Becoming Giulia Jane

Non so se qualcuno si aspettava un intervento da parte mia già da ora, visti i miei lunghi silenzi tra un commento e l'altro, solo che ho bisogno di sfogarmi e, dato che non riesco a scrivere storie per quanto sono giù, l'unica può essere affidarmi al mio piccolo spazietto qui. Perché è inutile scrivere senza essere letti, secondo il mio ego.
Il problema è che sono triste.
Ok, non è la prima volta. Ok, capita a tutti. Ok, ci sono moltissime altre persone tristi in tutto il globo in questo momento.
Però diventa un problema quando non riesci a far più nulla.
Non riesco a studiare, perché le parole entrano nella mia testa ed escono come se non le avessi mai lette.
Non riesco a divertirmi, perché sono capaci tutti a sorridere per finta ed io, devo ammetterlo, sono diventata piuttosto brava da un po' di tempo a questa parte. Tanto brava da preferire di sembrare stupida con frasi ingenue piuttosto che affrontare la realtà.
Non riesco a scrivere, perché sono talmente triste che anche la tastiera si rifiuta di ascoltarmi e se non scrivo storie non so come sfogarmi, tanto che già so che questo si prospetterà come un post inutile e di pura autocommiserazione, tanto da spingere la gente a venire fin qui per uccidermi (magari non fatelo sembrare un suicidio, a meno che non utilizziate il cianuro che sarebbe l'unico modo con cui mi ucciderei).
Comunque, i motivi della tristezza?
Non lo so.
Credevo fosse la rassegnazione per gli ormai imminenti esami di stato che la sottoscritta non supererà a causa dell'ansia. Ma non è così, perché ho parlato con i prof e dicono di non preoccuparmi.
Credevo fosse un periodo passeggero, ma va avanti ormai da mesi, dovuto alla consapevolezza che tra poco cambierà tutto e, sebbene sappia già che il numero dei miei “amici” di facebook diminuirà drasticamente, non sono certa di volerlo, solamente che mi sono accorta di sbagliarmi. Di non vedere l'ora che tutto cambi per lasciarmi alle spalle persone con cui non voglio avere più a che fare.
O forse, il problema di fondo è che credevo di essere più forte. Credevo di poter sopportare di fingere quando è evidente che non ne sono in grado.
Fondamentalmente sembra quasi che abbia ragione Paolo Fox, quando infila il leone sempre in fondo in quella sua stupidissima classifica dei segni zodiacali. Se ci credessi mi sarei davvero avvelenata da un pezzo.
Ma la cosa che mi fa imbestialire più di tutti è quando mi si vuole far passare per una che non sono.
Lo ammetto: sono di arrabbiatura facile. Sono permalosa, mi innervosisco per nulla. Lo so.
Ma da qui a dovermi prendere sempre e solo io le colpe no! Non ci sto.
E la cosa che mi fa arrabbiare di più è che quella che dice di volermi bene, di essere mia amica, è la prima che, dovendo scegliere, non sceglie mai me. E, sia chiaro, non sono io a chiederle di scegliere.
Non sto parlando di Beth, non avrebbe senso dopo i mille elogi che le faccio continuamente.
Mi fa arrabbiare quando assegnano un lavoro di gruppo a scuola ed il gruppo non riesce a vedersi per colpa di UN elemento. E che quello stesso elemento non invii il materiale alla sottoscritta se non il giorno prima della presentazione. Che la sottoscritta si sia fatta tutto il mazzo da sola, che abbia aspettato fino a tardi una mail che non è arrivata nonostante il sonno ed il compito in classe il giorno successivo. Mi fa arrabbiare che quello stesso elemento non capisca quanto mi sono impegnata per fare una cosa fatta bene visto che io le presentazioni in power point fino alla settimana scorsa non sapevo nemmeno cosa fossero.
Forse il mio errore è stato dire, per non far pesare a nessuno la cosa che l'avrei fatto da sola “tranquilli ci metto due minuti”? Perché in tal caso non lo avrei mai fatto.
Ma la presentazione è passata ed è andata bene. Non grazie al suo speciale contributo, ovviamente.
Quindi perché starci ancora male?
Perché ogni volta che provo a fare un commento su un voto che in Storia dell'Arte non è andato bene (odio quella materia inutile e noiosa perché sono invidiosa di chi è stato in grado di entrare nella storia. Problemi?) lui se ne esce con un “ma che ti importa? Abbiamo preso otto grazie alla MIA spettacolare performance alla presentazione”.
E io non dovrei dire alla prof che lui mi ha detto “non mi importa niente delle parole. Schiaffaci su due foto e poi improvviso”? Ok, non lo faccio. Sono cattiva ma non così tanto.
Quando però lui continua e chi conosce la storia mi fa “lascialo stare” oppure “dai, che ti importa” mi girano le esferas e pure parecchio.
Che mi costa? Mi costa! Si è preso un voto alto sul MIO lavoro.
Che mi importa? Mi importa! Perché sono capaci tutti a prendere e farsi belli sul lavoro altrui.
E non mi darebbe neppure fastidio, non è la prima volta che mi succede e non sempre con lui, se non fosse che a lui devono essere sempre date tutte vinte perché lui è “un bimbo amato”, perché lui tratta sempre tutti bene, perché lui è amato ed adorato da tutti.
Beh, no. Non è così.
Forse, me ne accorgo ora, la mia non è tristezza. Quello che provo è forse mille volte peggiore. Un sentimento che MAI avrei creduto di poter provare.
Quello che provo è odio. Profondo. Quel tipo di odio che non si risana più.
E probabilmente il tutto è riconducibile a mesi fa perché sono io la cretina che ha pianto per tutta l'estate dato che il suo migliore amico si era deciso al voto del silenzio senza alcun motivo mentre lui continuava a giocare e divertirsi come se niente fosse. Come se non lo sapesse quando in realtà so per certo che una mia amica l'aveva informato.
E sono certa di odiarlo perché mai come oggi ho desiderato eliminare qualcuno dalla mia vita. Un taglio così netto che dovrebbe trasferirsi in un altro pianeta per non incorrere nella mia rabbia.
Sono livida. E la cosa che mi fa più male è non poterne parlare con nessuno perché da una parte ci sono i suoi amici che dicono “ma dai, è così, lo sai che non cambia”, “non capisce, lascia stare”, “è inutile arrabbiarti per così poco”. E dall'altra chi non lo conosce che mi dice “boh, io non lo capisco, lascia stare”, “bah, lascia perdere”, “dai che tanto passa”, e di nuovo “lascia perdere”.
Quindi boh, ho scritto questo papiro per sfogarmi...
e non è servito a niente.