Hogwarts: Il Paiolo Magico - {Harry Potter GDR}

hazte responsable de tu respiraciòn

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    Il diario di Levon Bresc


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    ◇ INTRODUZIONE ◇

    È da quando ho memoria che ho una certezza: i Bresc, tutti, hanno qualcosa che non va. E per carità, mi ci metto io all'interno di questo grande gruppo di deviati, ma da quando ho scoperto in Mary una buona parte del nostro DNA mi sono sentito in dovere di fare a mio padre la fatidica domanda.
    Giuro di non essermi divertito così tanto nel vedere l'espressione basita di mio padre nel balbettare una risposta alla domanda che tutti i Bresc sembrano non voler mai pronunciare.

    "Ma quanti siamo?"

    Non posso negare d'aver sentito mia madre entrare in Berserk Modalità-Veela nel sentirmi fare "il discorsetto" con mio padre o, anzi, a mio padre. Questo perché, per quanto le ditte di mio padre gli avessero permesso di avere abbastanza soldi per pagare le tasse su quella casa stratosferica, l'unico acquisto che sembrava non aver avuto intenzione di fare era di una bella scatola di preservativi. Fatto sta che, ero certo che essendoci già fin troppi Bresc conosciuti, dedussi (con un attacco di Mentalismo che Patrick Jane levate) che fore c'erano state altrettante donne abbandonate dall'imbecille di mio padre e che, probabilmente - per il magno gaudio di mia madre - ci erano altrettanti figli. Per questo motivo, per impedire che li trovasse prima mia madre ho deciso di essere io stesso l'ambasciatore delle fornicate di mio padre, magari in questo modo potrò aggiungere alla lista altri fratelli e sorelle.
    Ma prima, è necessario tramandare ai posteri (?) quello che so dei Bresc con cui ho più o meno vissuto.
     
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    Grazie ad .isabella. per la nuova Scheda di Costance <3

     
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    Primo Anno

    Un Nuovo Inizio

    Primo Anno - L'arrivo di Pauline Ledrec De Lafevre alla scuola di magia e stregoneria di Hogwarts è datato il 04/09/2012. Con undici anni compiuti da meno di due mesi, il vento che mugolava contro le finestre, Pauline si siede nella sedia del cappello parlane senza sapere assolutamente cosa le accadrà nè tantomeno di quale casata dovrà prendere i colori.
    Ovviamente, con una famiglia di discendenza prevalentemente Serpeverde la ragazza non può fare altro che aspettarsi di vestire l'argento e il verde della nobile casata, ma quando il cappello si adagia sulla sua testa, l'unico pensiero della ragazza era che aveva abbandonato i suoi pennelli nella sedia dove era seduta poco prima di alzarsi una volta chiamata per cognome.
    Da quel momento iniziò la sua vita ad Hogwarts. La stanzetta singola nella quale avrebbe passato il resto del suo anno scolastico iniziava lentamente a prendere colore, macchie di vernice scivolavano dalle tele e chiazze di acquerello sulla scrivania sempre piena di carte, scartoffie, appunti e libri.

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    Eccelle subito nella materia più divertente della scuola, Babbanologia. Materia che le risulta indubbiamente semplice e per la quale supera la sua interminabile paura per gli autoscontro e si ritrova ad esprimere le sue doti artistiche disegnando i compagni e le compagne di classe, scoprendo nuovi generi musicali e la musica enigmatica e mistica dell'Hang Drum, strumento che si vede costretta a suonare durante una delle lezioni della professoressa Thorsen.

    Ma il bello giunge quando entra in contatto con due delle più complesse fra le materie di Hogwarts. Cura delle Creature Magiche e Difesa contro le arti oscure. La giovane serpeverde si ritrova ad avere a che fare con una non più molto giovane esemplare di Kneazle, nella lezione di Cura delle Creature Magiche, con la quale non subito riesce ad instaure un rapporto di fiducia, ma arriva ad instaurarlo per poi riuscire a raggiungere il limitare della Foresta Proibita all'interno della quale venne portata insieme agli altri suoi compagni di corso.
    Si vede anche centrifugata in un lungo e losco labirinto, (tutta un'invenzione della professoressa Harper, la docente di Difesa) all'interno della quale si troverà a seguire un percorso impervio, all'interno del quale avrà a che fare con animali, strani individui e donne incinte.

    La prima conoscenza che la ragazza fa, all'interno delle fredde mure di Hogwarts, è Luisa Jane Brown nella grande Biblioteca della scuola, ragazza che incontrerà successivamente anche al'interno della Foresta Proibita. [ in corso ]

    Pauline partecipa anche ad alcuni corsi avviati dal Ministero della Magia. Il primo corso al quale partecipa si svolge in Giappone: il corso dei Diplomatici la cui prima lezione si svolge nella famosissima scuola di magia e stregoneria giapponese; la Mahoutokoro.
    In giappone avevano solo tre casate, e non avevano un cappello parlante che li avrebbe smistati. Avevano una statua, una grande ed immensa statua a forma di drago, all'interno di essa, i nuovi arrivati sarebbero stati smistati nelle varie casate ricevendo una moneta di metallo con inciso sopra il simbolo.
    Pauline viene smistata nei Dragoni Rossi e si sente subito come un pesce fuor d'acuqa. I Dragoni Rossi sembravano essere il corrispettivo giapponese dei Grifondoro, tant'è che fra quelli smistati in quella casata vi era quello che la serpeverde chiamava il Grifondorissimo, (William McStampede) con il quale svolgerà il suo primo duello magico, all'interno della scuola, mesi dopo.
    Ovviamente avrebbe dovuto fare una specie di prova pratica. L'accompagnatrice giapponese portò la ragazza, un'altra studentessa Tassorosso ed il Grifondoro in una grande sala all'interno della quale vi erano delle file di teche che contenevano spade di ogni genere. Così come da Evander Black aveva dovuto agitare un paio di bacchette e riempire di pois verdi le pareti del negozio, la serpeverde si colloca davanti alle teche per provare una spada dalle fattezze più occidentali che si rivelò fin troppo pesante pure per tentare di alzarla e poi provare un'altra spada di legno con la quale riuscì ad entrare in sintonia e con la quale si agitò per i successivi venti minuti.

    Incontra, inoltre, in un momento di pausa dallo studio, Zoey Andrea Blanchet (Michief Managed).

    Thurisaz, Eolh, Sigel, Mannaz.

    La seconda lezione ministeriale alla quale ha preso parte è la lezione di Antiche Rune e Simbolismo Magico tenuta dalla professoressa Powell. La prima parte della lezione si sarebbe svolta in parte più teorica. Pauline si ritrovò davanti a se quattro rune delle quali avrebbe dovuto leggerne il significato ed immaginare quale sarebbe dovuto essere il loro significato.
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    In seguito, la giovane serpeverde si sarebbe trovata ad occultare un simbolo runico scelto. In quell'occasione apprende l'uso dell'incanto Signo, incanto che le permetterà di imprimere il simbolo della runa scelta ( PERDH ), e l'incanto Occulto Signo che le permetterà di occultare -per l'appunto- il simbolo appena impresso.

    Valutazione del duello.
    Duello terminato con la vittoria di William di 5 a 1
    "Il giudice che sino a quell'istante era rimasto in silenzio, raggiunse i ragazzi e decretò il vincitore"

    Trovo che questo duello sia stato poco avvincente per le soluzione che avete adottato entrambi.
    William, tu sei stato troppo cattivo e comprensivo nei confronti di un primino, però sei quello che ha pensato a delle strategie e provato a mettere in atto delle combo.
    Pauline di te ho invece apprezzato l'immedesimazione del tuo PG nel contesto, molto veritiera e misurata.
    Tuttavia, ho notato che Pauline abbia minimizzato gli attacchi del suo sfidanti facendoli parere a mio avviso molto più deboli di quanto io abbia interpretato leggendo i post di King. Per esempio hai quasi ignorato i detriti provenienti dal soffitto nel tuo primo post.
    C'è stata una assurda ripetizione degli incanti, se non vi scagliavate detriti o mobili addosso, allora si faceva esplodere qualcosa.
    Per quanto riguarda l'ambientazione, credo sia stata piuttosto trascurata... La sala grande si trova a piano terra, se viene creato un buco nel pavimento si finirebbe al piano di sotto. Poi, io nella sala grande non ricordo ci siano librerie...
    William d'altro canto, ho trovato che abbia impostato il duello come "io sono tutto" muovendosi sempre con sicurezza, senza mai essere colto di sorpresa, il che è anche poco veritiero.

    Mi stavo dimenticando di dire che alcuni incanti sono stati usati impropriamente mentre altri, sono un po' inopportuni per un duello...

    Ritengo però che la performance di William sia Migliore, quindi è lui il vincitore del duello.
    E questo è quanto.
    Pauline, inoltre, non era mai stata una guerrafondaia. il suo carattere abbastanza introverso potrebbe sfogarsi in perfidia, ma non certo in violenza. Nonostante tutto si ritrovò a prendere parte ad un duello con William Mc Stampede. Dopo averlo visto armeggiare con spade in Giappone, la piccola serpeverde anche se un po' impaurita non si perdette d'animo e non fece altro che accettare di prender parte a quello che diverrà il primo (e probabilmente l'ultimo) duello magico della sua vita.
    Sfortunatamente, essendo tra le tante, alle prese con uno studente particolarmente... particolare e, inoltre, senza avere molta esperienza in campo di duelli, perdette l'incontro, riuscendo però a non finire in infermeria.
    Probabilmente non vedremo la nostra serpeverde all'interno di una pedana da duello magico.
    Ultima, ma non per questo poco importante, è la lezione di Erbologia tenuta dalla professoressa Amanda Vige. Una volta entrata in Clinica Veterinaria accompagnata dall'insegnante ( con al seguito tutti gli altri compagni di lezione, ovviamente ) si ritrovò ad avere a che fare con le infermiere del luogo, tutte in fibrillazione, pronte per curare una serie di animali che vi erano stati portati proprio quel giorno. Teneva fra le mani un sacchetto all'interno del quale si trovava l'essenza di Dittamo da usare per la lezione e fra tutte le infermiere, messe lì in fila, ne scelse una particolarmente magra. Che poi scoprì di averla già vista.
    "Sono Lyudmila. Tu sei la piccola Ledrec. Ricordo di aver comprato il mio gufo reale direttamente in tenuta quando tu eri piccolina. Mi ricordo di te, sai?". Non pensava affatto di trovarsela lì, proprio no!
    Una volta seguita la ragazza, la giovane serpeverde si ritrovò ad avere a che fare con un lungo, stanco e graffiato centauro. Un centauro con una lunga ferita lungo il ventre che i medici, una volta vista la piccola serpeverde arrivare (e per fortuna che non soffriva di stomaco) iniziarono a richiudere.


    Data di pronuncia: 10 Agosto 1960
    Inizio profezia: 10 Agosto 1960
    Fine profezia: Non definito, indicativamente: autunno 2013
    Profeta: Dante Sansoni

    Dai venditori di nobili uccelli
    una notte, che piena luna avea,
    alla luce una coppia di gemelli
    per San Lorenzo e i suoi astri giungea

    Tra i lavorator dell'allevamento
    ve n'eran due che figli non poteano
    avere, e senza alcun ripensamento
    il non-mago dei due nati chiedeano;

    E da quel momento furon divisi.
    Dell'uno e dell'altro saran le figlie
    infra le serpi ed i corvi smistate

    Quando le due si saranno incontrate
    da tutte le fronde cadran le foglie
    ricomponendo i legami recisi.


    25 settembre 2013 Pauline entra a far parte della Band di Hogwarts i The Breathers con il ruolo di batterista.


    Edited by TheFedIvan - 13/6/2018, 10:38
     
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    Secondo Anno

    alla scoperta dei sentimenti

    Secondo Anno - Il secondo anno di Pauline ad Hogwarts si rivela un anno promettente e all'insegna di nuove avventure.
    Raggiunge Hogwarts mediante il celeberrimo treno, occupando lo Scompartimento 007, insieme a Jiselle Emma Levi, Zoey Andrea Blanchet, Rachel Lee Connelly e Carys Elisabeth Thomas.
    Sono le prime vere conoscenze che la ragazzina fa all'interno di Hogwarts, ma le novità di quest'anno non riguardarono soltanto le nuove conoscenze, bensì anche le materie scolastiche! La riforma vigente in quell'anno prevedeva agli alunni dell'anno superiore al primo, di selezionare un determinato numero di materie che avrebbero continuato a seguire per il resto dei loro studi ad Hogwarts, la giovane serpeverde scelse Difesa Contro le Arti Oscure, Pozioni, Incantesimi, Trasfigurazione, Manipolazione della Mente ed il corso di Antiche Rune e Simbolismo Magico, al quale aveva già preso parte l'anno precedente, quando era soltanto un corso aggiuntivo.

    Sentì un sonoro noccare contro la porta dell'ingresso della classe.
    Poi di nuovo silenzio e poi di nuovo un sonoro "toc toc".
    La porta si aprì mostrando un soggetto alquanto particolare, per nom dire losco.
    Era alto, molto alto ed aveva dei lunghi capelli rasta di colore simile al rosso fuoco, molto acceso. Alla fine di ogni dread vi era una specie di pendaglio che tintinnava allo scontrarsi con gli altri.
    La pelle del viso aveva una strana colorazione olivastra e, per inciso, non si poteva dire che non fosse avvenente.
    Ma la serpeverde non ebbe il tempo di proferire parola che lo vide dissolversi in uno sbuffo di fumo violaceo.

    《Bene... Che cos'era?》

    Non sapeva effettivamente come rispondersi fino a quando non alzò lo sguardo al soffitto e lo vide di nuovo fluttuare nell'aria sopra di se, sospirando.
    -"Sono la tua allucinazione, gioia!"- annuì con voce roca ma soave allo stesso tempo.
    Ma poi quello scomparve di nuovo.
    Appuntò sul proprio quaderno che i sintomi erano quelli di brevi allucinazioni.
    L'essere comparve di nuovo e la serpeverde potè guardarlo di nuovo, prima della sua ennesima scomparsa.
    I lunghi capelli sembravano essere come tentacoli mossi dall'essere stesso: non portava abiti complessi, solo un lungo manto di stoffa dalla forma squadrata. Una specie di vestitone che lo copriva fino a metà coscia.
    Il busto era umano fino a metà delle braccia e metà delle cosce, oltre i gomiti e oltre le ginocchia iniziava una strana peluria di un marrone chiaro, più scuro, però, della pelle. Con l'iniziare della strana pelliccia sulle gambe, i polpacci terminavano in zampe animali.
    Abevano la tipica forma felina, probabilmente aveva anche i cuscinetti morbidi morbidi, lì sotto.
    Il volto era sorridente, ma comunque austero ed aveva gli occhi molto allungati. La forma del viso era sottile ed allungata ma magra, dalle guance incavate e quando sorrideva si potevano notare due strani denti, posizionati sopra i canini che avevano proprio l'aspetto di un paio di zanne, tipo quelle dei facoceri, solo molto più piccole.
    Gli occhi erano entrambi di un colore altrettanto strano, nel contesto del soggetto, la pupilla era nera, come al solito, ma l'iride era di un particolare colore rosa scuro.
    La prima lezione alla quale Pauline prende parte, è la lezione di Pozioni, sotto la tutela della professoressa Desdemona Astrea Carrey e una new entry nel corpo (e che corpo) docenti dell'anno in corso, il professor James "Sawyer" Ford e la sua immancabile capacità di rendere Pauline la persona più imbarazzata del pianeta con un solo sguardo o semplicemente mediante un solo ordine: dargli del "tu". Articolatasi in due parti, la Serpeverde riuscì ad essere avvelenata in entrambe le prove pratiche.
    Nella prima prova, la ragazza dovette avere a che fare con il veleno di Lobalug, veleno capace di provocare brevi allucinazioni nel malcapitato, ed in questo particolare caso, permisero a Pauline di entrare in contatto con una stramba allucinazione alla quale Pauline si affezionò particolarmente, Mr. M.
    La seconda parte della prova, prevedeva un secondo avvelenamento (che, per grande fortuna toccò di nuovo a Pauline) e prevedeva un percorso in un labirinto. In coppia con il compagno di casata Stephan Frost, percorsero il labirinto, ma per sfortuna dopo una serie di peripezie che implicavano una progressiva perdita dei sensi di Pauline, arrivarono anche a recuperare l'antidoto feticcio. Quando non è giornata, non è giornata, c'è poco da fare.
    Terminata la lezione, Pauline rimase piacevolmente sorpresa da ciò che un veleno del genere potesse provocare in lei, si ripromise di chiedere alla docente di apprendere in separata sede, la realizzazione di quell'intruglio, desiderava davvero rivedere il suo amico.

    A seugire, signori e signori, ecco la prima lezione di Trasfigurazione. Una semplice lezione piena di una quantità industrale di prove pratiche! La serpeverde apprende infatti una serie di incanti volti alla trasformazione ed al cambiammento delle caratteristiche fisica di oggetti { Muto, Verto Gommosus, Verto Plumbeum, Verto Plumeo, Verto Lucidis, Verto Tenius }.
    Faticosissima, invece, la prima lezione di Antiche Rune e Simbolismo Magico. Non molto piena di prove pratiche (furono soltanto due) ma caratterizzate dall'impegno che necessitava per l'esatta realizzazione delle barriere.
    Le barriere erano a tematica principale di quella lezione. La prima parte della lezione prevedeva l'ausilio degli incanti Signo ed Exequòr, appresi l'anno precedente, che permettevano il primo di scrivere le rune con un particolare "inchiostro magico" del colore verde chiaro che la serpeverde già conosceva bene, ed il secondo per attivare la barriera, ed in più, dall'incantesimo Mutatis Signo che permetté alla serpeverde di modificare a proprio piacimento la barriera nella pergamena.
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    La seconda parte della lezione, si articolava in maniera un poì più complessa. La ragazza apprese infatti a realizzare un cerchio magico, una barriera runica con doppia eccezione, di primo e di secondo livello.
    Con l'incanto Subscribo Obice che apprese durante la lezione, disegnò il cerchio vero e proprio, dopo aver dipinto nell'aria una serie quasi infinita di rune per escludere tutti gli esseri di sesso femminile dal cerchio magico.

    Nella mia barriera non vi potranno entrare nè donne babbane nè tantomeno donne dotate di magia, ad eccezione di me stessa e di coloro che porteranno il simbolo che ho appena impresso.
    Sarà come un portone chiuso a qualsiasi donna vi volesse entrare, sia essa uno spirito, sia essa una fata, sia essa una donna dalle sembianze maschili. Così come sarà sbarrata l'entrata per qualunque essere non umano, ad iniziare dagli animali.
    Protetti saranno coloro all'interno della barriera, da qualsiasi magia o stregoneria e da qualsiasi elemento sovrannaturale.


    Ed infine, apprendendo l'incanto Corpus Signo impresse il simbolo {riportato qui a destra} che permetteva l'accesso all'interno della barriera, eludendo le eccezioni di primo livello.
    Nella prima lezione di Incantesimi, accorpata con DCLAO, dopo essere stata catapultata da una losca passaporta ideata dalla docente, alla Lega dei Duellanti, si ritrovò ad avere a che fare con una serie di prove pratiche che comprendevano una "sfida" contro Walker, il docente di incantesimi.
    La prima prova pratica, però, comprese uno scambiarsi di incanti Stupeficium e Protego con una compagna di anno, la corvonero Megan Knigt.
    Confundus e Cerebrundum, Allectum e Dismundo furono invece i quattro incanti appresi durante la lezione della new entry Manipolazione della Mente.
    In terzetto con Alexandra Rose Jones e la già conosciuta Zoey Andrea Blanchet, la ragazza si ritrovò storidta e confusa da entambe ed in seguito morbosamente attaccata all'ombra (vittima dell'incanto allectum) e provò sulla sua pelle la sofferenza che l'incanto dismundo poteva provocare.

    Un morso alle labbra e via alla vera e propria esibizione. Era come se si aprisse un lungo sipario di velluto rosso scuro di fronte a lei. Lei al centro di un palco scenico che era quella piccola stanza che prendeva il nome di ufficio, all'interno del ministero della magia.
    Nessuno spettatore, solo lei, la stella della scena e lui, l'esaminatore.
    No, no, no, non andava bene.
    Non era ad un esame, non doveva superare o meno una prova. Doveva mostrare a quell'uomo chi era la vera Pauline, chi aveva davanti oltre quella sottile ragazza troppo alta per la sua età e dai vispi occhi incuriositi da tutto ciò che la circondava. Eppure aveva il nervosismo di quando doveva consegnare i compiti. Era nervosa come se dovesse fare l'ennesima prova pratica davanti alla docente, ad Hogwarts.
    Le sembrava di essere in una specie di "succursale" della scuola, un'appendice dove venivi valutato per quanto riuscivi ad essere te stesso davanti ad un soggetto che non avevi mai visto e che probabilmente, una volta uscita da lì dentro, avrebbe riposto tutto ciò che ti riguardava chiuso dentro un fascicolo nell'ultimo cassetto dell'ultima libreria del piano.
    Eppure non c'erano banchi, non c'erano sedie, nulla intorno alla piccola maghetta sembrava dare almeno l'idea che quel luogo potesse anche almeno vagamente sembrare ad una scuola.
    Nemmeno l'uomo che aveva davanti aveva la tipica faccia da "professor(on)e di Hogwarts". Perché, dopo un anno, la ragazza aveva capito che i "professor(on)i di Hogwarts" erano una razza a parte. Non in senso negativo.
    ...forse.
    Non c'erano banchi, non c'erano sedie scolastiche, non c'erano compagni, non c'era l'ansia di ogni volta, quando doveva fare una prova pratica ad Hogwarts.
    Doveva soltanto ripercorrere ogni momento della propria vita, ripercorrere le situazioni e le sensazioni che aveva provato quando aveva aperto gli occhi alle urla del fratello che era corso via quabdi quella che aveva trovati nel lettone della camera dei nonni non era la sorellona, lascista lì il giorno prima a dormire, ma un'altra ragazza.
    Gli stessi capelli, lo stesso chiaro e limpido colore degli occhi, ma dal viso diverso.
    Era quella la sua capacità, mutare i lineamenti del viso; cambiando la forma del viso, poteva diventare mille e mille altre persone.
    Poteva canbiare il taglio degli occhi, la forma del naso, le labbra.
    I colori sarebbero ovviamente rimasti gli stessi, ma vedi che spettacolo sarebbe decidere di venire a scuola ogni giorno con un viso diverso.
    Questa non era altro che la sua insicurezza. La conosceva bene, quella besta al proprio interno. Sapeva bene che quella possibilità di cambiare se stessa, di vivere col viso di qualcun altro era soltanto il desiderii di coprire ciò che di lei non amava e ricominciare tutto dall'inizio ogni volta.
    Non voleva avere quella capacità, riflettendoci bene.

    In quel modo non le sarebbe stato capace di capire coaa nella vera lei non andava. cosa doveva fare per capirlo, cosa - alla fine- lei era veramente.
    Adesso, davanti a quell'uomo che tanto le faceva simpatia, doveva mostrare cosa era in grado di fare.
    Doveva tornare a quella strana sensazione che provava quando in maniera spomtanra la vera Paulune andava in "vacanza" ed il suo viso era quello di un'altra ragazza.
    Le capitava spesso che il viso nel quale si trasformava, la maschera che più spesso quello strano inconscio-magico indossava fosse la stessa.
    Probabilmente prima di iniziare a capire come funzionava questa strana capacità (alquanto sui generis dato che era davvero raro che in una stessa famiglia capitassero due elementi con quella capacità nella stessa generazione). Quindi la ragazza era più che certa che quello che le stava capitando era ancora più atrano di quanto già non fosse.

    Ritornando alla maschera ricorrente, la goovane serpeverde aveva notsto spesso che il proprio inconscio-magico la trasformava in una ragazza dal viso sottile ed i zigomi alti, gli occhi allungati, da gatta, che esprimevano tranquillità nel loro mantenere la propria tonalità verde-Ledrec.
    Era serena quando, dopo quei momenti di crisi, di nervosismo, di malattia, vedeva quel sorriso al sup specchio al posto del proprio.
    Nicki, come la chianava, era quasi il suo angelo custode, ma proprio in quell'istante non voleva uscire dal suo piccolo cantuccio.
    Probabilmente, si disse, non era il momento opportuno. Non era abbastanza in crisi, in ansia, non era abbastanza agitata.

    Anzi, era molto a suo agio lí dentro, davanti a quell'uomo che in realtà aspettava guardandola, con dolcezza, da pochissimo tempo.
    Aveva atteso un paio di minuti prima si aver appurato che Nicki non rispondeva.
    A quel pnto quello che doveva fare era mostrare quelo di cui aveva capacità. Guardò negli occhi l'uomo che aveva davati a se, scorse i suoi occhi sereni, azzurri come il cielo in primavera e volle farli suoi.
    Lo guardò negli occhi e chiuse i suoi, poco dopo, fermandosi un attimo per concentrarsi su quella tonalità. Ovviamente, aprendo gli occhi, rivolse il suo solito sguardo verde e vispo all'uomo, ma in quell'istante precedente, quando aveva guardato i suoi occhi, era come se ne avesse carpito l'essenza.
    Si dice che gli occhi siano lo specchio dell'anima, ed in quello sguardo la ragazza aveva fatto entrare, come in contatto, l'anima dell'uomo davanti a sè.
    Ed il viso inizio a mutare sempre più lentamente. Prima il contorno degli occhi: lo sguardo verde ancora puntato verso l'uomo davanti a sè rimase l'unica cosa fissa che in quel corpo non avrebbe cambiato. Dalla tipica forma, gli occhi dal taglio "Ledrec", allungati, sottili, eleganti ma allo stesso tempo capaci di mostrare le più allegre emozioni, lasciando invariata la posizione delle pupille nere, circondate da una verde iride, mutarono la loro forma. Occhi allungati, infossati all'interno di un viso che divenne ovale, massiccio, ruvido, dalla mascella larga.
    Passandosi una mano sul viso non sentì più la forma sottile ed allungata del proprio. Sfiorò un viso diverso ed ebbe un brivido lungo la schiena. A quanto pare tutto stava andando nel verso giusto. Guardò negli occhi l'uomo, con un'espressione divertita, un sorrisetto compiaciuto sulle labbra che rimanendo sulla stessa tonalità di rosa divennero più grandi, allungate e carnose.
    Percepì una strana sensazione. Sentiva il proprio viso pesare.
    Il viso di una persona più grande era più pesante. Non si aspettava di sentire un viso così pesante. Tutte le responsabilità, le fatiche di un uomo che si trovava ad occupare una carica del genere al Ministero, rendevano il suo viso più pesante di quello che poteva essere quello di Nicki, o il proprio del quale non percepiva nessuna pesantezza.
    Modificata la forma del viso, toccò alle orecchie, che si allargarono leggermente, sotto i capelli castani della ragazzina e poi al naso: il naso della serpeverde era piccino, contenuto, allinsù come quello di una principessa ed in quel momento, in un leggero prurito, sentì la pelle allungarsi lentamente trasformandosi pure lui in un naso più grande del proprio, maschile e lievemente schiacciato.
    Col cuore che palpitava mostrò un sorriso smagliante a quell'uomo, ed alzò entrambi i pollici.

    -"Ecco, adesso siamo gemelli!"-
    Non soltanto dentro la scuola la serpeverde doveva prendere parte a serie e serie di prove pratiche.
    La ragazza infatti, accompagnata dal fratellone Costance, venne a contatto con una nuova realtà: quella del ministero. Scoperte non molti anni prima le caratteristiche particolari della ragazza, dovette una volta raggiunta l'età giusta, andare al Ministero per mostrare ad un biondo e simpatico impiegato le sue capacità.
    La ragazza infatti possedeva la capacità di modificare i tratti del proprio viso, mantenendo i colori "naturali" e tipici della famiglia Ledrec: Pauline Ledrec de Lafevre, così come suo fratello Costance Ledrec de Lafevre, era una Metamorphomagus.

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    La vita all'interno di Hogwarts continua, la Serpeverde decide di richiedere formalmente l'inserimanto a due corsi all'interno del nuovo ordinamento scolastico, Trasporto Magico ed il Laboratorio di Oggetti Magici.
    Superate le selezioni scolastiche, la giovane serpeverde di secondo anno, entra a far parte del giornale della scuola (L'Eco di Hogwarts) al fianco di Zoey che si ritrova ad essere suo supervisore all'interno del Team Oroscopo.

    tumblr_n1cxjcL2MB1srg20mo1_500Aveva partecipato con lo stesso entusiasmo che aveva avuto quando con un sorriso raggiante aveva acquistato al negozio Madama McClan quell'abito che adesso indossava con un sorrisone sulle labbra. Si guardò allo specchio attentamente prima di uscire dalla propria camera con un lungo mantello indosso per coprire il vestito di carnevale e sgattaiolando giuù verso il camino con una manciata di metropolvere si ritrovò subito a Hogsemade. Camminando con passo tranquillo e rilassato, osservò tutte le vetrine decorate a festa per la giornata dove ogni scherzo diventava realtà e con un sorriso entrò all'interno del locale "I tre manici di scopa" per osservare intorno tutta la gente vestita con le maschere più disparate.
    Poi venne il momento cruciale: l'assegnazione del premio.
    Effettivamente, non sapeva se il suo abito potesse piacere di più di altri e assicuratasi che i suoi capelli fossero in ordine e che il mantello fosse correttamente appeso all'appendiabiti si avvicinò alle altre concorrenti che guardò con un sorriso dolce.
    Ma il rossore nelle sue guance divenne qualcosa di inverosimile nonappena sentiì il proprio nome pronunciato alla fine, dopo altri due.

    «Ed infine, al primo posto con una maggioranza schiacciante di voti, direttamente da un famoso videogioco Babbano, la vincitrice del concorso, la signorina Pauline Ledrec De Lafevre! Complimenti, venga pure a ritirare il premio! »


    Con grande gioia il suo viso si distese in un grande sorriso ed osservò la donna che invitava ad una ad una le vincitrici fino a pronunciare il proprio nome. Con gli occhi rossi di emozione (effettivamente, non aveva mai vinto niente) salì sul palco e ringraziò la donna con un sorriso smagliante.
    Ritirò il premo e sorrise, guardando la maschera bianca che in quel momento si ritrovava fra le mani: era liscia, come se fosse un viso vero.
    La maschera dai mille volti era sua, e con un sorriso la strinse al petto per poi prendere fra le mani anche i buoni sconto che avrebbe sicuramente adoperato.
    Pochi attimi dopo, scese dal palco con fare felice e rallegrato e si diresse verso il buffet, nella speranza di incontrare qualcuno e di sgranocchiare qualcosa.
    La ragazzina ha anche preso parte all'iniziativa di carnevale proposta da Madama McClan in collaborazione con I tre manici di scopa.
    Acquistando un costume tratto da un noto videogioco babbano, la serpeverde prese parte a quel ballo di carnevale, tenutosi presso i locali dei tre manici di scopa, rendendosi conto, una volta lì, di essersi aggiudicata la Maschera dai Mille Volti.

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    L'anno scolastico procede quindi tranquillamente fino a quando la giovane serpeverde non debutta insieme ai The Breathers e alla sua batteria al Ballo del Ceppo (X), evento al quale partecipa per la prima volta e con un accompagnatore, al fianco della serpeverde, un grifondoro de erzo anno, anche lui facente parte della band: Lestàt De Lioncourt.
    La serpeverde si rende conto quindi diserbare un docile interesse nei confronti del collega musicale che però non riesce ad esternare più di tanto, vittima della propria incapacità di rapportarsi con i ragazzi in ambito sentimentale ed oltretutto bloccata dalla consapevolezza dell'attuale situazione sentimentale del grifo che non crede di smuovere più di tanto, prima che essa si smuova da sé.
    Nonostante i rapporti interpersonali particolarmente difficili per la giovane ragazza, Pauline termina l'anno senza troppe difficoltà, nonostante non fosse riuscita a dare del suo meglio a Trasfigurazione per ottenere la media dell'Eccezionale per conseguire successivamente l'esame per tentare di diventare animagus.
    Riesce, però, fortunatamente a prendere parte ai tirocini estivi all'UCMI che inizieranno con l'estate che stava arrivando.
    L'anno scolastico termina ufficialmente ma la serpeverde rimane ancora ospite del castello per qualche giorno. Giorni nei quali incontra una ragazza di un anno inferiore al suo, facnte parte anche lei della casata sepreverde.
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    La ragazza si dimostra prima un po' chiusa nei confronti di Pauline, ma lei non demorde e non rifiuta il tentativo di dialogo sereno che le due intraprendono nella Guferia (X) dove si sono incontrate.
    La serpeverde si chiama Irene Adler Darko.

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    Inviata una richiesta di recupero al professor Rem, docente di LOM (laboratorio oggetti magici), il 22 Luglio viene invitata dal docente ad eseguire un recupero privato con la sua assistente, ovvero Zoey, già conosciuta in diverse occasioni precedenti.
    La ragazzina apprende gli incantesimi Fero Fortunam ed Operimentum, che le permettono di realizzare il suo primo talismano portafortuna. Una collana con una luminosa pietra di luna (pietra corrispondente al suo segno zodiacale babbano) legata a dei fili dorati.
    Durante la lezione tenutasi in Irlanda, a Slievenageeragh, le due ragazzine scopriranno un legame più profondo che le lega. [in corso]

    L'estate procede placidamente ed il 27 Luglio viene invitata dal nuovo prefetto, Stephan Frost, a prendere parte alla Festa di Compleanno/di Diploma della loro caposcuola, Medea Marine Grael.
    La festa prevedeva l'accompagnarsi con un +1 che la ragazzina sapeva bene chi poteva essere.
    La serpeverde, infatti, prese finalmente coraggio per invitare Lestàt il quale non sembrò restìo al prenderne parte insieme a lei.

    Con l'estate che avanza, Pauline può finalmente prendere parte al tanto desiderato tirocinio ministerisale con l'UCMI.
    La ragazza, insieme ad Anežka Abigail Smith e Shirley Periwinkle, insieme alla professoressa Mikayama prendono parte al Congresso Internazionale Delle Creature e Maghi Senzienti (X) tenutosi alle Isole Scilly, ove la serpeverde incontra una giovane veela di nome Sophie, con la quale passa un po' di tempo durante il convegno.
    Pauline viene valutata come "perfetto assistente, ha portato a termine tutti i lavori assegnati" e riceve l'attestato di partecipazione al tirocinio.

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    Terzo Anno

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    Terzo Anno -

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    Lestat - Prima voce maschile, veterano nella Band.
    Alexandra. - Prima voce femminile, all'occorrenza bassista, veterana nella Band.
    Will - Chitarrista, veterano nella Band.
    Erik - Pianista, Seconda voce maschile, veterano nella Band
    Pauline - Batterista, Seconda voce femminile.
    Dimitry - Violinista.

    Il terzo anno di Pauline si apre con una serie di cambiamenti. Liam, veterano e leader della band della scuola della quale faceva parte da più o meno un anno e mezzo, scomparve nelle prime settimane dell'anno, asserendo di non potersi più occupare della band e di niente che non siano le lezioni.
    La band si riorganizza, e la serpeverde ottiene anche il ruolo di seconda voce femminile del gruppo, insieme alla sua tanto adorata batteria.

    Il primo settembre 2014, Pauline approda al nuovo anno di avventure. La prima lezione dell'anno è quella di Manipolazione della Mente con la sua docente preferita, la professoressa Cariou. La prima lezione dell'anno trattava gli incubi e la lettura della mente durante i sogni.


    Elettroni, Protoni, Neutroni.

    Il viso di Pauline si era trasformato in una smorfia di dolore. Aveva scostato distrattamente il foulard che indossava per coprire naso e bocca dall'odore forte delle muffe della stanza ed aveva seguito attentamente le parole della docente. La docente che continuava a piacerle sempre di meno, non per il fatto che il suo modo di fare era così radicalmente cambiato dall'anno precedente ad adesso, ma per il fatto che qualcosa, nell'aria, le sembrava particolarmente strano.
    Sentiva un forte odore di muffa, ma non quelle muffe che si trovano nel bosco. Era un odore più acre, violento, che torturava il suo olfatto e rendeva i suoi occhi sempre più arrossati. Aveva dovuto pulirsi con il dorso della manica più volte gli occhi, rendendosi conto, però di non aver starnutito nemmeno una volta.
    Quell'odore, un odore forte ed intenso di una particolare pianta. Per un attimo si considerò semplicemente confusa dall'allergia, ma poi lo riconobbe benissimo, quell'odore: alghe.
    Era l'odore di mare, di acqua salata, probabilmente anche di pesce che torturava con violenza il suo naso. Ed i suoi occhi che iniziarono a lacrimare copiosamente, come avrebbero fatto se fosse stata particolarmente suscettibile a quei film melensi che piacciono tanto alle sue coetanee. Dopo aver pulito di nuovo e di nuovo i propri occhi che si erano arrossati sempre di più, ascoltò sbigottita le parole di quella donna che continuava a darle sempre più e più fastidio.
    Poi, il vuoto.

    Nucleo, Atomo, Molecola.

    Non riuscì nemmeno a percepire le parole della docente, perché tutto il mondo intorno a sé svanì di colpo. Tutti i corpi dei compagni sparirono a poco a poco. Lo sguardo della serpeverde corse verso i propri compagni di casata, e la professoressa e Lestat che era ancora vicino a lei. Poi tutto buio intorno a sé. Solo una vaga luce che ondeggia sopra di sé, il pallido sole che viene filtrato da una candida coltre d'acqua spessa molti metri.
    Ha dolore alla schiena, ha paura, si sente morire dentro. E' sola.
    Tutto intorno a sé è nulla. E' vuoto, ovattato, probabilmente è quella la sensazione che si prova nel ventre materno. Un dolce cullare in un liquido fresco che ti tiene stretto a sé, come se fosse l'unico appiglio che hai. E' lì dove la natura nasce, dove tutto si aggrega per creare il corpo umano, è quello il momento in cui nasce la vita.
    Il liquido che culla delicatamente un giusto discendere oltre il luogo in cui si ci trova per una vita, ma quello, no, non lo è.
    Lei lo sente dentro di sé, sente il proprio cuore battere all'impazzata, palpitante come un cavallo pronto alla corsa, agitato come un felino prima di agguantare la propria preda.

    Idrogeno, Ossigeno.

    Intorno a sé solo il nulla. Vede qualche figura guizzare intorno a sé ed allontanarsi di fretta e furia, spaventata da quel corpo che scende. Scende lentamente, le braccia aperte e le gambe lievemente divaricate. Sospira, chiude gli occhi e li riapre. Sono arrossati, violentati da quei colpi che l'acqua che la circonda le sferzano con violenza. Sente un dolore diffuso intorno ai polsi, un dolore diffuso intorno alle caviglie.
    Mentre quel lento scivolo la trascina giù lentamente, sente che l'acqua salata colpisce le ferite inferte da qualcosa che non riesce a vedere. Non muove la testa, riesce solo ad osservare il cielo incontroluce sotto il flebile muoversi dell'acqua che riceve una spinta verso l'alto pari al proprio peso e si allontana sempre di più. Non riesce a sentire nulla, nemmeno il rumore dei sassi che potrebbero infrangersi gli uni contro gli altri sul terreno, il cuore che palpita ancora ed ancora, la gola secca, il naso che brucia.
    Alghe. Ancora odore di alghe.
    Si volta lentamente da un lato, stanca di mantenere il collo in tensione a guardare quella parte di cielo poco visibile oltre la folta coltre d'acqua e vede del sangue scivolare via dalle proprie caviglie e dai propri polsi e fluttuare fino a disperdersi verso l'alto, in moto contrario al suo continuo discendere che imperterrito, le fa seccare ancora di più la gola. Si volta a fatica, ed adesso lo sente. Sente il peso di pesanti bracciali metallici che colpiscono con violenza la propria pelle che brucia a contatto con l'acqua che la circonda che non è più calda e accogliente, ma diventa sempre più fredda, intorpidendo ogni suo senso.
    Non si rende conto ancora di ciò che sta accadendole intorno, sa di non riuscire a muoversi mentre quei pesi gravano sulla propria discesa verso una zona sempre più fredda, una zona che ghiaccia prima la propria schiena, poi il proprio petto, poi la propria gola.

    Aqua, Goccia, Pozzanghera, Lago, Fiume, Mare, Oceano.

    E' tutto freddo, intorno a sé e non riesce a comprendere come tutto si stesse muovendo con così tanta lentezza. Piange, sente le lacrime fuoriuscire da occhi ormai più rossi che azzurri, mentre una lievissima porzione di ossigeno fuoriesce dalle proprie labbra lievemente incrinate per non far fuoriuscire ciò che la tiene ancora in vita. Quelle piccole bollicine escono lentamente dalla propria bocca e sente le parole della docente rievocare quegli attimi prima di quelle sensazioni così eteree.
    "Svegliarvi"
    Tutto intorno si fa sempre più buio e più profondo. Adesso non riesce più a muovere le mani ed i piedi, è tutto freddo, trema per la temperatura, per la sensazione che sente il proprio corpo gelato, per il terrore che la attanaglia. Il suo cuore palpita con velocità e sembra l'unico che riesce a reagire con violenza a quella situazione così drammatica. Piange, le lacrime si mescolano ancora con il sale che le fa bruciare il naso, gli occhi, le pizzica le gambe. Piange perché sente che tutto ciò che le circonda non è vero, ma non riesce a liberasi di quel peso che la trascina fuori.
    La gola è secca, l'ossigeno esce da essa, piccole bollicine si dileguano lentamente verso il limitare del mare che l'avvolge, sempre più distante.

    Aria. Acqua.

    Cosa fare? Poca aria. Troppa acqua. Chiude gli occhi e li sente bruciare. Il sale riesce quasi a graffiare quelli che sono soltanto dei vetri offuscati dalle lacrime, dal dolore, dalla consapevolezza di essere bloccata in un sogno indotto da quella strega.
    Vorrebbe urlare, vorrebbe piangere. Non sa cosa fare ed ha paura. Non riesce a muoversi, l'acqua è diventata talmente gelida ed oscura che le sembra di stare con gli occhi aperti sdraiata sul proprio letto, ma il dolore la pervade, la pervade ancora di più quando sente il peso dei macigni gravare contro le proprie articolazioni che anche se intorpidite, sembrano riuscire a mantenersi rigide contro il peso che la spinge sempre più giù.
    Intorno a sé non c'è più nulla. Nemmeno un pesciolino avventuriero che riesce ad addentrarsi in quel profondo mare nero come il nulla più assoluto. Piange, piange tutte le sue lacrime.
    Piange talmente tanto, in silenzio, non riesce più a muoversi, ma deve svegliarsi.
    Se lo dice da sola, invano, perché l'ossigeno manca sempre di più e non riesce più a ragionare.
    Una grande e profonda paura. Paura del mare, paura dei fondali.
    Di nuovo l'odore di alga che le punzecchia il naso sensibile agli odori. Piange fin quando non ha più forze in corpo.

    L'unico modo per superare una paura è affrontarla.

    Quella strega non vincerà. Lei non ha paura.

    Apre la bocca.

    Le ultime bollicine di vita le scivolano via verso l'alto.

    Chiude gli occhi.

    Buio.

    La Paura... è sparita.
    La lezione si protese per le lunghe e la docente non riuscì a somministrare ai ragazzi la bellissima dose di prova pratica, ma si limitò a far provare l'ebbrezza di non riuscire a liberarsi da un incubo.
    La ragazzina, grazie a quella lezione, riuscì a superare la propria paura per le profondità marine, avendole saggiate in maniera abbastanza vivida durante l'incubo.

    Tutti coloro che hanno voglia di prendere una tazza fumante di LATTE, ai Tre Manici, giorno 5 ottobre 2014 alle ore 17.00. (x)
    La serpeverde era un soggetto relativamente anonimo all'interno di Hogwarts, di certo nessuno avrebbe notato la sua assenza se il giorno cinque ottobre duemilaquattordici alle ore diciassette in punti si fosse recata di soppiatto ai Tre Manici di Scopa per prendere una tazza di latte, ma la ragazzina volle mantenere un anonimato ancora più ampio.
    Indossò un lungo abito nerastro con piccoli perfili verdi sui bordi ed una pesante casacca nera dalle maniche fin troppo lunghe per uscire incappucciata da Hogwarts con fare tranquillo ed anonimo, soprattutto perché nel suo viso non v'era la solita faccia sorridente della serpverde.
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    Gli occhi erano dello stesso verde, i capelli resi arancione dalla salsedine del mare e dal cloro della piscina ma il viso aveva assunto una forma completamente diversa.
    Il taglio degli occhi era diventato più allungato, le ciglia rese più lunghe da un tocco di mascara color bronzo, il naso un poì più a punta e le labbra rosee rese leggermente più carnose anche con l'ausilio di un lucidalabbra. Avea adoperato poche volte la sua abilità di metamorphomagus, di certo non sarebbe stata una passeggiata passare un pomeriggio con un altro volto ma introdusse nella propria borsa, come riseva, la maschera dai mille volti, vinta anni precedenti ad un torneo proprio ai Tre Manici di Scopa, come supporto qualora la sua abilità di trasformista sarebbe venuta a mancare.
    Aveva scompigliato un po' i capelli e li aveva attaccati all'indietro sulla fronte con un fermaglio verde scuro ed era uscita dal dormitorio senza cappuccio, spavalda e con una piccola borsa sotto braccio. Nessuno l'avrebbe notata, sarebbe stata un soggetto fra i tanti e alla serpverde non dispiaceva più di tanto.
    Si era parlato di quel fantomatico club e la serpeverde aveva compreso che quella non era altro che la sua occasione: doveva farne parte.
    O almeno, voleva provarci. Si presentò col nome di Genevieve Abadie, nella speranza di mantenere quanto più possibile l'anonimato. Effettivamente, ci riuscì apertamente, tanto che suscitò chiaramente le curiosità degli esaminatori che si finsero Medea Grael e Scott Orion Walker, per mettere alla prova le ragazze che si erano presentate.
    Purtroppo, Pauline non riuscì a superare le selezioni, ma quello non era altro che un esperimento. Tentare di agire come un'altra persona, comportarsi indossando quella maschera che la sua abilità genetica le aveva concesso era stato il risultato positivo di un esperimento svolto durante quella situazione di tensione. Da quel momento è ufficialmente nata Genevieve.
    Alla Cerimonia d Inizio Anno è stata assegnata la professoressa Carol Thorsen, docente di babbanologia come guida dei Serpeverde; quest'ultima ha deciso di organizzare una meravigliosa iniziativa per potere addobbare minimale sala comune dei serpeverde (x). Il 26/11/2014, come a voler tentare di indorare una futura pillola forse fin troppo amara, la docente di babbanologia ha fatto riunire tutti i ragazzi in sala comune. Lì, Pauline partecipa attivamente alla decorazione della sala e la docente le regala, così come a Stephan, Irene e William, un simpatico regalo: un dressing bracialet da indossare per ogni evenienza.
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    Le lezioni proseguono: la materia preferita della serpeverde, Magia Internazionale (lezione), risulta essere fin da subito l'attrazione principale dell'anno. Insieme all'esuberante professor Duvall, la ragazzina partecipa alla prima lezione "scolastica" (precedentemente ha partecipato soltanto a corsi ministeriali) recandosi in Grecia, anzi, meglio, sotto l'acqua. Lì, incontra Themistocles, un maride al quale si affeziona fin da subito e le fa vedere parte della loro scuola. La ragazza, insieme al resto della classe, prende parte anche ad una gara di velocità con delle bighe trainate da avvicini alla quale arriva a parimerito al primo posto con Lilith, una compagna tassorosso. Come ricompensa per la vittoria ottenuta, Miss Nymphadora, l'accompagnatrice della clase dei maridi greci, regala alle ragazze una perla nera che serve a proteggerla dai pericoli. Insieme alla collana di riconoscimento dei maridi, la ragazzina porterà al collo per sempre quei cimeli.
    La prima lezione di Trasfigurazione di quell'anno si apre con una corsa ad ostacoli all'interno del labirinto. E' lì che Pauline trova quello che sarà il suo nuovo animale domestico: un Imp che terrà con sè, prendendo parte successivamente ad un colloquio per ottenere la patente di possesso e successivamente un addestramento della cereatura per poterla tenere all'interno delle mura di Hogwarts.

    Caro diario,
    i miei ricordi di quella notte non sono diventati ombre confuse nella mia mente, anzi. Sono ferme immagini chiare e nitide nella mia mente e che credo non dimenticherò mai. Non ho visto se i serpenti che avevo evocato hanno svolto appieno il loro compito. So solo che nemmeno il profumo di Lestat dentro il mantello aveva effetto su di me. Il mio corpo smise di tremare solo un attimo, il momento in cui ho alzato lo sguardo in direzione di quella casa. Dell quale vidi soltanto le mura di una facciata violentate dalla muffa illuminarsi di un verde intenso, uma luce accecante che mi fece lacrimare fastidiosamente gli occhi. Per un attimo sentii qualcosa dentro di me che mi fece pensare alla sconfitta dei nemici. Che qualcuno del gruppo di salvataggio avesse avuto la forza per attaccare con quella maledizione senza perdono che avrebbe fatto spirare anche il più potente dei maghi. Poi sentii delle urla, e vidi Jon correre via, lontano dal luogo in cui si era appostato per scapicollarsi in direzione della casa. Urla su urla mentre tutto diventava buio e scuro, vidi anche intervenire delle altre persone, scoprendo dopo che si trattava di qualche docente. Ricordo anche che, non appena mi resi conto che era tutto finito, le mie ginocchia non cedettero per un soffio, ed il mio viso, completamente trasfigurato nel viso di un'altra persona era puntato verso il luogo dell'omicidio.
    Ore dopo, non sapevo se avessi avuto il coraggio di recarmi nella Stanza delle Necessità a vedere il corpo esanime di Liam. Quello che volevo era un abbraccio. Un abbraccio caldo e patetico, stupido ed infantile. Le braccia di qualcuno più alto di me, che potesse avvolgermi col suo calore e farmi ritornare quella che ero. Una volta tornati ad Hogwarts abbandonai Irene senza neanche dirle niente, non mi importava di nulla e di nessuno, se non nascondermi e mi volsi in direzione delle scale a testa bassa, un cappuccio tirato sul capo per nascondere un volto non mio.
    Trasfigurata in qualcuno che non ero, il mio cuore aveva rallentato i suoi battiti con lentezza tale da rendermi calma abbastanza da non dover incurvare la schiena per non sentire i dolori al petto.
    Probabilmente avrei passato il resto della notte accanto a Zoey, in infermeria, a farle compagna o nella speranza di non dovermi imbattere in nessuno. Mi lavai la faccia più volte e tentai altrettante volte di liberarmi di quel viso non mio, di quella corrucciata ed apatica espressione di una persona che non ero io e che adesso sembrava essere uscita dal mio corpo senza nemmeno darmi la possibilità di decidere su di esso.
    Poi presi coraggio e salii le scale. Su, su, su in direzione della Stanza delle Necessità.
    Dentro, tanti volti noti che probabilmente non avrebbero riconosciuto il mio, che tenevo basso a guardarmi i piedi mentre entravo e rapidamente poggiavo le spalle nella zona più lontana, contro un muro freddo.
    Non avevo un rapporto così stretto con Liam, ma aveva segnato parte della mia vita in un modo o nell'altro. Eravamo colleghi di musica, suonavamo insieme da un bel po' di tempo ed anche senza essere migliori amici o fratelli o qualsiasi altra cosa, era comunque un legame che in un modo o nell'altro ti teneva stretto.
    Scoprii che Lestat era partito, non aveva di certo da dare conto e ragione a me, questo è sicuro, non ero la sua fidanzata, ma avrei voluto salutarlo. Guardando Liam che dormiva nel suo sonno eterno, pensai a quanto sarei stata incapace di esprimere i miei sentimenti nei confronti di Lestat che avevo consciuto anche grazie al grifondoro disteso sul morbido letto.
    Non mi importava dove fosse, volevo soltanto che fosse al sicuro, lontano da tutto il dolore e la sofferenza che aveva avvolto il castello.
    Ed io, volevo andarmene.

    Purtroppo non si comprese bene le motivazioni della sua sparizione repentina scomparsa di Liam... Ma la notte del 2 Dicembre 2014 molti studenti di Hogwarts partono alla ricerca del ragazzo che, non si sa per quale motivazione, è stato rapito. Pauline partecipa a questo evento ed è lì che per l'ultima volta vede Lestat, il ragazzo di cui è tanto innamorata ma che, purtroppo, dopo quell'evento deciderà di trasferirsi lontano da Hogwarts. La ragazza, come tutti quanti, ritorna scossa da questa orribile notte e, in realtà, profondamente cambiata. (Se vuoi leggere di più riguardo la vicenda: qui)
    Jiselle ritorna ad Hogwarts, Pauline casualmente la incontra, il 21/1/2015, nel momento in cui quest'ultima è appena arrivata, non è mai stata così tanto felice, la ragazzina prova un profondo senso di amicizia nei confronti di quella che vede come una sorella maggiore, come un punto di riferimento in quell'ultimo periodo un po' difficile.

    [...] Poco dopo la docente propose una prova pratica solo e soltanto a chi si sentiva in grado. Interessante, la docente avrebbe scagliato l'incantesimo Legilimens sulla loro mente alla ricerca di un piccolo ricordo, nel tentativo di invitare i ragazzi ad apprendere il modo migliore per svuotare la mente. Dopo una serie di compagni di classe, la ragazzina alzò la mano e si pose davanti alla docente. Era davvero una bellissima donna e si soffermò ad osservarla attentamente prima che ella decise di scagliare l'incantesimo contro il cervellino della serpeverde. Chiuse gli occhi, e vide tutto nero. All'interno della sua mente il mondo era diventato nero pece, quella tipica sensazione che si ha quando si chiudono gli occhi. Poteva sentire il contatto delle pupille con l'interno delle palpebre ed i muscoli che automaticamente e lentamente si allentavano. Strinse gli occhi e provò a pensare al vuoto, al nero più profondo, alla gola silenziosa di un pozzo vuoto.
    Nel nero, silenzioso, però, vide una flebile luce azzurrognola che già aveva visto poco prima, mentre si trovava all'interno del cervello del medico pazzo. Vide quel serpentello argentato che si muoveva con la stessa grazia della Cariou, nella direzione di qualche suo ricordo, come se stesse titubando nel cercare.
    Purtroppo, la sua mente diventò più colorata. Si era distratta all'idea che la donna avesse iniziato a curiosare nella sua mente che fu rapido il cambiamento dell'ambientazione.
    Aveva visto se stessa voltarsi verso Jiselle, poche ore prima ed osservare il banco vuoto di Lestat al loro fianco, poi lo sguardo rivolto alla docente, il cui legame con Lestat era certamente la figlia, ed il pensiero di non riuscire a guardarla negli occhi, convinta perfettamente di essere stata vista. (E diciamolo, farsi vedere o meno, adesso era riuscita a sbattere tutto in faccia alla docente. Brava Pauline, brava, tu sì che ti sai rendere la vita facile.) E alla docente fu forse fin troppo semplice raggiungere la scia luminosa che collegava la sua mente ai ricordi di quel giorno d'estate passato a festeggiare il diploma di Medea.

    - Salve Pauline, ti trovo... Incantevole! -
    Nonappena sentì la voce di Lestat rimbombare all'interno della propria testa ed il proprio sospiro mentre si vedeva entrare nella sala comune della propria casata. Strinse i pugni, si morse le labbra e chiuse gli occhi con così tanta violenza che probabilmente avrebbe avuto dolore alle palpebre per qualche minuto. Tutto doveva necessariamente ritornare ad essere nero.
    A poco a poco, mentre si vedeva all'interno della sala, mentre consegnava fra le mani di Medea la confezione del ritratto che le aveva fatto, la ragazzina vide ( e fece ) sparire rapidamente tutti i partecipanti. Frost, Mirach, Jiselle, la stessa Medea.
    Poi rimase solo lei, a guardare se stessa e dio solo sapeva quanto avrebbe voluto urlare di fermarsi. Eppure continuava impellente a poggiare lo sguardo in quei ricordi che probabilmente alla docente interessavano più del dovuto. Chiuse gli occhi ancora più forte ed il suo respiro si fece troppo pesante. Nel momento esatto in cui pensò di non farcela più, vide l'immagine di se stessa urlare di smettere. E ad un suo urlo immaginario, il suo cervello ritornò ad essere nero.
    Lentamente in uno sfumarsi cauto delle immagini, come in un televisore babbano che si spegne a fatica, la ragazzina vide scomparire on una serie di tremolanti fili di colore tutto ciò che aveva riportato alla memoria, piazzando fra lei e l'incantesimo della docente, che adesso era ritornato ad essere soltanto una flebile nuvoletta azzurrina, un muro. Una muraglia invalicabile che bloccò la docente e che le fece capire che dopo una serie di interferenze, era riuscita chiaramente ad ottenere il proprio controllo della mente. Almeno per quelle decine di minuti che avevano messo in contatto le loro menti.
    Quando la docente comprese che non era necessario continuare a cercare all'interno della sua mente, la ragazzina si sentì svuotata di quella presenza che le aveva fatto pulsare con violenza la testa e che adesso aveva la possibilità di riaprire gli occhi e voltarsi di scatto, senza nemmeno guardare in volto la docente.
    Tutto troppo imbarazzante. Si sedette accanto a Jiselle, con aria dannatamente sconvolta, mentre scuoteva la testa e prendeva una serie di fogli per scrivere qualcosa. O almeno per distrarsi.
    Liam non c'è più, Lestat nemmeno e Pauline non ha più motivo di far parte della Band ch tanto l'ha cambiata negli anni precedenti. Anche Erik Mor decide di smettere di farne parte ed il suo stato d'animo colpisce anche Kyla Lyram, una ragazza con cui Pauline inizierà a fare amicizia in un giorno particolare. Durante la lezione di Manipolazione della Mente, (lezione) la ragazzina si troverà a che fare con delle pratiche molto interessanti, non a caso quella è una delle materie che la ragazzina preferisce. Durante la prova pratica del Legillimens, la docente tenta di entrare nella mente della ragazzina che, grazie a lei, vede riaffiorare ricordi che la fanno star bene e male allo stesso tempo. Dopo la lezione, Pauline andrà a trovare Kyla che, chiaramente, dopo una lezione così dolorosa ha avuto un mancamento ed è stata portata in infermieria. Lì, le due si ritroveranno a parlare, facendo nascere una nuova e dolce amicizia. (Can a wounded heart heal?)
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    La serpeverde, verso metà dell'anno scolastico, Pauline riceve la carica di caporedattore al giornale scolastico della scuola, L'Eco di Hogwarts pubblicando ben due numeri sotto la sua supervisione: il sesto numero ed il settimo numero.
    Mesi e mesi dopo il tragico evento che riguardava quell'orribile notte di Dicembre, la ragazzina così come tutti gli altri serpeverde, viene invitata a partecipare ad una riunione speciale in sala comune. I prefetti ed il caposcuola decidono di parlare di quell'evento in modo tale che tutti possano sapere l'accaduto e discuterne insieme, ma quando i toni si alzano William, il loro caposcuola, prova a placare gli animi regalando ad ognuno di loro un bracciale a forma di serpente che la ragazzina conserva come se fosse il suo cimelio più importante «Sono magicamente legati tra loro. Se solo uno di voi vorrà che gli altri lo raggiungano è necessario toccare un occhio del serpente e concentrarsi per richiedere aiuto. Immediatamente tutti gli occhi degli altri bracciali inizieranno a brillare ad intermittenza, sempre più rapidamente man mano che ci si avvicina al bracciale che è stato attivato.»

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    Le ultime due lezioni dell'anno sono state parecchio interessanti. La giovane serpeverde insieme alla classe del Professor Duvall parte all'avventura alla scoperta di una nuova scuola della magia, l'Antico Tempio di Sekhmet, in Egitto, è la meta da loro designata per questa ennesima gita. Attraversando il passaggio per lo smistamento, la serpeverde si ritrova smistata nella casata dello Struzzo, appartenente al Dio Egizio Ma'at. Si divide fin da subito dai compagni di clase perché insieme ad un ragazzo del luogo, Najjar, che l'accompagna lungo un percorso in stile caccia-al-tesoro attraverso la biblioteca della scuola, che avrebbe portato ad affrontare, tutti insieme, un'indovinello posto da una sfinge. Purtroppo i ragazzi di Hogwarts non riescono a passare il test, fallendo nel formulare la risposta, ma vengono fortunatamente salvati dal docente che interviene evitando alla sfinge di colpirli.

    Davanti a sé aveva il grande disegno del sigillo che avrebbe dovuto disegnare sul proprio braccio. Mosse la bacchetta dalla mano destra alla mano sinistra e viceversa come a scegliere con quale mano avrebbe preferito tracciare il sigillo. Optò per una tradizionale mano destra e con un rapido gesto si tirò su con la mano la manica della felpa.
    La pelle candida della ragazzina quasi riluceva alla luce delle candele ed una sottile e chiara peluria ricopriva la parte che adesso si poggiava contro il tavolo freddo. Osservando il simbolo che si ritrovava davanti, con lentezza posizionò la bacchetta in direzione della pelle ed in un sussurro pronunciò l'incantesimo che avrebbe dovuto utilizzare. -"Corpus Haurias!"-, sospirò, mordendosi le labbra mentre con lentezza realizzava una prima circonferenza di un diametro di non più di otto centimetri, e con lentezza vide la magia fluire dalla punta del suo catalizzatore e raggiungere la pelle della ragazza, tutta concentrata nel realizzare un cerchio quanto più possibilmente perfetto. Il colore della scrittura di Pauline era un bel verde molto chiaro, quasi tendente al verde acqua, ed il cerchio, tracciato in quella tonalità adesso così luminosa, gradualmente si andò scurendosi, fino a diventare completamente nero. Allo stesso modo, la ragazzina procedette per disegnare la stella all'interno del cerchio che poco prima aveva tracciato. Iniziò dalla linea verticale pià a destra. Dal basso verso l'alto, fino a toccare in una corda all'inteno della circonferenza, la zona opposta. Simmetricamente, scese lentamente verso il basso, realizzando una sorta di lettera V capovolta. Per assicurarsi di star facendo tutto bene, la ragazza attese che anche di queste due tracce, la tonalità passasse rapida verso il nero, per poi proseguire con il resto della stella. Una volta tracciato tutto il simbolo principale, la ragazzina allungò il braccio verso l'alto, come a volersi stiracchiare e sospirò, ritornando al proprio operato. Iniziò dallo stemma in alto a destra, era una linea spezzata che somigliava tanto ad un vermicello. Lo disegnò tranquillamente, seguito anche dalla piccola codina che intrecciava la fine della decorazione.
    Il secondo simbolo, poco sotto il primo, sembrava una specie di lettera Y capovolta, e così la ragazzina la disegnò, curandosi poi di decorarla alla fine con un tagliettino trasversale. Quando anche questo diventò nero, la ragazzina procedette con gli altri tre simboli, per poi adagiare la bacchetta di lato e liberarsi di quel muscolo che sulla schiena tirava fin troppo.
    Mosse le braccia, si massaggiò le spalle e poco dopo osservò il quaderno degli appunti per capire come procedere. L'incantesimo che le era venuto subito in mente era il "serpensortia". Era un incantesimo semplice, ormai l'aveva fatto diecimila volte, e la ragazzina annuì a sè stessa mentre prese la bacchetta in mano e con essa, prima di tutto, si grattò la zona di pelle appena decorata dal simbolo. Chiudendo gli occhi, la serpeverde strinse la bacchetta e fece in modo di non sentire alcun rumore intorno a lei. Con un sorriso pronunciò l'incantesimo -"Serpensortia!"- con voce così bassa, come se non si volesse fare sentire da nessuno, come se quello fosse un minuscolo e piccolo segreto. Tutto l'intero simbolo si illuminò, mostrandosi in tutto il suo splendore verdastro, e lentamente, insieme ad un nuovo simboletto centrale, si spense, ritornando nero e scuro come mai.
    La ragazzina poco dopo, però, posò la bacchetta da un lato. Rimase ad osservare un attimo il simbolo impresso sul proprio braccio e si alzò lentamente, osservando con la coda dell'occhio tutto il resto, i compagni che compievano gli stessi gesti, la docente che attendeva chissà quale catastrofe naturale.
    La ragazzina si mise di lato, rimanendo alle spalle dei compagni di classe come se non volesse farsi vedere da nessuno. Chiudendo il pugno, allungò il braccio sinistro in avanti ed osservò le vene pulsare lentamente sotto il disegno appena tracciato. Era emozionata, interessata e quanto mai spaventata da ciò che avrebbe potuto vedere, ma sorrise proseguendo con ciò che avrebbe dovuto fare.
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    Poggiò la mano sulla sua pelle, le due dita, indice e medio, esattamente al centro del simbolo che aveva tracciato. Come se avesse nascosto le dita dentro un barattolo di vernice, le falangette si illuminarono di quel tenue verde chiaro che rese luminoso anche il simbolo appena realizzato. Era una strana sensazione, una sensazione di completezza di pura armonia. Chiuse gli occhi, mentre lentamente alzava le dita e dal centro dello stemma fuoriusciva una specie di bolla leggermente allungata. Quando arrivò alla distanza debita, la bolla con un sonoro "plop" si staccò dalla pelle che adesso ritornò perfettamente candida, e rimase sospesa in aria fino a quando la ragazzina non si premurò di posizionare il pollice al di sotto di quella piccola sferetta bianca che si era formata. Fluttuava lentamente e sembrava roteare su sé stessa in moti dall'apparente mancanza di significato. Era una produzione molto lenta, probabilmente perché la ragazzina era decisamente alle prime armi, ma l'emozione di quella situazione la rese decisamente sbalordita. Continuando a roteare su sé stessa la bolla bianca iniziò a screziarsi di un verde scuro. Un verde caldo, anche un po' cupo, che iniziò come una piccola pallina al centro che si mosse con lentezza seguendo i moti casuali della sfera. Lentamente, i moti divennero sempre più veloci, la piccola sfera verde all'interno divenne una lunga scia verdognola che continuò a roteare sempre più rapidamente, fino a quando non si videro chiaramente due piccoli occhietti rossi trasparire attraverso la sfera che si era allargata abbastanza da stare sul palmo della mano della ragazzina (che era una bella mano grande), ed era diventata di un bianco così tenue da diventare trasparente. Gli occhietti rossi si aprirono e si chiusero in un istante, mentre la sfera continuava a ruotare su sé stessa, la ragazzina potè notare delle scaglie luccicose ed argentee che si trovavano all'interno della sfera, che adesso accompagnava nei suoi moti con movimenti lenti di entrambe le mani. Con gli occhi spalancati, la ragazzina osservò lo spettacolo che aveva appena realizzato e quasi pianse, dall'emozione di vedere una creatura formarsi fra le sue mani come all'interno di un ventre o di un uovo. Lentamente allungò le mani con un gesto decisamente elegante in direzione del terreno, la bolla bianca scomparve, scoppiando silenziosamente per dare alla luce ad un ben serpentello verde scuro, con gli occhi rossastri, dalla lunghezza di una ventina di centimetri.
    Possiamo dirlo, Pauline sarebbe potuta morire lì da tanto splendore.
    L'ultima lezione dell'anno, per Pauline, sarà un'interessantissima lezione di Antiche Rune e Simbolismo Magico. Essendo un anno avanti, rispetto al percorso di studi, la serpeverde di lì a poco dovrà conseguire i primi G.U.F.O. della sua vita, e l'ultima lezione ha fatto sì che la ragazzina si innamorasse sempre di più di questa materia. Durante la lezione, la professoressa Powell ha spiegato ai pochi ragazzi della classe una serie di sigilli molto interessanti da poter utilizzare in qualsiasi occasione.
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    Uno di questoi è il Tranello del Diavolo che permette di incamerare al suo interno, se impresso sulla pelle, dei semplici incantesimi magici. La serpeverde rimane meravigliata da cià che riesce ad apprendere durante quell'ultima lezione. Pauline, però non parteciperà al ballo di fine anno. Troppo presa da pensieri che non riesce a spiegare, quell'anno deciderà infatti di rimanere in camera e sprattutto di andare al ballo sotto mentite spoglie, come una sorta di ultimo atto finale di quella che non è altro che quel genere di ragazza che lei tanto vorrebbe essere ma che mai è risuscita ad essere.
    Genevieve Abadìe partecipa al ballo con un lungo abito verde, ornato delle più luccicanti decorazioni. Vuole essere una vera principessa, lei, in quel giorno speciale che le fa emozionare e allo stesso tempo la fa stare in continua tensione.
    Al ballo si destreggia tranquillamente al fianco di compagni e non, fingendo di essere qualcun altra con la maestria di un'attrice, sfoggaiando il suo più nascosto accento francese nel tentativo di vedere se davvero ci fosse qualcosa in lei che non va tale da poter essere migliore nei panni di un'altra. Al ballo interagisce con molti, da Aidan ad Isobelle, con Rassel McMillan ed altri suoi compagni. Ma l'incontro che più la copisce è il lento ballato con Ragnar Crossnight, un ragazzo di primo anno che incontra lì e con il quale si sofferma a danzare prima della fine della festa, quasi rubandolo alla sua accompagnatrice.
     
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    Quarto Anno

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    Quarto Anno -
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    E' piena estate quando Pauline trova all'interno di un quaderno che riporta il nome di Genevieve un bigliettino che recita le parole: "La luna piena sorge fin troppo alta sopra Hogwarts e l'oscurità sta prendo il sopravvento. Se vuoi proteggere veramente il castello, segui questo messaggio e ne varrà la pena".
    La ragazzina è spaventata, quando si accorge che qualcuno, nella scuola, ha notato quel suo divertente e forse non più gioco di maschere e scambi tanto che sente come una sorta di vuoto che la fa partecipare all'incontro dei Silver Bullet.
    La cosa che la spaventa più di tutto è vedere Stephan, suo amato amico, a capo di questo gruppo e che, soprattutto, ha preferito quel suo alter ego a lei. All'evento partecipano anche altri compagni di scuola di Pauline: Mirach e Perseus, Jiselle e Alexander. Nesuno di loro sembra riconoscerla, e soprattutto la ragazzina tenta di mantenersi quanto più possibile distante per evitare di dare troppo nell'occhio. Purtroppo il progetto non va avanti e pochi mesi dopo l'inizio della scuola, il gruppo si scioglie.
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    - Venite, forza! – Trascinò sua madre per un braccio, mentre Simon le seguiva con il carrello. Kira, con tutto quel rumore, si era agitata, affondando gli artigli all’interno della tasca della fanciulla ma lei non vi badò affatto.
    - Pauli! Ciao! Pa’, ma’, loro sono i genitori di Lina, di cui vi ho parlato… - guardò dubbiosa suo padre che, al contrario di quanto si aspettava, stava esibendo un sorriso genuino nei confronti della sua goccia d’acqua che lo fissava. Ora il suo compito era concluso, erano adulti e si sarebbero spiegati da soli. Del resto, una volta appurato che quei due erano identici, nati lo stesso giorno, nella stessa città, che Simon non somigliasse affatto ai suoi genitori, le due fanciulle avevano fatto due più due di loro spontanea volontà. – Il treno sta per partire, Lina andiamo? Devo ancora caricare tutto… cerchiamoci uno scompartimento, che ne dici? – Strinse forte il piccolo Patrick Jake, promettendo che sarebbe tornata per Natale se fosse riuscita e che avrebbe mandato Fuar ogni settimana con una lettera solo per lui che gli avrebbe letto la mamma.

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    Si era scambiata una miriade di lettere con la ormai non più presunta cugina. Zoey, la caposcuola grifondoro, non riusciva a credere al fatto che Pauline era riuscita a ritrovare i documenti originali che attestavano che i figli Ledrec erano quattro e non solo tre, e nessuna delle due riusciva a credere al fatto di aver trovato, così per caso, un parente dentro Hogwarts.
    Quella mattina, però, avvenne un fatto strano.
    Sappiamo tutti che Pauline non è una facilmente impressionabile. Deve succedere proprio qualcosa di spaventoso per farle tremare le gambe ma quando vide una piccola scatoletta collocata al centro del proprio letto, precedentemente sistemato e sgombrato di qualsiasi cosa, non fece altro che farla rabbrividire. Per un attimo esclamò un "VICTOR!" a gran voce, come se volesse sgridare il fratellino di averla fatta spaventare, ma la risposta da dentro la doccia del ragazzo le diede conferma che, no, non era stato lui.
    Le sue convinzioni sugli spiriti presenti all'interno della propria casa dovevano rimanere tali, ma quando la scatoletta si aprì da sola, la ragazzina per un attimo non urlò.
    Era un vecchio carillon, ed adesso ricordava perfettamente dove l'aveva visto. Era collocato nel vecchio mobile della stanza del nonno e non aveva mai osato toccarlo dato che si trovava nella zona della nonna della stanza, tenuta perfettamente immobile come un santuario. E allora tutto le fu chiaro, sicuramente quei passi lungo le scale non erano di uno spiritello o di un poltergeist, ma di qualcuno che - finalmente - aveva fatto comprendere alla propria nipotina qual era la verità.
    Dentro di esso, una coppia di foto, qualche pezzetto di carta ed una lettera ripiegata. Nonappena lesse "Per Simòn e Philibert." in una calligrafia curvilinea e piena di ghirigori delicati, tutto le si fece chiaro nella mente e sorrise, stringendo il carillon al petto prima di richiuderlo. Le sembrava di essere in uno di quei film babbani dove tutto era possibile, non riusciva a credere di avere la risposta a tutte le sue domande lì, fra le proprie mani, pronta per essere mostrata al mondo. Pronunciò l'incentesimo Gemino in un sussurro per poter riporre l'originale della lettera al proprio posto e posizionare le altre due copie dall'altro lato del letto. Sorrise, stringendosi nelle spalle tutta emozionata mentre riponeva anche quest'ultima lettera dentro il proprio zainetto pronto, insieme ad una valigia ben capiente, pronti entrambi per la giornata successiva, il momento magico del ritorno ad Hogwarts.
    Era il primo settembre 2015 e Pauline si apprestava a camminare lungo tutta King's Cross insieme al proprio padre, alla propria madre e a Victor che, per colpa dei suoi problemi di salute, sarebbe entrato ad Hogwarts qualche mese dopo, dato che dovevano fare un'altra serie di analisi. Lì, poté perfettamente vedere la capigliatura bionda e boccolosa di Zoey che, insieme ai suoi genitori proseguiva verso il punto d'incontro.
    Poteva vedere l'espressione del proprio padre meravigliarsi quando, davanti a sé, vide l'esatta copia del proprio viso, ma la cosa che fece più ridere la serpeverde fu l'espressione quanto più divertita della madre, che con un sorriso strinse la mano del marito e indicò l'altro uomo con la testa. "Loro sono i genitori di Zozò... E credo che voi due dobbiate leggere questa..." Mugugnò, la serpeverde, piazzando la lettera contro il ventre del padre prima di baciarlo sulla guancia, baciare la madre ed il fratellino prima di fuggire insieme a Zoey dentro il treno. -E' fatta...-
    Il primo giorno dell'anno scolastico arriva alla velocità della luce. La serpeverdina per la prima volta si tiene in contatto continuamente con l'amica, una nuova scoperta che la emoziona oltre ogni altra cosa. Un raro caso di coincidenza che fa battere il cuore, notando le somiglianze fra i loro padri Zoey e Pauline scoprono che fra loro c'è un legame più forte della semplice amicizia.
    La serpeverde, inoltre, a casa trova dei documenti che attestano la reale parentela fra il padre e quello di Zoey i quali fanno le loro conoscenze il primo giorno, davanti all'espresso per Hogwarts. {WE GOTTA GO BACK TO HOGWARTS}
    Lo scompartimento 009 , invece, sarà il luogo di incontro con le altre compagne di scuola: all'interno dello scompartimento, infatti, Pauline incontra Irene, Jiselle, Rayne e Anezka. Il loro viaggio sarebbe proceduto normalmente se non fosse entrata una strana persona: la venditrice di dolci del treno che, quel giorno, non aveva intenzione di servire i ragazzini se non avessero risposto correttamente a degli indovinelli.
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    L'anno scolastico si apre con una serie di grandi novità: la serpeverde con le prime lezioni dell'anno scolastico inizia ad apprendere quegli incantesimi importanti che sono alla base della cultura magica di ogni studente. Pauline durante le lezioni di Difesa contro le arti oscure, infatti, impara ad evocare il suo Patronus che prima si presenta come una piccola nebbiolina argentea e che poi, con l'allenamento non diventa altro che un bellissimo barbagianni in ricordo del legame profondo e sempre forte con il proprio padre.
    Il dieci settembre duemilaquindici, Pauline si ritrova quasi richiamata ad uscire dalla propria sala comune dove, inaspettatamente, vi trova la cugina, Zoey, con l'espressione sconvolta di chi non ha smesso di piangere nemmeno un istante (X). Passa con lei un po' di tempo, nella speranza di poter farla stare meglio ed il discorso devia su un probabile interesse della serpeverde nei confronti del prefetto della propria casata, Stephan. Per lui, che lei considera un migliore amico, la ragazza non capisce bene cosa prova, ma di certo non è quello il momento in cui pensarci.
    Durante una delle gite organizzate dal professor Duvall per la materia di Magia Internazionale (x), Pauline visita la Scuola di Magia Danese, dove viene smistata nella casa dei Serpenti Marini attraverso una particolare prova e successivamente incontra Oscar, uno studente piuttosto simpatico, o forse non per Pauline, che le insegna a pattinare! Pauline inoltre, partecipa alla gara organizzata dal docente e grazie alla quale vince anche un premio! Il docente, infatt, regala alla serpeverde una statua con le sembianze di un serpente marino che "Sono fatti di ghiaccio perenne e per di più incantato, nulla potrà mai scioglierli. Oltre ad essere molto belli hanno anche un'altra particolarità: funzionano più o meno come uno spioscopio, si illuminano di luce rossa se nella stanza c'è qualcuno che vuole farvi del male." Si salutano, lei ed Oscar, alla fine dell'esperienza ed il ragazzo le regala una collana con un fiocco di neve.
    Per Pauline, quindi, il tempo sembra passare veloce e la serpeverde non ha affatto tempo per pensare ai sentimenti che prova nei confronti di Stephan, sembra avere dimenticato Lestat e subito riceve una richiesta di un appuntamento proprio durante la lezione di Magia Internazionale da parte di Jon William Victoria-Mor, caposcuola corvonero, con il quale passa una piacevole serata senza nulla di eclatante (x).
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    Le lezioni passano velocemente e Pauline sembra sempre di più affaticata da qust'anno scolastico tanto che vacilla, sempre più lentamente, ma ancora non si abbandona sconfitta. Il 25/10/2015 Pauline partecipa ad un corso organizzato dall'Ufficio Misteri: la simulazione di età adulta, l'approccio con i draghi! Pauline, soddisfattissima di ciò che sta facendo e, durante l'allenamento col drago, la ragazzina entra in contatto con un Occhiodopale degli Antipodi, una bellissima specie di drago con il quale non entra subito in sintonia, ma con il quale inizia a legare con lentezza.
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    Pauline, inoltre, in questo periodo inizia a subire sempre di più la batosta della propria condizione scolastica: la media scolastica cala e incombe sullo stato d'animo di Pauline che per tutto l'anno latita tra una lezione mancata ed una con scarsa presenza, mentre dentro di sé cela un segreto. Genevieve, la sua sorta di alter-ego, è sempre l'individuo più giusto per liberarsi di quella strana sensazione di inadeguatezza, ma purtroppo per Pauline la situazione degenera, tanto che per sbaglio si lascia scoprire da Stephan, suo concasata e migliore amico (X). E' in quel momento, seduti contro il muro della sala degli arazzi, che Pauline capisce di provare solo un puro amore fraterno nei confronti del compagno serpeverde e soprattutto rivela all'amico il suo grande segreto.
    Il 19/12/2016 Pauline partecipa alle selezioni di un gruppo scolastico, gli Elettricisti Anonimi (x), un gruppo di studenti che sentono, come lei, la profonda mancanza della tecnologia nelle mura di Hogwarts. Lì incontra Joachim Morley, un piccolo studente tassorosso e con un bellissimo grembiule verdeacqua realizza una torta nella pasticceria di una parente di Amethyste.
    Viene poi presa nel gruppo con somma gioia della serpeverdina.
    Il giorno dopo, invece, incontra la sua tutorata, Audrey Hastings, una giovane serpeverde tutto pepe e poca simpatia che però riesce a conquistare alla grande con la torta preparata proprio in giorno prima.
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    Le labbra di Lestat erano talmente vicine a quelle della ragazzina serpeverde che poteva quasi sentirne il sapore. Quel misto di gelidità e piacere che le faceva fremere lo stomaco nonostante si trovasse davanti a quella che sarebbe stata la versione eterna di Lestat e non colui con cui poter crescere insieme. Per nulla al mondo avrebbe desiderato essere condannata ad una vita eterna e profondamente sola come quella che poteva prospettarsi per una creatura del genere, ma non per questo motivo aveva intenzione di lasciar scappare via il ragazzo da lei un'altra volta. No, almeno non senza mettere un punto alla situazione che le aveva riempito il cuore di sofferenza per quei mesi. Che dopo il punto ci fosse un altro paragrafo o semplicemente la parola "fine", la ragazzina non lo sapeva, ma beh, una cosa per volta.
    Era bello sapere che dovevano uccidere Lestat per permetterle di averlo così vicino. Sorrise fra sè, un sorriso amaro nel constatare l'appena detta informazione che mentre con la mano sinistra continuava a sfiorare la stoffa della sua maglia, con la destra alle sue parole sussurrate all'orecchio andava a sfiorare il suo viso, in una lenta carezza, non romantica, proprio affettuosa, di chi ancora non crede di avere davanti qualcuno che non vedeva da così tanto tempo. "E che c'è di male..." Esordì qualche istante dopo alla sua considerazione su Giuliet. Perché non poteva continuare fra loro? Da una parte ne fu lieta, non avere più tra i piedi la ormai ex del ragazzo che si trovava davanti era effettivamente la soddisfazione più grande della situazione, ma d'altra parte, come poteva anche solo pensare di poter aggiungere un nuovo paragrafo a quella situazione, se le premesse erano quelle? "Essere immortale può avere i suoi vantaggi. Se vivi una vita eterna completamente da solo credo che sia meglio morire." Pigolò di nuovo, notata la nuva distanza che li separava, le sue labbra che un po' fremevano nel lento desiderio di averlo di nuovo così vicino. Ma beh, se aveva deciso di allontanarsi un motivo ci sarà, forse.
    Osservando con lentezza la propria mano ancora poggiata sul suo viso, sfiorò la rada peluria che caratterizzava il volto del sempre eterno ragazzo, soffermandosi a carezzarne la guancia col pollice con l'espressione di chi, da un momento all'altro, si sarebbe messa a piangere senza destare alcun sospetto. Un'espressione rasserenata, non sofferente, quell'espressione che hai quando vedi qualcosa che ti emoziona. "La mia vita è insignificante come al solito, ma ci sto bene." Sussurrò allontanando la mano dal suo viso lasciandola cadere distrattamente lungo il proprio corpo, abbandonata mentre ancora la sinistra sfiorava il suo petto. "Avresti dovuto avvertirmi. Sai perfettamente quanto tenga a te, nonostante continui a far finta di non saperlo. Spero che con l'eternità imparerai a trattare bene le persone che tengono a te."
    Il giorno di San Valentino, per Pauline, è il giorno migliore e peggiore della propria vita. Ad un evento per single organizzato dai Tre Manici di Scopa (X), Pauline reincontra Lestat, purtroppo cambiato in quanto è diventato un vampiro.
    La ragazzina incontra Lestat e tutto il mondo sembra bloccarsi in un solo istante. Non riesce nemmeno a terminare di parlare con lui che il ragazzo sparisce, lasciandola di nuovo lì, sola, e con un enorme senso di vuotezza nello stomaco. Da quell'istante in poi, Pauline probabilmente non penserà più a Lestat.
    Forse.

    E' a maggio che Victor, il fratello di Pauline, si trasferisce a scuola per saggiare due mesi di prova ed il periodo, per la serpeverde, non è dei migliori. La carenza scolastica ed i continui pensieri sembrano affollare la mente della ragazzina la quale inizia a vacillare durante lo studio scolastico, nonostante gli interessi attivi ed i tentativi di dare il meglio.
    Ed è qualche giorno dopo che, dopo un litigio animato col suddetto fratello, incontra un giovane grifondoro, Viktor Houston alla rimessa delle barche. E' lì che scopre che, quanto è piccolo il mondo il ragazzo sembra essere estremamente interessato proprio ad Audrey! (Nope.)


    [...] Entrando all'interno della stanza la porta si chiuse alle proprie spalle e tutto fu buio.
    Dentro, quindi, le luci illuminarono una stanza asettica, dalla luce bianca e gelida che si rifletteva sulle piastrelle biancastre molto tipiche di una stanza di ospedale. La ragazzina si guardò intorno, scorgendo uno specchio che la ritraeva più adulta fino a quando non venne distratta da una voce, una voce tremendamente simile alla propria ma che le fece destare un brivido. Voltandosi vide solo un paio di occhi verdi coperti da una mascherina ed un cappello che, contenitivo, liberava a fatica soltanto qualche ciocca rossastra che si avviluppava in sé stessa in dei bei riccioli.
    Non riconobbe subito la figura della ragazza che sembrava proprio un'autopsista, e si limitò ad osservarla con espressione terrorizzata.
    "E' lei la signorina Ledrec?"
    chiese.
    "S-sì..." Annuì, lei, osservando la ragazza con espressione spaventata. Lei quindi, segnò qualcosa nella propria cartelletta prima di spostarsi da un lato ed aprire uno scomparto sul muro. Da esso fuoriuscì un corpo, esanime, coperto da un velo candido che lasciava però intravedere chiaramente chi vi fosse sotto. Dei lunghi capelli biondo cenere scivolavano lungo il bordo del lettino e Pauline sbiancò. Successivamente, la donna aprì altri tre scomparti, uno di fianco all'altro, e la ragazzina scivolò in ginocchio, ansante.
    "C-cosa... Cosa cavolo..." Mormorò, chiudendo gli occhi, mordendosi le labbra mentre tutto sembrava crollare. "Mi dispiace, signorina, è venuta lei per il riconoscimento, se non ce la fa può venire in un altro momento..." Mormorò, la giovane donna mentre, lentamente, si sfilava la mascherina e mostrava un sorriso un po' sgembo e pieno di inquietante serenità. Quando la ragazza alzò lo sguardo in direzione della donna, per un attimo rabbrividì ancor di più: "G-genevieve?" Ansimò, vedendola mentre armeggiava con bisturi, seghetti e coltellini con l'espressione di chi si aspettava di essere riconosciuta prima. "Com'erano divertenti, quando si dimenavano per difendersi da tuo fratello..." Mormorò, la ragazza, scuotendo la testa mentre i capelli si liberavano lungo il proprio collo. "Ha ucciso tutti quanti, lui. Victor, il nostro caro fratellino piangeva, cercando te..."
    "M-Ma... Ma tu non sei reale... Io sono te, Genevieve... Io ti ho inventato... Io... Tu non sei reale...!" Ansimò, la ragazzina, alzandosi prima di avventarsi contro quella che non è altro che una propria copia, tremando forte con tutto il proprio corpo. "Io sono reale, Pauline... Proprio reale..." Sussurrò, prima di sfiorarle gli occhi con le mani e cambiare l'ambientazione. Tremò, la ragazza, riaprendo gli occhi al centro di quello che poteva essere il proprio salotto. Il cuore che batteva a mille mentre una scia di sangue lasciava scivolare lun percorso fino alla cucina. Al prorpio fianco, il viso stravolto dalla morte di Costance che continuava ad osservarla e lei, con le mani sporche di sangue. "Sei stata tu!" echeggiava una voce nella sua mente. "Genevieve li ha uccisi, tu sei Genevieve, Genevieve li ha uccisi, tu sei Genevieve!"
    Proprio quando tentò di sfregarle, con forza, violenza e dolore, la porta davanti a sé si aprì, dando alla ragazza la possibilità di ritrovarsi con i propri compagni, anche loro stravolti, pronti per proseguire quella strana avventura.




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    Che posto orribile che era Durmsdrang. [...]
    Da quello che comprese, la ragazzina venne smistata in un corso che stimolava gli studenti alle pratiche mentali e allo stesso tempo fisiche, legate tutte al proprio io e alla possibilità di convertire il proprio essere in un altro. [...] A quel punto, Maximillian, il ragazzo che l'aveva accompagnata dentro il vascello. Le si sedette al fianco mentre la serpeverde tentava di trattenere delle lacrime e con un sorriso iniziò a tagliare la fettina di carne per la ragazza. Una volta quindi conficcata la forchetta su un pezzettino glielo porse con un sorriso leggermente accennato. "Brutto, eh? Vivere lì dentro..." mogolò, quasi paterno, mentre la ragazzina mordeva la propria carnuzza con gli occhioni verdi lucidi e diretti verso di lui. "Io ci sono stato cinque mesi, lì dentro... Due secondi che durano cinque mesi. Cinque mesi in cui ho amato una donna e l'ho vista morire." Sussurrò addentando un pezzettino di formaggio con una fettina di pane. La ragazzina tremava un po' e lui sospirò piano, sfiorandole la mano in una lenta stretta. "Ci sono persone che da lì dentro nemmeno riescono ad uscire, se sei riuscita a fare riaprire la porta, significa che sei una donna forte..." Sussurrò, porgendole con un sorriso un piccolo bracciale intrecciato. Ne aveva due al polso, Pauline si chiese il perché, ma non rifiutò le mani ruvide del ragazzo che le stringevano il braccialetto al polso. "Durmsdrang è un posto orribile, ma noi qui dentro non lo siamo. Finisci di mangiare e poi mi sa che dovete andare via..." Mormorò, mentre la ragazzina si osservava il polso decorato da quell'intreccio di cuoio.
    "P-perché?" mormorò la ragazzina alludendo al bracciale che decorava il proprio polso, tutto questo mentre con l'altra mano inforchettata agguantava un altro boccone di carne. "Per ricordarti di quanto sei forte." Sorrise, scoccandole un silenzioso bacio sulla fronte prima di sentire Duvall che li richiamava. [...]
    L'anno scolastico di Pauline si chiude con un'esperienza estremamente forte. La Gita organizzata dal professor Duvall con la classe di Magia Internazionale ha sede a Durmsdrang, la famosa scuola di magia situata in Bulgaria dove la ragazzina conosce Maximillian, un ragazzo tutto muscoli e dalla simpatia di un pugno nello stomaco, che le mostra il vascello che li avrebbe trasportati alla scuola.
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    La scuola, spoglia e ruvida, li accoglie con una glaciale presenza scenica da far rabbrividire anche l'uomo più coraggioso: tant'è che anche la prova di smistamento risulta essere straziante, per tutti e tre gli studenti. La ragazzina, alla fine della lezione, riceve dal docente un ciondolo con il simbolo dei doni della morte così come, da Maximilian, un bracciale di cuoio intrecciato.

    Pauline infine partecipa al Ballo di Fine Anno (X) al fianco di Jon. Durante la festa incontra Audrey e Stefan Salvatore, il compagno serpeverde che per tanti anni aveva saltato la scuola e che adesso aveva ripreso gli studi. Inoltre, purtroppo, la serata si movimenta un po' troppo, fra tavoli che esplodono e gente che urla, la ragazzina si accorge anche della presenza di Megan, l'ex di Jon.


    Edited by TheFedIvan - 27/5/2018, 00:39
     
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    Quinto Anno

    In amore vince chi resta

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    Quinto Anno - Se il terzo anno di Pauline è stato il primo anno di crisi, il quinto per lei ne è stata l'apoteosi. L'anno scolastico si apre con un ritorno ad Hogwarts nello Scompartimento N°001 lasciandosi alle spalle il fatello Victor, che piuttosto che seguire la sorella decide di percorrere il suo viaggio verso Hogwarts dentro un altro scompartimento. Per la serpeverde questo è l'anno dei GUFO ufficiali, quegli esami che finalmente per lei sanciscono il passaggio dalla giovinezza all'età adulta. O almeno così poeticamente ha espresso il padre prima di scoccarle un bacio sulla guancia prima di vederla allontanarsi.
    Il viaggio dura poco e risulta essere molto piacevole: nello scompartimento la squadra è composta da Mael, il suo migliore amico, Audrey, la sua tutorata preferita, nonché sua futura collega prefetta, Aibell Cavendish, una compagna serpeverde e Ratha, una psicotica giovane grifondoro che subito riesce a seminare il panico nello scompartimento. Tutti sanno della stramba convinzione d'essere un vampiro di Mael, soprattutto Pauline che si diverte a prenderlo in giro da quando lo conosce, ma le parole della giovane grifondoro scassaballe fa pensare subito che i sentimenti di Mael, che fino a quel momento sembravano non condivisi, potevano avere un ricambio. Forse.
    La giovane serpeverde acquisisce la carica più importante all'interno degli studenti della sua casata, come il fratello Costance prima di lei, molti anni prima divenne Caposcuola dei Serpeverde, con l'emozione da parte di tutta la famiglia che in un attimo non fece altro che contare su di lei come nuova stella nel firmamento di soddisfazioni targate Ledrec. Purtroppo per la serpeverde, invece, il declino è alle porte. La ragazza subisce un periodo di puro stress, dovuta ai mille impegni risultanti dalla carica così come un periodo di tirocinio da Ollivander's come assistente che, a fatica, si confà alla routine scolastica.

    Quando Pauline si ritrovò in quell'ambiente, in un attimo ebbe piazzata davanti agli occhi l'enorme fortesta che profumava di vita che si trovava vicinissima alla propria tenuta. Quando il docente si collocò un po' inginocchiato sul terreno, Pauline non perse un attimo per incrociare le gambe a terra e iniziare a giocare coi fili d'erba mentre Wyatt spiegava tutte le informazioni necessarie a comprendere il funzionamento e caratteristiche dell'aura: colore, odore, forma e forza erano le caratteristiche principali di un'aura e Pauline non sapeva per niente quali sarebbero stati i propri. La spiegazione era quasi finita e Wyatt invitò le ragazze ad alzarsi. Pauline si sistemò piano la gonna con le mani mentre il docente sembrava ripetere un mantra che convinse sempre di più la serpeverde a concentrarsi nella situazione: Vedere con Acume, Udire con Chiarezza, Gustare con Purezza, Toccare con Sensibilità e Odorare con Intensità. La natura sarebbe stata la chiave di tutto, grazie ad essa sarebbero stati capaci di attivare l'aura, anche grazie all'aiuto dell'ex corvonero che, rapidamente, poggiò il palmo della mano sul petto di Pauline e scaricò un po' della sua Aura in lei. La ragazza in un attimo, si sentì come spinta indietro da una forza molto più forte di quanto i suoi piedi pensavano di trattenere: poteva chiaramente vedere ancora un pizzico di quell'aura dorata provenire dalle mani del ragazzo che si era spostato ad "attivare" le altre e rimase un attimo col fiato sospeso. Era come se fosse in un mondo completamente diverso, l'aura penetrata in lei le aveva dato una forza tale da ritrovarsi brutalmente scagliata indietro tanto da doversi sedere per terra. Nonappena poggiò le mani a terra, iniziò a sentire come degli aculei trapanarle la pelle: gli steli d'erba, morbidi e candidi, sembravano quasi delle lame quanto era forte la presenza delle piccole punte accuminate così come i granelli di terra stridevano contro la sua pelle un po' umida. In un attimo sentì il grattare dei collant divenire più forte, lo sfrusciare della gonna sulla pelle sfregare la pelle candida con una forza che non pensava fosse percepibile fino a quel momento. Il maglione che indossava, sopra la camicia, sembrava penetrare la stoffa stessa della camicia per grattare la pelle di Pauline ed i capelli, scivolati sul collo della ragazza, le sembrarono avvolgersi a lei in una morsa estremamente forte. Passandosi una mano al collo per scostare i suddetti capelli, la ragazza percepì come una serie di colpi, le si infrangessero sulla mano e nel poggiare di nuovo a terra la stessa poteva quasi sentire la forza con cui le radici dell'erba si aggrappavano al terreno. Portando una mano a raccogliere un piccolo grumo di terra, poteva sentirne gli aggregati che ne facevano parte, riconoscere la morbidezza delle particelle umide di terriccio misto a quel pietrisco inconsistente e vetroso che sembrava graffiarle le mani. La vista l'era diventata d'un tratto in 4K, i colori di una vividezza che non aveva mai percepito, lo sguardo che adesso si muoveva a destra, a sinistra, sopra e sotto alla velocità della luce, alla ricerca di un'immagine sempre più nitida, sempre più reale. Poteva alzare lo sguardo e vedere i contorni netti delle nuvole o la sagoma ben delineata della luna, opaca nel cielo luminoso e giornaliero. Non potè, però, alzare lo sguardo al cielo per colpa della luce del sole che anche se fosse dietro gli alberi le sembrava accecarla. Dovette stropicciarsi un po' gli occhi, percependo la morbidezza delle sue ciglia nelle mani, mentre inspirava a pieni polmoni l'odore dell'aria. Se sapesse distinguerli, in quel momento, avrebbe potuto dire in quale quantità vi fossero i componenti dell'aria, tanto che nel riguardarsi intorno potè annusare addirittura, da seduta, il profumo della tinta di Amethyste, qualche metro più in la da lei. Con gli occhi adesso chiusi, ancora non abituati alla luce del sole, continuò ad inspirare con lentezza l'aria che, con calma, le scivolava lungo le narici ed andava a raggiungere i polmoni: poteva sentire gli odori delle sue scarpe, del detersivo per gli abiti, della colonia di Wyatt ed addirittura della terra, dei singoli steli d'erba. Deglutì lentamente, sentendo l'aria sferzare i movimenti delle fronde in lontananza che a loro volta sembravano star liberando spore di magnifico odore. Era questo l'odore della natura, non poté descriverlo, non si può descrivere a parole qual è l'odore dell'aria stessa. Eppure lei lo riusciva a sentire, come sentiva l'aria fredda sferzarle come un l'iceberg del Titanic, contro i denti e contro la lingua che schioccava sul palato alla ricerca di una sorta di comprensione. Il sapore che percepiva nelle labbra era di quel dolce all'amarena che aveva assaggiato la mattina, presto, rubato di nascosto dalla dispensa della sala comune. Ricordava quel sapore con piacevoli movimenti delle labbra, arse anche loro dal desiderio di bere un sorso d'acqua. Prendere cosicenza con la vera essenza del mondo rese la serpeverde consapevole di ciò che la circondava, di quel mondo realmente magico che non aveva mai provato e che probabilmente nessuno avrebbe mai sentito come lo stava sentendo lei. Gli occhi rotearono lentamente, adesso abituati alla luce, mentre con cautela tentava di mettersi in piedi: era certa, in quell'istante, che se tutti coloro che non amano la natura avessero avuto l'occasione di ricevere un trattamento del genere, avrebbero capito cosa manca nella loro vita. Per Pauline era un privilegio ma anche una sorta di sofferenza rendersi conto che non tutti potevano avere la sua fortuna. Poi, chiuse gli occhi e strinse i pugni, mordendosi le labbra mentre abbassava la testa e respirava lentamente quell'aria che pungeva di spore di funghi all'interno del suo naso. "Come si attiva l'aura?" pensò. Il docente aveva spiegato tutto senza spiegare il passaggio fondamentale? Forse perché non c'era un vero modo di attivare l'aura. Sentiva le scarpe stringere nei piedi così come i capelli pendere dalla testa, le mani tremavano un po', coperte ancora di quella terra che pizzicava mentre alle narici iniziava ad entrare un odore dolce. Non riconosceva bene quale fosse, il suo cuore batteva a mille perché quell'odore era forte ed era più che certa che fosse comparso adesso, come ad imporsi nel contesto in cui si trovava. Aprì gli occhi e capì di avere sotto il naso l'odore caratteristico della sua aura. Un odore dolce, di una dolcezza estiva e raggiante, come se fosse stata avvolta dalla testa ai piedi di una montagna di gelsomini. Quando aprì gli occhi, la prima idea era che la sua aura fosse verde: il verde era il suo colore preferito, il colore che l'accompagnava da una vita, che guardacaso faceva pure parte della propria tinta di casata, eppure non dico che ne rimase delusa, ma oltremodo sorpresa. Il suo corpo era interamente coperto da una luce, brillante, accesa. Non fastidiosa come il giallo, non passionale come il rosso. Ciò che la circondava era un'intensa coltre di nebbia di un arancio tenue ma vivace. Si guardò intorno e vide davanti a se un vorticare di luce che per un attimo la sconvolse. Allungò una mano, la mano sottile ed ossuta, dalle unghie perfette davanti a sé e si vide avvolta da questa luce calda, che le infondeva sicurezza e che, diciamolo, col verde del suo cardigan stava una favola. Quindi quella era la sua aura? Quindi quello era il suo colore, l'odore di dolci gelsomini che celano al loro centro un corpo aranciato fonte di tanto profumo. Quella era la sua aura, quella era lei.
    L'anno però sa iniziare col sorriso, dato che come prima cosa, riceve un bello scherzo da parte di Elena Marie Stevens che con le fattezze da cigno reale le tende un agguato ai pressi del lago nero (x). Come prima non gioia dell'anno, partecipa all'ultima lezione di Alchimia con Wyatt. Era davvero davvero strano, per lei, dover dire addio al docente. Alla fin fine, per lei era sempre stato il principale motivo di partecipazione a quelle lezioni e non poteva fare a meno di pensare al fatto che non sarebbe più stata la stessa cosa. La lezione, però, permise alla serpeverde di esprimere e conoscere la sua aura, di un intenso e diretto arancione puro.
    Il fatto che, però, quella sarà l'ultima lezione al fianco del docente, le metteva un po' di tristezza al cuore: dopotutto se s'era invaghita della materia era prevalentemente prché Wyatt risultava essere davvero irresistibile. Era certa di non sapere con sicurezza come avrebbe continuato, col successivo docente.
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    L'Aura di Pauline l'avvolge interamente: dalla coltre intensa che l'avvolge si diramano degli sbuffi pallidi che ruotano intorno a lei come un satellite ruota intorno al suo pianeta e per discostare il profumo che ne deriva deve necessariamente muoversi, come ad allotanare con la forza la propria aura, fermamente adesa al corpo della ragazza. Quando si muove delle tracce di Aura, allungate ma corpose fuoriescono dal suo corpo e si dissolvono con delicatezza aprendosi come un fiore che sboccia.
    L'anno procede, fino a quando non arriva il 24 dicembre e la resa dei conti. Pauline partecipa al Secret Santa, acquistando però questa volta non uno, ma ben due regali. Il primo, è per il suo Babbo Natale segreto, Rónán Desmond Fitzpatrick, acquistando un simpatico oggetto da Magie Sinister, ovvero un Mokessino e ricevendo una Hot & Cold Cup dalla tassorosso Sophie Matthews.
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    Il regalo che però scelse con più cura, fu quello di Mael, regalandogli un braccialetto intrecciato con delle perline nere. Il regalo di Pauline ricevette una risposta in una splendida collana, da parte del ragazzo, che non poté fare a meno di apprezzare e mettere al collo subito, senza mai togliersela da quel momento. Quella, per Pauline, non fu altro che una serata che segnò palesemente la sua vita. In quella sera, dopo quello scambio di regali, una conversazione piena di parole non dette e sguardi rubati portò la serpeverde a comprendere quanto, fino a quel momento, fosse stato difficile per lei comprendere che Mael era sempre stato accanto a lei e adesso non era più una semplice amicizia. Nonostante il fantasma di Lestat continuasse ad aleggiare intorno a lei ed ai suoi ricordi, Mael continuava imperterrito a cercare di scappare quel fantasma dalla sua mente, consapevole del fatto che comunque non sarebbe mai riuscito ad annullare tutti i ricordi dolenti che esso provocava nella mente già provata della serpeverde.
    Quando si baciarono, però, qualcosa sembrò spezzarsi, per poi ricostruirsi in un legame, profondo, anche se difficile da leggere.

    White Christmas:
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    Solo in quel momento avevo realizzato però che la ragazza aveva aggiunto una strana intonazione ad una certa parola, perciò cercai di sincerarmene « Doveva essere un regalo romantico, Line? » le sussurrai ancora quasi contro le labbra. Ero così vicino da poter sentire il suo respiro e talvolta quando inspiravo il mio naso sfiorava il suo.

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    In un brivido Pauline sentii tutti quei sentimenti che troppo, troppissimo tempo prima aveva provato. Non aveva mai sentito un sentimento così vicino a quello che aveva provato in passato per qualcun altro e quella sensazione la scombussolava. Cos'era, quel brivido nel proprio ventre che la faceva sudare freddo? Cos'era quel sentimento così intenso che da tempo non provava? [...] "Il tuo lo è stato." Sospirò, abbassando leggermente lo sguardo come a non volere incontrare il suo, mentre con la guancia si poggiava contro il suo petto e le sue mani scivolavano a stringere il suo busto. Non si erano mai abbracciati così, non aveva mai percepito Mael in altro modo e il continuo e continuo ricordo di quel qualcun altro di cui non voleva nemmeno fare il nome le metteva paura.

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    Delicatamente portai le mani intorno alle sue spalle, stringendole dolcemente ma con sicurezza, mentre avvicinavo le labbra ai suoi capelli e vi posavo un bacio delicato ma allo stesso tempo frustrato. Quello che avrei voluto premere sulle sue labbra che ancora una volta erano scappate dalla mia traiettoria e che forse non ci sarebbero più tornate. Mi accorsi che il mio corpo stava tremando e cercai di bloccarmi respirando profondamente. « Io non sono come lui, sai? » mi lasciai sfuggire con la voce che tradiva una punta di dolore, un po' tremante e mista ad un pizzico di rabbia. Ero ferito perché lei forse mi reputava alla sua stregua. Non era giusto. Non trovavo giusto essere punito per qualcosa che non avevo fatto io. Ero stato presente quando tutto era successo, ero rimasto insieme a lei nella gioia e nel dolore, quando si rifugiava tra le mie braccia tremante ed in lacrime per quello che Lui le aveva fatto. L'avevo amata incondizionatamente dalla prima volta che l'avevo vista, quel giorno nei sotterranei tanti anni prima, la mia devozione era tale spingermi alla castità per lei se me lo avesse chiesto ed avesse accettato di essere la mia compagna, tuttavia non ero sicuro che quello sarebbe mai accaduto e che forse lei non sarebbe stata mai mia. Mai come avrei voluto.
    Lentamente la giovane sciolse l'abbraccio, il minimo necessario per sollevare lo sguardo e incrociarlo con il mio, il respiro pesante e l'aria persa di chi non sa cosa fare. Sorrisi leggermente come solo io sapevo fare e poi mi avvicinai a lei, incorniciandole il viso con mani tremanti per evitare che scappasse da me. Non le diedi il tempo di girarsi, di ripensarci, di fare qualunque altra cosa se non ricambiare quel bacio.[...]La lasciai andare. « Scegli me. Io sono qui, per te. Da sempre e per sempre. Scegli me. » il mio tono di voce risultò essere più disperato di quanto mi aspettassi.

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    Quindi è questo, baciarsi? [...]Fa male, fa male perché sebbene quel bacio sia stato bello, intensio, bruciante, istintuale e nonostante senta perfettamente di non poterne fare a meno, sa sempre che qualcosa dentro di lei si blocca.

    - Sei una stupida, Pauline. -

    freme una voce nella sua testa prima di scomparire in sospiri ed echi evanescenti. Qualcosa cede, qualcosa si spezza in lei e nonostante tutto decide di seguire l'istinto.
    "Siamo qui ed ora. Non pensiamo al per sempre." Tremò, prendendo con forza, lei, adesso, il suo viso per baciare le sue labbra, di nuovo, intensamente.

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    Eppure, che cos'era quella voce, lì?
    Quella voce rimasta sopita nel tempo e alla quale non aveva dato retta per mesi, forse anni. Era lei? Chi lo sa. Pauline non voleva saperlo. E si sforzava di tenere nascosto dentro di sé quel fardello che non voleva rivelare a nessuno. Quel mostro che viveva in lei con la consapevolezza che non se n'era mai andato e che nessuno poteva fermarlo dal suo ritorno.


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    Gli occhi di Pauline erano lucidi mentre i lunghi capelli lisci e castani scivolavano sul suo viso in una massa deforme. Il volto sembrava trasfigurato, l'espressione della ragazza era contratta in una smorfia di dolore, la stanza in completo disordine, tutte le sue cose gettate per terra. Il suo corpo tremava interamente, mentre inginocchiata sul terreno sentiva il busto scuotersi in ansiti e gemiti incontrollati di chi non riesce a contenere un dolore forse troppo forte. Sembra facile, per qualcuno come me e te che stai leggendo, superare un dolore sentimentale ma lei non ci riusciva. Non riusciva a capire come tutto stesse andando in questa maniera così sbagliata, come e perché "tutto questo dolore un giorno ti sarà utile" per lei "quel giorno" sembrava non arrivare. Scosse la testa tirando su i capelli mentre ricordava lo sguardo assorto e perso nel vuoto di Timmy che le aveva consegnato fra le mani con quella giovane ed innocente felicità una scatola con un regalo ed un biglietto.
    Aveva ricevuto fra le mani quella scatola chiusa con un bel fiocco bianco che teneva al suo interno un lungo vestito nero con dei perfili e delle balze morbide color panna; indossando l'abito la ragazza si era guardata allo speccio, con le lacrime che ancora le rigavano il viso ed i capelli scarmigliati su tutto il corpo, e si era resa conto di quanto quel dolore fosse provocato più da un misto di emozioni che dalla sola ed unica paura di rivedere Lestat. Perché sì, era chiaro come il sole che quel biglietto fosse stato di Lestat, era chiaro come il sole che alludesse alla sua scomparsa a pochi millimetri dalle sue labbra circa un anno prima nel San Valentino più brutto di sempre, era chiaro come il sole che vuoi o non vuoi, inqualsiasi circostanza si fosse trovata, lei sarebbe andata con lui ovunque volesse.
    Perché sì. Pauline era debole, Pauline era vittima degli eventi e non faceva nulla per evitarlo, Pauline era certa che sarebbe bastata una sola parola di Lestat per buttare giù una montagna intera e tutti lo sapevano. Lo sapeva lei, lo sapeva Mael, lo sapeva Lestat - altrimenti non si starebbe comportando in questa maniera così infame - e lo sapeva anche Genevieve.
    Perché lei, nonostante non ci fosse più una massa riccioluta di capelli arancione carota era sempre lì, seduta in un angolo ad aspettare il momento giusto per emergere, il momento giusto per difendere Pauline. Anche se, ancora non so dirvi quanto quel "difendere Pauline" fosse sul serio una mossa dell'inconscio stesso della serpeverde o se fosse qualcun altro ormai non importava perché qualsiasi pensiero veniva annebbiato ed offuscato da lui.
    E lei continuava a ripetersi che era giusto, continuava a ripetersi di voler chiudere un cerchio, continuava a ripetersi che lui doveva essere un ricordo passato e che quello non poteva che essere un gesto per porre fine a qualsiasi problema, a qualsiasi ricordo, una tabula rasa di una discussione chiusa, morta e sepolta. E continuava a ripeterselo indossando il mantello dell'invisibilità che odorava di lui, quel surrogato di Mappa di Malandrini che sapeva aver toccato subito dopo di lui fino a quando non arrivò a destinazione. Aveva una lacrima, che scivolava lungo la guancia, se la pulì col dorso della mano prima di spingere piano la porta, coperta da una pesante cappa color antracite.
    Quando raggiunse il Testa di Porco, Lestat era poco distante dall'entrata. Il suo viso era esattamente come lo ricordava, poteva percepire il freddo glaciale della sua pelle e per un attimo dovette scostare la testa di lato per prendere un respiro ed avvicinarsi.
    La trovava radiosa, lei lo trovava morto, ma non glielo disse. Quando si ritrovò a guardare Lestat negli occhi si perse in quelle iridi ghiacciate e venne trascinata rapidamente verso la macchina al di fuori del locale. Vi entrò, tremando nel percepire quanto fosse reale ogni suo singolo gest
    Non aveva pronunciato una sola parola, nel percorso, non aveva pronunciato una sola parola quando raggiunsero una tenuta ricca e suntuosa, non aveva pronunciato una parola quando Lestat aveva preso delle armi dal portabagagli dell'auto. Si era limitata a guardare avanti, in un vuoto oltre lei con gli occhi visibilmente rossi e gli aveva stretto la mano. Come sempre, come vita, come se dipendesse solo da lui.
    Poco le importò dei suoi movimenti, poco le importò della richiesta di bere alla quale annuì con distrazione guardandosi intorno senza necessariamente osservare: strinse la sua mano con forza, artigliando le dita alle sue prima di intrecciarle con forza come a non volerle fare andare via, come a voler imprimere sulla sua pelle la consistenza della sua, come a voler immaginare quanto potesse essere reale quel ricordo che li vedeva insieme.
    Gli strinse la mano, senza dire niente, senza pensare a niente.
    Tutto sembrava aver perso significato.
    Sembrava finita. Sembrava che l'immagine di Lestat sarebbe scomparsa per sempre dalla sua mente, dai suoi ricordi, eppure ogni tanto, quando tutto sembrava tranquillo, ricompariva. Ricompariva come aveva fatto quel giorno, inaspettato, (X) tanto da prenderla di sorpresa a tal punto da non permetterle di reagire e di rispondere negativamente. Si ritrovarono ad una lussuosa cena, che Pauline tutt'oggi tenta di dimenticare.
    Nemmeno un po' di respiro passa dopo quel "tragico" reincontro, che la serpeverde si ritrova invitata ad una splendida festa di Carnevale, partecipando alla festa in maschera con Mael, travestiti da JokHER e Batman. L'anno procede placido fino a quando qualcosa non turba la quotidianità di tutti gli studenti. Una giornata semplice, un lauto pasto in sala grande ed ecco apparire qualcosa di veramente pericoloso. Dicono tutti che Hogwarts è il luogo più sicuro del mondo, ma ogni anno sembra essere sempre più facile smentire queste parole. Il guardiacaccia, per sbaglio, lascia fuggire per tutta Hogwarts dei piccoli topolini che proprio piccoli non sono. Pauline si ritrova, insieme ad Erik, Clay, Dawn e Ratha, ad affrontare un'enorme creatura comparsa nelle cucine. Fortunatamente riescono tutti quanti a non farsi ammazzare, nonostante Pauline si sia ritrovata dritta dritta in Infermeria.


    Edited by TheFedIvan - 14/6/2018, 23:57
     
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    Sesto Anno

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    Sesto Anno - Riconfermata caposcuola, Pauline Ledrec approda il fatidico giorno di partenza in direzione di Hogwarts insieme al fratello, Victor, presso la stazione di King's Cross con la consapevolezza che quello sarebbe stato il penultimo anno di scuola per lei. Raggiunge lo Scompartimento N°002 dove si riunisce col suo amato Mael e reincontra, come ogni anno, la sua piccola - adesso collega prefetta - Audrey e la sua amica, Aibell, la quale sembra più essere l'unico arcano motivo per il quale Victor non abbia dato di matto trovandosi nella stessa area insieme a Mael.
    All'inizio dell'anno, viene annunciata la triste notizia riguardante la diffusione del Morbo dell'Heliantus e per questo motivo, la serpeverde si recherà alla clinica Thestral Ipocondriaco ad effettuare il vaccino preventivo per difendersi da questa malattia. Le lezioni, per Pauline, diventano sempre meno: con le dimissioni - l'anno precedente - di Whyatt il corso di Alchimia che tanto amava è stato ridotto drasticamente al solo Percorso Gufo, ma la Serpeverde ha avuto la fortuna di confrontarsi col nuovo docente, Levon Bresc-Munchausenn molteplici volte, permettendosi quindi di assumere il ruolo di assistente dello stesso docente. Le lezioni seguite quell'anno, fortunatamente - o per sfortuna - sono state esigue: semplicemente Difesa Contro le Arti Oscure, Incantesimi e Trasfigurazione. Per le lezioni di Incantesimi, Pauline durante il lungo e faticoso anno scolastico ha dovuto seguire contemporaneamente i corsi del PG3, PM1 e PM2 per riuscire a recuperare e colmare le lacune accumulate negli anni.
    Lo percepiva perfettamente nei suoi occhi che non poteva star facendo una buona interrogazione. Era chiaro e lampante, oltretutto lo leggeva perfettamente nei suoi occhi ed assecondava con profondo rammarico la sua espressione chiaramente costernata ed allo stesso tempo piacevolmente sopita in uno sguardo che pareva impassibile. La serpeverde ignorò ogni dettaglio, consapevole dopotutto del fatto di essere abbastanza in svantaggio mentale da non poter fare alro che ascoltare le parole del docente. Dopotutto, era lì per recuperare e non poteva fare altrimenti.
    Scrocchiò leggermente le dita, premendo il palmo della mano sinistra contro le nocche della destra, mentre il docente esternava a parole quello che avevano capito tutti in quell'ufficio. Oltretutto, non poteva fare altro che godersi quel momento, in cui con lo sguardo falsamente benevolo come sapeva ben fare lui, sottolineava con quel suo sorriso asettico il fatto che sì, si sarebbe dovuta impegnare forse fin troppo per poter raggiungere un risultato ottimale. L'avrebbe fatto, nonostante la fatica. Non poteva lasciarsi abbattere, non voleva lasciarsi sconfiggere dagli eventi.
    La passaporta che l'uomo le porse non fu altro che un logoro ed inquietante peluche, dal quale la serpeverde non riuscì a staccare gli occhi fino a quando al tre non fu addirittura costretta a toccarlo. Il solito passaggio che ormai aveva sperimentato da anni, quella sensazione fastidiosa allo stomaco, il mondo che girava, tutto all'interno di un vortice che non sapeva mai contrastare, men che meno in quel momento di totale malessere. Poi, intorno a sé ed al docente ci fu il bianco più totale, e le parole del docente, pochi istanti dopo furono chiare. Poteva liberarsi e dar sfogo a tutto ciò che poteva, solo in quel momento era estremamente libera di prendere parte a quell'esercitazione senza rischiare di uccidere nessuno. Se non fosse, per quel qualcosa che la sembrò colpire. Quando si voltò di scatto, la sua mente si fermò nell'osservare l'immagine davanti a sé. Un'enorme creatura si stagliava davanti a lei, un golem, come quelli di cui aveva letto fra le pagine degli antichi tomi di Levon. Un enorme golem interamente di ghiaccio che sembrava fumare in confronto alla temperatura nella quale si trovavano. Era gelido anche il dardo di ghiaccio che le si era conficcato al fianco e che le mozzò il fiato. Per prima cosa, nel momento in cui il golem iniziava a scagliare il secondo, il terzo ed il quarto dardo, la serpeverde si ritrovò ad allungare rapidamente le mani nella direzione del golem, stringendo la bacchetta con forza prima di urlare "Fuocondro!" Gli occhi della serpeverde si sgranarono abbastanza da concentrarsi nell'immagine che le si parò davanti. Se fosse stato un film, la cinepresa si sarebbe fermata in un enorme zoom, uno di quei macro diretti nei suoi occhi verdi e si sarebbe visto. Si sarebbe visto il candido riflesso del fuoco sui suoi occhi, il bagliore rossastro che screziava gli occhi smeraldini della serpeverde, un sorriso che violava il suo volto nel percepire come quell'urlo, quell'incanto urlato senza alcun ritegno avesse fatto effetto più nella sua indole che nell'effettiva realizzazione dello stesso. Nonostante tutto, davanti ai suoi occhi si creò un intenso bagliore, uno splendido e brillante bagliore infuocato che scioglieva e faceva evaporare, una dopo l'altra, ogni singola freccia che quel golem aveva intenzione di lanciargli. E più quella creatura congelata generava dardi e la serpeverde sentiva che questi ultimi iniziavano a sciogliersi, più il suo scudo di fuoco sembrava rinvigorirsi e mostrarsi più forte. Fu solo un istante. L'istante in cui l'effetto dell'incantesimo si fece più flebile, l'effetto dell'incantesimo in cui venne meno, quasi in uno sbuffo seccato, quella barriera di fuoco che stava proteggendo Pauline dagli attacchi della bestia. E la creatura se ne accorse, eccome se lo fece. Tanto che i suoi movimenti si fecero così veloci, così rapidi che la serpeverde non poté fare altro che meravigliarsi, dato che la creatura stava rapidamente per correre nella sua direzione. Fu un'istante, quello che precedette i movimenti di Pauline che si ritrovò in pochi istanti abbandonata da un lato, schivando fisicamente il tentativo di essere colpita da quel ghiacciolo vivente. Si mosse da un lato, attingendo a tutta la sua forza necessaria per stringere il catalizzatore e concentrare la mente per liberarsi di quel freddo problema. Scosse lentamente le mani, stringendo il catalizzatore come a poter acquisirne la forza, come ad assorbire la forza da essa e rigettarla poco dopo, il fiato si fece forte, la voce si fece rauca in gola: "PARTIS TEMPURUS!"
    Gli occhi della ragazzina assistettero ad uno spettacolo che faceva fatica ad immaginare anche una giovane mente come la sua, per quanto disillusa dagli eventi. Il suo sorriso, i suoi occhi colmi di emozione brillarono lucidi nel vedere un bagliore intenso irradiare la sala e poi generare una piccola fiammella. Che da piccola diventò sempre e sempre più grande, enorme, mastodontica, un turbinio di bagliori e calore che fuoriusciva dalle punte delle sue dita e su, su, e su ancora fino alla punta della sua bacchetta. Un mulinello di fiamme che iniziava, adesso, a colpire. Non colpire per uccidere, ma quantomeno per sciogliere.
    Come ogni anno, la serpeverde non poté fare a meno di partecipare ad una delle iniziative più simpatiche della scuola: il Secret Santa. L'aria dentro le mura di Hogwarts in questo periodo sembrava essere pesante, per colpa dell'epidemia di Heliantus che aveva iniziato a mietere vittime e creare preoccupazioni e per lei - che in quel periodo iniziava a sentirsi sempre peggio, probabilmente per colpa dell'influenza che girava - era come prendere una boccata d'aria fresca in quel clima di tensione.
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    Riceve in dono da Audrey una Sleepy Pearl (Collanina argentata il cui pendente imprigionava una piccola perla. Apparentemente sembra una normale collana, ma la sua magia risiede nella perla, all'interno di questa piccola gabbietta d'argento. E' infatti in grado di riprodurre un Incanto Infondi Sonno che è in grado di far cadere in un sonno profondo artificiale colui che ne viene colpito.) e regalerà alla giovane Alyssa Amy Matthews, una corvonero di primo anno, un bel ciondolo d'ambra, acquistato presso il Cespuglio Farfallino. La serpeverde, il 25 dicembre, festeggia anche un'altra ricorrenza: il suo primo anniversario con Mael. Per lei questa relazione è stata la prima, nonché l'unica ed è stata piena di nuove insicurezze che l'hanno portata a riflettere sempre di più, maggiormente, sulla propria sfera sentimentale e sessuale: la ragazzina si sente profondamente a disagio in una condizione di inferiorità in fatto di esperienze ma, allo stesso tempo, in una condizione di estrema insicurezza riguardo la conoscenza e la scoperta del proprio corpo.
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    Durante la sera di Natale, per festeggiare il loro anniversario, Pauline gli regalerà uno specchio gemello, nel quale presso Magie Sinister ha fatto incidere la frase "Mi mancheresti anche se non ci fossimo conosciuti". L'anno continua e la lezione di Trasfigurazione, invece, si svolse affiancata alla docente di Cura delle Creature Magiche: la serpeverde si ritrovò in un'isola insieme a Mirach ed Elena, i suoi soliti compagni di classe, ad affrontare una sorta di corsa ad ostacoli o comunque un percorso utilizzando e sfruttando anche delle abilità apprese dalla lezione di Cura delle Creature Magiche, per la serpeverde percorso completamente nuovo, dato che non aveva mai seguito la materia. Verso Marzo, Pauline inizia a sfogare di nuovo la sua vena artistica, proponendo una serie di brevetti e nuove invenzioni che le permisero, anche, di portare avanti i punti della propria coppa delle case e portare onore alla sua casata. Brevetta infatti i Muffin Salvagola, una nuova ed interessante ricetta portata all'attenzione dei Tre Manici di Scopa.
    Un cimitero.
    La nebbiolina scivolava intorno agli occhi della serpeverde con la consapevolezza di trovarsi in un luogo fondamentalmente sbagliato, in un posto di prevalente matrice pericolosa. Il pericolo: un campanello d'allarme trillò nella mente della serpeverde quando gli occhi iniziarono a volteggiare ovunque, avanti, indietro, di lato, alla ricerca di qualsiasi fosse la fonte inconscia di quel trambusto interiore che stava provando. Forse, la paura più grande, era per lei il ritrovarsi in un luogo dove avrebbe potuto leggere il nome di qualcuno dei suoi cari o, peggio, il suo nome.
    Se fosse stato per lei, probabilmente, avrebbe evitato di portare in un posto del genere dei ragazzini eppure spesso le decisioni dei docenti lasciavano molto a desiderare sul come venivano effettuate lasciando in secondo piano e quasi con poca importanza quella serie di problemi da disturbo da stress post-traumatico che nessuno teneva mai in considerazione. Nonostante tutto, il primo pensiero della serpeverde fu di osservare l'ambiente intorno a sé. Un cimitero chiaramente abbandonato, distrutto in parte e poco curato si stagliava fino alla fine della sua vista, lì, all'orizzonte in cui il nero del cielo si univa al nero del manto erboso nella lontanaza. Qualcosa poi, fece capolino nella visuale della serpeverde, gli occhi di lei rotearono lentamente, cercando di immaginare e di comprendere cosa fosse, perché si trovava lì. Un Djinn, la pelle bluastra che riluceva al chiaro di una luna tormentata dalle ombre della nebbia, un Genio, dalla pelle marchiata di tatuaggi e le sue fattezze poco meno che umane.
    «Viandante, cosa ti porta qui?» la voce della creatura riecheggiò nella mente della serpeverde la quale, certa di essere già pronta ad affrontare la creatura che si trovava davanti, si limità a non rispondere. «So che sai cosa sono» una frase contorta, un ghigno nelle labbra della creatura «ma non per questo ti lascerò andare via così facilmente.»
    Era vero che le creature percepivano la paura, no? Era facile e forse anche un po' banale riconoscere il tentativo della serpeverde di allontanarsi, di distrarsi da quei pensieri che iniziavano a fare capolino sulla sua mente, i ricordi, i pensieri, le emozioni. Un momento esatto in cui tutto si faceva nebbia ed il suo corpo iniziava a cedere, molle, sul terreno. Poteva riconoscere lì, l'istante in cui gli occhi si facevano pesanti ed ogni suo desiderio si faceva esaudito. Un istante, dopo l'altro, facile e diretto. Ma in quel momento perfettamente contrastabile. Lo sapeva, nel momento in cui il suo corpo iniziava a cedere al sonno, sapeva perfettamente cosa doveva fare. Infatti… Infatti lo fece. Gli occhi della serpeverde iniziarono a tenersi a forza aperti, mentre le mani stringevano con cautela la bacchetta e la puntavano al collo. Un sussurro «Pavor» sospirato da una persona che sembra star soccombendo al sonno.
    Un respiro, un modo per contrastarlo.
    Un urlo disumano, intenso, letale. Le sue labbra tremarono mentre tutto il corpo si risvegliava, tutto il corpo fremeva in un impulso diretto di sensazioni e di emozioni. Il corpo che si risvegliava, l'urlo agghiacciante che faceva contorcere la creatura, deviandone le capacità, impedendogli di reagire, annullando il suo effetto sonnolente dal suo corpo. La serpeverde quindi si mosse, leggermente, in avanti, riprendendo fiato ancora ed ancora per poi riprendere ad urlare ancora ed ancora. Un colpo di bacchetta interruppe il suono, allontanandosi dalla gola della serpeverde per puntarsi sulla creatura. «Stupeficium.» Letale, diretto, il bagliore dell'incanto violò il corpo della creatura che, sbalzata indietro, subì la forza di un incantesimo e la allontanò, stordendola abbastanza da permettersi di allontanarsi. Una corsa a perdifiato alla ricerca di qualcosa che la riportasse a casa, fino a quando un'immagine non fece capolino davanti ai suoi occhi. Iniziò a camminare, in direzione di quel bagliore luminoso e biancastro, che faceva qualche passo in direzione della serpeverde. Un Gytrash. La creatura che le si era parata avanti era proprio un Gytrash. Un cane evanescente il cui corpo si mischiava con la foschia che li circondava e nonappena gli occhi neri si incrociarono con quelli della serpeverde, l'istinto - memore degli eventi passati - la portò rapidamente a puntare il catalizzatore contro l'animale, o presunto tale. Le labbra si incresparono, pronunciando le parole dell'orribile incanto per contrastare l'animale. «Ardenti Spiritu.»
    La bestia si accasciò da un lato, iniziando a contorcersi per il dolore. L'Ardenti Spiritu era come il peggiore dei veleni. La serpeverde si chiese ancora se poteva funzionare su altre creature che non fossero l'animale stesso contro cui era stata mandata a combattere, eppure in quel momento, nello scoccare lentamente la bacchetta verso il basso, vide l'animale iniziare a lamentarsi, a muoversi in spasmi incontrollati e qualcosa, dentro di lei, la portò a rimanere immobile e ad osservare la creatura che subiva i suoi colpi, i suoi organi interni o quello che c'era al loro posto si stava contorcendo, dissolvendo, distruggendo e la serpeverde stava assistendo a quell'evento senza batter ciglio, come se qualcosa dentro di lei stesse cercando di comprendere, di apprendere. Come se non fosse altro che ipnotizzata. Era immobile, ad osservare quello scempio che si stava generando sul corpo e all'interno della creatura, fino a quando qualcosa non sembrò avvinghiarsi al suo corpo. Un tonfo sul terreno, mentre la serpeverde si ritrovava a scuotersi abbastanza da potersi accorgere di ciò che l'aveva colpita, il tempo sembrò inesorabile per la bestia che sembrava, finalmente, aver perso quel poco di vita che le rimaneva.
    Un verso gutturale fuoriuscì dalle labbra di quello che riconobbe, dal puzzo e dalla foga con cui si avventava sul suo corpo, essere un Nachzehrer. Puzzava come un cadavere, incontrollabile cercava di addentare con disordinato movimento il corpo di Pauline che si divincolava a calci e pugni da quella bestia. Nessun colpo inflitto dalla bestia sembrava essere andato a segno, tanto che la serpeverde riuscì a sfilarsi indietro, scivolando sul sedere per poi rialzarsi in piedi. «NUNDU DIFFINDO!» gemette, puntando la bacchetta in direzione della creatura, il dolore per la caduta, le ossa che facevano male intorno ai muscoli indolenziti, la serpeverde si premurò di non avere altra ferita addosso se non quelle inferte dalla caduta, e nel momento in cui coglieva quello scarto umano e lo scagliava a distanza. Quasi sentì il lacerarsi delle ossa, lo spezzarsi dei muscoli, il recidersi dei tendini, lo scricchiolare della pelle incartapecorita. Il colpo non era diretto, ma tremolante, tanto che i resti di quella bestia molto simile ad uno zombie, continuavano a muoversi animati dalla testa, il punto centrale della loro non-vita. Il movimento della serpeverde si vece di nuovo rapido, cogliendo l'istante necessario per ristabilire la fermezza del movimento, mentre gemeva ancora «NUNDU DIFFINDO!».
    Questa volta, preciso e diretto. Sferzato in orizzontale, abbastanza preciso da recidere di netto la testa della creatura e, sì, farla cadere definitivamente nel suo sonno profondo. Le ultime parole della serpeverde furono «Partis Temporus», sospirate con lentezza, mentre dalla bacchetta magica si scaturiva un controllato vortice infuocato che stringeva lentamente il corpo, iniziando a scioglierlo sotto il suo calore. Non avrebbe più dato disturbo.
    Infine, le lezioni di Difesa contro le Arti Oscure furono per Pauline un pericoloso riscontro di quello che nei suoi peggiori incubi si era già avverato. La prima lezione, fu un incontro ravvicinato con delle creature profondamente misteriose, dai Djinn a bestie dalle più pericolose. Durante l'ultima lezione dell'anno, la ragazzina si ritrovò vittima di un incidente durante le prove pratiche e, trasferita d'urgenza alla fine della lezione presso l'Infermeria, la ragazzina si ritrovò all'interno della Clinica Medica. La ragazzina si ritrovò, oltre che con qualche arto ingessato, al cospetto della dottoressa che aveva incontrato all'inizio dell'anno: Melody De Luca. Questo perché, a quanto pare, il vaccino che le era stato somministrato all'inizio dell'anno era risultato difettoso, e la serpeverde aveva contratto il Morbo di Heliantus nonostante si fosse stata vaccinata.

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    La vita vera, i pensieri che andavano fuori ogni limite del razionale, considerando come il tempo sembrava essere passato troppo veloce per lei e l'aveva resa, in pochi minuti, una malata terminale. Non immaginava di poter morire così giovane, eppure la consapevolezza del suo presente le fece scuotere la schiena, più volte. Più volte ancora, biascicando dei "no" stentati, gemendo con lo sguardo di un bambino, mentre vedeva volar via il suo unico palloncino a forma di cavallino grassoccio. "Sta scherzando, vero?" fu la prima risposta: accettazione, superamento del dolore, del trauma. E invece, era forse più che confusa. Sembrò dimenticare tutto, sembrò ritornare una bambina piccola, piccina, minuscola, indifesa. "Chi ha preso il vaccino prima del contagio è salvo per sempre, vero?" perché importarsi così tanto degli altri? Poi la mente corse al fratello minore. Spaventata, terrorizzata. "Può essere stato il mio contagio a contagiare mio fratello? Non é possibile, vero, deve essere stato un altro vaccino fallito, vero?" Poi, dopo la paura, la rabbia. La rabbia per l'inesattezza delle cure, la rabbia per tutto il dolore che avrebbe provato, da lì in poi.

    Da quel momento in poi, da quel Sei Marzo Duemiladiciotto, la vita di Pauline divenne un continuo andirivieni di alti e bassi, di momenti di profonda vitalità, dovuti alla probabile e repentina morte, a momenti di totale tristezza ed insofferenza, dovuti alla consapevolezza di essersi ammalata di qualcosa probabilmente incurabile. Ha sentito il bisogno di mantenere il "segreto" per pochi giorni, quelli necessari per trovare le parole per dirlo per primo a Mael e successivamente alla sua famiglia. Ma qualcosa sembrava essere andato storto, o meglio, volontariamente aveva preso una piega sbagliata.
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    Il 22 marzo, presa dalla morsa e dal peso di quel segreto, confida al fratello Victor d'essersi ammalata. Si era premurata giorni prima di inviare una preventiva lettera alla famiglia, seguita successivamente da quella ufficiale da parte della scuola che annunciava il triste accaduto. Con Victor, però, avrebbe voluto dirlo di persona e quindi, dopo aver supplicato i genitori di non dire nulla, riuscì ad avere il coraggio di poter parlare con lui. Se dapprima il ragazzo sembrava essersi mostrato fortemente comprensivo, la debolezza della sua giovane età e della sua giovane mente non ha potuto fare a meno di lasciar scorrere la lingua e le parole. Il ragazzo ammette di non essersi vaccinato, ammette di essersi esposto volontariamente all'Heliantus per contagiarsi e che in preda al panico era riuscito a prendere in tempo la cura che la stessa serpeverde aveva preso mesi prima.
    Pauline, sconvolta, da di matto e non fa altro che portare Victor con sé dal preside, al quale riferisce l'accaduto nel tentativo di poter prendere provvedimenti medici nei confronti della psiche del fratello, ormai vittima di qualcosa per lui troppo grande. L'incontro con Shane Duvall provoca un cambiamento di casata di Victor - il quale viene passato ai Tassorosso - ed una netta rottura fra la sorella ed il fratello.
    Sicuramente, nel corso degli ultimi mesi ha provato a combattere attivamente la sua malattia, concedendosi la possibilità di partecipare ad un piccolo eventino Pasquale ai Tre Manici di Scopa, così come nel tentativo di brevettare un nuovo oggetto, la crema SuonaMani. Era per lei qualcosa che forse voleva significare il suo desideroso tentativo di lasciare un segno, anche minimo, nel mondo. Eppure, aveva decisamente paura.

    Oh, il Mehenis, una creatura leggendaria: sarebbe molto comodo averla a portata di mano in questo periodo. Se solo si potesse trovare qualche informazione su di essa.

    Alla fine dell'anno, le voci su come ed in che modo poter sventare la malattia si riuniscono in una lunga ed antica storia, da cercare tra le pagine di libri nascosti nella biblioteca. La Serpeverde si ritrova ad avere a che fare con tre piccole tassorosso: Samantha, Durlindana ed Alma, con le quali durante una serie di scambi in ricerca di informazioni, non fa altro che avere dei continui battibecchi. Per lei il tempo sta scadendo, e non ha alcun motivo di mostrarsi gentile o accondiscendente; vuole soltanto raggiungere il suo obiettivo: sopravvivere.
     
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    Pauline

    LEDREC

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    narrato - parlato - pensato

    Si legò malamente i capelli, certa di non sapere per davvero a cosa sarebbe andata in contro. Un futuro? Un anno che non sarebbe passato? Probabilmente sarebbe stramazzata al suolo nel percorso ma a lei importava forse fin troppo poco. Eppure, quasi come a convincersi che non tutto stava andando per il meglio, aveva deciso di uscire di casa, di raggiungere la cosiddetta comunità, la gente che passava il viavai che intrecciava la gente per istanti e poi li abbandonava, ognuno per la sua strada. Il suo pensiero si volse a chi, come lei, stava aspettando una fine o un nuovo inizio, a chi, come lei, combatteva qualcosa di incurabile. Avrebbe voluto sedersi davanti al camino, a parlarne con Victor, a sfogarsi e liberarsi di quei pesi che la opprimevano, ma Victor non c'era. Era da mesi che sembravano coinquilini nella stessa casa, persone che non avevano fatto altro che passare la loro vita insieme, attaccati, adesso stavano violentemente distanti. Significava questo, crescere?Distaccarsi dalla gente che si amava? Percorrere un'altra strada?
    Sì, per lei quella era una nuova strada, un'altra strada. Non sapeva se sarebbe sopravvissuta e per quel motivo voleva fare in modo da avere così tanti impegni da non doverci pensare, da dover passare oltre, distrarsi dal pensiero che, ad un certo punto, il suo fiato si sarebbe riempito d'acqua ed il suo corpo sarebbe morto come in fondo alle profondità marine. Purtroppo, erano quelli i pensieri della serpeverde mentre varcava la soglia del Serraglio Stregato. Perché s'era imposta di seguire cura delle creature magiche ancora se lo stava chiedendo. Forse perché le era balzata in mente l'idea di provare a seguire i dei corsi da curatore, forse perché sperava che mettersi in atto i prima persona le avrebbe aumentato le possibilità di guarire. Fatto stava, però, che al Serraglio stregato doveva comprare una stupida scatola di croccantini. "Buongiorno" sospirò entrando nel negozio prima di avvicinarsi al negoziante "avrei bisogno di una buste da 750g di biscotti premio. Da addebitare alla Camera Blindata D027"

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    Pauline</div><div style="text-transform: lowercase; font-size:40pt; text-align:center; line-height: 12px; font-family: vivaldi">
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    PAULINE LEDREC ▾ guaritrice

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    PAULINE LEDREC ▾ GUARITRICE

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    "Nate Atlas McCready...", mormorò, mentre appuntava le informazioni. Il suo paziente era stato fatto accomodare in un lettino, Pauline aveva indossato tutti i sistemi di protezione individuale e aveva recuperato la sua bacchetta dalla punta fatta di quarzo rosa.
    Un sorriso divertito si era allargato sulla sua faccia quando ebbe finalmente sentito la descrizione di ciò che era accaduto al suo giovane paziente, e si morse le labbra per trattenere a fatica una risatina. "Levon Bresc-Munchausenn colpisce ancora", aggiunse, alzando la testa in direzione del suo paziente: "l'alchimia è una dura disciplina, qualcuno ci rimane ferito. Lo Shangri-La è un luogo pericoloso se si sceglie la via dell'acqua", aggiunse. Conosceva bene quel luogo, sebbene non fosse una delle discipline dell'Alchimia avanzata che più preferiva.
    Il morso era ricurvo e percorreva tutta la gamba del McCready in una sequela di punti, come una linea tratteggiata, che macchiavano il secondo bendaggio che, momentaneamente, gli aveva realizzato. Non era una situazione urgente, non era in pericolo di morte e quindi poté agire con la calma necessaria per agire nel modo corretto. L'ustione da freddo era l'ultimo dei problemi, in quella situazione: "niente di grave a livello strutturale, mi sembra. Temo le rimarranno delle cicatrici, chiuderemo con dei punti ma non sempre la pelle rientra nel modo corretto."
    "Preferisco anestetizzare la zona, così da alleviare momentaneamente il dolore. Poi, una volta completato il tutto, potrebbe pizzicare ancora un po', ma generalmente è segno di guarigione.", disse, dolcemente come sapeva fare. Con la bacchetta sfiorò la gamba a partire da poco sotto il ginocchio fino ad arrivare alla caviglia: "Hand Luctus", sussurrò, osservando la punta del catalizzatore diventare verde per poi dissolversi. Provò a pungolare delicatamente con le dita la pelle in modo da confermare l'effettiva riuscita dell'incantesimo.
    "Sente qualcosa?"
    Nelle tecniche che aveva appreso, c'era sempre quella componente strettamente legata alla manualità di un guaritore che le faceva agire in modi ragionati e lenti. "Quindi qual è il suo animale medicina?", aveva domandato, mentre aveva rimosso la seconda garza contenitiva che gli aveva fatto indossare. Il sangue riprese a sgorgare placido dalle ferite alle quali, puntandovi la bacchetta e roteandola per due volte in senso orario, fece in modo di rimuovere tutto ciò che poteva ostacolare la corretta guarigione delle ferite, sia quelle sanguinolente, sia quelle che avrebbero bruciato se non fosse stato sotto anestesia. "Duco".
    Lentamente, un piccolo fiotto d'aria aspirò il liquido che fuoriusciva dalla bolla da bruciatura, ma anche il sangue, pezzettini di garza e altri materiali impropri che si trovavano all'interno delle ferite. Il procedimento durò poco tempo, e Pauline dovette interromperlo perché per fortuna, il sangue stava già coagulando.
    "Ha una salute di ferro signor McCready. Abbiamo quasi finito", aggiunse puntando la bacchetta contro le ferite e tenendola ferma, immobile, nella loro direzione.
    "Epismendo", mormorò, osservando le ferite chiudersi abbastanza da poter praticare dei punti di sutura. Praticò lo stesso incantesimo sulla pelle bruciata dal ghiaccio, puntando nuovamente la bacchetta nella direzione per osservare la brillante luce azzurrina illuminarne l'estremità. La pelle ritornò al suo originario splendore, liscia e tesa in pochi istanti.
    L'ultimo passo, infine, era richiudere le ferite con dei punti di sutura. La serpeverde posò la bacchetta a lato del suo tavolino con gli attrezzi da lavoro e procedette con ago e filo per assicurare con due punti le otto ferite che lo squalo aveva ben deciso di lasciare sulla gamba dello studente di Levon.
    La procedura durò pochi minuti, intervallati da attimi in cui l'ex serpeverde si premurava di mostrarsi gioviale e garbata nel domandare come si sentisse il giovane, se sentiva qualche fastidio, se avesse bisogno di qualcos'altro.
    "Qui abbiamo finito", aggiunse, alla fine, ricorrendo ad una garza sterile per coprire i punti appena suturati. "Provi a non indossare pantaloni troppo stretti e di cambiare la garza almeno una volta al giorno. Due, se c'è troppo caldo. Non faccia sforzi o troppo stretching, altrimenti i punti potrebbero saltare via e ci vediamo fra due settimane per controllare se va tutto bene."
    Sorrise, infine, osservando la gamba del suo paziente. Con attenzione si alzò dalla sua postazione per avvicinarsi a lui con una seggiolina a rotelle: "Immagino sia stanco, abbiamo anche delle stampelle a disposizione per i pazienti, ma la seggiolina è più comoda. Le consiglio di rimanervi seduto finché l'anestesia non svanisce, a meno che non abbia fretta preferisco con terminargliela con la magia e farle godere questo momento di calma, perché dopo potrebbe pizzicare un po' a causa degli effetti di sottofondo delle cure. La ringrazio, una volta finito l'effetto può andar pure. La accompagno in sala d'aspetto."
    Aggiunse, infine, procedendo ad accompagnare il suo paziente in attesa di liberarlo nel mondo. Le venne da ridere, ma così si ricordò di doversi fare sentire ogni tanto con Levon, era da tempo che non si sentivano un po'.

    code by thefedivan



    HTML
    <div style="width:550px; background-color: black; font-family: georgia; color: white; padding:2px"><p align="center"><table border="0" cellpadding="4" cellspacing="0" width="100%">
    <tbody><tr>
    <td><div style="width:265px">[IMG=tumblr_nrh1ax5qOa1usapnno1_250]https://64.media.tumblr.com/bc42a609e38f861d20fe1682b373f691/4a738a293ba0bab5-2a/s400x600/fd8bd038ff42353b9ddaf355c17792d3d2058a4a.gifv[/IMG]</div></td>
    <td><div style="width:265px">[IMG=tumblr_nrh1ax5qOa1usapnno2_250]https://64.media.tumblr.com/d9c12cdf4e8dcf8995ef7eac9c21055f/4a738a293ba0bab5-0a/s400x600/f4e442cb5bb793373250b369735598adedc414be.gifv[/IMG]</div></td>
    </tr>
    </tbody></table></p><div style="text-transform: lowercase; font-size: 15px; letter-spacing: 8px; color: white; line-height: 20px; text-align: center; border-top: 1px solid #ffffff; border-bottom: 1px solid #ffffff">PAULINE LEDREC &#9662; <i>GUARITRICE</i></div>
    <div style="background-color:green; font-family: georgia; font-size: 10px; text-transform: uppercase; color:black; text-align: center; padding:4px"><i>If the end of the world is near | Where would you choose to be?</i></div>
    <div style="height:200px; overflow:auto; padding:5px; font-size: 14px;"> testo quui </div>
    <div style="text-transform: lowercase; font-size: 15px; letter-spacing: 8px; color: #fffffff; text-align: center; border-top: 1px solid #ffffff; border-bottom: 1px solid #ffffff; line-height: 20px; ">[URL=?t=63015143][color=green]scheda[/color][/URL] / [URL=?t=63004694][color=green]dashboard[/color][/URL] / [URL=?t=74620681][color=green]portfolio[/color][/URL]</div><sup>[URL=?act=Profile&MID=2802355]code by thefedivan[/URL]</sup></div>




    tumblr_nrh1ax5qOa1usapnno1_250

    PAULINE LEDREC ▾ guaritrice

    If the end of the world is near | Where would you choose to be?

    testo qui

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    CODICE
    <div style="width:550px; background-color: black; font-family: georgia; color: silver; padding:2px"><p align="center"><table border="0" cellpadding="4" cellspacing="0" width="100%">
    <tbody><tr>
    <td><div style="width:265px">[IMG=tumblr_nrh1ax5qOa1usapnno1_250]https://64.media.tumblr.com/dff489bdcee0d8a0bc576b8197118b67/be2f2163959d35da-e8/s540x810/32ccce67384a5b55b7d5e03596599f84e9b67dee.gifv[/IMG]</div></td>
    <td><div style="width:265px">[IMG]https://64.media.tumblr.com/d95efaa41f75140c43534ba0b2f266ee/be2f2163959d35da-af/s540x810/2a66b1c49418509b7627ac61fd5e310ba53a1f67.gifv[/IMG]</div></td>
    </tr>
    </tbody></table>
    </p><div style="text-transform: lowercase; font-size: 15px; letter-spacing: 8px; color: white; line-height: 20px; text-align: center; border-top: 1px solid #ffffff; border-bottom: 1px solid #ffffff">PAULINE LEDREC &#9662; <i>guaritrice</i></div>
       <div style="background-color:#00613e; font-family: times; font-size: 10px; text-transform: uppercase; color:black; text-align: center; padding:4px"><i>If the end of the world is near | Where would you choose to be?</i></div>
       <div style="height:200px; overflow:auto; padding:5px; font-size: 14px;"> testo qui </div>
       <div style="text-transform: lowercase; font-size: 15px; letter-spacing: 8px; color: #fffffff; text-align: center; border-top: 1px solid #ffffff; border-bottom: 1px solid #ffffff; line-height: 20px; ">[URL=?t=63015143][color=#00613e]scheda[/color][/URL] / [URL=?t=63004694][color=#00613e]dashboard[/color][/URL] / [URL=?t=74620681][color=#00613e]portfolio[/color][/URL]</div><sup>[URL=?act=Profile&MID=2802355]code by thefedivan[/URL]</sup></div>


    Edited by TheFedIvan - 17/4/2023, 12:57
     
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    ROLESCHEMES COSTANCE

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    costance

    LEDREC

    I have died everyday waiting for you
    Darling don't be afraid I have loved you

    EXIPMGDR WANNABEAPAUROR

    voice - scheda


    narrato - parlato - pensato

    Costance è un bell'uomo e sa perfettamente di esserlo. Alto, col fisico perfetto dovuto agli allenamenti di rugby incessanti avuti nell'adolescenza - e dei quali non può fare a meno nemmeno adesso, ogni volta che si guarda allo specchio non può che compiacersi delle proprie fattezze statuarie. Non è un uomo che si vanta della propria prestanza, però. Fermo cultore delle camicie preferisce stringere il proprio corpo in abiti che facciano intravedere ma non mostrare in maniera palese e pacchiana il proprio fisico. I capelli sono lunghi e ben curati, mossi in lente onde del colore del grano in piena estate ma che raggiungono tonalità castano chiaro in inverno. La lunghezza dei suoi capelli gli permette di poterli legare in alte crocchie sulla testa o di fermarli con qualsiasi cosa appuntita presente intorno. Penne, matite, segnalibri a volte anche con il proprio catalizzatore. Il suo viso è ovale, come quello della sorella e del fratello minore, il taglio degli occhi rimane lo stesso che caratterizza la famiglia Ledrec e le sopracciglia sono folte ma ben curate.

    code © thefedivan



    CODICE
    <div style="width: 400px; height:500px; background-color: #000023 ; border: 4px solid #3944A5; font-family: calibri; color: silver;">
    <table border="0" cellpadding="0" cellspacing="0" width="100%"><tbody>
    <tr>
    <td><div style="height:150px; width:250px; background-color: #000011"><div style="text-transform: uppercase; font-size:17pt; text-align:center; line-height: 12px">
    costance</div><div style="text-transform: lowercase; font-size:40pt; text-align:center; line-height: 12px; font-family: vivaldi">
    LEDREC
    </div><div style="text-transform: LOWERCASE; font-size:10pt; text-align:center; line-height: 12px">
    <i>I have died everyday waiting for you
    Darling don't be afraid I have loved you </i></div><div style="text-transform: uppercase; font-size:11pt; text-align:center; line-height: 12px">
    <SUP>EX</SUP>[IMG=IPMGDR]https://upload.forumfree.net/i/ff1396426/APSerpe.png[/IMG] WANNABE[IMG]https://upload.forumfree.net/i/ff1396426/APAUROR.png[/IMG]

    [URL=https://" target=]voice[/URL] - [URL=http://ilpaiolomagico.forumfree.it/?t=67156849#entry543776777]scheda[/URL]</div>
    </div></td>
    <td><img style="width:150px; height:150px" src="https://i.pinimg.com/originals/43/99/33/439933c65ba51ad0a08e6dcf10d72d05.gif"></td>
    </tr></tbody>

    </table>
    <div style="height:20px; width:400px; background-color: #000011"><div style="text-transform: uppercase; font-size:11pt; text-align:center; line-height: 20px">narrato - <b>parlato</b> - <i>pensato</i></div></div>
    <div style="height:250px; width:400px; overflow:hidden; text-align: justify; font-size:11pt"><div style="height:240px; width:400px; background-color: #000011; padding:5px; overflow:auto; text-align: justify"> TESTO QUI</div></div>
    <div style="height:20px; width:400px; background-color: #000011"><div style="text-transform: uppercase; font-size:8pt; text-align:center; line-height: 22px">code © [URL=http://fedsportfolio.forumcommunity.net/]thefedivan[/URL]</div></div>
    </div>


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    COSTANCE LEDREC ▾ L.I.Q.A.

    E vorrei tornare indietro / Per fermare quell'istante
    In cui mi son sentito forte / Forte come un gigante

    TESTO QUI

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    HTML
    <div style="width:550px; background-color: black; font-family: arial; color: black; padding:2px"><p align="center">[IMG=giphy]https://media.giphy.com/media/SJyzorxC3e0WQ/giphy.gif[/IMG] Bbbb [IMG=giphy]https://media.giphy.com/media/h1frXxF2gtRra/giphy.gif[/IMG]</p><div style="text-transform: lowercase; font-size: 15px; letter-spacing: 8px; color: white; line-height: 20px; text-align: center; border-top: 1px solid #ffffff; border-bottom: 1px solid #ffffff">COSTANCE LEDREC &#9662; <i>L.I.Q.A.</i></div>
    <div style="background-color:#4287f5; font-family: times; font-size: 10px; text-transform: uppercase; color:black; text-align: center; padding:4px"><i>E vorrei tornare indietro / Per fermare quell'istante
    In cui mi son sentito forte / Forte come un gigante</i></div>
    <div style="height:200px; overflow:auto; padding:5px; font-size: 14px; text-align: justify; color: white">TESTO QUI</div>
    <div style="text-transform: lowercase; font-size: 15px; letter-spacing: 8px; color: #ffffff; text-align: center; border-top: 1px solid #ffffff; border-bottom: 1px solid #ffffff; line-height: 20px; ">[URL=https://ilpaiolomagico.forumfree.it/m/?t=67156849][color=#4287f5]scheda[/color][/URL] / [URL=?t=63004694][color=#4287f5]dashboard[/color][/URL] / [URL=?t=74620681][color=#4287f5]portfolio[/color][/URL]</div><sup>[URL=?act=Profile&MID=2802355]code by thefedivan[/URL]</sup></div>


    giphy Bbbb giphy

    COSTANCE LEDREC ▾ L.I.Q.A.

    E vorrei tornare indietro / Per fermare quell'istante
    In cui mi son sentito forte / Forte come un gigante

    Notting Hill, un quartiere, una garanzia.
    Quando aveva bisogno di bere, quello era il posto giusto. Conciliare un lavoro stressante e burocratico con delle tristi ronde notturne da cadetto Auror era qualcosa che non aveva mai, effettivamente, pianificato di portare avanti. Aveva vissuto contemporaneamente la vita da direttore e da studente, da un lato all'altro della cattedra e delle scartoffie senza prendere fiato, senza respirare nemmeno un dannatissimo istante.
    Da quell'ultima missione in quel laboratorio degli orrori, Costance aveva continuato a lavorare in maniera instancabile come cadetto auror: ricerche infinite, studi, controlli, interrogatori. Il periodo migliore per svolgere quel tirocinio sul campo, intervallato da due anni di malattie che giravano il mondo e che, in qualche strano caso, avevano deciso di schivarlo.
    Dopo mesi, interminabili e infiniti, aveva concluso quella mezz'ora prima necessaria per liberarsi e, letteralmente, fuggire via dal dipartimento della LIQA per dedicarsi ad una birra ghiacciata per metà stravaccato su un bancone. Aveva la stessa camicia bianca del mattino, i capelli spettinati e corti con la riga da un lato, gli occhi per quella sera immancabilmente castani come la mogia banalità della sua esistenza. Aveva liberato i primi due bottoni della camicia dalle loro asole e deliberatamente estratto quest'ultima dalla sua morsa formale dentro i pantaloni. Non si era nemmeno guardato intorno quando era entrato, così concentrato dall'anestetizzare quella vita che non si aspettava così pienamente noiosa. "Buonasera. Per me una birra, forte. Fai tu."

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    HTML
    <div style="width:550px; background-color: black; font-family: georgia; color: black; padding:2px"><p align="center">[IMG=giphy]https://media.giphy.com/media/SJyzorxC3e0WQ/giphy.gif[/IMG] Bbbb [IMG=giphy]https://media.giphy.com/media/h1frXxF2gtRra/giphy.gif[/IMG]</p><div style="text-transform: lowercase; font-size: 15px; letter-spacing: 8px; color: white; line-height: 20px; text-align: center; border-top: 1px solid #ffffff; border-bottom: 1px solid #ffffff">COSTANCE LEDREC &#9662; <i>L.I.Q.A.</i></div>
    <div style="background-color:#4287f5; font-family: times; font-size: 10px; text-transform: uppercase; color:black; text-align: center; padding:4px"><i>E vorrei tornare indietro / Per fermare quell'istante
    In cui mi son sentito forte / Forte come un gigante</i></div>
    <div style="height:200px; overflow:auto; padding:5px; font-size: 14px; text-align: justify; color: white">testo qui </div>
    <div style="text-transform: lowercase; font-size: 15px; letter-spacing: 8px; color: #ffffff; text-align: center; border-top: 1px solid #ffffff; border-bottom: 1px solid #ffffff; line-height: 20px; ">[URL=?t=67156849][color=#4287f5]scheda[/color][/URL] / [URL=?t=63004694][color=#4287f5]dashboard[/color][/URL] / [URL=?t=74620681][color=#4287f5]portfolio[/color][/URL]</div><sup>[URL=?act=Profile&MID=2802355]code by thefedivan[/URL]</sup></div>


    Edited by TheFedIvan - 9/10/2022, 16:46
     
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    Pauline Ledrec




    Edited by TheFedIvan - 31/8/2018, 18:20
     
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    Lo farò per ogni mio personaggio probabilmente ed ogni volta taggherò tre utenti per farlo con i loro personaggi e postarlo nella dashboard e taggare a loro volta tre utenti u_u
    Echo_, Alexander Donovan e s a u d a d e

    tumblr_nqls84JMrr1r5igouo6_r1_250

    BASE
    nome: Pauline
    età: ne ha compiuti 17 il 9 luglio 2018
    segno zodiacale: Cancro
    un tratto positivo: è una persona fondamentalmente buona, riesce a trovare il bello ed il tenero in chiunque.
    un tratto negativo: nell'ultimo periodo è diventata una persona schiva e fin troppo riservata.

    ABITUDINI
    una buona abitudine: fare sempre la prima colazione.
    una cattiva abitudine: lasciare tutto in disordine.
    un'abitudine della quale non riesce a liberarsi: innamorarsi delle persone sbagliate lasciare tutto in disordine.
    una della quale si è liberato: fidarsi ciecamente di chiunque le dia una prima impressione positiva.
    di cosa ha paura: che Victor muoia.

    FAMIGLIA
    i nomi dei suoi genitori: Philibert Ledrec e Charlotte Delacroix
    i nomi dei suoi fratelli: Costance e Victor
    il ricordo preferito dell'infanzia: quando per la prima volta è salita a cavallo insieme al fratello maggiore, Costance.
    il giocattolo preferito dell'infanzia: il catalizzatore di suo nonno i cani vanno bene? ha un cane che ha più o meno la sua stessa età.
    membro preferito della famiglia: è stata per anni convinta di poter sposare suo fratello Costance, ma proprio innamorata persa. Adesso darebbe la vita per la felicità di Victor.
    una storia su questa persona: fino a qualche anno fa non aveva la più pallida idea di cosa potesse essere il suo futuro, che aspirazioni avesse, che desideri e che sogni. Adesso, con il fatto che si è ammalata pensa fin troppo spesso al futuro e sta facendo di tutto per poterlo raggiungere a tutti i costi. Per questo vuole fare il medico, e spera di potersi anche specializzare in psicologia, sperando che quel qualcosa nella sua mente non faccia capolino di nuovo.

    PREFERISCE
    caffè o tè? thé
    farsi la doccia di giorno o di notte? di giorno, così può tenersi i capelli bagnati e farli asciugare all'aria.
    fare il bagno o la doccia? il bagno.
    tv o film? adora i cinema babbani, ma non disdegna nemmeno guardare la televisione abbracciata al fratello.
    scrivere o leggere? leggere.
    amore platonico o romantico? platonico.
    tè freddo o limonata? limonata.
    gelato o frullati? frullati.
    cupcakes o torte? torte.
    spiaggia o montagna? montagna, è vissuta in un paesino di montagna, immerso alla natura ed i boschi, non fa che amare queste ambientazioni.

    PREFERITI
    canzone: Safe and Sound di Taylor Swift.
    band: non ha una band preferita, ama canzoni separate di autori diversi.
    posto: la sua casa, a Les-Baux-de-Provence.
    ricordo: la prima volta in cui si è resa conto d'essere una metamorphomgus.
    persona: Victor.
    film: Io prima di te.

    CURIOSITA'
    quattro canzoni che sono di sicuro nel suo iPod: 1 - 2 - 3 - 4
    quel posto dove, delle volte, si addormenta — chiaramente dove non dovrebbe: in guferia.
    il gioco nel quale distrugge chiunque tenti di sfidarli: è bravissima a giocare a briscola (........................)
    la sua bevanda calda preferita nelle notti gelide, o nei mattini, o quello che volete: tisana alla mela verde e frutti di bosco bevuta davanti il camino della sala comune.
    cosa vuole diventare da grande: medico.
    stagione preferita: autunno.
    come e cosa disegna quando è al telefono con qualcuno: figure geometriche.


    Edited by TheFedIvan - 24/10/2018, 10:44
     
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    Victor

    LEDREC

    the first time i saw her,
    everything in my mind went quite

    exIPMGDR VI YEAR APSerpeC

    voice - scheda


    narrato - parlato - pensato

    testo qui

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    CODICE
    <div style="width: 400px; height:500px; background-color: #472c13; border: 4px solid #f9b145; font-family: calibri; color: #f9b145;">
    <table border="0" cellpadding="0" cellspacing="0" width="100%"><tbody>

    <tr>
    <td><div style="height:150px; width:250px; background-color: #160e06"><div style="text-transform: uppercase; font-size:17pt; text-align:center; line-height: 12px">
    Victor</div><div style="text-transform: lowercase; font-size:40pt; text-align:center; line-height: 12px; font-family: vivaldi">
    LEDREC
    </div><div style="text-transform: LOWERCASE; font-size:10pt; text-align:center; line-height: 12px">
    <i>the first time i saw her,
    everything in my mind went quite</i></div><div style="text-transform: uppercase; font-size:11pt; text-align:center; line-height: 12px">
    <sup>ex</sup>[IMG=IPMGDR]https://upload.forumfree.net/i/ff1396426/APSerpe.png[/IMG] VI YEAR [IMG=APSerpeC]https://upload.forumfree.net/i/ff1396426/APTassorosso.png[/IMG]

    [URL=https://"%20target=]voice[/URL] - [URL=https://ilpaiolomagico.forumfree.it/?t=72497664]scheda[/URL]</div>
    </div></td>
    <td><img style="width:150px; height:150px" src="https://i.imgur.com/voxPoy3.gif"></td>
    </tr></tbody>

    </table>
    <div style="height:20px; width:400px; background-color: #160e06"><div style="text-transform: uppercase; font-size:11pt; text-align:center; line-height: 20px">narrato - <b>parlato</b> - <i>pensato</i></div></div>
    <div style="height:250px; width:400px; background-color: #160e06; overflow:hidden; text-align: justify; font-size:11pt"><div style="height:240px; width:400px; background-color: #160e06; padding:5px; overflow:auto; text-align: justify"> testo qui </div></div>
    <div style="height:20px; width:400px; background-color: #160e06"><div style="text-transform: uppercase; font-size:8pt; text-align:center; line-height: 22px">code © [URL=http://fedsportfolio.forumcommunity.net/]thefedivan[/URL]</div></div>
    </div>

    tumblr_p1rumnJrqI1qbxcxno8_400tumblr_p1rumnJrqI1qbxcxno7_400

    VICTOR LEDREC ▾ HUFFLEPUFF

    Yeah, I can do serious, I can do mean | Tell a supremacist that I'm supreme | Oh, everybody's woke now, guess I'm just lost in a dream | But still, I'm predicting the future, I said this is how shit would go

    Dicono sempre che avere un animale domestico aiuti le persone a stare meglio. Io non ci ho mai creduto, a dire il vero, eppure l'idea diavere un compagno di vita che non potesse odiarmi o

    code by thefedivan

    CODICE
    <div style="width:550px; background-color: black; font-family: georgia; color: silver; padding:2px"><p align="center">[IMG=tumblr_p1rumnJrqI1qbxcxno8_400]https://66.media.tumblr.com/a381365380c1f25ac62bd4aaaf5d51c7/tumblr_p1rumnJrqI1qbxcxno8_400.gif[/IMG][IMG=tumblr_p1rumnJrqI1qbxcxno7_400]https://66.media.tumblr.com/26abb14678e021ff3078ac1e81ea3021/tumblr_p1rumnJrqI1qbxcxno7_400.gif[/IMG]</p><div style="text-transform: lowercase; font-size: 15px; letter-spacing: 8px; color: white; line-height: 20px; text-align: center; border-top: 1px solid #ffffff; border-bottom: 1px solid #ffffff">VICTOR LEDREC &#9662; <i>HUFFLEPUFF</i></div>
    <div style="background-color:#00ffd8; font-family: times; font-size: 10px; text-transform: uppercase; color:black; text-align: center; padding:4px"><i>Yeah, I can do serious, I can do mean | Tell a supremacist that I'm supreme | Oh, everybody's woke now, guess I'm just lost in a dream | But still, I'm predicting the future, I said this is how shit would go</i></div>
    <div style="height:200px; overflow:auto; padding:5px; font-size: 14px;">Testo qui </div>
    <div style="text-transform: lowercase; font-size: 15px; letter-spacing: 8px; color: #fffffff; text-align: center; border-top: 1px solid #ffffff; border-bottom: 1px solid #ffffff; line-height: 20px; ">[URL=?t=72497664][color=lightgreen]scheda[/color][/URL] / [URL=?t=63004694][color=#00ffd8]dashboard[/color][/URL] / [URL=?t=74620681][color=pink]portfolio[/color][/URL]</div><sup>[URL=?act=Profile&MID=2802355]code by thefedivan[/URL]</sup></div>


    VICTOR LEDREC ▾ slytherin HUFFLEPUFF

    You didn't believe me (Nope), you didn't trust me (Nope)
    Well, I can guarantee it, you gonna put my music on (Haha)
    I had some patience (Yeah), I found a cadence (Mhm)
    I thought I'd never say it: "Thank you all who did me wrong"

    Entusiasmo: poco. Come al solito d'altronde.
    Non so come sia stato possibile per me, essere membro di un gruppo studentesco. Eppure, qualche allineamento astrale mi aveva permesso di fare parte di uno dei più ACAB che mi potesse capitare. Mi morsi le labbra, buttando per terra la casacca della mia divisa da tassorosso con disprezzo, mugugnando infastidito perché, sì, ero in ritardo, ma la vita era in ritardo con le buone notizie per me.
    L'idea di tendere delle trappole ai docenti era qualcosa che mi rendeva estremamente eccitato: emozioni, vita che fluiva nelle vene, il cuore che batteva. Avevo bevuto l'ultimo sorso da quella bottiglia scura e l'avevo lasciata sul bordicino di una scala, prima di cambiare tutt'altra strada e sentire il vetro infrangersi sul pavimento. Se alle scale piaceva cambiare, chi potevo essere io per impedirglielo.
    Quando vidi il nugolo di gente nel corridoio capii di essere arrivato: avevo issato un neutro cappuccio in testa, assottigliato gli occhi nella fioca luce della notte rischiarata solo da sparute candele.
    "Che mi sono perso?", gli occhi mi brillavano di emozione e di leggera ebbrezza euforica. Mi muovevo sui miei stessi piedi come se il terreno bruciasse, mi guardavo intorno sorridendo come se non fossi mai stato così vivo prima di quel momento. Ma anche in quell'occasione ero un'outsider. Li guardai, rabbrividii rendendomi conto che l'unica persona che odiavo realmente era Duvall.
    Duvall. L'unico docente che aveva la capacità di essere amato da ogni studente ad Hogwarts, a me generava una serie di conati di disgusto e rabbia che non riuscivo mai a contenermi. Probabilmente soltanto Samantha sapeva quali fossero le motivazioni del mio covato odio nei confronti del docente di Magia Internazionale, e c'era qualcosa dentro di me che non mi permetteva di esternarli. Il mio sguardo quindi si rivolse in direzione di Ryan, schioccando la lingua con qualche strano ed innato moto di fastidio. Era una specie di fidanzato di Eveline?
    La cosa mi disturbava, ma lasciai correre. Per quel momento.
    D'altro canto, Kenneth Wallace era l'unico docente che stimavo, quindi non avrei di certo potuto accompagnare una spedizione punitiva nei suoi confronti. L'ignavia mi spinse a decretare i docenti di Cura delle Creature Magiche i giusti bersagli per quella rappresaglia serale. "Come procediamo?"

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    <div style="width:550px; background-color: black; font-family: georgia; color: silver; padding:2px"><p align="center">[IMG]https://64.media.tumblr.com/da594f3359893293f4981d643204ab36/tumblr_p4y7ixOsQP1u1f52bo1_400.gifv[/IMG] [IMG]https://64.media.tumblr.com/a66086f4796b964d9487a61491129ddb/tumblr_p4y7ixOsQP1u1f52bo7_400.gifv[/IMG]</p><div style="text-transform: lowercase; font-size: 15px; letter-spacing: 8px; color: white; line-height: 20px; text-align: center; border-top: 1px solid #ffffff; border-bottom: 1px solid #ffffff">VICTOR LEDREC &#9662; <del><b>slytherin</b></del> <i>HUFFLEPUFF</i></div>
    <div style="background-color: #400040; font-family: times; font-size: 10px; text-transform: uppercase; color:silver; text-align: center; padding:4px">You didn't believe me (<i>Nope</i>), you didn't trust me (<i>Nope</i>)
    Well, I can guarantee it, you gonna put my music on (<i>Haha</i>)
    I had some patience (<i>Yeah</i>), I found a cadence (<i>Mhm</i>)
    I thought I'd never say it: "<b>Thank you all who did me wrong</b>"</div>
    <div style="height:200px; overflow:auto; padding:5px; font-size: 14px;">Testo qui</div>
    <div style="text-transform: lowercase; font-size: 15px; letter-spacing: 8px; color: #fffffff; text-align: center; border-top: 1px solid #ffffff; border-bottom: 1px solid #ffffff; line-height: 20px; ">[URL=?t=72497664][color=purple]scheda[/color][/URL] / [URL=?t=63004694][color=purple]dashboard[/color][/URL] / [URL=?t=74620681][color=purple]portfolio[/color][/URL]</div><sup>[URL=?act=Profile&MID=2802355]code by thefedivan[/URL]</sup></div>



    NUOVO ROLESCHEME VICTOR


    tumblr_p1rumnJrqI1qbxcxno8_400
    tumblr_p1rumnJrqI1qbxcxno7_400

    VICTOR LEDREC ▾ cespuglio farfallino

    Si racconta di un uomo mezzo diavolo
    Tanto infame da uccidere una dea
    C'è chi dice sia figlio di uno scandalo
    Tra pirati di qualche dinastia

    testo qua

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    HTML
    <div style="width:550px; background-color: black; font-family: georgia; color: silver; padding:2px"><p align="center"><table><tbody>

    <tr>
    <td><div style="width:255px">[IMG=tumblr_p1rumnJrqI1qbxcxno8_400]https://64.media.tumblr.com/f418e8a9c6c392b5b9347ab58ad9b28d/9289d691cfa42e3b-88/s400x600/b24a8d1d4eac408c621fbe175e2b4f7a25d3aac4.gifv[/IMG]</div></td>
    <td><div style="width:255px">[IMG=tumblr_p1rumnJrqI1qbxcxno7_400]https://64.media.tumblr.com/db4542d0918d210e8bfb7b1701b382d0/9289d691cfa42e3b-8e/s400x600/7f33c0cdba3b53a80c881c4a3494b4feb7ea15bd.gifv[/IMG]</div></td>
    </tr></tbody>

    </table></p><div style="text-transform: lowercase; font-size: 15px; letter-spacing: 8px; color: white; line-height: 20px; text-align: center; border-top: 1px solid #ffffff; border-bottom: 1px solid #ffffff">VICTOR LEDREC &#9662; <i>cespuglio farfallino</i></div>
    <div style="background-color: #a83a3a; font-family: times; font-size: 10px; text-transform: uppercase; color:white; text-align: center; padding:4px"><i>Si racconta di un uomo mezzo diavolo
    Tanto infame da uccidere una dea
    C'è chi dice sia figlio di uno scandalo
    Tra pirati di qualche dinastia</i></div>
    <div style="height:200px; overflow:auto; padding:5px; font-size: 14px;">testo qua</div>
    <div style="text-transform: lowercase; font-size: 15px; letter-spacing: 8px; color: #fffffff; text-align: center; border-top: 1px solid #ffffff; border-bottom: 1px solid #ffffff; line-height: 20px; ">[URL=?t=72497664][color=#a83a3a]scheda[/color][/URL] / [URL=?t=63004694][color=#a83a3a]dashboard[/color][/URL] / [URL=?t=74620681][color=#a83a3a]portfolio[/color][/URL]</div><sup>[URL=?act=Profile&MID=2802355]code by thefedivan[/URL]</sup></div>


    Edited by TheFedIvan - 17/7/2022, 16:18
     
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    « Questa è invece la pozione Invecchiante. Quando fermentata assume questo color giallo pallido ed una consistenza abbastanza densa, potremmo paragonarla ad uno yogurt. I fumi sono presenti e si alzano in spirali verso l'alto che però non hanno alcun odore. »

    Qualche giorno dopo quel primo ottobre, la mente di Pauline sembrava non fermarsi nel riprodurre quella frase, sentita pronunciare dalla voce autoritaria di Medea Grael. Aveva penssto e ripensato più voltr agli effetti di quella pozione e a dire il vero, in poco tempo le sembrava riaver rivalutato - seppur in ritardo - l'importanza della materia e l'interesse che potevano darle quegli intrugli magici. Un tempo, le Pozioni e l'Alchimia, insieme alle Trasfigurazioni erano un'unica grande materia, nascevano accomunate da dei principi basilari, da dei concetti fondamentali che ritrovava anche nelle relative materie. Un filo conduttore, come quello che la portava sempre e comunque a pensare ad una delle tre pozioni studiate durante quella lezione del primo ottobre, quando erano tornati tragicamente bambini anche con la testa.
    Ricordava fortemente la sensazione di innocenza, nel piangere al pensiero di non avere Victor al fianco: realizzava solo adesso che quella sensazione era forse l'unica che aveva mai provato con certezza da quando aveva memoria.
    Esclusa Genevieve, ovviamente, della quale non pareva avere notizie da tempo.
    Da quando Victor era piccolissimo si era fatta portatrice della sua serenità e adesso si sentiva come artefice della sua sconfitta, del dolore, del motivo per cui aveva deciso di raggiungere quel gestro estremo.
    Togliersi la vita.
    Non sapeva le motivazioni per le quali Victor avesse, in principio, deciso di compiere quel gesto così radicale. Non poteva nemmeno sapere che nell'immaginario dell'ormai ex serpeverde si trovava soltanto quella via come via di libertà, come voler liberare con un gesto tutti dal peso che era convinto di portare e di far gravare su tutti.
    Pauline, questo, non lo sapeva. Non era riuscita a tirar fuori da quella maledetta testa nemmeno una virgola di quel pensiero: sapeva solo che s'era contagiato di proposito, nulla di più. Ed era convinta che tutto quello che le stava accadendo non fosse altro che la punizione per non averlo capito prima, per essere intervenuta soltanto, forse, a peggiorare la situazione. l'Helianthus era stata per lei una batosta tale da pensarci continuamente, appena sveglia, prima di andare a dormire, con gli occhi lucidi come se stesse pensando alla persona che più ama.
    Più volte aveva pensato di porre fine a quella incertezza: le sarebbe bastato chiedere a Lestat di trasformarla in vampira, renderla eternamente una diciassettenne, salvarla con una maledizione dal destino avverso, ma aveva paura. Aveva paura di ritornare a legarsi a Lestat adesso che aveva trovato un sottile equilibrio che la teneva stretta, avvinghiata, eppure distante a Mael. Aveva paura di stargli chiedendo troppo, continuare a chiedergli di aspettare, di aspettare che il suo corpo iniziasse a reagire agli stimoli, che la sua mente entrasse in una mentalità più adulta che non riusciva a raggiungere.
    Era un turbinio di emozioni che non sapeva controllare e che le frullavano nella mente e che non riusciva nemmeno a fermare, nemmeno nel tentare di analizzarle scientificamente ad una ad una.
    Quello che le rimaneva in mente, però, era quea dannata pozione. Superava ogni cosa, superava ogni pensiero, emozione e sensazione. Era sempre lì, insieme alla voce di Medea che rimbombava nella sua mente.
    Non fu difficile per lei trovare quella pozione. Avrebbe potuto chiedere a qualcuno, chiunque egli fosse, di realizzarla per lei - che non aveva sicuramente alcuna voglia di perdere tempo tra calderoni ed ingredienti - ma se entrare nell'aula era stato facile per Mael, lo sarebbe stato anche per lei.
    Quando tornò nella sua stanza, la mano destra tremava stringendo quella boccetta argentea che rifletteva bagliori giallastri dovuti alla presenza della pozione invecchiante posta all'interno. Aveva paura, ma allo stesso tempo, sentiva di avetne bisogno.
    Nel suo dormitorio, nella sua stanza -ormai singola per anzianità nella Casa- v'era un lungo specchio proprio a lato del tavolo dove soleva studiare o gettare i vestiti non piegati quando la mattina doveva fuggire in ritardo per le lezioni.
    Si guardava allo specchio, vedendo la propria immagine riflessa, giovane, fortemente segnata dal respiro affannoso che - nonostante le cure - ogni tanto faceva cilecca; un volto triste ed affranto, gli occhi ingrigiti dal tempo e dall'umore. I suoi capelli erano sciolti intorno al viso come delle lunghe tende, quasi incorniciavano la sua espressione triste e rispecchiavano l'emozione che pareva provare.
    Non perse tempo, stappò la bottiglietta e ne bevve un lungo sorso, quanto bastava per raggiungere almeno trentacinque, massimo quarant'anni. Il suo volto iniziò a formicolare, così come il suo intero corpo. Chissà se poteva prevedere il futuro, da quella visione. Se avesse visto delle smagliature da gravidanza o altri segni di una Pauline più adulta. I suoi occhi si incresparono di labili rughe, non accentuate ma pur sempre presenti e alcuni fili argentati emersero tra i suoi capelli color nocciola. Il suo volto si fece più squadrato, con le gote leggermente più arrossate e le labbra sottili circondate da rughette di espressione tipiche del suo patrimonio gentico Ledrec. Si guardava allo specchio con gli occhi che ora s'erano fatti color ghiaccio, le venature verdi sembravano essere sparite ed il viso si fece più segnato, sofferto.
    Così, quindi, sarebbe stata da grande? Volle rimanere ancora un po' ad osservsre il suo corpo di donna adulta, con i suoi seni ed i suoi fianchi più larghi, con qualche inestetismo qua e là. Una donna normale, come tutte le altre, che forse passava inosservata. Volle rimanere immobile ancora un po', in silenzio, con gli occhi grigio terra che si inumidivano di salate lacrime, adesso poteva vedersi, poteva fantasticare realisticamente su come sarebbe potuta diventare da grande, su come avrebbe potuto invecchiare.
    Chissà se sarebbe mai riuscita ad arrivare a quell'età.
     
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