passarono delle ore, sino a che non giunse il momento della chiusura. Mentre terminavo di pulire il bancone, sistemando poi i libri fuori posto negli appositi scaffali, lo sentii tornare verso me, con un libro tra le mani. Mi domandò se conoscevo il contenuto, per sapere cosa ne pensavo, ma era un testo riguardante la storia babbana, per cui gli risposi di no. Dopo qualche altra domanda, Markus tirò fuori la sua bacchetta, qualificandosi come mago. Io infilai la mano nella tasca dei pantaloni (ogni volta cambiavo posto a seconda di come ero vestita; se indossavo gonne, la mettevo tra la pelle e la parte alta delle calze, o se avevo borse, la estendevo per farci stare tutto), e gli mostrai la mia, qualificandomi come strega. In quel momento, la agitò e ne fece uscire un grande mazzo di rose. Ohhhh, ma che galanteria! Risi di cuore, afferrando il mazzo dal basso, richiudendo i gambi tra le dita della mano destra, attenta a non pungermi, nel caso ci fossero state spine. Sono bellissime, ti ringrazio!
    Gli dissi, sprofondando il naso all'interno dei petali, inebriandomi del loro profumo. Lui rispose con un bellissimo sorriso e mi invitò a uscire. Come posso dirgli di no?! Accettai volentieri.

    Ci demmo appuntamento lì davanti un'ora dopo l'ora di chiusura. In quel tempo andai a casa a cambiarmi e puntualissima fui davanti all'ingresso della biblioteca. Avevo scelto di indossare un maglioncino color sabbia e una gonna nera, che terminava con delle onde dal tessuto più lucido e un paio di stivali neri con un po' di tacco. Truccata quello che bastava, come sempre, con uno strato di rossetto scuro sulle labbra. Markus stava seduto su una panchina, lì vicino, intento a leggere un quotidiano. Ciao, eccomi. Lo salutai, sedendomi accanto a lui e accavallando le gambe. Lui mi salutò con un sorriso che ricambiai. Chiuse immediatamente il giornale e lo mise nella tasca del cappotto, che evidentemente, conteneva più oggetti di quello che poteva, probabilmente incantata. I suoi occhi si posarono nei miei, simili, la sera, a due perle opache e luminose. Mi domandò se gradivo camminare. Ma certamente! Alzandomi dalla panchina lo presi sotto braccio, rivolgendogli un timido sorriso. A passo lento e cominciando a chiacchierare, ci avviammo verso Quiraing, smaterializzandoci non appena fummo abbastanza vicini per non spaccarci. Era un posto meraviglioso, anche all'imbrunire, quando la luce del sole cominciava a scemare dietro i profili delle colline di cui era composta la zona verde. A quell'ora non c'erano sicuramente babbani. Per arrivarci ci volevano chilometri e senza nessun tipo di illuminazione, presto, senza magia, nessuno avrebbe potuto vedere ad un palmo dal naso, essendo il parco, lontano da ogni centro abitato. Camminammo e parlammo sino a tarda notte, poi avvertimmo entrambi i segnali della stanchezza e ci avviammo insieme verso Portree, smaterializzandoci in una zona isolata della città. Con gentilezza, Markus, volle accompagnarmi sino alla porta di casa. Davanti al grande cancello di ferro, che separava il viale d'ingresso dalla strada, mi prese la mano e la baciò, così come aveva fatto quando si era presentato e mi augurò la buonanotte. Mi alzai di poco sui tacchi e gli poggiai un bacio sulla guancia, prima di salutarlo.

    Markus un ragazzo di trentacinque anni, figlio di nobili tedeschi, trasferitosi in Scozia per affari di famiglia, riguardanti il commercio di ingredienti per pozioni, dai più semplici ai più rari. Alle sue dipendenze aveva una folta schiera di maghi che, grazie alle loro capacità, andavano in ogni dove, in cerca delle materie prime con le quali creare i più elaborati. Tutto veniva poi venduto in una grossa rivendita sia in Germania che in Scozia, dove avevano una piccola filiale. Il progetto, naturalmente, era quello di aprirne tante altre, prima di tutto, in Europa. Il nome dei negozi era "Magische Zutaten von Knopfler".
    Uscimmo per più di un mese, senza che lui tentò di baciarmi. Fu molto corretto e galante e naturalmente, durante i nostri pranzi e cene nei vari locali presenti nelle diverse città scozzesi che visitammo, volle assolutamente offrire lui. Sino a che, un giorno, decisi di pagare io l'intero conto, minacciandolo ironicamente, mimando il gesto di puntargli contro la bacchetta, di lanciargli una fattura se non avesse acconsentito. Cominciammo a ridere e a ridere, talmente tanto che gli altri commensali si girarono a guardarci, incuriositi da quella risata senza freni e un po' folle. Alla fine acconsentì a lasciarmi pagare. Durante quel mese, ci conoscemmo profondamente e imparai alcune cose su di lui, soprattutto relative ai suoi studi, presso l'Istituto Durmstrang, in cui studiò in modo approfondito pozioni e tutto ciò che riguardava l'argomento, divenendo un esperto in materia, soprattutto nella creazione di veleni. Il suo carattere era tranquillo e abbastanza allegro, per quanto, ogni tanto, il suo viso si incupiva, assorto in qualche pensiero negativo, o perso dietro un ricordo del suo passato. Più volte gli chiesi spiegazioni, ma non mi disse mai a cosa o a chi pensasse. Una sera, mi passò a prendere a lavoro. Quel giorno, anche lui si vestì più comodo, con un paio di pantaloni classici scuri, un maglione nero attillato e un lungo cappotto viola scuro. Per fare più in fretta, mi portai il cambio per la serata dalla mattina, lasciando quello da lavoro in biblioteca stesso. Lo avrei portato via il giorno dopo. Mi disse che mi avrebbe fatto una sorpresa, così mi lasciai guidare da lui. Presi il suo e braccio e ci smaterializzammo, apparendo davanti al mare. Che meraviglia! Rimasi incantata per alcuni secondi nell'osservare le onde. Era la prima volta che vedevo il mare, non avevo mai avuto l'occasione nella mia vita, essendo cresciuta a York, dove era presente soltanto un fiume. E' bellissimo!! Esclamai e lo abbracciai, poggiando le mie labbra sulle sue, sussurrando poi un Grazie, amore mio! Arrossendo violentemente subito dopo. Era la prima volta che lo chiamavo in quel modo; mi era venuto spontaneo, d'altronde oramai erano mesi che uscivamo insieme e ci trovavamo bene l'uno con l'altro. Le nostre labbra si ritrovarono un'altra volta, e subito dopo le nostre lingue si fusero in un lungo e appassionato bacio, lì, davanti a quella distesa blu, che in quel posto silenzioso, diffondeva il suo sciabordio. Ero felicissima in quel momento. Avevo trovato un ragazzo romantico come me, bello, intelligente e educato. Passarono alcuni mesi, in cui Markus e io cominciammo
    ad avventurarci nella nostra intimità. Qualche volta a casa sua, qualche volta a casa mia. Decidemmo di sposarci. Dopo il matrimonio, finalmente, mi sentii libera di tornare ad essere la vecchia Lucy, inizialmente solo in casa, tornando bionda, senza dover continuamente trasfigurare i miei capelli tingendoli di nero o indossare il cappuccio. Ormai era passato tempo dall'omicidio dei miei genitori, ero felice e non m'importava del pericolo che ora era solo un ricordo. Il nostro rapporto fu molto bello, eravamo complici, amanti e amici. La nostra vita insieme era piena di magia. Come in ogni cosa che faceva, anche nell'intimità, Markus era molto attento ai miei bisogni e alle mie necessità. Adoravo quando creava la penombra, mentre distesa nuda, sul letto matrimoniale, mi accarezzavo, dopo una doccia rinvigorente e poi arrivava lui, che si spogliava davanti a me e cominciava ad accarezzare il mio corpo con le sue mani calde. Mi faceva sentire al sicuro e, nello stesso tempo, mi regalava brividi di piacere, prima di cominciare a baciarmi dappertutto. Mi piaceva dedicarmi a lui, farlo impazzire, passando la lingua nei suoi punti più sensibili e stringendo tra le dita la sua virilità, che poi, sedendomi sopra le sue gambe, portavo in me, cominciando a ballarci sopra, sollevando le braccia verso l'alto, mentre lui stringeva i miei seni, facendomi vibrare di godimento. Come quella volta, ce ne furono altrettante, poi decidemmo di avere un bambino. Mi erano sempre piaciuti, ed era giunto il momento di averne uno nostro. Oltre a desiderare un figlio, mi sarebbe piaciuto insegnare, anche perché, per una maga, lavorare in una biblioteca babbana, alla lunga, poteva risultare non molto stimolante, ma non avevo mai trovato noioso ciò che facevo, anzi. Lì potevo trovare tutti i libri che potevo desiderare leggere e anche quelli che lessi soltanto per noia. Una sera, rientrai a casa e preparai la cena, in attesa che Markus tornasse dai suoi affari. Almeno due, tre volte al mese faceva tardi o mancava per giorni se andava fuori città. Ero abittuata al fatto che, a volte, non tornasse per cena o a dormire. Controllai l'ora e mi accorsi che stava tardando. La cena era pronta e avendo troppa fame, non potei resistere, così cominciai a mangiare per conto mio. Dopo aver sistemato tutto, ancora non era rientrato, così mi allarmai. Mi vestii di fretta ed uscii, pensando a dove poteva essere. Controllai i principali posti che frequentava, un pub, un bar babbano dove andava spesso, nel fine settimana, incuriosito dalla messa in onda degli sport babbani alla televisione. Mi spostai anche di città in città, chiedendo ai negozianti, soprattutto di ingredienti se lo avessero visto, per affari. Niente, nessuna traccia di lui da nessuna parte. Passai i giorni, incerta su quale umore avere. Poteva aver avuto un imprevisto, ma se fosse stato così, mi avrebbe spedito un gufo. Non era arrivata nessuna lettera, né a casa né in biblioteca. Qualche tempo dopo, quando ormai il sospetto che gli fosse capitato qualcosa di brutto, si era impossessato di me, lessi
    una notizia sul quotidiano magico scozzese, che confermò i miei sospetti. "Trovato cadavere sulla riva del lago" Era lui, ne fui certa, ma rimaneva solo una cosa da fare per esserne sicura. Mi recai presso l'ufficio degli Auror più vicino, nascosto in un vecchio ufficio postale, non lontano dalla Biblioteca dove lavoravo. Non c'ero mai passata davanti però, perché era dalla parte opposta a dove passavo per tornare a casa. Mi identificai ed essi mi condussero nel sotto piano, nell'obitorio. Una sensazione di gelo e di vuoto pervase il mio corpo. Avrei dovuto identificarne il corpo e sarebbe stata la cosa peggiore che avessi dovuto fare in tutta la mia vita. Perché la sua vita è stata spezzata?! Cosa ha fatto di male per meritare questa fine? Alla vista del suo corpo, scoppiai in lacrime, piegandomi sulle ginocchia e aggrappandomi alla superficie su cui era sdraiato il suo cadavere, il cui colorito verdognolo suggeriva che era stato avvelenato. Forse da una sua stessa pozione. Ma chi poteva volerlo morto? Più tardi pensai anche che potessero essere stati gli assassini dei miei genitori, ma poi scartai l'idea, perché erano passati troppi anni e nessuno era mai venuto a cercarmi. Perché prendersela con mio marito, che nessuno conosceva. Era più probabile fosse stato un regolamento di conti o un atto di qualche concorrente della sua azienda che non voleva perdere un affare vantaggioso. Gli Auror cominciarono le indagini, interrogandomi più volte sui miei spostamenti. Non trovarono mai elementi a mio carico, come era ovvio per me, ma non vennero mai a capo della faccenda, segno che il
    colpevole aveva saputo come nascondere le sue tracce. A quel punto nacque in loro l'ipotesi di suicidio, ma anche quella tesi risultò essere appesa ad un filo, come le altre. La sua morte rimase un mistero. Tornai a casa svuotata di ogni emozione. Il cibo non aveva più sapore, ogni cosa, per svariati mesi, divenne inutile e le giornate oscure. Anche il lavoro alla biblioteca non riusciva a distrarmi dalla mancanza di lui. Ogni volta che sentivo il campanellino, posto sopra la porta, tintinnare, annunciando l'ingresso di un visitatore, sollevavo lo sguardo, convinta e sconvolta dalla mia nostalgia, di vedere nuovamente i suoi occhi specchiarsi nei miei e sentire nuovamente il timbro della sua voce. Divenni, per un periodo di almeno tre anni, una persona tenebrosa. Nel mio animo ogni stralcio di gioia era sparita. I miei sorrisi erano smorfie di circostanza, non ricevevo più emozioni da nulla. Prima di compiere trent'anni, mi costrinsi ad uscire di più. Chiusi la biblioteca per qualche giorno e cominciai a girare, a visitare diverse città, che ancora non avevo visto. Nascosta sotto il mio mantello, col cappuccio sulla testa. Non avrei più cambiato il colore dei miei capelli. Non mi importava più se mi fosse successo qualcosa. Qualcosa, finalmente, piano piano, si smosse dentro di me. Camminando per i vari parchi, immersa nella natura, cercando di liberare la mente dai pensieri negativi, respirando profondamente l'aria pulita, regalata dagli alberi e dalle piante presenti tutto intorno a me. A volte portavo con me un plaid e mi sdraiavo per ore, sotto il sole, a leggere o ad ascoltare musica. Giorno dopo giorno mi rallegrai sempre più, osservando le mamme coi propri bambini, che giocavano felici sopra l'erba dei prati e poi le raggiungevano sorridendo felicissimi, per poi farsi prendere in braccio e godere delle loro cure e dei loro baci materni. Il mio cuore si riempì di sana allegria, nuovamente. Quello che era stato, era stato. Apparteneva al passato e non potevo, non volevo passare il tempo a rimuginare, ma non per questo potevo dimenticare tutto. Un altro anno passò, ero tornata ad essere la Lucy di un tempo, sempre allegra ma sempre me stessa. Non cambiai nulla della mia persona, avevo soltanto un'altra cicatrice sul cuore. Dopo il mio trentesimo compleanno, per incidere i ricordi sulla pelle, andai in uno studio di tatuaggi babbani e mi feci tatuare un corvo sulla schiena, in ricordo dei miei genitori, in particolare quello di mia madre, a cui ero molto affezionata, ed una rosa rossa sulla spalla destra, in ricordo del mio amore perduto. L'amore, a cui non avevo certamente rinunciato, lo avrei dato ancora e ancora, a chi se lo sarebbe meritato, chissà a chi, chissà quando. Intanto, continuai a seguire la biblioteca, con i miei sogni nel cassetto, in cui ogni tanto rivolgevo i miei pensieri, sperando di realizzarli presto.
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    Edited by Andrew Rowle - 15/2/2019, 18:02
     
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    shhh con i nuovi personaggi, sto cercando di tenerli a dormire i miei nuovi.
     
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    CITAZIONE (Jules Montgomery @ 20/3/2019, 17:38) 
    shhh con i nuovi personaggi, sto cercando di tenerli a dormire i miei nuovi.

    Nooo, dobbiamo uscirli tutttiiii! :D :D
     
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    Desiderar cose impossibili

    "Quando ti rendi conto, dopo anni, che non hai più la comprensione di una volta e forse nemmeno la pazienza. Assistere al fenomeno delle cose dette, che entrano dall´orecchio destro e escono subito da quello sinistro.
    Questa non è teoria, perché ti viene dimostrato giusto il giorno dopo che sei stato sincero: << Se non mi chiedi mai questo... e fai questo, mi dà fastidio.>>
    Comportamenti che si ripetono come in un copione. Cose che, forse, prima non notavi, ma ora sono diventate come sassolini dentro le scarpe, mentre cammini per ore e ore e scopri che dopo una giornata, hai i segni sulla pianta del piede, o addirittura sangue.
    Allora cerchi di lasciar perdere, cercando di convincerti che le persone non sono come le vuoi tu. Anche tu, mica sei come vogliono gli altri, anzi. Infatti inciampi, a volte, poi ti rialzi e cammini dritto.

    Però poi, trovi una persona che capisce la tua lingua, a cui dai 10 e ti torna indietro 10. In modo, certo, personale, proprio perché siamo tutti diversi, nonostante ci accomunano svariate cose, un po'di qua, un po' di là.

    Un po´ come quando sai che, da piccolo, mangiavi cibi che ora ti fanno storcere le budella solo al pensiero, o il contrario, mangi cibi che prima non avresti toccato con un dito e che appellavi sempre con un gentile "non mi piace" che tradotto poi significava "mi fa schifo".

    Tutto questo per dire grazie ad una persona per me importante, che davanti ai miei stupidi scogli, sa come farmeli superare (e sa come farmela passare).

    Grazie (anche qui) <3"
     
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    Può essere...

    Edward & Lalith ...

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    Waaaa già partiamo con le dichiarazioni ufficiali? Pianino, pianino hanno ancora 11 anni XD <3 :P
     
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    CITAZIONE (Asteria_ @ 5/4/2019, 09:47) 
    Waaaa già partiamo con le dichiarazioni ufficiali? Pianino, pianino hanno ancora 11 anni XD <3 :P

    Chi ha tempo non aspetti tempo :D

    È comunque valida :wub: da ora in poi :D
     
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397 replies since 31/8/2018, 07:41   8707 views
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