Hogwarts: Il Paiolo Magico - {Harry Potter GDR}

Posts written by Noruwei

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    “You are not thrown into the fire, you are the fire.”
    Allyn
    Davies
    Grifondoro
    Mezzo sangue
    II anno
    Caotico neutrale
    Prefetto
    Il ragazzo non aveva seguito una parola della spiegazione di Moore. Era da due ore, ormai, che studiava la lista dei decreti scolastici, la fronte aggrottata. Sapeva che la sfida proposta dalla Lagrange non era affatto semplice e, probabilmente, se invece lo fosse stata non avrebbe provato quella stessa eccitazione di fronte a ciò che considerava Il Progetto che avrebbe reso il suo nome immemorabile a Hogwarts. L'adrenalina che aveva provato la prima notte, aggirandosi tra gli scaffali alla luce solo di quel lumus mormorato a mezza voce, non l'avrebbe mai dimenticata ed era diventata in fretta una specie di droga.
    Suonata la campanella, si alzò di scatto, raccogliendo tutto alla rinfusa per ficcarlo nella borsa a tracolla. Prima sbrigava le robe da prefetto, prima poteva tornare a ciò che realmente gli interessava: la sezione proibita della biblioteca. Non poteva buttarsi alla cieca, aveva bisogno di ispezionare il posto, dunque, una volta passato il coprifuoco, assicuratosi che non ci fosse nessun scocciatore in giro, avrebbe avuto campo libero.
    Quella prova in confronto alle altre pareva un gioco da mocciosi. Ad esempio, dove cazzo lo trovava un drago (decreto numero 19)? Tuttavia, nonostante l'enorme stress che gli stava provocando il dovere tenere alto il proprio nome (e secondariamente il copiare nei test senza farsi sgamare), non si sarebbe mai dato per vinto: voleva vincere e dimostrare a quell'idiota di Perseus Halliwell cosa significasse essere Allyn Davies. Perché diavolo la gente pensava che avesse 'perso la stoffa'? Per la stupida spilla da prefetto? Per la relazione con Ji?
    Con una smorfia irritata imboccò la strada per i sotterranei, urlando una spiegazione abbozzata a Jude - qualcosa su una richiesta di chiarimento per i turni di ronda, circa. Il suo reale obbiettivo era invece Joseph O'Connor, che, se tutto andava come prefissato, lo attendeva poco più avanti dell'aula di Pozioni.
    Il quattordicenne dai capelli rossi che sfioravano le spalle lo attendeva proprio là, intento a masticare una gomma. La calca di primini intenta a uscire dall'aula permise al prefetto di passare inosservato mentre si appoggiava con le spalle al muro adiacente.
    «Hai un aspetto orribile.»
    Allyn non ribatté. Stava facendo tutto quello che poteva per ottenere più ronde possibili, in modo da poter andare in giro di notte indisturbato, cosa che gli portava via molte ore di sonno. «Oh, ora ti preoccupi della mia salute?» Abbozzò un sorriso sghembo e Joseph fece le spallucce.
    «Puoi pagare?»
    Il Grifondoro annuì, infilando fluidamente una banconota babbana nella tasca della divisa dell'altro ragazzo. L'aveva scoperto quasi per caso, che Joseph, oltre a essere il figlio del proprietario di uno dei più grandi negozi di scherzi, era anche un venale collezionista di soldi appartenenti al mondo della madre. Lasciò pendere la tracolla di lato, così da lasciare la borsa aperta. Con un rapido movimento del polso Joseph ci fece scivolare all'interno i fuochi d'artificio che gli aveva commissionato. Decreto numero 16.
    Fu allora che, lanciandosi un'occhiata in giro, si gelò. Che diavolo ci faceva Jiselle lì? Si staccò dal muro, affrettandosi ad assumere l'aria da prefetto indaffarato, mentre rialzava la tracolla per appoggiarla sulla spalla. Si rilassò solo quando vide Joseph sparire dietro l'angolo delle scale, diretto verso la cena. Voltò di nuovo la testa, assumendo un'aria stupita nell'incontrare gli occhi della Levi, come se l'avesse notata solo in quel momento. Non gli richiese eccessivo sforzo visto che era stato davvero preso alla sprovvista nel vederla là.
    «Avevamo un appuntamento?» domandò, inarcando un sopracciglio. Cazzo, era nel bel mezzo di affari importanti, non aveva tempo per le idiozie da fidanzato. Percepì le labbra della Grifondoro sull'angolo delle labbra, poi tirarsi indietro. Allyn si era irrigidito: possibile che la Lagrange dicesse la verità? Si era sul serio rammollito? Aveva riflettuto più volte sul dire o meno a Ji quello che stava facendo, ma a frenarlo era sempre stata l'idea che non avrebbe approvato o (peggio) avrebbe cercato di fermarlo, adducendo motivazioni sensate come la bocciatura o l'espulsione.
    «Andava bene com'era.» asserì, mentre scioglieva il nodo ordinato fatto dalla fanciulla con movimenti eleganti. Buttò la cravatta stropicciata all'interno della borsa, scrollando le spalle alla proposta di Ji di fargli compagnia. Non era Ji in sé a infastidirlo, ma quell'aurea di perfezione che la circondava, dai voti scolastici meritati agli sguardi d'adorazione che la seguivano ovunque che se agli inizi l'avevano ingelosito, ora gli provocavano solo una vacua irritazione così come chi li indicava alla stregua di Coppia Perfetta, ignari dei continui litigi e incomprensioni. In realtà era consapevole che molti studenti gli invidiavano l'ambito ruolo di ragazzo di Jiselle Levi, eppure quel pensiero non gli procurava più la tronfia soddisfazione dell'inizio, ormai sostituita dalla routine.
    «Non dovresti essere a cena?» disse distrattamente. «Dovresti mangiare di più, sei più magra di prima.» In fondo, non era solo una scusa per levarsela di torno e tornare ai suoi loschi affari da fuorilegge: era vero. Aveva delle gambe che sembravano fuscelli, tanto che, alle volte, si chiedeva come riuscisse a stare in piedi.

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    She was still a girl, a slight lovely girl who lay in bed and ate chocolates, a girl whose hair smelled like hyacinth and whose scarves fluttered jauntily in the breeze. But strange and marvelous as she was, a wisp of silk in a forest of black wool, she was not the fragile creature one would have her seem.
    - The Secret History, Donna Tartt

    L
    o sguardo di Emrys sembrava genuinamente curioso, mentre analizzava la piccola ghianda sul palmo di Camille che, di rimando, studiava il volto del ragazzo così vicino che per un attimo si sentì quasi in imbarazzo. E quello non aveva alcun senso, perché le era capitato tantissime volte di rotolarsi sull'erba con altri bambini per gioco, eppure, da quando era finita l'estate e aveva incrociato di nuovo quegli occhi verdi dalle lievi sfumature plumbee era come se fosse cambiato qualcosa. Attese dunque il verdetto del Corvonero, il cuore che le batteva più velocemente del normale, chiedendosi come avrebbe reagito nel caso di una risposta negativa. Probabilmente, si disse, si sarebbe offesa mortalmente e gli avrebbe tenuto il muso per un mese. O una settimana, ecco, perché poi avrebbero avuto pozioni insieme e lui avrebbe sussurrato una delle sue battute così stupide che lei si sarebbe trovata a ridacchiare a suo malgrado.
    Fu con un sorriso gioioso che accolse le parole successive del giovane, seguite da un lusinghevole inchino. Emrys aveva quel modo di fare le cose più buffe rendendole stranamente virtuose, accompagnandole tuttavia da quell'ironia nelle movenze che ne suggeriva l'intento burlesco.
    Obbediente, la ragazza indietreggiò di un metro, ammirando con divertimento il compagno che brandiva la bacchetta verso la pietra, come se essa fosse stata un drago sputafuoco. Camille sospettava vagamente che lo spettacolo fosse solo per andare incontro ai suoi capricci infantili, tuttavia non se ne preoccupò, troppo interessata sul risultato finale per rimanere turbata da quelle quisquilie. «Oh, mio eroe.» sospirò invece con eccessivo trasporto, portandosi una mano al cuore per poi prendere posto su un masso, intrappolando le dita sotto le cosce. Lasciando che le ginocchia si sfiorassero tra loro, osservò il suo cavaliere puntare col catalizzatore la pietra misteriosa, il braccio teso in avanti. Un brivido le attraversò la spina dorsale, quando Emrys pronunciò il nome dell'incanto denso di magia. Batteva nervosamente lo stivaletto sinistro sul terreno, come a contare i secondi, incapace di restare zitta e immobile allo stesso tempo. Le scintille scaturite dalla bacchetta di Sir Howell, però, non sembrava aver scalfito per nulla il terribile drago. Con un movimento agile Camille si alzò avvicinandosi a propria volta a dove stava Emrys, intento a cercare eventuali danni che, però, sembravano essere del tutto assenti.
    Da parte propria la ragazza non comprendeva come mai Emrys paresse così deluso: lei non sarebbe riuscita a sperare in un risultato migliore. «Ma non capisci?» sbuffò entusiasta, battendo le mani come una bambina davanti al dolce. «Chi si prenderebbe la briga di proteggere delle vecchie pietre senza motivo?»
    Se quel masso si fosse semplicemente spaccato - ipotizzando che l'incanto fosse stato lanciato nel modo corretto - ciò sarebbe stato prevedibile, estinguendo qualsiasi traccia d'interesse nella giovane. «Deve esserci qualcosa.» mormorò, aggrottando le sopracciglia con aria pensierosa, picchiettandosi il dito sul labbro inferiore. «Ahi.» si lasciò sfuggire quando sfiorò col polpastrello il punto colpito dal Bombarda. Studiò la piccola scottatura sulla punta del dito, soffiandosi sopra, prima di voltare nuovamente il viso verso il ragazzo. «Il...?» fece per dire, poi si ricordò, mentre sfilava dalla tasca la piccola ghianda per poi, presa la mano del Corvonero, stringergli le dita attorno ad essa con delicatezza. «È sua, Sir.» disse, cercando di riassumere un'aria pomposa e seria. «Conservala con cura.» aggiunse con un'occhiataccia - ci sarebbe rimasta male se l'avesse presa in giro, cioè, quella ghianda portava davvero fortuna. Dunque, alzato lievemente il mento, per suggellare l'accordo con Emrys lo abbracciò, stringendogli le braccia attorno al collo, dovendo stare sulle punte dei piedi per raggiungerlo. Appoggiò la guancia sinistra alla sua spalla, come un gatto.
    Era sempre stata così: dotata di quel selvatico candore che spesso veniva scambiato con irruente impulsività.
    Durò pochi secondi.
    Una volta lasciate ricadere le mani lungo i fianchi riportò l'attenzione sulla pietra. «Secondo te Stonehenge è uguale? Le pietre saranno protette dalla magia?» si chiese pronunciando ad alta voce i dubbi che l'avevano attraversata nell'immediato dopo aver visionato l'effetto dell'incanto.
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    Edited by Noruwei - 12/8/2016, 18:10
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    She was still a girl, a slight lovely girl who lay in bed and ate chocolates, a girl whose hair smelled like hyacinth and whose scarves fluttered jauntily in the breeze. But strange and marvelous as she was, a wisp of silk in a forest of black wool, she was not the fragile creature one would have her seem.
    - The Secret History, Donna Tartt

    C
    on aria di sacralità la Corvonero tracciò una retta verticale sulla lastra di pietra, percependo sul polpastrello una sensazione di fredda ruvidità. Il calore al braccio, dato da un leggero sfregamento, le suggerirono che Emrys doveva essersi accovacciato accanto a lei.
    Quei piccoli contatti col ragazzo la facevano sentire strana, quasi in colpa, come se quel desiderio di passare più tempo possibile con lui fosse quasi un affronto a Charles, il suo compagno di giochi da sempre. Eppure anche quando era con Emrys il pensiero del gemello non l'abbandonava mai, mentre confrontava le loro reazioni. Con Charles era facile immaginare il suo alzare gli occhi al cielo, conoscendolo da una vita (in senso letterale), mentre invece Emrys era una tela bianca da riempire ancora di pennellate - uno sbuffo seccato, la risata, il sorriso divertito quando gli veniva in mente un'idea - e tutto era una scoperta. Per quanto fosse consapevole che non fosse una cosa carina, le veniva naturale confrontare le reazioni tra i Charles della sua mente e Emrys Howell, come una sorta di parallelismo suo personale, una gara di cui nessuno dei partecipanti era a conoscenza. Ed era quella, forse, la vera origine di quella strana sensazione di colpevolezza.
    Camille scattò in piedi, umettandosi le labbra, in parte (segretamente) per fuggire da quel turbamento. Dunque si lanciò un'occhiata attorno, a destra e a sinistra verso la capanna, per poi soffermarsi di nuovo sul Corvonero con un sorriso furbetto sulle labbra. «Io non vedo il Guardiacaccia da nessuna parte ora.» cinguettò con una chiara sfumatura di sfida, mentre si riavvicinava alla pietra che anche da in piedi la superava di diverse spanne. Alle volte si chiedeva quante cose avesse visto, quanti ragazzini fossero passati di lì, magari giocando a nascondino o magari tentando strani riti magici. «Uh?» disse, una punta di stupore nella voce ancora infantile, così diversa da quelle dei maschi che si avviavano verso l'adolescenza (quella parola così terrificante). «Lo faresti sul serio Fece una piccola smorfia all'idea di dover pagare un pegno, nonostante, in effetti, la proposta l'allettasse. «Sei così serpeverde alle volte, Emrys.» lo prese in giro, mentre s'incamminava verso un masso per appoggiarci sopra la borsa a tracolla.
    Sfiorando l'erba con le ginocchia, si mise a cercare con le mani la tasca laterale e, una volta fatta scorrere la cernierina, stretto tra le dita l'oggetto che cercava, tirò fuori la piccolissima ghianda che aveva raccolto circa due settimane prima passeggiando per il parco. Era davvero una bella ghianda. Un'ovale perfetto, coperto da una cupola chiara. Era divenuta il suo portafortuna dopo che, sistemata sul banco, era riuscita a farle prendere una A+ al compito di Trasfigurazione a sorpresa per il quale non aveva nemmeno aperto il libro.
    Rialzatasi la mostrò al Corvonero come se fosse stata un tesoro d'inestimabile valore. In realtà, non era così convinta di volerla dare in giro, ma il desiderio di vedere cosa sarebbe successo rendeva necessario quel sacrificio. «Come pegno del mio affetto, Sir Howell.» disse, cercando di mantenere un cipiglio serio, nonostante quella situazione assomigliasse sempre di più a una di quelle prove a cui i cavalieri venivano sottoposti dalle dame per mostrare il proprio valore. Nel profondo del suo cuore, anche se l'avrebbe ammesso con difficoltà, Camille pensava che il quattordicenne dai riccioli scuri e dal naso dal profilo nobile assomigliasse davvero ai protagonisti delle chansons de geste, che le cantava la mamma da piccola. Aveva sempre avuto una bellissima voce, sua madre.
    «Le sembra poco, Sir?» domandò Camille con un certo rossore sulle guance e un sopracciglio inarcato sospettosamente, alla ricerca di qualsivoglia affronto alla sua ghianda.



    Edited by Noruwei - 12/8/2016, 18:07
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    She was still a girl, a slight lovely girl who lay in bed and ate chocolates, a girl whose hair smelled like hyacinth and whose scarves fluttered jauntily in the breeze. But strange and marvelous as she was, a wisp of silk in a forest of black wool, she was not the fragile creature one would have her seem.
    - The Secret History, Donna Tartt

    S
    ulle punte dei piedi, i gomiti appoggiati al parapetto, la ragazzina guardava verso il basso, i capelli di un biondo artificiale arruffati dal vento. Se fosse stato lì Charles le avrebbe lanciato un'occhiataccia densa di preoccupazione come se, dal basso del suo metro e cinquanta, un soffio troppo forte avesse potuto portarla via. Camille socchiuse gli occhi, immaginandosi per un secondo volare tra le cime delle torri di Hogwarts, come la Wendy di Peter Pan.
    Indietreggiò, stringendosi nel cappotto, le braccia incrociate al petto. In realtà aveva già trovato anni prima la sua Isola-Che-Non-C'è proprio lì, dove si trovava, in quel college del nord dell'Inghilterra. Si sistemò la tracolla sulla spalla in modo che non le rimanesse il segno rosso e proseguì fino al sentiero, sollevata di avere indossato gli stivaletti (quelli gialli canarino, i suoi preferiti), visto che alcuni punti erano decisamente infangati a causa della pioggia di quella notte. Qualche nuvolone scuro persisteva ancora nel cielo, ma nessun tuono - ancora - profetizzava l'arrivo di un temporale.
    Placidamente, si avviò trotterellando lungo la stradina acciottolata, distinguendo in lontananza il cerchio di pietre. Aveva sempre trovato quel posto abbastanza lugubre (quelle cose le ricordavano lapidi giganti), però aveva il pregio di essere abbastanza isolato, dunque le era capitato di recarvisi per potter leggere in santa pace i suoi libri sul funzionamento delle macchine babbane. Prova del fatto, era la completa assenza di altri studenti in giro.
    I suoi pensieri virarono improvvisamente verso Emrys. Emrys Howell. In realtà, in due anni non si erano mai parlati più di tanto e lui era stato solo "quello col nome strano", poi, dopo l'estate, si era alzato di dieci centimetri. Era uno dei ricordi più vividi dell'inizio dell'anno, di quando si era ritrovata seduta accanto a lui durante lo Smistamento e si era sentita quasi offesa perché lei ed Emrys erano sempre stati i più bassi della classe e ora anche lui si era avviato a diventare alto come Charles. Come avevano iniziato davvero a parlare? Forse quando si erano ritrovati i calderoni uno accanto all'altro a Pozioni, forse quando Camille aveva fatto scoppiare la sua pozione - e lo sguardo silenzioso di Emrys era stato così silenziosamente freddo da farle gelare il sangue nelle vene finché non era scoppiato a ridere, gli occhi brillanti di divertimento e Camille aveva pensato che forse Howell non era tanto male. E che aveva una bella risata, di quelle contagiose, e si era messa a ridere anche lei finché la Grael non li aveva cacciati fuori dalla classe. Una volta chiusa la porta alle loro spalle avevano riso ancora di più con le lacrime agli occhi, poi la Grael non li aveva fatti chiamare per tornare dentro e Camille aveva sentito gli occhi interrogativi del gemello su di sé.
    Era iniziata così, a settembre, in modo graduale, impercettibile, tra pomeriggi di studio e discorsi privi di senso logico.
    Camille sbatté le palpebre: senza nemmeno rendersene conto, persa nei propri sentieri, si era ritrovata al centro del cerchio e ora osservava le lapidi una per una, ricordandosi di quando si era convinta che là sotto ci fossero sepolti degli alieni. Ne era convinta anche allora, ma lo annunciava con meno fierezza, in attesa di ottenere le prove delle proprie teorie che Charles fingeva di ascoltare con serietà, infastidendola ancora di più di quanto avrebbe fatto prendendole apertamente in giro.
    Piegò le ginocchia, osservando pensierosa una delle pietre dal basso. Era impressionante. Chissà come avevano fatto gli alieni a costruirle.
    Sentiti i passi alle sue spalle, si umettò le labbra screpolate, inarcando un sopracciglio castano in contrasto col colore dei capelli. «Secondo te cosa accade se ci lanci contro un Bombarda?» chiese, arricciando il nasino che quasi sfiorava la superficie lucida nera. «Si spacca
    Le pareva una soluzione così banale, trattandosi di una palese tecnologia proveniente da un altro mondo.
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    Edited by Noruwei - 12/8/2016, 18:08
  5. .
    Dal punto di vista di Allyn, tutta quella situazione era davvero umiliante e, come prova di ciò, c'era il vago pervinca sulle orecchie. Forse era per quello (per l'imbarazzo generale) che invece di contendersi l'aula a suon di minacce e insulti, ognuno pareva intenzionato a scappare il prima possibile.
    Non avrebbe mai definito Amethyste un'amica, eppure aveva una certa consapevolezza che, se fosse sparita per settimane, sarebbe finita per mancargli. Cioè, le lezioni sarebbero divenute così noiose senza qualcuno che rispondesse alle sue frecciatine.
    Si guardarono qualche secondo negli occhi, valutandosi l'un l'altra. Allyn rimase immobile: non era sicuro se la Doherty avrebbe accettato o meno, dopotutto lui non era la persona più affidabile per conservare gli appunti altrui, ma... No, okay, stava frugando nella borsa. Era un buon segno, vero? Non sarebbe riuscito più a guardare negli occhi la Vige se non avesse preso almeno A.
    Si era lasciata ricadere al suo fianco, la schiena che si appoggiava alla parete, mentre nella mano destra stringeva un rotolo di pergamena.
    Vuoi una mano a studiare?
    Allyn voltò la nuca, sbattendo le palpebre. Le loro ginocchia (rispettivamente destra e sinistra) si sfioravano. «Lo faresti?» disse, stentando a dissimulare l'incredulità e il sospetto nello sguardo. Era strano che la Doherty non avesse ancora messo il dito nella piaga. O, almeno, lui al suo posto l'avrebbe fatto, divertendosi un mondo, tra l'altro.
    Prese la pergamena, srontolandola in modo da poter avere sotto gli occhi la grafia della Tassorosso. Si torturò il labbro inferiore, pensieroso. «Non lo dirai a nessuno, vero?» L'attenzione focalizzata sugli appunti, era difficile comprendere se stesse parlando dell'affare della lettera o dell'aiuto per il test. «Voglio dire, dopo mezzanotte torna tutto come sempre.» asserì, ricercando conferma nella compagna di classe. Un giorno di tregua. «Affare fatto?»
    Lei avrebbe finto di non ricordare della lettera e lui di quella situazione di stramba cooperazione. Quell'incontro sarebbe stato cancellato, relegato in un angolo della mente. La realtà era che senza competitività con la Doherty sarebbe stato bocciato al primo anno, senza quel desiderio incessante di batterla, di farla scendere dal suo piedistallo di perfezione. Era quello forse a portarlo a desiderare che le cose rimanessero immutate: bisogno di uno stimolo.



    ◙ nome: Allyn
    ◙ cognome: Davies
    ◙ professione: Studente
    ◙ anno: II
    ◙ scheda: click


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    Edited by Noruwei - 9/5/2016, 15:56
  6. .
    “You are not thrown into the fire, you are the fire.”
    Allyn
    Davies
    Grifondoro
    Mezzo sangue
    II anno
    Caotico neutrale
    Prefetto
    Il Grifondoro era consapevole che la Caposcuola di Tassorosso si sarebbe insospettita, non vedendolo arrivare, tuttavia le sue gambe non parevano intenzionate ad allontanarsi da quel corridoio. Nonostante si giustificasse con il fatto di non avere fretta, non poteva negare del tutto che la verità su quel tirare lo scambio di battute per le lunghe fosse che, in realtà, era solo curioso di sapere che diavolo frullasse nella testa della Lagrange.
    Un lampo di divertimento gli attraversò gli occhi azzurri, ascoltando quella frase sibillina.
    Non vorrai punirmi davvero, Davies.
    «Non saprei.» mentì, benché entrambi sapessero benissimo che non l'avrebbe mai fatto. In parte perché avrebbe comportato, da un punto di vista prettamente utilitaristico, la perdita di una preziosa alleata e per altro perché non gliene fregava più di tanto di come la Serpeverde decideva di passare le proprie nottate.
    La sua mascella s'irrigidì nell'ascoltare le parole seguenti della compagna. La consapevolezza che Isobelle si sarebbe accorta di avere toccato un nervo scoperto lo infastidì ancor di più, spingendolo a scrollare le spalle con noncuranza, mentre si chiedeva chi cazzo andava in giro a raccontare quelle balle. Lui non si era mai rammollito, affatto. Era stato Houston? Ma no, lui non c'era l'anno scorso ...eppure era l'unico che riusciva a pensare così demente.
    «Vuoi mettermi alla prova, Lagrange?» la provocò, ormai completamente incurante dei doveri che avrebbe dovuto essere impegnato a compiere per quella stupida spilla. Chi ci pensava più alla ronda, quando doveva rivendicare il proprio onore?
    Dopotutto, non era un caso se era stato smistato tra i Grifondoro: era dotato di un coraggio imprudente e di quel desiderio di nuove sfide che aveva portato il cappello a smistarlo non appena gli aveva sfiorato la nuca, quando era ancora un undicenne che osservava stregato tutto ciò che lo circondava. Alle volte, specialmente la mattina quando era ancora mezzo rimbambito, si ritrovava a fissare il soffitto della Sala Grande, domandandosi come fosse possibile.
    I suoi maestri non avrebbero puntato un penny su quel bambino scavezzacollo e pigro e, del resto, gli pareva quasi incredibile che proprio lui avesse preso il biglietto fortunato che l'aveva reso un mago, come se fosse uscito vittorioso dalla lotteria del destino.
    Fece un passo in avanti, avvicinandosi alla Serpeverde, senza sorprendersi di superarla di una spanna abbondante. I più stolti tendevano a farsi ingannare da quell'aspetto minuto e quasi delicato, accentuato dalle spalle strette, ma chiunque l'avesse vista giocare a braccio di ferro ci avrebbe pensato due volte prima di sottovalutarla.
    Un sorriso sghembo gli si delineò sulle labbra.
    «Chi è che andrebbe in giro a dire che mi sarei rammollito?» indagò, il sopracciglio destro che si alzava verso l'alto, mentre rifletteva sui possibili modi per chiudere la bocca al tale. Era sicuro che fosse un Corvonero o un fan boy della Levi.
    O entrambe le cose, in effetti.
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    Edited by Noruwei - 11/5/2016, 11:17
  7. .
    “You are not thrown into the fire, you are the fire.”
    Allyn
    Davies
    Grifondoro
    Mezzo sangue
    II anno
    Caotico neutrale
    Prefetto
    Con l'avviarsi di maggio i prof avevano iniziato a dare il peggio di sé, tra test a sorpresa con domande a trabocchetto e compiti su argomenti a malapena accennati in classe (o magari era lui ad avere tagliato la lezione dove questi venivano spiegati, non sarebbe stato strano). In effetti, che diavolo fosse saltato in mente a Walker quando l'aveva nominato prefetto era un po' un mistero per tutti come anche che potenzialità potesse avere quel ragazzo svogliato e impudente per meritare una carica del genere. Se l'intenzione del preside era quella di spingerlo a responsabilizzarsi, allora aveva brutalmente fallito.
    Il Grifondoro si passò una mano tra i capelli arruffati. Quella spilla aveva anche i suoi lati positivi. Tipo poter minacciare studenti casuali di punizioni terribili se non acconsentivano ai suoi capricci e in senso del tutto secondario comportava l'estrema soddisfazione di sbatterla ai corvonero so-tutto-io.
    Tuttavia quell'allegria era scemata quando nelle prime settimane scolastiche aveva scoperto di quanto fosse poco divertente andare a zonzo di notte, quando era giustificato dalle ronde. Una volta ottenuto il permesso, ogni cosa sembrava perdere il proprio fascino.
    Mancava una decina di minuti allo scoccare delle undici, di cui rintocco segnalava l'inizio delle sue ronde notturne con... chi c'era già segnato sul foglio? Non ricordava.
    A dir la verità avrebbe preferito potersene stare in dormitorio a prepararsi i bigliettini per la verifica di trasfigurazione del giorno dopo. Era riuscito a scribacchiarsi il capitolo cinque sul braccio, ma doveva ancora capire come sistemare il sesto, nella segreta speranza che Turner non lo spostasse in prima fila.
    Per un'ora aveva persino rimuginato sull'idea di studiare, ma tempo di svoltare in direzione del terzo che piano che l'aveva assalito una fortissima nausea: era allergico alla biblioteca, non poteva farci nulla.
    E, dunque, era lì, una smorfia placida sulle labbra, quando sentì la soave voce della Lagrange risuonare nello spazio semideserto. Non erano esattamente amici, visto che ogni volta che si parlavano era un terzo a pagarne le conseguenze. Un esempio poteva essere Ragnar Crossnight, il grifondoro del secondo anno che aveva mollato la scuola verso l'inizio dell'anno, lasciandosi indietro solo domande senza risposta.
    L'ammirazione intellettuale nei confronti della Lagrange assomigliava più che altro a quella di un fuorilegge per un altro fuorilegge, anche se, in quel preciso frangente, come aveva detto la Serpeverde, lui avrebbe dovuto essere lo sceriffo.
    Non l'aveva notata, prima, tanto che si chiese da dove diavolo fosse spuntata.
    I capelli più corti le concedevano un'aria da maschiaccio che ben s'intonava con la furbizia ironica dello sguardo. Era chiaro che Isobelle Lagrange fosse in vena di giocare o, se non altro, di fargli una proposta che non avrebbe potuto rifiutare - chissà, magari mettere uno scorpione nel letto della Doherty?
    ...così zelante.
    Non era sicuro se Isobelle scherzasse o meno - era difficile capirlo - ma ciò non gli impedì di roteare gli occhi. La sua fama da prefetto lungi dall'essere un buon esempio era ormai risaputa e, ad essere sincero, non gli spiaceva più di tanto.
    «Signorina Lagrange, non dovrebbe iniziare a recarsi in sala comune?» Pausa ad effetto giusto per fare scena. Si picchiettò l'indice sul labbro con fare pensieroso. «Sarebbe un vero peccato se Serpeverde si ritrovasse cinque punti in meno a così poco tempo dalla fine dell'anno.» la canzonò, nonostante il sorriso da presa per i fondelli tradisse la poca serietà di quella minaccia.
    Se anche la compagna gli avesse confidato di voler spiaccicare una caccabomba sulla porta dell'ufficio di Collins, dubitava che avrebbe fatto rapporto - cioè, era più probabile che le facesse da palo. In fondo, lo avevano intuito tutti appena avevano visto quella spilla: non era tagliato per far rispettare la legge, diamine.
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    Edited by Noruwei - 11/5/2016, 11:17
  8. .
    CODICE
    <b>[color=gold]Noruwei[/color]</b>:

    <tr>
    <td><b>STUDENTE SECONDARIO</b>
    [size=1][color=#blue]Corvonero[/color] 3 Anno[/size]</td>
    <td>[URL=http://ilpaiolomagico.forumfree.it/?t=72412979]Camille Macaulay[/URL]</td>
    <td class="scheda arancio"></td>
    <td><u>Tuppence Middleton</u></td>
    </tr>
  9. .
    student - prefect - gryffindor - second year - Gemini - address [x]


    Allyn Davies

    No stop signs, speed limits, nobody's going to slow me down.
    P
    ur rimanendo convinto di avere ragione, Beth aveva la capacità di farlo sentire il più immenso coglione sulla faccia della terra.
    «Non so cosa pensare.» sbottò, stringendo a sua volta i pugni, mettendo in luce la rabbia malcelata. «Non sono ancora capace di leggere nella mente.» Sapeva di essere ingiusto come sapeva che un buon amico avrebbe lasciato correre, senza insistere, in modo che la ragazza parlasse quando si sarebbe sentita pronta, eppure la sua bocca continuava a muoversi, senza che riuscisse a fermarsi, sputando sentenze infondate.
    L'aveva fatta piangere.
    Quella consapevolezza gli fece male al petto e per un attimo spalancò le labbra, intenzionato a chiedere scusa, ma quasi subito le richiuse - per orgoglio, per quell'ostinazione del suo carattere. Distolse lo sguardo, a disagio. Avrebbe preferito che gli avesse dato un pugno i faccia, sarebbe stato meno imbarazzante e almeno avrebbe saputo come reagire.
    Scusa.
    Si umettò le labbra. Se lei chiedeva scusa per prima, allora era okay. «Scusa tu. Ho esagerato.» ammise, nonostante non ne fosse del tutto certo. C'era qualcosa di diverso in Beth, una malinconia che gli faceva venire voglia di stringerla per le spalle e scuoterla e urlarle addosso solo per vederla incazzarsi, incazzarsi davvero, per assicurarsi che fosse davvero lei.
    Alla domanda successiva scrollò le spalle. «Mia zia lanciava Confundus sui babbani così che potessimo mantenerci senza difficoltà economiche.» spiegò con un sorriso annoiato, come se fossero idiozie. «Il Ministero l'ha scoperto e pensano che mia madre lo sapesse.» Lo sapeva. Lo sapeva anche lui, da due anni, da quando aveva scoperto la magia. «Complicità, tipo. Ci sarà un processo, credo.»
    Sfregò le nocche sulla nuca. «Di sicuro perderemo la casa.» Così, almeno, aveva detto l'avvocato d'ufficio che avevano loro affidato. Allyn aveva sentito le due sorelle confabulare se chiedere aiuto o meno ai loro genitori, che sapeva essere dei ricchi Purosangue, ma sua madre si era opposta con violenza, affermando che avrebbero di sicuro voluto qualcosa in cambio.
    La rivelazione di Beth lo prese alla sprovvista - non si aspettava quello.
    Ho l'ADHD.
    «Il... che?» domandò, aggrottando la fronte in modo interrogativo. La spiegazione, piuttosto che turbarlo, gli delineò un sorrisetto divertito sulle labbra. «Ho sempre saputo che eri psicopatica la prese in giro, camminando al suo fianco. «È per l'ADcoso che sei stata via?» chiese con curiosità.
    Toccava di nuovo a lui.
    Avrebbe potuto dirle della dislessia, del fatto che si vergognasse a scriverle per gli errori grammaticali che avrebbe sicuramente fatto (e di farsi correggere le lettere da un terzo non se ne parlava proprio), ma quel segreto faceva così parte di lui che si sentiva a disagio all'idea di condividerlo con qualcuno, anche se si trattava di Beth. Era ipocrita da parte sua, considerando che da quando l'aveva vista non aveva fatto che interrogarla su qualcosa che era evidente non fosse pronta ad affrontare, ma il Grifondoro accantonò quei pensieri svogliatamente.
    «Io e Ji abbiamo litigato per Erik Mor.» rivelò, senza nessuna particolare inflessione. Non era chissà quale segreto, visto che mezza scuola assisteva alle loro discussioni giornaliere, però quello Beth non poteva saperlo. In pratica, stava barando, visto che i sentimenti di Mor erano un segreto che non appartenevano esattamente a lui, ma aveva bisogno di continuare quel gioco se voleva che Beth chiarisse l'affare Brighton.
    «A te.» disse, inclinando beffardamente la testa nella sua direzione.
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    Presente
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    Bentornato u-u
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    Allyn Davies

    No stop signs, speed limits, nobody's going to slow me down.
    V
    enerdì sera. Dopo settimane di guerra fredda con la Levi e due ore a lasciarsi prendere a calci in culo a suon di schiantesimi Allyn Davies era convinto di essersi meritato una pausa, nonché un po' di tempo da dedicare esclusivamente a se stesso. Le spalle appoggiate alla parete della doccia, l'acqua bollente che gli scorreva lungo sulle spalle e gli AC/DC sparati a tutto volume era come stare nel suo paradiso personale.
    “I'm on the highway to hell. No stop signs, speed limit. Nobody's gonna slow me down. Like a wheel, gonna spiiiin it.” La mano chiusa vicino alle labbra a fare da microfono, era esattamente come essere una rock star. Il ritmico battere delle goccioline d'acqua sulla base diveniva l'acclamare del pubblico in visibilio. Quando era tornato da Difesa aveva dovuto aspettare mezz'ora prima che anche il prefetto Collins si decidesse a levare le tende dal dormitorio, dopo avergli lanciato una discreta occhiata interrogativa che il Grifondoro, intento a fingere di leggere i fumetti di Iron Man, aveva finto di non notare, così da non dover giustificare il perché il venerdì sera non lo passasse a zonzo con Jiselle. Non appena anche l'ultimo dei suoi compagni era sparito, finalmente aveva avuto inizio il momento clou della serata. Dopo la performance si sarebbe stravaccato sul letto a leggere fumetti strafogandosi di patatine babbane e altre schifezze, dopotutto sicuramente nessuno aveva creduto alla sua giustificazione di dover studiare, quando aveva dato buca al mondo.
    Si sciacquò velocemente lo shampoo, prima di aprire la tendina e appoggiare il piede bagnato sull'asciugamento stesso sul pavimento. “Hey momma, look at me, I'm on my way to the promised land, OWWW ”
    La doccia del bagno dei prefetti era molto più grande e figa, però Allyn continuava a preferire quella del dormitorio così da dover fare meno strada dalla doccia al letto nei momenti come quelli. Una volta girata la manopola per interrompere il getto, si legò un altro asciugamano alla vita per poi dirigersi verso la porta che dava sulla camera, ignorando svogliatamente le orme bagnate che lasciava sulle piastrelle. Come gli sembrò di aver sentito dei rumori, si gelò, il palmo appoggiato sulla maniglia. Alla fine aprì, la fronte aggrottata, facendo per dire uno stupito: “Mich, sei già tornat- ?”
    La frase s'interruppe a metà, quando si accorse dell'effettiva presenza nella stanza. E non era Michael Collins. “Sono abbastanza certo che questo sia il dormitorio maschile.” disse, squadrando la Grifondoro da capo a piedi. La riconobbe dopo qualche secondo (doveva avere cambiato qualcosa dall'ultima volta che si erano visti! Forse aveva i capelli più corti?). Sarah Dlack - o qualcosa del genere - aka la sua tutorata per qualche strano motivo si trovava nella sua stanza. Aveva origliato mentre cantava? Se sì, avrebbe dovuta ucciderla e nascondere il corpo, sicuro. “Da quanto sei qui?” chiese sospettoso con un sopracciglio inarcato. Fu in quel momento che si ricordò di essere mezzo nudo. “Cazz-, potresti voltarti un attimo?” disse, facendo un cenno con la testa verso la parete opposta.
    Dopo aver risolto le cose importanti (ovvero quelle che riguardavano se stesso medesimo) avrebbe potuto interrogare la piccola sui problemi che l'affliggevano, in modo da potersene tornare al suo solitario pigiama party. Prima, però, doveva mettersi qualcosa addosso: fare da psicologo così com'era in quel momento sarebbe stato alquanto complicato.
    Tenendosi con una mano l'asciugamano alla vita, con l'altra afferrò la bacchetta sul comodino e con un movimento rapido e un incanto sussurrato abbassò il volume dell'aggeggio magico regalatogli dalla zia per ascoltare la musica.
    “Beh? Ti volti o no?” ribadì, accorgendosi finalmente di cosa ci fosse di diverso nella giovane Grifondoro. Erano sempre i capelli, ma non si trattava della lunghezza, aveva solo cambiato colore. In quel modo ora aveva un'aria molto meno perfettina che, Godric, in confronto alla principessina sul pisello che le era sembrata all'inizio, era un notevole miglioramento. Allyn non era sicuro che avesse anche iniziato a seguire il suo consiglio di copiare ai compiti, ma a dir la verità non gli interessava nemmeno tanto. Lui non aveva mai voluto essere prefetto, diamine! Men che mai essere un esempio da seguire. Dunque, a rigor di logica, gli fregava solo di sé, tuttavia se gli venivano chiesti aiuti non riusciva a rifiutare di offrire il suo utile parere sul modo migliore per sistemare i bigliettini.
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    Allyn Davies

    No stop signs, speed limits, nobody's going to slow me down.
    E
    rano rimasti abbracciati così per lunghi interminabili secondi, in silenzio. Sentiva le braccia di Beth intorno alla vita, ma non si scostò, decidendo di lasciare le cose come stavano.
    Quando la Dixon fece un passo indietro, la mano che era finita a scompigliarle i capelli s'infilò nella tasca dei pantaloni della tuta.
    «Giusto.» soffiò di fronte alla risposta sibillina della ragazza che non aveva soddisfatto il suo desiderio di verità per niente. Sta scappando, pensò, controllando l'irritazione per quella mancanza di chiarezza. Si umettò le labbra screpolate dal freddo, rivolgendo lo sguardo verso est, dove si trovava la capanna del Guardiacaccia. Lo riportò sulla Grifondoro, quando parlò. «Anche tu.» disse, sincero, mentre le dita sfioravano l'avambraccio, lì dove il pugnetto dell'amica aveva colpito. «Mi sei mancata, Dixon. Godric, non costringermi a ripeterlo.» scherzò, mentre il sopracciglio sinistro scattava verso l'alto. Beth sapeva che non sopportava le smancerie.
    Obbedendo placidamente all'invito implicito della concasata s'incamminò al suo fianco, sforzandosi di adeguare il proprio passo al suo, nonostante finisse sempre di superarla di una spanna abbondante, costringendola quasi a saltellare.
    Sembrava quasi che Beth stesse prendendo tempo, come per decidere cosa o quanto raccontargli.
    Brighton, aveva detto.
    Era stata a Brighton tre mesi a divertirsi? Senza che i suoi genitori le dicessero nulla? Per un attimo, il Grifondoro la invidiò profondamente, pensando che sua madre l'avrebbe rispedito a Hogwarts a calci in culo se l'avesse sgamato a fare qualcosa del genere.
    «È stato orribile.» inspirò, rivolgendo lo sguardo verso le pietre alle loro spalle, così da non doverla guardare negli occhi. «Quando sono tornato dalle vacanze di Natale, intendo.» E lei era sembrata così introvabile. «Ti ho aspettata in Sala Comune.» Per ore, precisò nella propria mente. Aveva immaginato che avrebbe oltrepassato il ritratto, i capelli rossi arruffati, si sarebbero guardati e poi uno dei due avrebbe detto qualcosa tipo "Che palle, l'inferno ricomincia".
    «Quando non ti ho vista, ho pensato che magari ci saresti stata poi a lezione. Quando non ci sei stata nemmeno a quelle che avresti tardato di qualche giorno Il tono di accusa era dissimulato dal sorriso affilato sulle labbra che, però, aveva un che di forzato. Perché provava risentimento?
    Forse perché lui si era preoccupato per lei, mentre l'amica era invece a spassarsela in spiaggia? Non ne era sicuro.
    «È questo che hai fatto in sei mesi? Ti sei allenata per diventare una surfista professionista?» disse, senza traccia d'ironia, con una sfumatura pungente. Se da una parte era tentato da mandarla a quel paese e voltarle le spalle, l'altra desiderava sdraiarsi su quell'erba e passare il resto della giornata a raccontarle di quella volta che Doherty c'era quasi rimasta secca per il Platano Picchiatore e degli ultimi orribili abbinamenti della Grael nell'ultimo periodo. Oppure avrebbe potuto insultare con lei Erik Mor - anche quello non sarebbe stato male. Sopprimendo la tentazione di parlarle di tutte le cose che erano cambiate durante la sua assenza, seguì con lo sguardo il ciottolo calciato dalla Grifondoro, finché esso non si bloccò, scontrandosi contro il tronco di uno degli alberi.
    «Mia madre è nei casini col Ministero della Magia.» si decise a dire con uno sbuffo. Era strano ammetterlo ad alta voce, dopo tutto quel periodo passato a evitare di parlarne. Fece qualche passo in avanti, in modo che, quando si volto, poté far aderire la schiena alla corteccia ruvida. «Quindi? Qual è il tuo segreto invece?»
    Perché era sparita? Le teorie si affollavano nella mente del Grifondoro, una più assurda dell'altra. Che Beth fosse stata morsa da un licantropo? Magari si era allontanata dalla scuola per quello e, poi, c'era stato uno strano proliferare di lycan nell'ultimo anno e, consocendo la tendenza dell'amica a girovagare di notte non era poi così improbabile.
    «Cosa c'è a Brighton di così importante?» Almeno che non fosse anche quella una balla, in effetti.
    Un segreto per un segreto.
    Gli sembrava equo.
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    Noruwei:

    HTML
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    <td><b>DISOCCUPATO</b></td>
    <td>[URL=http://ilpaiolomagico.forumfree.it/?t=70184986]Lev Cavendish[/URL]</td>
    <td class="scheda arancio"></td>
    <td><u>Rami Malek</u></td>
    </tr>


    Edited by Kooei - 13/4/2016, 16:51
  15. .
    Sherlooooock ashgxsxgx *^* Ti adoro uwu
    Ho amato la prima stagione di Breaking Bad, dunque prima o poi la riprenderò, giuro u_u Battlestar Galactica l'hai vista? (Non c'entra nulla, ma è una serie tv strasplendida e la devo consigliare a tipo tutti, capiscimi)

    Anyway, bentornato anche a te ♥
451 replies since 14/12/2014
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