Hogwarts: Il Paiolo Magico - {Harry Potter GDR}

Arancio d'autunno

DISTESA VERDE - per Noruwei

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    Joshua A. Porterfield

    Studente - I Anno - Scheda
    Il sole d'Ottobre portava con sé i colori dell'autunno, tappezzando il paesaggio di colori caldi in un'aria ispida. Joshua si strofinò le mani nel tentativo di riscaldarle, socchiudendo gli occhi in direzione del sole, che per quanto luminoso riusciva a trasmettere ben poco calore. La radura in cui il ragazzo si trovava era circondata dagli alberi, rendendo il luogo isolato seppur non troppo lontano dal castello. Era il luogo adatto per trascorrere una domenica mattina in solitudine. O quasi. Balto gli corse incontro, la lingua a penzoloni e la coda ondeggiante. Joshua gli sorrise e prese dalla tasca della giacca un biscottino. Si chinò alla sua altezza e glielo fece odorare, ma tenendolo stretto tra le dita così che il cucciolo non riuscisse a prenderlo. Il cucciolo cercò di mordicchiargli la mano per prendere l'appetitoso dolcetto, per poi tentare con la zampa anteriore, abbiando e infine, rassegnato, posando il sedere sull'erba. A quel punto Joshua glielo lasciò prendere, aggiundendo ad alta voce « Seduto ». Felice di aver avuto il suo premio, il cucciolo di Bovaro del Bernese corse via per la radura a giocare con le foglie secche. Il ragazzo lo osservò mentre si rotolava nell'arancio d'autunno, vagando con la mente alle domeniche d'autunno con sua sorella e i cani della propria tenuta. Gli mancava quel piccolo animaletto coi capelli ramati, il cui riflesso era ancora più brillante sotto il sole di quella stagione. Forse proprio questa nostalgia per casa non gli aveva ancora permesso di legare con qualcuno. Non che l'anno scolastico fosse iniziato da tanto, ma Joshua per il momento preferiva ancora guardarsi attorno. Era innamorato del castello, della sua aria tetra e dell'accogliente Sala Comune dei Tassorosso. Gli studenti del suo anno gli piacevano, ma ancora non si era aperto con nessuno, scambiando solo alcune parole. Aveva bisogno del suo tempo.

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    allyn davies — III anno — grifondoro — scheda
    L'atmosfera uggiosa dell'autunno lo rendeva più assonnato del solito, anche a causa del ritmico battere della pioggia sui vetri che accompagnava le nottate in Sala Comune, una mossa di scacchi dopo l'altra.
    Quella domenica mattina, però, in cielo brillava il sole, quasi a invitare gli studenti a prendere posto all'aperto. Era stato quell'impulso a spingere il giovane prefetto a uscire dal castello, avviandosi verso la radura nei pressi del prato all'ombra degli alberi, indossando solo una felpa, nonostante il vento che gli spettinava i riccioli. La borsa a tracolla, contenente qualche libro di testo scarabocchiato e il consueto catalizzatore, sfrusciava contro la coscia a ogni passo rapido e deciso. Dopo tre anni era difficile non squadrare i primini con un atteggiamento altezzoso, che tuttavia non dipendenva affatto dalla spilla che brillava al petto, ma più che altro dal fatto di essere un Sopravvissuto.
    Appoggiò la schiena contro uno dei cipressi, scivolando verso il basso finché il suo fondoschiena non tocco l'erba, permettendogli di stendere le gambe. Gli pareva quasi di essere tornato alla prima parte dell'anno precedente: la stessa noia, stesso atteggiamento fiacco, stessa sensazione d'inutilità. Se due anni prima qualcuno gli avesse detto che un giorno il suo unico desiderio sarebbe stato di quello di starsene da solo con i propri pensieri senza che nessuno gli rompesse le palle probabilmente avrebbe riso. Non era mai stata una persona solitaria, aveva sempre avuto bisogno di un suo pubblico, eppure nell'ultimo periodo - circa da quando Aidan si era messo con Lynx - si sentiva stranamente e illogicamente tradito.
    «Che rottura.» bofonchiò tra sé, sfilando la bacchetta dalla borsa e poi, con un pigro movimento del polso, evocare un fascio luminoso. Aveva ancora le labbra corrucciate in una smorfia quando sentì l'abbaiare gioioso di un cagnolino che, una volta rivolto gli occhi verso destra, visualizzò rotolarsi tra le foglie autunnali cadute dagli alberi, proprio vicino a lui. Dopo una lieve esitazione allungò la mano per sfiorargli la nuca, edibendosi poi in una stranamente affettuosa carezza. Gli piacevano i cani molto più dei gatti - quegli stronzetti viziati - e, infatti, ne aveva avuto uno in California che, però, avevano dovuto lasciare ai vicini perché sarebbe stato un casino tenerlo nell'appartamento a Londra. Allyn non aveva rivolto la parola a sua madre per una settimana quando aveva scoperto quella cosa, l'incazzatura inoltre l'aveva spinto anche a passare una giornata intera a zonzo per il quartiere rintrando solo alla sera sbattendo la porta alle proprie spalle.
    Mantenne il muso del cane tra i palmi delle mani, sfiorandone il naso col proprio. «Ehilà.» Probabilmente era di qualche studente, rifletté, finendo per alzare lo sguardo, incrociando gli occhi di un ragazzino con l'aria di essere uno spilungone. Tassorosso, stabilì dai colori della divisa. «È tuo?» gli sfuggì dalle labbra con noncuranza, senza preoccuparsi di prendersi troppa confidenza o meno. Del resto, era lui quello più grande, no?
    wanna more? ➙ Hime©


    Edited by Noruwei - 14/10/2016, 17:27
     
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1 replies since 9/10/2016, 11:47   77 views
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