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Mononoke..
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SOPHIE MATTHEWS - TassorossoLa notte precedente una fitta nevicata si era abbattuta sul castello, lasciando spazio poi quella mattina, a un sole splendente, insolito per il clima scozzese decembrino. Chi prima e chi dopo, appena uscito da sotto le coperte, poté notare un leggero abbassamento della temperatura. Sophie, a cui era scientificamente impedito svegliarsi presto, fu una delle ultime a provare sulla propria pelle il cambiamento, che la sorprese piacevolmente. Si sentiva a suo agio nel freddo, molto più che nel caldo. Se avesse dovuto scegliere tra vivere ai Tropici o in Artantide, starebbe già pensando a quali pellicce portare con sé e se fosse meglio studiare prima gli orsi polari o i pinguini. Però, dato che per il momento non era nella Terra dei Ghiacci Perenni ma ad Hogwarts, non indossò una giacca pesante, bensì dei pantaloni (un paio dei pochi che era riuscita a far entrare nel baule) e una maglietta a maniche lunghe e pesante, color blu polvere.
Il weekend voleva dire niente divisa scolastica e, soprattutto, niente lezioni. Nonostante ciò era ben consapevole di doversi mettere in pari con i compiti, da cui ultimamente era sommersa: sembrava che i professori volessero dare ai poveri studenti come lei, il colpo di grazia prima delle vacanze natalizie. Così, dopo un abbondante colazione in sala grande, passò la giornata tra la bibilioteca e la sala comune, a sfogliare manuali di testo e ad esercitarsi nei vari incantesimi appresi durante le ultime lezioni. La sua nove pollici e ¾ in quei primi mesi all’interno del castello era diventata sua compagna inseparabile e la tassorosso non avrebbe mai immaginato di potersi sentire così legata a un oggetto.
Stremata e ormai con gli occhi che le si incrociavano, aveva tutta l’intenzione di prendere una boccata d’aria fresca, e l’avrebbe anche fatto se le scale non avessero deciso di ostacolare il suo cammino. Dopo tre mesi passati all’interno del castello, orientarsi le dava ancora del filo da torcere: la tassorosso già in situazioni normali, ovvero senza scale dotate di vita propria, aveva la capacità di perdersi in continuazione. Stufa di vagare alla cieca optò per rimanere sul piano in cui si trovava, che credeva essere il primo, e visitare la sala dei trofei. Si era sempre ripromessa di esplorare quel luogo ricco di storia, e quale momento poteva essere migliore di quello? Inoltre doveva essere uno dei luoghi meno affollati di Hogwarts, e lei aveva bisogno di pace e tranquillità. Attraversò la galleria degli arazzi, dove si trovavano appesi anche ritratti di maghi e streghe famosi (ancora non si era abituata a vederli muoversi e spesso sussultava quando li sentiva parlare), poi salì due rampe di scale (grazie al cielo rimasero al loro posto), e si trovò nella stanza delle armature. Si trattenne dal toccarle una ad una, evitando di combinare qualche disastro e di attirare in quel modo l’attenzione del fastidiosissimo Pix, Poltergeist incubo di qualsiasi studente. L’ambiente era meno illuminato rispetto al resto del castello e solo quando si apprestò a raggiungere il locale adiacente, ovvero il suo obiettivo, i suoi occhi iniziarono ad abituarsi alla semioscurità. La sala dei trofei era davvero incredibile esorpresanon era vuota. Infatti, in mezzo alle numerose teche contenenti premi di vario genere e di varia dimensione, ma tutti ugualmente luccicanti, c’era una ragazzina dai capelli castani rivolta di spalle, che sembrava intenta a cercare qualcosa per terra.
“Ehi, ciao… Hai perso qualcosa? Se vuoi ti aiuto a trovarla, magari in due è più semplice!” disse Sophie trillante avvicinandosi un po’ di più alla figura ancora misteriosa, sperando di non averla spaventata.SPOILER (clicca per visualizzare)chiedo immensamente scusa per il ritardo ç____ç e per il post schifoso (zero ispirazione + influenza = super combo), mi rifarò con i prossimi <3. -
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Dicembre era arrivato e aveva portato con sé una grande nevicata. Nella testa di tutti bambini, ad esclusione di alcuni casi di apatici, l'avvicinarsi dell'ultimo mese dell'anno significava Natale, il periodo più amato di sempre, dopo l'estate, ovvio.
Anche io avrei avuto molta voglia di gioire e canticchiare brani natalizi insieme al coro, se non fossi stata così impegnata sui libri. Nelle ultime settimane i professori sembravano essersi accordati per tartassarci tutti insieme di elaborati e ricerche e infatti, ero sull'orlo di una crisi di nervi.
Non ero mai andata a scuola e non avevo mai avuto a che fare con docenti e compiti a casa; il massimo che mi chiedeva mio nonno era di ripetere le tabelline mentre mi lavavo i denti, ma niente mi aveva portato a pensare che la scuola fosse così impegnativa.
Quel pomeriggio, mentre alcuni dei miei compagni fra i più coraggiosi giocavano a palle di neve, decisi di dedicarmi ai compiti di Collins, il professore di Storia della Magia. Lessi dal manuale tutto il capitolo sui fondatori di Hogwarts, ma quei paragrafi sembrano non bastarmi. Volevo toccare con mano o, se non fosse stato possibile, volevo vedere con i miei occhi. Qualche cimelio, quadro o trofeo mi avrebbero sicuramente aiutata nella mia ricerca, perciò mi alzai dalla sedia sorridente: la mia pausa dallo studio l'avrei passata nella Sala dei Trofei.
Benché fossi a scuola da ormai più di tre mesi era ancora difficile per me destreggiarmi per le scale e ricordarmi le varie stanze per ogni piano, ma ci avevo fatto l'abitudine e non avevo più nessuna crisi isterica quando mi perdevo o sbagliavo strada. Ci misi una quindicina di minuti per arrivare in Galleria degli Arazzi, ma bisogna considerare che ero partita dalla mia Sala Comune, e quindi dalla torre dei Corvonero. Non male come record.
Mi ritrovai in un corridoio pieno di gente che mi fissava dall'interno della loro tela, alcuni addirittura mi salutarono perciò decisi di ricambiare. "Buon pomeriggio" Sussurrai sia verso destra che verso sinistra, cercando di evitare di svegliare gli addormentati. Odiavo litigare con i ritratti, benché mi venisse molto semplice; alcuni avevano sempre qualcosa da dire, qualcosa di brutto da dire e non li sopportavo proprio. Quelli in casa mia erano molto più gentili e amichevoli; beh tutti tranne una, chiamata la Dama Disperata da mio fratello perchè quando incominciava a piangere smetteva dopo delle ore.
Mi guardai un po' intorno, cercando tra le varie descrizioni un nome che mi fosse utile, ma dopo un po' mi stufai e con un rapido inchino mi congedai dai dipinti, proseguendo verso la Galleria delle Armature. Continuai il mio cammino senza soffermarmi troppo in quel luogo buio ed inquietante. Il motivo per cui Hogwarts fosse così piena di stanze angoscianti ancora non mi era molto chiaro.
In ogni caso avevo finalmente raggiunto la mia meta sana e salva, un grande traguardo per una matricola nei primi mesi di scuola.
Al Signor Lionel Holmes, vincitore del primo premio del Club dei Duellanti del 1968. Già mi ero persa nella targhetta del trofeo più vicino all'entrata, ma dovetti interrompere la mia lettura in quanto delle voci lontane mi avvisarono che non ero la sola nella stanza. Guardai più avanti, strizzando gli occhi e cercando di combattere la semi oscurità che viveva in quel posto. C'erano due figure dall'altro lato della sala, una delle due era piegata. Che diavolo stavano facendo? Incuriosita dalla scena, mi avvicinai silenziosamente notando che la bambina in piedi non era altro che Sophie, i suoi corti capelli biondi mi avevano immediatamente rivelato la sua identità, mentre il volto dell'altra non riuscivo a vederlo. "Ciao Sophie!" Esclamai appena prima che si piegasse anche lei verso il pavimento. Proprio non avevo idea del gioco a cui stessero giocando perciò mi chinai anch'io per cercare di riconoscere l'altra ragazza. "Ciao!" La salutai sorridendo, mentre nella mia testa scorrevano le decine di nomi che potevano appartenerle. Abbandonai i miei pensieri per capire che cosa stessero facendo, ma mi ci vollero pochi secondi per comprendere che due persone piegate che tastano il pavimento in una stanza al buio hanno probabilmente perso qualcosa di piccolo.Capitan ovvio."Cosa cercate?" Chiesi senza nemmeno pensare che magari non avevano voglia di raccontarmi i fatti loro.
Le guardai per qualche secondo ancora, cercando di trattenere una smorfia di disgusto per le loro mani, che erano ormai diventate nere appena aver sfiorato quel sudicio pavimento. Le due erano lì che si sporcavano le mani e sforzavano la loro vista alla ricerca di un piccolo oggettino, mentre io stavo lì a fissarle con una faccia di ripugnanza. Poppy svegliaa!!
Senza perdere altro tempo tirai fuori la bacchetta dalla manica e, focalizzando nella mia testa una potente fonte luminosa, sussurrai: "Lumos!". La punta del mio catalizzatore si accese illuminando i nostri volti e il pavimento, ed ecco che sembravo leggermente meno inutile e antipatica.
"Siete qui anche voi per i compiti di Collins?" Chiesi cercando di fare conversazione, mentre lentamente spostavo il polso per illuminare nuovi tratti di terreno.
Edit: una gif era collassata quindi l'ho sistemata >.<
Edited by Fizzy - 29/12/2016, 10:52. -
.CODE&GRAPHIC BY HIME SHEPPARD.
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Ebbi un sussulto quando un fantasma apparve e prese a chiacchierare con noi. Che sia chiaro: ero perfettamente abituata ai fantasmi, a casa dai miei nonni ce n'erano un paio e li avevo già visti; in più avevo già incontrato la Dama Grigia e non era una creatura spaventosa. Mi aveva semplicemente colta alla sprovvista.
In ogni caso, trovavo quel fantasma un modello di vita e sicuramente una donna da rispettare, perciò, da brava lecchina, mi alzai per salutarla stoppando per il momento la ricerca dell'orecchino. "Buonasera." Esclamai sorridendo leggermente, non volendo sembrare una primina in iperventilazione.
Nel frattempo la Dama non aveva perso tempo per lanciare commentini vagamente acidi e, se proprio vogliamo fare i permalosi, offensivi.
Sorrisi ridendo educatamente e annuendo verso il fantasma per poi guardare le due ragazzine accanto a me. Loro sembravano molto meno divertite, soprattutto Ellenor, eppure dovevano essere a conoscenza del carattere della donna.
Durante quell'imbarazzante silenzio mi chiesi se fosse il caso di difenderle, se essere una buona amica significava prendere la loro parte. Ma naaah. In fin dei conti erano capaci di difendersi da sole, ci eravamo appena conosciute, quindi non potevo ancora definirmi "buona amica", ed inoltre, non avrebbero dovuto offendersi per così poco, quindi....