Hogwarts: Il Paiolo Magico - {Harry Potter GDR}

Tassorosso - Grifondoro

Coppa di Quidditch 10/11

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  1. Arbitro IPM
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    Fred con una violenza dettata dall'agonismo riuscì a stoppare la palla da Mirkovic, il quale si era ritrovato tra due fuochi: un bolide e l'energia di Fred.
    Mirkovic riuscì a schivare il bolide...ma quella mossa gli era costata la concentrazione nel tener palla.
    La pluffa era dei grifondoro!
     
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    Sore Ga Paradise ♥

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    Mary seguiva la partita attentamente ma sola. Si guardò le mani e lo sguardo le ricade sulla mano destra dove erano rimaste le cicatrici. Si ricordò del ragazzo che l'aveva salvata: Dylan Teshigahara.
    Si accarezzò la mano e quando si accorse che era diventata rossa capì che era innamorata. Ritornò alla partita.
    La pluffa era in mano dei Grifondoro.
    Ad un tratto vide in mezzo al campo un luccichio d'oro. Si alzò di scatto. Era il boccino. Voleva gridarlo ma in un secondo il boccino era sparito. Si risedette.
    DOpo qualche minuto annoiata scese dalle tribune verso il castello.
    Bella partita ma devo andare
    Corse verso il castello ed entrò nel portone

    Mary esce
     
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  3. Frank Abagnale
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    primo anno

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    Scottava, la Pluffa scottava.
    Fred la stringeva forte; come il regalo più bello che avesse mai ricevuto.
    Pura energia, carica di adrelina nel palmo della sua mano. Si sentiva forte, potente, e concentrato.

    Il suo impeto violento per colpire la sfera rossastra nella mano di Mirkovic aveva avuto successo.
    Con l'aiuto di un bolide scgaliato da Lutra, i Grifondoro erano riusciti a mettere l'avversario alle corde, solo e impotente di fronte alla furia giallo-rossa.
    Il tasso, attonito, guardò la Pluffa volargli via dalla mano e cadere nel vuoto.
    Fred questa volta lo aveva anticipato, aveva recuperato la sfera e portato a metà dell'opera la propria vendetta.
    Ora non poteva più fallire.

    Si! Si! Si! Brutti tassi infami, chi ha la Pluffa adesso?!
    Veloce, Fred, veloce verso gli Anelli...! Niente trucchetti stavolta, concentrazione, calma e cinismo.
    Il pareggio non ce lo toglie nessuno!


    Fredrich aveva un corridoio libero di fronte a sé.
    Doveva sbrigarsi a ripartire in contropiede prima che Mirkovic recuperasse un solo centimetro.
    Si fiondò rapido a campo aperto, verso il goal, verso i dieci punti.

    Era stanco ma non doveva mollare. Lo sforzo era necessario. Anche solo per dieci punti? Sì.
    Quella era la mentalità vincente: lottare e sudare per ogni singolo punto. Blood, tears and sweat, anche nel Quidditch!

    Il coraggio era premiato nei Grifondoro, tuttavia Fred sapeva che aveva bisogno di fiato ed energia ancora per molto tempo. Anche se fosse riuscito a concludere in goal, i Tassorosso sarebbero ripartiti e Fred non poteva certamente abbandonare così la sua squadra.
    Avevano impiego tutto il loro impegno in quell'azione: i Battitori avevano giocato con i bolidi alla perfezione, dimostrandosi la loro risorsa migliore; i Cacciatori avevano virato in ogni zona del campo per riuscire a conquistare la Pluffa; ciascuno aveva dato il proprio sostegno, fisico e morale.

    Anche il pubblico aveva dato il suo contibuto: un secco grido di gioia era esploso non appena Fred aveva recuperato la sfera.
    Anche se adesso le grida di supporto si stavano trasformando gradualmente in un silenzio di tensione che fece crescere la concentrazione nel giovane Cacciatore.

    Non poteva mollare. Non doveva fermarsi adesso, anche se serviva il suo più grande contributo in fase offensiva come in quella difensiva. Non sarebbe riuscito a recuperare se fosse andato a concludere il tiro: la stanchezza l'avrebbe vinto.
    Come fare?

    Fred non ebbe nemmeno il tempo di pensare, i suoi compagni non l'avevano di certo lasciato solo:
    Aveline era partita a razzo appena si era accorta che erano entrati in possesso della Pluffa.
    Si era sovrapposta a Fred sulla sinistra: un passaggio secco e facile, non si poteva sbagliare.

    Fred si guardò intorno. Vide Aveline e elaborò la tattica. Ma i Bolidi? Doveva assicursarsi che l'unico loro possibile ostacolo fosse fuori uso. Fred ne voleva uno addosso: se l'avessero lanciato a lui, non avrebbe colpito Aveline lanciata a segnare.

    Decise di prendersi una dose di responsabilità e far sentire la propria presenza e il proprio carisma alla squadra:
    << Lutra, Melanie, tenete i Bolidi lontano da Aveline! Questa volta i dieci punti non ce li tolgono! Forza!
    Aveline, tocca a te! >>


    Il fiato corto aveva limitato le sue parole, ma non il suo passaggio.
    Lanciò la Pluffa con violenza, sulla traiettoria tra Ave e gli Anelli, quindi rallentò bruscamente. Confidava nel fatto che Aveline sarebbe riuscita a segnare anche senza un supporto più vicino.

    Questa volta nessuno avrebbe potuto intercettarla.
    Mi dispiace, caro Mirkovic...

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    Edited by Frank Abagnale - 12/2/2011, 15:39
     
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  4. JennyVicious
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    Jenny Vicious
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    La partita si infuocava sempre di più entrambe le squadre erano molto combattive e i bolidi venivano scagliati con estrema violenza


    Ecco Melanie che carica il tiro, e scaglia il bolide verso Rei, che precisione ragazzi, la pluffa continua ad essere in mano ad Eveline, mentre il bolide scagliato da Lutarissa si avvicina pericolosamente alla schiena di Aimee, Ahia, deve averle fatto male, l'altro bolide è invece riuscito a colpire solo la scopa di Rei, che si deve fermare per riprendere il controllo. Che partita ragazzi!

    Era davvero una partita piena di colpi di scena, i giocatori erano forse troppo violenti, però era divertente da vedere.

    Ecco Marise che lancia un violento bolide contro Aveline, che grazia, Melanie però lo intercetta e cerca di spedirlo verso Davirko, questa volta a proprio sbagliato mira.

    Il bolide stava andando da tutt'altra parte rispetto a Davirko, però almeno non aveva colpito Aveline.

    Aveline cerca di passare la pluffa a Fred, ma viene intercettata da Mirkovic, palla ai Tassorosso, Fred lo insegue, e con estrema violenza riesce a stopparla, il quale è stressato anche da un bolide, che evita lasciandosi però scappare la pluffa che cade in mano al giovane Grifondoro.

    Era stancante fare il cronista, ma veramente gratificante.



     
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    Aimee I. Cain

    ► RAZZA ⌡ GIORNO ⌡ 04/02/2011 ⌡ LISTEN DRESS *
    Tutto sembrava procedere bene o almeno era quello che pensava Aimee, ancora elettrizzata per lo splendido tiro di Reisuke. Avevano conquistato i primi dieci punti!! Non riusciva ancora a crederci. Aimee. La pluffa. Concentrati, si disse. Strizzò gli occhi, riscuotendosi. Stava marcando Aveline senza prestarvi davvero attenzione!! Seguiva la sua avversaria in automatico, quasi fossero collegate da un filo invisibile. Non ci credo! Fu tutto quello che riuscì a dire. Il Quidditch si stava rivelando una fonte preziosissima per lei. Riusciva a farle scoprire doti che nemmeno sapeva di possedere. Sembravano venir fuori spontaneamente, senza che lei se ne rendesse conto. Straordinario! Sorrise, euforica, tornando ad osservare Aveline. Sembrava che la ragazza si fosse accorta di lei, perchè aumentò impercettibilmente la sua velocità. Vuoi la guerra? Ti accontento, Faccino Dolce. mormorò. Strinse i denti, chinandosi ancora di più sulla sua scopa. La Tornado sembrò percepire la sua impazienza e il suo desiderio, perchè si spinse ad un velocità incredibile.. e forse anche massima, per lei. Povera la sua scopa! La stava sottoponendo ad uno sforzo immane. Aimee si concentrò sulla sua avversaria. Alla scopa avrebbe pensato dopo. In quel momento voleva solo strappare la pluffa dalle mani della ragazza. Si permise solo una veloce occhiata a destra e a sinistra. Se avesse avuto la pluffa, aveva bisogno di almeno un compagno a cui passarla. Mirkovic al momento sembrava indisponibile, anche se non per scelta. Non si vedeva da nessuna parte. Che fosse ferito gravemente? Al solo pensiero Aimee sentì ribollire il sangue nelle vene. Per un attimo immaginò sè stessa come un vulcano che sta per esplodere: la sua furia non conosceva limiti. E lei non sarebbe stata da meno. La rabbia era davvero una brutta bestia. Il tiro di Melanie era stato micidiale: aveva preso in pieno il ragazzo. Aimee sapeva per certo che l'immagine del ragazzo che veniva colpito e iniziava una violenta caduta l'avrebbe perseguitata per diverse notti a seguire. In fin dei conti, erano amici e lei difendeva gli amici, a qualunque costo. Sperava vivamente che il ragazzo se la fosse cavata. Fuori uno. Mirkovic per il momento era da scartare. Sospirò. Doveva spostare nuovamente lo sguardo, cosa leggermente complicata al momento: Aveline non accennava a rallentare, nè a cambiare direzione. Semplicemente prendeva velocità. Come avrebbe fatto a stare al passo? Era impossibile!! Aimee decise comunque di provare: non voleva lasciare nulla di intentato. Se avesse fallito, poteva almeno consolarsi pensando che aveva fatto del suo meglio. In caso contrario, si sarebbe suicidata al lago. Magari, prima avrebbe dato una bella lezione ad Aveline.. Sorridendo al pensiero, si curvò ancora di più fin quasi a diventare un tutt'uno con il suo manico di scopa. La Tornado raggiunse il limite massimo della sua velocità. Ah beh, sempre meglio di niente. Decise che poteva concedersi un'altra occhiatina. Reisuke era ancora dalla parte opposta del campo, vicino alla porta Grifondoro. Possibile che fosse ancora sotto shock per il tiro? Aimee si morse un labbro, focalizzando la sua attenzione nuovamente su Aveline. Avrebbe dovuto cavarsela da sola, cosa per nulla facile. I Grifondoro erano molto più pericolosi ora.. Se non aveva ancora un Bolide alle costole poteva dirsi baciata dalla fortuna. E non era escluso che una delle due Battitrici avverasrie non l'avesse notata. Doveva muoversi, e in fretta anche. Cercò di guadagnare terreno, bruciando i pochi metri che la separavano da Aveline. Intanto, lavorava ad un piano. Come poteva rubarle la Pluffa? Un fallo, per quanto allettante, era da escludere. Allettante? Aimee!! Per un attimo rischiò di fermarsi di botto, perdendo così quel poco di vantaggio che era riuscita ad avere. D'altronde, faceva sempre così quando veniva colta di sorpresa, specie da sè stessa. E stavolta era una sorpresa davvero ENORME. Sapeva già del suo lato combattivo, quello che si rivelava nei momenti in cui era in corso una competizione. Aveva scoperto la sua esistenza durante il suo primo duello, contro una delle due Battitrici avversarie: Lutra Silverback. Ma arrivare a considerare allettante l'idea di un fallo! Era perverso! Peccato che, in quel momento, a lei piacesse.. Si riscosse, notando un movimento con la coda dell'occhio. Lutra era in piedi sul suo manico di scopa, la mazza stretta in mano, i piedi nudi. Che stava facendo? Era impazzita forse? Poteva cadere! Beh, da una parte non sarebbe stato male. Il suo sostituto poteva anche essere una schiappa, il che sarebbe stato un vantaggio per loro. Dall'altra.. le sarebbe dispiaciuto se la ragazza si fosse fatta male. In fin dei conti erano compagne, che diamine! Stava per voltarsi e tornare a Aveline quando uno sprazzo nero catturò la sua attenzione. Pur non avendolo identificato le si gelò il sangue nelle vene. Il suo inconscio aveva già afferrato quello che a lei sfuggiva? Probabile. Deglutì, prima di voltarsi nuovamente, tentando di accelerare. Era inutile, ma doveva almeno tentare. Non voleva lasciarsi vincere così da un Bolide. Avrebbe lottato. Il cuore iniziò a battere più forte, mentre lei contava i minuti che le rimanevano, consapevole che non c'e l'avrebbe fatta. E, poi, il Bolide arrivò, brutale, inarrestabile, conservando ancora la forza con cui era stato lanciato. E poi, il buio. Non sentiva niente, non vedeva niente. Quanto tempo era passato? Minuti? Ore? Un' eternità? Beh, almeno per lei lo era. Si sentiva stanchissima, come se fosse stata investita da un branco di tori inferociti, tipo quelli che si vedono a Pamplona, con la corsa dei tori. Non che vi avesse mai preso parte, nè da spettatrice nè tanto meno nei panni di quei folli che se la davno a gambe mentre i tori li rincorrevano. Solo che ne aveva sentito parlare tanto. Chissà se anche i toreadors si sentivano così dopo..
    Aveva male dappertutto, ma almeno era viva. Non avrebbe mai sperato in una simile fortuna. Lentamente, anche gli altri sensi iniziarono a riprendere le loro normali funzioni. La prima cosa che Aimee sentì furono i commenti del cronista. Scoprì così che Mirko si era rimesso in piedi, anche se la pluffa era in mano ai Grifondoro. No, non deve andare così.. pensò. Dovevano vincere. Ormai era diventato un bisogno, o almeno per lei era così. Un bisogno forte quasi quanto quello di respirare. Doveva alzarsi, anche se avesse dovuto strisciare per arrivare alla scopa. Prima però doveva scoprire cosa aveva di rotto, perchè qualcosa di rotto doveva esserci di sicuro. Iniziò muovendo le gambe. Le dolevano da impazzire, ma funzionavano. Tirò un sospiro di sollievo, stringendo i denti. Ogni respiro le costava fatica e dolore. Forse era dovuto al fatto che era ancora distesa a pancia in giù. Sollevò leggermente la testa, cercando la scopa. Era a un paio di metri dal punto in cui si trovava lei. Bene, poteva raggiungerla in poco tempo. Doveva darsi una mossa. Prese un profondo respiro, cercando dentro di sè un pò di coraggio. Aveva paura di scoprire danni peggiori di quelli che sembrava aver riportato. Espirò, quindi sollevò le braccia, premendo i palmi sul terreno duro e umido. Doveva alzarsi. Fece forza sulle mani, mettendosi a sedere, prima che un dolore lancinante al fianco la trafiggesse. Le sembrava che qualcuno la stesse pugnalando ripetutamente con un pugnale lungo e affilatissimo. Strinse i denti, trattenendo con tutte le sue forze l'urlo che lottava per uscire. Con molta delicatezza, si passò una mano sul fianco, sobbalzando quando le dita raggiunsero il punto critico. Maledizione! pensò, cercando di calmarsi. Aveva almeno due costole fratturate. Si morse un labbro, poi abbassò lo sguardo sul punto in cui la mano si era fermata. Non vi erano sporgenze, nè altro. Le ossa erano ancora dentro, fortunatamente. Eppure, lei stava malissimo. Si accorse dopo dei mormorii degli studenti sulle gradinate più basse. Dovevano averla vista rialzarsi. Forza, Aimee. Non puoi deluderli. I tuoi compagni hanno bisogno di te, si disse. Alzò lo sguardo sui componenti delle due squadre che si fronteggiavano, individuando immediatamente Mirkovic. Il ragazzo stava cercando di riprendersi la pluffa. Sorrise. Era una forza, quel ragazzo. Non si arrendeva mai. Il suo esempio le diede la forza di cui aveva bisogno. Se lui si era rialzato, poteva farlo anche lei. Stringendo i denti, lottò per mettersi in ginocchio, quindi si tirò su. Ansimò, mentre il dolore le mozzava il fiato già corto. Nonostante tutto, sorrise, sollevando un braccio mentre la folla GialloNera esplodeva in ovazione entusiaste. Tutto quello che gli altri vogliono è un immagine di forza. Era la prima cosa che le avevano insegnato da bambina. Sii forte, Aimee. Non mostrarti mai debole.. Le parole del padre le echeggiavano ancora nelle orecchie. Si morse un labbro, quindi arrancò verso la scopa che, quasi avesse percepito la sua vicinanza, vibrava, in attesa di essere nuovamente nel suo elemento: l'aria.
    Aimee tese una mano. Su! esclamò con tono imperioso. La scopa le balzò immediatamente alla mano. Era impaziente quanto lei. A detta del cronista, la pluffa era in mano ad un certo Fred. Alzò gli occhi, notando immediatamente un certo movimento nella zona Tassorosso: un Grifondoro sfrecciava a tutta velocità in direzione degli anelli. E no, tesoro! esclamò Aimee con rabbia. Quella pluffa è mia! Inforcò la scopa, dandosi una forte spinta. Il movimento le provocò un'altra fitta. Probabilmente sarebbe stata un'ospite di Madama Chips a fine partita. E non sarò l'unica. Sorridendo, si inclinò sul manico, acquistando velocità. Guadagnò velocemente terreno, portandosi molto vicino al ragazzo. Aveline, frattanto, si era fatta nuovamente avanti, pronta a ricevere. Bene, carina, chiudiamo questa storia, mormorò Aimee, chinandosi ancora di più. Acquistò ancora velocità, mentre il cuore le batteva all'impazzata. Il dolore, poi, non le dava tregua. eppure, non le importava: era talmente concentrata sull'obiettivo da non sentire tutto il resto, quasi il pensiero di conquistare la Pluffa fosse un anestetico. E poi, un inatteso colpo di fortuna.
    Fred aveva lanciato la Pluffa ad Aveline. In quei pochi istanti, Aimee provò nuovamente una strana sensazione. Sembrava che il tempo si fosse fermato, cristallizzandosi in tanti diversi attimi. E vide una possibilità. Poteva farcela. Si frappose fra due nell'istante in cui la Pluffa stava per giungere al culmine della sua traiettoria. Tese le mani il più possibile, lasciando alle ginocchia il compito di sorreggerla sulla scopa...
    SPOILER (click to view)
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    Aveline Bennet


    Era dura. Decisamente più dura di ciò che si era aspettata. Aveva creduto che la nobile e potente squadra di Grifondoro non avrebbe avuto nessuna difficoltà nel dimostrare apertamente il suo valore e la sua bravura, nel mettere in atto azioni strabilianti a mozzafiato, nell’attirare tutta l’attenzione degli spettatori su di sé, e, ovviamente, nel vincere la partita. Evidentemente si era sbagliata, e di tanto anche. Al contrario di quelle che, fino a poco tempo prima, erano sue ferme certezze, i Grifondoro si trovavano a serio rischio di subire altri 10 punti e di allargare ancora il sempre più profondo baratro che li distanziava dal punteggio dei Tassorosso. Gli avversari si erano mostrati abili, rapidi, tecnici e ben organizzati, nonostante fossero per lo più ragazzini di undici anni. Si trovavano in condizioni sicuramente migliori di quelle dei Grifondoro.
    Li stavano mettendo in crisi. Era vero, la determinazione della squadra non cedeva di fronte alle numerose sottrazioni della pluffa e neanche davanti alla conquista, da parte dei Tassorosso, di 10 punti, ma che ora si trovassero in serio disagio era un dato di fatto. E la loro forte determinazione sarebbe servita a poco se quella degli avversari era di gran lunga maggiore.
    Forse, il loro errore fatale era stato quello di considerarsi imbattibili e superiori all’altra squadra. Avevano sopravvalutato sé stessi e sottovalutato gli avversari, e questo li aveva condotti ad un inesorabile caduta verso il basso. Succede sempre così, dopotutto, quando ci si sente troppo superiori e si pecca di superbia: si fallisce.
    Ad Aveline quasi caddero le braccia dallo sconforto quando vide di fronte a sé Mirkovic, il solito, irritante, impiccione Cacciatore Tassorosso, allungare le braccia verso la pluffa che lei aveva lanciato a Fred ed intercettare il passaggio. Quel passaggio era fondamentale, era quello che li avrebbe sicuramente portati a conquistare 10 punti! E Mirkovic si era messo in mezzo, di nuovo, gettando lontano i loro sogni di vittoria. EH NO.
    La ragazza sbuffò e lanciò un’occhiata minacciosa all’avversario rovina-tutto, mentre sentiva crescere dentro un odio profondo verso di lui. Ok, bisognava riconoscere che fosse bravo e tutto quanto, però… era presuntuoso da morire. E questo Aveline non poteva sopportarlo. Si ripromise che, durante quella partita, prima o poi, avrebbe colto al balzo l’occasione per vendicarsi ed umiliarlo pubblicamente, come lui faceva con tutti loro. Forse così avrebbe imparato la lezione: nella vita è importante essere umili.
    Adesso, però, non doveva lasciare che la sua mente fosse offuscata dal grande senso di rabbia che provava, non poteva permetterselo, per sé stessa e per la sua squadra. Doveva necessariamente restare lucida e attenta. Chiuse gli occhi per un brevissimo secondo e respirò a fondo: il fumo che stava man mano invadendo i suoi pensieri si diradò in un attimo e tutto tornò chiaro come mai prima.
    Quando il suo sguardo tornò ad osservare, vigile, il campo da Quidditch, tutto le apparve semplice ed ovvio. Adesso non doveva far altro che seguire da lontano gli spostamenti del Cacciatore Tassorosso, mantenendo una debita distanza, e aspettare che la pluffa passasse nuovamente ai Grifondoro. Non avrebbe avuto nessun senso lanciarsi all’inseguimento: alle calcagna di Mirkovic c’era già Fred, nero in volto per la rabbia di aver perso un’occasione unica per segnare. Fred non si lasciava sfuggire neanche un movimento dell’avversario e stava cercando in ogni modo di ostacolarlo. Fu la determinazione che Aveline lesse sul suo volto ad indurla a non avvicinarsi e dargli una mano; avrebbe lottato sino alla morte pur di riconquistare la pluffa e, lei lo sapeva per certo, la forza d’animo che lo muoveva lo avrebbe fatto riuscire nell’impresa. E una volta che avesse avuto nuovamente la pluffa tra le mani, avrebbe potuto passarla a lei, che nel frattempo era rimasta nelle vicinanze della metà campo. Da lì sarebbe stato piuttosto semplice, con un pizzico di fortuna, raggiungere gli anelli e tentare un tiro.
    Questa era la sua strategia e, sicuramente, era anche quella di Fred.
    L’attenzione di Aveline, però, fu catturata da un rumore sordo alla sua destra, più in alto rispetto a lei. Alzò lo sguardo giusto in tempo per vedere un bolide, pieno di energia al punto di tremare, partire a tutta velocità verso Mirkovic. Lutra brandiva la mazza da Battitore, con un’espressione feroce in volto. Aveline le rivolse un sorriso più che soddisfatto: il tiro era perfetto, giusta direzione e giusta potenza! Mirkovic non avrebbe potuto evitare la collisione e mantenere stretta a sé la pluffa contemporaneamente, e in ogni caso la pluffa sarebbe passata a Fred, che non aspettava altro che poter stringere la sfera rossa a sé.
    Gli occhi della giovane Cacciatrice seguirono ogni movimento, colmi di speranza, e pregarono fino all’ultimo istante che la situazione si volgesse finalmente a loro favore.
    Evidentemente, qualcuno ascoltò le sue preghiere: Mirkovic riuscì ad evitare il bolide con una rapida sterzata, ma perse la salda presa sulla pluffa. La palla sferica gli scivolò delicatamente da sotto il braccio ed andò a poggiarsi, quasi con eleganza, sui palmi aperti di Fred.
    - Sì! - esclamò Aveline, dando un pugno di esultanza all’aria e sorridendo raggiante. Poi si volse verso Lutra: - Sei stata grande! Bravissima! -
    Come precedentemente aveva desiderato fare con Melanie, le sarebbe tanto piaciuto correre verso Lutra e stritolarla in un felice abbraccio. Ma si contenne: la partita era in corso e, ora che avevano il possesso della pluffa, doveva stare attenta più che mai.
    Cominciò a fare avanti e indietro lungo la linea di metà campo, sperando di confondere un minimo gli avversari, e al contempo agitò le sue braccia in aria per farsi notare da Fred. Si teneva alla scopa soltanto con la forza delle gambe; era sicura che i Battitori Grifondoro avrebbero fatto un ottimo lavoro e l’avrebbero difesa a dovere, ma sperò comunque che nessun bolide giungesse in quel preciso istante, o avrebbe fatto presto a destabilizzare il suo precario equilibrio.
    Fred si avvicinò di qualche metro, poi alzò un braccio nella sua direzione: sembrava proprio che avesse il suo stesso piano.
    “Perfetto…” pensò Aveline. “Vai così, vai!”
    Anche se la squadra Grifondoro non aveva avuto modo di allenarsi prima della partita, essendo stata composta all’ultimo istante, sembrava ci fosse un qualche tipo di feeling tra i giocatori. Si capivano al volo.
    Aveline protese entrambe le mani verso la pluffa e si sporse in avanti: la traiettoria era giusta… se solo la pluffa avesse percorso quegli ultimi metri senza venire intercettata, il gioco si sarebbe definitivamente volto a loro favore.

     
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  7. Arbitro IPM
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    Il passaggio riuscì! Forse era tempo che il portiere tassorosso si svegliasse dal torpore in cui era caduta?

    Bri potevi postare dopo killergirl ma solo per fare un post neutrale. Il tuo non era per nulla neutrale..perchè tenti di ricevere la palla. Quindi è come se non abbia letto le tue ultime righe.

    Edited by ThorSonOfAsgard - 14/2/2011, 10:57
     
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    Max Guevara

    « Y es verdad que somos ángeles, que caímos desde el cielo sin poner pies en el suelo, y es verdad...»

    La partita FORSE le era un po’ sfuggita di mano. Forse. Aveva osservato impotente i propri compagni danzare sulle loro scope sospinti dalle correnti di vento come un gruppo compatto di uccelli migratori. Si era resa conto di quanto fossero bravi e di come forse sarebbero riusciti a vincere la partita. Forse fu anche per quello che si alienò. Guardava gli altri combattere con le unghia e con i denti per il possesso della palla. Spintoni, bolidi, quei ragazzi stavano affrontando di tutto pur di strappare qualche punto che li avrebbe avvicinati alla vittoria. Sobbalzò con loro ogni volta che venivano colpiti e quando due dei suoi giocatori si fecero davvero male ebbe persino la tentazione di andare da loro ad aiutarli, ma non poteva, era il Capitano e almeno doveva mantenere una visione panoramica del gioco.
    Con le mani strette sul manico di scopa osservò quindi i Grifondoro rubare loro la palla per l’ennesima volta, e il suo cuore urlò di gioia quando riuscirono ad aggiudicarsi il primo canestro della partita. Fu così entusiasta da fare una giravolta all’indietro con la scopa, cosa alquanto poco produttiva di solito per una come lei che soffre di vertigini e che aveva paura della velocità, e quando tornò diritta ringraziò ancora una volta di aver ingurgitato l’erba magica che le permetteva di ignorare quei soliti fastidi. Ora la partita andava decisamente meglio! Con un enorme sorriso cominciò a volare piano controllano che non ci fosse bisogno del suo intervento, la sua gioia era incontenibile e così anche quella dei suoi compagni! Sembravano aver trovato nuove energie e lei non li aveva mai visti volare così bene.
    Beh forse fu proprio tutta quell’euforia a metterli nei guai, uno dei Cacciatori forse troppo sicuro di se, si fece stoppare la palla in modo parecchio violento dai Grifondoro. Max rimase a bocca aperta! Ma quello era fallo! Digrignando i denti sbattè la mano sul legno della scopa, quasi rischiando di farla capovolgere e osservò il resto dell’azione col cuore in gola. Per fortuna recuperarono in fretta la pluffa, ma quello che vide dopo le lasciò lo sconcerto. Luta ignorando le leggi della fisica si era alzata sulla scopa per colpire il bolide. Che voleva fare quella novella Rose di Titanic, senza purtroppo il suo Jack dietro, con quella palla tanto pericolosa? Ma certo! Voleva colpire Mirkovic! La ragazza provò a partire ma era ormai troppo tardi, il bolide si abbatté sul ragazzo che lo schivò con fortuna, perdendo però di nuovo il possesso.
    Capperi fritti! Quella partita iniziava a ritornare fastidiosa. Sudando freddo osservò i ragazzi farsi strada superando le loro difese fino ad arrivare davanti al portiere. Da un momento all’altro avrebbero tirato. Porca palettina! Max comprese che in quel momento serviva tutta la sua forza di battitore e la velocità della sua Firebolt. Con un profondo sospiro ascoltò il vento senza però perdere d’occhio l’azione. Il rumore sibilante del bolide era proprio sotto di lei. guardò giù e per poco non cadde dalla scopa, ma quanto era in alto? L’effetto stava già svanendo dell’erba? Ma il bolide era lì che viaggiava diritto e placido nella direzione opposta di Aveline.
    No buono. No buono per nulla! Ingoiò la nausea e si fece coraggio dicendosi che quello era l’unico modo per riuscire a fermare la Cacciatrice Grifondoro. Quasi con le lacrime agli occhi si tuffò in quella direzione, avvertendo pesantemente il vuoto nello stomaco e avvicinandosi cautamente al bolide. La mazza, poggiata sulla spalla, pesava tremendamente, e quello la rallentava oltre alle correnti ascensionali che non era dalla sua. Maledicendosi si appiattì più che potè. Una volta raggiunto il bolide avrebbe dovuto superarlo, girare la scopa con una manovra pazzesca, prendere la mira e colpirlo, mandandolo così veloce e forte che ne Melanie che Lutarissa riuscissero a prenderlo.
    Si rese conto in quel momento che era un’impresa vana. Estremamente vana. Rallentò quel poco che bastava, sentì i propri capelli fare SWISHHH come nella pubblicità babbana della Pantene. Qualcosa le aveva sfiorato la testa, sperò vivamente per lui che non fosse un Grifo altrimenti l’avrebbe ucciso con le sue mani. E lei era famosa per quel genere di azioni sconsiderate. Quando si accorse con piacere che in realtà quello era un bolide sorrise trionfante. Non tutto era perduto! Quel coso scuro stava andando in una direzione migliore! Con una smorfia selvaggia ripartì alla grande lanciandosi all’inseguimento della palla. Si, se avesse continuato in quella direzione ce l’avrebbe fatta. Si distese più che potè sulla scopa e per poco non si fece cadere la mazza di mano tanta era la velocità che stava prendendo. Giocò con le correnti d’aria, che ora per fortuna la stavano agevolando e infine osservò con orrore il bolide alzarsi verso l’alto in un repentino cambio di direzione. Sbarrò gli occhi dalla paura e dallo stupore, poi alzò la punta della scopa verso l’altro per raggiungerlo e con la forza della disperazione levò alto il braccio con la mazza.
    - Te non vai da nessuna parte cabeza de calabaza!- urlò con quanto fiato aveva in gola mentre il braccio ruotava, i tendini reclamavano riposo e Max sentiva il proprio tessuto muscolare lamentarsi insieme a lei. Le serviva quell’azione! Era fondamentale che riuscisse ad ultimarla. Per lei, per la squadra e per il loro molare. Non poteva fallire. C’era in gioco troppo. Per cui ignorò il dolore e scaraventò con la poca grazia tipica di un Battitore il proprio strumento di gioco contro quella palla emettendo un boato. La spinta ascensionale le aveva dato più forza, e per fortuna Aveline distava da lei ormai solo una decina di metri. Come poteva mancarla? Si morse il labbro trattenendo il dolore e un altro urlo e diede lo strattone finale che pose fine al colpo. Il bolide partì sfrecciando in quella direzione, ma Max chiuse gli occhi, in quel momento le interessava solo il dolore alla spalla che provava in quel momento, e niente più.




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    Reisuke Yumehara

    Rei non poté impedirsi di sperare fino all'ultimo secondo mentre le sue ridi scarlatte seguivano con attenzione la parabola descritta dalla Pluffa.
    La precisione non era il suo forte, lo sapeva bene, e infatti aveva puntato tutto sulla potenza del tiro.
    Quel movimento particolare che aveva compiuto prima di scagliare la Pluffa verso gli anelli era servito a conferire al tiro non solo potenza ma anche e soprattutto velocità: dato che peccava di precisione aveva dovuto colmarne la mancanza.
    Rei vide il portiere tendersi ma non riuscire comunque a deviare il suo tiro o pararlo in qualche modo e la grossa palla rossa rimbalzò su uno degli anelli facendo temere a Rei che potesse uscire e cadere tranquillamente tra le braccia del portiere da un momento all'altro ma fortunatamente ciò non accadde.
    La prima cosa che Rei registrò fu il boato proveniente dagli spalti – ovviamente non da quelli presieduti dai Grifondoro – e le parve di vedere il cartellone retto da Cassandra e una delle loro compagne di classe Serpeverde – che Rei era quasi sicura si chiamasse Emily – sventolare ancora più energicamente. Le urla del pubblico e gli strani motivetti cantati da Eos trasmettevano una forte energia a chi, come lei, era in campo ed alla Tassorosso venne voglia di impegnarsi ancora di più fino a quando non si fosse afflosciata sul suo manico di scopa senza più forze.
    Un ghigno si delineò sulle labbra della nipponica quando finalmente realizzò di aver segnato i primi dieci punti della partita; eppure era il tipo di persona che, nonostante credesse molto nelle proprie capacità, sapeva riconoscere di non avere tutto il merito di quei punti e per questo, nel lasso di tempo impiegato da una Cacciatrice Grifondoro a riprendere la Pluffa che stava velocemente cadendo al suolo, Rei indirizzò a Mirkovic un cenno con il pollice alzato.
    L'avrebbe ringraziato meglio una volta finita la partita, probabilmente.
    Sapeva però che non c'era comunque tempo da perdere: il Boccino valeva centocinquanta punti e il tiro di Rei anche se era andato a segno era comunque una briciola se comparato al vantaggio che avrebbero assunto i Grifondoro con la cattura del Boccino.
    La Tassorosso strinse più saldamente il suo manico di scopa – aveva già sperimentato la sensazione di vedersi spalmata sul campo da Quidditch e non ci teneva a ripeterla – e partì velocemente verso la Cacciatrice in possesso di Pluffa.
    Aveva intravisto una specie di botta e risposta tra Lili, la loro Battitrice, e le altre due Battitrici dei Grifondoro ma doveva ammettere di non averci capito granché, quindi continuò ad andare dritta per la sua strada come un lupo che non smette di seguire la preda fino a quando non la imprigiona.
    In quel momento il suo unico obbiettivo era tornare ad impossessarsi della Pluffa.
    Diversamente da prima però quella volta avrebbe mirato ad avvicinarsi quanto più possibile agli anelli per poi tirare un colpo di cannone verso uno degli altri due Cacciatori Tassorosso.
    Non aveva intenzione di assumersi troppo presto la responsabilità di un altro tiro anche se non poteva ovviamente tirarsi indietro in caso di necessità.
    Mentre spronava la sua Silver Arrow affinché raggiungesse più velocemente possibile la scopa della Cacciatrice Gifondoro in possesso di Pluffa, la determiazione e la sicurezza di Rei si fortificavano.
    Per la prima volta da quando era iniziata la partita sentiva quella possiblità di poter vincere che le era stata celata dall'inizio a causa del suo scetticismo e pensando alla soddisfazione che avrebbe comportato una vittoria per Max, sorrise. Se la figurava, la sua Capitana, a brindare con un boccale di Burrobirra ai Tre Manici di Scopa in compagnia di una pimpante Cercatrice e del resto della squadra, magari pronunciando un improbabile discorso su quanto fosse stata contenta di averli tutti in squadra e tutte le altre smancere tipiche di quel genere di occasioni.
    E intercettando Maxine che scrutava i cieli con strana serietà non poté fare a meno di pensare che per lei, Reisuke Yumehara, contava solo mettere quanta più distanza tra i Grifondoro e i Tassorosso in termini di punteggio, mentre al resto ci avrebbe pensato proprio la Cercatrice: dovevano solo resistere fino a quando le dita di Maxine non si fossero chiuse attorno al Boccino perché Rei era sicura che ciò sarebbe accaduto.
    Non sapeva quanto avrebbe dovuto tenere duro, se pochi minuti od ore intere, sapeva solo che l'avrebbe fatto per i suoi compagni di squadra e per guadagnare punti per la sua Casa che in quel momento era terza nella Coppa delle Case.
    Era persa nei rami del posteriore del manico di scopa della Cacciatrice Grifondoro, troppo impegnata a marcarla, troppo concentrata in ciò che stava facendo per accorgersi del suo compagno di squadra Mirkovic Allen che nel frattempo si era avvicinato a lei.
    Se ne accorse solo quando il ragazzo urlò due parole: «La scopa!».
    Mirkovic non si era certo risparmiato in quanto a farsi sentire ed infatti Rei staccò una mano dalla sua Silver Arrow per passarselo sull'orecchio più vicino al Cacciatore mentre nel frattempo cercava di capire cosa volesse dirle. Aveva forse notato qualche problema nel manico di scopa di Rei?
    La Cacciatrice Tassorosso, avendo ormai perso di vista il suo precedente bersaglio, si lanciò un'occhiata attorno per assicurarsi che non ci fossero Bolidi nei paraggi e, quasi come un video impostato sull'opzione ''Replay'', la ragazza vide il secondo – o terzo? – Bolide della giornata dirigersi verso la sua scopa e, di conseguenza, verso di lei.
    Nella frazione di secondo che passò dal suo collegamento con la frase di Mirkovic e la mano del ragazzo che artigliava la spalla di Rei, la Cacciatrice Tassorosso pregò mentalmente Aimee di cavarsela da sola, per il momento.
    Ma la preoccupazione per la sua compagna di squadra durò poco, vinta probabilmente dalla preoccupazione per sé e per il Cacciatore Tassorosso che in quel momento li stava facendo dirigere dritti verso il punto meno sabbioso – e a parere di Rei anche più duro – dell'intero Campo da Quidditch.
    Indirizzò al compagno di squadra un'occhiata perplessa: aveva rinunciato a diventare un budino prima salvandosi dal Bolide e doveva diventarlo ora per evitarne un altro trascinando nella sua morte poco onorevole e decisamente poco dignitosa anche Mirkovic?
    Rei rafforzò la presa sul manico di scopa, ordinando a quella vocetta che faceva domande idiote nella sua testa di chiudere il becco e concentrandosi solo sul presente si impose freddezza.
    Era pur vero che la loro velocità stava raggiungendo limiti che mai Rei avrebbe mai immaginato, era pur vero che se l'azione fosse andata a buon fine avrebbero evitato un Bolide indiavolato ed era anche pur vero che nella sua prima partita di Quidditch Rei sarebbe stata piuttosto serena di andarsene con tutte le ossa al loro posto, ma sapeva bene che non si poteva certo avere tutto dalla vita.
    Perciò mise da parte il fastidio per aver subito e star tutt'ora subendo un contatto fisico – ma non per il dolore, come la sua espressione leggermente infastidita potrebbe erroneamente indurre a pensare – e si concentrò solo sul fatto che il Cacciatore Tassorosso avesse avuto un'idea decisamente folle ma anche indubbiamente originale.
    In quanto a ringraziamenti sono già a quota due... fantastico. pensò amaramente la Cacciatrice, dando per scontato il fatto che ormai il Bolide li avrebbe mancati.
    Ma conoscendo la sua sfortuna non avrebbe dovuto parlare troppo presto: per la seconda volta quel giorno Rei sperimentò la mirabolante sensazione di venire colpita in pieno da un Bolide e fece appena in tempo a staccare la mano di Mirkovic dalla propria spalla in modo da non rotolare entrambi sullla sabbia prima di sentire l'impatto con il suolo.
    La ragazza venne disarcionata dalla scopa e rotolò sulla sabbia per qualche metro lanciando un paio di sonore imprecazioni, per poi grattarsi il capo con aria nervosa e recuperare la sua Silver Arrow.
    Tolse la sabbia dal suo manico di scopa e lo inforcò nuovamente con una scintilla di rabbia fiammeggiante e furore cieco nelle iridi scarlatte. In tutto questo non si era fatta sfuggire dalle labra un solo, singolo suono di dolore.
    Non che Rei fosse un tipo particolarmente sportivo ma amava le sfide e non sopportava che venisse macchiato il suo onore; non l'onore antico dei cavalieri medievali, ma l'onore che le permetteva di sogghignare divertita quando sapeva di essere nel giusto, l'onore che la faceva avanzare a larghe e decise falcate nei corridoi di Hogwarts, l'onore che le permetteva di mantenere quella sicurezza impassibile che la caratterizzava.
    E una volta che quel suo dannatissimo onore veniva calpestato, Rei smetteva di cercare di ragionare con lucidità e freddezza e diventava tutt'uno con i Signori del Fuoco con cui era vissuta.
    Pericolosa, serrata, determinata.
    Tutta la sua concentrazione si rafforzò non appena i suoi piedi si staccarono dal suolo con una potente spinta che la fece subito tornare nel cielo.
    I Grifondoro volevano giocare duro? Ottimo, non chiedeva nulla di più!
    Individuò subito la ragazza che stringeva ancora la Pluffa e si mobilitò per raggiungerla.
    Doveva impedirle per quanto possibile di raggiungere gli anelli e anche se ciò probabilmente non era molto possibile voleva evitare in tutti i modi di concedere ai Grifondoro la possibilità di dare del filo da torcere a Kyla.
    In Guferia, quando aveva scambiato qualche parola con la ragazza, si era anche permessa di darle un consiglio che sperava dovesse essere messo in pratica il più tardi possibile: nonostante avesse piena fiducia nelle capacità del Portiere Tassorosso non poteva evitare che un'ombra di inquietudine serpeggiasse nel suo animo dominato dalla risolutezza e dalla forza di volontà che l'animavano in quel momento.
    Si sforzò di ignorare il dolore alla testa e si passò il dorso della mano sul volto per tentare di asciugare il sudore storcendo però il naso constatando che il suo sopracciglio sinistro era rotto e quindi il sangue fluiva lento lungo il suo profilo bagnandole la guancia fino a raggiungere il mento per gocciolare nel vuoto.
    Si sforzò di pensare positivo dato che era abituata alle ferite e quella era decisamente di poco conto tanto che non sentiva praticamente nemmeno il bruciore: sperava solo che i suoi compagni non si allarmassero in caso l'avessero notato, ecco tutto.
    Rei scosse la testa con stizza impedendosi di farsi distrarre da pensieri futili come quelli in cui si stava oziosamente perdendo e rimproverandosi: l'unica cosa da fare in quel momento era marcare e, se avesse avuto la palla, passare a Mirkovic o ad Aimee.
    Notò con la coda dell'occhio una Lili molto arrabbiata e l'espressione della compagna di Squadra la fece sogghignare.
    Adesso i Grifondoro avrebbero dovuto tener conto di ben due Tassorosso infuriati e vogliosi di vittoria. Rei anche di sangue, per la verità, ma le avevano insegnato a dominare gli istinti primari e alla fine non era un vampiro.
    Staccò una mano dal manico di scopa per stringere convulsamente un pugno nel vuoto con espressione cupa e fece un cenno a Lili mentre la ragazza aveva già colpito il Bolide che si stava dirigendo velocemente contro la ragazza che aveva la palla.
    Ma nel frattempo erano già intervenuti Mikovic ed Aimee e Rei, in parte accecata dalla rabbia, non riuscì a seguire bene tutti i passaggi che ci furono in cui la Pluffa schizzò tra i Grifondoro ed i Tassorosso più di tre volte, o almeno così pareva a lei.
    Nuovamente i Grifondoro erano in possesso di palla e Rei notò che Max, la loro Capitana nonché Battitrice, aveva puntato una bomba dritta verso la Cacciatrice Grifondoro.
    Rei staccò una mano dalla scopa per passarsela tra i capelli rossi in un gesto impotente.
    L’unica cosa che poteva fare era appostarsi vicino alla Cacciatrice in modo da poter afferrare la Pluffa in caso il colpo di Max fosse andato a segno.
     
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  10. melanieklein
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    Il volo della Strega, simile alle onde causate da un sasso lanciato in acqua, disegnava dei cerchi concentrici progressivamente più ampi attorno alla figura di Aveline in possesso della pluffa. L'attacco Grifondoro si trovava adesso in prossimità degli anelli avversari, come ben testimoniava il sostanzioso numero di Tassorosso impegnati a disturbare il volo della loro Cacciatrice.

    La saliva aveva formato una spessa patina gelatinosa e biancastra sulla bocca di Melanie, ciò non le impedì tuttavia di rivolgere in alto gli angoli delle labbra quando si accorse del Bolide intercettato da Max.

    Era quindi giunto il momento di restituirle il favore di poc'anzi, quando il Capitano Avversario aveva impudentemente spazzato via uno dei suoi tiri. Certo, i calcoli necessari e le conseguenti manovre per rispedire al mittente il suo dono di San Valentino, sfidavano qualsiasi legge della Fisica. Melanie scosse il capo, percorrendo velocemente uno dei raggi dell'ideale cerchio che la separava dal proprio Cacciatore, ipotetico centro. Il Bolide andava allegramente incontro alla Compagna di Squadra, dalla parte opposta. L'aria le sferzò le guance giallastre, ed il brusco cambiamento di rotta schizzò delle lacrime contro le lenti cerchiate d'arancio, impedendole di vedere avanti a sé. Non restava che affidarsi alle doti di Cane Guida di Giovanella, la quale vibrando e sbuffando come una caffettiera, filava auspicabilmente in direzione dell'obiettivo.

    Il piacere di essere Battitore! Un ruolo assai giovane nel Quidditch ove le originarie pietre incantantate, progenitrici dei Bolidi, erano lasciate libere di scorazzare per il Campo alla ricerca di scatole craniche da spacchettare. Peccato le toccasse indossare un abitino da Samurai, del peso netto di due quintali, volare a svariati chilometri dal suolo, reggere la scopa, brandire la mazza corta, evitare lei stessa d'essere sottoposta ad interventi chirurgici indesiderati e... pulirsi gli occhiali. Naturalmente.

    Chiedendo mentalmente perdono a Giovannella per averla definita "una scopa", l'attempata Grifondoro fu ulterioriormente scossa da una ondata di adrenalina, dopamina e acido gamma-amino-butirrico. Tutti neurotrasmettitori attivanti. Insomma! Le Holyhead Harpies erano capaci di fare shampoo, piega e manicure durante una partita e lei (nonostante fosse dotata di uno splendido Curriculum!), si aggirava nell'area avversaria cieca come una talpa!

    Infilò la mazza corta sotto l'ascella come una baguette e strofinò alla bell'e meglio le lenti contro la maglia dell'uniforme. La mano destra stringeva il manico della Silver Arrow con la disperazione di chi non desidera assolutamente rapporti con il prato del campo di Quidditch. Quando finalmente ebbe recuparato la vista, lo spettacolo dinanzi a lei era disastroso. Il pubblico, avvistata la traiettoria del Bolide esultava nella sua componente Giallo-Nera. Gli spalti Grifondoro, invece, erano stati vittima collettiva di un Incanto Languelingua.

    E Lutra? Era ancora impegnata nello sweeping acrobatico? Appollaiata su Giovannella come un pipistrello, la Strega completò la sua folle corsa verso Aveline. Aveva visto il Bolide? Pensava forse di scansarsi all'ultimo momento? Non c'era il tempo di scambiare due chiacchiere per conoscere le intenzioni della Compagna di squadra.

    Per tutte le loro madri rettilofone. Aveline, scansati e stringi in mano la Pluffa!

    Quando la sagoma della Cacciatrice fu a mezzo metro da lei, all'ombra degli anelli Tassorosso, Melanie non ebbe idea migliore che spostare fisicamente la Compagna con il braccio destro, libero dalla mazza. Come fosse una tendina Rosso-Oro. Per fortuna le giovani d'oggi hanno tutte il pallino della linea, e l'operazione parve riuscire nel migliore dei modi.

    Oh, guarda un Bolide. Un Bolide molto vicino. La donna scosse il manico della sua fedele compagna legnosa, causando una brusca scivolata verso il basso. Assestò la sua cavalcatura, ancora fremente per tutto quel trambusto. Il sole era alle sue spalle, e la visibilità ottima. Buona parte della Squadra Tassorosso era davanti a lei, in posizione difensiva. Non le importava però colpire qualcuno, bensì semplicemente difendere Aveline dal colpo e consentirle di giungere illesa agli anelli. Alzò il braccio sinistro, inizialmente abbandonato lungo il fianco. Le dita erano intorpidite per l'eccessiva pressione esercitata sulla mazza corta, ma sentì i bicipiti guizzanti. Chi l'avrebbe mai detto che trasportare libri su e giù per il Castello le avrebbe procurato simili giovamenti? Le doti positive del peso della Cultura erano imperscrutabili.

    Mise a fuoco il bersaglio, ormai ad una manciata di centimetri dall'apice anteriore di Giovannella e portò leggermente indietro la mazza. Tutto il corpo si ancorò al manico della Silver Arrow, pronto a ricevere le sollecitazioni inverse al colpo.

    Ehi, Max, non disarcionerai il mio Cacciatore solo perché...

    Melanie, ma perché senti il bisogno di formulare battute ad effetto un microsecondo prima di essere falciata via da una palla di ferro? E' normale che tu abbia adesso la mente svuotata da qualsiasi pensiero intellegibile.

    ... Hai un nome di tre lettere!?

    Speriamo tu sia migliore come Battitrice, che come umorista.
     
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    NUOVE REGOLE!! Per fare più punti...ce ne saranno altre!

    3. Quando un giocatore tira in porta, nessuno può contrastarlo se non il portiere.

    4. Il battitore in un post può fare un' azione di difesa O una di attacco. Non entrambi.


    Ma grifi, ogni volta che potete tirare vi addormentate XD

    Melanie non riuscì a colpire il bolide spedito da Max, che centrò l'obbiettivo! La cacciatrice grifondoro perse il controllo della pluffa che caddè sotto di lei. Ora deve postare un cacciatore grifo (tasso) contro un cacciatore tasso (grifo), per il possesso della pluffa.

    Edited by ThorSonOfAsgard - 16/2/2011, 20:24
     
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    La pluffa stava cadendo, a poca distanza dagli anelli. Se i grifondoro l'avessero presa avrebbero potuto tirare.
     
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  13. Frank Abagnale
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    primo anno

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    Oddio, no! No! No! No! Non è possibile!
    Fred aveva lanciato Aveline in volata verso gli anelli, verso i dieci punti assicurati, verso il pareggio, verso la stabilità, verso brevi attimi di gloria e di calma in cui avrebbero potuto riprendere fiato, ma...

    Il giovane era stanco, molto stanco. L'intensità della partita lo aveva travolto brutalmente. Non era abituato a giocare a ritmi così elevati, il suo corpicino delicato da undicenne non poteva soppportare simili fatiche.
    Era stanco, ma non abbastanza da rischiare di fallire quel passaggio. Era impossibile da sbagliare.

    E infattì non sbagliò, lui. Non sbagliò nessuno. Eppure Aveline in questo momento non aveva la Pluffa.
    Un Bolide scagliato da una Tassa da distanza considerevole aveva colpito Aveline in pieno. La Grifondoro ora stava lentamente perdendo quoto, e con lei anche la Pluffa.

    Fred non se ne capacitava. Il suo odio nei confronti dei tassi aumentava ad ogni azione di gioco. Sporchi, viscidi, fastidiosi insetti che con la loro instancabilità stavano trasformando la partita in una continua rincorsa. Rincorsa e "ri-rincorsa". Tutto solo per far sì che i Grifondoro non mettessero a segno i dieci punti del pareggio. Dieci punti: la miserabile ma tanto ambita posta in palio di quei minuti sofferti e sudati.

    Era necessaria tutta quella fatidica per dei miseri dieci punti?
    Il giovane Cacciatore sapeva benissimo che la differenza nel Quidditch la fanno i centocinquanta punti del Boccino, eppure non desiderava nulla più ardentemente che segnare quei dieci punti.

    Si trattava di qualcosa di più di un semplice chiodo fisso. Una meta irraggiungibile che si allontanava ad ogni passo che i Grifondoro facevano verso di lei. Il raggiungerla avrebbe assunto molteplici significati.
    Se Fred avesse segnato sarebbe passato alla storia per essere stato il primo della propria squadra in quella partita. Un ragazzino del primo anno che segna all'esordio avrebbe ottenuto grande fama e rispetto tra i suoi compagni anche più grandi. Infilare gli anelli sarebbe stata una dimostrazione di resistenza nervosa superiore a Tassi, il punto di partenza per volgere la partita a proprio favore, lo spiraglio di luce in fondo a quel lungo tunnel di Pluffe perse e riconquistate.

    Non appena adocchiò la sfera scarlatta scivolare nel vuoto, Fred si fiondò per riprenderla. Non gli importava più occuparsi anche della fase difensiva: valeva la pena fare quello sforzo.
    Saldo in sella alla sua Blue Bottle, tagliò rapidamente l'aria rapida, calcolando alla perfezione la traiettoria di caduta libera della Pluffa.

    Si era ormai abituato alla sua forma, al suo calore e all'energia che scatenava nella mano di chi la stringeva. Era stata sua già diverse volte durante quell'incontro ed non gli piaceva disfarsene.
    L'intento era afferrarla con maestria, cercando di non fare caso alle inebrianti sensazioni di potere che gli conferiva: voleva raggiungere gli anelli il prima possibile.

    La sua azione doveva essere decisa, diretta e repentina. E anche un po' egoistica. Non doveva curarsi né di avversari né di compagni. Il suo unico scopo erano gli anelli. Neanche il portiere che li proteggeva avrebbe dovuto oscurargli le idee.

    La freschezza dell'aria che gli scompigliava violenta i capelli, la resistenza e la forza della scopa che gli conferivano sicurezza, il sudore selvaggio che gli colava sulle tempie e si disperdevano in piccole gocce alle sue spalle, l'ardore invincibile che gli pulsava dal cuore: Fred era un concentrato di pura potenza, sul punto di esplodere.
    Avrebbe segnato. Lo sapeva.

    Il Paiolo Magico
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    Edited by Frank Abagnale - 19/2/2011, 17:04
     
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    Ma il post è autoconclusivo!!
     
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    Gliel'ho segnalato, ma è offline.
    Dal post di Thor pensavamo potesse impossessarsene ;) Appena torna online, modifica.
     
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156 replies since 2/2/2011, 12:17   5024 views
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